ALTAI
Il nuovo romanzo di Wu Ming

MADONNA BOMBARDIERA!

Written on 22/02/2010 – 3:32 pm by Wu Ming

Non è una bestemmia livornese, ma un affresco del XVII secolo, dipinto nella navata destra della Chiesa di Santa Maria, sul colle di Pazzalino, quartiere di Pregassona, Lugano.
La Madonna, Gesù Bambino e un angioletto bombardano la flotta ottomana a Lepanto, 1571.
Ce ne ha parlato per la prima volta un lettore ticinese, durante la presentazione di Altai al CSOA Il Molino. Finora abbiamo trovato solo questo particolare. Qualcuno di voi ha l’immagine completa?
Di recente, alcuni esponenti del clero locale hanno proposto di rimuovere l’affresco, perché una scena del genere non è compatibile con un luogo santo e potrebbe offendere la sensibilità dei musulmani.
Wikipedia dice: “lo stesso soggetto è ripreso nella chiesa del convento domenicano di Santa Maria Assunta a Santa Maria Rezzonico“.
Se conoscete altre immagini simili, segnalatecele. E ricordate: Dio è amore.

E ora, una miscellanea di segnalazioni, recensioni, diramazioni transmediali e interviste. C’è addirittura un gioco di carte ispirato a Q!

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IL DIVANO DI ISTANBUL

In calce alla recensione di Altai scritta dallo storico (e romanziere) Alessandro Barbero, avevamo messo a disposizione i link per scaricare o ascoltare in streaming le venti puntate de Il divano di Istanbul, affascinante storia dell’impero ottomano dall’ascesa alla caduta, trasmessa su Radio 2 nell’autunno scorso.
Dalle statistiche del blog vediamo che tantissime persone hanno cliccato e continuano a cliccare quei link. Il problema è che la procedura del sito Mediafire non consente di scaricare le puntate in un unico file, tocca procedere con un mp3 alla volta, e ogni volta è una trafila, per quanto minima.
Abbiamo deciso di rendere la vita più semplice a chiunque sia interessato: ecco tutte le puntate in un’unica cartella zippata. Sono 251 mega, ma almeno non bisogna cliccare una quarantina di volte.

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PALERMO, BABELE, SGOMBERI, RIOCCUPAZIONI, RECENSIONI ETC.

Questa settimana, per la precisione venerdì 26 febbraio, saremo a Palermo. E’ un ritorno che attendevamo da tempo, manchiamo davvero da troppi anni.
WM2 e WM4 presenteranno Altai allo Zetalab di via Boito, spazio rioccupato da un mese, dopo uno sgombero poliziesco – vedi video – con tanto di scontri, feriti e contusi, nonché tre arresti (poi non convalidati).
Sul sito di Zetalab c’è una bella e densa recensione del romanzo intitolata “Ai piedi della Torre di Babele: dove Iddio confuse menti e lingue”. L’autore è Giovanni Di Benedetto, che venerdì introdurrà la serata. Uno stralcio:
“Per un antico ed entusiasta lettore di Q non era facile, non era scontato riuscire a liberarsi dei fantasmi di quell’altro capolavoro, leggere il testo per se stesso, senza inutili confronti o azzardati e inevitabili paragoni. Come se fosse lecito pretendere una qualche continuità tra le due opere, come se l’una, Altai, dovesse necessariamente essere il risultato dell’immediata filiazione dall’altra. Dovendo dire come la penso, ho vissuto l’eventualità di una connessione forzata come un pericolo da esorcizzare e possibilmente scansare. Il legame c’è, beninteso, ma è, per così dire, remoto, implicito, emerge di sghimbescio, seguendo traiettorie derivate e periferiche.”

C’è una recensione di Altai, scritta da David Frati, anche sul sito Mangialibri.

Radio pubblica tedesca (WDR / Funkhaus Europa), trasmissione sull’Italia, servizio su Altai con intervista a WM2 (in italiano). A cura di Cristina Giordano.

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Q, IL GIOCO DI CARTE

«Due anni fa ascoltavo, al Rebeldia a Pisa, WM1 suggerire che forse qualcuno un giorno avrebbe dato un seguito a Q, magari in un fumetto o in un gioco.
Avevo provato a raccogliere l’idea del gioco, ma non sono riuscito a far di meglio che utilizzare l’ambientazione veneziana dell’ultima parte del vostro romanzo.
Trovate allegato il regolamento e le carte, ancora assente la parte grafica.  Consideratelo il mio piccolo contributo al decennale.
Qui ci starebbe bene una frase con “transmediale”… blabla…  ”Henry Jenkins” … blablabla. Son tutte cose che ho imparato da voi, quindi completatela a piacimento.
Se vi capita di provarlo, ogni commento mi farebbe felice.
A presto,
Enrico Trincherini

enrico.trincherini@sns.it »

SCARICA LE CARTE DA GIOCO DI Q (PDF da ritagliare)

SCARICA IL REGOLAMENTO DEL GIOCO
«Ogni giocatore assume l’identità di un personaggio nella Venezia del 1549 e sostiene segretamente una fazione, gli Zelanti o gli Spirituali, in lotta per la conquista del Soglio Pontificio e dell’egemonia nella Chiesa. Al termine della partita, la fazione che ha più punti influenza a proprio favore l’elezione del nuovo papa e i giocatori che la sostengono sono dichiarati vincitori. Nel corso della partita è fondamentale capire quali siano i giocatori appartenenti alla propria fazione, senza dimenticare che anche la lealtà dell’alleato più fedele può sempre venir meno…»

N.B. Per saperne di più su Enrico Trincherini, qui e qui. Noi siamo di nuovo al Rebeldia di Pisa proprio questa settimana, per la precisione giovedì 25 febbraio.

