Quel che pensiamo del caso Luttazzi

Aggiornamento del 15 giugno 2010

Forse ci siamo spiegati male. Sarà che stiamo invecchiando. In giro per la rete, alcuni hanno interpretato l’articolo qui sotto come una difesa di Luttazzi e una critica nei confronti dei “nitpickers”, quelli che gli hanno fatto le pulci. Noi siamo caduti dalle nuvole e ci siamo chiesti: com’è possibile?

Evidentemente il tentativo di mantenere un equilibrio e di ampliare il discorso ci ha fatto dire troppo en passant cose che invece andavano sottolineate con più forza. Proviamo a ricapitolare, per comprendere cosa non ha funzionato. La nostra riflessione parte dando per assodato che:

1. Luttazzi ha torto. Abbiamo scritto che «[ha copiato] in modo ambiguo, [ha] più volte eluso la questione, reagendo con vittimismo, spocchia e aggressività, conducendo una disgraziata ‘guerriglia’ sul web e gridando a imprecisati complotti.» E abbiamo specificato: «Dire che Luttazzi ha sbagliato non può essere la conclusione, ma l’apertura di un discorso più vasto.» Quindi, tentiamo di fare un discorso più vasto, ma partendo dal fatto che Luttazzi ha torto.

2. Luttazzi non è riuscito, anzi, probabilmente non ha mai voluto (per motivi che oggi risultano ovvi) creare un rapporto di fiducia coi suoi fan. Abbiamo scritto che «se c’è stato un deficit di fiducia in questo frangente, significa che c’era già prima, latente ma operante. C’era una distanza colma di non-detti.»

3. Se Luttazzi è in malafede (e ormai a molti pare evidente che lo sia), comunque constatarlo non ci basta. Abbiamo scritto: «vorremmo sapere da cosa nasce la malafede, perché ha preso quella forma e non altre. Sono in gioco pulsioni profonde.»

4. Luttazzi criticava le aspettative distorte sul ruolo della satira, ora è il primo idolo a cadere, e noi abbiamo scritto «pianga se stesso», perché la colpa è sua. Però, abbiamo aggiunto, un rapporto distorto si costruisce in due: artista e pubblico. Da qui l’esempio del doping nel ciclismo.

5. L’inchiesta dal basso dei “nitpickers” va benissimo. Abbiamo scritto che gli hanno fatto le pulci «giustamente!» (con tanto di punto esclamativo), e che è stata una «manifestazione di intelligenza collettiva» (cit.). Non sono i nitpickers il problema ma quelli che arrivano dopo (anche moooolto dopo) e fanno il carnevale su Facebook senza riflettere su nulla.

Forse il problema è che nel nostro articolo mancava qualcosa: non avevamo previsto un manifestarsi tanto virulento di “familismo amorale”, cioè di difese ideologiche, acritiche, “benaltriste” da parte di gente che non vuole informarsi né si pone alcuna domanda, ed è disposta a giustificare qualunque cosa abbia fatto Luttazzi solo perché Luttazzi è un nemico di Berlusconi (cfr. moltissimi commenti sul blog de “Il Fatto Quotidiano” e in altri luoghi di discussione). Così facendo, costoro si dimostrano berlusconiani nel profondo, intaccati e immerdati dal berlusconismo.

Insomma, noi abbiamo impostato l’articolo così:
«Luttazzi ha torto però constatarlo non basta, va fatto un discorso più ampio».
Verso la fine dell’articolo, avremmo dovuto rimarcare con maggiore nettezza che

«Sì, va fatto un discorso più ampio, ma si può fare solo se non ci scordiamo che Luttazzi ha torto».

Questo spostamento di accento non c’è nell’articolo, ma è molto evidente e ribadito nella discussione che trovate sotto.

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Daniele Luttazzi divorato dai suoi fan, che nel distruggerlo pèrdono una parte di se stessi. E’ il suicidio di una comunità, un rituale auto-cannibalistico. Anzi, no, un carnevale, nel senso bachtiniano. Quando descrisse la dinamica del carnevale, del mondo che si rovescia, Bachtin aveva in mente le purghe staliniane: un giorno eri membro del comitato centrale, potente, riverito; il giorno dopo eri processato da traditore e finivi morto o nel gulag. Il carnevale scarica tensioni, realizza temporanee catarsi, ma non contesta il funzionamento del potere, anzi, ne rafforza i meccanismi. Questo carnevale ci insegnerà qualcosa solo se non ci accontenteremo del lavacro, del sacrificio, di veder punito il reo.
Occorre precisare: reo non tanto di aver copiato, quanto di averlo fatto in modo ambiguo e di avere più volte eluso la questione, reagendo con vittimismo, spocchia e aggressività, conducendo una disgraziata “guerriglia” sul web e gridando a imprecisati complotti.
Dire che Luttazzi ha sbagliato non può essere la conclusione, ma l’apertura di un discorso più vasto. La malafede, parola usata da molti, non è spiegazione sufficiente. Non ci soddisfa dire che uno “è in malafede”, vorremmo sapere da cosa nasce la malafede, perché ha preso quella forma e non altre. Sono in gioco pulsioni profonde. Ipotizziamo che, all’inizio, Luttazzi intendesse omaggiare i suoi idoli comici, poi sia entrato in un vortice che ha cambiato la natura di quei “prestiti”. Luttazzi è a sua volta un fan, e i fan si riappropriano della cultura che amano. Solo che non ci fanno soldi sopra, e soprattutto non impugnano il copyright per impedire ad altri di fare quel che han fatto loro. Ecco il fulcro del biasimo. Che però, appunto, non basta. Chiediamoci cosa sia successo nella testa e nel cuore di un uomo, e ragioniamo sui rapporti tra artista e pubblico, ruolo del comico e comunità dei fan.
Luttazzi poteva fare coming out, aprirsi, rispondere davvero ai dubbi. Avrebbe sofferto, ma meno di quanto soffre ora. L’incapacità di gestire questa storia ha radici in certi “vizi” del Luttazzi blogger, limiti nell’uso della rete, e soprattutto problemi nel costruire un rapporto trasparente coi fan. Luttazzi ha percepito questi ultimi come una minaccia; a loro volta, essi si sono impuntati e dal fargli le pulci son passati a fargli pelo e contropelo, se non addirittura lo scalpo.
Di sicuro, se c’è stato un deficit di fiducia in questo frangente, significa che c’era già prima, latente ma operante. C’era una distanza colma di non-detti. Esisteva una comunità dei fan di Luttazzi? Forse no. Forse il singolo estimatore lo ammirava per conto proprio e qualcosa impediva il formarsi di rapporti orizzontali e reciproci. Forse, per paradosso, una comunità di (ex-)fan esiste soltanto ora: quando i fan hanno deciso di farsi comunità, è stato perché la figura di Luttazzi non li convinceva più e hanno deciso di contestarla.
Quanto peso ha, in questa vicenda, l’investimento che nell’Italia berlusconiana si fa su certe figure salvifiche? Negli ultimi anni i comici si sono trovati a fare supplenza dei leader dell’opposizione. Ciò è malsano, perché porta a vedere nel comico, se non un messia, almeno un incorruttibile paladino, senza le sane contraddizioni dei comuni mortali. Un comico ruba delle battute, viene “sgamato” e viene additato come nemico pubblico. Non esiste nulla del genere fuori d’Italia.
Ironia della sorte, Luttazzi è stato l’unico comico a evidenziare questo male, ed è il primo a patirne le conseguenze. Pianga se stesso, ok, ma un rapporto sbagliato si costruisce in due. Per citare da un blog: “Come si fa a fare 4.000 km. in bici in venti giorni a 45 km. all’ora di media? Ovvio, si va dal farmacista. Qualcuno vorrebbe vedere un Tour de France corso a 30 km/h o gare olimpiche vinte con tempi due secondi sopra i record attuali? Certo che no. I fan esigono il doping, ma vogliono che il dopato sia ucciso. È lecito interrogarsi sul marciume di tale meccanismo?”
Se c’è qualcosa che ostacola l’interrogarsi, è il modo in cui la Rete si trasforma in “macchina ammazzacattivi”. Non c’entra l’intento iniziale di chi – giustamente! – ha fatto le pulci a Luttazzi. Parliamo di un dispositivo che una volta avviato opera in modo inesorabile. Il punto non è chi inizia, ma quanti proseguono e come. Lo vediamo sui social network: tardiva voglia di gridare in coro, di unirsi alla folla per attaccare chi è già attaccato, chi è già stato individuato come “folk devil”, e tutto ciò dalla comodità del proprio tinello, soli di fronte a uno schermo, senza vere assunzioni di responsabilità. Se la cosa era partita come dinamica di intelligenza collettiva, ora prosegue con una mentalità da crociata, resa dei conti finale, raddrizzamento dell’assetto del mondo. Assetto azzoppato dalla nequizia di… chi? Di un comico che ha millantato la paternità di battute! In rete c’è pure chi si rammarica per aver riso di quei jokes. Si fa il processo alle risate di ieri: se non si può più ridere oggi, vuol dire che non si doveva ridere nemmeno prima. “La miseria del presente ha valore retroattivo” (Karl Kraus).
Luttazzi è un artista complesso e poliedrico. Le sue mosse fanno incazzare, ma stiamo attenti a non dipingerlo come un mero parassita. Ha scritto preziosi saggi sulle regole della satira, condotto trasmissioni che hanno lasciato un segno, combattuto contro editti, ukase et similia. Comunque la si pensi, ha innovato il modo di fare satira in Italia, riscattato i primi libri di Woody Allen da pessime traduzioni risalenti agli anni ‘70 etc. A dispetto dei suoi errori, è stato indubbiamente un autore (auctor, colui che aumenta lo scibile).
Può ancora uscirne? Boh. Forse la sua è pulsione di morte. Ha chiesto alla Rete di essere sbranato, la Rete esaudisce il desiderio. E forse i desideri erano tre:
1) voglio far ridere;
2) voglio far ridere come gli americani;
3) voglio morire.
Forse l’ignominia è una forma di gloria. Forse è il finale che, inconsciamente, si era preparato da tempo.
Nessuno osi rallegrarsi di questo.

[Questo articolo è apparso su “L’Unità” del 13/06/2010. E’ stato scritto grazie alle persone che hanno discusso con noi in questi giorni, su Twitter e nella “threagedia” messa in scena su Lipperatura.]

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231 commenti su “Quel che pensiamo del caso Luttazzi

  1. Casi…

    Segnalo su Giap il post di Wu Ming sul caso Luttazzi, una riflessione molto seria con considerazioni abbastanza amare di cui copioincollo la parte finale: Luttazzi è un artista complesso e poliedrico. Le sue mosse fanno incazzare, ma stiamo at…
    http://segnaleorario.splinder.com/post/22865299

  2. Penso pure io che Luttazzi da grande fan di un certo tipo di comicità e satira americana si sia fatto prendere la mano con gli omaggi e le citazioni. Ha dichiarato in passato di prendere in prestito battute da altri però forse non lo ha reso noto in maniera adeguata.

    Secondo me il riproporre battute di vari comici d’oltreoceano non è un concetto sbagliato anche perchè magari venivano inserite in un contesto italiano e perchè comunque a lui stava il merito di averle trovate e riproposte su un palco. Non si poteva nemmeno pretendere che ad ogni battuta citasse la fonte ne avrebbe risentito lo spettacolo.
    Avrebbe però potuto magari contribuire maggiormente a far conoscere al pubblico italiano certi comici parlando di loro nei suoi spettacoli ad esempio. Insomma va bene rendere omaggio ai propri punti di riferimento però è giusto farlo sino in fondo per far conoscere al pubblico del proprio paese qualcosa che altrimenti resterebbe nell’oblio.
    Penso ad esempio al contributo di Dè Andrè negli anni sessanta nel far conoscere i Chansonnier francesi come Georges Brassens e lo ha fatto semplicemente traducendo e cantando alcune delle loro canzoni, magari con un’onesta intellettuale maggiore.

    Quello che poi non capisco, avendo la “coscenza un po’ sporca” perchè prendere posizioni drastiche su altri colleghi che copiano o bruciano battute.

    Ritengo inoltre che Luttazzi non debba essere adesso ridimensionato in maniera così drastica, quindi spero che gli ex-fan si siano sfogati e affamati abbastanza come spero che Luttazzi faccia qualcosa in più che il dire “l’avevo già dichiarato nel 2005”.

    p.s.

    Bravo Filippo Giardina che non a caso recita con il poster di Lenny Bruce alle spalle.

  3. Luttazzi non è stato un comico qualsiasi: si fosse scoperto la stessa cosa di un Cornacchione o di un Hendel non avrebbe mai neanche lontanamente avuto nè l’impatto nè la risonanza del caso, e ci sono un paio di motivi fondamentali per cui questo è fisiologicamente naturale.
    Luttazzi ha usato una lama di una sottigliezza magistrale per eviscerare la realtà nei suoi aspetti più comici, sapendosi destreggiare tra grottesco e sublime senza mai scivolare nell’abisso dello scontato, era il genio della classe che ti fa copiare con una bonaria compiacenza, mettendoti nel novero di quelli che, loro malgrado, possono guardare gli altri dall’alto in basso.
    Perchè è questo che ha sempre fatto.
    Perchè glielo abbiamo sempre lasciato fare.
    Perchè quando ti facevano notare che era arrogante, di cattivo gusto, esagerato potevi sempre rispondergli che è un genio.
    Ma un genio crea, il pubblico vuole il rischio.
    Luttazzi è un funambolo da operetta, un giocoliere al rallentatore che si muove secondo schemi collaudati da anni da altri che hanno avuto l’ardire di tentare, riuscendo.
    E non è solo lo schema: è lo STESSO.
    IDENTICO.
    SPARTITO.
    E quel sacro furore con cui potevi annientare con un “Ignorante” le critiche di chi non ne percepiva l’essenza ti si è rivoltato contro, ustionandoti.
    Io mi fidavo di Luttazzi, come ti fidi di un artista che ha creato per esprimere del suo, ma in quel suo ti riconosci, ti sembra di poterlo portare come massima espressione altra di quel tuo che altrimenti mancherebbe di ali.
    E questo era un tuo arrogante e irriverente, e quando scopri che quelle ali che gli avevi attaccato erano non solo posticce, ma anche dozzinali, vecchie e che avresti dovuto saperlo ti senti come le ragazzine abusate dai parenti: li odi e un po’ ti odi.
    Ed è l’eco di questo odio, è la forma ultima della comunanza intellettuale che l’essere un estimatore di Luttazzi ti dava con gli altri che ritenevi tuoi pari ad un livello che si è dimostrato essere infinitamente più basso è un motore che non può che carburare sangue: mi hai fatto sentire intelligente, mi hai preso in giro, l’hai fatto con arroganza.
    Ti odio.
    E nessuna esegesi potrà salvarti da questo.

  4. A me ha dato fastidio la spocchia dell’intervista su “il Fatto Quotidiano”. La dice lunga su Luttazzi, e la dice lunga su “il Fatto Quotidiano”, che ha pubblicato il suo DVD. Parla uno che aveva l’orticaria quando leggeva dei “girotondi” pro-magistratura, e che di sicuro non si è abbonato al quotidiano giustizialista in questione.
    In generale, mi fanno incazzare le ondate di cannibalismo che colpiscono ciclicamente i vari “eroi” della sinistra. Ieri la gente citava a memoria il discorso di Luttazzi a “raiperunanotte” (la parte dell’inculata ovviamente), oggi non gli si riconosce quasi più cittadinanza.
    Mi viene in mente un paragone con Roberto Saviano e il “caso” sollevato dalla pubblicazione del “saggio” per Manifestolibri. Nel caso di Saviano, si appiattisce non solo l’io narrante sul personaggio, come giustamente viene fatto notare nei commenti da Luca su questo stesso blog, ma si proietta nel passato il “personaggio-Saviano” del 2010.
    Io continuo a preferire le asce di guerra da dissotterrare, e non mi dà gusto sotterrare i miti. Leggere Gomorra e “fare il tifo” per Saviano, non serve a niente. Andare a uno spettacolo di Luttazzi, e ricordare solo la battuta sulla mosca (falena), idem.

  5. @Jesus Robot: la tua analisi è molto interessante e credo che centri il cuore della questione, almeno dal punto di vista psicologico.
    Personalmente non sono uno che ha mai stravisto per Luttazzi. Qualche volta mi fa ridere, altre volte no. Ad esempio non mi hanno mai fatto ridere le sue battute sulla religione e forse oggi capisco perché: è un deficit di contestualizzazione. In molti casi si tratta di battute di comici americani, i quali, muovendosi in un contesto in cui la libertà religiosa è un fatto garantito dalla costituzione e in una realtà sociale multiconfessionale, attaccano la religione cristiana come forma di credulità popolare. Quindi attaccano la religione come favoletta, come mito per trogloditi, da un punto d’approdo, per così dire, laico razionalista. Per ridere a quelle battute bisogna però che il pubblico finga di non sapere che la religione è ben altro, e il pubblico americano forse ci riesce meglio di un pubblico europeo generalmente un po’ più pretenzioso. Ma soprattutto, in una realtà come quella italiana, attaccare la religione come forma di credulità popolare è del tutto inefficace. Innanzi tutto perché la credulità popolare si manifesta in forme assai più immediatamente nocive (si vota Berlusconi); ma soprattutto perché è il potere religioso secolare a esercitare un’ingerenza e un’influenza sociale, politica e culturale che non ha eguali in Occidente. In un contesto del genere la questione non dovrebbe essere dare per scontata la discendenza della religione e delle strutture che pretendono di amministrarla dalla fede popolare, ma al contrario, giocare sulle contraddizioni tra elementi spirituali e quelli secolari (come fa – a mio avviso con maggior efficacia satirica e comica – Corrado Guzzanti quando fa il cardinale). Insomma, quello che voglio dire è che non basta aggiungere il riferimento a “l’otto per mille” in una battuta per ricontestualizzarla davvero.
    Mi rendo conto che a fronte del caso a cui stiamo assistendo, questa mia considerazione suona come una critica nel merito, quando al centro della querelle c’è invece il metodo, ma spero lo stesso venga presa per quello che è: un tentativo di affrontare la questione a un livello medio-alto.

  6. Credo che una battuta efficacemente ricontestualizzata da Luttazzi sia quella su Storace, che suona più o meno così: “Sarò sempre riconoscente a Storace perché mi ha salvato la vita. Una volta mi stavano picchiando in cinque e Storace ha detto: – Può bastare.”
    Ecco, questa è una battuta copiata, la inventò Schecky Greene negli anni Sessanta, e al posto di Storace c’era Frank Sinatra. Il riferimento era alle amicizie di Sinatra coi mafiosi. Mettendoci Storace diventa più politica, fa riferimento a una situazione che tutti conosciamo, al fatto che nella Seconda Repubblica i neo-fascisti sono diventati politici di primo piano, governanti, personaggi pubblici importanti, ma le radici sono sempre quelle. Qui si allude a metodi, ehm, “sbrigativi” che caratterizzano Storace e non solo lui. La ri-contestualizzazione c’è stata.
    Il problema è che:
    1) il debito andava segnalato, certo non direttamente dentro il monologo ma almeno nei credits di libri e DVD (scusate se mi cito, ma guardate i “Titoli di coda” del mio romanzo New Thing);
    2) Schecky Greene andava fatto conoscere al pubblico italiano, Luttazzi avrebbe potuto parlarne sul blog o in qualche intervista e invece nisba, Luttazzi si è solo crogiolato nell’ammirazione del pubblico per questa battuta indubbiamente efficace;
    3) checché ne dica Luttazzi, tra le centinaia di battute copiate quelle *davvero* ri-contestualizzate sono troppo poche, mentre troppe sono le mere riproposizioni tipo copia-traduci-incolla. E alcune routines le ha peggiorate, come quella di Bill Hicks su Keith Richards e le droghe.

  7. ciao tutti e ciao wu ming. prima di tutto, volevo dirvi che vi ho citati in un post del mi neonato blog.. http://ventonuovo.tumblr.com/post/693327530/addio-daniele
    messe le carte in tavola, una curiosità. Ho seguito la threagedia con passione e (quasi) lacrime. Per tutto il tempo non ho potuto fare a meno di sentire che la discussione mi richiamava il tema Saviano. Si può fare un paragone fra come gestisce Saviano e come gestiva Luttazzi i rapporti con il pubblico? Esiste una comunità dei fan di Saviano? I rapporti sono orizzontali? La fine di Luttazzi non rischia di essere un avviso per le comunità cannibali? Un suggerimento per come affrontare altri casi in futuro?

