#Foibe o #Esodo? «Frequently Asked Questions» per il #GiornodelRicordo


[Oggi pubblichiamo un importante testo di Lorenzo Filipaz.
Lorenzo è triestino e figlio di un esule istriano. Dal ramo materno è di ascendenza slovena. Fa parte del gruppo di inchiesta su Wikipedia «Nicoletta Bourbaki». Appassionato delle storie della sua terra di confine, da anni ha intrapreso un percorso di ricerca e autoanalisi sul cosiddetto «Esodo giuliano-dalmata». L’intento è quello di capire cosa sia andato storto, per quali ragioni l’esodo da Istria e Dalmazia sia diventato una narrazione così platealmente assurda e antistorica, e come mai i figli di una terra meticcia siano diventati i pasdaran del nazionalismo.

L’approccio è quello di una seduta psicoanalitica, una sorta di terapia post-traumatica. Terapia in ritardo di sessant’anni, ma più che mai utile agli odierni discendenti di esuli, per disinnescare certi meccanismi difensivi che favoriscono reticenze e strumentalizzazioni.

Qui sotto trovate ventiquattro risposte ad altrettante domande sull’esodo istriano. Domande basate su quell’insieme di stereotipi e omissioni che ci piace chiamare «l’ideologia del Giorno del ricordo». Ventiquattro chiarimenti, uno per ogni ora del 10 febbraio. Diverse fotografie sono “finestre” aperte su interessanti approfondimenti, ma consigliamo di aprirle solo dopo aver letto le FAQ preparate da Lorenzo. Buona lettura. WM] Prosegui la lettura ›

Don #Inzoli manda avanti l’avvocato. Solidarietà a Matteo Pucciarelli

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[Prosegue l’inchiesta di Giap sull’uso politico di querele e cause civili. Stavolta Luca Casarotti si occupa dell’ultima mossa di don Inzoli, uno dei potenti del mondo CL, per quindici anni presidente del Banco Alimentare, condannato dalla stessa Chiesa cattolica per abusi su minori.

Siamo stati tra i primissimi (e pochissimi) a occuparci della vicenda fuori da Crema, dove la notizia è rimasta a lungo confinata. Sono dovuti trascorrere sette mesi dal nostro post perché il suo nome apparisse nei media nazionali, dopo la sua imbarazzante comparsata a un convegno omofobo, occasione che ha radunato in una sola sala milanese il jet set catto-camerata-leghista lombardo.

Chiariamo un punto: noi abbiamo denunciato per anni – erano i tempi del Luther Blissett Project – gli abusi giornalistici e giudiziari generati dall’isteria di massa sulla pedofilia. Abbiamo fatto contrinformazione, ci siamo occupati di persecuzioni mediatiche, ingiuste detenzioni, condanne frettolose. La pece e le piume non sono dunque parte del nostro percorso. Il giudice, lo sbirro, il giustiziere che agita un cappio, l’indignato in zona Cesarini… Sono ruoli che lasciamo volentieri ad altri. Il punto era ed è un altro: abbiamo iniziato a seguire il caso perché i media nazionali, in piena concordia multipartisan, lo hanno fin da subito sepolto nel silenzio. Per lunghi mesi nessun grande mezzo di informazione ha dato la notizia – piuttosto rilevante per la vita pubblica! – che un boss ciellino, capo carismatico di un ente caritatevole di quelli che tutti hanno l’istinto di difendere, era stato riconosciuto dalla chiesa stessa colpevole di gravi abusi.

L’impressione, davvero forte, è che Inzoli sia stato tutelato dai media, e con impressionante serratezza di ranghi. Caso più unico che raro, in circostanze del genere. Chiunque altro – magari innocente – lo avrebbero spolpato vivo, lui invece restava innominato, persino nei giorni in cui le pagine si riempivano di chiacchiere sui preti pedofili.

Tutto ciò emanava cattivo odore, forse di «larghe intese», chissà… e a dire il vero lo emana ancora. Sì, perché dopo l’affaire del convegno milanese, tutti hanno parlato di Inzoli, ma descrivendolo perlopiù come un pretonzolo qualsiasi. Pochi hanno ricordato le sue cariche, i suoi incarichi nel braccio economico di CL, le sue amicizie ai vertici del mondo politico e nel cuore del capitalismo italiano.

Matteo Pucciarelli ha perforato quel velo, soprattutto nell’intervista al parlamentare di SEL Franco Bordo. Intervista che, come state per leggere, a Inzoli ha dato molto fastidio. Buona lettura – WM] Prosegui la lettura ›

Una nota a «Patria e morte» di Wu Ming 1 | Lettera dello storico Luca Di Mauro

Saint Edme

Pagine della prima apparizione su stampa del «Patto sociale costituzionale dell’Ausonia», 1820.

[WM1:] La pubblicazione dei primi appunti sparsi sul vittimismo ha di nuovo attirato l’attenzione sulla mia conferenza del 2011 Patria e morte. L’Italianità dai carbonari a Benigni. Nell’ultimo mese il file audio è stato ascoltato/scaricato migliaia di volte. L’ha ascoltato anche lo storico Luca Di Mauro, studioso delle società segrete ottocentesche e del Risorgimento, che mi ha mandato un’interessante lettera, disamina che diventa perorazione e difesa dei Carbonari, o meglio, dell’ala radicale ed egualitaria della Carboneria. Col permesso del mittente, la pubblico qui sotto.
Ricordo a tutt* che quella sera dopo di me parlò Wu Ming 2, il quale celebrò il centocinquantenario dell’Unità d’Italia… ricordando il centenario della guerra di Libia. La sua conferenza si intitolava Tripoli, suol del dolore e si può ascoltare qui.
[Chi ha letto Timira e Point Lenana capirà subito che quella sera, nella biblioteca di Rastignano, stavamo rovesciando e mescolando sul tavolo materiali di lavoro, dando in pratica anteprime mascherate dei due libri.]

