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Libri

Non basta tornare a parlare di clima, conta il come torniamo a parlarne. Primi appunti (post-pandemia e dal Delta padano)

La ricerca degli iconemi. Una delle cornici-capitolo della presentazione multimediale «Blues per le terre nuove».

PREMESSA: UN PERICOLO, DUE EMERGENZE, UN RISCHIO

Il testo che segue è stato scritto nell’estate 2020, durante la prima “tregua” concessa dall’emergenza pandemica, e pubblicato nell’ottobre successivo come saggio introduttivo a Quando qui sarà tornato il mare, romanzo «a mosaico» scritto dal gruppo Moira Dal Sito.

Il libro – risultato di un laboratorio su crisi climatica e scrittura collettiva che ho tenuto nel Basso Ferrarese – è arrivato in libreria in un momento sfortunato, mentre l’angoscia riscendeva le pareti del pozzo e, dopo le parziali riaperture estive, si tornava a chiudere tutto. Ogni attenzione era sui numeri della «seconda ondata» e  qualunque altro discorso era destinato a infrangersi contro l’Emergenza. Non è stato possibile organizzare presentazioni e l’esperimento – parte del progetto Blues per le terre nuove – ha attirato poca attenzione.

Ora la questione climatica è tornata in primo piano e ripartono le mobilitazioni sul tema, che è il tema dei temi, perché noi viviamo nel clima. Il clima è sempre stato la precondizione di ogni attività umana, di ogni modo di produzione, di ogni civiltà e società.

Forse è un buon momento per proporre quel testo su Giap, e riprendere i fili di Blues per le terre nuove.

Blues per le terre nuove è un progetto la cui fase preliminare è partita nel 2017 e che mi terrà impegnato ancora per diversi anni, probabilmente per tutti gli anni Venti. È imperniato sulla storia e la geografia del grande Delta del Po, in particolare del Basso Ferrarese, e sui modi in cui i cambiamenti climatici permettono di rivisitare tale storia. Quei territori, infatti, sono destinati a essere sommersi – con un’ingressione dell’Adriatico fino a trenta chilometri dalla costa – da qui alla fine del secolo. Dove la terra fu strappata all’acqua in secoli di bonifiche e ingegnerizzazione del territorio, l’acqua tornerà a regolare i conti.

Blues per le terre nuove è partito come idea per un libro, un «oggetto narrativo non-identificato» a tema geografico, sulla scia di Point Lenana e Un viaggio che non promettiamo breve. Nel tempo, però, si è trasformato in un progetto più articolato e transmediale, fatto di performances, esplorazioni, reportages, laboratori di scrittura, autoproduzioni letterarie e audiovisive… e opere «di avvicinamento» al libro vero e proprio, che includono anche un sequel de La macchina del vento.

Si tratta di lavorare sullo sguardo di chi scrive, forzarlo, usare la letteratura per sperimentare diversi modi di raccontare la crisi climatica. Raccontarla partendo dal territorio e dalla storia dei conflitti che lo hanno plasmato e strutturato. Un approccio che combatta rimozioni e diversivi, faccia a meno del fatalismo, non si esaurisca nella distopia, dia profondità di campo connettendo tra loro le epoche, e soprattutto tenga i piedi sulla strada. Anche con l’acqua già alle ginocchia. Un contributo peculiare – quello che sempre può dare la letteratura, persino quella che sembra art pour l’art – alla lotta generale.

Lotta che, non facciamoci illusioni, si farà più difficile. Prosegui la lettura ›

A Facebook non piace «La Q di Qomplotto» (e viceversa). Una piccola storia di algoritmi e mannaie

Titolo di Repubblica on line, 1 settembre 2021.

A fine giugno è capitato al circolo culturale Magazzino Parallelo di Cesena. La notizia è uscita sulla stampa locale – Cesena Today e Il Resto del Carlino –, ma sembrava un singolo episodio.

Il 29 agosto è toccato al CSA Sisma di Macerata. Che ha scritto un bel comunicato, tanto che oltre a linkarlo lo riportiamo qui sotto.

Due punti fanno una linea. Qualcosa stava accadendo e la notizia è arrivata alla stampa nazionale: Matteo Pucciarelli ne ha scritto su Repubblica, Luca Pakarov sul Manifesto.

A quel punto si è scoperto che l’8 luglio era accaduto pure a una terza realtà: l’associazione sarda Argonautilus, che solo collegando la propria vicenda alle altre due ha capito come mai la sua pagina FB era svanita.

Immaginate la sequenza: invitate Wu Ming 1 a presentare La Q di Qomplotto. Fissate la data. Poi create l’«evento» su Facebook e…

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«In viro veritas?» Scarica i capitoli de La Q di Qomplotto dedicati a pandemia, vaccini e complotti

La Q di Qomplotto - copertina

Clicca per scaricare i capitoli «In viro veritas?».