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Intervista apparsa sul mensile Il Mucchio selvaggio, anno XXXIV, n. 667, febbraio 2010.

BOTTA E RISPOSTA
Q dieci anni dopo? Sì e no. Altai riparte da quell’esordio fondante, quando Wu Ming si chiamava ancora Luther Blissett, ma accorpa e rielabora le esperienze di dieci anni di narrazione e di vita.

di Alessandro Besselva Averame

Altai è molte cose: un ritorno al mondo di Q, una specie di riflessione su ciò che hanno rappresentato per voi questi dieci anni, ma anche la voglia di cimentarvi con qualcosa di nuovo: un romanzo più lineare che allo stesso tempo approfondisce come mai era successo prima l’identità dei personaggi, la loro psiche e il loro passato.

WM1: Sì, volevamo tornare al mondo di Q ma da una direzione inattesa, per fare i conti con il nostro romanzo d’esordio senza scriverne un banale “seguito”, riprendendo quei fili alla luce di nostre opere più recenti, come Manituana o Stella del mattino. E’ troppo facile far correre sulle pagine personaggi sradicati, privi di passato, senza legami, senza un ricordo d’infanzia. Certo, è un efficace stratagemma narrativo, è il “Continental Op” di Hammett, ma è limitante e produce sguardi angusti sull’esperienza umana. Ci siamo stufati dei personaggi-vettore, degli “io narranti” implausibili. Nessuno ha uno sguardo così. Come posso rimuovere dal mio sguardo sul mondo il fatto che mia madre è una bracciante e mio padre un ex-metalmeccanico, che entrambe le mie nonne erano braccianti nelle campagne ferraresi, che un mio nonno fu deportato dai tedeschi e l’altro quasi tirò le cuoia in sanatorio, che una mia bisnonna morì a 42 anni dopo aver partorito undici figli? Noi tutti siamo anche questo, dobbiamo assumerci la responsabilità di mettere sulla pagina relazioni ed eredità complesse, reazioni di cui siamo il risultato, dispositivi che hanno prodotto la nostra soggettività. Soltanto così potremo criticare le pesantezze dell’identità: affrontandole. Negli anni abbiamo scavato sempre più nella psiche dei personaggi, nella questione delle “radici”, dei retaggi, degli ingombri e degli inciampi che ci portiamo dietro da quando siamo bambini. Nel 2008, con l’uscita di Wu Ming 3 dalla band, abbiamo iniziato una sorta di auto-terapia per superare quel “lutto”. E’ stata l’occasione per estendere il lavoro di “scavo” al collettivo stesso, a questi dieci anni di esistenza e di avventure. Altai è il risultato.

Il libro tratta di un progetto utopico e rimasto irrealizzato, ma questo è vero solo in parte. Il Mediterraneo cinquecentesco che raccontate smentisce infatti molti comodi luoghi comuni sul presunto scontro di civiltà in atto all’epoca: veneziani, turchi ed ebrei avevano molti legami e connessioni. E’ una interpretazione corretta?

WM1: Se pensi al fatto che all’epoca gli “scafisti” percorrevano la rotta inversa… I profughi e i perseguitati attraversavano il Mediterraneo per andare “là”, non per venire “qui”. Gli ebrei esclusi ed espulsi dai “pacchetti sicurezza” di quei tempi fuggirono nei territori dell’impero ottomano. Il “mare nostrum” di allora è un’immagine rovesciata di quello di oggi.

Altai è ricco di possibili spunti metaforici, ma come mai avete scelto di richiamare nel titolo il falco reale che fa la sua comparsa ad un certo punto della storia?

WM1: Non vorrei spiegare troppo e “spoilerare” il libro, ma a un certo punto il protagonista, Manuel, si paragona esplicitamente al falco che ha visto in azione in una battuta di caccia. Dice di essere passato da cane a falco. Intende dire che il falco vola, si libra in cielo, vede tutto dall’alto, è meno servo del cane. Manuel a Venezia aveva una visione ristretta, mentre a Costantinopoli studia il gioco del mondo. Però attenzione, perché il falco torna pur sempre sul braccio del falconiere, e viene incappucciato…

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Qui la recensione di Altai scritta da Alessandro Besselva Averame
(Il Mucchio selvaggio, anno XXXIII, n. 665, dicembre 2009).

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