Speciale La Q di Qomplotto: Il manifesto, La Q di Podqast 5 («Mitologie»), Tlon, la Francia, le presentazioni già fissate

La paginata del manifesto.

Il manifesto di stamane spiattella a pagina intera una recensione de La Q di Qomplotto firmata da Giuliano Santoro.

La definizione di Wu Ming come «corpo estraneo con cui l’industria culturale si trova costretta, spesso suo malgrado, a fare i conti» ce la tatueremmo sul culo. Di tale corpestraneità andiamo fieri, come della costrizione che – col semplice nostro esistere e scrivere – ci troviamo ancora a esercitare dopo tutti questi anni.

Nell’ultimo capoverso Santoro sintetizza molto bene la proposta del libro in tema di superamento del debunking:

«Nell’era del realismo capitalista, i complotti producono l’effetto magico (e perverso) di incantare. Ma l’idea di voler riportare alla squallida realtà di tutti i giorni chi ha trovato l’appiglio di una narrazione cospirazionista produrrà l’effetto contrario. Ecco: il cospirazionismo è una forma perversa di fascinazione che serve sempre a rafforzare il sistema invece che a combatterlo. Per togliergli spazio occorre escogitare forme radicali e (diremmo noi) materialiste di re-incanto. Servono narrazioni che traccino connessioni in maniera trasparente e orizzontale, che non contengano manipolazioni e non disegnino rapporti di potere. C’è bisogno di raccontare storie, sostiene Wu Ming 1, che incantino e che al tempo stesso mostrino i “punti di sutura” […] Abbiamo bisogno di “storie complesse, concepite per essere abitate a lungo”».

È on line la quinta puntata de La Q di Podqast, intitolata «Mitologie». A condurla è lo storico e filosofo Enrico Manera, studioso di teorie del mito e autore di diversi saggi sul pensiero di Furio Jesi (1941-1980) – tra cui la monografia Furio Jesi. Mito, violenza, memoria (Carocci, 2012) – oltreché studioso dell’opera letteraria e semiologica di Umberto Eco. Nel 2018 ha dedicato al trentennale de Il pendolo di Foucault un articolo uscito su Giap col titolo «La superstizione porta sfortuna».

La conversazione tra Manera e Wu Ming 1 ha proprio Jesi ed Eco come numi tutelari: parte dal Pendolo e al Pendolo ritorna, dopo aver messo in moto concetti jesiani come «macchina mitologica» e «materiali mitologici» per parlare di fantasie di complotto e social media, di eterogenesi dei fini, e di cosa significhi «con ogni mezzo necessario».


La Q di Podqast – Quinta puntata: «Mitologie» from Edizioni Alegre on Vimeo.

Come sempre, la puntata è su Vimeo, su YouTube – niente link perché Giap è degooglizzato – e, solo audio, su Archive.org e Apple Podcasts.

■ Un’altra conversazione con Wu Ming 1 si può ascoltare nella puntata n.130, intitolata «Come reincantare il mondo», del podcast Tlon, che in realtà non è solo un podcast ma un progetto composito – casa editrice, libreria e agenzia di eventi culturali – fondato da Maura Gancitano e Andrea Colamedici. È proprio Colamedici a condurre il dialogo con WM1. La domanda più apprezzata da quest’ultimo è stata quella sull’uso dei tempi verbali nel libro.

Serge Quadruppani

■ Lo abbiamo preannunciato nello scorso speciale, lo confermiamo ora: La Q di Qomplotto sarà tradotto e pubblicato in francese. Ad acquisire i diritti è stata la casa editrice Lux, che ha sede a Montréal ma fa uscire i propri titoli anche in Francia e in tutto il mondo francofono. A tradurre il libro saranno Serge Quadruppani – un “veterano” oltreché un amico: è l’uomo che ha portato Wu Ming in Francia e ha già tradotto diversi nostri libri – e Anne Echenoz.

Col francese, le lingue in cui sarà tradotto La Q di Qomplotto diventano due: l’altra è l’olandese (l’editore è Leesmagazijn). Altre arriveranno.

■ Ecco le presentazioni già fissate per maggio e giugno. Di alcune abbiamo già i dettagli, di altre soltanto giorno e luogo, altre ancora sono “orbitanti” e quindi ancora non le annunciamo.

