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Bartleby

Me a sån Ciarliebdò, ovvero: Miseria dell’ateneo e della città di Bologna

Religious censorship. Protecting you from reality.

Accade all’Università di Bologna, la più antica del mondo, quella che non perde occasione di vantare i suoi nove secoli di vita. Chi oggi la governa intima a un’associazione studentesca di ritirare dalla circolazione il numero della rivista che redige (si chiama Fornofilia e Filatelia) e di cambiare stile editoriale, lasciando intendere che in caso contrario ci saranno ripercussioni. Dato che l’associazione riceve finanziamenti dall’università per il suo progetto culturale, le ripercussioni consisterebbero nel ritiro dei finanziamenti stessi.
Il motivo dell’ingiunzione? Sull’ultimo numero della rivista compare una vignetta ritenuta blasfema e oscena, ovvero lesiva dell’immagine dell’ateneo. [scarica il pdf e guarda la vignetta nel contesto per cui è stata pensata]
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Sgomberate Bartleby e facciamola finita

Avevate una città e l'avete distrutta. Maledetti. Un milione di volte maledetti.

"Avevate una città e l'avete distrutta!"

Questa pantomima è durata anche troppo. Tra l’altro la regia del serial, giunto ormai alla terza o quarta stagione, lascia davvero a desiderare. L’ultima puntata, un paio di giorni fa, si commenta da sé. Comune e Università propongono un nuovo spazio da destinarsi alle associazioni studentesche: un capannone fuori città, in mezzo a una zona industriale semidisabitata, di proprietà di un privato. Questo senza un progetto, senza un criterio di assegnazione, senza una consultazione con chi dovrebbe andare in quel luogo, con l’unica certezza che l’ateneo sborserà cinquantamila euro all’anno di affitto. Inutile dire che sarebbe bello se a Bologna si investisse ben di più per finanziare le esperienze di autorganizzazione degli studenti, ma se i progetti sono questi, allora è meglio risparmiare i soldi, perché si rischia di buttarli dalla finestra. Prosegui la lettura ›

Il filo della parola Fútbologia 2012 #Bologna

foto di São Pedrinho

Ok, allora ci proviamo. Fútbologia, voglio dire.

Certo, lo sapete, il crowdfunding è andato ad minchiam (cit. prof. Scoglio), e si poteva pure immaginare, l’asticella era alta, il disastro sociale, non c’è un euro, eccetera. Ecco, sì, tutta questa roba e anche altra. Però ci proviamo lo stesso, se possibile rilanciando anche un po’, innanzitutto grazie alla grande tenacia tranquilla di Christiano (xho), e a un manipolo di amici e volontari che danno una mano ormai da tempo.

Dunque Fútbologia, sabato 3 novembre, gioca il calcio d’inizio. Prosegui la lettura ›

Hafa Café, Timira, Point Lenana. Une soirée panafricaine chez Bartleby

Panafrican flag

Radio Giap Rebelde presenta: audio della serata “panafricana” a sostegno di Bartleby, 17 ottobre 2012. E quando diciamo “Bartleby”, intendiamo lo spazio culturale più detestato e minacciato di sgombero dai poteri forti della città di Bologna: l’Alma mater capeggiata da Ivano Dionigi, il sempre più “lagnifico” rettore, & la classe digerente del PD, nello splendore grigiastro di tutte le sue ipocrisie.
Pietro Floridia, Antar Mohamed, Reda Zine e Wu Ming 1 hanno raccontato storie sospese tra Italia e Marocco, Italia e Senegal, Italia e Somalia, Italia e Libia, Italia e Kenya.
Buon ascolto. Al solito: per ascoltare in streaming senza lasciare questa pagina, clicca l’icona “>”. Per scaricare l’mp3, clicca sul link testuale e salva il file.
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Bartleby deve ri-morire!

La nostra ricetta del vecchio mondo
Un giorno gli studiosi di storia locale si occuperanno della lunga decadenza di Bologna. E chissà che non dedichino qualche minuto del loro tempo al paradosso di questi giorni, come cartina al tornasole del livello di imbarbarimento che la città ha raggiunto. Parecchi anni fa, lo storico frontman degli Skiantos, Roberto “Freak” Antoni, pubblicò una raccolta di aforismi e poesie intitolata Non c’è gusto in Italia a essere intelligenti. Ecco, sembra che a Bologna questo sia vero due volte. Anche perché, nel caso specifico, si finisce a sbattere la testa sempre contro lo stesso muro, come i matti, con rispetto parlando. Lo si fa proprio mentre in provincia i muri sono ridotti a macerie e le preoccupazioni dovrebbero essere altre. In questo caso, il muro su cui si segna il livello di demenzialità è (ancora una volta) quello di Bartleby. Prosegui la lettura ›

Mugello Sottosopra. WM2 intervista Simona Baldanzi

Cantieri dell'Alta Velocità

«Uno può vivere tutta una vita senza sentir parlare dei minatori, una maggioranza preferirebbe addirittura non sentirne parlare. La stessa cosa avviene con tutte le specie di lavori manuali, ci tengono in vita e noi ci dimentichiamo che esistono.»

Sono passati quasi ottant’anni da quando George Orwell scrisse queste parole nel suo reportage sulla classe operaia dell’Inghilterra settentrionale, La strada di Wigan PierProsegui la lettura ›