Dal parco Don Bosco al Festival di Letteratura Working Class, il nemico si sfoga, sabota, massacra

Stanotte, nei pressi del parco don Bosco di Bologna, un attivista diciannovenne, studente del liceo Da Vinci, è stato inseguito, bloccato e pestato da un folto gruppo di carabinieri. Su di lui si sono accaniti non soltanto col manganello, ma anche con taser e spray al peperoncino. Gli è stato rotto un polso. È stato portato via in stato di incoscienza. Ha trascorso diverse ore nella caserma di via Agucchi e mentre scriviamo è in corso il processo per direttissima. Davanti al tribunale c’è una folla di giovani solidali. Non c’è chi non abbia pensato a una vendetta delle forze dell’ordine per lo smacco di due giorni fa.

Proprio ieri il sindaco Matteo Lepore si era lanciato in una lunga, ossessiva esortazione a «isolare i violenti».

I «violenti» sarebbero le persone che per tutta la mattina del 3 aprile hanno interposto i loro corpi tra lo schieramento dei – bardatissimi, imbottitissimi, ipertecnologici – celerini e il presidio che difende il parco.

«Isolare i violenti» è un vecchio tormentone, una trappola in cui diverse mobilitazioni sono cadute ma che soprattutto il movimento No Tav valsusino ha insegnato a evitare. Anche per questo è uno dei più longevi e radicati di sempre.

Non staremo a smontare in questa sede le assurdità inanellate da Lepore sulla questione degli alberi, lo abbiamo già fatto, sono sempre le stesse.

Nemmeno ci soffermeremo sul suo riproporre la leggenda urbana dei vigili «malmenati» durante il primo tentativo di insediare il cantiere: foto e video la smentiscono in toto.

Non faremo le pulci a tutto quel che ha detto sugli eventi di due giorni fa, se non per fargli notare che gli assessori della sua giunta sono figure pubbliche e menzionarli non è reato.

No, vogliamo stare sul punto, e il punto è: Lepore ha incitato a isolare quelli che per lui sono «i violenti», li ha indicati come nemici pubblici, di fatto ha dato copertura politica a colpirli.

Ebbene, stanotte un «violento» – identità attribuitagli chissà come – è stato isolato.

E massacrato.

Qualcosa del genere sarebbe accaduto anche senza le parole del sindaco? Probabilmente sì. Nondimeno, quelle parole sono state dette. Il nemico pubblico è stato additato. Per l’ennesima volta, certo, ma ogni volta con maggiore foga, ogni volta con maggiore determinazione a espellere soggetti sgraditi dal perimetro degli «accettabili».

Di quanto sta avvenendo in città, e di quanto avverrà da qui in avanti, la giunta Lepore-Clancy ha la piena responsabilità politica.

Ce l’ha nello specifico di questa repressione, e ce l’ha in generale, per la sua ostinazione a tirare diritto, ignorando ogni critica, nelle sue folli politiche di cementificazione ed espansione urbana. Ogni settimana – letteralmente ogni settimana – annunciano un «nuovo quartiere», gigantesche colate di asfalto e cemento. Sono pieni di hybris, in stato di ebbrezza da obbrobri.

Rinnoviamo l’invito a venire al parco don Bosco oggi a partire dalle 17. Non più per la presentazione di La vera storia della banda Hood, perché davvero non ci sembra più il caso, ma per aggiornamenti su quanto accaduto stanotte, per un confronto collettivo su come proseguire la lotta, per calcare coi propri piedi quel suolo e vedere coi propri occhi quegli alberi caparbiamente difesi da una mobilitazione che a Bologna è già entrata nella storia.

Abbiamo parlato più volte dello stabilimento ex-GKN di Campi Bisenzio (FI), più volte siamo stati là, in occasioni pubbliche e non.