Ribadiamo che purtroppo la disponibilità è limitata: per motivi di lavoro e tenuta psicofisica, WM1 farà poco più di una decina di presentazioni (comprese quelle qui sotto), inoltre non prenderà date per luglio e agosto, dunque ha già molti più inviti di quelli che riuscirà ad accettare. Ad ogni modo, risponderà a tutte le persone che hanno scritto.

13 maggio
MILANO
h.18:30, SMS
(Spazio di Mutuo Soccorso)
Piazza Stuparich 18
con WM1 ci sarà lo scrittore e filosofo Max Guareschi
Evento a cura della libreria Don Durito.
ANNULLATA PER CAUSA DI FORZA MAGGIORE

L’ingresso principale dell’Arena Orfeonica di Bologna.

15 maggio
BOLOGNA
h. 18, Arena Orfeonica
Via Broccaindosso 50
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria
Inviare SMS al numero 3491412247

POSTI ESAURITI

4 giugno
SIENA
h. 18, Corte dei Miracoli
via Roma 56
con l’autore dialogheranno
Maria Cristina Addis, Rossella Borri, Alberto Prunetti
e Tommaso Sbriccoli.
Prenotazione obbligatoria via email: prenotazionieventi@lacortedeimiracoli.org

11 giugno
REGGIO EMILIA
Casa Bettola
via Martiri della Bettola 6
Dettagli a seguire.

18 17 giugno
BOLOGNA
h. 18:30, Giardino del Guasto
via del Guasto 1
Presentazione congiunta de La Q di Qomplotto
e di Favole del reincanto di Stefania Consigliere

19-20 giugno
ROMA
Festival Contrattacco

23 giugno
PISOGNE (BS)
Dettagli a seguire.

30 giugno
CESENA
h. 20, Magazzino Parallelo
via Genova 70

Per ora è tutto. Buoni ascolti e buone letture. Da qui alla prossima rassegna, aggiornamenti sul nostro canale Telegram, qui.

La Q di Qomplotto è in libreria ed è anche ordinabile dal sito delle Edizioni Alegre.

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16 commenti su “Speciale La Q di Qomplotto: Il manifesto, La Q di Podqast 5 («Mitologie»), Tlon, la Francia, le presentazioni già fissate

  1. É soltanto una mia impressione oppure qualcun’altro ha notato, nella recensione di Sandro Moiso di “Pandemonium” di Diego Gabutti, apparsa oggi su Carmilla, una marcata vena polemica nei confronti dell’operazione editoriale che è LQDQ? Lo chiedo perchè sia Carmilla che Giap rappresentano, insieme, strumenti imprescindibili per lo sviluppo del mio immaginario e, oggi, la recensione del testo di Gabutti mi è sembrata piuttosto accessoria. Il risultato di questa specie di “critica di riflesso” è sicuramente positivo per gli editori, in quanto, potendomelo io permettere, aquisterò e leggerò sicuramente anche “Pandemonium”. Rimango però spiazzato e un un po più confuso, a tù-per-tù con l’ennesima crepa che vedo aprirsi sotto i piedi e mi farebbe piacere sapere se qualcuno altro ha fatto la stessa esperienza. Mi piacerebbe poi anche capire meglio in che modo un testo che nell’intervento di oggi viene definito «noiosamente serio» possa poi invece riuscire a «rilanciare, più ancora che a soffocare, il discorso complottistico e la sua diffusione in rete e oltre, contribuendo così ulteriormente allo spostamento dell’attenzione»; per mezzo forse del potere dissuasivo della noia?

  2. Dall’Arena Orfeonica di Bologna ci chiedono di comunicare che gli 80 posti disponibili sono già tutti prenotati. Continuano ad arrivare richieste e naturalmente dispiace dover rispondere che è tutto esaurito. Cercheremo di organizzare un’altra presentazione in città. Grazie per la bella e incoraggiante risposta.

  3. Mi permetto di farvi notare che nella nota 224 di Q di Qomplotto restituite una traduzione secondo me errata (e comune) del termine “disorder”, che in italiano andrebbe tradotto in “disturbo” e non in “disordine” (se riferito, appunto, a specifici disturbi inerenti la salute di una persona). In italiano la dicitura lessicalmente corretta è “disturbo dello spettro autistico” e non “disordine dello spettro autistico”.
    PS: per anni la celebre hit dei System of a Down, laddove nel ritornello viene ripetuto “disorder, disorder, diso-o-order” è stata tradotta erroneamente allo stesso modo, motivo per cui in tanti non capivano il senso del canzone.