Abbiamo deciso di rendere disponibili in pdf quattro capitoli di La Q di Qomplotto. È una sorta di “miniserie” nel flusso del libro di Wu Ming 1, intitolata «In viro veritas?»* e dedicata alla pandemia di Covid-19, alla critica di com’è stata gestita l’emergenza pandemica e alle fantasie di complotto su Sars-Cov-2 e vaccini.

In linea con l’approccio sviluppato nell’intero libro, tali fantasie di complotto non ci si limita a “smontarle”, ma si cerca di riconoscerne ed evidenziarne – sotto i velami e i panneggi di narrazioni diversive – i nuclei di verità.

Si tratta di una sessantina di pagine. Funzionano come vademecum e sintesi proiettata in avanti del lavoro fatto su Giap dall’inizio della pandemia.

È vero che alcuni ragionamenti, alcuni nodi concettuali sono comprensibili al meglio solo avendo letto i capitoli precedenti, ma pensiamo siano comprensibili in linea di massima anche senza quel prerequisito. E in ogni caso si tratta di pochi passaggi.

Per noi è uno strumento rivolto a tutte e tutti: a chi ha seguito il nostro lavoro e a chi non lo ha seguito e vuole farsene un’idea scavalcando a pie’ pari dicerie e “riassuntini” capziosi. Prosegui la lettura ›

Speciale estivo su «La Q di Qomplotto»: novità, aggiornamenti, una riflessione

Cory Doctorow. Clicca per leggere le sue riflessioni sui concetti messi in campo da WM1 in La Q di Qomplotto

La fase di «comunismo di guerra» che il collettivo Wu Ming sta attraversando è destinata a protrarsi più a lungo del previsto. Il nuovo romanzo collettivo, al contrario di quanto annunciato fino a poco tempo fa, non vedrà la luce nel 2021. Il lavoro per terminarlo durerà almeno un altro anno, lo sforzo sarà considerevole e dovremo tenere gli altri motori al minimo… compreso il motore di Giap. Che comunque non si ferma. Tuttalpiù rallenta, soprattutto ora, nel pieno dell’estate.

Non si ferma nemmeno la marcia de La Q di Qomplotto di Wu Ming 1, che ha avuto tre edizioni nei primi tre mesi di presenza in libreria e plausibilmente ne avrà un’altra subito dopo l’estate. Ecco alcuni aggiornamenti, nuove recensioni e una riflessione su cosa potrebbe (non) succedere in autunno.

■ Lo scrittore, blogger e attivista anglo-canadese Cory Doctorow riflette sul cospirazionismo e la sua funzione sistemica a partire da La Q di Qomplotto. Per la precisione, a partire da una lunga intervista in inglese in cui WM1 ha esposto alcune delle tesi del libro. Prosegui la lettura ›

«Le conseguenze del ritorno», di Luca Giunti. Il lupo è di nuovo qui, cosa significa per noi? Un nuovo incontro ravvicinato del Quinto Tipo.

Le conseguenze del ritorno

Clicca per aprire la copertina completa di Le conseguenze del ritorno (con quarta e bandelle).

Ritornano. Scendono dai monti, si spostano col buio, appaiono inattesi al limite dei campi e negli hinterland delle grandi città.

È un eufemismo dire che i lupi si erano «quasi estinti». Li avevamo sterminati. A fucilate, con le tagliole, coi bocconi avvelenati. È accaduto più o meno cent’anni fa. All’epoca le nostre “aree interne”, sull’arco alpino e lungo la dorsale appenninica, erano ancora abitate. Nella seconda metà del Novecento si sono gradualmente spopolate. A partire dagli anni Ottanta, dalle minuscole e inaccessibili enclave dove si erano rintanati, i pochi lupi superstiti hanno ricominciato a guardarsi intorno. E a camminare. E a macinare chilometri. Sempre più chilometri. Decine di chilometri nel corso di una sola notte.

È stato così che il lupo ha ripopolato le nostre montagne, ed è ormai avvistato anche in pianura. Durante il «lockdown» del 2020 ha colto l’occasione per spingersi dove non avremmo mai immaginato, poco fuori le nostre città e a volte addirittura dentro.

Come stiamo rispondendo a questa riapparizione, a quest’antica e rinnovata presenza? Prosegui la lettura ›

Nuovo speciale «La Q di Qomplotto»: podqast con Gad Lerner, recensione di De Cataldo, musica, street art e un ritorno

Clicca per ascoltare la conversazione su La Q di Qomplotto tra Wu Ming 1 e Gad Lerner.

