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scuola

Brodo di DAD. Appunti per non farsi bollire a scuola durante e dopo l’emergenza coronavirus

Didattica A Distanza per ogni palato! Linea «Brodo Superiore». Sul Medio e l’Elementare c’è lo sconto, cercali su Google!

della Rete Bessa *
con fotografie di Michele Lapini
e una postilla di Wu Ming
[Tradução em português aqui]

1. Distopia

«Ora come ben saprà ci sono le restrizioni, tutto bloccato, non ci possiamo fare niente!»
Quest’anno ho fatto solo supplenze intermittenti, un paio di mesi di seguito al massimo e tanti giorni sparsi. Ma da tre giorni ci sono le restrizioni. Con la chiusura delle scuole, niente più chiamate di presa in carico, niente stipendio, unica via l’indennità di disoccupazione. Ma servono gli ultimi contratti, appunto, e i rispettivi pagamenti. Che mancano.
«
Non le sono arrivati gli stipendi di dicembre?»
Con quattro mesi di ritardo, sì. Come spesso, come a tant*. Sono andati a coprire il debito dei mesi precedenti. Ma poi cosa c’entra? Il punto è che devo chiedere la disoccupazione.

«Poi, insomma, lei è solo una MAD!»

MAD, Messe A Disposizione, ossia il personale docente convocato una volta che si è esaurita la graduatoria. Ti chiamano perché hai lasciato il curriculum nel posto giusto al momento giusto. Chi è convocato in questo modo rappresenta l’ultimo anello della precarietà nella scuola. Per questo motivo MAD è sinonimo di
mesi passati a coprire malattie e permessi, di colleghe di ruolo che si aggrappano alla speranza di un* supplente, che progettano il lavoro in classe sulla sicurezza della tua presenza, di organizzazione del personale scolastico che galleggia scientemente sulla disponibilità costante di docenti precari*… Mi decido a prendere parola:
«
La avviso che se non mi consegnate i miei contratti prenderò provvedimenti: sindacati, avvocati, diffide, messe in mora….»
«Signorina… Se le va bene ci vediamo alla Coop? Così firma i contratti e glieli consegno.»

Eccoci lì, sul muretto vicino al supermercato, tra mascherine e guanti, a fianco di una coda con carrello.

L’odio.

Non tanto nei confronti di colleghe o colleghi decisamente non affini con cui devi per forza collaborare, o di quella parte del personale scolastico che si permette di trattarti come una pezza da piedi arrivando a farti firmare il contratto alla Coop.

L’odio pulsante contro il sistema scuola, i suoi non-detti e le sue gerarchie. Prosegui la lettura ›

Un ministro, il mestiere di storico e «la versione libresca del Trono di Spade» – di Nicoletta Bourbaki

A destra, Lorenzo Fioramonti; alla sua destra, Luigi Di Maio. Clicca per leggere il commento di Nicoletta Bourbaki alle recenti esternazioni di uno dei due su come si insegna la storia.

Nei giorni scorsi, i media nazionali hanno dato spazio a una dichiarazione del ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti sul modo in cui, a suo parere, andrebbe insegnata la storia.

Il passato non va ridotto a un elenco di battaglie, questa in sintesi la posizione del ministro, ma vanno raccontati anche gli eventi politico-istituzionali più importanti: vanno anche raccontate le curiosità biografiche dei grandi personaggi storici, così da renderceli più familiari, più umani. Insistere sulla dimensione bellica della storia, sempre secondo Fioramonti, avrebbe l’effetto di… alimentare il conflitto nella società. Prosegui la lettura ›

I «45 cavalieri» di Wikipedia. Da chi e cosa è libera l’enciclopedia libera?

cavallo-di-Bastoni

È possibile usare Wikipedia a scuola, in modo critico e utile? Quali sono le trappole da evitare? Può aiutarci a capirlo la voce «Storia del Trentino».

di Tommaso Baldo (*)
con la collaborazione del gruppo Nicoletta Bourbaki (*)

0. Premessa
1. La voce Storia del Trentino su it.wiki sino al 26.9.2015
2. Le modifiche del 26.9.2015 alla voce Storia del Trentino
2b. La citazione di Monzali sulla “snazionalizzazione” degli italiani d’Austria
2c. Prendere per buono un testo irredentista del 1914
2d. La «questione nazionale trentina»
2e. Sempre colpa dell’Austria
3. Alcune “trappole” ricorrenti su Wikipedia
3b. La fonte c’è ma…
3c. Attenzione a certe “dimenticanze”
3d. Una narrazione conservatrice
4. L’«Enciclopedia libera» va presa sul serio
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#Renziscappa. Debolezza, fughe e paura del confronto di un premier che diceva «la mia scorta è la gente»

Pusillanimità vista dall'alto: il Renziscappa tour 2014.

