Surgelati. Un racconto a suon di fumetti, scritto a 14 mani e prodotto da lettrici e lettori.

Il 15 dicembre del 2013, al Teatro Comunale di Servigliano (FM) andava in scena per la prima volta Surgelati. Opera a dieci mani per scrittore e rock band, uno spettacolo scritto, declamato e suonato da Wu Ming 2 e dalla Contradamerla, gruppo musicale marchigiano-salentino, con base in una cascina sulle colline di Recanati.

«La storia – scrivemmo su Giap cinque anni fa – è quella di un ragazzo curdo che arriva in Italia dentro un camion frigorifero e per questo si ritrova con la faccia surgelata, incapace di qualsiasi espressione. È il tentativo di raccontare la migrazione uscendo dalla forma classica del resoconto diretto sui “viaggi della speranza”, e lavorando invece su un’ipotesi fantastica. È davvero surgelato il volto di Behram? E cosa mai potrà scongelarlo?»

In particolare, lo spunto narrativo nasceva da un episodio reale e dall’esperienza di Giampaolo Paticchio, della Contradamerla, come responsabile di un centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Da quella premessa, il testo prendeva una piega surreale, inverosimile ma sensata, per esplorare la terra promessa (o la prigione) dell’identità personale e collettiva. Prosegui la lettura ›

La guerra preventiva contro la nuova traduzione del Signore degli Anelli

«S’ode a destra uno squillo di tromba…» Siamo stati tirati in ballo in una polemica sulla nuova traduzione del Signore degli Anelli, della quale ci siamo occupati in precedenza qui su Giap, nella seconda parte di questo post. Una polemica che avrebbe forse una qualche ragione d’essere se la suddetta traduzione fosse già stata pubblicata e la si potesse leggere. Ma siccome è ancora in via di ultimazione, in sostanza si sta parlando di niente: si commentano dichiarazioni, si ribatte a interviste, si minacciano denunce per critiche stilistiche… Il tutto condito da teorie del «complotto neocomunista» e accuse di strumentalizzazione ideologica… lanciate da chi domani a Roma parteciperà a un convegno su questo tema indetto ad hoc dal senatore Maurizio Gasparri, con un parterre di ex-AN, cultori di Julius Evola, identitaristi europei e neomonarchici. Prosegui la lettura ›

Partigiani migranti. La Resistenza internazionalista contro il fascismo italiano.

Lapide nel cimitero partigiano internazionale di Pozza (AP).

di Wu Ming 2

Qualche settimana fa, poco prima di Natale, l’account twitter dell’ANPI Brescia ha segnalato l’ennesimo tentativo di ridurre la Resistenza italiana a un movimento patriottico, bianco e nazionalista.
Ancora una volta, ci è toccato leggere frasi di questo genere: «A coloro che accostano i #migranti ai #partigiani e che cantano #bellaciao faccio notare che i VERI partigiani (non i #sinistri che s’atteggiano dell’#anpi) combattevano per difendere la propria patria!!! E combattevano contro “l’invasor” ovvero lo straniero! E non scappavano!!!»
Giustamente l’ANPI Brescia ha risposto: «I partigiani combattevano contro i fascisti, italiani e stranieri, per la liberazione dell’Italia dalla dittatura, e i migranti di allora, cioè le persone costrette a lasciare il loro Paese (ad esempio dalla guerra), li accoglievano nelle loro file. E non scappavano.»

Per aiutare a smontare la mistificazione, abbiamo iniziato ad elencare alcuni esempi di quanto la Resistenza sia stata invece multietnica, creola, internazionalista e migrante. Il thread ha avuto una rapida diffusione e molte persone hanno aggiunto notizie e testimonianze familiari sulla partecipazione di «partigiani stranieri» alle «nostre» brigate.

Per questo, abbiamo pensato che potesse essere utile radunare in un post i principali riferimenti reperibili on-line alle oltre 50 nazionalità rappresentate nella Resistenza italiana, e agli italiani che affiancarono i partigiani di altre nazioni. Così, la prossima volta che qualcuno tirerà fuori la solita “bufala sovranista”, sarà sufficiente citare questo post per stroncarla sul nascere. Prosegui la lettura ›

Speciale Proletkult: recensioni a UFO, interviste, incontri ravvicinati, una stroncatura sui generis… e un film di Tarkovskij


Ecco un nuovo speciale su Proletkult, forse il più inatteso e variegato che abbiamo composto da quand’è uscito il libro. È infatti, come vedrete qualcosa di più di una semplice rassegna di recensioni e interviste.

