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Speciale Francia | Proletkult e dintorni: calendario delle presentazioni + recensioni e notizie

La copertina dell’edizione francese.

Da quando la casa editrice Métaillié ha pubblicato Proletkult in Francia – tradotto da Anne Echenoz per la collana «Bibliothèque Italienne» diretta da Serge Quadruppani – il nostro romanzo del 2018 sta conoscendo un notevole successo di critica. Se alle numerose recensioni uscite corrisponda anche un successo di pubblico, è ancora presto per dirlo.

Forse ha un ruolo in questa ricezione la rinnovata attenzione per la storia dell’impero zarista, dell’URSS e della Russia post-1991.

Attenzione che in Francia sembra tradursi anche in curiosità e interesse, non solo in ipersuscettibilità come accade da noi, dove nel discorso pubblico prevale una meccanica, banale, odiosa russofobia, anzi, russopatia da Scontro di Civiltà. In Italia son tutti guerrieri Gedi, sensibili alla Forza e agitanti spade laser in faccia ai sospetti «filorussi». Anche politici e influenzari che fino a un mese fa leccavano oscenamente i piedi – diciamo i piedi – a Putin. Ma questa è un’altra storia, forse.

Tornando a noi: nelle ultime settimane sono uscite molte recensioni francesi di Proletkult. Ve ne offriamo una selezione qui sotto. A seguire qualche altra novità che ci riguarda, proveniente sempre dal mondo francofono.

Ma prima, il calendario. A partire da domani Wu Ming 2 sarà in Francia – e non solo nella capitale – per presentare il libro, parlare dei nostri progetti, tenere laboratori. Eccovi date, luoghi, dettagli. Prosegui la lettura ›

A proposito delle nuove scoperte su QAnon, alcune brevi note di Wu Ming 1

Il titolo di Repubblica è il più scorretto. Furber e Watkins, anche fossero autori delle Qdrops, non sarebbero in alcun modo i «capi di QAnon», movimento caotico e reticolare, privo di strutture gerarchiche. Più che un’organizzazione, una sfera di discorsi. Furber e Watkins non sarebbero nemmeno «i fondatori», come titola l’AGI, però intendendolo come «coloro che avviarono la catena degli eventi», allora per Furber ci può (presuntamente) stare, benché non sia preciso. Ma «capi» no.

di Wu Ming 1

Ritengo necessario fare qualche precisazione e chiarimento
1) sulle notizie che stanno rimbalzando un po’ ovunque (anche in Italia);
2) su un “mezzo falso storico” che in poche ore ha preso forma, e soprattutto
3) su un equivoco in cui stanno cadendo molti commentatori, mainstream e non solo.

Che uno dei due autori delle «gocce» di Q fosse con ogni probabilità Ron Watkins era opinione diffusa tra gli “esperti” già nel 2020, tant’è che l’ipotesi è assunta nel mio La Q di Complotto. Ipotesi che si è rafforzata quando, nella primavera 2021, la HBO ha mandato in onda la serie documentaria di Cullen Hoback Q: Into The Storm, in cui Watkins veniva colto alla sprovvista e faceva una mezza ammissione.*

Che le Qdrops avessero più di un autore era dato per inteso da tempo, e anche che il gioco non fosse cominciato a opera di Watkins. Nel gennaio 2021 i risultati di una prima analisi stilometrica condotta dalla svizzera Orphanalytics avevano individuato un “cambio di mano” avvenuto nel dicembre 2017. Anche questo era già riportato ne La Q di Complotto.

Finora non c’erano indizi di rilievo su chi potesse essere l’autore delle prime Qdrops (che nell’autunno 2017 si chiamavano ancora Qcrumbs). Le recenti analisi stilometriche puntano il dito su Paul Furber. Questo è il vero elemento di novità contenuto nelle ultime news **. Prosegui la lettura ›

Nuovo speciale «La Q di Qomplotto»: la puntata 9 del podqast, interviste, altri podcast, notizie dall’estero

La Q di Podqast

Clicca per ascoltare «Forme», la nona puntata de La Q di Podqast.

Dopo le feste, con ogni probabilità, La Q di Qomplotto andrà in ristampa per la quarta volta. Cinque tirature in dieci mesi, per un totale che tra non molto toccherà le ventimila copie. Cioè il doppio di quel che contavamo di vendere nella migliore ipotesi.

