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Esternazioni

Contro le frontiere e per l’Immacolata Liberazione di tutte e tutti, a partire da Emilio Scalzo e Turi Vaccaro

Emilio Scalzo e Turi Vaccaro liberi

L’8 dicembre è la sacra ricorrenza del movimento No Tav: l’Immacolata Liberazione, in ricordo di quel giorno del 2005 in cui migliaia di persone misero in fuga le forze dell’ordine e riconquistarono il terreno della Libera Repubblica di Venaus.

Anche oggi la moltitudine No Tav celebra la data con una marcia che è anche appuntamento di lotta. La camminata sarà da Borgone a San Didero, dove resiste il presidio permanente contro la costruzione di un nuovo autoporto, una delle tante grandi opere inutili “accessorie” alla Grande Opera Inutile per eccellenza, quella a cui la maggioranza della popolazione valsusina si oppone da trent’anni.

In Valsusa gli eventi si susseguono, si srotolano, la storia li sciorina ogni giorno. Negli ultimi tempi non siamo riusciti a renderne conto come avremmo voluto. Lo spettacolare arresto del No Tav Emilio Scalzo e la sua estradizione in Francia sono le notizie che hanno forato la membrana, fuoriuscendo dall’ambito locale, anche grazie alla concomitanza della visita in valle di Zerocalcare. Prosegui la lettura ›

Gli strange days di Trieste contro il green pass, terza e ultima puntata. Come il potere ha reagito a una lotta sbalorditiva

Prima ha risposto il cuore… poi hanno risposto Lamorgese, Draghi e il resto del governo, ha risposto l’intero apparato dei media (dal locale Il Piccolo ai giornaloni-partito nazionali alla grancassa televisiva giù giù fino ai volonterosi carnefici dei social), hanno risposto la borghesia triestina, quella “regnicola”, l’autorità portuale e le aziende cittadine. Hanno risposto diffamando e licenziando, vietando e obbligando, bloccando e chiudendo.

[Ed eccoci all’ultima puntata del reportage di Andrea Olivieri, dove il racconto della lotta si protende fino all’oggi. Qui Olivieri descrive tre diversi cospirazionismi – uno solo potenziale, gli altri due pienamente operativi e in apparenza opposti ma complementari – e intanto racconta la reazione delle autorità a una lotta che le ha colte alla sprovvista, la controffensiva ideologica a difesa della narrazione dominante sulla pandemia, e soprattutto la campagna diffamatoria – martellante e violenta – secondo cui sarebbe stata la mobilitazione contro il green pass a far risalire la curva dei contagi.
Questa campagna non era fondata su evidenze scientifiche bensì su pesanti omissioni, ed è servita a giustificare provvedimenti che hanno limitato drasticamente il diritto di manifestare.
Già. Tutto accade talmente in fretta da rendere necessario fare memoria storica dopo poche settimane. È partita da Trieste – dalla controinsurrezione preventiva di cui Andrea ci racconta – la reazione a catena che ha portato prima a vietare i cortei, poi al «supergreenpass» e ai nuovi obblighi e restrizioni di questi giorni.
Ma la terza puntata non si limita a mostrare questo: prima di congedarsi da lettrici e lettori, Olivieri mette insieme importanti spunti su quel che la lotta triestina dice riguardo alle tendenze in atto e, plausibilmente, ai conflitti futuri.
Infine, complici i gruppi Nicoletta Bourbaki e Alpinismo Molotov, dalla città si sale in Carso, per sentieri che ricordano lotte più antiche, tanto “spurie” al proprio inizio quanto ispiranti nei loro sviluppi e fondative nei loro esiti. Buona lettura. WM
P.S. Ricordiamo che tutti i post di Giap si possono 1) aprire in versione ottimizzata per la stampa; 2) salvare in pdf; 3) salvare in formato ebook (ePub e Mobi, cioè Kindle). I bottoni sono in calce al testo.]

di Andrea Olivieri *
[La prima puntata è qui; la seconda qui].

17. Golpe

I complotti esistono, e io ci credo. Come ci credono tutti.

La sera del 18 ottobre mi ritrovo sulle panchine della fontana dei Continenti, davanti al municipio, ai margini di una delle tante assemblee informali di vari pezzi e ricombinazioni del Coordinamento No green pass. Sono qui, dove si discute fitto, si fanno considerazioni su quanto sta accadendo, su quanto successo la mattina con lo sgombero del varco, sul senso e i nonsense delle giornate precedenti, e sulle notizie dal porto dove si stanno esaurendo scontri e cariche. Sono qui, mentre tutti i giornalisti e le telecamere sono ammassati all’altro capo della piazza, sotto la prefettura, a seguire ogni mossa di Puzzer e di chi ora lo accompagna, a cercare notizie dove non ce ne sono. Prosegui la lettura ›

Un’intervista sul green pass, le fantasie di complotto e le forme del conflitto sociale a venire

Sta circolando in più lingue una lunga intervista in cui parliamo delle manifestazioni anti-green pass e del conflitto sociale post-pandemico. L’abbiamo rilasciata qualche tempo fa, in italiano, al settimanale tedesco Jungle World. L’idea l’ha avuta Federica Matteoni, che ha anche tradotto le nostre risposte e che ringraziamo per l’opportunità.