    • Ciao, grazie, all’inizio non ritrovavo il passaggio perché nel libro (almeno non nel cartaceo) non c’è una nota 224, e a pagina 224 non si parla di autismo. Se ne parla a pag. 318 e a pag. 320, dove c’è scritto, rispettivamente, «disturbi dello spettro autistico» e «sindromi dello spettro autistico». Ho fatto la ricerca sul pdf e ho visto che ti riferisci alla nota 18, pag. 583, dove effettivamente la traduzione è «disordini dello spettro autistico». In quella nota, scritta negli ultimissimi giorni, è mancata un’ultima revisione della traduzione. Sono d’accordo con te, «disturbi» è il termine proprio, utilizzato nella letteratura specialistica italiana.

      • Oh, permettetemi una ultima, piccola postilla.

        Dopo le citazioni dei Beatles e dei Judas Priest ametto che ho trovato sorprendente che nei capitoli sulla pandemia o in seguito non si sia parlato mai del caso del piccolo David Vetter.

        Il fatto ispirò un acceso dibattito etico nell’America degli anni ’80, nonchè una splendida (la migliore?) canzone di Paul Simon, The Boy in The Bubble.

        Il brano oggi ha circa quarant’anni ma sembra già entrare a gamba tesa sul concetto di ratiosuprematismo e della sua stessa incongruenza (“medicine is magic and magical is art”), sul soluzionismo tecnologico in un mondo progressivamente più disumanizzato (“this is the age of miracle and wonder, this is the long distance call, baby don’t cry, don’t cry”) e naturalmente sulle fantasie di complotto (“lasers in the jungle, lasers in the jungle somewhere”).

        • L’avevi già scritto in un altro commento :-) A chi mi scrive «mi sarei aspettato questo, mi sarei aspettato quello» faccio sempre presente l’attuale numero di pagine: 592. Fitte. Per mantenere il libro fruibile – e già così richiede un bel po’ di lavoro da parte di chi legge – ho dovuto compiere scelte, selezionare esempi e storie, lasciando solo quelle che ritenevo necessarie a far capire bene, passaggio dopo passaggio, il mio ragionamento e/o che ritenevo ineludibili nella ricostruzione della genealogia di QAnon.

          • Sto diventando sempre più sclerotico, porta pazienza.
            Ero convinto di averlo _pensato_ ma mai scritto.

            Figuriamoci, nel dire “mi sarei aspettato” non sto certo dicendo “doveva esserci”.

            Non sto nemmeno implicando che non sia _meglio_ così com’è.

            Solo, “mi sarei aspettato”, “lo ritenevo probabile”, come dire “prima della partita ritenevo probabile che la Juve schierasse un 4-4-2” (ma poi Pirlo ha schierato un 5-3-2 e ha vinto dimostrando la propria ragione sul campo).
            Sono in qualche misura chiacchiere da bar con i giapster.

            Per il resto, ho già obbligato 3 persone a procurarsene una copia, che come _endorsement_ dovrebbe parlare da solo.

    • Io segnalo piccole incongruenze sfuggite all’editor nello _spelling_ di “whisky/whiskey” in quello di “floppy disk”, scritto “disc” (per ragioni etimologiche si scrive con la k, essendo abbreviazione di “diskette”).

      A parte quello, avendolo finito, confermo in toto le prime impressioni.

      Libro semplicemente necessario, tra i più importanti degli ultimi 10 anni.
      È una gran cosa che se ne siano stampate e vendute vagonate.

      Giusto per non lasciare un commento puramente agiografico, l’unico appunto che mi sento di fare è che in qualche modo mi sembra che il libro, avendo raggiunto verso la metà una ragguardevole potenza ed acume, “si sgonfi” in seguito: ho avuto qualche difficoltà a finire l’ultima parte.

      Ho amato il Pendolo alla follia e ho provato una sensazione fisica di piacere a vederne riproposti i personaggi e lo stile, riprodotto minuziosamente e con visibile amore – eppure… ho avuto un po’ la sensazione di uno spettacolo di Penn & Teller in cui il trucco viene spiegato a metà e poi il numero ripreso come nulla fosse.

