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Enrico Manera

#Evola: fermare il virus!

Julius EvolaSincronicità. Abbiamo ricevuto questo appello poco prima delle ultime notizie che stanno mettendo in subbuglio vasti ambienti della destra romana, “post”-fascista e neofascista, istituzionale e “di sottobosco”. Arresti, perquisizioni, imputazioni per associazione mafiosa… Indagato anche l’ex-sindaco Gianni Alemanno.

L’operazione della Procura di Roma, secondo i giornali, si chiama «Terra di Mezzo». Il riferimento tolkieniano ci è subito risuonato alle orecchie.

Da anni lavoriamo per smontare la strumentalizzazione di J.R.R. Tolkien fatta dall’estrema destra “nostrana”, soprattutto romana, e più precisamente di derivazione “evoliana”. Per dire, uno dei sedicenti massimi “esperti” di Tolkien è segretario della Fondazione Julius Evola.

Ribadiamo che è un unicum in tutto il pianeta: solo in Italia Tolkien era finito in simili luoghi. Quando lo racconti all’estero strabuzzano gli occhi. Prosegui la lettura ›

L’#ArmatadeiSonnambuli, la fiction, l’archivio, il Quinto Atto e #Bioscop «unplugged»

Scaramouche nell'interpretazione di Alessandro Caligaris. Clicca per visitare il sito dell'artista. Ci sono anche omaggi ad altri nostri romanzi.

Scaramouche nell’interpretazione di Alessandro Caligaris. Clicca per visitare il sito dell’artista. Ci sono anche omaggi ad altri nostri romanzi.

Il mondo de L’Armata dei Sonnambuli si espande e si arricchisce. Possiamo dire senza timore di smentite che nessun nostro libro aveva mai suscitato una simile discussione, una simile partecipazione dei lettori (dal vivo e in rete), una simile eterogeneità di contributi nei più disparati e imprevedibili linguaggi e discipline. Dopo le fotografie in maschera, le maschere-origami e i bastoni sono arrivati prima il Traduttore automatico dall’italiano al muschiatino (!) realizzato da Giuseppe Mazzapica (cognome temibilissimo), poi il wallpaper multiformato di Scaramouche (per computer e telefoni) realizzato da Marco Scacc, e il prossimo post sarà interamente dedicato al «Laboratorio di magnetismo rivoluzionario» di Mariano Tomatis, cioè la sperimentazione più radicale tra quelle ispirate al libro (e pare proprio che, dopo l’esordio torinese, verrà riproposto al Festivaletteratura di Mantova, settembre 2014).

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#PointLenana, raffica estiva di recensioni e commenti

L’ultimo tratto lo coprimmo su uno stradello di cemento. Dopo tre giorni su terreni irregolari, quel cambio di passo mi spezzò il ritmo e mi stracciò le gambe. Alla fine arrivammo al rifugio della stazione meteo. Il mio umore era all’insegna del chi-me-l’ha-fatto-fare, ma in quel momento mi girai e, in fondo al lungo sentiero percorso, vidi la montagna, il massiccio già lontano, azzurro, levitante sul verde degli alberi. Mi resi conto che solo dieci ore prima ero stato lassú, proprio in cima, e il mio umore trasmutò, e quelle dieci ore mi sembrarono niente. Niente.

Alla fine arrivammo al rifugio della stazione meteo. Il mio umore era all’insegna del chi-me-l’ha-fatto-fare, ma in quel momento mi girai e, in fondo al lungo sentiero percorso, vidi la montagna, il massiccio già lontano, azzurro, levitante sul verde degli alberi. Mi resi conto che solo dieci ore prima ero stato lassú, proprio in cima, e il mio umore trasmutò, e quelle dieci ore mi sembrarono niente. Niente. (Foto di Roberto Santachiara, clicca per ingrandire)

E’ come se Point Lenana non fosse uscito a fine aprile ma a metà luglio, tanti sono i lettori che lo stanno scoprendo adesso. Forse c’era bisogno di un po’ di tempo, per molti c’era uno “scoglio” da superare, una comprensibile esitazione: “Un libro che parla di montagna?!” Anche per questo era ed è importante presentarlo in giro per l’Italia. Scarpinare, raccontare, sciogliere le diffidenze.
Altrettanto importante era ed è proseguire il libro con altri mezzi, estendere il suo mondo con un incessante lavoro collettivo in rete (qui su Giap, su Twitter, su Tumblr, su Pinterest…) e con ripetute escursioni a tema. Diversi lettori hanno potuto discutere di Point Lenana mentre “ci mettevano il corpo”, vivendo un’esperienza fisica, fuori dalla loro zona di comfort.
Ebbene, lo sbattimento paga: il libro è accolto sempre meglio, i riscontri positivi si moltiplicano, ogni giorno riceviamo una nuova recensione. Il passaparola si intensifica e tutto fa pensare che stia per raggiungere il tipping point, l’istante in cui si inarcherà e diverrà autosufficiente. Grazie a tutt* per questo momento di impegno e condivisione.
Qui sotto proponiamo alcune recensioni uscite nei giorni scorsi in rete, su quotidiani e su riviste specializzate, oltre all’audio di un’intervista che WM1 ha rilasciato a Radio Onda d’Urto di Brescia. Ricordiamo che il calendario delle presentazioni è qui. Buona lettura e buon ascolto.
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«Mitocrazia», di Yves Citton. Prefazione di Wu Ming 1, postfazione di Enrico Manera

