Archives for 

Inchieste

Diario virale. I giorni del coronavirus a Bulåggna (22-25 febbraio 2020)

Bologna, 23 febbraio 2020. Tramonto sulla stazione, visto dal ponte Matteotti. Foto di WM1.

di Wu Ming
[Prima puntata. – La seconda puntata (26-28 febbraio) è quiLa terza (1-10 marzo) è qui.]

Le mascherine erano pantomima, non prevenzione. La maggior parte della gente lo aveva capito, oppure prevaleva il timore del ridicolo: era pur sempre una città che amava stare in ghingheri. Fatto sta che le mascherine si vedevano quasi solo sui giornali e sui siti dei giornali.

Nei primi giorni, si era trattato sempre di operatori sanitari, infermieri, gente che lavorava in ospedale, poi erano arrivate a valanga le foto dal presunto “shock value” (oooooh!): tizi con la mascherina davanti al Duomo di Milano o in altri luoghi famosi.

A Bologna, l’edizione locale di Repubblica mostrava ogni giorno foto di qualcuno che girava sotto i portici con la mascherina. Per la verità, era sempre un fagiano isolato, attorniato da altre e altri che non la indossavano e forse lo compativano. Prosegui la lettura ›

Quindici anni di Giorno del Ricordo: veleni e antidoti

Clicca per leggere il post di Nicoletta Bourbaki. Qui sotto, una premessa di Wu Ming.

Il Giorno del Ricordo, che si celebra dal 2005, è una ricorrenza ideata e imposta dalla destra «post»-fascista in risposta alla Giornata della Memoria.

Lo scopo dei camerati era contrapporre alla Shoah una propria narrazione vittimistica. Una narrazione nella quale il collaborazionismo coi nazisti diventasse «eroismo» e «martirio» – con tanto di medaglie a veri e propri criminali di guerra – e scomparissero i crimini di guerra italiani nei Balcani.

La strategia consisteva nel trasbordare nel mainstream e – forti dello «sdoganamento» politico del vecchio MSI – nell’ufficialità istituzionale un insieme di narrazioni squinternate e odiose, ricostruzioni storiche infondate e vere e proprie leggende metropolitane che fino a quel momento erano rimaste confinate nelle cerchie di estrema destra. Una sorta di sottogenere letterario, la «foibologia», di cui su Giap abbiamo ricostruito le origini. Prosegui la lettura ›

«Aiutiamoli a casa loro». Cosa stanno facendo Impregilo e CMC in Sudafrica?

[Con questo articolo di Luca Manes prosegue la nostra collaborazione con l’associazione Re:Common intorno alle imprese neocoloniali delle aziende italiane in Africa. In questo caso si parla del Sudafrica e delle attività di due ditte molto note a chiunque si interessi di Grandi Opere Dannose, Inutili e Imposte: Salini-Impregilo e CMC. Quest’ultima, con sede a Ravenna, è anche un prodotto d’esportazione del «modello economico emiliano-romagnolo», di cui tanto s’è parlato negli ultimi mesi. Le fotografie sono di Carlo Dojmi di de Lupis. Buona Lettura.]

di Luca Manes

Ladysmith è una cittadina della provincia sudafricana del KwaZulu-Natal, a metà strada tra Johannesburg e Durban, teatro di uno degli eventi più famosi della Seconda Guerra Boera. Qui fra il 2 novembre del 1899 e il 28 febbraio del 1900 le truppe boere assediarono quelle britanniche, senza riuscire a espugnare l’avamposto nemico. Davanti al municipio di Ladysmith ci sono ancora due dei cannoni usati in quei giorni, mentre il vicino hotel è una sorta di museo non ufficiale di quel conflitto, che vide l’esercito di sua maestà imporsi sui coloni boeri e vendicare l’onta della sconfitta nel primo conflitto. Ma in tutta l’area intorno al centro abitato risuona ancora l’eco delle sanguinose battaglie svoltesi sulle tante colline che movimentano il panorama.

La più celebre è la Spion Kop, su una collina che si raggiunge tramite una stradina stretta e ripida dopo una mezz’ora di macchina da Ladysmith. La strenua resistenza e le tante vittime (243), in buona parte originarie del Lancashire, colpirono così tanto l’immaginario collettivo inglese che molte “curve” degli stadi di calcio allora in costruzione furono rinominate Spion Kop. Poi abbrevviate in Kop, come quella del Liverpool che anche i meno appassionati di football conoscono. Prosegui la lettura ›

La sfida di XM24 contro il Nulla / Seconda puntata (di 2)

L’assemblea del 15 novembre nella «Cattedrale» della Caserma Sani.

L’assemblea del 15 novembre nella «Cattedrale» della Caserma Sani, sotto lo sguardo benedicente di quella che è stata subito battezzata come «Madonna Trans»

di Wolf Bukowski * – La prima puntata è qui.