L’11 novembre è uscita in versione ridotta sull’edizione cartacea della rivista, e il 14 novembre ne è apparsa una versione più lunga sul sito, con il titolo: «Der Green Pass ist ein reines Propagandainstrument» [Il Green Pass è un mero strumento di propaganda].

Nel frattempo avevamo spedito la versione completa in italiano, con l’aggiunta di un apparato di note, a Serge Quadruppani, che l’ha subito tradotta in francese. Il 15 novembre è uscita su Lundi Matin con il titolo «Passe sanitaire, conspirationnisme et luttes sociales» [lasciapassare sanitario, cospirazionismo e lotte sociali] e una nota introduttiva di Serge di cui riportiamo uno stralcio: Prosegui la lettura ›

Gli strange days di Trieste contro il green pass. Il racconto di una lotta sbalorditiva – Seconda puntata

[Dopo la prima puntata del suo reportage ibrido e perturbante – che è stata pubblicata anche in francese su Lundi Matin – con questa seconda (di tre che saranno) Andrea Olivieri si addentra nel vivo delle contraddizioni, raccontando l’incredibile 16 ottobre al varco 4 del porto di Trieste. La giornata dell’iper-spettacolarizzazione, dell’invasione di troupes televisive e ambigui personaggi. Il momento in cui tutto è parso dileguarsi e i caca-sentenze-preventive già esultavano per aver avuto ragione…
E invece no. Citando ancora una volta Alain Badiou: «per impedire questo genere di disastro è necessario che la forza d’esistenza nell’apparire del sito compensi il suo dileguare». È necessario, cioè, che l’evento di una sollevazione popolare inattesa abbia più forza della sua rappresentazione – a colpi di montesani e madonne e leader “carismatici” e ospitate nei tolksciò – in quello che Andrea chiama giustamente «metaverso». Il metaverso esiste già, non è una promessa di Zuckerberg.
Dopo la “ripartenza”, avvenuta soprattutto grazie all’impegno del Coordinamento No Green Pass, Andrea racconta la violenza dello sgombero e l’intera giornata del 18, tra manovre da politicanti nel “salotto buono” della città e scontri e nubi di lacrimogeni nelle vie della Trieste proletaria, tra la gente con cui, inutile girarci intorno, bisogna stare. WM
Aggiornamento 26/11:
la terza puntata è qui.]

di Andrea Olivieri *

9. Prologo al caos

La mattina di sabato 16 ottobre mi presento al varco piuttosto presto, per vedere che aria tira dopo la prima notte, poi dovrò andarmene a lavorare. Ai gate Stefano Puzzer, appena arrivato anche lui, si sta lamentando con alcuni dei presenti per qualche cartaccia e mozziconi di sigaretta rimasti là davanti dalla sera prima. – Muli, qua xe pien de scovaze –, dice sconsolato, – no se pol veder. Poi recupera una scopa e inizia a pulire. Prosegui la lettura ›

Gli strange days di Trieste contro il green pass. Il racconto di una lotta sbalorditiva – Prima puntata

[Da settimane Andrea Olivieri, ricercatore e scrittore, cammina o si sposta in moto da un luogo all’altro della sua città, di giorno e di sera, attraversa cortei e assemblee di piazza, ascolta le persone più diverse nelle situazioni più diverse, mobilita la propria memoria di ex-lavoratore del porto e di attivista, butta giù appunti su appunti, raccoglie storie. Sta interrogando un Evento, e prima ancora un sito.
Perché Trieste? Perché proprio lì è cresciuta in modo tumultuoso una piazza anti-green pass così diversa dalle altre? Energie si sono accumulate “di nascosto” finché la città dalla «scontrosa grazia» – città poco italiota e molto mitteleurobalcanica, misconosciuta al resto del Paese – non ha prodotto una rottura nell’apparire normato di una società piegata dall’emergenza Covid. Una mobilitazione di massa dai caratteri inediti che ha sorpreso l’Italia – paese regolarmente ignaro o dimentico della “faglia” al proprio confine orientale – e che ci parla dei conflitti futuri, delle lotte post-pandemiche.
È quest’ultimo aspetto a farne un Evento, per chi lo ha vissuto in tutta la sua contraddittorietà e per chi lo ha seguito e cerca di trarne lezioni. Come scrisse di un altro Evento – si parva licet – il filosofo Alain Badiou, «non è solo l’intensità eccezionale del suo sorgere che conta – il fatto che si tratti di un episodio violento e creatore d’apparire – ma il fatto che, nella durata, questo sorgere, benché dileguato, abbia disposto come gloriose e incerte le sue conseguenze. Gli inizi sono misurati dalla loro possibilità di ricominciare».
Questa è la prima puntata del reportage di Andrea. Ce ne saranno due ma forse tre. Diciamo «reportage» perché riporta e fa rapporto (in ogni accezione del termine), non per affibbiargli un genere. È un testo ibrido: cronachistico, saggistico, lirico, psicogeografico, sociologico, teso a quel difficile esercizio che è la storia del presente. Sconsigliamo di ingurgitarlo al volo: merita attenzione, tempo dedicato.
Come sempre avviene con le miniserie di Giap, i commenti saranno attivati solo all’ultimo episodio. Buona lettura. WM
Aggiornamento 17/11/2021:
la seconda puntata è qui.
Aggiornamento 26/11/2021: la terza puntata è qui]