È evidente che questo «romanzo di un’inchiesta» ha toccato punti sensibili, ha intercettat… No, no. «This is clumsy bullshit», direbbe Dylan. Sono formule a rischio cliché. È ancora presto per capire. Tempo al tempo.

Con questo speciale riprendiamo i fili del dibattito innescato dal libro e soprattutto riprendiamo la serie La Q di Podqast, dopo una pausa non breve. L’ultimo episodio – l’ottavo, intitolato «Lumi» e con ospite Gad Lerner – risaliva all’estate.

Anche questa nona puntata, come la precedente, è stata registrata live, di fronte a un pubblico.

Nelle scorse settimane alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma 2 di Tor Vergata si è svolto, suddiviso in quattro incontri, un seminario sul cospirazionismo. Prosegui la lettura ›

Insegnare a trasgredire. Provare a salvarsi – anche dalla Dad – leggendo bell hooks (1954-2021)

Insegnare a trasgredire

Insegnare a tragredire. L’educazione come pratica della libertà (Meltemi Editore). Clicca per leggere la scheda del libro.

di plv *

La notizia della morte di bell hooks cade nei giorni della chiusura delle scuole.

Non mi riferisco alla chiusura natalizia, ma allo stillicidio di chiusure per quarantena che in realtà già da parecchio tempo accompagnano la scuola italiana, riportando in auge la Dad e il malessere che questa produce. Chi è nelle chat dei genitori, degli insegnanti, dei vari movimenti, sa che questo è un problema rilevante da più di un mese. La differenza rispetto all’anno scorso è che le chiusure sono frammentate e non stabilite da un organo centrale. Ma di chiusure si tratta e sono destinate a fare danni.

Negli ultimi due anni abbiamo visto discutere di Insegnare a trasgredire di bell hooks in moltissimi ambiti, non solo tra insegnanti. Nel corso dell’estate anch’io ho letto il libro e quando l’ho chiuso mi è rimasta addosso una forte voglia di discuterne. In realtà, la voglia non mi veniva tanto dal libro in sé, ma dalla necessità di riadattare quelle riflessioni al contesto scolastico che stiamo attraversando.

Mi viene da citare Wolf Bukowski, che in un articolo pubblicato in questi giorni, più di parlare del Green Pass, ragiona sul tanto discusso «ritorno alla normalità»: «Avevo iniziato questi appunti in ottobre…». Prosegui la lettura ›

Sul revival di Luther Blissett in giro per il mondo e una nuova, preziosa bibliografia

bibliografia Luther Blissett

Clicca per visitare la pagina dedicata al libro di Dogheria & Zingoni e scaricare il pdf. Per ordinarne una copia cartacea scrivere a stradebianchelibri@gmail.com.

Da alcuni anni il Luther Blissett Project – nel quale militammo, con moltissime altre persone, per tutta la seconda metà dei Novanta – e più in generale l’utilizzo del nome improprio «Luther Blissett» sono al centro di un intenso revival internazionale.

Molteplici le manifestazioni e testimonianze. Si va dal divertito documentario di Dario Tepedino Luther Blissett – Informati, Credi, Crepa (Dadalab 2019, in streaming su Chili)…

…a nuove ricostruzioni storiche e letture filosofiche della parabola del Luther Blissett Project, come quella tentata da Edmund Berger in Accelerazione. Correnti utopiche da Dada alla CCRU (Nero 2021).*

Il Luther Blissett Project ha anche ispirato l’inattesa riscoperta – con rivisitazione in salsa memetica/alt-pop – della figura e del pensiero di Juan Posadas, «trotskista cosmico» argentino, morto a Roma nel 1981. Almeno, è quanto sostiene  A. M. Gittlitz nel suo I Want to Believe: Posadism, UFOs and Apocalypse Communism (Pluto Press, 2020).**

Il revival blissettiano era cominciato prima, ma si è intensificato a partire dal 2018, dopo l’esplosione del fenomeno QAnon.

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Poteva forse non accadere? Senza titolo di viaggio. Filo Sottile nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1

cover Senza titolo di viaggio

Clicca per vedere la copertina “stesa”, cioè completa di quarta e alette.

Rombi di tuono e lampi: entrano in scena tre streghe. Così comincia il Macbeth.

Le streghe le vediamo anche qui, ma non compaiono all’inizio, né leggono il futuro a un condottiero scozzese. Queste streghe accolgono l’autrice – sorella nella buona e nella cattiva sorte – nella sterpaglia che costeggia il Sangone, torrente che dà il nome a una valle piemontese. È a loro che Filo racconta la sua storia, la storia che avete tra le mani, una battaglia partita per cinque lettere.