  8. Questa storia è molto triste. Restituisce un’imagine un po’ troppo deprimente, aleggia un senso di futilità difficile da digerire: è esploso un cambiamento che ha incrinato la consuetudine e purtroppo non nella direzione auspicabile. Pare fosse noto da anni che Luttazzi avesse l’abitudine di copiare, quindi tempo ne ha avuto. Questo per dire che comunque questo cambiamento si inserisce all’interno di una struttura che aveva la necessità di conservare un suo carattere di stabilità per riprodursi. L’aspetto positivo avrebbe potuto essere l’aver raggiunto un conseguente status di sintesi con il quale imbastire un futuro diverso. Invece adesso prevale la consumazione di un rito carnevalesco.
    Ma si è aggiunto un elemento che, pur non negando l’essere, fornisce strumenti per il divenire, per il cambiamento anch’esso necessario, anzi vitale. Un passo indietro per farne due avanti è l’auspicio che se ne potrebbe trarre: il mazzo truccato lasciamolo a casa. Il fine non giustifica i mezzi, tutt’altro.
    Parafrasandovi, probabilmente si sta assistendo (in diretta) ad una sorta di “reductio ad Brancaleonem”: una vita simbolica da rivalutare completamente, con anessi e connessi. Certo Luttazzi con l’editto bulgaro era stato inserito suo malgrado (suo malgrado?) in un triumvirato dall’efficacia, appunto simbolica, potente, una percezione si è tradotta in concetto condiviso, ma perché già esisteva una sovrastruttura nella quale includerlo. Stava giocando col fuoco e (forse) non lo sapeva.
    Magari un giorno la smetteremo di affidarci ai “santini”.

  9. Articolo stimolante e preparato, Wu Ming.

    Secondo il mio parere, avete centrato la questione quando in questo passo:

    “Occorre precisare: reo non tanto di aver copiato, quanto di averlo fatto in modo ambiguo e di avere più volte eluso la questione, reagendo con vittimismo, spocchia e aggressività, conducendo una disgraziata “guerriglia” sul web e gridando a imprecisati complotti.”

    Chi pone la questione esclusivamente sul fatto “copia e basta” non mette a fuoco la totalità della vicenda.

    Perché se veramente lo “scandalo” fosse il copiare e basta, allora io mi aspetto un blog, un video, un articoletto sempliciotto dalla Fornario, battutine sterili sterili, anche per molti altri artisti.

    In questo articolo, alcuni nomi:

    http://archiviostorico.corriere.it/1999/giugno/20/irresistibile_tentazione_del_plagio_co_0_990620546.shtml

    Prima di terminare questo mio intervento, vorrei porre qualche riserva anche riguardo la “costruzione” del blog che accusa Luttazzi.

    Non tanto riguardo i post che trattano delle bugie di DL nelle scambio di mail o di altre questioni, ma proprio riguardo l’elenco delle battute “copiate”.

    Ora, secondo me, quell’elenco si focalizza solamente sui “plagi”.

    Ma:

    1)E tutte le altre battute( che sono la maggioranza del repertorio ) di DL dove vanno a finire?

    2) Allora questa “tecnica” dell’ elenco delle “scopiazzature”, sarebbe interessante adoperarla anche su altre opere di artisti.
    Ad esempio: prendiamo la Gerusalemme liberata del Tasso.
    Si potrebbe fare un lungo elenco di versi di questa opera presi da altri poeti italiani e latini, e pubblicarla in un blog ( o rivista ) con il titolo “Tasso copia”.
    Il fumo non mancherebbe, ma dove l’arrosto?

    Un cordiale salute a tutti i partecipanti del blog

  10. @atuygun: si sa che molti fan di Saviano gli chiedono a gran voce di lasciare il campo avversario, di fare scelte editoriali nette, di fare il gran gesto, andarsene sbattendo la porta da Mondadori, etc. Gli chiedono cioè un segnale politico in questo senso. In un paio di occasioni Berlusconi gli ha pure offerto il pretesto su un piatto d’argento. Ne abbiamo già parlato a lungo su questo blog e altrove, ma indipendentemente da come la si pensi sulla scelta di Saviano, non ci sono dubbi che lui abbia deciso di tenere una posizione complessa, di stare dentro una contraddizione e lo ha spiegaato pubblicamente sui gionali e in tv. Saviano gestisce questa complessità in pubblico, dialogando con i propri sostenitori, chiedendo loro non già di condividere la sua scelta, ma di capirla e di giudicare dai risultati. L’arma di dissuasione di Saviano, il suo coltello impugnato dalla parte del manico, è ovviamente la minaccia di andarsene da Mondadori, che funziona fino a quando non se ne andrà davvero (per volere o per forza) e svanirà un minuto dopo. In sostanza la deterrenza si basa sull’unico fattore che la controparte teme davvero: la perdita economica. E’ una strategia che può avere mille controindicazioni e che chiunque è libero di giudicare inefficace, sbagliata, etc., ma , ripeto, è oggettivamente più complessa, lontana dalla semplificazione che viene richiesta a gran voce.
    Ecco, Luttazzi questo non ha voluto/potuto farlo. Luttazzi è diventato un outsider a tutti gli effetti, un censurato, un epurato, etc. Nel suo personaggio non apparivano contraddizioni evidenti, era senza macchia (una figura eroica semplice, a tutto tondo), né lui si è preoccupato di scalfirla. Fino a quando non si è messo a negare l’evidenza e a considerare “diffamante” non già un’offesa personale, ma il disvelamento della paternità di numerose sue battute. A quel punto l’immagine di cui sopra è crollata e si è sviluppato il senso di tradimento di cui parlava Jesus Robot più sopra. Per questo si può dire che era sbagliato l’investimento a monte da parte dei fan almeno quanto è stata sbagliata la reazione di Luttazzi. Le cose si fanno in due e anche se le responsabilità di Luttazzi sono più concrete e individuabili, ciò non toglie che l’accostamento tra i due casi/personaggi non sia affatto balzano.

  11. @Wu Ming 4: mi fa piacere che la vicinanza dei due casi non sia solo una mia fantasia. e sono d’accordo con quello che dici tu. quello di cui sono curioso è sapere quali lezioni posso imparare (o possiamo, se chi deve imparare sono solo io). come spunti mi vengono in mente come dovrebbe essere il rapporto dei fan con l’autore, il rapporto dell’autore con i fan, le regole condivise di una comunità, il “caso-luttazzi” come strumento di analisi di altre situazioni che presentano tratti simili.. e altri ancora che non mi vengono in mente ma che mi farebbe estremo piacere scoprire e capire..

    dici che si potrebbe impostare una discussione su questi temi? o che sono già stati sviscerati abbastanza?

  12. @tutti: ho scambiato i verbi di una frase nel post precedente. la scrittura corretta era “quello di cui sono curioso è sapere quali lezioni possiamo imparare (o posso, se chi deve imparare sono solo io).” scusate ancora..

  13. Beh, immodestamente dirò che noi Wu Ming ci ragioniamo da anni su questi aspetti, certamente da molto prima che scoppiasse un caso Saviano, che per altro, ci ha confermato in alcune scelte di fondo. Il caso Luttazzi è uno strumento in più.

  14. @ atuygun
    molto bello e dolente il post sul tuo blog.

  15. Condivido ed apprezzo l’analisi di Jesus Robot.


    Vorrei aggiungere un paio di considerazioni sul vostro post, invece, che ho trovato interessante ma che a mio parere non centra il cuore della questione.


    Innanzitutto non scarterei così frettolosamente l’ipotesi di malafede. Non saprei altrimenti come altro interpretare i goffi tentativi di censura, le accuse (a vuoto) di diffamazione che Luttazzi continua a lanciare e le mille scuse campate più o meno in aria. Tutte cose che non lascerei tra le righe (o relegherei nei commenti), ma alle quali, al contrario, fossi in voi, darei il peso che meritano. I perché della malafede non sono ovviamente rintracciabili da un’analisi esterna. Toccherebbe entrare nella testa di Luttazzi, o almeno chiedergli per una volta di essere sincero. Possiamo solo fare ipotesi. E la vostra, del comico appassionato di comicità che rende omaggio ai propri idoli per poi farsi prendere la mano e cedere al vortice del plagio, mi sembra un po’ troppo ingenua. Non dimentichiamoci che il corpo di battute non originali emerso finora non è quello definitivo, come ovvio, e che si arricchisce anzi ogni settimana. Ancora non sappiamo né potremo mai sapere, forse, le effettive dimensioni di questa faccenda. Qual è la soglia di lavoro originale che è auspicabile Luttazzi abbia composto nel corso della sua carriera? Andiamo al ribasso: la metà della sua opera? E siamo davvero sicuri che Luttazzi possa fare forza su questa percentuale? Oggi come oggi non saprei più dirlo. Quello che so, e che chiunque può scoprire, è che le battute più forti, quelle che costituivano lo zoccolo duro del repertorio comico di Luttazzi, sono quasi tutte nella macabra lista. So che questo punto è contestabile, ma fate un esperimento: chiedetevi quali sue battute vi abbiano fatto più ridere e chiedetelo ai vostri amici. E poi controllate.

    Detto questo, un altro aspetto non indifferente della faccenda è il fatto che Luttazzi non abbia “omaggiato” solamente i giganti della satira ma si sia appropriato anche di battute di esordienti (vedi il caso dell’allora trentenne e tutt’ora semisconosciuto Ted Alexandro).
 E non scordiamoci neanche come Luttazzi abbia iniziato ad appropriarsi di battute altrui sin dall’esordio del 1988.



    Magari le considerate cose oramai note e non voglio dilungarmici oltre. Quello che voglio dire è però che, davanti a tutto questo, mi sembra che la vostra analisi delle dinamiche sociali dei fan e dei meccanismi mentali di Luttazzi sia nient’altro che un focalizzarsi su questioni secondarie. E così facendo rischiate di lasciate passare implicitamente il messaggio che tutto sommato le sue siano birichinate perdonabili.

    

Chiedete poi ai cosiddetti “fan delusi” o “traditi” di fare un passo indietro ed iniziare un discorso di più larghe vedute. Ricordiamoci che qui a quanto pare parliamo di amori, odi, fiducia infranta e tradimenti, roba che difficilmente può essere domata e riposta in un cassetto. Ma presupponendo anche che possa venir fatto, mi sembra chiaro che l’apertura di un discorso più vasto, che io, insieme a voi, mi auguro, non può che partire da Luttazzi stesso, da una sua piena ammissione di colpe (magari corredata con l’elenco di battute “citate” e non solo degli autori). Perché, di nuovo, non si può correre il rischio che diventi poi questa la scusa per condonare le colpe di Luttazzi non avendole però lui neanche mai ammesse.

    

Per ultimo mi sembra sproporzionata l’attenzione che rivolgete al fenomeno della caduta del mito che voi descrivete come una sorta di cruenti baccanali. Ma se guardate la questione in scala più ampia vi accorgerete che quello che è successo è che solo una piccola parte di pubblico ha espresso disappunto per l’avvenuto “tradimento”. Che Luttazzi ha continuato a mentire ed arrampicarsi sugli specchi. E che la gran parte della gente si è accontentata delle sue frottole pur di non indagare oltre e mantenere l’idolo sul piedistallo (per farsene un’idea, per quanto approssimativa, basti guardare ai numeri dei relativi gruppi di facebook pro e contro). Che senso ha, in questo quadro, puntare la lente quasi esclusivamente su questi benedetti “fan delusi”? Le cui reazioni, per inciso, mi non mi sembrano né scomposte né soprattutto, come invece dite voi nel post, anomale e tipicamente italiane. All’estero succede di peggio, ed i più inferociti sono solitamente i giornalisti e soprattutto i colleghi. L’anomalia, se c’è, mi sembra al contrario risiedere nel fatto che la linea editoriale più in voga qui in Italia sia stata il solito “Eh vabbè”.

  16. @ Man of Variable Sorrow
    ora sono di corsa, sono passato solo a sbloccare un po’ di commenti in moderazione, leggerò con più calma ma volevo dirti subito che c’è un equivoco di fondo:
    nel nostro articolo non scartiamo affatto l’ipotesi della malafede, tutt’altro. Abbiamo scritto che la malafede “non è spiegazione sufficiente”. Dire che qualcosa *non basta* non equivale a dire che non c’è. Infatti abbiamo precisato: “Non ci soddisfa dire che uno è in malafede, vorremmo sapere da cosa nasce la malafede, perché ha preso quella forma e non altre.” La constatazione della malafede può essere solo l’avvio di una riflessione, non la fine. Inoltre, non mi sembra che da quel che abbiamo scritto si possa concludere che sono “birichinate perdonabili”, la nostra critica è dura e in questi giorni abbiamo detto più volte che il “passo indietro” (ma noi abbiamo detto “sforzo doloroso di trasparenza”) lo doveva fare lui (ormai mi sa che è troppo tardi). E abbiamo distinto in ogni passaggio tra gli intenti dei fan delusi che hanno portato avanti l’inchiesta e quel che si esprime nel carnevale. Dopodiché, ciascuno valuterà quali aspetti della vicenda siano “primari” e quali “secondari”.

  17. a me il commento di Jesus Robot ha colpito. Dice: “Perché quando ti facevano notare che era arrogante, di cattivo gusto, esagerato potevi sempre rispondergli che è un genio.”

    “Ed è l’eco di questo odio, è la forma ultima della comunanza intellettuale che l’essere un estimatore di Luttazzi ti dava con gli altri che ritenevi tuoi pari ad un livello che si è dimostrato essere infinitamente più basso è un motore che non può che carburare sangue: mi hai fatto sentire intelligente, mi hai preso in giro, l’hai fatto con arroganza.”

    Ma questo scusami a me sembra anche peggio del comportamento di Luttazzi; ma perché si apprezzano i talenti per sentirsi migliori? Si ascolta il jaaaaaaasszzzsss per darsi un tono?

    Ultimamente mi sono andato a vedere alcuni pezzi su youtube di George Carlin e altri. Il pezzo di cui parlavate sopra sulla religione dovrebbe essere questo:
    http://www.youtube.com/watch?v=gPOfurmrjxo
    il Don Pizzarro di Guzzanti è nettamente migliore, pure se Carlin è divertentissimo, ma intendo in questo caso lui con la sua voce e le movenze, non tanto il messaggio di fondo ( io sono riuscito a capire fino a “he needs money!!!” ).

    DL ha messo in scena le nostre debolezze, immagino sia questo il vero intento della satira, solo che non lo sapevamo, però i fischi se li becca lo stesso perché se li merita.

  18. P.S. Voglio dire, ecco come abbiamo descritto il comportamento di Luttazzi:
    “[ha copiato] in modo ambiguo, [ha] più volte eluso la questione, reagendo con vittimismo, spocchia e aggressività, conducendo una disgraziata ‘guerriglia’ sul web e gridando a imprecisati complotti.”
    Cosa dovevamo scrivere? Che è uno stupratore di bambini?

  19. Mi complimento con la lucidità e obbiettività di giudizio che riuscite a tenere anche quando “fischia la bufera” e si sente aria di crociata. Personalmente, come avete ben evidenziato voi, trovo eccessiva e inquietante tutta questa campagna volta a dipingere Luttazzi come un mostro e un meschino impostore. Ha sbagliato, molto, in maniera sgradevole e un pò patetica si è difeso, attaccando i fan e negando l’evidenza invece di confrontarsi con chi lo criticava (giustamente). Ma quello che mi puzza, e tanto, è il fuoco di fila su un corpo già morto da un pezzo. E’ un atteggiamento molto pericoloso e sintomatico di una mentalità quello di chi spara su un cadavere. Soprattutto perchè, come sottolineate giustamente, spesso si tratta di salve sparate dal tinello di casa propria, soli e davanti a uno schermo. Voglio dire, una volta scoperta la grossa magagna, portata alla luce ed evidenziata, mi sembra davvero assurdo dimenticarsi improvvisamente di tutto ciò che di buono e innovativo ha fatto Luttazzi nel mondo dello spettacolo e della satira italiana. Temo che l’errore enorme stia tutto in quella parolina, “fan”, che non a caso è abbreviazione di fanatic. Così come fino a qualche mese fa Luttazzi si celebrava come idolo e paladino, monumento e cavaliere senza macchia, adesso diventa il traditore, la cloaca massima nella quale tutti si sentono in dovere di sputare e pisciare. Trovo tutto questo macabro e appunto inquietante. E tipico del modo peggiore (e purtroppo più in voga) di utilizzare i social network. Insomma, per me il pericolo sta nel creare feticci da adorare, idoli nei quali riporre tutte le proprie aspirazioni e frustrazioni. Le figure salvifiche, come dite ancora voi molto bene, sono consolatorie e fasulle, fanno perdere spirito critico e lucidità. E sono molto facilmente rovesciabili nel loro inverso, il male assoluto, materiale da inquisizione, da bruciare per purificarsi. Mi sembra che i due atteggiamenti, l’adorazione e il linciaggio si tocchino, siano elementi di un’unica mentalità. Personalmente ho sempre apprezzato Luttazzi, per le cose che diceva e il modo in cui le diceva; ho riso e pensato grazie ai suoi libri e ai suoi spettacoli. E certamente non rinnego nulla, non faccio nessuna abiura, non mi pento di aver riso. Forse perchè non l’ho mai ritenuto nè un genio nè tantomeno un salvatore della patria, e quindi “scoprire”, certo nel modo peggiore, che non è un dio ma un essere umano mortale e fallibile come tutti non mi sconvolge nè scandalizza più di tanto. Deluso lo sono, ma più per le sue reazioni al fatto di essere stato colto con le mani nella marmellata, che non per il furto in sè. Insomma, per concludere questa sbrodolata prolissa, voglio citare un altro di questi eroi caduti in disgrazia contro i quali si fa a gara a chi spara più volte e a chi aveva capito prima che era un “venduto” : “non fare di me un idolo mi brucerò, trasformami in megafono mi incepperò”. Gli idoli, invece di ucciderli (con buona pace dei sonic youth), sarebbe meglio non costruirli per nulla…

  20. la bufera “infuria” e non “fischia”, scusate il lapsus…

  21. @WM1: L’equivoco c’è fino ad un certo punto, nel senso che dai due post (quello in Lipperatura e poi questo) mi è sembrato che siate passati subito oltre un po’ troppo velocemente.
    Il peso delle parole (non devo dirtelo io) è anche nella loro quantità e nel contesto in cui le si inserisce. Lo spazio che avete dedicato al merito della faccenda è forse in una o due frasette, per quanto dure. Poi c’è tutto il resto, che è di sicuro interesse. Ma da questa sproporzione potrebbe nascere (ed ho scoperto che è nato, leggendo commenti su internet e parlando con gli amici) il rischio d’equivoco. Ovvero che ad una lettura anche solo un po’ superficiale il vostro possa sembrare un tentativo di sviare l’attenzione su altro finendo per giustificare ciò che è successo.
    Questo intendevo, e non era un’accusa.

    (Visto che ci sono preciso anche che l’ “Eh vabbè” finale non era riferito a voi, come evidente, ma all’articolo di Grasso sul Corriere, ad esempio, o a molti altri che ho trovato intellettualmente avvilenti)

  22. Però maneggiamololo con molta cura l’etimo della parola “fan”, non tutti i fan sono fanatici e l’uso dell’epiteto è metaforico, come quando si dice “vado matto per il gelato ai frutti di bosco”. Non significa che diventi letteralmente matto di fronte a un gelato. Raramente il fan di un artista è “fanatico” come è fanatico un fondamentalista religioso, i Mark Chapman sono un’infima minoranza. Nei più acuti e interessanti studi sulla cultura pop (penso ovviamente alle ricerche di Henry Jenkins) il concetto di “fan” è ricco e pieno di sfumature.

