Bologna, Preganziol, Padova: scioperi operai e #rogodilibri, la lotta va avanti

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Benvenuti a Preganziol. Foto di Alberto Sebastiani

A Khaled Said e a tutti gli insorti in Nordafrica e nel Medio Oriente
.

[WM1:] Provo ad aggiornare i nostri lettori su quanto è successo nelle ultime 72 ore sul fronte del “rogo di libri” veneto, e su come questa mobilitazione abbia incrociato altre lotte, in particolare lo sciopero generale dei metalmeccanici.
Riguardo alla battaglia che portiamo avanti da ormai due settimane, una cosa la possiamo dire subito: abbiamo vinto il primo round. Ma procediamo con ordine.

BOLOGNA, INTERVENTO DEGLI SCRITTORI AL CORTEO DELLA FIOM

La due-giorni inizia in Piazza del Nettuno, Bologna, la mattina del 26 gennaio. Alcuni scrittori che vivono in città (Stefano Tassinari, Marcello Fois, noi WM e Massimo Vaggi, che è anche un apprezzatissimo avvocato del lavoro) tengono una conferenza stampa insieme ai dirigenti della FIOM cittadina e regionale. In Emilia-Romagna, per motivi che qui sarebbe superfluo spiegare, lo sciopero generale si terrà il 27 anziché il 28 come nel resto d’Italia. Agli organi di informazione locali spieghiamo le ragioni del nostro sostegno alla lotta degli operai e il senso della nostra presenza al corteo del giorno dopo; ringraziamo gli operai di Pomigliano e Mirafiori per aver dato a tutti noi una grande lezione di dignità; diciamo che tutte le lotte sono la stessa lotta; raccontiamo di come la crisi abbia colpito duro anche nel mondo della cultura (tagli di fondi, ridimensionamenti di festival e rassegne, chiusura di teatri e spazi di aggregazione, lavoratori mandati a spasso da un giorno all’altro); parliamo del #rogodilibri e annunciamo che il giorno dopo, in Piazza Maggiore, faremo un intervento dal palco.

L’indomani, certo, è un po’ buffo leggere sui giornali locali titoli come: «SCRITTORI & OPERAI IN SCIOPERO» (“L’Unità”-Bologna), ma almeno siamo riusciti a connettere due mondi.
Stefano Tassinari parla di fronte alla grande folla di Piazza Maggiore, subito prima di Maurizio Landini, e dice in modo più strutturato e coeso quel che abbiamo dichiarato il giorno prima. A testimoniare che la presenza degli scrittori è ritenuta importante, siamo menzionati anche da Landini («gli scrittori presenti oggi in questa piazza»).

"Ve lo faccio così". Thanks @uomoinpolvere

[Un inciso: dal palco, Landini dice cose che un sindacato confederale non faceva risuonare con forza da tanto tempo. Dopo quasi un ventennio di politiche concertative e mediazioni al ribasso, è corroborante sentir dire che gli interessi del lavoratore non coincidono con quelli del padrone (dovrebbe essere una banalità di base!), e che i diritti del primo non sono subordinati a quelli del secondo. E’ corroborante sentir dire che ci vuole una globalizzazione dei diritti e delle lotte, che dobbiamo sostenere i lavoratori che si auto-organizzano in Cina, che senza un cambiamento nel modo di produzione il business dell’automobile distruggerà il pianeta. Ripeto: non era scontato sentir dire queste cose in modo netto da un dirigente del sindacato confederale, che per giunta non si esprime in sindacalese ma in italiano di strada (es. “ecco che arriva il fenomeno Marchionne”, dove “fenomeno” è usato nel suo significato slang di “sborrone”).
Landini conclude chiedendo a gran voce lo sciopero generale. Dopo di lui parla una Susanna Camusso in evidente stato confusionale: non saluta nemmeno la piazza, rimane a capo chino sul foglio del suo discorsetto sciapo, si becca bordate di fischi e slogan. Un segretario generale CGIL contestato dalla sua base operaia a Bologna. Credo non sia mai accaduto prima. E il dato più rilevante non è tanto che venga fischiata (a fischiare è pur sempre una minoranza della piazza, seppure consistente), ma che in pochissimi le battano le mani, e nessuno si metta ad applaudire per coprire i fischi e le grida: «SCIOPERO! / SCIOPERO! / GE-NE-RALE!”.]

La nostra presenza urta Alessandro Alberani, segretario della CISL di Bologna, che su “Repubblica” del giorno dopo si chiederà «che c’entrano gli scrittori?» e dirà che secondo lui non abbiamo letto l’accordo di Mirafiori. Beh, io l’ho letto tutto (PDF qui), dalla prima all’ultima cartella, e posso tranquillamente dire che fa cagare.

Il caso Gomorra aveva annunciato un tempo nuovo, e il “Book Bloc” ne ha messo in scena l’allegoria: libri e scrittori sono sugli scudi. Libri e scrittori sono tornati pericolosi. Li si vuole mettere al bando, e la loro presenza nelle lotte colpisce, non passa inosservata. In un paese con pochi lettori, è un dato su cui interrogarsi.
Terminato il comizio, ci organizziamo per la transferta a Preganziol, in provincia di Treviso.

PREGANZIOL CAPUT MUNDI

Da un po’ di tempo, sul web si parla moltissimo di Preganziol. Non riassumerò qui le puntate precedenti, chi vuole può seguire i link inseriti nei post dei giorni scorsi.
In via Gramsci, di fronte alla biblioteca, ci sono oltre duecento persone. Sono presenti tutte le testate giornalistiche di quel territorio. C’è un troupe di documentaristi venuti apposta da Torino. C’è gente da Treviso, da Mogliano Veneto, da Mestre… C’è “Libera”, l’associazione fondata da don Ciotti. C’è Radio Sherwood. C’è una delegazione del movimento universitario di Padova. Ci sono studenti medi. Ci sono esponenti dell’ANPI. C’è la corrispondente di El Pais. E l’idea del presidio è stata lanciata in rete da una sola persona! Un abitante di Preganziol, Davide Busetto, che – dopo aver visto il TG3, le dichiarazioni balbettanti degli amministratori di Preganziol e il tentativo di far passare per mitomane la coraggiosa bibliotecaria che ha mostrato gli scaffali privi dei libri di Saviano – ha deciso di passare all’azione. La chiamata è partita dal suo blog.

Gli scrittori presenti: Stefano Tassinari, Serge Quadruppani, Lello Voce, Alberto Sebastiani e il Sottoscritto. Abbiamo il volantino degli “Scrittori contro il rogo”, e non c’è quasi bisogno di distribuirlo: viene la gente a chiedercelo. C’è voglia di sapere, di informarsi.
Dopo un intervento introduttivo, ci danno la parola.

Noi li odiamo, gli "spiritualisti irlandesi"!

Io do la notizia (appena ricevuta) che l’assessore Elena Donazzan [foto a destra, con la celtica al collo] non invierà più ai dirigenti scolastici la sua richiesta di messa al bando. Spiego che la signora ha provato a ciurlare nel manico, ha dichiarato che comunque le basta aver sensibilizzato etc. etc. «Tutta fuffa,» dico, «la sostanza è che aveva annunciato che avrebbe spedito una lettera, e adesso non la spedisce più».
Ancora non so quanto sia ridicolo il comunicato della signora, che sostiene di essere riuscita a “isolare” i firmatari dell’appello su Cesare Battisti. Come giustamente fanno notare i Comunisti di Mogliano, Donazzan racconta a se stessa di aver “isolato”

«una larghissima fetta della Cultura italiana (ed anche internazionale!) ed un bel po’ di opinione pubblica piuttosto trasversale (fatta eccezione per i leghisti più sfegatati non abbiamo sentito molte prese di posizione a favore delle proposte sue e di Speranzon).»

Già. Ci hanno dato solidarietà attiva colleghi che sul caso Battisti hanno posizioni inconciliabili con le nostre; si è mobilitata con noi la moltitudine dei lettori; ci ha dato spazi di intervento la FIOM, perché potessimo parlare di fronte a decine di migliaia di persone.
A conti fatti, non abbiamo mai ricevuto tanta solidarietà come da quando Donazzan ci ha “isolati”.

Concludo il mio intervento dicendo che non bisogna abbassare la guardia, perché c’è una pericolosa mozione presentata dal PdL al consiglio comunale di Venezia (Mozione n. 423, PDF qui, analisi in fondo a questo post). Dico che ci stanno ancora provando.
Poi annuncio la mia lettura, più o meno con queste parole: «Io non sono Nanni Balestrini, ma leggerò due pagine da un libro di Nanni Balestrini, un capolavoro di impegno civile, uno dei capisaldi della letteratura italiana contemporanea. Si intitola Gli invisibili, il suo autore è sulla lista nera, se passassero certe proposte questo libro sparirebbe dagli scaffali del Veneto. Questo brano parla di autolesionismo in carcere».
Alla fine della lettura (un brano molto duro e  splatter), mi applaudono con convinzione.

Poi interviene Stefano. Il suo è un discorso lungo, articolato. Spiega le ragioni che ci spinsero a firmare l’appello del 2004, parla della “dottrina Mitterrand”, della necessità di una soluzione politica alla ferita degli anni ‘70 etc. ma parla di tutto questo mantenendolo nella cornice della lotta alla censura. Nessuno rimane perplesso, nessuno si scandalizza, l’applauso è convintissimo. Stefano dice: «Anche avessimo torto marcio, la nostra è un’opinione, e ogni opinione ha diritto di essere espressa senza che chi la esprime finisca su una lista nera». Poi legge alcune pagine dal suo romanzo sul G8, I segni sulla pelle (video qui).

Dopo di lui parla Serge. Dice: «Dal mio accento potete capire che non sono italiano. Sono uno scrittore francese, e ho l’onore di essere sulla lista nera insieme ai miei colleghi italiani. Non solo: sono anche il loro editore. Sono direttore di una collana che pubblica molti libri italiani, e quasi tutti i nostri titoli sono di autori sulla lista nera».

Lello fa un intervento, duro e diretto, contro le bassezze della stampa locale, analizza titoli subdoli e criminalizzanti, poi legge una sua poesia, molto potente. Mi rimane impresso un verso: «Chi paga rompe, e i cocci sono nostri».