  4. Commento qui, in modo off-topic e del tutto casuale, per fare i complimenti a Wu Ming I/Roberto. Libro spettacolare, avvincente, enciclopedico, colto (anche troppo, per me, ma fa sempre piacere specchiarsi in qualcosa/qualcuno di livello superiore). Ammetto di avere tentennato un po’, all’inizio, per uno schema narrativo che sulle prime mi appariva sconclusionato, bizzarro, grezzo. Mi ha già detto tutto nelle prime pagine – mi dicevo – e pure in modo disordinato, ora dove andrà a parare, ho in mano un libro di fiction, o che altro?
    E invece no. Bello, e lucido, soprattutto nel definire come NON relazionarsi con QAnon e dintorni. Ho ammirato la costanza e il rigore con cui hai sempre rifuggito la catalogazione, la definizione, l’offesa, la denigrazione pura e semplice del complottista e della sua teoria del complotto. A cui hai sempre contrapposto l’attenzione per la complessità del reale.
    Con una sola eccezione, che covavo sottopelle da tempo e che mi è apparsa chiara solo oggi, sentendo le dichiarazioni di Antony Fauci (sempre che abbia davvero detto quanto sintetizzato in TV).
    Quando si parla del Virus, in pochi paragrafi del libro viene liquidata e data per certa la sua origine animale. Può darsi, anzi probabilmente è così, e però mi ha fatto davvero effetto, dopo centinaia di pagine sulla complessità del reale, trovare un’affermazione tanto perentoria e netta, calata dall’alto di un sapere scientifico per pochi eletti (e neppure credo tu sia uno zoologo o epidemiologo).
    E’ una zoonosi, punto. Ovvero qualcosa di cui nessuno sa un cazzo, quindi sostanzialmente un dogma.
    Ma non era così (tra l’altro) che nascono le fantasie di complotto?
    Che vuoi fare, WU Ming I, alimentare le mie – inesistenti – fantasie di complotto sul Virus?? ;)
    Tolto questo minuscolo appunto, ancora complimenti.
    Tanta invidia,
    Paolo Casalis

    • Grazie mille per le tue parole di apprezzamento per LQdQ.

      Dopodiché permettimi: la zoonosi non è qualcosa di cui «nessuno sa un cazzo». Pressoché l’intera storia delle malattie infettive contratte dagli esseri umani è storia di zoonosi, cioè di passaggi di agenti patogeni – virus, batteri, funghi – da altre specie all’Homo Sapiens. Le pandemie che hanno fatto la storia furono zoonotiche, si pensi alla peste nera: passaggio del batterio Yersinia Pestis dalla pulce al ratto all’umano. La storia umana è (anche) storia di zoonosi fin dal neolitico, visto che l’alba delle epidemie coincide con la stanzialità e la domesticazione delle altre specie. Prima di allora non c’era mai stata convivenza stretta interspecifica.

      Anche le nuove epidemie del XXI secolo che hanno preceduto quella di Sars-Cov-2, come ricordo nel libro, sono state zoonotiche. E denunciare le condizioni che rendono possibili le nuove zoonosi equivale a denunciare il sistema-mondo del capitalismo globale.

      Al momento, a sostegno dell’ipotesi del virus manufatto in laboratorio non c’è alcun elemento concreto. Si tratta di sospetti e «non possiamo escludere al 100% che». Staremo a vedere. Io comunque sento odore di narrazione diversiva: non ho ancora visto nessun sostenitore della teoria del «virus fabbricato» spendere una sola parola contro l’ecocidio perpetrato dal capitalismo, et pour cause!

      Sull’altro piatto della bilancia ci sono invece: la storia delle pandemie; il contesto sempre più favorevole a imprevedibili zoonosi; il genoma del Sars-Cov-2 che a detta della maggioranza degli esperti che l’hanno sequenziato e studiato non recherebbe tracce di origine artificiale, e infine il fatto che un coronavirus coincidente al 96% con il Sars-Cov-2 è stato trovato nei pipistrelli Ferrumequinum.

      Infine, ecco cos’ha detto testualmente Fauci:

      «Certainly, the people who investigated it say it likely was the emergence from an animal reservoir that then infected individuals, but it could have been something else and we need to find that out. So, you know, that’s the reason why I said I’m perfectly in favour of any investigation that looks into the origin of the virus.» (fonte: The Times)

      Ha solo detto che è favorevole a che si proseguano le indagini su com’è partita la pandemia. Anch’io sono favorevole, se è per quello. Nessuno che abbia anche un solo pizzico di sale in zucca può dirsi favorevole a che non si indaghi.