  23. @ Man of Variable Sorrow,
    Tieni conto che il post di Lipperatura era in realtà il testo di un’e-mail, proposto alla discussione come posizione transitoria e interlocutoria. Io ho specificato diverse volte, nella discussione che è seguita, che le formulazioni erano per forza di cose imprecise. La discussione è servita a precisare, e l’articolo qui sopra cerca di sintetizzare quel che ne è uscito. Questo articolo esprime la nostra posizione, che non è “pro-Luttazzi” e nemmeno anti-nitpickers. Il lavoro d’inchiesta di questi ultimi non è mai biasimato, anzi, si dice che hanno agito “giustamente” e che nel farlo si sono costituiti come comunità superando certi “blocchi”. E alla faccia del “passare subito oltre un po’ troppo velocemente”: tre giorni di discussione intensissima e confronto a tutto campo, con tanto di ripensamenti, autocritiche, reciproco nitpicking ! :-)

  24. Io non sono sicuro che in altri paesi la reazione sarebbe stata meno feroce.
    Anzi.
    Semmai nelle reazioni di molti intravedo la solita logica da stadio tipicamente italiana. Ovvero: siccome Luttazzi è “uno di noi”, lo difendiamo a prescindere. Alcuni commenti nell’articolo di L’Unità erano agghiaccanti (“non diamo altre armi ai giornali di destra”).

  25. @Wu Ming 4: immaginavo che da queste parti e in quel di Carmilla di questi argomenti si sia trattato abbastanza. Avresti da linkarmi qualcosa delle vostre vecchie riflessioni?

    @Wu Ming 1: grazie di cuore per il complimento al post. hai fatto davvero felice un blogger alle prime armi.

  26. @ Ferruccio,
    probabilmente in altri paesi (parliamo dell’Occidente) la reazione sarebbe stata feroce nel mondo dello showbiz e nello specifico della vicenda: un comico ha copiato etc. etc Qui è diventato un affare direttamente, immediatamente politico. Sarà anche una scoperta dell’acqua calda, ma in altri paesi i comici non sono leader politici in pectore (o addirittura in modo esplicito, come Grillo), e al governo non c’è un barzellettiere di ultima. Nei loro editoriali i direttori dei quotidiani non si occupano degli stand-up comedians. Qui da noi succede.
    Sulla reazione che descrivi, riporto quel che scrivevo su Lipperatura:
    «[Luttazzi] si appoggia su un quotidiano amico e acritico, che lo intervista come Vespa intervista sappiamo-chi, ma è l’unico giornale amico rimasto. Anche “L’Unità” era un giornale amico e se l’è bruciato, tanto che oggi gli dedica due pagine: oltre al nostro articolo, c’è il direttore che va giù durissimo proprio sulle cose che ha dichiarato al Fatto Quotidiano (in particolare: “Nessun quotidiano mi ha chiesto di spiegare cos’è successo”). La difesa in stile “Vergogna, c’è Berlusconi al governo e voi attaccate Luttazzi che lotta contro il regime!” non è davvero una difesa, è roba di poco momento, non può pensare di cavarsela grazie a quella. Se non se ne rende conto, vuol dire che ha un gravissimo deficit di lucidità; se se ne rende conto ma va avanti per inerzia sperando di tirare innanzi in qualche modo, beh, citando Stanis La Rochelle: “Questo è davvero mooolto italiano”.»

    @ atuygun
    sempre qui su Giap, leggi il post “I quattro atti della farsa anti-Saviano” e segui alcuni dei link posti in calce.

  27. @wu ming 1: grazie per la dritta. corro a documentarmi. ma ogni tanto ritorno qui per vedere che succede.

  28. mi è venuta in mente una cosa. poi magari è una cazzata, o peggio ancora, una cosa strasaputa, ma voglio sentirmi dire il perchè (o vederlo scritto). la figura di daniele luttazzi è una figura multipla: comico, satiro, epurato, epurato di nuovo, autore di nicchia, personaggio senza macchia e poi traduttore, autore, teorico. Ho come l’impressione che non sia riuscito a comunicare la “seconda natura” del suo essere artista. E’ qui che va ricercato lo sbaglio nella costruzione del suo rapporto con il suo pubblico, con i suoi fan? Non c’è anche una responsabilità complementare da parte degli stessi destinatari?

  29. @wu ming 1: riguardo al “rimprovero” che mi fai sull’utilizzo dell’etimo di fan, hai perfettamente ragione. Ho messo in luce volutamente solo l’aspetto negativo della parola, il fanatismo appunto che porta all’idolatria, ad aderire acriticamente ad una causa magari solo per il gusto di indossare un’uniforme, e altrettanto acriticamente poi, all’emergere della magagna, a buttare il bambino con l’acqua sporca (per utilizzare una metafora a voi cara…)

  30. @WM4. Devo dire che per una volta non sono molto d’accordo con quello che dici e vorrei argomentare un po’ riguardo il deficit di contestualizzazione delle battute a sfondo religioso.
    Avendo insegnato a studenti americani bianchi provenienti dall’area geografica in cui la religione cristiana è maggioritaria con punte di fanatismo che fanno impallidire i nostri ciellini, e tenuto conto che sulla colonna portante concettuale Dio+Patria Bush è riuscito a sopravvivere per otto anni a errori marchiani di comunicazione che fanno impallidire invece Berlusconi, non sarei così frettolosa nel sostenere che le battute sulla religione cattolica prese in prestito (diciamo così, sorvolando sulla questione dei diritti, per quanto mi stupisca che si menzionino i credits proprio in un ambiente che ha fatto della diffusione di idee e concetti senza passare per il copyright un cavallo di battaglia importante) dal contesto americano siano inefficaci. A chiunque abbia avuto a che fare direttamente con l’educazione cattolica italiana, con l’ambiente clericale degli oratori, del catechismo, delle messe forzate con tutta la loro liturgia lisergica, di quella farsa che è l’ora di religione a scuola che è un furto legalizzato (uno dei molti) da parte della Santa Sede ai danni dei contribuenti (inserimento in ruolo di una valanga di insegnanti del nulla a fronte dell’esercito di precari di materie basilari, in obbedienza al pontefice ma a spese dello stato), per poi sentire cose *incredibili* sull’educazione sessuale (parlo per esperienza diretta a scuola, mica per pregiudizi), credo che le battute caustiche sul sesso e la religione di Luttazzi, anche se rubate di sana pianta, siano parse una boccata di aria fresca. Altra cosa è ferire la sensibilità religiosa tout court, e non mi pare sia il caso di Luttazzi, che a mia memoria si è sempre scagliato specificamente contro il clero e i cattolici, e non contro un più generico sentimento religioso aconfessionale.
    Sulla questione del metodo, invece, non entro. Il plagio è materia di diritto e la questione si sarebbe dovuta discutere da quella prospettiva, e non con le guerre sante degli ex fan delusi e trasformati in boia, che sono le bestie più feroci. [Anche nel rock si vedono robe di questo tipo, prima amore folle e poi odio dichiarato; citerei il caso da manuale dei Guns’n’Roses che furono il mito di una generazione di sedicenni, i quali una volta quali scoperto che i riff non erano altro che rivisitazioni dei Led Zeppelin, da ventenni li rinnegarono in massa (senza poi sapere che gran parte del repertorio degli stessi LZ è un bluff, e senza crediti!!) Spettacolo triste per me che ero un po’ più grande, e che anzi avevo vissuto quel furto come un tentativo di riportare in vita atmosfere rock che parevano morte e sepolte – scusa la digressione, non che Luttazzi c’entri nulla col rock’n’roll, però mi pare lo stesso meccanismo, ma magari mi sbaglio].

  31. Difendo Luttazzi.

    Primo perché mi è simpatico. Secondo perché è un antifascista e pur essendo merce appetibile per il dittatore mediatico Silvio B. non si è lasciato comprare e questo nell’Italia di oggi vale molto. Terzo perché non sono un suo fan.
    Copiare, citare, rimettere in atto non è pratica nuova nell’arte scenica. La genialità, se con questa parola ambigua si vuole indicare la specificità di Luttazzi, non sta tanto nei testi usati ( poco importa se originali o no) ma nei temi decisi e nella “maschera” attraverso cui sono agiti. Ciò che fa funzionare la macchina Luttazzi è la politicità delle scelte e la ferocia dell’esecuzione. Che i fan si sentano smarriti e traditi è il solito problema dell’amante che ricerca se stesso nell’amato. La tensione amorosa contiene in sé le ragioni del suo fallimento. Il fan, dell’uno , dell’altro, ha sempre torto, perché delega all’altro la responsabilità della sua felicità e compie lui stesso il gesto più colpevole, che è quello di illudere la realtà.

  32. @ Claudia e cosimok: C’è un mondo di differenza fra chi sostiene la libera circolazione delle idee e chi fa soldi con le idee degli altri. Essere contro la rigidità del copyright non vuol dire essere a favore dell’uso a scopo di lucro del lavoro degli altri. Perché questo ha fatto Luttazzi: ha usato, per scopo di lucro, materiale prodotto da altre persone, senza permesso e beccandosi il compenso da autore.

    Anche l’esempio Guns’n’Roses/Led Zeppelin mi pare del tutto fuori luogo. Innanzitutto perché i Guns’n’Roses facevano cacare sia negli anni ottanta sia oggi :), e poi perché non mi risulta che i Guns’n’Roses abbiano copiato. Hanno ripreso (banalizzandolo, secondo me) un certo hard-rock/blues degli anni ’70. Nessun plagio, che io sappia.

  33. Ferruccio le nostre idee sono sempre degli altri. Non è nelle idee che si da l’originalità artistica ma lo ripeto, nella “maschera”. Luttazzi non ha preso un testo scritto per ripubblicarlo a suo nome in un’altro testo scritto. Tant’è che non è incorso in problemi legali di copyright ma è andato alla gogna mediatica. In questo caso la legge è al di sopra della morale umana, che in questo caso suona confusa e debole.

  34. @Ferruccio: in effetti, sono d’accordo sia sul fatto che i Guns’n’Roses facevano e fanno tuttora cagare, sia che non era plagio (quello dei Led Zeppelin sì, però :) però per i cultori dei LZ certi riff erano assolutamente e scandalosamente identici, a parte magari una nota una.

    Invece sulla prima questione che sollevi ho dei dubbi. Luttazzi di mestiere fa il comico, è ovvio che ricava del denaro da quello che fa, e secondo la mia visione il fatto di avere rimesso in circolazione materiale prodotto da altre persone senza permesso, anche beccandosi il compenso da autore, ha permesso a me di risalire a un tipo di comicità che non conoscevo. Ritengo di essere uscita arricchita da questa sua operazione legalmente scorretta. Dopodiché, dicevo anch’io qualcosa di simile a quanto hai detto tu, cioè che il plagio è a tutti gli effetti materia di giurisprudenza essendo un reato, quindi una cosa è trattare la questione in termini puramente legali, seguendo quindi anche l’iter che predeve questa prospettiva; altra cosa è urlare al tradimento, dichiararsi delusi e distruggere un artista che prima di tutto è un essere umano, e peraltro un intellettuale di tutto rispetto. Per me le cose devono restare separate e distinte: chi sbaglia paga, è vero, ma è giusto anche riconoscere i meriti, e non solo gli errori di percorso.

  35. @ Claudia Boscolo

    Mi diresti da chi copiavano i Led Zeppelin che’ sono curioso a ‘sto punto?

  36. Luttazzi non è un paladino della cultura libera
    Ragazzi, non c’è storia, davvero. Tutti i vari discorsi contro il copyright, a favore del copyleft, tutti copiano, la cultura è libera etc. in questa vicenda sono *aggravanti* per quel che ha fatto Luttazzi, non attenuanti.
    Luttazzi si è comportato di merda: ha preso dei testi pre-esistenti (quasi sempre limitandosi a tradurli e riproporli verbatim), ci ha messo sopra (abuso su abuso!) un *suo* copyright e li ha *chiusi*, ha detto che erano di sua proprietà e dato a intendere per anni che erano frutto del suo genio individuale, addirittura lamentandosi se qualcuno li riutilizzava, facendo anche cause, censurando etc. Non ha mai segnalato il 99% di queste riappropriazioni. Non solo non è minimamente un critico della proprietà intellettuale e delle leggi che la regolano, ma ha utilizzato quelle leggi nel modo peggiore, nella logica delle peggiori corporations, della Disney e di tutti gli altri. Davvero, guardatevi il video “Il meglio [non è] di Luttazzi”, guardate tutti i raffronti, guardate tutta la tirata su Bonolis che gli aveva “rubato” una battuta, e andate sul blog dei nitpickers, leggete la sequela di patetiche, assurde, sempre diverse giustificazioni, il suo ciurlare nel manico da politicante, e i tentativi maldestri di nascondere la polvere sotto il tappeto (ancora una volta impugnando il copyright per far rimuovere il video dell’inchiesta). Ogni difesa di Luttazzi su questo terreno è priva di gambe per camminare.

  37. @ cosimok
    “Tant’è che non è incorso in problemi legali di copyright ma è andato alla gogna mediatica.”
    Stai scherzando? Se i comici americani decidessero di rivalersi, non gli rimarrebbe nemmeno una lacrima per piangere. Stiamo parlando di centinaia di battute, e in alcuni casi di spezzoni di monologhi lunghi molti minuti. Come si ricordava su Lipperatura, se Michael Jackson ha dovuto pagare dei diritti ad Al Bano per *una* canzone, è inimmaginabile quel che rischia Luttazzi dopo vent’anni di saccheggi, peraltro senza un “grazie”. Solo l’estate di George Carlin potrebbe massacrarlo, e Carlin è solo uno dei tantissimi autori copia-incollati, la lista è impressionante, sono decine e decine. Su, non facciamo i “più realisti del re”… Anche nella prima mail, il testo pubblicato su Lipperatura l’altro giorno, scrivevo che nella maggior parte dei casi Luttazzi ha fatto dei meri copia-incolla. E’ chiaro che dal nostro punto di vista il problema principale non è tanto il copiare quanto la mancanza di trasparenza e tutta la sfilza dei comportamenti successivi, perché noi non stiamo ragionando su questioni giuridiche etc., ma non neghiamo l’evidenza, non si può dire che Luttazzi non abbia fatto nulla, risolverla con un “‘mbeh?”. Luttazzi ha fatto centinaia di pisciate fuori dal vaso e poi ha detto: “Io? Ma se non sono nemmeno entrato in bagno!”, per poi cambiare versione: “Scusate, ma chi è che non piscia fuori dal vaso?”.

  38. @Paperinoramone
    I Led Zeppelin hanno copiato diverse cose Tra tutte “Whole Lotta Love”, che è “You Need Lovin'” un pezzo di Willie Dixon inciso per la prima volta da Muddy Waters intorno al 1959-60. Gli Small Faces fecero una cover nel 1968, si trova l’audio su youtube,e secondo me sta lì il vero plagio. Plant, nella versione Zeppelin, arriva a riprodurre le inflessioni tipiche della voce di Marriot.
    Ma il territorio della musica di derivazione nera non è una buona pietra di paragone, c’è sempre una perfromance di mezzo, più articolata e complessa di quella di uno stand up comedian, e il contenuto tecnico passa per così dire da maestro ad allievo, un po’ come in un arte marziale.
    Il punto qui non sta nel coverizzare o copiare, ma semplicemente nel riconoscere i debiti, a partire dal citare il nome dell’autore nei titoli di copertina.

  39. @ Claudia Boscolo

    >>non che Luttazzi c’entri nulla col rock’n’roll, però mi pare lo stesso meccanismo, ma magari mi sbaglio.

    Sì, io direi di sì. Le accuse di plagio musicale sono state innumerevoli e il più delle volte alquanto opinabili. Una cosa è dire la stessa battuta un’altra eseguire un riff di chitarra che ne ricorda uno già suonato. Tra l’altro (ma qui andiamo fuori tema e quindi non mi dilungo) la tua analisi sui Guns’n’Roses e sui Led Zeppelin è alquanto pittoresca e mi associo alla richiesta di paperinoramone.

    Anche io ho tirato in ballo la musica (De André) nel mio primo intervento e faccio un altro esempio. I Pearl jam hanno fatto un numero enorme di cover e fra queste moltissime cover degli Who. La differenza con Luttazzi è che praticamente Ed Vedder tira in ballo il suo amore per gli Who non appena ne ha l’occasione. In Italia molti ragazzi hanno scoperto gli Who ascoltando le cover dei Pearl Jam. Ecco a me sarebbe piaciuto scoprire George Carlin per voce di Luttazzi e non perchè in rete c’è gente che a gratis si prende la briga di tradurre i suoi spettacoli e metterli su youtube.

    >>chi sbaglia paga, è vero, ma è giusto anche riconoscere i meriti, e non solo gli errori di percorso

    e qui hai pienamente ragione.

  40. @ Wu ming 1

    Perchè Carlin e gli altri non gli fanno causa e il processo è celebrato dai fan fuori dai tribunali e anche qui a quanto vedo? Come fai a sapere che non ci siano accordi che noi non conosciamo e che il problema del copyright non c’è perchè i diritti sono già stati comprati?

  41. @ WM5

    grazie, sto ascoltando qualcosa su youtube. In effetti il discorso per la musica diventa più complesso, a me è successo personalmente, però forse anche più facile camuffare l’ispirazione, la casualità o il plagio.

  42. @ cosimok
    Carlin è morto, e anche Hicks, e comunque tutti i comici anglo-americani contattati a proposito di questa vicenda sono *caduti dalle nuvole*, a partire da Emo Philips, più volte saccheggiato da Luttazzi. E se ci fossero stati accordi, Luttazzi sarebbe stato il primo a parlarne, invece si è inventato le giustificazioni più incredibili. Guardate che questa storia va avanti da mesi, leggetevi un po’ di cose qui:
    http://ntvox.blogspot.com/

  43. @ WM5
    ho ascoltato i pezzi e resto dell’opinione che il discorso musicale non può essere paragonato a quello che è l’oggetto di questa discussione.

    Secondo me comunque si può dire che i Led (come gli Stones e decine d’altri) sono stati ispirati mentre di Luttazzi si può dire tranquillamente che ha copiato.

    Quello che conta veramente è l’atteggiamento che ha Luttazzi adesso più che tutto il discorso del plagio.

  44. @ Wu Ming 1

    Si ho visto anch’io che Carlin e Hicks sono morti.
    Resto comunque dell’idea che i processi si fanno nei tribunali e non nei blog . L’intervista su http://ntvox.blogspot.com/ mi sembra interessante come spunto per una riflessione più larga, mentre i commenti in verde suonano come un interrogatorio della Stasi. Lo scrittore verde non tiene in reale considerazione le risposte di Luzzati ed è evidente come persegua un suo scopo pregiuzialmente demolitorio.
    La cosa che comunque a questo punto diventa più “interessante”, è come, i blog attraverso commenti, post e via dicendo, diventino sede di un processo popolare fatto senza la presenza dell’imputato e non richiesto da nessun accusatore legale. Non ti sembra che sia un po’ troppo?
    Non ti sembra che a pisciare di fuori siano proprio gli accusatori, a questo punto, a gratis e senza un contraddittorio reale e che a preoccupare debba essere, più che luttazzi che copia, questo “inaudito” nuovo ruolo della rete?

  45. @claudia boscolo. Ammetto che io parlo non avendo avuto alcuna educazione cattolica né rapporti col clero, quindi potrei farla più semplice di quello che è, però sulle battute a sfondo religioso di Luttazzi (che poi sono di Hicks e Carlin) ribadisco un deficit di contestualizzazione. I cristiani rinati tipo Bush e soci, o certi rednecks delle congregazioni del Sud degli States presi in giro da Hicks, sono fanatici veri, che però devono fare i conti con una costituzione di chiaro stampo illuminista e istituzioni borghesi di stampo liberale. Ridicolizzare il mito creazionista o quello evangelico ha un senso per quelli che lo prendono alla lettera, ma il cattolicesimo italiano è in larga parte secolarizzato, ipocrita, e altrettanto disincantato. Non funziona attaccare il mito che un cattolico per primo, sotto sotto, ritiene tale e legge come allegoria valoriale. Non parliamo poi delle pratiche sessuali (manco i preti le osservano, si fottono i bambini, figuramoci i fedeli!). Insomma questo è il paese del potere secolare della Chiesa, cioè dell’istituzione religiosa che tiene testa a quella civile. E si tratta di un potere che non si regge tanto sul mito e sulla credulità popolare, quanto appunto sull’istituzionalità, sulla supplenza morale, sulla paura della morte che domina l’Occidente, sull’ipocrisia e il conformismo. Quello italiano è un cattolicesimo piccolo-borghese più che bifolco, e conservatore più che fanatico.

