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working class

Il Taglio. Ancora sulla letteratura working class di Anthony Cartwright

di Wu Ming 4

I romanzi di Anthony Cartwright sono atti d’amore. Amore per chi ha perso: calciatori fuori tempo massimo; ex-pugili che rimpiangono il ring; madri di vent’anni o di quaranta, con due lavori o nessun lavoro, con figli piccoli o già troppo grandi. Amore per la gloriosa classe operaia del Regno Unito, quella che costruì l’impero e la ferrovia (i navigator di cui cantavano i Pogues, che non andavano per mare, ma sulle rotaie); quella che ha sputato sangue nelle miniere di carbone e nelle acciaierie della rivoluzione industriale e che di rivoluzione ne sognò un’altra, almeno finché l’orgoglio, le lotte sindacali e la prospettiva di un futuro migliore rimasero qualcosa di tangibile sull’isola dove nacque il marxismo.

Un sogno che andò via via annacquandosi fino a quando l’avvento del liberismo, là prima che altrove, mise fine al futuro in nome dell’eterno presente della merce. Avvenne dopo l’ultima grande prova di resistenza operaia del Novecento europeo, la lotta dei minatori di metà anni Ottanta. Vinsero i Conservatori, vinse l’antropoide signora Thatcher, che in cambio aveva rinverdito la grandeur imperialista con la facile vittoria militare alle isole Falkland.

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In cosa si stanno trasformando i Gilet Gialli? Materiali e spunti raccolti nelle ultime due settimane

Nelle scorse settimane, su Twitter abbiamo segnalato diversi testi e video che ci sembravano rendere conto della situazione francese, della sua complessità e della sua ricchezza, proponendo chiavi di lettura non banali.

Oggi abbiamo risegnalato tutti di fila i materiali più significativi, costruendo anche un «momento». Si intitola In cosa si trasformeranno i Gilets Jaunes?→ si trova qui.

La descrizione è: «Analisi da dentro e “da accanto”, da punti di vista anticapitalisti o comunque problematizzanti, contro la narrazione dominante in Italia (ma ormai scomparsa in Francia) secondo cui quella dei Gilet Gialli sarebbe solo una lotta “destrorsa”.» Prosegui la lettura ›

Nuove ibridazioni nel cinema working class: The Harvest

The Harvest

Clicca per scaricare The Harvest (offerta libera).

Pochi giorni fa, recensendo i film Ride di Valerio Mastandrea e In guerra di Stéphane Brizé, Wu Ming 4 ha scritto:

«È bello ipotizzare – bogdanovianamente – che sarà il fantastico proletario a liberarci dalla visione sacrificale e vittimaria della classe, portandoci fuori dal vicolo cieco, verso nuovi cieli e nuove terre. Quelli che bisogna essere capaci di immaginare per poter lottare qui e ora.»

Di quel possibile «fantastico proletario» – che trova una messa in pratica anche nello stesso Ride – Wu Ming 4 ha fornito alcuni esempi, presi dalla letteratura e dal cinema. Ebbene, eccone un altro: The Harvest – regia di Andrea “Paco” Mariani, produzione di SMK Videofactory, scaricabile a offerta libera qui – racconta la vita quotidiana, lo sfruttamento e le lotte degli operai agricoli nell’Agro Pontino. Dei braccianti, insomma. Di quelli di oggi, che in quella zona sono di origine indiana e in larghissima parte di religione Sikh.

Come raccontare in un film la lotta di una classe operaia sempre più multietnica? Come raccontare una comunità operaia che contribuisce a creolizzare la classe e l’ambiente intorno, a cominciare da associazioni e sindacati? Creolizzando il film stesso, ibridando, intrecciando fili imprevisti nell’ordito del documentario d’inchiesta. Il risultato è, come lo chiama SMK, «un docu-musical».

Il 4 maggio 2018 The Harvest è stato proiettato al Vag61 di Bologna. In quell’occasione, Paco e tutta la crew hanno chiesto a Wu Ming 1 di introdurre la visione. Quello che segue è l’intervento di quella sera, trascritto dalla registrazione, sistemato nella forma e integrato da alcune note. Buona lettura, e poi buona visione. Prosegui la lettura ›

Ride… in guerra. Note proletkultiste sul cinema working class

Ride in guerra


di Wu Ming 4

[Venerdì 7 dicembre a Bologna dialogheremo con Valerio Mastandrea sul tema: «Ride e Proletkult. Come comporre le storie affinché il nostro fare vada a buon fine». L’incontro si terrà alle h.18 al Cinema Lumière, Piazzetta Pasolini, entrata da via Azzo Gardino 65/b. Dopo l’evento, Valerio presenterà il suo film Ride alle h.21 al Cinema Arlecchino, via Lame 59/A. Anticipiamo qui alcuni appunti di (doppia) visione su Ride e In guerra di Stéphane Brizé.]

Ridere per non piangere

La prima prova di regia di Valerio Mastandrea è innanzi tutto un film su un blocco emotivo davanti alla morte. Un’assenza che si verifica come un fulmine a ciel sereno lascia spiazzati, shockati e incazzati. Ci vuole tempo perché il dolore esploda, bisogna prima rendersi conto di ciò che è successo, e così capita che la disperazione e le condoglianze altrui circondino chi resta, mettendolo in imbarazzo per un dolore che non ce la fa a uscire. Ma se questo è il problema di Carolina, la protagonista del film interpretata da Chiara Martegiani, e di suo figlio Bruno, si staglia su un contesto nient’affatto casuale. La morte è una delle tante «sul lavoro». È la morte di un operaio figlio d’operaio. Perché questo è Ride, una storia operaia, ambientata tra il proletariato urbano di Nettuno, una delle città-satellite di Roma. E se anche è difficile riconoscere nella protagonista una casalinga moglie di metalmeccanico, proprio per questo è il personaggio che serve a questa storia, una sorta di aliena – riminese emigrata al contrario – che improvvisamente si trova a dover affrontare la gestione sociale del lutto, prima ancora che la mancanza privata. Prosegui la lettura ›

Speciale #Contrattacco! Audio di tutti gli eventi + interviste e fotoracconti

Contrattacco, terza serata, presentazione di Jacobin Italia

Vag61, terza serata di Contrattacco, domenica 11 novembre 2018. Comincia la presentazione del primo numero di Jacobin Italia, intitolato «Vivere in un paese senza sinistra». Clicca per aprire lo speciale di Vag61 con le registrazioni di tutti gli eventi.