Ieri il collettivo di fabbrica ha vissuto il millesimo giorno di assemblea permanente. Non abbiamo sott’occhio il Guinness dei primati – che comunque non conterrà un dato del genere – ma è di sicuro una delle più lunghe assemblee permanenti della storia operaia. E il nemico storico, il nemico di classe, gliela sta facendo pagare in molti modi.

Questo weekend si terrà, nel piazzale di fronte alla fabbrica, la seconda edizione del Festival di Letteratura Working Class.

L’anno scorso, la prima edizione fu un successo oltre ogni aspettativa. Già allora c’erano state minacce di azione legale da parte della proprietà. Quest’anno va ancora peggio: l’evento giunge preceduto da pesanti intimidazioni, misteriose incursioni e sabotaggi. L’ultimo episodio è un danneggiamento mirato della cabina Enel, perpetrato da gente che è andata a colpo sicuro, che sapeva dove mettere le mani per privare la fabbrica – e dunque il festival – della corrente elettrica.

Per un riassunto delle ultime vicende e alcune considerazioni, lasciamo la parola al direttore artistico del festival, il nostro sodale di lungo corso Alberto Prunetti, che ne ha scritto su Jacobin due giorni fa.

Noi ci saremo, in vari modi, e con noi molte persone della nostra comunità aperta.
Wu Ming 4 presenterà il nuovo romanzo di Anthony Cartwright Come ho ucciso Margaret Thatcher.
Andrea Olivieri presenterà Dynamite! di Louis Adamic, uscito nella collana Quinto Tipo di Edizioni Alegre, diretta da Wu Ming 1.
Stefano D’Arcangelo del laboratorio Melologos sarà sul palco accanto a Donatella Allegro nello spettacolo Altre riparazioni, la storia di come il movimento operaio bolognese lanciò la lotta per vietare l’amianto in Italia.
Ecc. ecc.

Il programma completo del festival è qui.

Ecco cosa scrive il collettivo di fabbrica:

«State entrando in territorio sotto attacco. La collaborazione di ognuno sarà fondamentale. Avevamo usato questi concetti: difendere il festival, loro lo odiano, noi non siamo qua per intrattenervi. Se qualcuno dubitava fosse un po’ di retorica, i fatti di queste ore hanno spiegato bene cosa intendessimo. Il crimine che ha colpito la fabbrica è ignoto, la modalità però non è da criminalità comune: chi ha agito sapeva dove mettere le mani e aveva esattamente lo scopo di colpire a morte la fabbrica e togliere la luce. Un evento come questo è già difficile in condizioni “normali”. Ma questo non è un festival qualsiasi ed è giusto che si svolga proprio così sotto attacco. Non c’è progresso senza scontro con la conservazione. Il festival sarà storia e noi la vivremo insieme. In questa storia noi entriamo come un possibile futuro, loro come un pericoloso passato che non vuole scomparire.»

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17 commenti su “Dal parco Don Bosco al Festival di Letteratura Working Class, il nemico si sfoga, sabota, massacra

  1. Già prima che arrivasse la notizia del pestaggio di stanotte, varie associazioni ambientaliste – tirate in ballo da Lepore in modo paternalistico – avevano rispedito al mittente l’invito a «isolare i violenti».
    Così comincia il comunicato di AMO Bologna, Bologna for Climate Justice, Exctintion Rebellion Bologna, Fridays for Future Bologna e Legambiente Bologna:

    «Nel suo lungo monologo di 5 minuti con il quale il sindaco Matteo Lepore ha commentato i fatti di mercoledì 3 aprile al Parco Don Bosco c’è un solo concetto che condividiamo: “dividere gli ambientalisti dai violenti”. E’ una cosa che il primo cittadino può fare subito, comunicando alla questura che il Comune non ha più intenzione di avvalersi dei manganelli che mercoledì hanno ferito decine di persone per tentare di risolvere con la forza l’impasse del progetto delle scuole Besta.