Poi si susseguono interventi di “Libera”, degli studenti, e di Umberto Lorenzoni dell’ANPI di Treviso (nome di battaglia “Eros”, commissario politico nella Brigata Piave della Divisione “Nino Nannetti”), che fa un discorso bellissimo (video qui). A un certo punto ci indica e grida: «Questi scrittori sono nostri compagni, e noi li dobbiamo difendere!». Conclude dicendo: «Era un motto della guerra partigiana e lo voglio ripetere: se devo cadere, cadrò con le dita negli occhi dell’avversario!» E’ ovazione.
Il giorno dopo, facendo una ricerca sul web, scoprirò che il compagno Eros è davvero uno con le palle. L’anno scorso, in una città come Treviso, ha preso una posizione inappuntabile:

«I leghisti non possono iscriversi alla nostra associazione. Non ne condividono il rispetto per la Costituzione, che il ministro Roberto Calderoli vuole stravolgere, la difesa dei principi di uguaglianza e di solidarietà. In certe manifestazioni propagandano il razzismo e poi discriminano i poveri, accettando di aiutare solo quelli italiani, non danno da mangiare ai bambini che non hanno i soldi per pagare la mensa scolastica, respingono gli extracomunitari. Ma come fanno a volersi unire a noi, antifascisti e antirazzisti per eccellenza? Nessuno di loro avrà mai la tessera dell’Anpi.»

Siamo intervistati da diversi media. Stefano è intervistato da Italia 7 Gold, canale televisivo del nord-est. La prima domanda è: «Cosa c’entra Saviano con Battisti?», e Stefano: «No, un momento, ripartiamo daccapo». Ribadisce le cose dette nell’intervento, comprese le motivazioni dell’appello per Battisti, ma sempre “in subordine”, nella cornice della lotta alla censura.
Molti vengono a ringraziarci per la nostra presenza, hanno gli occhi che brillano, tutti dicono: «Per un posto come questo, è una cosa senza precedenti». Come ha scritto Alberto Sebastiani in una mail indirizzata a molti scrittori:

«Non deve essere facile fare una manifestazione di questo tipo per quelle duecento persone […] Lì in paese si conoscono tutti. Un signore in piedi dietro allo striscione “I libri vanno letti …non nascosti” ha salutato un anziano che passava per via Gramsci. “Be’ – gli ha fatto l’anziano – che ci fai lì?”, “vieni anche tu, è per una cosa giusta!”, “ah no! ho capito da che parte stai tu… non ti saluto neanche più”, e se n’è andato incarognito. Il signore è rimasto dietro allo striscione e ha detto con quello vicino: “qua se appena dici qualcosa contro la lega, succede così”. Ma non si è allontanato dallo striscione, e dopo, durante le letture, applaudiva forte.»

Un primo bilancio, non solo della giornata ma dell’intera campagna, partendo dallo specifico e arrivando al generale:
– a Preganziol abbiamo condiviso un momento importante con una fetta minoritaria ma importante e battagliera della società civile locale;
– dopo la “misteriosa” sparizione, i libri di Saviano sono tornati sugli scaffali della biblioteca, che ora ha molte più copie di Gomorra a disposizione, perché molti cittadini hanno donato la loro.
Lucia Tundo, la bibliotecaria di Preganziol, non c’era perché non poteva esserci (e non approfondisco), ma ha comunque sentito intorno a sé il calore di una comunità, ha avuto la conferma che non è sola. Nel frattempo, il Gazzettino ha dovuto rettificare le porcherie scritte il giorno prima sul suo conto. La sua situazione resta difficile, ma c’è chi la difende.
– l’assessore Donazzan ha fatto marcia indietro e la sua lettera finisce nella pattumiera della storia;
– Speranzon presenta in municipio una mozione che è oggettivamente odiosa ma, costretta ad affermazioni più implicite, segna un mezzo passo indietro rispetto alle dichiarazioni dei primi giorni.
Questi sono risultati tangibili, risultati parziali ma importanti di una mobilitazione a cui abbiamo contribuito tutti, scrittori e lettori. Non ci sono allori su cui riposare, ma che la lotta paga dovremo pur dirlo!

Tra gli scrittori più attivi sul fronte del #rogodilibri, senza trionfalismi, si sta discutendo delle strategie utilizzate, di cosa abbia funzionato di più e perché. In una mail, Stefania Nardini ha scritto:

«E’ indispensabile uscire dalla logica localistica dei vari Speranzon che, proprio in virtù del fatto che l’informazione in questo paese è una chiavica, si muovono in una regione come se fosse un loro feudo. Un buon giornalismo, sottolineo buono per dire professionale, al di là dei titoli sui festini di Berlusconi avrebbe dovuto sparare in prima pagina ciò che è accaduto […] Non hanno fatto bene i conti. Non si aspettavano di finire sui giornali francesi e spagnoli […] sono solo queste le armi che impallinano  soggetti che si permettono di violare la Costituzione pensando di poter fare ciò che vogliono in una terra di nessuno. Abbiamo dimostrato che il Veneto non è la  “loro” terra. E  un dibattito locale avrebbe non solo abbassato i toni di una battaglia che è per la libertà, ma portato acqua al mulino di questi rozzi. Le notizie, cari amici, sono notizie solo quando superano i confini locali. Ci piaccia o no funziona così.»

In un’altra mail, Girolamo De Michele ha scritto:

«Si è spiazzata la politica locale giocando una dimensione nazionale (anzi: sovranazionale) contro il loro localismo. La politica locale è il loro gioco, il gioco di cui controllano le regole e gli arbitri: sono stati costretti a giocare su un terreno che non è il loro. Abbiamo contribuito a fare di Preganziol, per qualche giorno, il centro simbolico di un dibattito sulla censura, abbiamo reso noto a mezza Europa chi è Donazzan. È una lezione di metodo. La mobilitazione ha giocato con i propri tempi, quelli della rapidità e della tessitura di relazioni sul web: un gioco che loro  non conoscono, che non è connaturato alle loro pratiche politiche. Al radicamento si è contrapposta la deterritorializzazione, se mi passate l’espressione filosofica.»

ANCHE A PADOVA, INTERVENTO DEGLI SCRITTORI AL CORTEO DELLA FIOM…

Serge Quadruppani, Lello Voce e Massimo Carlotto, Padova, 28/01/2011

…e performances contro il #rogodilibri. Al corteo di Padova, in rappresentanza degli Scrittori contro il rogo, c’erano Massimo Carlotto, Lello Voce e di nuovo Serge Quadruppani. Studenti universitari hanno marciato travestiti da pompieri di Fahrenheit 451, trainando carrelli pieni di libri destinati al rogo e distribuendo centinaia di copie di un opuscolo con stralci di libri che Speranzon e Donazzan vorrebbero “al bando”.
In Piazza dei Signori gli scrittori sono saliti sul palco, e Lello ha parlato a nome di tutti, introdotto da un dirigente della FIOM che ha espresso la solidarietà dell’organizzazione contro censure e attacchi alla cultura. Da una mail di Carlotto:

«Lungo il corteo mi sono fermato a parlare con decine di persone e mi sono reso conto che le nostre iniziative sono state efficaci sul piano della comunicazione. Molti hanno aggiunto notizie a quelle che abbiamo diffuso su Speranzon e Donazzan. Non c’è dubbio che, a distanza e in silenzio, parecchia gente ci ha seguito. La ritirata della Donazzan è stata una vittoria? Certamente quando un politico è costretto a fare pubblicamente marcia indietro e rimangiarsi quanto affermato più volte pubblicamente, significa che è stato sconfitto. Credo che possiamo affermare in tutta onestà che la mobilitazione è riuscita a fermare un’iniziativa che poteva rivelarsi disastrosa.»

DALLE QUERELE ALLA MOZIONE 423

I due assessori anti-antifascisti, Speranzon e Donazzan, hanno querelato il quotidiano “Terra-Nord Est” per quest’articolo sul #rogodilibri. Solidarietà da parte nostra a Riccardo Bottazzo. Si tratta di una ripicca, di un gesto di stizza. Conferma che la pressione l’hanno sentita, l’orgoglio è ferito.

E il mix di orgoglio ferito e pressapochismo porta a sparare grandi cazzate. Se si legge la “Mozione 423” presentata da Speranzon e altri al consiglio comunale di Venezia, si vedrà che è crivellata di sfondoni, a ennesima riprova che costoro della vicenda Battisti non sanno nulla né hanno voglia di informarsi, perché Battisti è un pretesto come un altro, e il loro sdegno è finto.
Nel testo della mozione:
– si attribuisce a Battisti il ferimento di Alberto Torregiani (mentre persino la sentenza di condanna del 13/12/1988 riconosce che Battisti non era presente a quell’attentato);
– si data l’appello degli scrittori per Battisti al 2007, mentre è del 2004;
– si sostiene che Roberto Saviano accusò Carmilla di avergli “carpito” la firma (una pura frottola, senza riscontro in alcuna dichiarazione di Saviano);
– si dice che Lula ha confermato la decisione di Tarso Genro di concedere a Battisti asilo politico (mentre Lula NON ha concesso l’asilo, ha semplicemente deciso di non estradare Battisti);
– si afferma che le motivazioni di Lula per non concedere l’estradizione «etichettano l’Italia come un paese non democratico, privo di regole di diritto e gli Italiani come un popolo barbaro assetato di vendetta» (cosa in molti ambiti non distante dal vero, ma che comunque non si trova in alcun pronunciamento di Lula né dell’Avvocatura di Stato brasiliana);
– si sostiene la necessità di continuare la pressione sul Brasile anche a costo di «sacrificare la ratifica dei progetti di cooperazione economica già avviati con [quel Paese]» (mentre, come ha spiegato Massimo Carlotto, gli amministratori veneti continuano tranquillamente a fare affari con il Brasile, e quando vi si recano si guardano bene dal nominare Battisti);

Dopo questa impressionante sequela di gaffes e affermazioni demenziali… arriva anche di peggio. La mozione chiede al Comune di Venezia di

«individuare, fino a quando [gli scrittori] non decidano di ritirare pubblicamente la propria adesione dal manifesto a sostegno di Battisti, delle forme di boicottaggio civile, ad esempio non concedendo gratuitamente sale di proprietà del Comune di Venezia per dibattiti o altre iniziative […] manifestare l’indignazione della città intera nei confronti di Marco Philopat, Luigi Bernardi, Elia Spallanzani, Valerio Evangelisti, Domenico De Simone, Christian Raimo, Tiziano Scarpa, Nicola Baldoni, Alessandro Mazzina, Alessandro Bertante, Lello Voce, Massimo Carlotto, Giuseppe Genna, Nanni Balestrini, Catalano [?], Michele Monina, Stefano Tassinari, Giovanni Zucca, Sandrone Dazieri, Giorgio Agmben [sic], Mauro Smocovich, Enrico Remmert, Rossano Astremo, Gianfranco Manfredi, Tommaso Pincio, Pino Cacucci, Simone P. Barillari, Ray Luberti, Monica Mazzitelli, Francesco Cirillo, Fausto Giudice, Massimiliano Governi, Giovanni De Caro, Dario Voltolini, Roberto Saporito, Antonio Moresco, Enzo Fileno Carabba, Luca Masali, Vittorio Catani, Girolamo de Michele, Cristina Brambilla, Laura Grimaldi, Gabriella Fuschini […]»

Ecco, questa lista è compilata in fretta e furia, a cazzo di cane, dal momento che
1) vi figurano anche scrittori morti, che difficilmente faranno richiesta di una sala a Venezia;
2) c’è un cognome privo di nome, tale “Catalano”. Vogliono boicottare tutti i Catalano d’Italia? O ce l’hanno proprio coi catalani, intesi come popolo?
3) mancano un sacco di scrittori firmatari. Ad esempio, manchiamo noi WM, Gianni Biondillo e Loredana Lipperini!
Cosa sia accaduto non è difficile da immaginare: hanno preso la pagina web dell’appello e fatto la ricerchina con la parola “scrittore”. Siccome Loredana si qualificò come “giornalista”, Biondillo come “architetto” e dopo il nostro nome c’era “scrittori”, al plurale, noialtri siamo rimasti fuori.
In realtà Speranzon e compagnia non hanno la benché minima idea di chi sia tutta questa gente, né si sono informati al riguardo.