      Fox News e altri network hanno riassunto così: «Fauci non è convinto che il virus abbia un’origine naturale». A quel punto tutto l’infotainment di destra dal New York Post in giù e tutta la sfera social del cospirazionismo hanno montato la panna. L’italica informazione-spazzatura ha ripreso la cosa, e adesso il sunto è diventato: «Fauci dice che il virus è stato fabbricato in laboratorio».

      • Aggiungo: anche qualora Fauci pensasse che il virus è stato fabbricato in laboratorio (e, ribadisco, non ha detto questo) ciò non sposterebbe niente, sarebbe null’altro che una sua opinione. Dal fatto che sia un immunologo non deriva che una sua affermazione abbia valore di prova scientifica. Pure qui in Italia di opinioni espresse da virologi, immunologi, epidemiologi davanti a un microfono o una telecamera e subito (indebitamente) trasformate in Scienza ne abbiamo avute sin troppe.

    • «Può darsi, anzi probabilmente è così, e però mi ha fatto davvero effetto, dopo centinaia di pagine sulla complessità del reale, trovare un’affermazione tanto perentoria e netta, calata dall’alto di un sapere scientifico per pochi eletti (e neppure credo tu sia uno zoologo o epidemiologo).»

      LQdQ non è un lavoro scientifico.

      Non è necessariamente tenuto a quantificare la confidenza in ogni affermazione che presenta, e non potrebbe, perchè come giustamente sottolinei WM1 dovrebbe diventare un tuttologo.

      Penso che di fronte a un fatto che la comunità scientifica giudica ad oggi “extremely likely”, senza _significative_ voci contrarie, sia del tutto giustificato usare l’artificio retorico di esprimerlo come fatto certo, anche perchè il fatto in se non è fondamentale nell’impalcatura del discorso.

      Come WM1 stesso ricorda, anche se _questo_ virus fosse prodotto dalla SPECTRE in laboratorio gli ultimi 50 e, probabilmente, i prossimi 50 no.

      Viceversa, che succedano cose molto inquietanti nei laboratori dove si fa ricerca a scopo bellico (particolarmente ma non esclusivamente in Cina) si sa anche senza lo specifico “witness” del virus scappato da Wuhan.

  5. Una domanda riguardo ad una cosa che mi aspettavo di vedere trattata in “la Q di Qomplotto”: voi non pensate che tutta la questione montata su Bibbiano sia stato un tentativo di innestare qualcosa di simile a QAnon in Italia, adattandone alcuni aspetti per motivi di maggiore presa culturale? In Italia, da sempre, leggende urbane e complottismi con alieni e tematiche esoteriche hanno da sempre fatto molta meno presa che negli USA (basta guardare le differenze tra le riviste americane che trattano di avvistamenti UFO e similia con il loro corrispettivo italiano Cronaca Vera) mentre altre, come le narrazioni sulla “lobby gay”, molta di più.

    • Ciao, in realtà il caso Bibbiano nel libro è trattato, chiude il libro e

      [occhio allo spoiler]
      porta al crollo del bar Pilade
      [/fine spoiler]
      .

      Bibbiano è il climax del “viaggio in Italia” sulla scia dell’SRA.
      Nel libro spiego che nel caso Bibbiano non c’è soltanto una narrazione in stile QAnon: ce ne sono addirittura due che si fronteggiano.
      La prima è quella che stando alle deposizioni rese agli inquirenti da alcuni testimoni/indagati avrebbe improntato l’agire di Foti, Monopoli, Anghinolfi e compagnia. È praticamente la stessa fantasia di complotto del caso «Diavoli della Bassa», la cui genealogia parte da Michelle Remembers.
      La seconda è quella propagandata dalla destra.
      Nella prima, bisogna salvare i bambini da una setta di satanisti pedofili che compiono abusi rituali satanici.
      Nella seconda, bisogna salvare i bambini dal grande complotto di una cricca laicista-LBTQ che si inventa abusi rituali satanici per rapire bambini e distruggere la famiglia tradizionale.
      I processi che hanno portato a questo scontro tra due fantasie di complotto in tutto e per tutto speculari sono descritti negli ultimi tre capitoli del libro.