Note sul #referendum, i social network e il “popolo della rete”

[A proposito di alcuni discorsi post-referendum che ci sembrano pericolosi, oggi abbiamo detto alcune cose via Twitter. @diariominimo ha raccolto tutti i messaggi, li ha montati in sequenza e ne è venuto fuori un intervento ready-made. Lo riproponiamo qui, al volo. Per leggere anche botte-e-risposte con altri utenti, potete visitare il nostro profilo su Twitter.]
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Il problema dell’esultanza di questi giorni sul ruolo “della rete” e del “popolo della rete” è la riduzione del molteplice a Uno: “LA rete”, “IL popolo della rete”… Come se Internet fosse una cosa, e chi la usa fosse un blocco sociale contrapposto a un altro. Quindi “la TV” (cioè… Berlusconi) sarebbe stata sconfitta da “la rete” (cioè il popolo onesto e libero). Anni e anni di analisi sulla “convergenza” sostituiti da una sorta di “mito tecnicizzato dei social network”. Prosegui la lettura ›

Anatra all’arancia meccanica: che se ne dice in giro? Part 2 / #AaAM


[Prima di qualunque altra cosa:
un saluto al compagno Matteo Dean. Lo conoscemmo in Messico nel 2001, durante la “Marcia della dignità” zapatista. Lo abbiamo letto su Carta, su Carmilla, sul Manifesto… Su Carmilla lo ricordano Fabrizio Lorusso e Vittorio Sergi. Su Coessenza lo ricorda Claudio Dionesalvi. Compagni che lo conoscevano molto meglio di noi. E’ in direzione delle loro parole che ora vi sospingiamo. Il nostro post può anche attendere.]

Dopo una prima ondata di recensioni, omaggi e spin-off, torniamo a passare in rassegna i giudizi sulla nostra uscita più recente, Anatra all’arancia meccanica.
Abbiamo già avuto modo di dire, anche con un certo stupore, che quest’antologia di racconti è finora «il nostro più grande successo di critica».
Ovviamente, nell’epoca attuale, una frase del genere ha un senso diverso da quello di una volta. Oggi la distinzione tra “critica” e “pubblico” è molto più labile e sfumata, perché le recensioni le scrivono e pubblicano anche i lettori. Anzi, diciamolo: ormai le scrivono più spesso i lettori. Facciamo sommessamente notare che, al momento, la pagina di Q su Anobii offre la bellezza di 910 recensioni. Alcune sono solo brevi commenti, “one-liners” (a volte addirittura “one-worders“!), ma molte sono, al contrario, sorprendentemente dettagliate. Prima della rete, nessuna uscita editoriale poteva sperare in quasi mille recensioni, mai e poi mai. Tantomeno ci si aspettava che un libro continuasse a essere recensito, senza pause né rallentamenti, dodici anni dopo l’uscita. Ci rendiamo conto o no che sono cambiate le regole e la natura stessa del “gioco”? Prosegui la lettura ›

I sessant’anni di Piermario Ciani (1951-2006)


Quasi cinque anni fa, il 3 luglio 2006, moriva Piermario Ciani, artista visivo, mail-artista, fotografo, graphic designer, editore, agitatore invisibile, precursore e poi colonna portante del Luther Blissett Project. Il prossimo 19 giugno sarebbe stato il suo sessantesimo compleanno, e c’è gente che si è messa in testa di festeggiarlo con una due-giorni di incontri, mostre e concerti, ovviamente nel suo Friuli. Più precisamente: nei pressi di Udine. Ancor più precisamente: nel comune di Codroipo. Esattissimamente: a Villacaccia di Lestizza, negli spazi dell’agriturismo Ai Colonos (oppure, in caso di maltempo, nell’Auditorium di Lestizza). L’evento si chiama “Chi l’ha visto? Omaggio a Piermario Ciani” e trovate tutte le info in questo pdf. Tra i vari ospiti, Vittore Baroni (antico compagno di scorribande di Piermario e, in subordine, anche nostro) e Peppe Voltarelli.
Il nome della due-giorni è, chiaramente, un riferimento a una delle più celebri beffe mediatiche blissettiane, la finta scomparsa dell’artista immaginario Harry Kipper al confine tra Italia e Slovenia (gennaio 1995). Prosegui la lettura ›