  46. @Giuseppe: altro che ispirati, sulla questione del plagio in rete si trova questo per esempio:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Led_Zeppelin#Allegations_of_plagiarism
    Personalmente ho un CD molto filologico con tutti i brani rivisitati dai Led Zeppelin, e non sono banalmente cover: su questi brani nei dischi dei Led Zeppelin compariva la dicitura Page-Plant, senonché se non ricordo male si sono parati il culo perché alla fine i brani sono stati considerati “traditionals”, ma rimane la questione che uno non può prendere un traditional e metterci il proprio nome, perché è un truffatore. Dopodiché, con la loro truffa i Led Zeppelin hanno rivoluzionato il rock, in qualsiasi modo lo abbiano fatto. Di legge si occupino i giurisprudenti, io mi ascolto Whole lotta love saltando :))

    @WM1: seguo il tuo ragionamento, e ci sono tutti gli estremi per una causa; se volessero lo farebbero a pezzi. Infatti, la mia impressione è che Luttazzi si sia agitato e contraddetto in quella maniera per paura di una causa che lo rovinerebbe, e non certo per mantenere la facciata davanti ai suoi fans. Insomma, paura che questo gli costi davvero molto caro. Eppure io sono mossa da pietas, trovo questo stillicido sconfortante e desolante. Sarà che siamo già in mezzo del deserto con la borraccia vuota, mi sembrano le dieci piaghe di Egitto, non si salva nessuno per un motivo o per un altro. Mancano solo le cavallette, tanto per citare un altro genio del R’n’B (e della comicità americana. Sì: R’n’R e comicità hanno effettivamente qualcosa in comune).

  47. errata corrige: in mezzo [al] deserto

  48. @WM4: a dire il vero sarebbe il caso di fare le dovute distinzioni. Il cattolicesimo piccolo borghese di mia nonna, che mi spediva a messa a calci nel didietro, per poi fare finta di non vedere tutto il resto, è un conto; il livello di controllo che CL ha sul territorio è un altro. All’interno dei circoli chiusissimi, anzi blindati, di Comunione e Liberazione sono attualmente in vigore discorsi molto rigidi sia per quanto riguarda le pratiche sessuali, sia sulla questione del mito creazionista. Se ci metti che CL controlla TUTTA la sanità pubblica italiana, e poi ti chiedi perché se devo abortire per qualisiasi ragione che sia strettamente personale, anche se ho le condizioni economiche per mettere al mondo un figlio, mi tocca andare in una clinica privata perché nel pubblico trovo solo obiettori (compresi parecchi medici di base), ecco, a me le battute di Luttazzi non solo fanno ridere, ma sembrano inoffensive in confronto al livello di controllo effettivo che CL ha sulle strutture pubbliche. (Ci sarebbe poi che CL sta anche scalando le banche, non so questo rings a bell. E Formigoni? Vabbé basta, sto male).

  49. “Sarà che siamo già in mezzo del deserto con la borraccia vuota, mi sembrano le dieci piaghe di Egitto, non si salva nessuno per un motivo o per un altro. Mancano solo le cavallette”

    Questa frase mi sembra interessante. Lo sento dire a molti che stanno in Italia (io non ci vivo da ormai più di cinque anni). E non mi sembra neanche un discorso sul paese che ha bisogno di eroi etc. etc.
    Mi sembra invece che in Italia, da un bel po’ di lustri, ci sia una mancanza drammatica di figure culturali interessanti e credibili. A parte Wu Ming (sembra leccaculismo, ma non lo è), Camilleri, e pochi altri, c’è un’asfissia culturale che non ho visto in nessun altro paese in cui ho vissuto. La “perdita” di Luttazzi è grave forse proprio per questo motivo.

  50. @ cosimok
    di una storia non serve a nulla leggere solo l’epilogo. Gli animi ormai sono esacerbati perchè questa storia va avanti da mesi tra montagne di balle, scoperte che lasciano basiti, svicolamenti, video fatti rimuovere con minacce legali etc. I toni all’inizio erano tranquilli, si sono inaspriti col tempo, e la curiosità di alcuni fan è diventata prima incredulità e poi un’inchiesta di massa perché la quantità di polvere trovata sotto il tappeto sfidava l’immaginazione ed è un’evidenza che non si poteva negare. Luttazzi ha sbagliato tutto, ma proprio tutto. Ogni risposta, ogni mossa e contromossa. In questi anni non ci sono state cause legali semplicemente perché i comici americani manco sapevano chi era, Luttazzi, non parlano l’italiano, e ancora nessuno si era accorto di quel che stava accadendo. Ora, siccome l’Italia non è una fetta del loro mercato e spesso il centro dell’impero se ne fotte della periferia, può anche darsi che decidano di non agire. Ma questo non significa che non ci siano gli estremi.

  51. @claudia: è proprio quello che intendo io. CL e la Chiesa mirano al potere politico, economico, e alla penetrazione dentro le istituzioni. E’ un lavoro capillare, un lavoro, appunto, per politici culidiferro. Niente del genere è immaginabile in un contesto come quello statunitense dove non esiste una sola Chiesa, e soprattutto dove la Chiesa non ha il suo epicentro in uno stato indipendente ospitato all’interno dei confini nazionali. La Chiesa cattolica è una lobby tra le altre, magari potente, ma che ad esempio adesso deve vedersela con un presidente cristiano di origini musulmane.
    Quando Guzzanti fa il cardinale e si volta di scatto guardandosi alle spalle perché spaventato dalla frase “credevo ci fossero dei valori dietro”, sta facendo riferimento alla situazione del cattolicesimo contemporaneo, cioè alla secolarizzazione ed economicizzazione della religione. Quando il medesimo Guzzanti-cardinale dice: “Ma ancora con ‘ste fregnacce? Ma lo volete capire che il mio è un lavoro?”, il riferimento è al fatto che nemmeno la Chiesa crede più a quello che predica e che la religione e il culto sono diventati una cosa routinaria, di massa, piccolo-borghese, appunto.
    E infatti, il medesimo cardinale Guzzanti chiosa: “Ha ragione mio figlio, non c’è più religione”, e qui sta facendo riferimento alla scarsa osservanza del voto di castità da parte del clero, etc.
    Ecco, siamo sicuri che nel mdesimo contesto italiano sia satira efficace ridicolizzare i credenti tirando in ballo i dinosauri, l’evoluzionismo, etc.? Voglio dire, certo, tutto fa brodo e tutto è utile contro l’oscurantismo, ma è quello il punto su cui insistere oggi in Italia? Io credo di no. Credo che la maggior parte dei cattolici italiani possa ridere a una battuta sulla Creazione proprio come i carabinieri ridono alle barzellette sui carabinieri.
    Ricordo che anni fa mi capitò di vedere un filmaccio di serie B americano, in cui la ragazza più carina del college veniva trasformata in un uomo rude e cafone. Disperata telefonava al suo fidanzato per dirgli quanto lo amava e quanto era dispiaciuta per quello che era successo… Il ragazzo, sentendo una voce virile che gli diceva quelle cose, restava un attimo perplesso, per poi azzardare: “Padre Murphy, è lei?”.
    Ecco, quella è una battuta ben contestualizzata. E i fece anche ridere.

  52. Dal feed di Facebook di Emo Philips, uno dei comici che hanno “ispirato” Luttazzi:

    Un tizio scrive: ” it is a great compliment if they steal you stuff and claim it as their own”

    Emo Philips: “I know! Last year my convertible was stolen; I was quite flattered then as well.”

    E ancora: “I hope Luttazzi has never accused me of copying him. True, I earned a healthy amount of money back in the 80’s… but never enough, I’m afraid, to be able to build my own time machine so I could steal gags from the 90’s and then go back.”

  53. @cosimok: hai scritto “La genialità, se con questa parola ambigua si vuole indicare la specificità di Luttazzi, non sta tanto nei testi usati ( poco importa se originali o no) ma nei temi decisi e nella “maschera” attraverso cui sono agiti. Ciò che fa funzionare la macchina Luttazzi è la politicità delle scelte e la ferocia dell’esecuzione.”Peccato che proprio quella maschera, ahimè, non sia sua! Anch’io, come te, pensavo vabbè ma ciò che conta è come uno le dice, la mimica, il personaggio eccetera…il Luttazzi da palcoscenico, erotomane, cinico, crudele con il pubblico, feroce, appunto, è una versione meno sudata, anzi gelida direi, di Bill Hicks. Mi dispiace moltissimo dover constatare questo fatto.
    Ora, qui non si tratta di ispirazione, o dell’allievo che, per forza, si rifà al maestro. E’ che proprio lo imita e balza all’occhio immediatamente.

  54. Forse non siamo ancora riusciti a farci capire quando facciamo quell’osservazione sulla malafede, e anche sull’altra ipotesi che tutti continuano a ripeterci essere improbabile, cioè la questione di Luttazzi che “si è fatto trascinare”.
    Ecco, quest’ultima cosa, anche qualora vera, non assolverebbe Luttazzi e soprattutto non esclude la malafede.
    Provo a fare un esempio.
    Nel gennaio 2004, ascoltando l’audio di uno speciale di Luttazzi andato in onda via satellite, mi accorsi che un passaggio del monologo era preso di pacca da uno spettacolo di Carlin. Non era una semplice battuta, ma una “routine”, la descrizione di una situazione paradossale.
    Scrissi a Luttazzi chiedendogli lumi. Lui mi rispose che la sua era una variazione, che aveva “migliorato” la routine di Carlin inserendovi una battuta nuova che la rafforzava.
    Lì per lì lasciai perdere, e non feci caso a un dettaglio importante. Me lo ha fatto notare l’altro giorno una che si firmava “Lola”, su Lipperatura: la battuta nuova che Luttazzi sosteneva di aver inserito… c’era già nel monologo originale! Sputata identica.
    Ora, lasciate perdere il fatto che io all’epoca non me ne sia reso conto. Disattenzione mia, che prima di scrivere a Luttazzi non mi ero riascoltato il brano di Carlin. Il punto è un altro: Luttazzi stava rispondendo a uno che il monologo di Carlin lo conosceva. Avrei potuto sgamarlo lì per lì, rispondergli: “Ma che cazzo dici? La battuta non l’hai aggiunta, c’era già!”
    Perché mi rispose così, con una spiegazione non solo implausibile ma che culminava in una svista grossolana?
    Io ci sto pensando sopra da due giorni.
    Azzardo una spiegazione duplice:
    1) non si ricordava già più cos’era suo e cosa di Carlin, perché ormai totalmente immerso in una vasca di “prestiti” e “citazioni”;
    2) nella mail c’era una lapsus rivelatore: semi-consciamente, già allora Luttazzi voleva farsi beccare. Forse una parte di lui voleva da tempo farsi sgamare, per porre fine allo stressante teatrino, mentre un’altra parte faceva resistenza e teneva in piedi la baracca; la prima inseriva indizi nelle spiegazioni assurde fornite dalla seconda. Se nel 2004 accadeva di rado, con gli anni e il precipitare della situazione è accaduto sempre più spesso, fino al patatrac.
    La malafede non è per niente semplice. E’ qualcosa di complesso, si forma ed esprime come risultante di tante spinte anche contraddittorie. Interrogarsi su quali siano non significa giustificarla. Non sto dicendo che Luttazzi era incapace di intendere e di volere. Sto ragionando da scrittore che cerca di indagare le pulsioni dell’animo di un uomo.

  55. @Wm1
    >>Nel gennaio 2004, ascoltando l’audio di uno speciale di Luttazzi andato in onda via satellite, mi accorsi che un passaggio del monologo era preso di pacca da uno spettacolo di Carlin

    Roby ogni tanto mi fai paura :-)

  56. Bum, per così poco? :-) Ho scoperto Carlin nel 2000, per puro caso. Su Winmx, circuito peer-to-peer che oggi non esiste più, cercavo materiali audio su Muhammad Ali. Trovai un celebre monologo di Carlin:
    http://www.youtube.com/watch?v=FQISNWUzMoA
    Celebre per gli americani ma non (ancora) per me. Rimasi fulminato. Conoscevo lo stand-up di Lenny Bruce, Richard Pryor, Eddie Murphy, ma Carlin mi sembrò subito il migliore, e lo penso ancora, con tutto il rispetto per gli altri che ho conosciuto in seguito, compreso Bill Hicks.
    La cosa buffa è che all’epoca non conoscevo molto la comicità di Luttazzi, non avevo seguito la sua carriera in tv fino all’editto bulgaro, e non avevo sentito gli spettacoli degli anni precedenti. Ho cominciato a seguirlo dopo. Alcuni monologhi vecchi li ho sentiti solo di recente, anche grazie all’inchiesta dei nitpickers.

  57. P.S. Cercavo materiali audio su Muhammad Ali perché mi stavo documentando per New Thing. La scoperta di Carlin è una delle tante che ho fatto lavorando al romanzo.

  58. @Wu Ming 1: a voler pensar male, forse credeva che non avresti potuto controllare. In fondo tutto questo lavoro di indagine sarebbe stato un miraggio fino a pochissimi anni fa. Sul tubo i primi video di Carlin risultano caricati nel 2007. Certo, in questo caso si tratterebbe di una grossissima ingenuità da parte sua. Forse per tutto questo tempo s’è comportato come quei serial killer dei thriller americani che seminano indizi dappertutto per anni senza che nessuno li colga, così continuano indisturbati, sempre più sprezzanti e disgustati dall’umanità, finché non arriva il super detective che li incastra e, allo stesso tempo, gli fa ottenere ciò che più desideravano, ovvero di vedere riscattato ai loro occhi il genere umano.
    Ok scherzo. A me sembra più che altro che abbia compiuto un errore nel valutare le potenzialità di piattaforme come, appunto, youtube o wikipedia. Ha confidato nel fatto che un raffronto diretto tra le sue battute e le originali fosse troppo complicato da realizzare. E poi certo, se utilizza quegli sketch da dieci o quindici anni, è ovvio che avrà cominciato a considerarli suoi e a pensare sinceramente di averli modificati e migliorati, visto che facevano ridere migliaia di persone alla volta. Probabilmente si sentirà derubato del suo lavoro, e questo è terribile.
    Oppure hai ragione tu, ed una volta sentitosi colto in fallo ha coscientemente scelto il suicidio mediatico, per sparire lasciando in alcuni, almeno, un margine di dubbio.

  59. @ Adrianaaa
    “Sul tubo i primi video di Carlin risultano caricati nel 2007.”
    Sì, ma nelle reti peer-to-peer gli mp3 degli spettacoli giravano da molto prima. Io tra 2000 e 2001 scaricai praticamente tutto quello che Carlin aveva realizzato fino a quel momento. “Forse credeva che non avresti potuto controllare”, dici… Però io gli avevo appena scritto mostrando di saperne, se calcolato mi sembra un azzardo abbastanza grosso. Avevo riconosciuto il “prestito”, non era difficile immaginarmi in possesso del file…
    Comunque il paragone col serial killer che semina indizi, seppure scherzoso e ovviamente iperbolico, mi sembra andare nella giusta direzione, altroché…

  60. @WM1 In effetti, se ti sei letto tutte le testimonianze dei nitpickers, e mi sembra che tu lo abbia fatto, saprai che non sei l’unico a cui ha dato una spiegazione controversa di questo stesso genere. A chi gli chiedeva conto, anni fa, della presenza in un suo spettacolo di tre battute di Hicks sulle droghe una dietro l’altra, lui rispose che erano omaggi che servivano ad introdurre e potenziare l’ultima battuta di quel pezzo, la quarta, meravigliosa, che invece era sua. La quarta battuta venne fuori poi essere sempre di Hicks, solo presa da uno spettacolo diverso.

    Per quanto forse banale, il paragone con gli indizi del serial killer è il primo venuto in mente anche a me davanti a questi casi. In fondo, pensavo poi, con la conoscenza e la passione che Luttazzi ha sempre avuto per i comici americani, quanto sforzo ci sarebbe voluto per assimilare davvero la loro lezione di satira e rielaborarla personalmente, invece di svilirla con centinaia di copia e incolla? Quanto sforzo gli avrebbe richiesto diventare un artista magari derivativo fino all’esasperazione ma almeno con del materiale originale? (Letterman tutto sommato campa da trent’anni sulle variazioni di un materiale vecchio almeno quaranta).
    Il problema qual è? L’insicurezza? Mancanza cronica di talento creativo? Forse, anche, ma ci deve essere dell’altro. Luttazzi sembra avere davvero una sorta di cleptomania, di bisogno persistente di inserire un plagio in ogni sua apparizione. Forse per il brivido del rischio e di riuscire a farla franca. (Prendiamo Raiperunanotte in cui aveva solo una mezz’oretta a disposizione e poteva limitarsi a battute sue, e non l’ha fatto. Oppure alla sua “rielaborazione” [banalizzazione] del corto di Steve Martin sul cameriere smemorato: anche lì inserisce una battuta di Dave Attell, plagio nel plagio). Ed in questo quadro avrebbero senso (perverso) anche i suoi sermoni contro quelli che gli copiano materiale non suo, e tutto quel rivendicare in pubblico più volte la paternità delle proprie battute. Era forse solo un modo per rischiare tutto, di andare all-in bluffando.

    Vero è, però, che davanti all’evidenza non è mai crollato in lacrime confessando tutto, anzi. E non dico solo ora davanti allo sputtanamento generale che è di dimensioni tali che una piena confessione gli sarebbe costata forse troppo.
    Qualcuno glielo disse d’aver scoperto che anche la quarta battuta del pezzo delle droghe di cui sopra era di Hicks. Lui non rispose. Probabilmente non avrebbe risposto neanche a te se gli avessi chiesto la stessa spiegazione su Carlin. 
Anch’io gli mandai un’email qualche anno fa, incredulo davanti al numero di artisti saccheggiati. Mi rispose con la storia della caccia al tesoro, e, aggiunse, che mai si sarebbe sognato di rivendicare come sue battute arcinote di giganti della satira. Vabbè, dissi io, allora lasciamo stare i giganti della satira, ma con le battute degli esordienti come la mettiamo? Non rispose. Alle seconde domande non risponde quasi mai a quanto pare (ricorda qualcuno).

    A volte penso comunque semplicemente che navigasse a vista, mettendo una toppa dove poteva, sperando che le cose non venissero fuori su scala nazionale e che quei pochi appassionati si accontentassero delle sue parole e non indagassero oltre. Sembra ancora più banale e svilente così, ma il suo cambiare versione di volta in volta per adattare le scuse all’estensione che il passaparola aveva preso (partendo dal livello zero: sono gli autori di Seinfeld che hanno copiato me – fino al finale: non scoprite nulla, l’ho detto da anni, c’è la lista sul blog) è un indizio piuttosto pesante in questo senso.

  61. @ Man of Variable Sorrow,
    aggiungo una cosa: nel “famigerato” post del 2005 (facciamo conto che non esista la questione dell’antedatazione, del taroccamento retroattivo etc. Ipotizziamo che il post sia genuino) Luttazzi parla della “caccia al tesoro” come se fosse in corso da molto tempo. Ma io gli avevo scritto appena un anno prima, e non me ne aveva fatto alcun cenno. Infatti non figuro tra i vincitori! >:-P Vuol dire che nel 2004 non gli era ancora venuta l’idea di questa pezza d’appoggio. Se non erro, la maggior parte dei plagi della super-lista proviene dagli spettacoli del periodo 1993-2003. Passano come minimo dieci anni prima che Luttazzi inizi a parlare della caccia al tesoro.

  62. Ogni ora che passa rende il quadro sempre più desolante.. Ma c’è almeno qualche spettacolo che si sa suo al 100%?

  63. Sul suo blog Luttazzi va sempre più a fondo in difese a colpi di fumisterie ultra-tecniche, con un uso intimidatorio del linguaggio “alto”. Arriva a dire che “il pubblico è il topolino che metto nel mio labirinto”. Terribile. Ne esce il ritratto di un uomo che disprezza tutto, a cominciare da se stesso. Un uomo schiacciato sotto il peso della sua “corazza caratteriale”. La corazza è il personaggio Daniele Luttazzi; applicandovi uno stetoscopio, forse sentiremmo Daniele Fabbri urlare: – Vi prego, fatemi uscire di qui!

    Che tristezza. Gli sono arrivati tanti segnali e consigli, molti (a partire da noi, e sappiamo che ci legge) gli hanno detto: – Sforzati, sputa i rospi, liberati da questo peso e mostrati responsabile. Salva quello che può essere salvato.
    E invece un cazzo.
    Col passare dei giorni, mi sto trasformando nel suo critico più radicale.

