SI TRAV. Come la militanza #NoTav mi ha dato il coraggio di diventare me stessa / 1

No Tav, Sì Trav. Cartello apparso Nessun* Norma, pride contro decoro e frontiere, Torino, 28 giugno 2018.

Cartello apparso alla manifestazione Nessun* Norma, pride contro decoro e frontiere, Torino, 28 giugno 2018.

di Filo Sottile

[Filo vive in provincia di Torino, ha 40 anni e una figlia. Ha scritto romanzi, saggi, canzoni e monologhi. Collabora con noi dal 2011 e il suo aiuto è stato fondamentale nella stesura di almeno due libri: Point Lenana e Un viaggio che non promettiamo breve. È una delle voci di Alpinismo Molotov – ha scritto un articolo sull’ailanto divenuto un piccolo “classico” – ed è stata sua la prima spinta a organizzare Diverso il suo rilievo, la festa di AM divenuta appuntamento annuale. Senza Filo la Wu Ming Foundation sarebbe diversa. E viceversa. Ci ha affidato questo racconto di formazione e siamo fieri di presentarvelo. Lo pubblicheremo in due puntate. Lo riteniamo uno dei testi più importanti mai apparsi su Giap. Buona lettura.
Wu Ming, 20 novembre, TDOR – Transgender Day of Remembrance]

INDICE DELLA PRIMA PUNTATA
1. Commento a un commento
2. Alta Felicità (29 luglio 2018)
3. Oggi tocca a me (7 giugno 2016)
4. Dalla prima volta alla militanza (2003-2010)
5. Fra paura e coraggio (ancora 7 giugno 2016)
6. La psicopolizia sogna «pecorella»? (febbraio-marzo 2012)

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#Proletkult, prima ristampa. Grazie a tutte quanti!


La mattina del 6 novembre, a quindici giorni dall’uscita in libreria, Einaudi Stile Libero ha deciso di ristampare Proletkult, dopo una prima tiratura di 35.000 copie. Questo non significa che siano state tutte vendute, ma certo la maggior parte è stata distribuita, su e giù per lo Stivale, ed è già un risultato incoraggiante, per il quale ringraziamo giapsters, lettrici e lettori.

Nel frattempo, è partito anche il ProleTour, con incontri molto partecipati e forieri di novità, mentre si è iniziato a parlare del romanzo in radio, sulla carta stampata e negli spazi online che si occupano di libri.

Qui di seguito, la rassegna di quel che è uscito finora, dopo le primissime recensioni e interviste che già segnalammo ai primi di novembre. Prosegui la lettura ›

Speciale #Contrattacco! Audio di tutti gli eventi + interviste e fotoracconti

Contrattacco, terza serata, presentazione di Jacobin Italia

Vag61, terza serata di Contrattacco, domenica 11 novembre 2018. Comincia la presentazione del primo numero di Jacobin Italia, intitolato «Vivere in un paese senza sinistra». Clicca per aprire lo speciale di Vag61 con le registrazioni di tutti gli eventi.

Dobbiamo ancora riprenderci dopo la gioiosa fatica dei tre giorni, il frastornante senso di comunità, la nube energizzante di chiacchiere, le riunioni-fiume da mane a sera, l’affollarsi di immagini, le agnizioni sorprendenti, vieni qui un momento, ti presento X, su Twitter la conosci come @Y, e il vorticare di libri e riviste, le musiche, i corpi, il caldo umido durante i pienoni, e la voce che la prima sera era squillante si fa sempre più gutturale e raschiata, e i dischi volanti, Posadas, Kolosimo, Angela Davis, le rimpatriate di senzapatria, cazzo, ancora ti vesti da skin come a vent’anni.

La seconda sera, sabato, al Vag61 non potevano esserci meno di cinquecento persone. La Brigata Cucinieri ha servito più di trecento pasti, la fila era lunghissima e per non farla molti si sono sparpagliati per le pizzerie, trattorie e piadinerie della Cirenaica, che non è la regione della Libia ma il rione di Bologna di cui vi abbiamo parlato tante volte qui su Giap. Molti altri sono arrivati dopo cena. E la sera dopo, domenica, c’era ancora un botto di gente.

Il calo di adrenalina è avvenuto a balzi, come una discesa in corda doppia da una vetta alpina. È uno spleen da alpinista tornato in pianura. Grande stanchezza, ma con le ultime energie si scrive il récit d’ascension.

Siamo stati all’altezza della sfida. «Siamo» chi? Siamo noi. «Noi» chi? Noi Alegre, Jacobin Italia, Vag61, Wu Ming Foundation, la metaradio, insomma: noialtri.

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Prontuario di guerriglia odonomastica – Una fotocronaca di #VivaMenilicchi!

Sono passate ormai più di due settimane dal 1° Grande Rituale Ambulante contro il Colonialismo, l’evento clou del progetto Viva Menilicchi!, curato da Wu Ming 2 per Manifesta 12, in collaborazione con Fare Ala e uno spumeggiante “collettivo di collettivi”, sul modello di Resistenze in Cirenaica.

Quello qui sopra, in apertura, è il brano registrato dai Booku Ndal in risposta allo stornello L’Abissino vincerai. Si intitola Antifascista, e dovevano eseguirlo dal vivo, al termine della nostra lunga marcia, ma gli inconvenienti di una vita precaria hanno impedito ai tre di essere tutti presenti. Il pezzo – che presto diventerà un video – è anche la dimostrazione che Viva Menilicchi! non è finito insieme a Manifesta 12, ma continuerà a produrre iniziative.

Per chi volesse ripercorrere la camminata del 20 ottobre, ancorché in forma virtuale, abbiamo preparato un nuovo storymap – con foto, segnaposti e parole raccolti lungo 18 chilometri di viandanza nelle viscere di Palermo.