Avrete notato quanto, a partire dalla primavera, il flusso di articoli su Giap sia rallentato, fino a fermarsi negli ultimi venti giorni. Abbiamo pochissimo tempo ed energie da dedicare al blog, principalmente perché siamo immersi nella stesura del romanzo collettivo, La grande ondata del ’78. Dopo anni di lavoro siamo alla fase finale e il collettivo è in pieno “comunismo di guerra”. L’obiettivo è consegnare il testo alla casa editrice – Einaudi – nella prima metà di settembre, per uscire a novembre.

Se aggiungiamo che ciascuno di noi ha anche altri impegni a cui tener fede nel tempo che resta, dalla promozione de La Q di Qomplotto e Il sentiero degli dei a laboratori di scrittura a semplici (che semplici non sono mai) questioni di famiglia, si capirà perché il blog temporaneamente langue. Ma un calendario c’è, da qui a metà luglio almeno cinque post li dovremmo poter garantire.

Intanto doverosi aggiornamenti su La Q di Qomplotto. Che Alegre ha di nuovo ristampato. Siamo alla terza edizione in tre mesi, grazie a tutte e a tutti per il sostegno, l’apprezzamento e il passaparola.

Del libro è da poco tornato a occuparsi – dopo la lunga recensione con cui lo aveva accolto all’uscita – Gad Lerner. Non solo: ne ha scritto il collega Giancarlo De Cataldo, autore di Romanzo criminale e di molte altre opere. Non solo: sono uscite altre recensioni, pare proprio che il libro abbia ispirato un’opera di street art, e un’intervista rilasciata ad hoc da Wu Ming 1 è diventata un mixtape (un «Reyetto Tape») trasmesso su Radio Raheem. Procediamo con ordine. Prosegui la lettura ›

«Glosse a La Q di Qomplotto», di Giuliano Santoro (più recensioni, interviste e calendario aggiornato delle presentazioni)

Poster La Q di Qomplotto

Come aveva già fatto con diversi nostri libri a partire da L’Armata dei Sonnambuli, il nostro collaboratore di lungo corso Claudio Madella, riscopritore dell’arte tipografica tradizionale, ha realizzato un poster ispirato a La Q di Qomplotto. Tiratura limitata (cinquanta copie numerate), stampato a caratteri mobili in legno (Grotesk fronte e retro) e piombo (Futura bold, quelli nella foto qui sopra), formato trenta centimetri per quaranta, rosso fluo + nero. Si può vedere qui. Sarà in vendita soltanto alle presentazioni di LQdQ, a partire da quella di domani, 4 giugno, a Siena. Il calendario aggiornato è in fondo al post

[Questo nuovo speciale su La Q di Qomplotto è imperniato su un testo di Giuliano Santoro ricavato dai suoi appunti di lettura. Riflessioni che non potevano trovare spazio nella recensione poi uscita sul manifesto.
A seguire segnaliamo nuove recensioni, tutte molto angolate e idiosincratiche.
Segnaliamo anche un’intervista rilasciata da WM1 in inglese, nell’ambito di un interessante progetto di ricerca anglo-nordamericano su cospirazionismo e gamification.
Infine, il calendario aggiornato delle presentazioni del libro.
A proposito, Claudio Madella ci ha regalato un nuovo poster, vedi didascalia dell’immagine di testa.
Per quanto riguarda l’audioserie La Q di Podqast, invece, ci siamo presi una pausa necessaria a preparare le ultime puntate, una delle quali sarà (forse) registrata dal vivo di fronte a un pubblico. Le prime sette puntate sono qui.
Buone letture e buoni ascolti. WM]

di Giuliano Santoro *

Mentre leggevo La Q di Qomplotto annotavo a margine le cose che si intersecavano coi macrotemi di cui mi sono occupato in questi anni: la reazione che assume alcuni dei tratti della rivoluzione; il modo in cui le destre utilizzano la cultura nazionalpopolare per rafforzare la loro egemonia, soprattutto in relazione alla mutazione digitale e all’esplosione del lavoro nell’arco dell’intera esistenza…

Più che di un testo organico si tratta di un file zippato di idee, link e ipotesi di lavoro. Forse soltanto la discussione e la sperimentazione collettiva sono in grado di capire se vale la pena decomprimerlo, di isolare e sviluppare alcune tracce.

Prima abbiamo imparato che far saltare la disciplina della grande fabbrica non è stato sufficiente per liberarci dallo sfruttamento (anni Settanta).

Poi abbiamo dovuto prendere atto che la pur imprescindibile disseminazione capillare di esperienze di autogoverno, autoproduzione e comunicazione indipendente non ha prodotto automaticamente organizzazione politica (anni Novanta).

Adesso si tratta di ragionare attorno al fatto che il potenziale accesso alle informazioni e alla comunicazione orizzontale telematica della stragrande parte della cittadinanza non genera necessariamente maggiore consapevolezza collettiva (Anni Dieci del secolo successivo).

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