Cominciamo con quella che – senza nulla togliere alle altre – ci sembra la riflessione più acuta e convincente su quel che abbiamo tentato di fare con questo romanzo. L’ha scritta per La Balena Bianca Paolo Saporitouna sua nota bio-bibliografica è qui. Più che una recensione, è un vero e proprio saggio. Prosegui la lettura ›

Per Hîwa Bosco, morto al confine tra Siria e Turchia, primo caduto italiano nella rivoluzione in #Rojava

Hîwa Bosco (Giovanni Francesco Asperti)

È la notizia che da tempo temevamo di ricevere. La morte è sempre stata ai margini del quadro, sottesa a ogni discorso, a ogni aggiornamento sulla situazione, da quando compagne e compagni hanno cominciato a partire per la Siria del Nord con l’intenzione di dare un contributo alla rivoluzione del confederalismo democratico.

Va sempre ricordato, che c’è una rivoluzione. Non si è mai trattato “solo” di combattere contro l’ISIS – che già non sarebbe poco, da qui le virgolette –, ma di farlo in nome di una nuova società in costruzione, di un’esperienza comunitaria innovativa e preziosa.

Senza quella molla, la lotta di YPG e YPJ contro Daesh non sarebbe stata tanto efficace. Di più: senza quella molla, YPG e YPJ non esisterebbero.

Occorre avere presente la genealogia di quell’esperienza, per capire cosa spinga i combattenti autoctoni, i volontari internazionali e l’intera popolazione del Rojava. Prosegui la lettura ›

La Procura di Torino chiede la sorveglianza speciale… per chi ha lottato contro l’ISIS

Due giorni fa la Procura di Torino ha notificato una richiesta di sorveglianza speciale – con divieto di dimora a Torino – per «pericolosità sociale» nei confronti di cinque attiviste e attivisti dei movimenti cittadini. L’udienza si terrà il 23 gennaio.

Tre di questi «socialmente pericolosi» li conosciamo di persona, e almeno uno lo conosce anche chi segue Giap e le attività della Wu Ming Foundation: Davide Grasso, autore dei libri Hevalen. Perchè sono andato a combattere l’ISIS in Siria – uscito nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre – e Il fiore del deserto. La rivoluzione delle donne e delle comuni tra l’Iraq e la Siria del Nord – uscito da poco per Agenzia X.

La copertina di Hevalen – lo apprendiamo direttamente da Davide, che ha scritto un primo commento qui – è inclusa nel fascicolo con cui la PM Emanuela Pedrotta – vecchia conoscenza di chi segue la lotta No Tav in Valsusa – accompagna la sua richiesta. Si tratta di una raccolta di «indizi fattuali» sulla pericolosità sociale di Davide e degli altri: Paolo, Eddi, Jack e Jacopo.

La loro “colpa”, infatti, è aver preso parte, in varie modalità, alla rivoluzione in Siria del Nord, ovvero alla lotta dei popoli del Rojava contro l’ISIS. Prosegui la lettura ›

Dopo #Proletkult, La macchina del vento. Un romanzo ambientato a Ventotene dal 1939 al 1943

La spada-fiamma di Giustizia e Libertà, lo scudo di Atena e il tridente di Poseidone nel Tirreno del mito intorno a Ventotene.

di Wu Ming 1

Nel 2005, pochi mesi dopo l’uscita di New Thing, mi venne l’idea di un romanzo ambientato al confino politico di Ventotene. Per svilupparla, mi misi a leggere ricostruzioni storiche e svariate memorie e biografie di confinati e confinate. Una pubblicistica vasta, in gran parte fuori catalogo, ma che si stava riaffacciando in libreria. Il tema del confino era da anni “passato di moda”, ma stava conoscendo un revival anche “grazie” a Silvio Berlusconi.

Nel settembre 2003, in un’intervista alla rivista inglese The Spectator, l’allora presidente del consiglio aveva dichiarato: «Mussolini non ha mai ammazzato nessuno. Mandava la gente a fare vacanza al confino.» Parole che avevano scatenato polemiche e riacceso l’interesse per l’argomento. Prosegui la lettura ›