Pusillanimità vista dall’alto: il #Renziscappa tour 2014. Il “picco dei pacchi” coincide con le proteste di piazza contro il Jobs Act. Dopo quel momento, ‘enzi ha smesso di prendere impegni che lo esponessero a Rischi di contatto col paese Reale.
Paese che magari si astiene dal voto perché privo di rappresentanza politica (si veda il “terremoto” alle ultime regionali in Emilia-Romagna, quando si parlò di un vero e proprio “sciopero del voto”), ma non disdegna di accogliere i premier a peRnacchie e veRdura maRcia. O comunque, ‘enzi ha paura che accada.
Nella fase in cui, contro il parere di quasi tutti i lavoratori dell’istruzione, il suo governo ha imposto la controriforma autoritaria e liberista della scuola, ‘enzi si è ben guardato dal farsi vedere se non in telepresenza o, nei casi in cui doveva per forza esserci, protetto da spesse mura di scudi e manganelli, costretto a uscire dalla gattaiola per salire di corsa sull’auto blu che partiva sgommando. «La mia scorta sarà la gente», dichiarava a inizio mandato. Se avessimo media mainstream meno leccaculi e scodinzolanti, questa situazione sarebbe chiara a tutti da almeno un anno.
Clicca per aprire e consultare la mappa interattiva. [WM]

di Christian Raimo
(con un commento/didascalia di Wu Ming)

Due giorni fa è stato annullato l’incontro che Matteo Renzi doveva tenere alla festa dell’Unità di Roma. Sul sito della festa dal pomeriggio si poteva leggere questo comunicato:

«Matteo Renzi ieri sera ha visitato a sorpresa la Festa dell’Unità di Roma, intrattenendosi a lungo con i volontari e i militanti tra gli stand.
Il previsto appuntamento di questa sera con il Segretario del PD, dunque, non si terrà.»

Il comunicato dava così per espletato il senso dell’incontro pubblico. Il 27 luglio Renzi aveva fatto un’improvvisata tra gli stand: ha detto un po’ di ciao, ha lanciato qualche battuta, ha giocato una partita a biliardino con il presidente del Pd Matteo Orfini e il sottosegretario Luca Lotti – come mostrato da varie foto ufficiali e meno. E la visita era andata. Prosegui la lettura ›

La favola della scuola. Gli insegnanti, gli studenti, le lotte (e il Partito della Nazione)

Vietati i don Chisciotte

di Carmelo Palladino e Girolamo De Michele, feat. Mauro Presini e molti insegnanti e studenti e bidelli (*)

«Fischiate quanto volete, noi andiamo avanti.»
(Matteo Renzi agli insegnanti liguri, 25.05.2015)

«Matteo, fermati: fermati prima che uno dei due, tu o la scuola pubblica, vada a sbattere.»
(l’insegnante Giovanni Cocchi a Matteo Renzi, 16.05.2015)

1. C’era una volta…

C’era una volta una SCUOLA: tutti la conoscevano, tutti sapevano dove stava, tutti sapevano che lavoro faceva, tutti la rispettavano. Era una buona scuola!
Un brutto giorno però arrivarono degli esperti di sottrazioni e cominciarono a dire che bisognava risparmiare perché c’era la crisi.
Dissero che nella parola SCUOLA c’erano troppe vocali e troppe consonanti e che bisognava semplificare ed essenzializzare.
Così tolsero la C di “Capire” per regalarla a chi vendeva computer e software per le Classi 2.0.
Con la sottrazione della C, la scuola stava diventando una SUOLA e molti sentivano di poterla mettere sotto i piedi.
Subito dopo arrivarono anche i nostalgici del passato che le presero la U di “Uguaglianza delle opportunità” perché alle elementari volevano reintrodurre il maestro Unico.
La scuola ora si sentiva più SOLA e molti cominciavano a non capire bene a cosa potesse servire. Prosegui la lettura ›