ALTAI
Il nuovo romanzo di Wu Ming

Altai, una playlist

Written on 22/03/2010 – 11:08 pm by Wu Ming

Su YouTube si può ascoltare tutta di fila la “colonna sonora” di Altai assemblata da iscritti al gruppo “Wu Ming” su Anobii. Un piccolo, nitido esempio di “comunità e transmedialità” intorno a un nostro libro: da un riferimento en passant (reminiscenza di una canzone di Fabrizio De Andrè, Sinan capudan pascià) è partita una discussione e ha preso forma una playlist. Quest’ultima ha poi trovato collocazione su un altro social network: da Anobii a YouTube.

La playlist comprende brani di artisti italiani (De Andrè, Battiato, Guccini, Capossela, Litfiba, CSI, Alberto d’Amico, Maxmaber Orkestar, Al Darawish), turchi (Sezen Aksu, Ayse Sicimoglu), greci (Aphrodite’s Child) e algerini (Chaba Zahouania), oltre a un brano di musica sefardita del XVI secolo.

Grazie a Beppe Vergara, eFFe, Cristian Fabbi, Mr Mills, Dalia, Sommino, Cletto, Guidored ed Estrellaroja.

Valentina Desalvo su Repubblica Bologna

Written on 18/11/2009 – 8:52 am by Wu Ming 2

martedì 17 novembre 2009

Altai, torna il fantastico mondo Wu Ming
Il collettivo bolognese di scrittori esce con il sequel di “Q”

VALENTINA DESALVO

battiato

Franco Battiato

Se avete amato Q, travolti da una passione spessa e da un’ostinata dipendenza per quel romanzo monumentale, respirate forte e riprendete la lettura: Altai, il seguito della storia, da oggi in libreria, è stato scritto per voi. Dieci anni dopo, il Tedesco è tornato. Wu Ming, scrittore collettivo, multiplo, plurale e bolognese, ha costruito un racconto che nasce dalla fine di Q e comincia a Venezia, molti anni dopo. E il nuovo libro non ci lascia orfani.
Senza rimpianti e nostalgie, accostatevi con fiducia. Sarete ricambiati. Q era uscito nel 1999: dieci anni hanno cambiato molte cose, «quello che abbiamo attraversato – spiegano sul loro sito i Wu Ming – è stato il nostro periodo più difficile». Hanno cambiato il nome del gruppo (allora Luther Blissett) e la loro formazione (uno se ne è andato, passaggio doloroso e complicato per chi ha ri-costruito l’autore su una polifonia di voci, di intenti e anche di vita comune) ma non hanno compromesso la loro forza vitale. Perché quella capacità di raccontare che negli ultimi anni era stata un po’ stordita dalla complessità, riaffiora e stravince. Ritornare sul luogo diletto è spesso un peccato veniale che procura delusioni e nostalgie mortali. «Sapevamo di rischiare – spiegano – ma abbiamo scelto di ripartire proprio da lì, dal nostro inizio». Una scelta anche simbolica e probabilmente terapeutica. In più. I sequel sono una maledizione, il ‘dopo’ spesso è meglio non saperlo. Stavolta invece no.

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