    Per un po’ continuerà a vivacchiare, a camminare sull’orlo dell’abisso. In fondo c’è chi lo difende a prescindere perché “sta dalla parte giusta”. Sotto questo aspetto, è agghiacciante l’articolo di Roberto Faenza su “Il Fatto Quotidiano”, un giornale che a questo punto, almeno ai miei occhi, perde ogni credibilità a priori anche su altre questioni.

    C’è un nome per l’atteggiamento di chi difende Luttazzi senza farsi nemmeno una domanda: FAMILISMO AMORALE. E’ il rovescio speculare del linciaggio, ed è ciò su cui si fonda il Paese.

  64. Di pulsioni autolesioniste un po’ credo di intendermene, e ritengo che siate sulla strada giusta, se lo scopo, come enunciato fin da subito, era ‘capire’. Mi sembra molto evidente che una parte diciamo ‘profonda’ del nostro volesse, esigesse, addirittura desse per scontato, essere ‘scoperto’. E che un’altra, di superficie, realista, neghi, si affanni, insista.
    Vi invito subito, se questa riflessione ha un senso, a non commettere un errore: considerare la prima, parte ‘buona’ e l’altra quella cattiva, perchè non si va da nessuna parte.
    Sbagliare, e continuare a farlo, e poi dover gestire il tutto, sempre, tutti i giorni, è una fatica immane, che ti consuma allo sfinimento. Vorresti riparare, esigi di farlo da solo. e l’unico modo che trovi è perseverare nell’errore, in diverse modulazioni, in attesa che si realizzino le condizioni per chiudere il cerchio. Dare a ciascuno il suo. Trovare pace.
    Le condizioni non si realizzano.
    Si razionalizza di continuo, non si è alla ricerca di una via di fuga, ma di una soluzione. Una via di fuga c’è sempre. Qui c’è in ballo ciò che ami, il senso stesso della tua vita.
    E’ un casino, ve lo assicuro.
    Guardate che non sto giustificando niente, anzi. E nemmeno sto parlando di schizofrenici da rinchiudere. Incapaci di intendere e di volere.
    Persone. con qualità e sofferenze, con pulsioni e problemi. Con un passato. E poi sentimenti, desideri, aspettative altrui… Forse c’è troppo intendere, e troppo volere.
    Si prende il materiale di altri, si assumono droghe, si gioca d’azzardo, si va a trans quando hai moglie e figli, si beve troppo caffè o ci si ammazza di seghe… E’ una zona d’ombra del sè, sta dietro la curva del cuore, difficile da esplorare, ignota prima di tutto a noi stessi. E regge la parte in chiaro, quella efficace, quella che fa, ama, vive, ha relazioni.
    Si diventa un fascio inestricabile di contraddizioni. Non puoi separare il buono dal cattivo, perchè l’uno sta in funzione dell’altro. Ed è così, perchè quando arriva il conto lo devi pagare tutto. La vita è vita, se ne fotte di verità e giustizia come le intendiamo noi, si prende l’acqua sporca e pure il bambino. Recriminare non ha senso. Ma avere paura è sacrosanto. Bisogna attraversare il silenzio, la solitudine, la non vita. Hai voglia a dire la forza di volontà, non ce la fanno tutti. Anzi, proprio in pochi.
    Provare a rifiutare quel conto è sbagliato, però è umano.
    Chiedo scusa a tutti quelli che avrò annoiato.
    L.

  65. Mi sembra a questo punto che il processo sia in corso. E quando il processo si fa senza la presenza dell’imputato e di un avvocato difensore, ripeto, assomiglia più a un linciaggio Per farvi sorgere qualche dubbio potreste leggere un articolo interessante sulla datazione dei post-caccia al tesoro qui:

    http://puntofisso.net/techblog/?p=168

  66. @ luca
    ottimo contributo. Provo a dire una cosa non facile:
    per quanto riguarda le relazioni tra la personalità autodistruttiva descritta sopra e le persone con cui lavora, interagisce etc. (gli amici, i parenti, i collaboratori, il pubblico), arriva un momento in cui, dopo tanta rimozione, ci si trova di fronte a un bivio: o si prende una decisione radicale (un “taglio netto”, un recidere dei vincoli), oppure altri la prenderanno per te. Se posso riferirmi al caso personale che descrivi ed entrambi conosciamo, due anni fa tu a un certo punto prendesti una decisione. Decidesti e recidesti.
    Luttazzi in questo momento è *oltre* il punto a cui arrivammo noi. Forse un problema è che non tutti gli chiedono di decidere/recidere. Alcuni, anzi, gli chiedono di proseguire nell’andazzo di sempre, persino con più spocchia. Con queste richieste, gli stanno facendo male. Sono come spacciatori che continuano a sventolargli in faccia bustine di roba.

  67. @cosimok: quel link lo dava Luttazzi sul suo blog. Subito dopo, però, lo ha rimosso. Sai perchè? Perchè se leggi i commenti, la tesi dell’inghippo ne esce rafforzata.

  68. @ cosimok,

    oltre a quel post, già segnalato in rete giorni fa, per favore leggi anche i commenti che ci stanno sotto.
    Ripeto: linciaggio no, e su questo ci siamo espressi. Ma familismo amorale nemmeno. Quando pensavamo che il rischio principale fosse il linciaggio, abbiamo chiesto alla folla di fermarsi. Ora che c’è anche il rischio del familismo amorale, io dico che certe difese d’ufficio, a priori e a prescindere, sono senza senso, dannose, “berlusconiane”. Non aiutano nessuno, tantomeno Luttazzi. Anzi, istigandolo a chiudersi sempre più a riccio e a mostrare disprezzo per l’intelligenza di chi lo legge, non fanno che gettare benzina su entrambi i versanti dell’incendio.

  69. @ mimmo
    ci siamo accavallati :-) Cmq melius abundare.

  70. Premetto che non sono un fan di Luttazzi, che non conosco bene tutta la faccenda, ma in questo blog l’aria è da processo del popolo e se non era vostra intenzione distruggere la persona, a torto o a ragione, lo state comunque facendo, scandagliando, in modo anche gratuito, la psicologia dell’uomo. Ricordatevi che una persona quando viene accusata ha il diritto di non rispondere, di prendere tempo, di capire. Qui invece si chiedono risposte a furia di “cazzotti sul muso” e comunque il verdetto finale sembra che ci sia già.

  71. Wu Ming 1, non capisco.

    Prima scrivi:

    Credo che Luttazzi debba produrre una riflessione sul comico di quelle che sa scrivere lui, una riflessione che non rifugga l’autocritica. Deve esprimersi col cuore in mano, facendo leva sulla completezza d’artista che ha dimostrato in questi anni. In nome di quella completezza e con un’affermazione di dignità, ricordi che non può essere ridotto all’immagine di lui che ora rischia di affermarsi.

    Poi, dopo che Luttazzi ha spiegato tecnicamente alcune battute “copiate” e il processo ( sempre tecnico) che c’è dietro il suo lavoro, scrivi:

    “Sul suo blog Luttazzi va sempre più a fondo in difese a colpi di fumisterie ultra-tecniche, con un uso intimidatorio del linguaggio “alto”.”

    Allora, ti domando:

    1) Come deve essere scritto questo saggio sul comico? Con quale linguaggio? Quello “alto” non va bene? E perché no?
    Come devo parlare di tecnica, con il linguaggio tecnico( alto ?) o con un linguaggio “quotidiano”( basso ? ).
    Vogliamo approfondire la questione oppure no?

    2) Quello che ha scritto Luttazzi riguardo la tecnica è “vero”
    o no? Tu dici che sono fumisterie. Bene,
    Perché, io ti domando?
    Il tuo è un giudizio d’effetto, ma non nel merito.
    Un po’ troppo facile, liquidare il tutto in questo modo. Non trovi?
    Quindi, le cose scritte da Luttazzi riguardo la sua tecnica sono “giuste” oppure no? E se non sono “giuste”, perché no?

    3) Oppure l’immagine del topolino era funzionale al meccanismo( spiegato poco sopra) che lui utilizza?
    Dove ce l’hai visto il disprezzo verso tutto, scusa?

    Attenzione a “dipingere” l’avversario secondo la nostra idea. Si finisce a “combattere” in uno.

    Un caro saluto

    p.s. questo non significa che Luttazzi non abbia le sue colpe ( e anche grandi ).

  72. @ cosimok,
    guarda, ci sono dei fatti che sono riscontrati, oggettivi, incontrovertibili e non smentibili. Ciascuno ha diritto alla propria opinione, ma nessuno ha diritto ai propri fatti. Che Luttazzi abbia saccheggiato interi repertori altrui e poi abbia sparato cazzate e addirittura cercato di impedire che se ne parlasse con interventi di vero e proprio “bullismo da copyright”, tutto questo è fuori discussione da tempo. C’è una documentazione pazzesca, le battute sono lì, identiche a come si trovano nei monologhi di decine di comici, le cazzate le ha sparate in pubblico, di fronte a microfoni e telecamere, gli interventi presso YouTube sono documentati nero su bianco e accessibili. Su questo non c’è più da discutere. “Non conosco bene tutta la faccenda” non è un disclaimer utile. Vai a leggere e la tua percezione cambierà, fidati di me.

    Il dibattito che abbiamo cercato di aprire, e lo abbiamo detto subito, è sul perché, sul come, sul rapporto tra artisti e rete, sulle nuove dinamiche della fan culture, su cosa questa circostanza possa dirci su una malsana “idolizzazione” di certe figure pubbliche tipica dell’Italia berlusconiana etc. Il dibattito sta andando avanti in piena coerenza con quelle premesse.

  73. @ Malombra,

    “che non rifugga l’autocritica”, mi auspicavo.
    E invece la rifugge a gambe levate. Nessuna umiltà, nessuna trasparenza, rimozione assoluta di tutte le cazzate fatte sul web negli ultimi tempi. Mi spiace, ma questi ultimi interventi non hanno nulla a che vedere con quello che gli chiedevo. E rispetto alla mail della settimana scorsa, l’ho detto, la situazione si è precisata nei suoi contorni. Il testo a cui fare riferimento è il post qui sopra, e nel post qui sopra non gli abbiamo fatto sconti preventivi, perché ora dovremmo fargli sconti ex post?

  74. @WuMing1: sono davvero contento di aver potuto leggere le tue analisi (e quelle di wuming2 e wuming4). Ad averne di menti come le vostre! Ok, fine della sviolinata, provo a dare anche io un contributo alla discussione.
    Sulla sincerità: sono un fan della prima ora di Luttazzi, lo consideravo dapprima un grande autore, poi, dopo la presa di distanza da Grillo e dalla satira come potere, un genio. Di più, un maestro. Non un santo o un santino, ma un maestro di vita come pochi se ne possono incontrare sulla propria strada. Perchè in quel momento andava oltre la satira e si addentrava nelle difficili vie del rapporto tra poteri e masse, non roba da poco in quest’Italia di oggi.
    Dopo questa storia cadono le premesse dell’inganno.
    I’m overreacting? (cit. Hicks)
    Credo di no e forse ho anche capito il perchè e la spiegazione inerisce la sincerità della “maschera” di Luttazzi.
    Ha costruito la sua maschera di genio, di uomo al di sopra dei vizi che denuncia, sempre e costantemente in posizione dominante rispetto al pubblico che ama essere dominanto da una mente “perversa” e geniale, ma allo stesso tempo si è reso la quint’essenza dell’arcigno, del distante, dell’algido rompiballe, non corporeo insomma ma fatto di pura energia mentale. Una maschera difficile da reggere per tanto tempo eppure lui lo faceva.
    Togli questo a Luttazzi e non rimane nulla, non è un attore, non usa il corpo come mezzo di comunicazione come per esempio faceva Hicks. Ovviamente intendo che non rimane nulla delle sue performances teatrali, lasciando stare il suo egregio lavoro di teorico, ecc…
    Lui è sempre stato la dominatrix del suo pubblico che gode nel farsi frustare perchè riconosce il genio e… volete mettere essere “stuprati intellettualmente” da un genio? Quanto godimento c’è in tutto questo?
    Nessun rapporto paritario quindi, ma chiaro nelle premesse: io cavalco, voi siete cavalcati.
    Fin qui tutto bene.
    Nel momento in cui cade la maschera però, ecco che il dominato comincia a sentire dolore, un dolore somministrato con l’inganno.
    Wuming4 ha fatto un bell’intervento sul blog della Lipperini, chiedendosi quale fosse il rapporto tra Luttazzi e la sua comunità. Col senno del poi possiamo dire che la sua era ed è una comunità di dominati. Tra i quali ovviamente ero in prima fila.
    Sfido chiunque a sentirsi dominati da Grillo a da Carlo Verdone. Era appannaggio del genio, di chi partoriva massime ed epitaffi con una continuità ed un’efficacia rara.
    La rivolta dei dominati, il titolo che darei a questa “tragedia”.
    Il che fa ovviamente riflettere e mi riporta improvvisamente e brutalmente sulla strada dell’insegnamento più giusto che la vita mi abbia mai regalato: uccidere i propri maestri, sempre e senza nessuna eccezione.
    Pietà per l’uomo Luttazzi, quale che sia il suo carattere. Nessuna pietà per l’artista Luttazzi, la dominatrix.

  75. Wu Ming 1,

    non ho chiesto di fare sconti a nessuno.
    Ho anche specificato che Luttazzi ha le sue colpe ( grandi colpe, tra cui quella di non fare autocritica).

    Io, però, ho posto tre questioni.
    A nessuna delle tre hai risposto.
    Perché?

    Le ripropongo:

    1) Come deve essere scritto questo saggio sul comico? Con quale linguaggio? Quello “alto” non va bene? E perché no?
    Come devo parlare di tecnica, con il linguaggio tecnico( alto ?) o con un linguaggio “quotidiano”( basso ? ).
    Vogliamo approfondire la questione oppure no?

    2) Quello che ha scritto Luttazzi riguardo la tecnica è “vero”
    o no? Tu dici che sono fumisterie. Bene,
    Perché, io ti domando?
    Il tuo è un giudizio d’effetto, ma non nel merito.
    Un po’ troppo facile, liquidare il tutto in questo modo. Non trovi?
    Quindi, le cose scritte da Luttazzi riguardo la sua tecnica sono “giuste” oppure no? E se non sono “giuste”, perché no?

    3) Oppure l’immagine del topolino era funzionale al meccanismo( spiegato poco sopra) che lui utilizza?
    Dove ce l’hai visto il disprezzo verso tutto, scusa?

    Saluti

  76. @ Malombra,

    eppure la mia risposta mi sembrava chiarissima. Mancando l’autocritica, mancando l’umiltà, mancando ogni riferimento a come si è comportato in Rete negli ultimi mesi, può metterci tutto il vocabolario “tecnico” che vuole, può attingere al pozzo della sua sapienza semiotica, ma non servirà a nulla. Nel pozzo c’è caduto dentro, e ha pareti di vetro. Da giorni non fa che imbellettare e rendere più “sinuosa” (leggi: contorta) la vecchia scusa delle “migliorie” che già mi propinò in quella mail del 2004. Era oggettivamente falsa allora, per quella “routine” specifica, come è falsa oggi per il 99% delle battute che Luttazzi ha utilizzato pari pari spacciandole per sue, e mettendoci il copyright, e attaccando chi le riutilizzava a sua volta, e negando l’evidenza, e mentendo ripetutamente al riguardo, e se questo non è disprezzo non so cos’altro possa essere definito tale. Fine.

  77. @Malombra: da quello che ho capito io (ma non sono certo una dottoranda in semiotica eh…;P) quello che dice DL sul suo blog è che lui, a differenza dell’originale di Philips in quel caso, dice le battute in fretta mangiandosi le parole, così il pubblico non capisce e si sente inferiore al comico sul palco. E’ un artificio per creare un certo tipo di rapporto rispetto alla platea degli spettatori, che nell’originale non c’era. Come vedi, te l’ho spiegato in due frasi.
    Ora, nessuno prende posizioni anti-tecnicistiche, ma la sua spiegazione a me sembra sinceramente un inutile pippone per continuare a riprodurre il rapporto di cui si parlava prima, io sono il genio e voi siete idioti. Solo che ora non fa per niente ridere…ma anzi ti lascia con la certezza che ti stia prendendo per il culo.

    A questo punto sono giunta alla conclusione che lui si stia comportando in questo modo per lasciare un minimo spazio al dubbio. Negare negare negare…in fondo a tutt’oggi non c’è la certezza assoluta che la Franzoni sia colpevole (altra iperbole, ovviamente!). E poi molta gente penserà che sia una cosa da fighi disprezzare i propri fan, maltrattare i lettori, porre il proprio lavoro al di sopra delle comuni capacità di comprensione. E’ una cosa da misantropo geniale, alla Dottor House…che banalità.

  78. Sì, in soldoni è: Emo Philips le dice bene, io le dico male, quindi le miglioro e, soprattutto, mi dimostro più bravo di Emo Philips.
    Emo lo aveva previsto l’altro ieri, e ci siamo quasi arrivati: “Spero che ora Luttazzi non accusi me di aver rubato le battute a lui”.

  79. @Malombra: Le tue tre domande mi sembrano malposte perché il punto non è il plagio, la copia, il remix. Le risposte tecniche non colgono il bersaglio perché la questione è relazionale, molto prima che semiotica.

    @cosimok: questo caso Luttazzi penso si presti molto a una riflessione sulla rete, la gogna mediatica, l’opinione pubblica, i processi. Penso sarai d’accordo che le questioni sul piatto non sono private, ma di pubblico interesse. Quindi materia di dibattito. Allora ti/mi chiedo: come si fa a discutere un caso di questo tipo, senza che il confronto si trasformi in processo, vendetta, gogna, linciaggio?
    Come si conciliano i diversi diritti? A me pare che Luttazzi, per quanto pressato, abbia avuto lo spazio per dire la sua e l’abbia fatto in modo altezzoso, insufficiente e maldestro. Poteva avvalersi della facoltà di non rispondere? Certo. Ma una cosa è il cittadino che chiede di non rispondere a un poliziotto, un’altra è l’artista che non vuole rispondere a chi lo segue, lo sostiene, lo ammira e dunque, giustamente, lo interroga.

  80. Un nostro errore di fondo nel portare avanti questa discussione è dare per scontato che tutti abbiano visto il video-inchiesta. E invece molti non lo hanno ancora visto. E’ qui, in tre parti:
    http://video.unita.it/media/Politica/Luttazzi_copia_Parte_1_1395.html
    http://video.unita.it/media/Politica/Luttazzi_copia_Parte_2_1396.html
    http://video.unita.it/media/Politica/Luttazzi_copia_Parte_3_1394.html
    Insomma, noi partiamo *dando per scontato* che Luttazzi abbia fatto quel che ha fatto. Non si tratta più di dimostrare questo, perché è innegabile. Ogni nostra riflessione (e anche, perché no?, ripensamento) parte da questa premessa, che teniamo ferma e assodata. Abbiamo scritto: “Dire che Luttazzi ha sbagliato non può essere la conclusione, ma l’apertura di un discorso più vasto.” Se un interlocutore discute senza riconoscere che ha sbagliato, non può seguirci nemmeno nel discorso più vasto, perché ci muoviamo su due piani differenti.

  81. Adrianaaa:

    “Come vedi, te l’ho spiegato in due frasi.”

    Il bello di tutto è che io non chiesto se qualcuno mi poteva spiegare quello che Luttazzi aveva scritto.
    Io ho domandato, se dopo la spiegazione di Luttazzi dal punto di vista tecnico, la “battuta” ( con tutte le sue varianti) risultasse sempre “copiata”.

    “Ora, nessuno prende posizioni anti-tecnicistiche, ma la sua spiegazione a me sembra sinceramente un inutile pippone per continuare a riprodurre il rapporto di cui si parlava prima, io sono il genio e voi siete idioti. Solo che ora non fa per niente ridere…ma anzi ti lascia con la certezza che ti stia prendendo per il culo.”

    Un inutile pippone? Pareri personali.
    Ripeto: la battuta dopo la spiegazione è sempre la stessa oppure no?

    Wu Ming 1, vedo che non riusciamo a capirci. Forse per colpa mia. Me ne dispiace. ( Il video l’ho visto tutto. Il blog l’ho letto da cima a fondo e seguo questa faccenda da anni. Ho la patente per parlarne?)

    Wu Ming4, io sto parlando esclusivamente della questione tecnica.
    Per il resto, ripeto, sono completamente d’accordo con voi.
    Quindi, parlando di tecnica, ripeto, rimane “copiata” o no?