Mitocrazia - copertina

[La casa editrice Alegre ha da poco dato alle stampe la traduzione di Mythocratie, importante saggio del filosofo francese Yves Citton. La prefazione è scritta da Wu Ming 1, la postfazione da Enrico Manera. Proponiamo qui entrambi i testi. Il libro è acquistabile sul sito di Alegre con il 15% di sconto e senza spese di spedizione.]

L’incontro tra il salmone e gli asparagi sul tavolo del narratologo

di Wu Ming 1

Verso la fine degli anni Zero ci colse il sospetto che in Francia la riflessione «da sinistra» su miti e narrazioni stesse prendendo una brutta piega.
Il libro Storytelling di Christian Salmon, improvvisamente e improvvidamente à la page, stava imponendo un approccio semplicistico e consolatorio al problema. Salmon descriveva un grande e maligno complotto finalizzato a imporre un Nuovo Ordine Narrativo (NON) per mezzo di un’arma di distrazione di massa chiamata – appunto – storytelling. In inglese il vocabolo non designa altro che l’atto basilare e primevo di raccontare storie, ma nella neolingua salmoniana si zavorrava di connotazioni sinistre: raccontare equivaleva tout court a ingannare, abbindolare, irretire, manipolare; le storie erano strumenti del dominio capitalistico in mano a pubblicitari e markettari; lo storytelling era il male. Prosegui la lettura ›

Il più odiato dai fascisti. Conversazione su Furio Jesi, il mito, la destra e la sinistra

Furio Jesi

Furio Jesi durante la lavorazione dell’Enciclopedia Europea Garzanti, 1976

«È un brutto indizio che si regredisca ai feroci e cupi anni Settanta con un trattato di criminologia culturale.»
(Marcello Veneziani, commento alla riedizione 2011 di Cultura di destra di Furio Jesi)

«Furio Jesi, il germanista dottissimo ma completamente paranoico, i cui deliri godono ancora di gran credito a sinistra…»
(A. Scianca, “responsabile cultura di Casapound”, in una recensione a Un Grillo qualunque di Giuliano Santoro)

«Non conosco la biografia del personaggio, ma sono pronto a giurare che sia stato affetto da turbe psichiatriche serie.»
(Discussione su Furio Jesi dal forum neofascista Vivamafarka)

«Furio Jesi, l’intellettuale ebreo morto prematuramente a causa di una fuga di gas del suo scaldabagno…»
(Gianfranco De Turris, Elogio e difesa di Julius Evola)
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«Bartleby deve morire!»

«Potere salumiere / e sporca disciplina.» (Nabat, 1983)

Capitano cose strane di questi tempi. Anche stranissime.
A Bologna c’è un collettivo
di studenti, ricercatori, giovani lavoratori precari, che si chiama “Bartleby” (da un celebre racconto di Herman Melville) e da due anni organizza iniziative culturali nei locali assegnatigli dall’Università di Bologna, in via San Petronio Vecchio. Da qualche tempo l’assegnazione è scaduta e l’ateneo ha deciso di non rinnovarla, poiché pare che in quegli stessi locali dovranno essere eseguiti lavori strutturali per ampliare gli spazi della Facoltà di Scienze Politiche. L’ateneo non intende offrire alternative al collettivo Bartleby: probabilmente non ritiene interessante né utile l’attività che svolge.
Ecco la prima stranezza. Prosegui la lettura ›

Per Bradley Manning. Su #wikileaks e altro

[Ieri è circolata la notizia: Bradley Manning rischia la pena capitale. Tre settimane fa abbiamo scritto un articolo su di lui, è appena uscito su GQ, lo proponiamo anche qui. Dopo gli asterischi, altre segnalazioni e notizie.]
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Mentre scriviamo queste righe, i giornalisti di tutto il mondo attendono che un pugno di giudici londinesi si esprimano sull’estradizione in Svezia di Julian Paul Assange, fondatore di Wikileaks. Nel frattempo, la casa editrice Feltrinelli si è aggiudicata per una cifra stellare i diritti di traduzione della sua autobiografia.
Assange è senza dubbio un uomo affascinante, ma l’enfasi dei media sul suo personaggio rischia di mettere in ombra un aspetto essenziale del progetto Wikileaks: la sua natura collettiva. Prosegui la lettura ›