Jacques Pantaleón, da pochi mesi papa Urbano IV, il 23 dicembre del 1261 apponeva il suo sigillo alla bolla Sol ille verus. Poco dopo, una copia del documento veniva consegnata a un messo e questi lasciava il Palazzo dei Papi, attraversava al trotto le strade della provvisoria sede pontificia di Viterbo.

Oggi su quel centro medievale spira un alito di gentrificazione, fatto di offerta gastronomica pervasiva, di retorica del «bello» e della candidatura a diventare parte del patrimonio Unesco. All’epoca, tutto ciò era non solo lontano, ma inimmaginabile. Tanto per il papa, quanto per il messo, che veloce si allontanava e puntava verso nord.

In pochi giorni, l’attesa notizia del riconoscimento dell’ordine religioso-militare della beata Maria Vergine Gloriosa giungeva a destinazione. In questa seconda città – vi fosse arrivato oggi – il cavaliere avrebbe trovato non un alito come a Viterbo, ma una tempesta di gentrificazione, fatta di nauseante sovraofferta gastronomica, crescita insostenibile dei valori immobiliari, Grandi Eventi e Opere e, di nuovo, la nefasta candidatura a diventare patrimonio Unesco. «Unescocide», lo chiama Marco d’Eramo sulla New Left Review: omicidio urbano per mezzo dell’inserimento nelle liste Unesco.

È, la città d’arrivo, Bologna; e la sede dell’Ordo Militiae beatae Mariae Virginis Gloriosae si raccoglieva attorno alla chiesa di «S. Mariae de Caxaraltola». Prosegui la lettura ›

La sfida di XM24 contro il Nulla / Prima puntata (di 2)

8 agosto: la prima assemblea di XM24 dopo lo sgombero.

[Mentre scriviamo quest’intro, ancora una volta, soffia aria di imminente sgombero per XM24, che dal 15 novembre scorso occupa una parte dell’ex-Caserma Sani, in zona Casaralta, Bolognina est.
Chi ha visitato il nuovo XM24 sa che atmosfera si sia respirata in questo mese abbondante di autogestione e recupero dal basso di un’area enorme (e verde), dismessa e chiusa da decenni.
Ora la Procura ha ottenuto dal Gip il sequestro preventivo dell’area, che è proprietà di Cassa Depositi e Prestiti. Mossa che di solito prelude all’intervento delle forze dell’ordine.
A quest’occupazione si è arrivati dopo il fallimento – per la “melina” e il sabotaggio dell’amministrazione comunale – della trattativa per un nuovo spazio. Il tavolo era stato riaperto il 6 agosto, giorno dello sgombero di via Fioravanti 24.
Molti ricorderanno bene quello sgombero, eseguito con ruspa “salviniana” e tanto protervo da procurare al PD di Bologna la solidarietà di Salvini stesso dal Papeete e la presa di distanza di dirigenti del PD nazionale. Dall’altra parte, invece, una resistenza preparata a lungo, fatta di gioia, canti, performance art e sorprendenti allestimenti teatrali. Non c’era, non poteva esserci confronto. Una figuraccia memorabile, che costrinse la ruspante amministrazione a dare un segnale “distensivo”.
L’urgenza era limitare il discredito, dopodiché si sarebbe potuto traccheggiare, tra proposte finte e alzate di spalle, nella speranza che la spinta di XM24 si affievolisse.
Cosa sia accaduto da allora a oggi lo racconta nel dettaglio Wolf Bukowski, in questa miniserie in due puntate. Buona lettura. WM]

di Wolf Bukowski *

Raccontiamo qui di seguito gli ultimi mesi della sfida che XM24 ha lanciato contro il Nulla neoliberale che governa la città di Bologna. Una sfida che il 29 giugno ha riempito le strade, nei giorni precedenti lo sgombero ha dato vita a una quotidianità eccezionale – neppure i media mainstream hanno potuto evitare di raccontarla – e il 6 agosto ha animato la resistenza creativa alle ruspe del Nulla. Una sfida che è stata anche di fantasia, declinata nel segno del fantasy e della difesa di Fantàsia, cioè del proprio universo di autodeterminazione. Per questo tra chi combatteva il Nulla – su manifesti, disegni, in effimere sculture di palloncini… – svolazzava, arruffato e determinato, Falkor, il fortunadrago. Prosegui la lettura ›

L’amore è fortissimo, il corpo no. 2009 – 2019, dieci anni di esplorazioni tra Giap e Twitter / 2a puntata (di 2)

Spedizione tra i ghiacci

«I versi che seguono furono sollecitati dalla relazione di una delle spedizioni antartiche […]: vi si riferiva che il gruppo degli esploratori, allo stremo, aveva costantemente l’illusione che ci fosse una persona in più di quelle che in realtà si potevano contare.» (T.S. Eliot, nota a The Waste Land, 359-365)