L’occhio del purgatorio, la rivolta e l’utopia

Ieri, 1 giugno 2011, Wu Ming 1 ha parlato alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena (la storica sede di via Roma 47, oramai in dismissione). L’occasione era l’ultimo incontro del seminario “Il lavoro culturale”, iniziato nel gennaio scorso e interamente organizzato e gestito da dottorandi, studenti e ricercatori precari. Il setting era la Sala Cinema Fieravecchia, antro gremito, denso d’afa e puteolente di sudori atavici e più recenti.
WM1 è partito dall’analisi di due diversi racconti di fantascienza (uno di William Gibson, l’altro di Jacques Spitz), entrambi incentrati sul vedere il futuro. Dopodiché, ha parlato della differenza tra futuro e “presente invecchiato”, affermato la necessità dell’utopia e proposto la distinzione – già introdotta da Fredric Jameson nel suo Archaeologies of the Future, 2005 – tra “programma utopico” e “impulso utopico”. Tutto ciò serviva a prendere di petto il problema del tempo e del controllo capitalistico sui tempi. Passando a un piano più esplicitamente politico, WM1 ha parlato del rischio che i movimenti subiscano tempi e ritmi del potere e non decidano in autonomia le proprie “scadenze”. Prosegui la lettura ›

Son soddisfazioni. Altai, la nuova fascetta e altro

In attesa che arrivino in libreria quest’edizione economica e questa fascetta, proponiamo ai nostri lettori una lunga intervista su Altai e sul nostro modo di lavorare, realizzata alla fine del tour di presentazione del romanzo (estate 2010). Le domande sono di Marco Amici, le risposte di Wu Ming 1 (ma a un certo punto c’è un invisibile cut-up di frasi di WM4, tanto, come cantava quel tale, «I am he as you are he as you are me and we are all together»).
L’intervista – un sunto poetico-politico della nostra fase 2008-2010 – è uscita nel dicembre scorso sul n.2 della rivista di italianistica La libellula, e non era mai stata segnalata su Giap (tantomeno sul blog dedicato al romanzo, che in quel periodo era già ufficiosamente chiuso).
In calce al post, riproponiamo alcuni reperti musicali e ricordiamo alcuni appuntamenti di questa settimana. Prosegui la lettura ›

Pasolini e Foucault: appunti per un «Vite parallele»

di Wu Ming 1

Nel corso degli anni, leggendo diversi libri di e su Pier Paolo Pasolini (1922-1975) e Michel Foucault (1926-1984), mi sono reso conto di numerose coincidenze, risonanze e convergenze, non solo tra le loro opere, ma anche tra le loro vite. Non posso dire con sicurezza di averle colte per primo: su entrambi i suddetti è ormai disponibile una letteratura sterminata, inassimilabile da chiunque. L’ermeneutica pasoliniana e quella foucaultiana producono a getto continuo nuove «letture» più o meno pertinenti, e nelle varie lingue i libri si contano a centinaia, forse migliaia. Può dunque darsi che altri abbiano già steso «appunti» simili ai miei. Al momento, però, ne dubito. Pur seguendo – nei limiti delle mie possibilità e competenze – i dibattiti su Pasolini e su Foucault, e avendo trovato alcuni (pochi ma importanti) riferimenti incrociati, non mi è ancora capitato di leggere una trattazione dei molti parallelismi fra i due autori. Cosa sorprendente, dato che certe analogie, come suol dirsi, saltano agli occhi. Prosegui la lettura ›