    Saluti

  82. @Malombra: mi sa che ti riferivi a me, e direi che ci siamo capiti. Tu vuoi discutere sulla questione originale/copia, a prescindere dal fatto, anche per te assodato, che Luttazi si è/si sta comportando nel peggiore dei modi rispetto alla sua comunità e non solo. Perfetto. Sono con un piede sull’uscio, quindi non ti rispondo adesso: ma hai ragione, la questione del copiare è comunque interessante, e non è del tutto conclusa.

  83. @Malombra

    si, la battuta è sempre copiata. Per il semplice fatto che il problema non è nella contestualizzazione, ma nella citazione in sé.

    Nel leggere le risposte di Luttazzi non escludo che lui possa davvero credere di avere ragione, ma a mio avviso è piuttosto confuso. Il paragone con il jazz, in particolare, mi sembra fuori luogo. I “lick” nel jazz sono mattoncini che vanno a formare un linguaggio comune che viene arricchito da tutti i musicisti, per poi essere rimescolato e arricchito negli anni. Inventare un lick è come inventare una parola. Un lick non ha un gran valore preso fuori dal contesto.

    Le battute per uno stand up comedian sono molto più simili ai “riff” nel rock. Non c’è improvvisazione, sono pezzi composti in precedenza, fatti per restare nella mente. Da soli possono dare il senso dell’intera canzone, e per questo le regole del copyright in questo senso sono molto chiare, se si usa i riff di “Satisfaction” in un film, anche se dura giusto 5 secondi, si fa qualcosa di illegale perché si utilizza qualcosa di immediatamente riconoscibile. E non a caso nella musica popolare capita molto raramente che qualcuno “citi” i riff, e quando succede non è raro che il caso finisca in tribunale. Questo a prescindere dal fatto che il riff sia ricontestualizzato o meno.

    Naturalmente questo pone alcuni problemi per quanto riguarda la “libertà di citazione”, e le regole della protezione delle proprietà intellettuali sono sempre molto complesse. Di nuovo, questo va al di là del caso Luttazzi Per quanto lui cerchi di dare dignità al suo lavoro citazionistico, i fatti (le sue performance) dimostrano tutta la goffaggine delle sue interpretazioni. Nel pezzo copiato da Izzard, quando Gesù entra nel “saloon dei dinosauri”, Luttazzi non solo copia la mimica dell’originale, copia addirittura il motivetto che suona il “dinosauro pianista”. Non è tanto desolante per la malafede delle sue difese, quanto per la sciatteria dell’operazione.

    Tornando alla musica, un esempio virtuoso di citazionismo estremo? Girl Talk (ma anche Danger Mouse, DJ Shadow). I suoi mash-up dimostrano come si possa ricostruire la cultura popolare con energia ed creatività, e nonostante abbia avuto un sacco di problemi per questioni di copyright, ben pochi hanno messo in dubbio la qualità del suo lavoro.

    http://www.youtube.com/watch?v=iDDdpxEf9hM

  84. @ Malombra,
    sì, rimane fondamentalmente la stessa, o meglio: ne diventa una versione più banale, perché alla base non c’è un vero lavoro di ricontestualizzazione e gli interventi sono tutti sugli “optionals” e non sul nucleo comico, cosa che coi plagi di Luttazzi avviene quasi sempre. Lo ha spiegato meglio di me Filippo dd su Lipperatura.
    Le domande da porre dovrebbero essere altre:
    1) i “cambiamenti” apportati da Luttazzi alle battute di Emo Philips giustificano l’esistenza di un copyright (abusivo) che vieti ad altri di fare a Luttazzi quel che lui ha fatto a Philips?
    2) i “cambiamenti” apportati da Luttazzi giustificano che questi ne tragga un lauto profitto senza spartire nulla con Philips?
    3) risulta che Luttazzi abbia mai ringraziato Philips per l’ispirazione, gli abbia reso un qualche omaggio, abbia fatto la benché minima mossa per farlo conoscere in Italia?
    La mia risposta a tutte e tre le domande è: no, proprio per un cazzo.
    E se la risposta è no, e se diamo per assodato che in realtà a Luttazzi di qualunque discorso sulla cultura libera, il plagio, il cut-up, il remix etc. non frega assolutamente niente, anzi, non può che averne paura trattandosi in realtà di un “encloser”, di un recintatore di terreni, ecco, per me il suo è tutto purissimo ciurlare nel manico. Se pensa che la cultura sia di tutti e tutto vada liberamente riappropriato, cominci lui togliendo il copyright dai suoi libri e dvd, e informi uno per uno i comici saccheggiati, dicendo che li ha saccheggiati perché la cultura è di tutti. Insomma, si assuma le sue responsabilità invece di scappare come un ladro di polli, girandosi ogni tanto per gridare qualche supercazzola teoretica, sperando di rallentare gli inseguitori.

  85. @Malombra: la mia spiegazione serviva ad argomentare l’affermazione successiva, ovvero se tutto quel popò di post poteva essere esaurientemente riassunto in due frasi…beh sì, per me è proprio un inutile pippone.

  86. @ Malombra

    Tu chiedi: “La battuta dopo la spiegazione è sempre la stessa oppure no?”
    Io penso di sì, che sia fondamentalmente la stessa, ma potrei sbagliare.
    Però fingiamo di accettare il discorso di Luttazzi: la battuta di Emo Philips è cambiata per i motivi citati nella sua ultima difesa. Bene, l’assurdo è che allora dovrebbe scrivere centinaia di pagine per spiegare isotopie, allotopie, scarti e prosodie, allomorfismi topologici delle circa 250 battute e monologhi di altri comici “citati”!
    Inoltre, possono 250 battute e monologhi giustificare una “caccia al tesoro” (prima scusa).
    Possono 250 battute e monologhi giustificare lo “stratagemma Bruce” (seconda scusa).
    Ora dice che una (1) battuta è diversa perché è cambiato il contesto, la prosodia… e le altre 249 perché sarebbero diverse?!

  87. Ringrazio tutti per le risposte.

    Questa seta sera risponderò.

    Saluti

  88. Ragazzi, non sta davvero in piedi.

    Se proprio vogliamo fare un parallelo con la musica, Luttazzi ha cambiato “arrangiamento” alla battuta di Emo Philips. Ma se io incido una cover di “Una donna per amico”, i diritti a Mogol e Battisti mi tocca pagarli anche se al posto delle tastiere ci metto la zampogna e/o canto i versi con accento comacchiese. Altrimenti il signor Rapetti e la vedova Battisti mi fanno il culo tarallo. Non è che mettendoci la zampogna ho creato una nuova canzone.

    Ribadisco, se nessuno ha ancora fatto il culo a Luttazzi non è perché non ci fossero gli estremi, più di così non potrebbero essercene. Se Luttazzi se l’è cavata è solo perché i comici USA e UK non sanno niente di quello che succede in Italia, e quando ne sentono parlare è solo perché arriva qualche notizia tra il pruriginoso e il pittoresco.
    Emo Philips fa bene a reagire da gran signore, traendo spunto per nuove battute, ma io c’ho addosso un’amarezza…. Dopo le figurette del Berlusca e le interviste tarocche di Debenedetti, adesso anche questa storia di Luttazzi rafforzerà la nostra reputazione di zimbelli e pagliacci.

    “Fantozzi, la smetta con quel mandolino!”

  89. […] ed esclusivamente giocoso) sulla querelle Luttazzi, anche stimolato da questo bel post dei Wu Ming, ho pensato di tornare un attimo sull’argomento, questa volta seriamente (credo che in […]

  90. Questo caso mi ha appassionato da subito… ho letto e visto tutti i documenti, ho letto diversi blog e commenti, il caso nel caso del Fatto Quotidiano, ho commentato, poi mi sono imbattuto nel vostro blog e mi è piaciuto il taglio che avete dato alla lettura della vicenda. Perché io sono assalito da un dubbio…
    Un dubbio che mi perseguita… com’è razionalmente possibile che una persona che copia consapevolmente -ok, che “cita” pesantemente- poi è così ossessionato dall’originalità, dal copyright, dal non venire plagiato a sua volta? Minaccia Wikiquote di non mettere più di 10 battute altrimenti fa scrivere da avvocati, dice a Radio Deejay che non potrebbe recitare battute di altri, fa la filippica a Bonolis, a Grillo, risponde in quel modo ai suoi fan, scrive a Repubblica nel 2001 dicendo che Satyricon è tutto originale, ripete la storia della “setta dei comici” gelosi delle proprie battute che sono pepite d’oro… E poi “cita” 250 fra battute e monologhi (e magari ne salteranno fuori altre…)…
    Non è razionale! Perché è ovvio che se poi ti beccano, la figura di cacca è doppia! Una cosa è copiare e rimanere vago, così nel caso ti scoprano puoi sempre dire: “ma che male c’è?”… ma se sei giacobino e poi ti scoprono cosa puoi fare?! Possibile che pensasse di farla franca?
    All’inizio ho creduto e scritto in vari commenti che questa ossessione per il copyright, per l’originalità presunta, fosse frutto del senso di colpa, della coda di paglia, che inconsciamente lo portava a dire quello che in realtà lui non faceva… come se si volesse punire…
    Ma poi mi è venuto un altro dubbio… forse è così sicuro di sé che pensava che limitando la circolazione delle sue battute (quindi opponendosi alla loro diffusione attraverso altri canali) avrebbe reso più difficile l’individuazione delle “citazioni”. Poi forse ha sottovalutato la forza di internet…
    Il dubbio rimane… perché era così ossessionato dal plagio? Aiutatemi a capire!

  91. C’è una scena nel film di Julian Temple sulla vita di Joe Strummer che mi ha colpito in modo particolare. I Clash sono nel backstage, e altri punks entrano dalla porta, accolti dai membri della band come vecchi amici, e intanto qualcuno entra anche scalando la finestra, per invadere uno spazio che le rockstar prima di allora avevano sempre considerato inviolabile, se non a pusher e groupies.
    Uno spazio orizzontale.
    Il backstage, il sancta sanctorum dell’artista condiviso con il pubblico.
    E c’è ancora un’etica per chi segue il punk rock oggi: se un gruppo non accetta che il pubblico salga sul palco durante il concerto, ebbene quello non è un gruppo punk, per quello che ciò possa siginificare nel 2010.
    Questa attitudine è la stessa, latu sensu, che guida i passi di quasi tutti gli artisti che stimo, ed è quella che io stesso provo a mettere in atto.
    Quando la sorte, o la legge di causa-effetto, ti mettono poi nei panni dell'”artista” di culto, questa attitudine dovrebbe rimanere un faro. E’ questa l’attitudine che manca a Luttazzi, al di là del fatto oggettivamente odioso di non citare le fonti di ispirazione. In casi come questo, è proprio la tua gente che non ti perdona, e dal suo punto di vista, beh, fa pure bene.

  92. Dagli USA smentiscono un’altra affermazione di Luttazzi.
    http://ntvox.blogspot.com/2010/06/letterman-lo-ha-copiato-no.html
    Groan…

  93. Ciao, ho letto l’intervento di w1 in coda alla lettera di molinari.
    Schiacciando un paio di tasti su gogòl, è venuto fuori questo .

    Ma a parte la citazione in sé, ho trovato interessante la frase seguente, e cioè: “Someone actually researched why the ‘k’ sound is funny. It has something to do with the sounds we, as babies, associated with comfort. Like cootchie-coo, cuddle, cozy, etc. Note that these words don’t have a ‘K’ in them, but they have the ‘K’ sound.”

    Se fosse vero, credo che sarebbe messa in dubbio anche la scusa della ‘scelta stilistica’ di tradurre moth con mos/k/a per mantenerne in parte la sonorità e inserire la tanto famosa /k/ di cui sopra, dato che la fonologia della lingua inglese è significativamente diversa da quella della lingua italiana, e anche i suoni emessi dai bambini nelle fasi in cui imparano a parlare non dovrebbero, di conseguenza, essere gli stessi (o almeno io non ho mai sentito nessuno in italia dire “cootchie-coo” a un ‘bebè’…).

  94. @ Mirko,

    avevo letto che quel brano di The Sunshine Boys citava pari pari i consigli che Danny Simon, fratello dell’autore, dava ai comici con cui lavorava, tra cui un giovane Woody Allen. Ovviamente, dato che erano fratelli, potrebbe essere una cosa che hanno scoperto in due, da ragazzi.

    In realtà il suono “k” fa ridere anche in altre lingue, ne ho parlato anch’io in alcune occasioni, se ti va ascolta questo mp3 o leggi la trascrizione qui [Pardon, mi ero scordato che nella trascrizione non c’è il passaggio sul suono “k”, c’è solo la storia dei campanacci!]: è da un lato una questione di sonorità secca e percussiva (e non è un caso che la maggior parte delle parolacce la contenga, “cazzo”, “culo”, “fuck“, “cunt”, “carajo”, “cojones”, “con” etc.), dall’altro di “feedback facciale”, questa l’avevo letta sul New Scientist ma non trovo più l’articolo: per pronunciare in modo netto il suono “k” si muovono i muscoli della faccia in un modo che, per una frazione di secondo, riproduce o comunque annuncia un sorriso, che viene registrato dal cervello di chi guarda e, in virtù di come funzionano i neuroni specchio, predispone a sorridere.
    Però attenzione: funziona solo se il suono “k” è enfatizzato, evidenziato, certo non funziona nella parola “mosca” come sostiene Luttazzi…

  95. Date un’occhiata al post qui sopra. Abbiamo aggiunto una “Postilla” per chiarire alcuni punti.

  96. @Mirko: “io non ho mai sentito nessuno in italia dire “cootchie-coo” a un ‘bebè’…”, ok, però gli si dice “cucù”, “cacca”, “casa”, “cara”(dalle mie parti si dice ai bimbi per “carezza”, “coccola”) ecc ecc…
    @Wu Ming 5: bellissima l’immagine da te citata (questa sì). Io credevo che fosse proprio questo lo scopo della palestra, sul blog di Luttazzi. Far sì che tutti possano confrontarsi con quel tipo di arte, avvalendosi dell’esperienza di un grande comico. Ora però mi sono resa conto che la dinamica non è tanto quella della palestra, dove tutti si allenano confrontandosi l’uno con l’altro e l’istruttore ha solo la funzione di incoraggiare, consigliare, correggere le posture sbagliate. E’ invece una situazione più simile a quella del compito in classe, dove tutti recapitano i loro temi, rigorosamente compilati in solitudine (visto che sulle battute inviate non c’è dibattito) al professore, il quale li valuta, li corregge e poi appende i migliori nella bacheca dell’aula (quando ancora c’erano i soldi per le bacheche!).
    Niente di illegittimo in una scelta del genere, ovviamente, anzi si tratta senza dubbio della migliore per un impegno a scadenza quotidiana come quello della palestra (non oso immaginare i dibattiti infiniti sulla pubblicazione o meno di una battuta). Boh forse sono semplicemente troppo delusa e vedo tutto alla luce delle ultime vicende.

  97. Il Fatto Quotidiano cerca di riequilibrare, dando spazio ad articoli più interessanti e approfonditi. Da leggere questo:
    “Luttazzi e la rivincita dei fans”:
    http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2499356&title=2499356

  98. Grazie per il link w1, davvero molto interessante il discorso che hai fatto (specie quello sul verbo scrivere nelle varie lingue).
    Francamente non sapevo di questa particolarità di /k/ in ambito comico, anche se comunque mi sembra di aver capito che gli studi (e gli studiosi) che se ne sono occupati fossere tutti anglosassoni (o comunque relativi alla fonologia anglosassone).
    Uno studio comparativo fra le varie lingue al riguardo sarebbe interessante (e magari qualche facoltà di linguistica di qualche università l’ha pure fatto…)

    @Adriana – boh… ma cucù è come bubù-settete, no? E a loro volta sono parole prive di significato (come cootchie-coo), a differenza delle altre che citi (che non sono poi specifiche dell’interazione adulto-bebè: “casa”->”mutuo” :)
    Cmq, un’osservazione sulla “palestra”. Col senno di poi (cioè in senso ipercritico), forse la cosa che fa più pensare è come il sig. fabbri abbia ancora una volta fatto ‘outsourcing’ della fase creativa (della quale parla così bene w1 nei link riportati sopra, creazione=fatica), e ancora una volta con un meccanismo di appropriazione (ora consensuale).

    Il libro dovrebbe essere pubblicato a settembre, e probabilmente con tutto questo casino molte cose potrebbero cambiare… ma secondo me l’idea di fondo era ancora una volta, perdonate sia cinismo che brutalità, di guadagnare sul lavoro altrui… (stavolta in cambio di una citazione in nota, almeno…)

  99. Riguardo al pezzo di oggi su IFQ, a firma di una “Ricercatrice all’Università La Sapienza di Roma” (ricercatrice di cosa?), sarebbe interessante leggere una vostra opinione: io non ho resistito, e la mia l’ho già scritta a #23 e #24 (se non la cancellano).

  100. Ho letto, sei stato molto cattivo :-) Comunque, dall’articolo non si evince solo quel che hai evinto tu (bello il participio eh?) Si dice che i fan non fruiscono passivamente, sono attivi, sono una potenza, vivono la rete in modo appassionato, non possono essere ignorati e gli artisti devono porsi il problema. Rispetto alle cagate semplicistiche che scriveva Faenza, non è poco.

  101. A me sembra che non sia poco rispetto al Fatto nella sua interezza! Anzi, a molti dei suoi lettori quell’articolo deve sembrare una roba da intellettualoidi (vedere la media dei commenti).
    Una volta trovai un articolo che pretendeva di illustrare, in un rettangolo di sei centimetri per quindici, le differenze tra sciiti e sunniti nella storia del Medio Oriente dall’avvento dell’Islam a oggi, con particolare riferimento alla realtà iraniana. Non solo di storia ce n’era, ovviamente, poca, ma era anche raccontata da un punto di vista orrendamente razzista, da messo coloniale di assai povere capacità intellettuali. Era a firma di tale Mauro Mauri (che è come Galileo Galilei, un uomo col nome singolare e il cognome plurale. Visto che Stanis La Rochelle mi pare molto citato ;) ). Ovviamente gli scrissi una mail di protesta, pregandoli di non occuparsi mai più di simili tematiche a meno che non avessero voluto affrontarle con un pò più di serietà. Non so se l’abbiano fatto, devo dire che dopo quella volta, fino all’intervista a Luttazzi, non l’avevo più neanche sbirciato.

    Per quanto riguarda l’antologia che uscirà dalla palestra, sarebbe interessante capire quali sono gli aspetti economici e di copyright…in astratto si tratta di una bella idea, ma i singoli autori si prenderanno la briga di depositare la loro unica battuta alla Siae? Come funziona? Mi scuso se è una domanda scema, ma non ho proprio idea di come funzioni la questione.

  102. Adriana, Mauro Mauri lo conosco e non è affatto razzista, non conosco l’articolo in questiione ( se ce l’hai ancora e me lo puoi segnalare mi fai un piacere), però ho avuto modo di scambiare molte e-mail con lui e ti assicuro che dargli del razzista e frutto di un’ analisi superficiale che non rende giustizia a quello che scrive e che pensa. E’ vero che sulle questioni internazionali il fatto approfondisce veramente poco ma è anche vero che c’è una tendenza in molti dei suoi lettori (compreso me all’ inizio) orientata all’ opinione unica. Come se ci si aspettasse che le idee dei vari giornalisti siano tutte coerenti una con l’altra e che sia deciso tuto dalla redazione. Sono contento che non sia così, su il Fatto ci scrive Faenza e la Ricercatriche che non mi sembra abbia risparmiato le critiche a Luttazzi. Mi preoccupa questo voler linciare a tutti costi chi sbaglia, mi intristisce. Omaggi

  103. Il caso inizia a “sfondare” nel mondo anglosassone:
    http://www.chortle.co.uk/news/2010/06/15/11192/the_worlds_biggest_joke_thief%3F

  104. @w1 Ehhhh… a volte si evince e a volte si eperde… (chiedo venia, e se fosse stata di qualcuno, io l’ho “potenziata” in un contesto diverso).
    Sì, effettivamente quel che dici è vero, quel discorso lo fa, ma a mio avviso è strumentale (non a caso ho richiamato l’antica arte del ‘cerchiobottismo’) all’ennesimo tentativo di difesa, intrecciata stavolta a doppio filo nel testo.