    Il paternalismo con il quale il sindaco si rivolge alle cittadine che difendono uno spazio verde come il parco Don Bosco è pura noia. Dopo aver deciso che i progetti approvati dalla sua Giunta sono intoccabili e immodificabili, ora il primo cittadino vorrebbe anche dettare la linea politica dei movimenti ecologisti che da anni si oppongono alle scelte cementificatorie di questa amministrazione comunale.»

    Prosegue qui:

    https://www.bolognaforclimatejustice.it/parco-don-bosco-lepore-separi-i-violenti-dai-cittadini/

    • Il sindaco può anche chiedere di non usare la forza pubblica ma qua abbiamo un attivista che entra in un cantiere per compiere un furto e ha opposto resistenza alle forze dell’ordine. Servirebbe rispettare prima di tutto la legge poi si può trattare, se per voi quello che ha fatto l’attivista è roba giustificabile non saprei come possiate pensare di avere un dialogo con le istituzioni. Voi avrete le vostre ragioni ma allo stesso modo vi è un comitato che vuole la realizzazione della nuova scuola, che facciamo ? Loro stronzi perché non usano la forza e hanno meno diritto di altri ? Questa battaglia campale che usa la forza contro la legge stile guerra civile non so cosa possa portare di positivo.

      • Breve premessa “storica”.

        La lotta del comitato Besta è cominciata nell’agosto scorso e ha messo in campo ogni sorta di tattica pacifica. Per 41 volte una delegazione del comitato si è recata presso la segreteria del sindaco a donargli un libro sugli alberi e il consumo di suolo. Risposte della politica e dei media? Zero. Risposte alle richieste di incontro? Zero.

        Poi a gennaio è stato occupato il parco, a febbraio il presidio ha resistito una prima volta all’insediamento del cantiere, e all’improvviso anche lettrici e lettori di Repubblica hanno scoperto che era in corso quella lotta. La politica che l’aveva ignorata ha detto: «Dovete usare metodi pacifici!», cioè proprio quelli usati fino a quel momento. Quando poi, pochi giorni fa, l’occupazione ha resistito una seconda volta all’insediamento del cantiere, ecco pagine su pagine, e accuse di essere «violenti», ma adesso si sa della lotta e addirittura il sindaco – il silente ricevente dei suddetti 41 libri – chiede un incontro al comitato.

        Morale: quando dall’alto ti ingiungono di essere pacifico e non-violento, non stanno parlando davvero di non-violenza, un repertorio di tattiche piuttosto radicali che in realtà, quando messe in campo, i media descrivono regolarmente come «violente». Ti stanno dicendo che devi essere imbelle e remissivo, che non devi disturbare il manovratore. In parole povere, ti stanno dicendo di fare lotte che non sono lotte, in modo da poterle ignorare.

        Sul caso specifico dell’arresto, è il lavoro della magistratura stabilire cos’ha fatto il ragazzo in questione, se ha commesso reati e quali, di quale gravità, ecc. Per quanto ci riguarda, niente giustifica quel livello di violenza: spray negli occhi, scariche di taser, botte. No, non lo giustifica nemmeno se avesse davvero rubato qualche attrezzo da un cantiere o “resistito” all’arresto. Stiamo parlando di uno studente di 19 anni del liceo Da Vinci, non di un criminale incallito e pericoloso (e comunque il taser non andrebbe usato su nessuno, è un’arma potenzialmente letale). Tant’è che il ragazzo è denunciato a piede libero e le aggravanti sono già cadute. Quell’atto delle forze dell’ordine ha tutto l’aspetto di una rappresaglia, di uno sfogo, e di un messaggio.

        Perché di certo è un fatto che non è avvenuto nel vuoto cosmico, ma in un preciso contesto che non si può ignorare.