Del resto, ragazzi, stiamo parlando di Raffaele Speranzon. Quello che fa l’assessore alla cultura, ma sulla sua pagina web scrive cose come queste:

Sprengler?
Sarà mica Spengler, per caso?
Da notare anche un’altra cosa: il “boicottaggio civile” consisterebbe nel “non concedere gratuitamente sale di proprietà del Comune”. Vale a dire che se paghiamo, allora non c’è problema. Lo sdegno civico e la collera morale son belle cose, ma i schei xe anca mejo.

Al Consiglio comunale di Venezia il centrodestra è minoranza, ma non diamo troppo per scontato che questa porcheriola venga fermata. Su certe questioni, il centrosinistra ha un ventre molle non difficile da perforare. Stiamo molto attenti.

LE PERSONE-LIBRO

Contro il #rogodilibri sono in programma altre iniziative. Le “persone-libro” dell’associazione “Donne di carta” hanno in programma un’incursione a Venezia e dintorni:

«Vergogna a chi al riparo delle ISTITUZIONI dice che “sconsigliare i libri è una bella cosa” e mette all’Indice i libri di Saviano, di Pennac, di Lipperini, di Carlotto, di Grimaldi, di Scarpa e di tanti altri Autori, “rei” di essere stati nel 2004 “pro-Battisti”.
[…] Partiamo da Arezzo e da Roma per andare il 12 febbraio in Veneto alla Biblioteca civica di Mestre e il 13 febbraio alla Sala consiliare del Municipio di Porogruaro per dire a voce alta le pagine messe al rogo e gli Articoli della Carta dei Diritti della Lettura perché nessuno deve scegliere cosa vogliamo leggere.
Mai come oggi essere una “persona libro” acquista il senso profondo di una dimostrazione di libertà. Possono eliminare i libri ma non la memoria e le voci delle persone. Venite con noi.
Chi in Veneto costruisce il disaccordo, ci accolga: biblioteche, scuole, piazze. Andremo ovunque. E’ tempo di tesserarsi a Donne di carta per aiutarci a sostenere quest’impresa. Un modo concreto di partecipare. Grazie. Scrivere a: segreteria@donnedicarta.org»

Quanto a noi, continueremo a informare, e gli Scrittori contro il rogo resteranno mobilitati.
Grazie a tutt*.

AGGIORNAMENTO 30/01
PREGANZIOL, ALCUNI INTERVENTI (Mp3)

Wu Ming 1, 3’17” | Stefano Tassinari, 9’17” | Serge Quadruppani, 1’20”
Umberto Lorenzoni (ANPI), 5’17” | Lello Voce, 5’16”

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70 commenti su “Bologna, Preganziol, Padova: scioperi operai e #rogodilibri, la lotta va avanti

  1. […] This post was mentioned on Twitter by Giuseppe Genna, Wu Ming Foundation. Wu Ming Foundation said: Bologna, Preganziol, Padova: scioperi operai e #rogodilibri, la lotta va avanti: Benvenuti a… http://goo.gl/fb/FeGDj […]

  2. Ciao giovane,
    vi seguo eh, non parlo, ma seguo sempre, anche quando sto di fronte alla Marcegaglia alle 5.00 a fare il picchetto con operai e precari =D
    Un giorno se riusciamo ragioniamo insieme della necessità di smobilitare la centralità operaia per una convergenza più ampia sul punto di vista precario. Detta così è uno slogan vuoto, ma nasconde un lavoro intenso che stiamo facendo da Milano e da altri territori per trovare un nuovo terreno di sabotaggio concreto dei profitti che possa ricostruire un blocco sociale che cambi lo stato di cose presente.

    Un forte abbraccio solidale.

  3. Sono qui che tra una battuta di mani e l’altra posto e rilancio ovunque. Immenso pezzo, perfetto!

  4. lapsus culturale: spengler…sprengler…spranghe!

  5. Grazie di tutto!

    [segnalo solo che il link all’articolo di Riccardo Bottazzo (a me) non funziona, mentre mi funziona questo: http://terranews.it/news/2011/01/se-l%E2%80%99assessore-non-vuole-quei-libri
    (questioni di apostrofi in html credo)]

  6. complimenti a tutte/i!
    e da nordestino espatriato dico che i commenti di Stefania Nardini e Girolamo de Michele hanno centrato il punto!

  7. grazie di quanto avete fatto!!
    da romana cugina di veneti, mi associo anch’io a @bani: i commenti di Stefania Nardini e Girolamo De Michele sono esattissimi!!
    Il comportamento “feudale” e “locale” degli amministratori(?) del Nord-Est è specchio ed eco dei pensieri e della visione di molti degli abitanti di quelle zone. Che per comodità, convenienza, tranquillità, ripetono frasi sentite dire, slogan vuoti di contenuti reali. Me ne hanno detti tanti anche a me: “State bene, voi, a Roma: campate con i nostri soldi!”. Poi, basta chiedere: “Ma tu, a Roma, ci sei mai stato?”. “Io?!? Ma no! Neanche a Vicenza sono stato mai! Io dal mio paese mica mi muovo!!”.
    Per questo bisogna sostenere, incentivare, promuovere tutte quelle iniziative che, ogni giorno, raccontino altre storie, aprano spiragli, respiro, orizzonti: ci vuole una rivoluzione antropologica. Per questo, non bisogna abbassare la guardia.

  8. Ieri a Treviglio un gay pride dove la gente del posto scende apertamente sfidando la sciatteria del paese-piccolo/gente-mormora, oggi a Pregnanziol si applica lo stesso parametro.
    Bravi. Grande Davide Busetto.
    La provincia sta cambiando, non c’è più bisogno di scappare!

    Un abbraccio e un grazie a tutti coloro che si stanno mobilitando per i libri o per l’attacco al lavoro.
    E grazie ai Wu Ming, a Tassinari, a Serge Quadruppani e agli altri intellettuali (oddio e adesso come fanno D&S a capire chi cazzo devono boicottare?) che si stanno muovendo in questo momento.

  9. A rischio di ripetere… complimenti davvero!
    per Bologna, per Preganziol, per questo pezzo immenso dalla foto di Landini alla dedica a Khaled Said Mohammed.
    grazie.
    WTJ

  10. Danae, ho la stessa esperienza: da romana ho passato in Veneto mesi e mesi della mia vita (46 anni), e da almeno 30 anni “Roma” corrisponde a un luogo inesistente, ai tre minuti di odio orwelliani. A lungo sono stata per alcune persone “la romana”, sputato tra i denti.. ricordo ancora i poster delle elezioni dell”82 della Liga Veneta (con un trattino obliquo sulla elle) che credevo facessero ridere, con il mio ex mestrino che mi diceva: attenta, questi faranno strada.

  11. ottimo pezzo. un abbraccio (vecchio firmatario non pentito che non aveva aggiunto qualifiche al proprio nome)

  12. Ricordo che qualche mese fa in una interessante discussione a un post, uno dei WM scrisse “Di sconfitta in sconfitta fino alla vittoria finale”, o qualcosa del genere… Non ricordo citando chi (Luxemburg, Mao, Sepulveda !?). Sono uno studente di Lettere di Roma, uno studente in lotta. In un’assemblea dell’altro ieri con la Fiom di Roma Sud, che avevamo organizzato per esortare gli studenti a partecipare alla manifestazione di Cassino di ieri, ho citato questa frase per me importantissima, e che racchiude quanto sta accadendo in Italia, e non solo, negli ultimi mesi:
    il 14 dicembre la quasi caduta del governo, non avvenuta per una manciata di milioni di euro con cui Berlusconi ha comprato i voti di fiducia; un quasi fallimento della riforma Gelmini, per la nostra lotta da un lato, e per l’incompetenza della presidente di turno leghista del senato dall’altro (la ricordate? “Favorevoli, contrari, astenuti… Non approvato” ecc ecc) mentre noi paralizzavamo Roma, lasciando le forze dell’ordine e il governo chiusi nella loro tristissima zona rossa, e invadendo i quartieri popolari e operai della capitale. Ora la Fiom, che sta riaccendendo le coscienze: quel 47 % di NO a Mirafiori, è un’altra piccola sconfitta ma che significa una quasi vittoria, proprio perché sembrava impossibile… E se anche le coscienze di intellettuali e scrittori come voi, si schierano pubblicamente accanto a studenti e operai, per reagire a un governo di beceri ignoranti e papponi, e mettendo al bando alcuni libri (PS io ho esultato da solo quando Lula non ha concesso l’estradizione di Battisti!), credo che quella “vittoria finale” stia arrivando davvero. Tutte queste piccole sconfitte, insieme sono una conquista, sono il fronte unitario di lotta che farà arretrare questa ridicola dittatura, per rinchiuderla definitivamente nella loro zona rossa. E per tornare al caso veneto dei libri “vietati”: la cultura che loro tagliano, e mettono al bando, è la stessa arma con cui noi noi ci difendiamo dal loro manganello (vedi book block), e allo stesso tempo ridimensioniamo il loro potere. Gli applausi che avete ricevuto a Piazza Maggiore, a mio avviso, lo dimostrano.

  13. Grazie a tutt*, davvero. Questo post è pura creazione collettiva, io ho solo proposto una sintesi dei flussi generati dalla mobilitazione.
    Ciao a Beppe Sebaste, che in questi anni ha “tenuto il punto” con grande coraggio, calma e dignità.
    @ uomoinpolvere, grazie, corretto il link, ora dovrebbe funzionare!