    A me il meccanismo ‘nascosto’ (ma neanche tanto…) del pezzo è parso: [fan->fanatico]->fruizione illecita di contenuti->capacità critica->rielaborazione->liceitàaccusa di disonestà->disamoramento->irrazionalità->[fan->fanatico](->loop)

    Sarà che i precedenti articoli, il rapporto travaglio-fabbri e il coinvolgimento nel merchandising dei prodotti di quest’ultimo hanno ‘leggermente’ intaccato la mia neutralità…

    Internet è oggi una cosa della quale tener sicuramente conto, a tutti i livelli (dal marketing (di cose e persone) ai ‘popoli viola’), ma in casi come questo mi sembra (senza offesa a nessuno) di partecipare a una gigantesca ‘chiacchiera da bar’, che può anche essere piuttosto divertente, e che dà comunque modo di scambiare battute con gli individui più diversi.

    @adriana
    Il mauro che citi, ho avuto modo di ‘conoscerlo’ nella discussione su IFQ (articolo di colombo, forse) in merito all’attacco alla freedom flotilla, e mi è parso di capire che fosse fondamentalmente un sostenitore della causa israeliana (al pari di colombo e travaglio) e grande accusatore degli integralismi (quelli di matrice araba, ovviamente…).
    Sicuramente disponibile e aperto al dialogo più di molti suoi colleghi, ma di idee un ‘tantinello’ diverse dalle mie…
    (comunque non credo affatto che il ‘lettore medio’ di IFQ sia un ignorante)

    p.s. per la cronaca, non sono mai stato un fan, o particolare estimatore, del sig. fabbri (al quale ho sempre preferito, di n ordini di grandezza, corrado guzzanti)

  105. Ma no, Mirko, la tipa riprendeva semplicemente le analisi di Jenkins e altri:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/culturaconvergente.htm
    Solo che lo ha fatto in un contesto gravemente compromesso dalle idiozie pubblicate nei giorni precedenti, e quindi in un contesto falsante…

  106. eccolo: http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1262866214.htm

    cito alcune delle frasi migliori:

    Da una parte il sunnismo dall’altra lo sciismo, da una parte la tradizione religiosa, da tramandare ai figli, accettando quasi acriticamente quanto ereditato, dall’altra la discussione, da porre al centro della vita sociale e il rinnovamento, previo interpretare il Sacro Corano alla luce della realtà odierna. –> ricordo all’autore che la famosa porta dell’Igtihad, ovvero la possibilità per le autorità politico-religiose di interpretare il Corano, si è chiusa nel X secolo per non riaprirsi più. Al contrario, nel mondo sciita questo dibattito, in teoria, è sempre possibile perché i vertici del clero sono illuminati da Dio.

    in Iran la persianità è l’indiscusso valore comune. –> sì, chiedilo agli azeri

    In sostanza viene rinfacciato agli arabi di aver a suo tempo introdotto e imposto l’Islam nell’antica Persia a discapito dello Zoroastrismo, religione di Stato. –> lasciando perdere l’uso discutibile del concetto di religione di Stato, a) l’Islam non è stato imposto b) ma chi è che si lamenta di una cosa del genere?? A parte forse qualche fondamentalista zoroastriano…ma nemmeno!

    nel mondo sunnita c’è una diffusa ma sotterranea simpatia per Bin Laden –> evvai

    la stragrande maggioranza delle nazioni arabe è gestita da semidittature di matrice laica che placano popoli in cui freme l’integralismo e vorrebbero l’applicazione della sharia, la legge islamica. Invece in Iran c’è un regime teocratico che soffoca i sogni di democrazia e libertà della gioventù. –> dimmi che questo non è razzista, oltre che ridicolo. Gli arabi cammellieri che comprano le donne al mercato e i persiani tutti giovani e intraprendenti ma soffocati dallo Stato.

  107. L’importante come disse David La Chapelle è participiare

  108. Chiedo scusa per il lunghissimo post completamente OT. Direi che questo Mauro Mauri è “come minimo” un filoisraeliano. Probabilmente uno che ha studiato la storia del Medio Oriente su un bignami dei testi di Bernard Lewis.

  109. Cara ADRIANAAAA

    innanzitutto ti ringrazio x la presa di fondelli sul mio nome, davvero originale, e poi x il tuo commento su un mio articolo, che forse non era un articolo ma un post su qualche blog.
    Già che ci sei, me lo mandi il mio articolo? MAI tu mi scrissi e MAI ti risposi, senò mi ricorderei.
    Comunque è impossibile sintetizzare le questioni interreligiose, le differenze tra sciiti e sunniti, in un misero articolo. Di tutti gli spropositi del tuo post questa è l’unica cosa sensata.

    La mia mail è mauromauri@hotmail.com

    ti invito a chiedermi di girarti tutti i pezzi che vuoi, magari capirai.
    Tanto ora hai finito il trofeo di Golf, per le vacanze alle Seichelles è presto, e per scrivermi puoi sfruttare il tempo libero che hai prima che inizino gli incontri di bridge. Mi raccomando, chiudi bene il pulloverino di cachemire che indossi, oggi fà freddo, e non eccedere con il caviale, tantomeno con lo champagne…
    Ti attendo bacioni

    AH! le differenze sono tante, troppe, sostanzialmente basate sulle due culture di riferimento: mondo arabo e mondo persiano, con relative distorsioni.

  110. Su Luttazzi..tutti hanno già detto tutto e corro il rischio che le mie opinioni siano un plagio di opinioni altrui. Però mi sembra che la tendenza sia quella di pisciargli addosso dimenticando TUTTO, anche quel poco per cui Luttazzi meriterebbe ancora un pò di considerazione. Io non sono mai stato un suo fan sfegatato e continuo a pensare che ha avuto il coraggio delle sue idee (anche di quelle plagiate) cosa che gli ha comportato un pò di difficoltà in TV (in assoluto forse ci ha pure guadagnato). Le cause che ha sostenuto non sono fuffa, sono reali. Certo lamentarsi del plagio di battute con Bonolis da l’idea di quanto sia
    ipocrita per altri versi. Ma ragazzi sono passati due secoli e i romanzi epici con i personaggi a tutto tondo sono stati superati. Siamo persone con tante sfumature e qui invece mi sembra si stia cercando il superuomo di turno. Concordo quando si dice che “le cose si fanno sempre in due”.

  111. Ma sai cosa vuol dire razzista? Comunque non ne so molto sulla questione mediorientale. Credo che a breve interverra direttamente Mauri. Ciao

  112. ADRIANA: consentimi un espressione politically correct: il fatto che dici che sono “filoisraele” indica che hai capito proprio un ca220 ma proprio un ca22o delle mie analisi.
    Rileggi, please, e se mi chiedi info sono ben contento di farti capire la mia posizione: CONTRO GLI INTEGRALISMI RELIGIOSI, TUTTI, CONTRO I FONDAMENTALISMI, TUTTI, CONTRO LE BECERO DESTRE, TUTTE, E CONTRO GLI IPOCRITI POLITICALLY CORRECT CHE ABBONDANO A SINISTRA, QUELLI CHE SPESSO PREDICANO BENE MA RAZZOLANO MALE. VUOI SAPERE ALTRO? Voto IDV ed ero iscritto ai DS. ALTRO? Tifo Milan, nonostante il presidente.
    Bacissimi.
    PS:
    X le accuse, mettiti d’accordo con un paio di Israeliani che mi hanno accusato di essere filopalestinese, nonchè coi leghisti che mi danno del comunista e coi comunisti che mi danno del leghista.
    Un consiglio: abbandona la bandiera che ti chiude la visuale..

  113. @ johnny_grass
    “e qui invece mi sembra si stia cercando il superuomo di turno”
    Se con “qui” intendi qui in Italia, nella sinistra italiana etc., ok. Ma se intendi “qui” su Giap, no, sei fuori fuoco. La riflessione qui è partita proprio dalla critica a questa superomizzazione dei comici.

  114. Ok, c’è stata la botta e ci sono state le risposte. Adesso, siete vivamente pregati di proseguire la querelle altrove, perché più OT di così non potremmo essere. E’ il primo e ultimo avvertimento, dopo cancelliamo.

  115. @Wu ming 1. Si, “qui” è inteso per Italia in generale. Mi ha tradito il vedere il nome di commentatori come Mirko che scrive un pò ovunque. E altrove di certo non si respira l’aria “costruttiva” che c’è in questo blog.

  116. ADRIANA…Ah! mio articolo con le differenze tra arabi e persiani?
    Realtà palesi e lampanti. Basta avere gli occhi x vedere. O volevi che non raccontavo la realtà?

    chi mi fa richiesta glielo giro.
    mauromauri@hotmail.com

    Comunque non confondere le opinioni altrui con le mie. Io ho la massima considerazione dei concetti espressi dall’Islam, sono in sintonia con MONTAZERI, KHATAMI, EMAD BAGHI E SHARIATI. Tu, invece, forse sei in sintonia con AHMADINEJAD, Gannouchi…
    Osama -non Obama-….

    ora devo andare

  117. @Adrianaaaa, OT, ma per “diritto di cronaca”:

    Non conosco Mauro Mauri, ma conosco bene il Vicino e Medio Oriente, e l’Iran. Innanzi tutto, il “filoisraelianesimo” non c’entra proprio nulla! Questo Mauri descrive un Iran che io riconosco, e condivido quanto scrive.

    Di do solo alcuni altri elementi: in Iran c’è un fortissimo attaccamento al capodanno zoroastriano, il Noruz, che cade simbolicamente il primo giorno di primavera, il 21 marzo. E il loro Ferragosto, è la vacanza principale. (Il calendario islamico non coincide con quello solare).
    Nell’islam la raffigurazione umana è vietata (non esistono, se non rarissime eccezioni, dipinti islamici), in Iran nonostante, siano musulmani, trovi invece dipinti dappertutto.
    Gli sciiti, non solo gli iraniani ma anche i libanesi, ti possono confermare che Bin Laden ha dichiarato lo sciismo eresia e lo odiano nel profondo.
    Poi è vero, alcuni iraniani ammirano Israele e dei palestinesi gliene frega relativamente. Tutti gli iraniani con cui ho parlato vedono gli arabi come una cultura inferiore alla loro.
    Non ho studi accademici in tal proposito, solo cultura generale oltre ad avere visitato più volte tutti i paesi che vanno dal Marocco all’Oman e conosciuto i loro abitanti…

  118. @ mauromauri e non solo lui,

    hai/avete già ribattuto.
    Se vuoi/volete rimanere qui, qui si parla del caso Luttazzi.
    Se ribecco qualcuno a scrivere roba come: “Tu, invece, forse sei in sintonia con AHMADINEJAD, Gannouchi… Osama -non Obama-…” lo banno permanentemente da questo blog.
    Il prossimo che continua questo OT sull’Islam in una discussione dove si parlava di tutt’altro verrà SEGATO immantinente.

  119. @jhonny_grass: io al contrario non accetto l’idea che le cose si siano fatte in “due”. E questo, lo so, fa di me un fan del Mullah Omar. Se io ho concesso a Luttazzi il privilegio di divenire per me un buon compagno di strada era per l’unico, esplicito motivo che fosse un genio. Ora non stento a riconoscergli altri meriti, il cui elenco si è fatto più e più volte anche in questo spazio. Ma la mia “sudditanza” intellettuale, quella che mi pone davanti al genio come un assetato davanti alla fonte, quella che mi fa chiedere a gran voce “more! more!”, si è semplicemente ridimensionata perchè non aveva fondamento.
    E’ colpa mia se lui mi ha fatto credere di essere un genio?
    Sarebbe come dire che in Italia, se ti censurano, non te lo perdonano (cit.)
    Piuttosto, direi che la dinamica secondo la quale esiste un concorso di colpa, sia attribuibile a chi percepiva e percepisce Luttazzi come un surrogato della politica dei partiti. Non è mai stata cosa mia. Da quello che vedo oggi, è cosa di chi lo difende a spada tratta. Io mi concentro sull’artista e se è pur vero che il politico non può essere espunto in maniera totale da un artista come Luttazzi, per me e solo per me la fase creativa è prodromica e altamente qualificante. Altrimenti avrei seguito Grillo.

  120. Riporto qui una cosa che ho scritto in un’altra discussione, perché sviluppa la domanda che c’era nell’articolo.

    Anche in altri paesi sarebbe scoppiato lo scandalo. Ma sarebbe scoppiato nel mondo dello show-biz (vedi l’esempio dei Milli Vanilli). Qui da noi diventa una questione direttamente politica. Negli altri paesi i giornali non si schierano sui plagi di un comico come si schierano su Obama etc. Qui il direttore di un quotidiano importante ha dedicato un articolo a una dichiarazione fatta da Luttazzi in un’intervista a un altro quotidiano. Il direttore del New York Times non scriverebbe mai un editoriale a commento di una dichiarazione di Chris Rock in un’intervista al Chicago Tribune. Siamo in una situazione oltremodo anomala, lo sapete meglio di me: abbiamo al governo uno che ha sempre desiderato fare il comico, e dall’altra parte dei comici che vengono considerati l’unica vera opposizione. Per questo la caduta di Luttazzi è vissuta come molto di più della caduta di un comico. E’ la caduta (o la difesa a oltranza) di un simbolo. Questa è la cosa su cui volevamo riflettere. La sinistra americana non aveva bisogno di occuparsi dei Milli Vanilli, perché i Milli Vanilli si muovevano su un altro terreno simbolico. Il terreno simbolico che occupano certi comici in Italia non ha nessun corrispettivo negli USA, ma nemmeno negli altri paesi europei. Quindi non si tratta di dire cosa è sbagliato *ora*, nelle reazioni dopo la caduta, ma cos’era strano *prima*.

  121. @ Mimmo
    “Se io ho concesso a Luttazzi il privilegio di divenire per me un buon compagno di strada era per l’unico, esplicito motivo che fosse un genio.”
    COMPLIMENTI PER L?AUTOSTIMA.
    “Ora non stento a riconoscergli altri meriti, il cui elenco si è fatto più e più volte anche in questo spazio.” ESATTO
    “Ma la mia “sudditanza” intellettuale, quella che mi pone davanti al genio come un assetato davanti alla fonte, quella che mi fa chiedere a gran voce “more! more!”, si è semplicemente ridimensionata perchè non aveva fondamento.” IN QUESTA SUDDITANZA (spontanea!) C’E’ CONCORSO DI COLPA
    “E’ colpa mia se lui mi ha fatto credere di essere un genio?
    Sarebbe come dire che in Italia, se ti censurano, non te lo perdonano (cit.)
    Piuttosto, direi che la dinamica secondo la quale esiste un concorso di colpa, sia attribuibile a chi percepiva e percepisce Luttazzi come un surrogato della politica dei partiti.” IE’ colpa mia se lui mi ha fatto credere di essere un genio?
    Sarebbe come dire che in Italia, se ti censurano, non te lo perdonano (cit.)
    Piuttosto, direi che la dinamica secondo la quale esiste un concorso di colpa, sia attribuibile a chi percepiva e percepisce Luttazzi come un surrogato della politica dei partiti.” IO CREDO CHE CHI CONOSCE LUTTAZZI SA BENISSIMO CHE HA IN PASSATO PRESO LE DISTANZE DA GRILLO (quello che distruggeva i pc e poi omaggiava la potenza di internet! cit. Luttazzi) .
    .” Non è mai stata cosa mia. Da quello che vedo oggi, è cosa di chi lo difende a spada tratta. Io mi concentro sull’artista e se è pur vero che il politico non può essere espunto in maniera totale da un artista come Luttazzi, per me e solo per me la fase creativa è prodromica e altamente qualificante. Altrimenti avrei seguito Grillo.” E’ VERO PERO’ SI POSSONO SCINDERE I DUE ASPETTI (LOTTA CONTRO LA CENSURA DI GOVERNO e PLAGIO!!!!) LUTTAZZI HA CONTRIBUITO SIGNIFICATIVAMENTE A SOLLEVARE IL PROBLEMA DELLA CENSURA DEL GOVERNO (PER POI CASCARCI ANCHE LUI).

  122. Scusa w1, ma non ho capito l’intervento di jhonny_grass: “Mi ha tradito il vedere il nome di commentatori come Mirko che scrive un pò ovunque. E altrove di certo non si respira l’aria “costruttiva” che c’è in questo blog.”. Mi stai forse attanzialmente accusando di qualcosa?

    E forse vedi il mio nick “un po’ ovunque” perché: 1) è un nome proprio e non un nickname e 2) non è mio costume cambiarlo a seconda di dove posto, a differenza di altri… e comunque dipende anche da cosa intendi con “un po’ ovunque” (il forum di forza nuova? quello di hamas? quello dei nazisti dell’Illinois?) e con “costruttiva”…

    Saluti.

  123. Siamo permalosetti. Non ti sto accusando (ormai usare attanzialmente fà ridere poco, sforzati di più) di niente, al massimo mi accusavo di aver fatto un riassunto dei commenti in generale senza considerare che qui l’atmosfera è diversa da quella che si respira sul blog de il Fatto.

    Comunque ho letto le tue battute e adesso metto il
    promemoria così rido dopo. Saluti a te

  124. @jhonny_grass: “sudditanza” era tra virgolette proprio per sminuirne il forte significato. A volte mi accorgo di essere poco esplicito.
    E’ come se tu fossi amante del neorealismo e guardassi ogni volta con “sudditanza” Ladri di biciclette o Sciuscià.
    Io non mi sento tradito da Luttazzi come se fossi tradito dal mio segretario di sezione (a prescindere dall’investimento emotivo che si può fare verso un segretario di sezione), mi sento tradito come “discepolo” (attenzione alle virgolette) di uno stile, di un modo di fare satira ma soprattuto dell’originalità! Per questo sindaco la faccenda del “concorso di colpa”. Mi potrai dire di essere un po’ ingenuo e forse ti potrò dare ragione, ma correo no.

  125. @ mimmo
    certo che avevo capito che era un ‘esagerazione ma ci vedo troppo un legame sentimentale e non posso non fare dei paragaoni con una storia sentimentale e va da se che gli errori si fanno in due.

    @ Wu ming1
    Il fatto di epurare Luttazzi due volte non ha forse creato nei suoi fan (non solo i fanatics) il sentimento di frustrazione per non poter vedere quello che gli piace in TV. Ricordo le parole di un mio amico di solito pacato che dopo la chiusura di Decameron si incacchiava come una iena. Questo però non è un problema di Luttazzi ma un problema che lo trascende e di cui lui è diventato il Simbolo. Ora sembro più difensore di Luttazzi di quanto non lo sia in realtà. E verò che lui ci ha marciato sopra sul fatto che gli intentevano causa ( cito per difendermi! si vabbè) però ha anche lottato per vincere quelle cause e per tornare in TV e senza scendere a COMPROMESSI. Questo lo ritengo di buon esempio per chiunque. Capisco però la difficoltà a scinderlo da tutto il resto (la difesa patetica e la disonestà), infatti così come è diventato un icona ora lo si sta divorando e in questo non ci vedo nessuna razionalità.
    Non è che Luttazzi ha giocato in modo subdolo con qualcosa più grande di quelle che erano le sue capacità? Un pubblico che lo amava e che adesso si sente tradito (giustamente), in questo ci vedo l’anomalia.

  126. “Non è che Luttazzi ha giocato in modo subdolo con qualcosa più grande di quelle che erano le sue capacità? ”

    Beh, a questo punto penso si possa rispondere di sì, e senza troppi patemi.

  127. grazie

  128. @ Wu Ming 1 sei ancora daccordo con quello che hai scritto qui?
    http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/06/10/divertimenti2-su-daniele-luttazzi/

    “La sua attività teatrale è già ridotta al lumicino per via del suo essere sgradito ai poteri loschi: se dieci anni fa faceva cento date a tour, ora quando va bene ne fa venti. Se lo mettiamo all’angolo nel suo essere artista, senza concedergli alcuna attenuante, praticamente lo uccidiamo.”

    O state già facendo marcia indietro?

  129. @ Johnny,

    leggi tutta la discussione, e soprattutto guarda la data di quel post che riportava una mia mail del giorno prima.