di Andrea Olivieri * – Traduction en français ici.

1. Il varco

Il varco 4 è un nonluogo incastrato tra i gate di accesso al Terminal container del molo VII e l’imbocco della sopraelevata che porta alla frontiera con la Slovenia. Anche nelle giornate in cui sarà invaso di persone non cesserà di sembrare un grande casello autostradale, di un mondo che però ha fatto a meno delle automobili.

Solo i portuali, o i camionisti che a volte devono passarci delle ore, o chi per lavoro ha a che fare col porto, lo riconosce come un luogo familiare. Alla grande maggioranza dei triestini è sconosciuto, e quando iniziano ad affluire la mattina presto di venerdì 15 ottobre restano straniti e sospesi, come se uscissero dalla loro città per entrare in un «altrove» che, per la prima volta, si presenta ai loro occhi.

A nascondere il varco come un effetto ottico è la sopraelevata, che nel suo intrico di rampe di cemento da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude, e del porto lascia intravedere solo le braccia delle gru, tutte alzate e ferme e sovrastanti alcune navi, anch’esse immobili quella mattina. Prosegui la lettura ›

A Sweepsy (1984 – 2021)

Veronica Siracusano RaffaAbbiamo saputo solo stasera, in ritardo di qualche giorno, della morte di Veronica Siracusano Raffa, ricercatrice e saggista, blogger e compagna. Da poco aveva compiuto 37 anni. Lascia il marito, Marco, e un figlio piccolo, Niccolò, ai quali esprimiamo, per quel che vale, tutta la nostra vicinanza.

La settimana scorso avevamo saputo che Veronica era in ospedale, plausibilmente nella sua Messina. Nessun dettaglio, obliqui accenni a una malattia di cui soffriva da tempo… Avevamo solo capito che la situazione era grave.

L’avevamo incontrata diverse volte. La prima volta a Roma nel 2011, le altre in Sicilia. Di lei ricordiamo il sorriso contagioso, trascinante, un sorriso che si irradiava dagli occhi. L’ultima volta l’ha vista WM1, a Catania, in piazza Federico di Svevia, poco prima di un reading da La macchina del vento. Era il 31 agosto 2019.

Qui su Giap si è sempre firmata «Sweepsy». Stiamo parlando di una delle più affezionate e longeve commentatrici, un pilastro di questa community. Il suo primo intervento è datato 12 aprile 2010, quando il blog era appena nato. L’ultimo è del 16 settembre 2021, nel thread «Ostaggi in Assurdistan». Nel mezzo ci sono quasi duecento interventi, lasciati in prima persona o via pingback dal suo blog. Prosegui la lettura ›

Una nota sul killeraggio e sul cantare in coro. Come le nostre critiche al green pass vengono distorte dai media governativi

«Due minuti di lettura». Rende bene l’idea anche della ricerca fatta per scrivere l’articolo.

Oggi su Repubblica Gianni Riotta – che Glenn Greenwald memorabilmente definì «the opposite of journalism» – ci addita al pubblico odio in un articolo che intende scomunicare e demonizzare chiunque critichi il «green pass» “da sinistra” – ovvero: nel contesto di una critica alle politiche neoliberali del governo Draghi, a una gestione della pandemia disastrosa, a una narrazione della pandemia che ha deviato e scaricato ogni responsabilità verso il basso e su capri espiatori ecc.

Il passaggio che ci riguarda è – come stupirsene? – disinformato, datato e pieno di errori:

1) ci attribuisce un documento non nostro che segnalammo due mesi fa perché lo ritenevamo un passaggio importante ma di cui criticammo diversi punti;
2) estrapola e cuce a modo suo micro-virgolettati da quel post dell’agosto scorso;
3) omologa la nostra critica a quelle, diverse, portate avanti da altri soggetti;
4) piega il tutto in direzione di parallelismi storici balenghi sul rifiuto della scienza, il presunto irrazionalismo ecc.

Il metodo è trasparente, chiaramente ricostruibile in ogni fase: Prosegui la lettura ›