        La forza è quella delle forze dell’ordine, che si chiamano così per un motivo, appunto. Ne hanno il monopolio a norma di legge e possono usarla. E infatti il giorno prima l’hanno usata per provare a sgomberare il presidio in difesa degli alberi. La gente che era lì ha opposto resistenza con i propri corpi, secondo una pratica consolidata della disobbedienza civile, con anche svariati padri nobili. Un paio di manifestanti nella concitazione hanno pure impugnato dei bastoni, e hanno provato a darli sui caschi e sugli scudi degli agenti, i quali stavano usando i manganelli di ordinanza sulle mani e le teste scoperte – o al massimo incappucciate – dei presidianti. Non è difficile immaginare chi si è fatto più male: svariati bernoccoli sanguinolenti e dita fratturate o lussate tra i manifestanti, e un braccio ingessato, quello di un signore di 70 anni (riguardo alla notizia su sedici agenti contusi, si spera di stare parlando tra persone adulte e consapevoli, che almeno una volta nella vita hanno visto da vicino quant’è bardato un agente antisommossa…).

        Al momento ciò che di positivo questa battaglia ha portato sul piano concreto è che finora solo 6 alberi sono stati tagliati (benché si aggiungano a quelli nel cantiere del tram che erano già stati abbattuti). Sul piano politico invece questa battaglia ha posto alla città una questione che il Comune seguita da anni a eludere: il costante arboricidio; migliaia di alberi abbattuti e nella migliore delle ipotesi sostituiti con virgulti che impiegheranno decenni a svolgere la stessa funzione; il cemento che avanza e aumenta il calore in città; la perdita di ossigeno, ombra, frescura, biodiversità, per i cittadini; il consumo di suolo che non assorbe più l’acqua quando piove; e nel caso specifico anche l’indebitamento della collettività per 16 milioni di euro, per abbattere e rifare una scuola, anziché ristrutturarla.

        Nella storia succede spesso così: quando per troppo tempo la voce di coloro che subiscono viene ignorata, questi alla fine decidono di agire in prima persona, assumendosi la responsabilità di ciò che fanno. Del resto, che questa amministrazione, in totale continuità con le precedenti, non goda del favore della cittadinanza lo dicono i numeri, dato che è stata votata da circa 3 aventi diritto su 10. Lepore e soci non hanno il consenso di due terzi dei bolognesi e ancora meno ne hanno tra chi vive nella città metropolitana. La loro paternalistica arroganza nasconde malamente un certo quale panico.

  2. Nonostante sulle prime fosse definita da più parti «processo per direttissima», si è presto appurato che quella di stamattina era l’udienza per la convalida dell’arresto. Ebbene, al compagno non sono state date aggravanti né appioppate misure cautelari di alcun genere, e così è tornato libero. Il presidio di solidarietà davanti al tribunale è diventato un festoso corteo fino al parco don Bosco, dov’era in corso un’assemblea partecipatissima – mezzo migliaio di persone (abbondante) – che con l’arrivo del corteo si è ulteriormente ingrossata. Un’altra giornata che ha lasciato il segno, mettendo in crisi la controparte. L’ha messa in crisi al punto che Lepore, proprio lui, ha chiesto al Comitato Besta un incontro. La replica è stata: ora c’è troppa tensione, ne riparliamo se e quando smetteranno di vorticare i manganelli. Incontro o non incontro, l’assemblea di oggi ha ribadito che il NO al progetto è fermo e non negoziabile, che la lotta al don Bosco non si può separare dalle lotte contro le altre aggressioni edilizie e infrastrutturali al territorio, che la mobilitazione in città è solo al suo inizio.

  3. Sul fatto che il presidio abbia portato alla luce una dinamica di taglio degli alberi da parte della giunta lepore devo dire molto bene. Avete spesso denunciato il green washing e questo certamente fa onore, senza contare che avete evidenziato come il sindaco dica tanto di dialogare ma su tante cose tira dritto come un treno ( temo pure sulla questione Besta dare qualche contentino).