Qui invece vogliamo proporre un catalogo delle diverse azioni di guerriglia odonomastica che hanno animato le tappe della processione, perché altri possano prendere spunto da questo esperimento e riproporlo nella propria città, in forme già collaudate o  innovative. Da parte nostra, ci piacerebbe dar seguito a questo primo Grande Rituale, celebrando il secondo in una città diversa. Già qualcuno si è fatto avanti per proporci di organizzarlo, ma ancora non c’è nulla di stabilito, e invitiamo chi fosse interessato a farsi avanti, perché i preparativi di Palermo sono durati più di un anno ed è quindi già tempo di darsi una mossa, se si vuole tornare in strada nel 2019. Prosegui la lettura ›

Working Class, la nuova collana di narrativa diretta da Alberto Prunetti

Ruggine, meccanica e libertà, l’illustrazione di copertina di Antonio Pronostico.
Clicca per aprire la copertina completa del libro di Valerio Monteventi, con quarta e alette, in pdf.

[Il romanzo di Valerio Monteventi Ruggine, meccanica e libertà è il primo titolo della nuova collana Working class, diretta da Alberto Prunetti per Edizioni Alegre. Lo presenteremo sabato 10 novembre al festival Contrattacco di Bologna.
La collana è nuova ma viene da lontano, da una riflessione collettiva avviata qui su Giap nel 2013, dopo l’uscita del libro del Prunetti Amianto. Una storia operaia. La conversazione a tre fra l’autore, Wu Ming 1 e Girolamo De Michele – intitolata «Classe operaia, anima precaria»  – generò una tale quantità di spunti da influenzare tanto il proseguimento della trilogia che Amianto inaugurava – il secondo episodio è 108 metri, uscito nella primavera 2018 – quanto il progetto della collana Quinto Tipo, diretta da WM1 per Alegre a partire dal 2014, per la quale Alberto ha scritto PCSP: Piccola Controstoria Popolare.
Nel settembre 2017 abbiamo pubblicato un testo cruciale, Nuove scritture Working Class: nel nome del pane e delle rose, che riprendeva e portava in un nuovo contesto alcuni fili del nostro New Italian Epic (Einaudi 2009, pdf scaricabile qui).
Da quel testo è nata questa collana.
Oggi ne pubblichiamo il manifesto, con una postilla dell’editore.
Buona lettura. WM]

Raccontare vite sfruttate senza perdere la tenerezza

Working class. Perché il termine «classe lavoratrice» ci dice di più della nuova classe di sfruttati che oggi lavorano nella logistica, nei servizi, nella ristorazione, nelle vendite, e non solo nella metalmeccanica, come le tute blu dell’epoca in cui la classe operaia tentava l’assalto al cielo.

Working class, all’inglese, perché è in Inghilterra che è nata la classe operaia. Perché è in lingua inglese che la narrativa working class ha prodotto i suoi frutti migliori, da Alan Sillitoe a Margareth Powell, da Irvine Welsh a Anthony Cartwright. Prosegui la lettura ›

#Proletkult: prime recensioni e interviste

In memoria di Alessandro Caligaris.

Ecco alcune delle tracce che l’uscita di Proletkult sta lasciando nell’infosfera.

Questa rassegna era già sulla rampa di lancio quando ci è arrivata la terribile, frastornante notizia della morte di Alessandro Caligaris, che tanti disegni ci aveva regalato, tanta transmedialità aveva aggiunto alle nostre narrazioni. Certamente saremmo stati entusiasti delle sue reinterpretazioni di Proletkult, come eravamo stati entusiasti di quelle de L’Armata dei Sonnambuli. In queste giornate convulse, dopo la prima reazione su Twitter, non siamo ancora riusciti a scrivere qualcosa di più compiuto. Inserire Alessandro nel primo post utile ci è parsa l’unica cosa fattibile per non stare in silenzio. Siamo a disposizione per qualunque iniziativa in suo ricordo.

Intervista su Proletkult rilasciata a Linkiesta
«Volevamo superare l’alternativa tra l’archetipo dell’alieno invasore e quello dell’alieno buon esploratore. Volevamo che i nostri alieni fossero più complessi, e fossero portatori di una contraddizione, tanto quanto la società terrestre.» Prosegui la lettura ›

Il vichingo che ride… nella Terra di Mezzo

[Oggi in libreria, per i tipi della casa editrice bolognese  Odoya, c’è una doppia uscita. Vita e morte dei grandi vichinghi, l’ultimo libro di Tom Shippey, filologo germanico e studioso di letteratura medievale, nonché discepolo e massimo conoscitore dell’opera J.R.R.Tolkien, e la nuova edizione di Difendere la Terra di Mezzo di Wu Ming 4. Questa coincidenza è stata l’occasione per restituire il favore a Shippey, che a suo tempo concesse un proprio articolo da pubblicare in appendice al libro di WM4. Lo stesso Wu Ming 4 infatti ha scritto la prefazione al nuovo libro di Shippey, un saggio divulgativo e originale sulla mentalità vichinga, indagata con ogni mezzo necessario, e scritto con la prosa ariosa e lo stile ironico tipici dello studioso inglese. Sul sito dell’AIST si può leggere una parte dell’introduzione di Shippey. La prefazione invece la riproduciamo qui sotto.]

Prefazione all’edizione italiana
di Wu Ming 4

Il vichingo che ride

C’è un uomo in fondo a una fossa piena di vipere. Mentre viene attaccato dai serpenti, declama una poesia, che si conclude con le criptiche parole: «ridendo io morirò». O piuttosto rivolge a chi lo ha gettato là sotto un verso ancora più oscuro: «Strepiterebbero i porcellini se sapessero della morte del vecchio verro». Prosegui la lettura ›