  14. Spettacolare. Solidarietà piena.

  15. In questi giorni sono stato tra i tanti che non hanno mai neppure nominato Battisti nella loro azione contro il #rogodilibri. Non ho firmato l’appello del 2004 (o sottoscritto altri testi e iniziative su quel singolo caso) e ho partecipato a questa campagna perché impaurito e scandalizzato dall’abuso di potere di pubblici amministratori volto a sopprimere la libertà di espressione e il libero insegnamento delle scienze e delle arti (art 21 e 33 Costituzione). Oggi che siamo un poco più tranquilli, mi sono però sentito in dovere di chiarire alcune cose intorno a quell’appello (ancora alla base della Mozione 423). Mi permetto di segnalarlo sperando sia un contributo non inutile http://bit.ly/gkZTvj

  16. “Non è il momento di farsi i pompini a vicenda”
    (Mr. Wolf)
    E per tanti motivi, mi sento di aggiungere.

    La mobilitazione è stata davvero buona, generosa, efficace.
    Ma, quando il vento della storia soffia, bisogna mettere le vele in suo favore.
    Spingere. E farsi spingere.
    Il Mediterraneo è un mare chiuso, una buriana così non spirerà due volte di seguito.
    Noi non siamo diversi.
    Le satrapie che crollano una dopo l’altra nel mare nostrum, fatte le dovute tare, hanno molto in comune.
    Marci monarchi settantottantenni, in sella da due o tre decenni, tenuti su dalla corruzione, dal controllo degli apparati e dell’informazione. Dall’ignoranza, dalla censura.
    Dalla paura.
    Noi non siamo diversi.
    Siamo solo più vecchi, e meno affamati. Lo so, non è poco.
    Ma è meno di quanto c’è in comune.
    C’è un’intera classe dirigente, senza distinzioni, da spazzare via. Ora.
    Onoriamo il Balilla arabo. Facciamoci aiutare da lui.
    Mohamed Bouazizi.
    Laureato e venditore ambulante, si è dato fuoco in Tunisia venti giorni fa. Quel rogo non smette di bruciare, e divampa in tutto il Mediterraneo e anche oltre ormai.
    Quanto va accadendo è una cosa enorme. Enorme.
    Che ha un paragone recente solo con l’89 e il crollo dei regimi a Est. E forse lo supera.
    Se non cogliamo nemmeno questo, siamo davvero morti.
    Serve un po’ di coraggio, qualche idea, molta fermezza.
    E’ il mondo che ce lo sta chiedendo, ogni giorno in maniera più esplicita. Più stupefatta.
    Il mondo guarda a questa penisola come qualcosa di speciale. Nonostante noi.
    Ci chiede di farci carico della nostra storia, dell’immenso patrimonio culturale.
    Sono pronti a sostenerci. Ma non possono sostituirci.
    C’è una gigantesca quantità di persone che non ne può più, ma è priva di punti di riferimento. La solitudine sociale e privata dilaga, produce una sofferenza che si legge ormai nei volti.
    Chi ha una credibilità da spendere, ed è al di sopra di cricche e sospetti, deve dimostrare di avere cuore.
    Adesso.
    Gli scrittori sono tra questi. Non unici, ma di sicuro tra coloro che possono farlo.
    Hanno raccontato gli anni bui di questa terra. Ne hanno illuminato putridi e oscuri anfratti. Hanno connesso storie antiche a quelle di oggi. Lotte antiche a quelle di oggi.
    Hanno costruito, in anni di lavoro, un solido, importante, rapporto con moltitudini di lettori. Li hanno emozionati, fatti ridere, piangere e incazzare. Hanno cucito reti di relazioni.
    E’ il momento di essere generosi. Prima di tutto con se stessi. Di concedersi, e concedere, un tempo diverso.
    Il mondo ce lo chiede.
    Bisogna dare appuntamenti, far coagulare la solitudine e la sofferenza per mutarla in anelito a darsi almeno un’altra chance. Fuori.
    Fuori dagli schermi, dai monitor, dai social network.
    Ciò che si doveva vedere si è visto. Quanto si doveva sapere si è saputo. Capito ciò che ancora mancava.
    Fuori. Nelle strade.
    Non c’è nessun palazzo da espugnare, dunque tutte le strade vanno bene.
    E con calma, con fermezza, dire che non si farà niente.
    Ma non si andrà via. Per tutto il tempo necessario.
    Finchè non andranno via loro.
    E nel frattempo, per ingannare l’attesa, ci si racconterà storie, si suonerà e ascolterà della musica, si farà reciproca conoscenza.
    Ma non si andrà via.
    Gli scrittori, non da soli, sono tra coloro che possono farlo.
    Questo è il momento in cui tutte le lotte, se non diventano una, non hanno più senso.
    Onoriamo la memoria e la generosità del Balilla arabo.
    Facciamoci aiutare da Mohamed Bouazizi.
    L.

  17. Il rischio che il veneto diventi un territorio extranazionale con una pseudo dittatura leghista e’ presente, ci troviamo in una situazione dove pezzi d’italia si staccano dal resto del paese e dove le minoranze nn sono piu’ rappresentate, la similitudine con campania e calabria non e’ evidente ma secondo me esiste, laddove le regioni del sud ed alcune del nord si stanno federando sotto la bandiera del non governo dove le maggioranze silenziose e non stanno sterminando (metaforicamente) le minoranze non rappresentate . la vostra azione in Veneto ha un ‘importanza enorme perche’ da’ voce e rappresenta chi non ha piu’ rappresentanza e io vi applaudo. il senso di engagement di voi scrittori nella lotta politicosociale e’ un ponte che puo’ essere fondamentale tra la societa’ civile e i movimenti di protesta. Del resto i danni fatti ai tempi della “societa’ degli Apoti ” li conosciamo tutti…

  18. @luca
    Sono d’accordo con te: non siamo diversi. Non tanto.
    E sono d’accordo che se non cogliamo questo, siamo morti.
    Però se lo cogliamo, visto che non siamo poi tanto diversi, cento morti, o giù di lì, possiamo evitarli?
    Meglio cento morti veri per strada o cinquanta milioni di morti viventi, chiusi in casa a doppia mandata?
    La mia paura è che l’Egitto e la Tunisia stiano dicendo a noialtri che una terza via non c’è, per quanto disperato amore si possa investire nel cercarla.
    Ma noi, senza speranza, continuiamo a provare.

  19. Mentre finivo di leggere è partita per radio Hey Ho Let’s go!: c’è bisogno di aggiungere altro? :-)

  20. Solo uno spunto di riflessione, forse più per l’immediato futuro che per il presente.
    Guardando le bandiere e gli striscioni che erano in corteo e in Piazza Maggiore a Bologna l’altro giorno, la mia sensazione è stata che la componente operaia fosse soltanto una parte della manifestazione, maggioritaria, certo, ma non più di tanto. Non ho avuto la sensazione di una classica manifestazione operaia, di quelle di una volta, e anche una certa disorganizzazione nella gestione della piazza lo ha suggerito, credo. C’era anche molta “società civile” – chiamiamola così, per intenderci – composta da vari gruppi e da molti singoli, che oggi vedono nella Fiom una delle poche forze reali schierate a tenere l’ultima trincea. Questa cosa ha sia un lato positivo, sia un possibile rovescio negativo. La positività consiste nel fatto che, a fronte di un totale deficit di rappresentanza politica, c’è una domanda diffusa di interpretazione del conflitto sociale; la negatività è costituita dal rischio di identificare la Fiom con una sorta di aggregazione politica o partito in pectore. Dico che questo è negativo perché – piaccia o no – la Fiom è pur sempre un sindacato e dalle lotte sindacali trae la propria forza. Nel momento in cui dovesse “partitizzarsi” (anche informalmente, intendo) si ritroverebbe nella palude politica italica insieme alle altre moribonde forze della sinistra che fu. Sarebbe la fine.
    L’importanza del discorso di Landini secondo me sta soprattutto nel fatto che – oltre ad avere finalmente aperto sulla questione ecologica e sulla necessità della riconversione industriale, etc. – ha riconosciuto la pluralità di soggetti che oggi sono in campo, e a cui bisogna relazionarsi. Come si diceva qualche tempo fa su un post di Giap: un conto è riscoprire la soggettività operaia insieme alle altre esistenti, un altro è riscoprirla come se il tempo non fosse passato e il fordismo non fosse finito. Sarebbe un errore strategico esiziale, perché se gli operai non sono certo scomparsi, come qualcuno aveva cercato di farci credere, di certo non sono più quelli di una volta. Sappiamo che a sinistra la coazione a ripetere e l’inerzia sono sempre molto forti, quindi non credo affatto che questo rischio sia da sottovalutare.

  21. Ho lavorato a questo testo freneticamente, perché sentivo l’urgenza di tirare un po’ le fila degli ultimi eventi, e qualche sbavatura era inevitabile. Nell’inciso sul discorso di Landini, parlo di “quasi un ventennio di politiche concertative”, e per come è costruita la frase sembra che la FIOM si sia svegliata ora. In realtà le ultime scelte sono l’esito di un processo iniziato nel 2001, è da allora che quell’organizzazione ha iniziato a distinguersi dalla concertazione modello “Trimurti sindacale” e dall’unità-a-tutti-i-costi con CISL e UIL. Quello che intendevo dire era che da tempo non si sentivano dire certe cose *con tale forza e nettezza*: in Italia, rispetto al 2001, molti spigoli sono più acuminati. Inoltre, l’attenzione da parte del sindacato metalmeccanico per il problema della “riconversione” e dell’ecologia si è fatta più forte in tempi recenti.
    Per il resto, pienamente d’accordo con WM4: serpeggia già la voglia di fare di Landini (o di Cremaschi) il “Nuovo Leader della Sinistra”. Per carità d’Iddio, scongiuro tutti, esorto a non invocare quel tipo di scorciatoia…

  22. agli italiani piacciono le soluzioni “chiavi in mano”: di un altro però. E allora, vai con la ricerca del Nuovo Leader! Un giorno è Saviano, un giorno Landini, un giorno chessò, potrebbe anche essere Gianni Morandi.
    In fondo, vedi, mi ha spiegato uno che pensava di saperne più di me, si tratta semplicemente di un’operazione di marketing: quale faccia tira di più? quale il prodotto più riconoscibile? quale il nome su cui più facilmente la “ggente” è spinta a fare una croce?
    Un’operazione di marketing.
    Quando nei Paesi del Mediterraneo affacciati sull’altro lato della tavola, alle finestre del palazzo di fronte, persone di ogni età scendono in strada. Ma l’avete visto quel vecchio egiziano, la testa avvolta di verde, che brandiva il suo bastone? E le donne? Velate, velatissime, ma in strada.
    E noi?
    Gli operai di Pomigliano e di Mirafiori hanno dimostrato che i lavoratori sono portatori di istanze, idee, proposte, molto più moderne e avanzate di quelle dei padroni del vapore. Hanno dimostrato di saper guardare avanti. Bisogna esserne sempre più consapevoli. E fare. Agire.
    I risultati arrivano, lo stiamo verificando ogni giorno. I risultati arrivano.