Dobbiamo ancora riprenderci dopo la gioiosa fatica dei tre giorni, il frastornante senso di comunità, la nube energizzante di chiacchiere, le riunioni-fiume da mane a sera, l’affollarsi di immagini, le agnizioni sorprendenti, vieni qui un momento, ti presento X, su Twitter la conosci come @Y, e il vorticare di libri e riviste, le musiche, i corpi, il caldo umido durante i pienoni, e la voce che la prima sera era squillante si fa sempre più gutturale e raschiata, e i dischi volanti, Posadas, Kolosimo, Angela Davis, le rimpatriate di senzapatria, cazzo, ancora ti vesti da skin come a vent’anni.

La seconda sera, sabato, al Vag61 non potevano esserci meno di cinquecento persone. La Brigata Cucinieri ha servito più di trecento pasti, la fila era lunghissima e per non farla molti si sono sparpagliati per le pizzerie, trattorie e piadinerie della Cirenaica, che non è la regione della Libia ma il rione di Bologna di cui vi abbiamo parlato tante volte qui su Giap. Molti altri sono arrivati dopo cena. E la sera dopo, domenica, c’era ancora un botto di gente.

Il calo di adrenalina è avvenuto a balzi, come una discesa in corda doppia da una vetta alpina. È uno spleen da alpinista tornato in pianura. Grande stanchezza, ma con le ultime energie si scrive il récit d’ascension.

Siamo stati all’altezza della sfida. «Siamo» chi? Siamo noi. «Noi» chi? Noi Alegre, Jacobin Italia, Vag61, Wu Ming Foundation, la metaradio, insomma: noialtri.

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Working Class, la nuova collana di narrativa diretta da Alberto Prunetti

Ruggine, meccanica e libertà, l’illustrazione di copertina di Antonio Pronostico.
Clicca per aprire la copertina completa del libro di Valerio Monteventi, con quarta e alette, in pdf.

[Il romanzo di Valerio Monteventi Ruggine, meccanica e libertà è il primo titolo della nuova collana Working class, diretta da Alberto Prunetti per Edizioni Alegre. Lo presenteremo sabato 10 novembre al festival Contrattacco di Bologna.
La collana è nuova ma viene da lontano, da una riflessione collettiva avviata qui su Giap nel 2013, dopo l’uscita del libro del Prunetti Amianto. Una storia operaia. La conversazione a tre fra l’autore, Wu Ming 1 e Girolamo De Michele – intitolata «Classe operaia, anima precaria»  – generò una tale quantità di spunti da influenzare tanto il proseguimento della trilogia che Amianto inaugurava – il secondo episodio è 108 metri, uscito nella primavera 2018 – quanto il progetto della collana Quinto Tipo, diretta da WM1 per Alegre a partire dal 2014, per la quale Alberto ha scritto PCSP: Piccola Controstoria Popolare.
Nel settembre 2017 abbiamo pubblicato un testo cruciale, Nuove scritture Working Class: nel nome del pane e delle rose, che riprendeva e portava in un nuovo contesto alcuni fili del nostro New Italian Epic (Einaudi 2009, pdf scaricabile qui).
Da quel testo è nata questa collana.
Oggi ne pubblichiamo il manifesto, con una postilla dell’editore.
Buona lettura. WM]

Raccontare vite sfruttate senza perdere la tenerezza

Working class. Perché il termine «classe lavoratrice» ci dice di più della nuova classe di sfruttati che oggi lavorano nella logistica, nei servizi, nella ristorazione, nelle vendite, e non solo nella metalmeccanica, come le tute blu dell’epoca in cui la classe operaia tentava l’assalto al cielo.

Working class, all’inglese, perché è in Inghilterra che è nata la classe operaia. Perché è in lingua inglese che la narrativa working class ha prodotto i suoi frutti migliori, da Alan Sillitoe a Margareth Powell, da Irvine Welsh a Anthony Cartwright. Prosegui la lettura ›

Lotta di classe, mormorò lo spettro. Una miniserie in due puntate / 2

«Abbiamo tutti un’amica, un compagno, un amante, una parente, un vicino di casa, una collega che fino a pochi anni fa era inequivocabilmente di sinistra, ma da qualche tempo ha la mania di leggere dei blog un po’ ambigui, di seguire pagine Facebook che ci lasciano perplessi, di citare cazzari patentati come se fossero importanti pensatori controcorrente, di fare discorsi che riecheggiano quelli di Salvini ma in versione “comunista”…»
Uno spettro ci porta in volo nei luoghi della lotta di classe, dove si vede che certi discorsi “marxisti” contro l’immigrazione non solo di marxista non hanno nulla, ma sono una truffa ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori. Di tutti i lavoratori: immigrati e autoctoni.


di Mauro Vanetti

[La prima puntata è qui.]

indice della seconda puntata

6. Terza notte
7. Lenin No Border
8. L’ultima notte
9. La «bella sinistra di una volta» vi schifava uguale
10. Poscritto

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