    Sua forza pubblica non ci si può lamentare quando passi dalla parte del torto, il magistrato ha convalidato l’arresto ma ha lasciato a piede libero il ragazzo perché incensurato e perché difficilmente ripeterebbe il reato commesso. Sul fatto che non si debba usare Spry o taser concordo perché troppo pericoloso ma la forza publica comunque usa la forza come dice la parola stessa quindi se qualcuno si oppone poi finisce per farsi male e la legge lo copre a prescindere da magistrature colluse o bracci tesi nelle forze armate. Così si passa dalla parte e il comunque avrà gioco forza ragione, se vogliamo fare dei martiri si faccia ma non credo che il gioco valga la candela eh. L’ultimo tema che avete accennato è verissimo: lepore non è stato praticamente votato dai bolognesi causa 1/2 in gita fuori porta per il santo patrono. Davanti a questo però c’è poco da fare, in democrazia si vince anche con i pochi voti e ti da una legittimità nello scegliere che cosa fare della res pubblica entro i limiti. Se si vuole cambiare paradigma serve votare qualcuno che possa battere il leprotto se no saremo sempre qua a lamentarci il sindaco del pd di turno fa quello che vuole.

  4. Cerchiamo di stare sul punto, liberandolo dalla fuffa che ha intorno.

    Nella Bologna leporiana è la prima volta che una lotta blocca un cantiere, resistendo per ben due volte – il 29 gennaio e il 3 aprile – al tentativo poliziesco di insediarlo.

    È la prima volta che una lotta, impedendo il proprio sgombero, manda all’aria le strategie che aveva in mente il comune e anche i piani della questura: «non ci aspettavamo una resistenza così», ipse dixit il questore.

    È la prima volta che una lotta costringe il sindaco a una «pausa di riflessione» su uno dei mille progetti di cementificazione portati avanti dalla giunta.

    Ovviamente va tutto preso con le dovute pinze, vale il monito: «viso pallido parla con lingua biforcuta». La partita è apertissima e resta difficile. Ma intanto i lavori sono sospesi.

    Non era per niente scontato. Sarebbe un esito sorprendente ovunque, a maggior ragione lo è a Bologna, dove la giunta ha sempre ignorato ogni dissenso – preferendo all’ascolto delle istanze reali le camere dell’eco di «percorsi partecipativi» taroccati in partenza – e le politiche urbanistiche sono andate avanti come rulli compressori.

    L’auspicio è che quest’esito possa ispirare le decine di comitati che si muovono nel territorio bolognese e in tutta la regione contro i mostri urbani, contro grandi opere inutili, contro l’arboricidio, contro la prevaricazione acustica degli incessanti sorvoli sulla città, contro la costruzione di nuovi impianti sciistici dove non c’è più neve ecc.

    Fermarli è possibile.

  5. Un primo bilancio dell’esaltante seconda edizione del Festival di letteratura working class:

    https://jacobinitalia.it/dove-il-buio-fare-luce/

  6. Mi fa piacere, la vicenda è da Assurdistan. Ma non credo sia l’unica. Ci sarebbe da capire se e come ci sia una qualche regolamentazione o sussidio se si espiantano e ripiantano o si demoliscono e ricostruiscono boschetti e edifici.

    Comunque terrei presente come sempre il contesto: siamo a due mesi esatti dalle elezioni UE e ci sono varie amministrative in giro per l’Italia. Non è davvero il caso di dare della giunta bolognese un’immagine troppo vicina alle cariche di Pisa, nel momento in cui ci vogliamo distinguere dalla violenza di governo per chiedere ancora voti a coloro cui abbiamo tagliato salari diretti, indiretti e differiti. No, non è proprio il caso, adesso.
    Ci sarà tempo dopo. La ditta pazienterà.

    Ricordiamo che quando fu sgomberato XM24 c’era a vicepresidente di regione o in giunta comunale? comunque con ruolo istituzionale, l’attuale segretario PD.