  23. Credo che questa mobilitazione contro la censura porti con sé un punto fondamentale, oltre all’aver determinato la vittoria di una battaglia: ha indicato una strada, una modalità concreta di re/azione a questa fascistizzazione dilagante; una modalità diffusa, partecipata, creativa e densa di contenuti.
    Non c’era bisogno di dimostrare che tanta parte della società italiana è viva, critica e attiva e continua ad agire quotidianamente: per chi, come voi e tanti altri, continua a seguire ciò che accade su e giù per lo stivale al di fuori dei media mainstream questa non è una novità.
    La scommessa sta nel moltiplicare queste azioni su ogni fronte possibile: dalla precarietà alla riforma universitaria (a proposito: http://bit.ly/gus8rt in sei settori su sette delle votazioni per il Consiglio universitario nazionale sono stati eletti rappresentanti del movimento anti Gelmini. Anche questo è un segno, direi.), dalle battaglie per la difesa del territorio a quelle per un pensiero ecologico (anch’io ho apprezzato molto il passaggio di Landini in proposito).
    Credo che la tentazione di guardare alla Fiom come un’aggregazione politica sia molto forte – e rischiosa, sì – e credo che sia parte di un meccanismo più ampio che, nella declinazione “sana”, aspira a una collettività in cui riconoscersi e, in quella negativa, porta alla necessità di un leader carismatico, guru in cui identificarsi e, soprattutto, a cui demandare l’impegno in prima persona (da Saviano ad Assange, passando per Vendola e Travaglio – con tutte le differenze del caso).
    Guardando anche alla sponda sud del Mediterraneo mi chiedo: come si fa, qui, in Italia a portare queste lotte a livello di massa critica?
    Quest’anno – e lo ricordavate – è anche il decennale di Genova 2001, forse è un’occasione per contarsi, per unire i puntini di queste lotte in un disegno collettivo, unitario, non con la fissa del grande appuntamento, ma muovendosi direttamente sui territori. (btw: WM, qualche giorno fa vi ho scritto in mail qualche idea in proposito)
    E grazie, davvero, per il lavoro che state facendo.

  24. Io credo che il rischio di trasformare Landini nel nuovo paladino senza macchia ci sia eccome…però non è così pervasivo come si poteva pensare vedendo la piazza di Bologna giovedì. Appena finita la manifestazione, un operaio mi ha detto “io sono ignorante, però lo capisco che ci vuole una scuola di coscienza”.
    Tanta, tantissima gente (forse la maggior parte) non vuole pensare, preferisce mandare avanti qualcun altro e stare dietro a fare il tifo. Meglio avere un eroe da spalleggiare lì per lì e da scaricare più avanti, nel caso non si dimostrasse all’altezza, piuttosto che sforzarsi di ragionare e di capire. Ma c’è anche un forte desiderio di andare in un’altra direzione. Solo che spessissimo chi lo prova si sente solo e, alla fine, anche un pò coglione.
    Sono felice di quanto è accaduto in Tunisia e sta accadendo in Egitto, ovviamente, ma so anche che decine di morti non rendono le persone più lucide, tutt’altro.

  25. http://www.repubblica.it/esteri/2011/01/29/news/wikileaks_rivolta_pianificata_dal_2008_e_spunta_il_manuale_della_protesta-11803442/?ref=HREA-1

    Wikileaks rivela che dietro la rivolta in Egitto ci sono gli USA. E’ davvero frustrante: ti ritrovi a scendere in piazza, a lottare per cambiare il tuo paese ed eliminare il tiranno e poi ti accorgi di aver combattuto per l’Impero e il suo nuovo burattino più gestibile. Non c’è il rischio che stiamo assistendo a nuove rivoluzioni “colorate” in tutto il nordafrica? una sorta di cambio di fantoccio con metodi meno dispendiosi e più gestibili di una guerra?

  26. Pure io sono contento delle rivoluzioni in Tunisia e in Egitto, contento e preoccupato anche: non vorrei finisse come la rivoluzione iraniana

  27. @ kulma

    non so, provo a dire la mia, anche confusamente, e consapevole che rischiamo di aprire una digressione infinita.

    Mi sembra ci sia qualcosa più di quel che dici. Mi sembra che, prendendo questa china, si corra il rischio di defraudare del suo coraggio e della sua determinazione chi in queste ore combatte per strada (e lo fa per davvero, non per finta).

    In parole povere: se pensiamo che questa rivolta sia solo “pilotata”, secondo me non ne comprendiamo la natura.

    Mi sembra che le rivoluzioni “colorate” (di arancione) dell’Est Europa fossero un’altra cosa, pantomime o poco più, mentre in Nordafrica gli eventi – oltre a essere ben più drammatici – hanno qualcosa che “eccede”, che sfugge, e forse *forza* il corso delle cose favorito dalle eventuali “spintarelle” della diplomazia sotterranea…

    Insomma, lì c’è un popolo intero per strada, e sta per strada veramente, col suo coraggio vero, coi suoi martiri veri, coi suoi legami solidali veri, contro una repressione veramente brutale.

    Chi sta per strada non sa niente di eventuali appoggi USA ad “alcuni dissidenti”, sa solo che vale la pena rischiare la vita insieme a migliaia di altre persone, sa solo che dopo trent’anni di regime Mubarak ha rotto i coglioni. E una cosa come quella che stiamo vedendo non mi sembra possa essere ridotta all’operato di “pochi dissidenti” finanziati dagli USA. Mi sembra eccedere di parecchio quella dimensione asfittica. Quindi, anche in presenza di “spintarelle”, l’evoluzione dell’Evento resta imprevedibile. E mi pare che i balbettamenti del governo USA lascino intendere una certa sorpresa, uno spiazzamento: un conto è auspicarsi una “rivoluzione arancione”, altro conto è assistere a un contagio come quello che sta incendiando il mondo arabo.

    Io non voglio fare la facile apologia di quel che sta accadendo, ma non voglio nemmeno ridurre tutto alla narrazione del complotto, che è immiserente. Le notizie che giungono da Wikileaks, se vere, ci dicono “solo” che ormai anche gli USA considerano Mubarak disfunzionale. Sappiamo bene che considerano disfunzionale anche Berlusconi, ma non per questo pensiamo che Berlusconi non debba cadere, a prescindere da quel che verrà dopo. Perché chi merita di cadere deve cadere, se non altro per schiudere un nuovo scenario. Senza una schiusura, non si libereranno energie.

  28. @WM1
    Quello che dici è giusto. Anch’io sono sicuro che chi sta lottando adesso non ne sa nulla dell’appoggio degli USA (forse sono stato troppo sintetico). La mia paura comunque rimane. Sicuramente qualcosa sta sfuggendo di mano, ma c’è il rischio che alla fine venga tutto “reincanalato” nel sentiero giusto (per gli Stati Uniti). Anch’io mi auguro la caduta di Berlusconi (mi piace molto la tua motivazione), ma sapere che dopo ci saranno i nuovi servi americani (o comunque vicini alla finanza europea e mondiale) sinceramente mi rattrista. E sai perché? Perché penso che questa “mostrificazione” di Berlusconi renderà “Buoni e Giusti” questi suoi successori. Scusate il pessimismo :)
    E anche la leggera deviazione dall’argomento del post.

  29. Non scherziamo, please.
    Pilotato un cazzo. Arancioni una sega.
    Wm1 ha ragione da vendere. Si apre uno scenario su quello scacchiere epocale e imprevedibile.
    Milioni di giovani arabi insorgono, e per ora i mullah non sono affatto in testa alle rivolte.
    Anche BenAlsconi è ormai disfunzionale, in primis per gli USA.
    Che fanno il tifo per Fini, che però è un cane morto come tutti gli altri.
    O per caso a qualcuno di voi è arrivato un bonifico di Hillary Clinton, che ieri è riuscita nel capolavoro di dire “siamo con il popolo e con Mubarak”?
    L.

  30. […] This post was mentioned on Twitter by eveblisset and G., Wu Ming Foundation. Wu Ming Foundation said: Commento a caldo sul presunto "pilotaggio" USA della rivolta egiziana http://bit.ly/dR4itO #Egypt #wikileaks […]

  31. @ Kulma
    Oh, su questo, come sai, siamo pienamente d’accordo. Il post-Berlusconi farà schifo quanto il durante-Berlusconi, c’è ben poco da illudersi. E il laboratorio è proprio il Veneto: alle prossime amministrative di alcuni comuni, Lega e PD si presenteranno insieme. L’Europa chiede misure draconiane, tagli drastici alla spesa pubblica… Misure che Berlusconi non sarebbe mai in grado di attuare, per ovvi motivi. Comunque, bisogna operare perché anche nel post-Berlusconi queste misure non vadan giù come bicchieri d’acqua liscia, bisogna prepararsi a modalità di conflitto adeguate.

    Quanto al rischio che in Egitto tutto venga “reincanalato”, per me questa è una certezza. Ogni rivoluzione viene reincanalata, in un modo o nell’altro, quando comincia a perdere energia e scende verso lo stato di equilibrio termodinamico. E’ quello che ho provato a dire nel mio testo su Foucault e l’Iran. La sfida – qui parlo in generale – è che l’evento mantenga la maggior quantità possibile di energia per il periodo più lungo possibile, in modo da ottenere più risultati prima dell’entropia, e fare in tempo a contagiare altre situazioni.
    Più nello specifico, in Egitto ci sono forze che, insieme o le une contro le altre, si impadroniranno dell’evento: l’esercito, gli USA, i Fratelli Musulmani… Ciò non toglie che l’evento abbia una sua verità, che cercherei di non sminuire, e alla quale molta gente rimarrà fedele.

  32. Anche il mio è un commento a caldo.
    Mi pare che dare tanto spazio alle rivelazioni di Wikileaks svilisca la rivolta. Che ci siano altri interessi dietro a ciò che sta accadendo mi pare piuttosto fisiologico e non sono solo interessi USA (per esempio, la Francia che sta facendo in questo momento?). La storia delle rivoluzioni è fatta anche di questo, però non mi pare che ciò comporti per forza una futura sconfitta.
    La rivolta dei popoli del Nordafrica è necessaria e va sostenuta; mi pare che con la mania tipicamente occidentale di rimanere immobili per paura di essere manipolati non si vada da nessuna parte. L’immobilismo (che è poi un altro tipo di manipolazione) possono permetterselo quelli che hanno ancora qualcosa da perdere (gli occidentali appunto, chiamiamoli così), quelli che hanno fame e rabbia sono più impulsivi, mi viene da dire PER FORTUNA!

