Diverso il suo rilievo 2018: la seconda festa di #AlpinismoMolotov. Locandina ufficiale e programma

La locandina ufficiale di Diverso Rilievo 2018. Clicca per ingrandire.

Il nome della festa di Alpinismo Molotov è preso dal libro Storia di una montagna, scritto dal geografo anarchico  anzi, come diceva lui: «geografo, ma anarchico»  Elisée Reclus (1830-1905).

Histoire d’une montagne uscì nel 1876. Da quattro anni Reclus, per la seconda volta nella sua vita, era esule politico. Nel 1871, infatti, aveva aderito alla Comune di Parigi, e aveva combattuto per difenderla. Dopo un anno di prigione, era stato espulso dalla Francia e si era stabilito in Svizzera.

Il libro uscì di nuovo, in versione definitiva, nel 1880. In Italia fu tradotto nel 1909 e il testo è scaricabile gratis da Liber Liber. Ecco il passaggio da cui proviene il titolo: Prosegui la lettura ›

Dopo la lettura di #108metri di Alberto Prunetti: appunti su fiction e non-fiction, problemi etici e poetici

Il nuovo libro del Prunetti. Clicca per aprire la scheda sul sito Laterza.

Sui problemi etici e poetici dello scrivere «oggetti narrativi non-identificati» e su come il Prunetti ci lavora sopra. Si parla anche di Orwell, Montanelli, Saviano, Lilin, Pansa e altri. Avvertenza: sassi sparati fuori dalle scarpe come se grandinasse.

di Wu Ming 1

«Nearly all the incidents described […] actually happened, though they have been rearranged».

Scriveva così George Orwell nel suo The Road to Wigan Pier (1937), memoriale e reportage immersivo sulle condizioni della working class del nord dell’Inghilterra tra le due guerre mondiali, scritto con tecniche da romanzo. Più o meno lo stesso vale per il suo libro del 1931 Down and Out in Paris and London.

«Quasi tutti gli eventi descritti sono realmente accaduti, anche se sono stati riarrangiati». Ma se «quasi» tutti sono realmente accaduti, vuol dire che alcuni sono inventati. Quali? E gli altri, se sono «riarrangiati», in che senso sono «realmente» accaduti? Prosegui la lettura ›

Diverso Rilievo 2018: la seconda festa nazionale di #AlpinismoMolotov. 1-2-3 giugno, Monti Sibillini, #Macerata

Diverso rilievo 2018, sui Monti Sibillini.

«Di questo passo toccherà tornare in montagna», si dice.

Noi, che riteniamo il pessimismo un lusso da rimandare a tempi migliori, quando sentiamo l’espressione «di questo passo» andiamo con la mente al passo oratorio di Alpinismo Molotov. Camminare e raccontare. Raccontare per lottare.

Lo abbiamo detto tante volte: è sintomatico che in Italia «andare in montagna» sia divenuto sinonimo di «resistere al potere». Alpinismo Molotov è nato per esplorare tutte le implicazioni di questa sinonimia. Prosegui la lettura ›

L’uomo con la lanterna. Storia di un bancario sardo nel Celeste Impero.

L'uomo con la lanterna

[WM2:]Nella storia del colonialismo italiano, che già non brilla per notorietà, la Concessione di Tientsin conserva il ruolo di Carneade. Un’ombra dell’ombra, direbbe Paco Taibo II. Eppure si tratta della seconda terra d’Oltremare che l’Italia riuscì ad accaparrarsi, undici anni dopo l’istituzione della Colonia eritrea. Questo la piazza al secondo posto anche per la durata del dominio, 42 anni, dal 1901 – in seguito all’intervento italiano contro la rivolta dei Boxer – all’invasione giapponese della Cina durante la Seconda guerra mondiale.

In un tempo remoto, quando il collettivo era ancora un quintetto, scrivemmo un soggetto cinematografico piuttosto sgangherato, dove un carabiniere italiano della Concessione indagava su alcuni loschi delitti con l’aiuto di un attendente cinese. Il titolo di lavoro era Tu bene!, traduzione letterale di 你好 (nĭ hăo), il più comune saluto in mandarino. Di quel progetto non si fece nulla, e in questo caso er cinema non ha davvero colpe. La storia era del tutto improponibile. Prosegui la lettura ›

#Afrin (non) è sola? – di Davide Grasso #BreakSilenceOnAfrin

Conferenza stampa dei rappresentanti del cantone di Afrin e delle forze YPG/YPJ, 18 marzo 2018.

di Davide Grasso *

Nella giornata di ieri, 18 marzo, milizie jihadiste sostenute dall’esercito turco hanno fatto ingresso in alcuni quartieri di Afrin, prendendoli sotto il loro controllo. Hanno umiliato e torturato civili, decapitato pubblicamente due combattenti, saccheggiato le abitazioni. Le forze confederali della Federazione del Nord o Rojava, per fortuna, avevano appena evacuato migliaia di civili, che si trovano adesso nella vicina regione di Sheeba, sempre nei pressi di Aleppo. Questi eventi sono arrivati dopo due mesi di strenua resistenza da parte delle unità popolari e femminili YPG-YPJ, che hanno il compito di difendere la rivoluzione delle donne e delle comuni, nelle campagne attorno alla città, pur nella disparità di mezzi. Le forze rivoluzionarie hanno dichiarato che questi eventi segneranno il passaggio dalla guerra aperta alla continuazione della resistenza sotto forma di guerra di guerriglia. Prosegui la lettura ›

#Olimpiadi2026 a #Torino? Come si sta muovendo la nuova «Grosse Koalition» del massacro sociale (e perché)

di Maurizio Pagliassotti *

«Ci sono momenti in cui è necessario gettare il cuore oltre l’ostacolo. Come diceva XYZ, e pensando anche quelle parole lontane, ma oggi così vicine, noi diciamo sì. Lo facciamo non a cuor leggero, consapevoli degli errori che sono stati commessi nel passato. Ma è proprio per dimostrare che si può fare bene ciò che è stato fatto male in passato che noi diciamo sì. Perché vogliamo dimostrare che la sostenibilità ambientale ed economica è qualcosa che si può fare. A coloro che dicono “no”, legittimamente, noi rispondiamo: stiamo lavorando anche per voi, per far ritornare la fiducia anche in coloro che l’avevano persa. Daremo tutta la nostra passione e il nostro coraggio per costruire insieme un evento bello, forte, sostenibile, ecologico. Noi trasformeremo gli errori del passato in lavoro, crescita, sviluppo. Quindi Torino [ma forse ci sarà anche Milano, N.d.R.] dice “Sì” alla candidatura per le Olimpiadi di Torino 2026.»

Probabile la deriva «noi ci mettiamo la faccia». Applausi, pagine sul giornale di famiglia, il «coraggio del pragmatismo», «il senso di responsabilità e la visione di futuro», oppure «Torino rilancia la sfida», «ripartenza». Campagna mediatica già ampiamente in corso.

Con ogni probabilità tutto questo, tra pochi giorni, verrà pronunciato dal centro del cratere olimpico di Torino. Città che elegge ogni cinque anni un commissario fallimentare, figura indispensabile per ripianare il maxidebito lasciato dalle Olimpiadi, quelle del 2006.

Dall’uno vale uno, all’uno vale l’altro. Prosegui la lettura ›