  7. PD o Forza Italia, Lega o Lista civica, quello che accomuna il potere, da Nord a Sud, da decenni a questa parte è una cosa: l'”odio” verso gli alberi. Mi son sempre chiesto il perché. Potrei portare decine di esempi della mia zona (la Puglia). Nei “ruggenti” anni ’90 l’amministrazione Poli Bortone, nel “riqualificare” viale dell’Università, buttò giù decine di pini. Lo stesso a Nociglia (LE), dove si diceva che le radici avevano divelto l’asfalto e quindi era “pericoloso” per la viabilità. A Veglie (LE), per tutti gli anni 2000, gli alberi del centro storico sono stati abbattuti per ragioni di “pulizia”. Poi è arrivata la questione del disseccamento degli ulivi (controversa, perché sono seccati per tutta una serie di ragioni, meno che per la presenza del batterio della xylella), per cui si è proceduto (e si sta procedendo tutt’ora) ad abbattere ulivi anche sani, anche millenari. Ora c’è in ballo un progetto da parte di Porsche per far fuori 200 ettari di bosco antico (lecci, frassini, arbusti della macchia mediterranea, ecc.) per cui la Regione ha detto subito di sì, senza consultazioni, istruttoria, senza ascoltare pareri contrari. Come sta accadendo a Bologna, la resistenza popolare ha prodotto finora una sospensiva del progetto, ma c’è da aspettarsi una nuova carica appena si abbasserà la guardia. Se si fa una breve ricerca online, si scopre che in Lazio, come in Toscana, come in Liguria o in Trentino o in Lombardia (prendi il caso del parco del Ticinello o del parco Bassini), ogni giorno escono notizie di progetti che prevedono il taglio di alberi. “è necessario”, risponde il decisore politico. Lo è sempre? Pare quasi che il potere, di qualsiasi colore (ma si sa, il colore è unico se sussunto…), abbia in comune l’odio per il verde e un grande amore per il grigio.
    Quando parlano di “compensare” il taglio di alberi piantandone altri, stanno solo prendendo per culo la popolazione. Perché quegli alberi giovani forniranno gli stessi servizi ecosistemici tra centinaia di anni, ma seccheranno prima, perché quanta acqua ci vuole per farli crescere? Quante risorse idriche sprecate? E chi si occuperà della manutenzione? Ma poi – sant’iddio – a che cazzo serve piantare un albero giovane quando ne hai già uno vecchio che sa badare a se stesso? Io questa irrazionalità proprio non la capisco.

  8. Negli anni 90, ci sono stati momenti e forse occasioni, in cui sembrava (ad alcuni almeno) che le cose potessero cambiare. Wenders aveva fatto Fino alla fine del mondo, in cui ci stanno tantissime cose, persino qualcosa di tossico simile agli smartphone, ma l’idea di fondo era che la globalizzazione poteva essere un fenomeno positivo, d’altra parte c’era Gorbaciov alla guida dellurss. Io militavo nella sezione più a sx del WWF (ci chiamavano rifondazione ambientalista) quella di Villorba, e in quegli anni abbiamo cercato di bloccare il progetto dell’autostrada a28, Sacile Conegliano, con l’appoggio di Zanzotto, Paolini, ecc. Abbiamo convinto persino la commissione via e il ministero dei beni culturali, che hanno cassato il progetto. E indovinate chi ha asfaltato i pareri degli organi tecnici del ministero e dato via al progetto? Il governo Prodi!

    In singolare sintonia con Zaia, allora presidente della provincia di Treviso.

