La questione dell’identità in Altai – di Gaia De Pascale

Bruno Fanciullacci, generoso interprete della filosofia della prassi, protagonista di una rapida ma intensa disputa con Giovanni Gentile. Lo citiamo nell'intervista a Pisanotizie (clicca sulla foto per approfondire). La filosofia, nata nelle strade, alle strade dovrà tornare.
{ In questo post proponiamo:
- i link a due interviste che hanno qualche motivo di interesse, una apparsa sul sito romanzistorici.it…
[ «Nel giugno 1998, dopo aver consegnato il testo di Q all’Einaudi (sarebbe uscito nel marzo dell’anno successivo), pour parler iniziammo a fantasticare sui personaggi, sul proseguimento delle loro vite e vicende. Capiamoci: non perché volessimo scrivere un sequel, anzi, il nostro interesse si stava già spostando verso altre epoche e altre storie. Ma avevamo passato quasi tre anni in compagnia di quei personaggi, e la nostra curiosità su cosa avrebbero fatto dopo era una curiosità da lettori e… da amici, prima ancora che da autori.» ]
…e l’altra sul sito Pisanotizie
[ «Che la storia "non si faccia con i se" è una vecchia fregnaccia, uno dei più logori luoghi comuni. Il passato non è una costellazione fissa e immota, perché non è fatto solo di "nudi fatti". I fatti non sono mai nudi, sono sempre vestiti di interpretazioni. Il passato è un teatro di guerra, un luogo di conflitto durissimo: il conflitto per l'egemonia sulla memoria pubblica.» ];
- Qui di seguito, un bel testo su Altai di Gaia De Pascale, sistemazione e approfondimento di quel che avrebbe detto al Buridda di Genova la sera dell’11 febbraio scorso, se qualcuno non le avesse tolto la parola con la forza.}
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Altai, il falco di stirpe meticcia, la cui madre proviene dalle lande ghiacciate ai confini del mondo e il cui padre vola sopra i deserti dell’Asia Centrale. È questo animale a dare il titolo all’ultima fatica dei Wu Ming; è il meraviglioso volatile dalle ali screziate a campeggiare sulla copertina e a richiamare, fin da subito, quello che può essere considerato il tema centrale di quest’opera e, forse, di ogni lavoro della band: l’identità. Read the rest of this entry »
Non è una bestemmia livornese, ma un affresco del XVII secolo, dipinto nella navata destra della Chiesa di Santa Maria, sul colle di Pazzalino, quartiere di Pregassona, Lugano.
Maria Rosaria Iovinella recensisce Altai. A integrazione dell'articolo, un'intervista a noialtri stesa su tre schermate, in cui diciamo cose che, immodestamente, riteniamo di qualche interesse (almeno alcune)...]
Tre segnalazioni, e hanno tutte a che fare con l’udito.
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