Le strade di Bologna, l’aria di Bologna, noi che torniamo a rompere le balle a #Bologna

Scritta su un muro di via Benedetto XIV, Bologna. A un certo punto devono essere passati gli sbirri. Foto scattata il 12 ottobre 2011.

Calendario chiuso, d’accordo. Stiamo scrivendo il romanzo, d’accordo. Niente trasferte per presentazioni, conferenze, seminari, reading, d’accordo, a parte pochi strappi alla regola concordati da tempo, eventi che annunceremo via via.
Tuttavia, la fase ha una sua urgenza e ci chiama, ci sollecita. Abbiamo sempre tenuto il culo in strada, quindi mordiamo il freno. E’ vero, siamo presenti, ci sbattiamo, usiamo la rete intensamente. Ma bisogna metterci il corpo, come sempre. Per uno scrittore di quelli che piacciono a noi, la street credibility è tutto, che ve lo diciamo a fare?
Ragion per cui, c’è da mantenere un equilibrio tra “ritiro dal mondo” e militanza (culturale, quindi politica). La soluzione è questa: se non abbiamo il tempo e le energie per affrontare molte trasferte… faremo più cose a Bologna. Prosegui la lettura ›

Quattro note sparse per un «Libretto Rosa»

Il "Libretto rosa" di Finzioni
0. Affinità /divergenze tra i compagni di Finzioni e noi

Una rivoluzione copernicana. Capace di (ri)mettere al centro del sistema editoriale la comunità dei lettori.
In estrema sintesi, è questo l’intento che anima da cima a fondo Il Libretto Rosa del blog Finzioni.
Un vasto e sacrosanto programma al quale pure Wu Ming, fin dalla sua fondazione, ha consacrato sforzi, esperimenti ed errori.
Proprio in virtù di questo comune sentire, ritengo più utile alla discussione – e al programma stesso – evidenziare quali aspetti del Libretto mi hanno lasciato più insoddisfatto, invece di dedicare spazio alla tante consonanze, peraltro assai evidenti. Prosegui la lettura ›

Un esempio di contronarrazione: #SteveWorkers

We are the bad apples. Immagine realizzata da We Are Müesli

Se il nome di Steve Jobs si poteva tradurre con “Stefano Lavori”, Steve Workers è Stefano Lavoratori. C’è una bella differenza: Steve Workers è il rovescio di Steve Jobs sul versante del lavoro vivo in rivolta. E’ il guru collettivo della sovversione operaia, appare ovunque vi sia uno sciopero, una lotta, un’occupazione, e con un travolgente keynote presenta i prodotti di Bad Apple: iClasswar, iStrike, iStruggle, iRevolution. Prosegui la lettura ›

Internet, censure vere e finte, umori forcaioli e… quella sfigata di Anna Frank

Vignetta tratta da Der Stürmer, giornale diretto da Julius Streicher, n. 40, settembre 1934

A proposito di “pratiche liberanti” e “pratiche assoggettanti” in Internet. Questo non è un vero e proprio post, ma un’accozzaglia di link.
Il primo è questo
, riassunto a futura memoria di quarantott’ore di merda, due giornate nere per i social media italiani, tra “macchine mitologiche” funzionanti a pieno regime, branchi di cani latranti e parole ormai svuotate di senso e usate come mattoncini della neolingua (un termine su tutti: “Satira”).
A futura memoria, si diceva: nei giorni in cui incombe il “Decreto Ammazzablog” del governo, e con tutti i veri casi di vera censura a disposizione, il sedicente “Popolo della Rete” ha deciso di mobilitarsi… contro Vasco Rossi, per difendere da una censura mai avvenuta un sito dove si spacciano per “satira” l’aggressione in branco e il dichiarare ridacchiando (esempio di schifezza tra i tantissimi possibili) che Anna Frank se l’è cercata perché ebrea.
Come al solito, chi si azzardava a esprimere dubbi e fare distinguo era un intellettuale di merda che “non capiva gli scherzi” e voleva censurare la Sacra Satira.
La vicenda, poi, è finita a tarallucci di sterco e vino al metanolo, tanto da indurre in alcuni il sospetto che le parti in causa fossero d’accordo sin dall’inizio e sia stata tutta un’operazione di marketing, concordata e messa in atto sfruttando la credulità popolare e la voglia di linciare/lapidare il nemico di turno (e su come tale voglia trovi nei social media una cassa di risonanza, vedasi il video sotto).
Partite dallo “storify” di Flavio Pintarelli, scorretelo fino in fondo, poi tornate in cima e ripercorretelo cliccando i link. Leggete le discussioni, fatevi la vostra idea. Prima o dopo quest’escursione, consigliatissimo ripescare una delle cose di Daniele Luttazzi che vale la pena salvare: Mentana a Elm Street (PDF). Prosegui la lettura ›