    Di tutta questa storia sono rimasti i libri meravigliosi dell’antropologa Nadia Breda, dell’università di fi, in particolare Bibo, dalla palude ai cementi. E un blog, ancora visibile.

    bibodallapaludeaicementi.blogspot.com

  9. In questa nostra città di Bologna sono stati abbattuti negli ultimi anni migliaia di alberi. Mercoledì scorso, quando il tentativo di sgombero, è fallito, abbiamo comunque assistito al taglio di una decina scarsa di alberi. Il rumore di un albero che cade al suolo, spinto dal braccio meccanico di una scavatrice, che ne determina la direzione
    della caduta è simile a un tonfo sordo. Un rumore davvero doloroso. Sembrava quasi di prendere un pugno. A un certo punto un gruppo di persone è entrato nell’ area transennata, ha creato scompiglio, è apparsa dietro il cordone di polizia che fronteggiava i manifestanti dopo averli riempiti di botte. La polizia non sapeva più cosa fare. Non capiva se doveva rompere le righe. In quell’ attimo di confusione, i manifesti che assistevano scioccati al taglio degli alberi sono entrati tutti in massa dentro all’area transennata. Ed è stato interrotto un crimine. La ditta disboscatrice ha levato le tende e la polizia se n’è dovuta andare. Sul campo, insieme ai compagni feriti, c’erano gli alberi tagliati.
    Io, in tutto questo, mi domando ancora perché sia difficile capire cosa significa abbattere un albero. E quando parliamo della sua efficienza sento dentro di me un impulso fortissimo alla ribellione. Come quando qualcuno parla di migranti giustificando il loro diritto a spostarsi con il nostro bisogno di loro. Cioè la loro utilità per noi. Lo stesso succede con gli alberi. Dobbiamo trovare un motivo per giustificare la loro sopravvivenza. Come se non fosse sufficiente affermare che hanno diritto ad esistere perché sono esseri viventi come noi. Esseri viventi che, a loro volta, ospitano altri preziosissimi esseri viventi.
    Quello che sta succedendo al parco don Bosco è incredibile. Non si sta difendendo un fazzoletto di terra ma di sta lottando contro un modello di città.
    Questo è un incredibile laboratorio in cui convivono le anime più diverse che mai, prima d’ora, erano riuscite a stare insieme. Dall’ anarchico al pensionato. Il tentativo dell’ amministrazione di separarci in buoni e cattivi è miseramente fallito. Noi vinceremo questa battaglia.

  10. Inoltre, un ragazzo, di soli 19 anni, che frequenta il presidio è stato brutalmente picchiato dalla polizia ( che ha usato il taser, manco si trovasse di fronte ad un pericoloso criminale) e niente giustifica la violenza perpetrata nei suoi e nei nostri confronti. Abbiamo rischiato che si verificasse un nuovo caso Cucchi/ Aldrovandi. Questa amministrazione ha aumentato il livello di repressione in maniera intollerabile nei confronti di un gruppo di persone ( molto folto) che si oppone al taglio degli alberi. È evidente che la giunta sia in difficoltà nella gestione di questa opposizione. Non si aspettavano una resistenza così forte e reagiscono così, con l’ unica arma che gli è rimasta: la forza. Perché mai hanno provato a stabilire un dialogo.
    Perfino nelle lettere giunte al corriere di Bologna, i cittadini bolognesi, più affezionati al decoro, hanno rivolto una critica al modo di condurre i processi decisionali in questa amministrazione. È ancora vivo nello spirito della città, un istintivo sprezzo per l’ arroganza del potere. Uno sprezzo che si trasforma in simpatia per questa battaglia.

  11. La lotta al don Bosco vince anche alla Bolognina, fermando una grande opera dannosa, inutile e imposta: il tunnel da via F. Bolognese a via Ferrarese, che avrebbe sconvolto il quartiere e fatto abbattere decine di platani, per fare in modo che la linea del tram non disturbasse le auto (sì, a Bologna ragionano così). Se una lotta tocca il reale, ha conseguenze tutt’intorno. Persino Repubblica titola «Effetto Besta».