«Chi è il terzo che ti cammina sempre accanto? / Quando conto, ci siamo solo io e te insieme / Ma quando guardo avanti, lungo la strada bianca / C’è sempre un altro che cammina accanto a te / Scivola, avvolto in un bruno mantello, incappucciato / Non so se uomo o donna / – Ma chi è quello dall’altra parte di te?» (T.S. Eliot, The Waste Land, 359-365, traduzione nostra)

Ed eccoci al dunque. Per scrivere questo testo abbiamo lavorato tre mesi. È una parte di storia del collettivo, il racconto di come abbiamo usato la rete per tutto il decennio che ora sta finendo. È la spiegazione del perché nel 2009 decidemmo di usare Twitter e nel 2019 decidemmo di non usarlo più. È anche una riflessione sulla rete e la strada. Infine, è l’annuncio di come ci muoveremo a partire dal 2020. Rinnoviamo l’invito a leggere con lentezza, respirando a fondo. Lo spazio dei commenti è già aperto, chiediamo solo di usarlo senza fretta, dopo aver letto tutto, fino alla fine. Grazie della fiducia e della pazienza.

INDICE DELLA SECONDA PUNTATA
[La prima è qui.]
3. Stare su Twitter: il perché e il percome
3a. Perché Twitter?
3b. Twitter, Giap e la Wu Ming Foundation
3c. Alcune regole della nostra netiquette su Twitter
4. Campagne, esperimenti, performances
4a. «nervi #saldi» in Val Clarea 
4b. #Guerrieri contro Enel
4c. #TifiamoAsteroide
4d. #Renziscappa
4e. Inchieste: #LaparolaconlaF e «CasaP(oun)D»
5. Stare su Twitter? La lunga crisi
5a. Twitter cambia a colpi di default power
5b. La fine del circolo virtuoso tra Twitter e Giap
5c. L’ultima performance: attacco psichico!
6. Per una cartografia della nostra presenza in rete / 2
6a. La rivoluzione innanzitutto e sempre
6b. Uno spazio di calma dentro l’urgenza

Prosegui la lettura ›

L’amore è fortissimo, il corpo no. 2009 – 2019, dieci anni di esplorazioni tra Giap e Twitter / 1a puntata (di 2)

Dopo una spedizione lunga un decennio, Twitter addio.

«Il lago dev’essere ampio un miglio, e al suo centro sta un basamento di ghiaccio, basso e largo; io ebbi la netta impressione, o sogno, o nozione, che inciso tutt’intorno nel ghiaccio vi fosse un nome, o comunque un vocabolo, che non riuscii mai a leggere; e sotto quel nome una lunga data. E il fluido del lago mi pareva roteare in preda a una tremula estasi, tra spruzzi e rapidi guizzi, intorno al basamento, sempre da occidente verso oriente, seguendo la rotazione della terra; e giunse a me – non so proprio dir come – la coscienza che quel fluido era la sostanza di una creatura vivente; ed ebbi la sensazione, mentre perdevo i sensi, che fosse una creatura dai molti occhi, occhi sbiaditi e angosciati, e che, in preda alla sua brama di rotazione perenne, tenesse gli occhi sempre rivolti al nome e alla data sul basamento. Ma dovette essere la mia pazzia…» (Descrizione del Polo Nord in: M. P. Shiel, The Purple Cloud, 1901; traduzione nostra)

Questa è una miniserie in due puntate, da leggere con lentezza e aplomb. Non è un testo breve, né poteva esserlo. È il resoconto di una spedizione lunga un decennio, e la sintesi di vent’anni di riflessioni sul nostro stare in rete. È anche l’annuncio di un cambio di strategia che andava spiegato con la massima chiarezza. Il titolo cita una canzone – e un album – di Nada (il riferimento sarà chiaro alla fine). Apriremo i commenti in calce alla seconda puntata, che sarà on line dal 19 dicembre. Buona lettura, e grazie a chi ci ha accompagnati sin qui.

INDICE DELLA PRIMA PUNTATA
1. Stare in rete per stare in strada
1a. Il “crinale” del 2009/2010
1b. Buonanotte ai suonatori
2. Perché non siamo su Facebook (e due parole sui social in genere)
2a. Non tutte le critiche ai social sono uguali
2b. La promessa dei social media e la realtà di fatto
2c. Ieri e oggi: la crisi del feticismo della merce digitale
2d. Facebook, gamification e azzardopatia
2e. Narciso che fa la cacca
2f. FOMO chimica e tempo rubato al vivere
2g. Tenere la parte
2h. L’acqua di Facebook, le branchie dei complottisti
2i. Il tempo delle illusioni è finito
2l. La vera «grande sostituzione»: Facebook e i media indipendenti
2m. E noi, che cazzo avremmo mai potuto combinare là sopra?

Prosegui la lettura ›