Caro Wu Ming 1,

ti scrivo dopo aver ascoltato la conferenza Patria e morte. L’Italianità dai carbonari a Benigni, spezzone ormai decisamente datato ma di cui vengo a conoscenza solo adesso. Le mie osservazioni, quindi, possono giungere ormai fuori tempo massimo quando gli interessi di chi ha pronunciato quel discorso possono essersi spostati su altri argomenti.

Premetto che, da studioso del Risorgimento, ho molto apprezzato il tuo intervento e quanto sto per scrivere non scalfisce in alcun modo il mio accordo generale sulle cose da te dette ma riguardano unicamente un tassello che hai utilizzato per costruire il tuo discorso: il patto sociale costituzionale dell’Ausonia.
A mio avviso il suo inserimento in un filone risorgimentale nazionalista ed “aggressore” (pur certamente esistente) andrebbe quantomeno ripensato, come un’analisi ed una contestualizzazione del testo possono dimostrare. Prosegui la lettura ›

Radio Giap Rebelde | Lo Hobbit: un viaggio di crescita individuale – di Wu Ming 4

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L’11 gennaio scorso Wu Ming 4 ha tenuto una lezione su Lo Hobbit al Museo del Videogioco di Roma, all’interno del ciclo di conferenze organizzato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e dedicate al primo romanzo di J.R.R.Tolkien. Nelle quasi due ore di conferenza è racchiuso un buon condensato della riflessione di WM4 sull’opera in questione, portata avanti anche su Giap.
Mettiamo a disposizione l’audio, corredato da un indice.
Durata: un’ora e cinquanta.
N.B. Se all’ascolto in streaming preferite il download, cliccate sulla freccia a destra del player (quella che punta agli antipodi). Prosegui la lettura ›

Due #WuMingLab al Centro: «Racconti d’Oltremare» e «Bottega Bottego»

WuMingOltremare

Anche quest’anno, come nel 2014, siamo riusciti a organizzare due Wu Ming Lab a sud della Linea Gotica: Macerata (7/8 marzo) e Tagliacozzo (8/10 maggio) , in provincia dell’Aquila.

In entrambi i casi, i laboratori seguiranno la struttura del Fantarchivio: due giorni di esperimenti narrativi intorno a un documento d’archivio, proposto e selezionato da Wu Ming 2. Scopo del lavoro: imparare attraverso quali trasformazioni è possibile costruire un racconto a partire da un frammento di mondo (una vecchia foto, un articolo di giornale, una sentenza, un contratto, una testimonianza orale…).
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Radio Giap Rebelde | Laboratoire Marie Nozière, #Diariodizona, #PointLenana

Da sinistra: Nella Zorà, Eleonora Frida Mino, Manuela Grippi, Lilyth (Laura Luchino), Gaia Elisa Rossi, Fantasy (Silvia Agnello) e Mariano Tomatis. Fotografia di Veronica Maniscalco.

Da sinistra: Nella Zorà, Eleonora Frida Mino, Manuela Grippi, Lilyth (Laura Luchino), Gaia Elisa Rossi, Fantasy (Silvia Agnello) e Mariano Tomatis. Fotografia di Veronica Maniscalco.

È integralmente online il Laboratoire Marie Nozière, presentazione/performance/séance di magnetismo femminista ispirata alla protagonista del nostro romanzo L’armata dei sonnambuli.
Il Laboratoire è andato in scena il 28 gennaio 2015 nel teatro del Circolo Amici della Magia di Torino. Mattatrici dell’evento sono state Eleonora Frida Mino, Manuela Grippi, Fantasy (Silvia Agnello), Gaia Elisa Rossi, Lilyth (Laura Luchino) e Nella Zorà.

Dell’evento sono anche disponibili il programma di sala (vero e proprio «oggetto narrativo non-identificato»)  e l’album fotografico realizzato da Veronica Maniscalco. Prosegui la lettura ›

#AlpinismoMolotov diventa un blog

Logo per il lancio di Alpinismo Molotov, realizzato da Simone Vecchioni

Clicca e vai al blog.

Chi ha letto i racconti collettivi No Picnic on Rocciamelone e Alpinismo Molotov sul Triglav (Contro nazionalismi e alpinismi hipster, dal mondo di Julius Kugy) sa già cosa si intende per «Alpinismo Molotov».

L’idea è nata quando Point Lenana ha stimolato ripetuti incontri fra lettori/lettrici di Giap che amano andare in montagna ma detestano certi modi di andarci.

Una “banda di disparati” sparsi per il Nord Italia si è ritrovata in Val Susa ed è salita sulla montagna-simbolo della lotta No Tav. In quell’occasione è nata, quasi per accidente, l’espressione «Alpinismo Molotov».

Poco tempo dopo, una banda solo in parte coincidente con la prima si è ritrovata a Trieste, è andata in Slovenia e ha affrontato i saliscendi che portano alla groppa e alla testa di «Babbo Triglav», come lo chiamava Kugy.

Poi si sono aggiunte altre persone, si è discusso fitto fitto, ci sono state altre sortite… e si è deciso di aprire un blog, per analizzare e organizzare, riflettere e scarpinare. Come dicono gli zapatisti: «Camminare domandando».

Ebbene, da oggi quel blog è on line. Il primo post è una semplice, essenziale presentazione. Seguirà il manifesto dell’Alpinismo Molotov e poi, con calma, un sacco di roba. Un sacco da montagna, ovviamente. Buona lettura, buone escursioni.