    • ho trovato questo in buchetta, sono basito, purtroppo non riesco ad allegare il volantino, ma a copiare solo il testo

      Il tram arriva a Navile, E senza il sottopasso e.
      salvaguardando gli alberi
      Imminente l’avvio dei lavori della Linea Verde
      L’avvio dei lavori della linea Verde del tram è imminente e sarà con alcune importanti modifiche: l’Amministrazione comunale infatti ha
      deciso di
      eliminare dal progetto il sottopasso stradale in via Mazza-Bolognese, permettendo tempistiche di realizzazioni più veloci dei cantieri e la salvaguardia di diverse alberature di pregio.
      Il PD Navile nei mesi scorsi ha portato avanti una campagna di ascolto dei cittadini e delle cittadine rispetto alle tante preoccupazioni che la proposta de sottopasso creava. Insieme al Quartiere
      Navile abbiamo chiesto questo
      cambiamento e siamo felici di poterlo oggi condividere.
      Il tram è un progetto strategico per Bologna, portiamo avanti questa idea di mobilità sostenibile e pubblica, di città vivibile, meno inquinata.
      Questa è la nostra idea di partecipazione, questa è la nostra idea di Bologna.
      PD]
      Partito / Democratico

      • In pratica, rivendicano di aver ottenuto una vittoria… contro se stessi!
        Ormai non si può nemmeno più parlare di arrampicate sui vetri, siamo oltre, serve una nuova metafora.
        Sono comunque segnali di confusione mentale, le lotte li hanno presi alla sprovvista.

  12. Consigliamo fortemente quest’articolo di Mauro Boarelli uscito su Monitor. Un’analisi esatta e impietosa dei processi in corso a Bologna, una panoramica tra le più complete proposte finora.

    Distruggere gli spazi pubblici. Bologna da città progressista a città neoliberista

    • Come scrive l’autore alla fine del testo, “Non è facile, non sempre ci si è riusciti fino in fondo, ma sarà indispensabile – in futuro – rafforzare questo approccio trasversale per contrastare i famelici progetti che accerchiano la città e si apprestano a divorarla.”
      Oggi è successo proprio questo, alcune persone si son trovate nella zona della fermata del Lazzaretto People Mover per vedere coi propri occhi cosa sta succedendo e conoscere le persone che abitano in Pescarola (https://corrieredibologna.corriere.it/notizie/cronaca/24_aprile_17/scuole-besta-a-bologna-un-nuovo-fronte-al-lazzaretto-via-gli-alberi-per-il-cemento-comune-e-ateneo-si-fermino-f06edd34-f8fc-4a11-928a-d5875b37bxlk.shtml?refresh_ce, “effetto Besta” come scriveva Repubblica).
      Il progetto che riguarda questa zona della città è spiegato qui: https://www.comune.bologna.it/notizie/piano-abitare-50-milioni-edilizia-sociale-lazzaretto. Che preveda “edilizia sociale” (non mi è chiaro cosa significhi) non cambia il succo della faccenda: distruzione di un’area non costruita per farci strade, rotonde, palazzi.
      Per capire meglio oggi ci sono andato in bici. Basta arrivare alla fermata del Lazzaretto People Mover e quando finisce l’asfalto continuare per la strada sterrata. Il luogo, nonostante tutto, è molto bello: alcuni orti, molto verde, tracce di un passato in cui quella era campagna bolognese e la città era ancora lontana. In particolare, un ponticello e due ruderi in mattoni rossi accanto a una bellissima quercia e all’acqua della canaletta.
      “Nonostante tutto” in Pescarola significa: il People Mover che sono riusciti ahinoi a costruire, l’attuale autostrada-tangenziale e il futuro Passante (che significa, come già scritto altrove, diverse opere collaterali tra cui ingresso/uscita autostradali e grande rotonda al posto della concessionaria occupata un anno fa di Via Agucchi), l’areoporto a pochi km (mentre parlavo con una persona che abita là dovevamo smettere di parlare per una decina di secondi ogni pochi minuti).
      Tutto questo per dire che la moltiplicazione dei comitati contro la cementificazione è una grande notizia (ogni gruppo che si forma rende più probabile la nascita di un altro gruppo) e che l’abbandono della rassegnazione è una sensazione da provare.

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