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mentalismo

Il ritorno di Mesmer. Un inesauribile bisogno di magia, contro i mentalisti al potere – di Mariano Tomatis

[Finalmente, dopo una lunga attesa, è uscito ed è ordinabile il secondo volume di Mesmer, la storia del mentalismo a cui il nostro compagno di strada Mariano Tomatis, scrittore e mago, lavora da molti anni.
Per chi non lo sapesse, il mentalismo è quel ramo dell’illusionismo nel quale, grazie a espedienti linguistici e retorici, si simulano “poteri della mente”: intelligenza superiore, telepatia, chiaroveggenza, capacità di ipnotizzare e/o condurre le altre persone in stati di alterazione quali la trance, il sonnambulismo ecc.
Perché una storia del mentalismo? E cosa significa «magia militante»?
Quali sono i rapporti tra l’approccio militante alla magia e il lavoro di Wu Ming?
Per quali motivi comprendere il mentalismo, e ricostruirne la genealogia, ha un’importanza politica, per i movimenti che sfidano lo status quo?
Nel testo che segue, scritto appositamente per Giap, Mariano risponde a queste domande.
A seguire, la prefazione a Mesmer 2 scritta da Filo Sottile.
Buona lettura. WM]

Uno dei primi esercizi che si imparano quando si studia il mentalismo si apre con la semplice domanda: «Preferisci le carte rosse o le carte nere?» Il verbo «preferisci» segue una precisa strategia verbale: in una busta abbiamo chiuso un tre di fiori, e vogliamo creare l’illusione che una persona sia in grado di indovinare valore e seme della carta. Se la risposta è «Preferisco le nere», elimineremo le rosse e proseguiremo chiedendo se, tra i semi neri, preferisce «fiori» o «picche»; se invece risponde «Preferisco le rosse», diremo: «Bene, ti consegno le carte che preferisci e proseguiremo con quelle che mi restano in mano»; dimenticando le prime, proporremo dunque la stessa alternativa tra «fiori» o «picche». Prosegui la lettura ›

«Mesmer. Lezioni di mentalismo»

Mesmer2di Mariano Tomatis

«Prenda la matita e scelga liberamente uno di questi simboli.» Siamo a teatro o in cabina elettorale? A parlare è un illusionista o uno scrutatore? La differenza potrebbe essere solo superficiale. Come documenta l’enciclopedia magica di Edmé-Gilles Guyot del 1769, da secoli i prestigiatori sanno come pilotare le scelte del pubblico; quando invitano a pescare un biglietto dal mucchio, la scelta è effettivamente libera, ma tra foglietti che – in segreto – riportano tutti la stessa parola. Quanto sono altrettanto ingannevoli le opzioni sulla scheda elettorale? Esiste una vera alternativa, o ai tempi del Partito della Nazione le diverse proposte convergono tutte verso lo stesso indistinto (e indigesto) pappone?

È stato L’armata dei sonnambuli ad accompagnarmi alle origini storiche di questo strano intreccio; magnetismo animale e politica, suggestioni ipnotiche e storytelling emancipatorio, usi e abusi della manipolazione del linguaggio: il dibattito su questi temi muove i primi passi nel Settecento ed esplode letteralmente all’arrivo di Franz Anton Mesmer a Parigi. Proposte in ambito medico, le sue idee non avranno solo sviluppi terapeutici: se Robert Darnton ne sottolinea i risvolti politico-rivoluzionari, il mio sguardo da illusionista vi scorge importanti ripercussioni sulla magia dei prestigiatori.

Per documentare genesi e sviluppo di queste influenze, da un anno vivo nel Settecento: divoro libri dell’epoca, consulto quotidiani pre-rivoluzionari, mi oriento tra i pettegolezzi, a caccia di polemiche, attacchi spietati e recensioni al vetriolo. Muovendomi tra i ciarlatani del Pont Neuf e gli illusionisti cui Philippe Égalité chiede lezioni al Palais Royal, avverto un continuo senso di dejà-vu: i sotterfugi e le retoriche sono gli stessi degli imbonitori odierni, abili ieri come oggi a confondere l’opinione pubblica e manipolare i piani di realtà come si farebbe con un mazzo di carte. Prosegui la lettura ›

La magia militante di Mariano Tomatis. Da «Donne a metà» a L’#ArmatadeiSonnambuli

Magia al popolo

Ve lo si conta noi come incontrammo Mariano

di Wu Ming 1

Da un anno collaboriamo intensamente con Mariano Tomatis, scrittore, illusionista e storico della magia. Questo connubio sta influenzando l’evoluzione della Wu Ming Foundation e producendo momenti di autentica meraviglia.
Molti ci chiedono: «Ma dove e come vi siete incontrati con Tomatis?» E ovviamente chiedono a lui: «Ma dove e come vi siete incontrati tu e Wu Ming?»
Abbiamo pensato di far apparire tre colombe con una fava, raccontando in un unico post:
– il convergere dei nostri percorsi;
– cos’è successo nell’ultimo anno;
– cosa collega gli studi di Mariano e il mondo de L’Armata dei Sonnambuli.

Non molti se n’erano accorti, ma i nostri libri sono sempre stati pieni di riferimenti e omaggi – più o meno nascosti – a magia, illusionismo e mentalismo. Mariano se n’è accorto leggendo Point Lenana e, andando a ritroso, li ha trovati quasi tutti (cfr. il suo racconto qui sotto). In 54 c’è addirittura un personaggio soprannominato «Houdini». E ovviamente, L’Armata dei Sonnambuli è un carnevale di citazioni.

È stato così fin da prima di Wu Ming, dai tempi del Luther Blissett Project. Nella comunicazione e nelle performances blissettiane abbondavano i riferimenti all’illusionismo e a un paranormale farlocco (la telecinesi-guerriglia degli «attacchi psichici»). Nel primissimo numero della rivista Luther Blissett appariva questa spiazzante immagine: Prosegui la lettura ›