  33. Due cose velocissime sulle riflessioni molto stimolanti di qui sopra.
    1) Personalmente, Landini mi infiamma, mi cattura, mi rinsalda, come un grande leader politico, ma GUAI a privare la Fiom di un leader così, sarebbe un suicidio… se la politica non ritorna a prendere forza nei posti di lavoro la deriva continuerà inarrestata.. c’è bisogno (secondo me ancora per molto tempo) di una persona così, in un sindacato come questo. Personalmente, vorrei che Fiom si staccasse da Cgil e facesse storia a sé, dato che la Cgil per il mio comparto di lavoro ha firmato accordi INDECENTI, tanto che ne sono dovuta per coerenza uscire.
    2) Sulle rivolte nordafricane, io credo che le due cose coesistano, come sempre, e i poteri forti sappiano sempre capitalizzare le rivolte, ma questo non ha quasi mai tolto alle rivolte il loro valore di impregnatura storico-sociale sugli individui, e questo modifica comunque la visione del mondo di chi è lì, di chi ha sentito la puzza della polvere da sparo, visto il sangue per terra, il fiume di gente.. questo diventa patrimonio comune, a prescindere.

  34. Oggi a Torino si è tenuto un seminario organizzato assieme da Fiom e Micromega incentrato sulla democrazia e naturalmente, sulle conseguenze della vicenda Mirafiori e sul da farsi. I relatori hanno svolto delle sintesi interessanti, da quelle più economiche ( Brancaccio, Gallino), a quelle più legate al livello giuridico del “falso accordo” (Zagrebelsky), per poi descrivere con accuratezza il problema nodale del lavoro nel nostro paese.
    Landini è intervenuto all’inizio e in conclusione, e ha detto due-tre cose che si piantano dritte dritte nel solco del nostro dibattito. Molto schematicamente…
    1) L’elemento nuovo sulla scena italiana è dato dalla dignità dimostrata dalle persone che hanno votato no. In un paese come il nostro dove un “comportamento etico” collettivo e individuale emerge con difficoltà e deve misurarsi sempre con la mancanza di eticità e senso civico di chi ci governa, questo è un passo avanti, politico, unico. Persone in carne e ossa hanno invertito questa caduta libera nell’immondezzaio, hanno posto le loro vite, le loro scelte al centro dell’attenzione e si sono posti in un atteggiamento dignitoso davanti al ricatto. Questo slancio ha permesso di mettere l’accento sulla loro condizione (anche troppo, quasi che quei 5500 operai ed operaie dovessero sobbarcarsi la tragedia lavorativa ed esistenziale dell’italia tutta) e di farsi promotori di un modo di lottare a schiena dritta.

    2) La Fiom continuerà a fare il suo lavoro, fabbrica per fabbrica, contratto per contratto. E’ un sindacato, e questo ha fatto a Pomigliano e Mirafiori. Non c’è problema, non vi sono velleità di altro tipo. Landini ha detto che in passato qualcuno del sindacato aveva raccolto le sirene della Politica partitica, abbandonando il campo della lotta sul lavoro e sui diritti, e uniformandosi al pensiero unico moderato. Questo errore non verrà ricompiuto.

    3) Cosa chiede la Fiom alla Politica ? che raccolga la domanda di riflessione su lavoro, diritti, modalità produttive, stategie d’organizzazione Ciò che è tornato alla ribalta, televisiva e non, è la vita lavorativa delle persone, concreta, quotidiana, è la possibilità di realizzazione nella professione che fai, è il limite oltre il quale qualsiasi attività lavorativa diventa precaria. E’ infine l’esigenza di ripensare ai rapporti di forza che nel mondo del lavoro hanno seguito la logica neoliberista. Tutti i temi all’ordine del giorno possono e devono essere declinati a partire dalla questione del Lavoro.

    D.

  35. io penso che l’ altra grande questione che andra’ posta il prima possibile, e che e’ strettamente legata a quella del lavoro, sia quella della legislazione sull’ immigrazione. infatti e’ nello snodo immigrazione-diritti-salari-lavoro che la lega e’ riuscita a trovare una delle leve per scardinare sia l’ unita’ dei lavoratori nelle rivendicazioni sindacali, sia, sul piano politico, il blocco sociale storico della sinistra.

    a proposito delle rivolte in nordafrica: sara’ interessante capire come queste si riverbereranno tra i milioni di magrebini immigrati in europa.

  36. Non so: non sto in Tunisia, in Algeria o in Egitto e dunque non posso avere il polso della situazione, sempre ammesso che se ci fossi (stato) potessi avercelo. Sempre ammesso che qualcuno ce l’abbia qui per l’Italia.
    Io leggo rabbia, frustrazione, stanchezza; aggravate da una crisi economica che se qui colpisce duro lì può uccidere.
    Stare a menarsela su chi distribuisca a chi le istruzioni per gestire il poi mi pare campato per aria: chi è in strada a beccarsi i proiettili non ha letto le istruzioni e non ha il certificato di garanzia: fa quello che può e che gli esplode nella pancia.
    Leggo la stessa assenza di speranza che porta gli studenti in piazza qui da noi: in Tunisia sono i laureati che trainano la protesta, in Egitto forse i fratelli musulmani, che magari sono mediamente più istruiti della media (o no?).
    Io dico solo che “qui nel far ovest-nord” molta gente dovrebbe iniziare a cagarsi sotto. Tutti quelli che hanno inneggiato per anni all’Egitto Moderato (vedi Frattini non pià tardi dell’altra mattina), quelli che finanzia(va)no i regimi del nordafrica per stoppare sul nascere l’immigrazione, delegando ai loro lager ed ai loro cani il compito di massacrare chi cercava uno spazio di vita nel ricco nord.

    L’ abbiamo (non noi personalmente ma….) giustificati, finanziati, mantenuti, armati: se la gente per le strade riuscirà ad aver ragione credo che ce ne chiederà il conto. E non sarà un bel momento per chi prima non ha mosso un dito se non per contribuire a farli massacrare!

  37. La poesia che Lello Voce ha letto a Preganziol
    http://bit.ly/fqiEUZ

  38. completo il mio ragionamento: cosi’ come landini ha finalmente detto che bisogna sostenere le lotte degli operai cinesi e degli altri paesi “emergenti”, e’ urgente che qualcuno dica in modo chiaro che bisogna sostenere anche le lotte degli immigrati contro la bossi-fini e piu’ in generale contro la politica europea sull’ immigrazione. (su questo c’e’ molto da lavorare, visto che l’ anno scorso, proprio in veneto, anche la fiom aveva sottoscritto dei patti territoriali in cui era previsto esplicitamente che i lavoratori “autoctoni” fossero in qualche modo privilegiati in caso di ricorso alla cig).

    p.s. non so cosa darei per vedere il compagno di merende di berlusconi, il laido gheddafi, fare la stessa fine di mubarak.

  39. Grazie per il riassunto di queste splendide giornate contro la ridicola censura fatta da piccole persone ma con grande potere e arroganza.
    Mi ha fatto un piacere enorme sentire le parole del Compagno Partigiano Eros…che grande uomo e che gran coraggio…quando finisce dicendo di chiamarli per nome e cioè fascisti dentro di me sono risuonate le parole della vecchia canzone di Fausto Amodei….”Se non li conoscete chiamateli per nome….” e poi finalmente qualcuno che usa ancora la parola COMPAGNI senza averne paura o ribrezzo….
    Volevo aggiungere una considerazione su Rinaldi e la FIOM….quello che Wu MING 1 ha scritto nell’inciso sulle politiche concerrtative della FIOM negli ultimi vent’anni e che poi ritratta dicendo che scrivendo in fretta si posssono fare sbavature non è poi così lontano dalla realtà….sono un delegato sindacale USB (Unione sindacale di base…prima era Rdb-CUB) e quello che la FIOM ha subito ingiustamente a Mirafiori….cioè di essere esclusa perchè non firmataria del contratto è quello che noi sindacalisti di base da sempre subiamo dopo il famigerato referendum del 1995 voluto da Bertinotti e firmato e votato anche dalla stessa FIOM….verrebba da dire il detto chi è causa del suo mal pianga se stesso ma non penso sia utile e nemmeno costruttivo…come USB eravamo in piazza a Bologna e abbiamo sostenuto la FIOM a Mirafiori…era ora che una parte della CGIL si svegliasse dall’oblio voluto dai vari conceratori Bertinotti, Cofferati, Epifani….era ora che mandassero a quel paese filibustieri prezzolati e superpagati come Bonanni e Angeletti…la FIOM sta facendo le sue scelte di campo e organizzando le sue lotte con il necessario SCIOPERO GENERALE GENERALIZZATO….la Camusso che fa??????????

    HASTA SIEMPRE
    COMPAGNOPABLO

  40. @ tutti:

    Un link al seminario torinese sulla “Democrazia” segnalato da punkow. Consiglio l’ascolto, perché Landini – fuori comizio – dice alcune cose importanti e tocca diversi punti che si stanno discutendo anche in questo thread:
    http://www.globalproject.info/

    @ tuco:
    Hai ragione da vendere.
    Io credo che in questo momento si debba stare con la Fiom senza se e senza ma. Credo anche però che ci si debba stare senza ingenuità e senza abdicare all’intelligenza. Credo e spero che Landini sia la persona giusta per aprire gli armadi e sgomberarli da un po’ di vecchie ossa rinsecchite, che pure si annidano lì da tempo. E non mi riferisco solo alla tematizzazione del nesso produzione/sostenibilità ambientale, che saluto con entusiasmo.
    Quando parlavo della pluralità di soggetti reali e potenziali di cui oggi bisogna tenere conto, mi riferivo anche e soprattutto ai cambiamenti portati dalla globalizzazione. Al nesso immigrazione/lavoro, quindi, perché non è un segreto quello che tu dici sugli accordi territoriali firmati dalla Fiom in alcune zone del nord, come non lo è il fatto che non pochi operai tengono in tasca insieme alla tessera della Fiom quella della Lega. Ben venga quindi lo sguardo globale di Landini, purché poi possa precipitare sui nostri territori e inquadrare l’altra faccia della globalizzazione capitalistica, cioè non solo il ricatto dell’esportazione della produzione verso paesi più “concorrenziali”, ma anche quello dell’importazione di manodopera “concorrenziale” qui da noi.
    Per lo stesso motivo sono contento di sentire che alla buon ora la Fiom inizia a considerare i precari non più soltanto un oggetto del contedere, ma un soggetto con cui confrontarsi. Fino a pochissimo tempo fa questo non era affatto scontato.
    Ma aggiungerei anche un altro elemento, la cui assenza nei discorsi che ho sentito in questi giorni mi preoccupa invece. E’ la questione di genere: la disoccupazione femminile in Italia rasenta il 50%. Credo che il dato basti di per sé a lasciare immaginare quali siano le implicazioni in termini di diritti materiali, impatto sociale, ripercussioni culturali, etc.
    Immigrazione/lavoro/questione femminile, dunque. Io credo che una forza sindacale debba tenere presente queste interconnessioni nel proprio ragionamento e nella propria azione se vuole rilanciare e sospingere in avanti una lotta.
    L’idea di sganciarsi dalla CGIL invece sarebbe un evidente suicidio (ma di tentazioni suicide la storia della sinsitra è zeppa, quindi per carità, ci può stare tutto). Sbaglierò, ma credo che a Landini non passi neanche per l’anticamera del cervello.