OMENA

«Battaglia che forse, chissà, non ci sarebbe stata senza la lotta No Tav».

«Come? C’entra pure quella?»

«Manco te l’immagini, quanto c’entra».

Le streghe ascoltano, commentano, consolano, preparano a Filo un brodo di erbe selvatiche. Anche loro hanno una storia, e a modo loro la raccontano. L’unica cosa che non fanno è leggere il futuro. Perché, come diceva un fratello maggiore, the future is unwritten. Prosegui la lettura ›

La traduzione della Rivoluzione. Un articolo e un’intervista su L’Armata dei sonnambuli in castigliano.

La maschera di Scaramouche, dalla copertina dell’Armata dei sonnambuli ai muri di Lavapiés, Madrid. Con storpiatura linguistica e rivoluzionaria del tradizionale motto ¡Viva España! (Foto di Andrea Bresadola, 2019)

[Quasi due anni fa, nel dicembre 2019, l’Università di Macerata ha organizzato il convegno “Il traduttore nel testo”, durante il quale Andrea Bresadola ha intervistato Wu Ming 2 a proposito delle “lingue” utilizzate per scrivere L’Armata dei sonnambuli, proponendo poi un’analisi minuziosa delle soluzioni adottate dal traduttore del romanzo in castigliano, Juan Manuel Salmerón Arjona. Con i soliti ritardi dovuti alla pandemia, gli atti del convegno sono stati pubblicati quest’estate, in un libro omonimo. La terza e ultima parte del volume (“In dialogo con l’autore”) è tutta dedicata alla suddetta intervista (“Dal foborgo al palco di Madama Ghigliottina:la lingua della Rivoluzione nell’Armata dei sonnambuli”) e all’articolo di Bresadola: “La traduzione della Rivoluzione: appunti su El Ejército de los Sonámbulos”. Quest’ultimo, in particolare, ci sembra interessante anche per chi non legge lo spagnolo e non si occupa di traduzioni letterarie, perché attraverso il confronto tra le due versioni del testo, mette sotto la lente d’ingrandimento l’impasto linguistico presente nel romanzo. Da un totale di oltre 75 pagine, vi proponiamo qui due estratti: dall’intervista a Wu Ming 2, abbiamo tolto la parte che riguarda la lingua dell’Armata, in parte perché ritorna poi nell’articolo e in parte perché si tratta di considerazioni che qui su Giap abbiamo già proposto a suo tempo; dall’articolo di Andrea Bresadola, prendiamo invece la terza parte (“La voce del popolo”) che riguarda il gergo popolare dei parigini, e in particolare del foborgo di Sant’Antonio, tralasciando quelle sulle altre varietà linguistiche individuate nel romanzo (il bolognese di Léo Modonesi, l’alverniate inventato, la pa’lata del Muschiatini e quella RivoluzionaRia di ScaRamouche). In appendice al post, sempre a proposito di lingua castigliana, il grande scrittore messicano Paco Ignacio Taibo II recensisce Stella del mattino di Wu Ming 4, che presto uscirà in Messico con il titolo Estrella del alba. WM]

A.B.: […] passiamo alla questione delle traduzioni dell’Armata dei Sonnambuli e, più in generale, della vostra opera.

WM2: Sul rapporto coi traduttori, direi che io sono abbastanza stupito del fatto che, soprattutto in tempi più recenti (all’inizio accadeva un po’ di più), difficilmente i traduttori si mettono in contatto con noi. Io non sono un traduttore, quindi non so proprio come si faccia, ma può darsi che ci sia un aspetto del lavoro di traduzione che si è affermato: non farsi influenzare dall’autore. L’unico con cui abbiamo avuto degli scambi regolari anche durante la traduzione è Serge Quadruppani, che ha tradotto diversi nostri romanzi in francese. Ma lui perché è un amico: lo conosciamo da prima che diventasse il nostro traduttore. Anzi, è diventato il nostro traduttore perché ci siamo conosciuti e si è interessato ai nostri lavori. Con gli altri non succede. Mi dico che io, se fossi un traduttore, e mi trovassi davanti all’Armata dei Sonnambuli, due o tre cose all’autore, potendo, le chiederei. E, invece, non è successo con le traduzioni tedesche, che ci dicono essere molto buone, e non è successo, se non all’inizio, con le traduzioni in inglese, che hanno anche vinto dei premi.  Prosegui la lettura ›