Feticismo della merce digitale e sfruttamento nascosto: i casi Amazon e Apple

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La settimana scorsa The Morning Call, un quotidiano della Pennsylvania, ha pubblicato una lunga e dettagliata inchiesta – intitolata Inside Amazon’s Warehouse – sulle terribili condizioni di lavoro nei magazzini Amazon della Lehigh Valley. Il reportage, risultato di mesi di interviste e verifiche, sta facendo il giro del mondo ed è stato ripreso dal New York Times e altri media mainstream. Il quadro è cupo:
– estrema precarietà del lavoro, clima di perenne ricatto e assenza di diritti;
– ritmi inumani, con velocità raddoppiate da un giorno all’altro (da 250 a 500 “colli” al giorno, senza preavviso), con una temperatura interna che supera i 40° e in almeno un’occasione ha toccato i 45°;
– provvedimenti disciplinari ai danni di chi rallenta il ritmo o, semplicemente, sviene (in un rapporto del 2 giugno scorso si parla di 15 lavoratori svenuti per il caldo);
– licenziamenti “esemplari” su due piedi con il reprobo scortato fuori sotto gli occhi dei colleghi.
E ce n’è ancora. Leggetela tutta, l’inchiesta. Ne vale la pena. La frase-chiave la dice un ex-magazziniere: “They’re killing people mentally and phisically.Prosegui la lettura ›

Il cervello di Himmler si chiama Heydrich. WM2 su «HHhH» di Laurent Binet

HHhH

Anthropoid è il nome in codice di una delle più note azioni di guerriglia portate a termine con successo contro il nazismo.
– Più note? E chi la conosce?
Appunto. Come abbiamo ripetuto spesso, qua in Italia siamo piuttosto ignoranti sulla Resistenza europea, e anche chi festeggia volentieri il 25 aprile, di rado s’interessa di quel che accadde durante l’invasione tedesca in Polonia, Norvegia, Jugoslavia. Io stesso, sia ben chiaro, non ho affatto i titoli per fare il secchione: se conosco da tempo l’operazione Antropoide, non è per passione storica o politica, ma solo per via di un Interrail a Praga nel 1992. A zonzo per la città, è difficile non imbattersi nella chiesa dei santi Cirillo & Metodio, quella dove trascorsero gli ultimi giorni Jozef & Jan (Santi pure loro? Martiri? Eroi? Kamikaze?). Prosegui la lettura ›

Nostra legittima stranezza. Torna la «Storia della follia» di Michel Foucault

Storia della follia nell'età classica

[E’ giunta in libreria da pochi giorni, a cinquant’anni esatti dalla prima uscita in Francia, una nuova edizione italiana di Storia della follia nell’età classica, capolavoro (storico? letterario? filosofico?) di Michel Foucault. Non si tratta di una mera ristampa, bensì di un nuovo esordio. Infatti, il libro è proposto per la prima volta in versione integrale. Il curatore, Mario Galzigna, ha reinserito nell’opera brani mai tradotti in precedenza e ha recuperato la Prefazione di Foucault all’edizione del 1961, espunta per volontà dell’autore dalle edizioni successive. Nella sua Introduzione, Galzigna spiega perché ha deciso di ripescare quel “reperto”, e in che modo la riscoperta del Foucault “lirico” dei primi anni Sessanta, con le sue riflessioni sulla poesia e sull’esperienza letteraria, possa gettare luce sul presente e le odierne pratiche di resistenza. Naturalmente, è un discorso che a noi interessa parecchio. Di più: è un discorso che incrocia le nostre riflessioni degli ultimi mesi e ha forti risonanze con il romanzo che stiamo scrivendo. Prosegui la lettura ›