  41. Due aggiornamenti, dopo una più calma lettura.
    Qui l’articolo di Repubblica citato da WM1, in cui Alberani si dimostra ancora più pirla, ad una lettura integrale:
    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/01/28/news/molti_non_conoscono_mirafiori_e_quella_piazza_era_divisa-11759509/index.html?ref=search
    (come valutare quel “solo il 60% di scioperanti alla Marelli” da parte di uno che si vanta di aver vinto il referendum col 53%?). Quando i cislini aprono bocca, esce fuori ben più fumo di un fumogeno da stadio ;-)
    Due castronerie in più da sottolineare nella mozione-Speranzon: Battisti non è l’esecutore materiale né di Campagna, né di Santoro, contrariamente a quel che si afferma. Rimando alle FAQ di Carmilla per i dettagli: http://www.carmillaonline.com/archives/2009/01/002924.html#002924.

    Su Landini (bellissima la foto sul post): il problema non è solo quello di non farne il nuovo Cofferati. È anche quello di un movimento che fa benissimo a scendere in piazza al fianco degli operai e della FIOM, ma che non deve pensare che il suo compito sia quello di andare a rimorchio della FIOM. Anche qui questa piccola vicenda insegna qualcosa: gli scrittori sono stati chiamati a intervenire a Padova. I movimenti devono inventare occasioni nelle quali saranno gli operai a scendere in piazza al loro fianco, come il 27-28 eravamo noi al fianco degli operai.

  42. @ girolamo

    Sottoscrivo in toto.
    E non dimenticherei il soggetto studentesco e i precari del lavoro culturale.

  43. […] vi è un governo “simile a un regime” poiché a me pare proprio un regime in piena regola. Linko qui le considerazioni a posteriori del collettivo di scrittori, mi sembra cosa […]

  44. EL PAIS:
    La Liga Norte esconde los libros que no le gustan
    http://bit.ly/gXrbym

  45. Davvero mi auguro che la FIOM non esca dalla CGIL, come purtroppo qualcuno inizia ad auspicare.
    Bisogna invece provare a trascinare la CGIL verso le posizioni della FIOM, sostenendo Landini senza farne l’ennesimo salvatore della patria, l’ennesimo condottiero che combatte al nostro posto.
    10, 100, 1000 Preganziol!

  46. Al Cairo migliaia di persone si stanno radunando in piazza Tahrir, mentre i caccia dell’esercito passano sulle loro teste a poche decine di metri. Non riesco neanche ad immaginare la paura che devono fare. Non parliamo di rivolte manovrate, per favore.
    In Iran c’era una forza organizzata che è stata capace, al momento giusto, di afferrare le redini simboliche della rivolta, appropriandosi del suo ricordo e, soprattutto, dei suoi morti. Non mi pare che in Egitto esista qualcosa di paragonabile.

  47. Ero in piazza Maggiore alla manifestazione della fiom con gli studenti. Noi si cercava di spingere verso lo sciopero generale in maniera abbastanza rumorosa devo dire e quello che è parso a me nel stare lì in piazza fra la gente è stato che le spinte per lo sciopero generale erano in buona parte esterne alla fiom (studenti, centri sociali..). Forse semplicemente eravamo solo un po’ più rumorosi e rompipalle degli altri, però si sono sentiti un po’ di commenti del tipo “ah beh facile per voi scioperare, lo fate tutti i giorni”. Condivido ciò che è stato detto su Landini, bel discorso, radicale al punto giusto.

    Ah, poi, la geografia cambia e il Mediterraneo sta già incominciando a bruciare. E’ un buon segno. Per me, devo ammetterlo, è stata abbastanza una sorpresa scoprire che anche in Tunisia i laureati non trovano la lavoro. Davvero ora come ora siamo molto più simili ad una Tunisia o all’Egitto piuttosto che alla Germania.

  48. @ Krasnapolsky

    Ho condiviso le tue sensazioni, l’altro giorno in Piazza. E ti confesserò che non ho gridato “sciopero generale”, per una sorta di pudore probabilmente, dato che io – scrittore libero professionista – comunque non potrei farlo quello sciopero né assumermene le conseguenze materiali. Non per niente qualcuno ha introdotto il termine “sciopero generalizzato”, che però, va da sé, è un’altra cosa.

  49. I sindacati extra-confederali esistono già e fanno il loro lavoro. La FIOM è un’altra cosa, e in questa fase è un cuneo che tiene aperte contraddizioni nella burocrazia sindacale. Rompe molto di più i coglioni stando dentro che stando fuori. E se uscisse, consegnerebbe definitivamente al PD un’organizzazione con milioni di iscritti/e.

    Anche se i contesti e i soggetti sono molto diversi, la situazione ricorda alla lontana la vicenda di Saviano in Mondadori: se c’è una contraddizione, acuirla è meglio che rimuoverla, e uscire equivarrebbe a rimuoverla. In rete ho constatato che l’ultima, istintiva e maldestra, uscita di Marina Berlusconi contro Saviano ha fatto riflettere alcune persone. Persino su un blog de “Il Fatto quotidiano”
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/23/perche-saviano-non-lascia-mondadori/87971/
    si son potute leggere queste parole (corsivo mio):

    “Allora perché Saviano non se ne va? Io credo che si diverta un mondo. Attaccare la famiglia dal cuore dell’impero e da una posizione così di forza deve dare una certa soddisfazione. E’ chiaro che dopo le dichiarazioni di ieri sulla magistratura e la legalità, la rottura ormai è insanabile. Però vorrei che a questo punto fosse Marina a cacciarmi, immolandomi sull’altare come martire della censura e della libertà di parola.”

    “Attaccare [da dentro] e da una posizione così di forza”, è esattamente questo il punto, è sempre stato questo. “Devono essere loro a cacciarci” è quel che anche noi abbiamo sempre detto. Resistere un minuto più del padrone.
    [Questo, ovviamente, a prescindere da quel che ciascuno di noi pensa di Saviano e da come deciderà di regolarsi lui.]

    Ora, mutatis mutandis, lo stato confusionale di Susanna Camusso in Piazza Maggiore gioca, nell’ordine simbolico, una funzione simile a quella dello sfogo della figlia di Papi: ci fa capire, senza mediazioni, quanto acuta sia la contraddizione tenuta aperta dalla FIOM.

    Ci sono contesti che vanno disertati a prescindere, contesti che vanno praticati e a un certo punto abbandonati, e contesti in cui bisogna rimanere finché la contraddizione non avrà cessato di agire.

  50. Forse l’Egitto andrebbe scorporato come post a parte. A chi riduce tutto a una manovrina americana (che sicuramente ci sarà stata), faccio presente che l’Egitto non è un angolo sperduto del mondo. Non è neanche la Tunisia o la Libia. È la chiave di volta dell’equilibrio tra nord e sud del Mediterraneo, tra paesi arabi e Israele, tra regimi arabo-laicizzati e radicalismo islamico. Non c’è asse geo-politico che non passi dall’Egitto. Se l’Egitto salta, salta tutto (e infatti, per il momento, saltano a giorni alterni le borse). Un paese come l’Egitto non può essere destabilizzato con una manovrina di palazzo o di corridoio, a meno che non stiamo parlando di politici dementi. La gravità, la radicalità, e l’imprevedibilità di quello che sta succedendo in Egitto è fuori da ogni controllo, e va seguito con attenzione (e con preoccupazione e trepidazione, comunque vada a finire). Solo in una repubblica delle banane a nord dell’Africa un ministro degli esteri, in giorni come questi, può trovare il tempo di presentarsi in Senato per esporre carte arrivate da St. Lucia in merito a una residenza di possibile proprietà di un cognato di un politico italiano specializzato nell’eterogenesi di se stesso.

  51. Nessuno immagino auspichi l’uscita della FIOM dalla CGIL….ora il nodo vero è lo sciopero generale e ancora di più l’opposizione o meno al Patto Sociale…bisogna già dai prossimi giorni lavorare per costruire uno sciopero generale che riesca a coinvolgere tutti i lavoratori pubblici e privati, generalizzando la piattaforma rivendicativa ed estendendo la partecipazione attiva anche a tutti quei soggetti collettivi che operano nel sociale e sui territori.
    Bisogna però prendere atto che questo la CGIL non lo vuole…ne ha una fottuta paura ed ho il sospetto dopo aver sentito la Camusso a Bologna che la dirigenza CGIL punti ad arrivare ad un nuovo patto sociale “collaborativo” con il padronato, come è accaduto nelle altre crisi economiche precedenti….sa tutto di già visto e di già vissuto e in modo gattopardesco sembra che tutto cambi perchè nulla cambi…io personalmente comincio ad essere stanco e voglio dar fiducia a Rinaldi ed alla FIOM perchè lavorino ad uno sciopero generale che a questo punto è inevitabile….

  52. @ COMPAGNOPABLO

    Probabilmente non è questo thread (e forse nemmeno questo blog) la sede giusta per affrontare l’argomento. Mi permetto soltanto un invito alla cautela nel sovraccaricare di aspettative l’ipotesi di un pur auspicabile sciopero generale. Forse sono troppo pessimista, ma ho il presentimento che la situazione del paese e la devastazione siano ormai tali che i risultati reali di uno sciopero generale – premesso ovviamente che si abbiano le forze e la convinzione necessari a metterlo in piedi – non sarebbero per niente scontati. Lo dico perché negli ultimi due anni ne sono già stati fatti di scioperi generali e purtroppo non hanno invertito la tendenza in atto.
    Ad ogni modo, come dicevo, è una faccenda della quale sarebbe meglio (e forse necessario) discutere con chi poi quell’iniziativa dovrebbe praticarla materialmente, al di fuori di una cerchia particolarmente sensibile e politicizzata. Altrimenti il rischio – lo dico soprattutto a me stesso – è di parlarsi addosso.

  53. @ WU MING 4

    Già…mi sa che hai ragione. Mi ero solo riallacciato ad alcuni commenti precedenti il mio ed espresso i mio pensiero….non era mia intenzione far polemica o illudere me stesso o altri che questo sciopero che forse si farà a marzo possa essere diverso dagli ultimi fatti…certo che dentro di me spero sempre che prima o poi…vabbè.

    HASTA SIEMPRE

  54. […] esempio degli sviluppi della vicenda “rogodilibri” (per rubare la definizione ai fantastici […]

  55. Intervento FONDAMENTALE e da diffondere:

    Il #rogodilibri e l’apoteosi dello scrittore
    http://bit.ly/fUcfUA

  56. Buongiorno a tutti,

    volevo solo dire due parole sulla questione dello sciopero generale e delle aspettative che vi si caricano. Ha ragione WM4 a ricordar egli scarsi risultati degli scioperi generali dell’ultimo periodo della segreteria Epifani. Ma credo che sia proprio per questo che la questione sta assumendo questa importanza, se la FIOM e la sinistra sindacale si accontentassero dell’ennesima mobilitazione rituale probabilmente la confederazione avrebbe già proclamato lo sciopero. Invece quello che viene chiesto è uno sciopero che rivendica due rotture fondamentali: chiarezza della piattaforma (io stesso non saprei ricordare la piattaforma di scioperi a cui ho contribuito, tanto era fumosa) e consequenzialità.
    Detto questo, con i sindacalisti passati a fare i leader della sinistra abbiamo già dato, meglio che Landini, Rinaldini, Airaudo e Cremaschi restino dove sono he hanno già abbastanza gatte da pelare.

    Spero di non aver scritto troppe banalità!

  57. Ho qualche perplessità sulle considerazioni di Nardini e Di Michele.

    Aver portato il dibattito su un piano nazionale e internazionale è stato importante. Però faccio anche notare che il “localismo” di questi personaggi è la fonte di nutrimento del loro potere. Sono lì perché riflettono una mentalità molto diffusa nei territori da cui provengono, e giocare di rilancio su un altro terreno può risultare alla lunga inutile se, sul territorio, non si lavora concretamente per opporsi a quella mentalità.

    Penso che si tratti di un punto su cui ci si trova tutti d’accordo… però massima cautela: quanto incidono davvero la visibilità internazionale e la mobilitazione di scrittori e intellettuali su quella mentalità? A prescindere dalla risposta che si dà, penso sia essenziale porsi la domanda.

    Quello che è successo a Preganziol è incoraggiante… ma a dimostrazione del fatto che di lavoro da fare ce n’è ancora molto, e che non è per nulla in discesa, riporto la mia esperienza personale di questi giorni – una sconfitta, in tutti i sensi.

    Sulla scia della mobilitazione dei giorni scorsi ho cercato di riattivare una rete di contatti fra persone che collaborano o hanno collaborato in diverse associazioni attive in una particolare zona del Veneto, con le quali anch’io ho lavorato o delle quali ho fatto parte.

    La mia idea era quella di produrre qualcosa di scritto da diffondere per dimostrare come questo clima ci sia da anni, e come le espressioni di un’idea alternativa siano a rischio se non agiscono di concerto, non superano una visione troppo locale della loro attività, e non sono supportate anche un po’ “dall’alto”.

    Questo per partire… poi mi sarebbe piaciuto organizzare qualcosa sul territorio. Anche se non vivo più in Veneto da tempo, sentivo come una cosa molto importante fare qualcosa lì. Pensavo addirittura a delle azioni di flash mob “creativo” (qualcosa di simile ai pompieri di Fahrenheit o alle “statue parlanti”, per intenderci).

    Purtroppo, a parte alcune adesioni di massima all’idea di un documento e qualche timido rilancio, mi sono scontrato con molta disillusione e un preoccupante grado di passività… mi sono sentito dire, tra l’altro, le classiche cose del tipo “massì, sono le solite boutade dei leghisti, meglio non fargli pubblicità”. E questo da gente che, in passato, si è fatta in quattro per arricchire l’offerta culturale di un territorio altrimenti poverissimo su quel piano.

    Insomma… pare che la disillusione, la tendenza a minimizzare, la scarsa intraprendenza, abbiano contagiato anche chi per anni si è fatto portavoce di un’alternativa, e ora non sembra avere più la forza di portarla avanti con convinzione e determinazione. Per non parlare del fatto che, come me, molte di quelle persone se ne sono andate dal Veneto, o comunque inseguono un futuro altrove.

    A tratti mi sembra che un certo cosmpolitismo “da generazione Erasmus”, nell’indebolire il radicamento in un luogo particolare, abbia anche soffocato i germi della spinta a globalizzare in modo autentico i conflitti, che, per propria natura, nascono sempre in un particolare tempo e in un particolare luogo… il risultato è che, dopo aver sperimentato altri modi di vivere, ci si sente semplicemente “estranei” e si tende a “chiamarsi fuori” da quello che succede nei luoghi in cui si è cresciuti, anche nei momenti in cui ci sarebbe bisogno di “chiamarsi dentro” e fare qualcosa.

    In sintesi: questo tipo di lotta, per produrre risultati apprezzabili sul lungo termine, deve organizzarsi, e non può appiattirsi sull’iniziativa di pochi singoli cittadini; ma chi potrebbe o dovrebbe esprimere questo bisogno di organizzazione e di presenza sul territorio, almeno in questo caso particolare, tende o a chiudersi “sul suo piccolo” o addirittura a rinunciare… insomma, dalla mia esperienza di questi giorni sono uscito un po’ con le ossa rotte sul piano del morale…

  58. @ Don Cave,

    tutto vero: se non si sta sul territorio, a rafforzare gli anticorpi rimasti, a rispondere colpo su colpo (o almeno provarci), a informare, insomma se non c’è una “ricaduta” nella vita concreta delle persone che vivono lì, un “atterraggio”, allora tutta l’informazione “orbitante” rimane astrazione.
    I due livelli devono stabilire circoli virtuosi. “Noi” che non viviamo lì dobbiamo intervenire in loco, e chi vive lì deve informare chi sta fuori, invitare, informare.
    Almeno in questo frangente, è successo, e non solo a Preganziol: la sera stessa Girolamo De Michele era a Venezia, e la mattina dopo c’è stata l’iniziativa di Padova. A Preganziol, poi, la mobilitazione continua, ecco cosa succederà domani sera:
    http://comunistimogliano.wordpress.com/2011/02/01/una-lettura-civile/
    Non farti prendere dallo sconforto, compagno. Che sia una lotta *durissima*, è fuor di dubbio. Ma nessuno la combatte in totale solitudine.

  59. @ Wu Ming 1

    Grazie per l’aggiornamento e l’incoraggiamento.

    Proprio perché andare “in solitaria” è il peggior modo per portare avanti la lotta (e l’attivismo da click ne è la dimostrazione) avevo cercato di condividere con altri – e non degli “altri” qualunque, ma persone a fianco delle quali ho sudato e faticato per realizzare progetti e iniziative – il bisogno di reagire, tra l’altro partendo da alcune proposte concrete.

    La mia quindi non voleva essere la constatazione di una resa, ma piuttosto un tentativo di riflessione su questo fatto: la mancanza di un legame organico con il territorio da parte di una fascia importante delle generazioni “giovani” – peraltro comprensibile alla luce delle scarse opportunità offerte dalla provincia – e la loro tendenziale disillusione, sono ulteriori armi nelle mani nel nemico.

    Armi potenti, per giunta, dato che in questo modo il territorio è privato di chi, per aspirazione e convinzione, potrebbe portare avanti l’alternativa di cui c’è bisogno, sia sul piano dell’offerta culturale, sia sul piano dell’azione sociale.

    Mi chiedo quindi se non sia in qualche modo auspicabile, in questo momento, una sorta di “ritorno alla provincia”… se non fisico, quanto meno “mentale”. Un tornare a “chiamarsi dentro” rispetto a quello che succede in quelle migliaia di anfratti geografici che rappresentano poi la parte maggioritaria del paese.

  60. su italiadallestero.info é apparsa la traduzione dell’ articolo uscito su ‘El País’

    http://italiadallestero.info/archives/10788

  61. […] anche vero che i suoi libri sono misteriosamente scomparsi dagli scaffali della biblioteca di Preganziol per poi tanto misteriosamente riapparire. E allora […]

  62. […] penso che ogni lotta è la stessa lotta, come mi insegnano. Lo sdegno che mi torce le budella quando devo svendere la qualità e la serietà della mia impresa […]

  63. @ alter.
    Questo ti fa capire che in rete trovi tutto e il contrario di tutto. Complotti, complotti al quadrato, alla terza, e via dicendo. Bisogna stare molto attenti. Quel tranquillizzare i compagni alla fine mi sembra molto poco ragionato. Sarebbe come dire che ci sono tante teorie del complotto ed io credo a quella che mi piace di più: mi piace la rivoluzione -> il complotto usa/israele mi destabilizza -> ah, finalmente! c’è il complotto del complotto! la rivoluzione è pulita, è questa la verità.
    Comunque il wikileaks a cui mi riferivo io non è lo stesso da te citato, parlava solo di Usa e non di Israele e Quatar.
    L’idea che mi son fatto io è alla fine molto simile a quella di WM1. Io penso che una regia dietro ci sia (in fondo forse è anche un po’ scontato), ma che qualcosa sia sfuggito abbondantemente dalle mani. Sicuramente c’è una forza che cerca di veicolare il tutto. Non riesco ad immaginare stati uniti e israele star fermi a guardare una cosa del genere. Soprattutto per l’importanza geopolitica che ha l’Egitto.
    Inoltre c’è da segnalare che gli stati uniti stanno prendendo sempre più posizione anti-mubarak, o meglio, post-mubarak…mmm, io non mi sono tranquillizzato.

  64. Se leggete le “istruzioni” USA di cui parlava Wikileaks (il “manuale” del manifestante etc.), e poi guardate a cos’è effettivamente successo nell’ultima settimana, vi renderete conto di quale sia il rapporto tra pantomima ed Evento. Quel che accade per strada al Cairo e in altre città egiziane sta a quelle patetiche pagine come “Salò” di Pasolini stava a “Quel gran pezzo dell’Ubalda”di Mariano Laurenti. L’eccedenza rispetto a eventuali aspettative “aranciate” è sotto gli occhi di tutti.
    Questo non significa che gli eventi non saranno “re-incanalati”. Il re-incanalamento è nell’ordine delle cose, *tutti* gli eventi subiscono una normalizzazione, non appena perdono potenza. Ma sull’autenticità dell’Evento e sulla “forza-invenzione” della moltitudine che riempie le strade, penso possano esserci pochi dubbi. E’ a quella forza che molta gente rimarrà fedele, anche dopo la normalizzazione.

  65. La nostra inchiesta su #rogodilibri http://bit.ly/ihxSFj