    E’ una settimana abbondante che ci confrontiamo pubblicamente con una moltitudine di persone e spieghiamo per filo e per segno ogni passaggio, ogni spostamento d’accento anche minimo, ogni ripensamento autocritico. Quella mail era lo spunto per una discussione; il testo qui sopra è il *risultato* di quella discussione, ed è quello di riferimento. Nel frattempo Luttazzi ha avuto molte ulteriori chances di esprimersi e ha scelto di continuare a svicolare e arrampicarsi sugli specchi. Come scrivevo ieri:

    “Gli sono arrivati tanti segnali e consigli, molti (a partire da noi, e sappiamo che ci legge) gli hanno detto: – Sforzati, sputa i rospi, liberati da questo peso e mostrati responsabile. Salva quello che può essere salvato.
    E invece un cazzo.”

    E questa è un’altra cosa che abbiamo scritto, già diversi giorni fa: si sta uccidendo da solo. Sta bruciando ogni residua opportunità di chiarire e ripartire.

  130. @ Wuming1 Ho cercato il tuo intervento completo, condivido l’amarezza. Lo sparare a zoero sul FQ mi sembra da sciocchini, però insomma sono punti di vista. Ognuno scrive dove vuole, anche sull’ Unità che sicuramente a “priori” sarà più rispettabile. Questi slogan proprio mi rovinano le giornate.
    Ossequi.

  131. Chiedo scusa a tutti per l’OT che è venuto fuori a causa mia. Mi verso un bicchiere di champagne e scrivo una mail al signor Mauro Mauri. ;)

  132. Ma guarda, nessun giornale è rispettabile “a priori”, ogni mattina riparte da zero e torna rispettabile solo previa lettura. Un giornale è quello che sceglie di pubblicare, e soprattutto è il modo in cui lavorano i suoi giornalisti. L’intervista a Luttazzi di qualche giorno fa, e non sono il primo a fare il paragone, sembrava la classica intervista di Vespa al Premier. Mai una “seconda domanda”, mai il minimo tentativo di evidenziare una contraddizione, solo qualche battuta sui paroloni, che però non spostava nulla, e a conti fatti suonavano come risate complici: “Ciao mamma, mi faccio due ghigne con Daniele, il mio amico famoso che usa parole difficili”. L’intervistatore ha permesso a Daniele di sorvolare su tutti i punti critici, non ha mai ricordato che il numero di routines copiate – quindi non solo singole battute – è esorbitante, né ha speso parole per la condotta tenuta da Luttazzi in rete negli ultimi tempi. Aggiungiamoci l’articolaccio di Faenza del giorno dopo e si può dire che, complessivamente, IFQ non abbia coperto la notizia nel migliore dei modi, alla faccia dei predicozzi sul giornalismo critico, che indaga sui fatti, non guarda in faccia nessuno etc. Dopodiché, io non faccio “dietrologie”, secondo me il motivo non sta nel DVD di Luttazzi allegato al quotidiano né in quello che Travaglio deve a Luttazzi in termini di notorietà e copie vendute. Possono essere fattori che hanno un peso, ma io credo che il problema stia più nell’inadeguatezza e povertà del giornale in tutto quello che non è giornalismo politico o cronaca giudiziaria.

  133. Si , hai ragione , ma cito la tua frase “, è agghiacciante l’articolo di Roberto Faenza su “Il Fatto Quotidiano”, un giorniale che a questo punto, almeno ai miei occhi, perde ogni credibilità a priori anche su altre questioni.”. Ecco ti sei contraddetto alla grande. Forse questo è il pericolo di scrivere ogni giorno, in maniera molto emotiva. Si finisce per scrivere cazzate che a freddo non si pensano. Come : perde credibilità, a priori, su altre questioni.

  134. Penso che ormai ci siano dei punti fissi…
    Luttazzi ha copiato? Sì!
    Luttazzi ha cercato di difendersi in modo maldestro e controproducente? Sì!
    Quello che non è chiaro è il “perché”… sia dell’atto che della difesa… o meglio dell’atto e della difesa così combinati.
    Alcune risposte sono:
    a) autolesionismo
    b) errore>>dipendenza>>senso di colpa
    c) semplice malafede
    ma c) implica irrazionalità (non poteva pensare di farla franca) e allora:
    d) narcisismo, delirio di onnipotenza
    La mettiamo ai voti?
    Io direi b) forse perché c)+d) mi spaventa (per lui).

  135. @ Johnny,

    io ho scritto che *perde* ogni credibilità a priori.

    Mi sarei contraddetto se avessi detto che la *acquista*.

    E infatti poi ho pensato: è giusto così, è quel che penso, nessun giornale deve avere una credibilità a priori su qualsivoglia questione.

  136. si, verissimo,. Ok, avevo capito male.

  137. w1, per curiosità, come funge la moderazione qui? La fate solo sul primissimo post, e poi ‘sulla fiducia’?

    In secondo luogo, non so se qualcuno ne abbia parlato (né dove), ma forse nello sviluppo di questa vicenda da considerare ci sarebbe anche gli aspetti del c.d. giustizialismo e della polarizzazione sociale che secondo me si è andata creando in maniera tangibile dall’ascesa di b.

    Mi spiego. Credo sappiamo tutti come alcuni movimenti politici (tipo idv e m5s, per non fare nomi) abbiano puntato e puntino molto sulla richiesta di pulizia di chi fa politica e sull’appoggio senza riserve all’azione della magistratura (che tra l’altro sono temi che in buona parte condivido, specie in una situazione deteriore come la nostra). Bene, credo però anche che nel sentire comune, e grazie anche al tipo di comunicazione messa in atto dai movimenti sopra richiamati e da giornali come IFQ da una parte, e ovviamente dalle loro controparti di ‘opposto schieramento’, queste posizioni condivisibili si siano radicalizzate fino ad arrivare ad una visione totalmente manichea della sfera pubblica. Sei onesto o corrotto, buono o cattivo: tanto che, a titolo esemplificativo, i personaggi politici sono stati trasformati in caricature degne di un lombrosario (un po’ anche per meriti propri, eh…), con tanto di nomi storpiati e pregiudizi (la cui fondatezza non discuto) ormai a loro indissolubilmente legati.
    Insomma, questo per dire, che in una situazione così tesa, una figura simbolica come quella del sig. fabbri (almeno per certa parte di chi si rifà ai movimenti sopra citati, e non solo) era stata investita di significati e valori tali e tanti che al minimo passo falso è stata fatta passare quasi dall’altra parte, al lato oscuro della forza, con l’aggravante del tu quoque.
    Quindi secondo me, nonostante sia sicuramente presente e forte la ‘semplice’ componente della delusione dei fan, fabbri sconta secondo me moltissimo anche il fatto di essere stato (o comuqnue considerato) parte di quel sistema ‘radicalizzante’; una delle voci che da una delle due parti denunciava l’altra… E dato che nelle menti di chi si rifà a quel sistema la categoria della zona grigia è stata ufficialmente demolita (o quasi)….

  138. Molto buffo questo commento che ho trovato sul blog di IFQ :-)

    “che forti pure i wuminchia che quanto a professorismo non hanno eguali, prontamente passati dal garantismo al forcaiolismo quando hanno capito l’aria che tira. chissà se a setacciare i loro libri non spuntino fuori citazioni/omaggi/ricontestualizzazioni/deturnamenti. ‘Non si prosegua l’azione secondo un piano’ chi l’ha scritto?”

    Basta chiedere. La risposta alla domanda è qui:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap5_IXa.htm#sampling
    E l’esistenza di questo link (uno tra i tanti proponibili) è solo una delle innumerevoli differenze tra quel che ha fatto Luttazzi e quel che facciamo noi.
    Quanto all’essere passati da garantisti a forcaioli, l’ho già detto, il punto è un altro: il più forcaiolo di tutti è Luttazzi. E’ il forcaiolo di se stesso.

  139. @ Mirko,

    sì, il primo commento di un utente va in moderazione. Dopo che lo abbiamo sbloccato, la pubblicazione è libera.

    Riguardo alla questione che poni: non ti pare che il commento copiato qui sopra rispecchi perfettamente il clima che hai descritto? :-)

  140. Un esempio, al volo, preso adesso dalla casella di posta. Il 15 ottobre 2008 un lettore di Venezia mi scrive, tra le altre cose:

    “c’era un periodo in cui tutti quelli del mio giro dicevano “non si prosegua l’azione secondo un piano”.
    L’avevo scritto sullo specchio all’ingresso di casa, lì negli anni dell’università. E cambio’ la prospettiva.”

    La mia risposta, qualche ora dopo:

    “Già, peccato che la frase sia di Don De Lillo, Rumore Bianco, fine del capitolo 19: “Possano i giorni essere senza meta. Le stagioni scorrano. Non si prosegua l’azione secondo un piano. ;-)”

    A me il plagio sta benissimo, purché si abbia il coraggio di rivendicarlo, senza nascondersi dietro contesti, traduzioni, fonemi, miglioramenti, genialità, copyright di seconda mano.

    E poi è *anche* una questione di numeri. La mia primissima reazione a questa cosa, in una lettera scritta ai miei soci, diceva in sostanza: “Ho visto il video incriminatore. Saranno 50 battute su 1000. Qualunque artista “copia” almeno il 5% della sua produzione”.
    Poi mi sono informato meglio e ho visto che le proporzioni era parecchio diverse.

    Su questo punto, però, devo essere onesto: io non ho gli strumenti per verificare se tutte le 250-e-passa battute che il blog ntvox segnala come copiate sono davvero “copiate”. Non ho il tempo, non ho gran parte dei libri di Luttazzi, e sono costretto a fidarmi della comunità di fan e dell’intelligenza collettiva che fa capo a quel sito.

    Per la questione Luttazzi copia/non copia, i numeri hanno la loro importanza.

    Per tutte le altre, invece, mi pare che il giudizio rimanga invariato.
    Ecco perché ritengo le seconde – relazionali – molto più importanti delle prime – tecniche, semiotiche e meno auto-evidenti di quel che sembra.

  141. @ Mirko minchia che pippe. L’unica cosa che non mi torna della tua analisi (interessante) è questo

    C’è chi inveisce su un cadavere perchè non era tutta farina del suo sacco, anche solo l’iniziale 30% del reportorio era (a ragione) troppo. Qualcun’altro ci somma le spiegazioni poco chiare. E qualcuno che continua a difenderlo proprio in virtù del fatto di vederlo come amico contro il comune nemico. La tua frase “fabbri sconta secondo me moltissimo anche il fatto di essere stato (o comuqnue considerato) parte di quel sistema ‘radicalizzante’; una delle voci che da una delle due parti denunciava l’altra…” la capisco ma non la riesco a cogliere nei commenti. Sarà che la mia materia grigia è inadatta a questo blog di eruditi pensatori, per questo ti chiedo umilmente di provarci, di farmi capire, così chè potrò anch’io dire che la mia materia grigia , ammesso che esista, non è stata distrutta da questa polarizzazione che tu dici.

  142. Secondo me, comunque, sbagliamo tutti quando usiamo il termine “battute”.
    Se si va a vedere la lista:
    http://ntvox.blogspot.com/2008/02/luttazzis-plagiariezed-jokes.html
    in molti casi si tratta di *interi monologhi* presi da Luttazzi, tradotti e riprodotti tali e quali. Ciascuno di questi brani dura svariati minuti. Insomma, non conta solo la quantità delle occorrenze, ma anche la quantità del minutaggio. Si fa presto a dire “una battuta di Carlin”. E’ forse una “battuta” questa qui sotto? Dura nove minuti! Luttazzi l’ha presa e l’ha usata in “Satyricon” (uno dei monologhi che non ho visto, altrimenti hai voglia che l’avrei riconosciuta, è presa da “Back in Town” di Carlin, che avrò ascoltato una ventina di volte!).

    And you know, in this country, now there are alot of people who want to expand the death penalty to include drug dealers. This is really stupid. Drug dealers aren’t afraid to die. They’re already killing each other every day on the streets by the hundreds. […]Death penalty doesn’t mean anything unless you use it on people who are afraid to die. Like… the bankers who launder the drug money. The bankers, who launder, the drug money. Forget the dealers, you want to slow down that drug traffic, you got to start executing a few of these fucking bankers. White, middle class Republican bankers.
    And I’m not talking about soft, American executions, like lethal injection. I’m talking about fucking crucifixion folks! Let’s bring back crucifixions. […]And I’d go a little further, I’d crucify people upside-down. Like Saint Peter, feet up, head down. And naked. I’d have naked upside-down crucifixions on TV once a week at halftime on the Monday Night Football game! Halftime! Monday Night! The Monday Night Crucifixions! You’d have people tuning in, don’t even care about Football! Wouldn’t you like to hear Dan Dierdorf explain why the nails have to go in at a certain angle? And I’ll guarantee you one thing. You start execut- you start nailing one white banker per week to a big wooden cross, you’re going to see that drug traffic begin to slow down pretty fucking quick. Pretty fucking quick- you won’t even be able to buy drugs in schools and prisons anymore!
    What we really need is year-round capital punishment on TV every night with sponsors. Gotta have sponsors. I’m sure as long as we’re killing people Marlboro Cigarettes and Dow Chemical would be proud to participate! Proud to participate! Balance the stupid fucking budget!! […] Not only- not only do I recommend crucifixions, I’d be in favor of bringing back beheadings!! Huh? Beheadings on TV, slow-motion, instant replay? And maybe you could let the heads roll down a little hill. And fall into one of five numbered holes. Let the people at home gamble on which hole the head is going to fall into. […] You want something a little more delicate, we’ll do the beheadings with an olive fork. That would be nice. And it would take a good God damn long time. There’s a lot of good things we could be doing. […] Boiling people in oil. Sponsor: Crisco! […] Here’s something really nice you could do. You shoot a guy out of a high-speed catapult… right into a brick wall!! Trouble is, it would be over too quick. No good for TV, you know? You’d have to do a whole bunch of guys right in a row. Rapid-fire capital punishment. Fifteen catapults, while you’re shooting off one, you’re loading up the others. ‘Course every now and then you would have to stop to clean off the wall. Cleanliness… right next to Godliness. Alright hi-tech. I sense some of yous are waiting for hi-tech. I got it. You take a small, tactical nuclear weapon… and stick it up a guy’s ass! A thermo-nuclear suppository! Preparation H-Bomb! You talk about fallout, huh?

  143. E’ il tuo stesso atteggiamento che trabocca ostilità immotivata che lo dimostra, johnny.
    A te qui non interessa discutere con nessuno, e parla per te il tuo modo di porti rispetto agli altri, in questo caso rispetto a me (a meno che tu non abbia qualche altro motivo per avercela con me e che vada oltre i pochi post scritti qui… :)

    Hai detto di capire il senso del mio discorso, quindi la tua “materia grigia” è adattissima (e io non ho mai detto il contrario) e non c’è nemmeno bisogno che ti ‘spieghi’ nulla, se poi non lo condividi, pazienza: non è obbligatorio, sai?

    Se poi non vedi un riscontro di ciò che dico nei commenti (quelli su IFQ, come quello riportato da w1 sopra, i tuoi qui, o quelli delle altre decine di blog che frequentiamo insieme), allora delle due l’una, o mi sbaglio, oppure fai semplicemente parte di quel sistema di cui parlavo.

    Già considerare fabbri “un cadavere” mi sembra una drammatizzazione esagerata, come anche difendere a priori il ‘nemico del mio nemico’ (utilizzi un ‘linguaggio di guerra’, nel caso non te ne fossi accorto). Ma perché tutto questo accade? Ti sembra normale? A me no, quindi “ci sommo le spiegazioni poco chiare”, perché i ‘toni di grigio’ sono sempre esistiti, e non è con delle prese di posizione ideologiche acritiche e assolutistiche, o con dei ciechi estremismi, che li si farà sparire… (anzi)
    Tutto questo imho, ovviamente.

  144. @w1, infatti su quel blog mi sembra che spesso si parli di battute E routine. Leggendolo qualche giorno fa, mi sembra che parlassero di termini di ‘minuti di spettacolo’ (circa 500) proprio perché dicevano che c’erano sia jokes istantanee che routines di diversi minuti.

    Ma secondo me si tratta più che altro di speculazioni e approssimazioni, anche se, trovare tutto quel materiale ‘citato’ implica sicuramente avere una bella conoscenza sia del repertorio del sig. fabbri che dei comedian americani dai quali ha attinto.

  145. @ Mirko,
    per la cronaca, è WM1, non “W1”. W1 e W2 erano le armi segrete naziste progettate da Von Braun :-)
    E’ corretto ragionare in termini di minutaggio, il problema è che nelle discussioni in rete tutti continuano a parlare di “battute”, e così non si capisce nulla e si dà adito alle supercazzole semiotiche.

    @ Mirko e Johnny,
    se deve diventare un duello rusticano, potete cortesemente proseguirlo sul blog del Fatto Quotidiano?

  146. Condivido il punto sulle “figure salvifiche” e l’annullamento del grigio, bisogna però ricordare che DL si è fortemente scagliato contro questo atteggiamento (vado a memoria, risale all’analisi di Luttazzi agli albori del Grillismo): “Bill Hicks diceva: ricordate che chi fa satira è parte del potere che critica”.

    [ho perso qualche commento spero di non ripetere del già detto..]

  147. Ha criticato il “paladinismo” di altri comici, ma intanto si costruiva con mezzi poco limpidi una reputazione di “Genio”, e con la forza di tale reputazione stabiliva coi fans un rapporto non meno verticale e gerarchico (solo diverso per linguaggio e contesto) di quello che ha Grillo con le folle che lo acclamano. In questo non ha disincentivato la feticizzazione della sua figura, anzi. E che la sua figura fosse oggetto di feticismo lo vediamo benissimo nelle reazioni di questi giorni.

  148. @wm1 Quelle erano V liscia, mi pare… fossero state pure doppie, gli inglesi non ne avrebbero gioito particolarmente.

    E comunque, io non ho alcuna intenzione di duellare con nessuno, ma se qualcuno mi fa una domanda, rispondo, se posso (e saremmo pure IT: l’affaire luttazzì), ma se ti dà noia, per me non c’è problema: il blog è wostro.

  149. @ Mirko,

    è che sembra stiate scivolando sul personale. Se dovete scivolare sul personale, consiglio discussioni più adatte alla bisogna. Potreste continuare a discutere qui di tutto il resto, e contemporaneamente darvi dei pipparoli sul blog di IFQ :-D

  150. Wu Ming 1, ma l’immagine del “Genio” non è come quella del “paladino”.

    Ad esempio, “i geni” sono solitari, contraddittori, malvagi, sadici, deboli, ecc

    I “paladini” si presentano senza contraddizioni che li possano macchiare, nobili, forti, ecc.

    Il problema, secondo me, è che qualsiasi figura -forte- in Italia( paese dove la classe politica non è un modello di riferimento) viene scambiato per “un paladino”, quando invece paladino non è ( e Luttazzi si è sempre presentato come “uno stronzo in un paese di stronzi e puttanieri”( più o meno il concetto presente in una parte del suo ultimo spettacolo).

  151. Daniele Luttazzi, o l’immagine che molto di noi (oddio, io almeno!) avevano di lui, era quella del paladino e allo stesso tempo del genio. Genio creativo, fustigatore, violento, diretto. Raffinato teorico e profondo conoscitore del suo campo d’azione. Lama fustigatrice che non si piega al potere del malvagio. Inattaccabile e sempre correttamente logico e coerente. E altre amenità del genere.. hai ragione, non era un paladino, anche se si presentava come uno stronzo, e nè era un genio. Per me, il personaggio Daniele Luttazzi comprende le due figure. Imho, ovviamente :D

  152. @WM1 non saprei, magari sono io che ho la tendenza a non “fanatizzare”, ma a me pare che, quantomeno in questo aspetto non sia criticabile.

    Con il senno di poi potrebbe essere dovuto ad altro, ma quando ha smesso di scrivere con costanza sul blog è stato perché non voleva diventare un capopopolo alla Grillo: è evidente che con il suo atteggiamento “virtuoso” non è riuscito a contrastare la tendenza del paese a creare cavalieri senza macchia e senza paura attorno alle figure pubbliche anti-Berlusconi, ma, almeno a me, ha dato l’idea di provarci con il suo “scelgo di rimanere un artista”.

    Dispiace che ora non tiri fuori la lucidità che ha mostrato di avere in quel periodo.

  153. Ragazzi, io sono abbastanza d’accordo con Atuygun, e rimando anche ai fondamentali commenti di WM4 in cima a questo ormai lunghissimo thread.

    E’ vero che Luttazzi si descriveva come uno stronzo, addirittura come un corrotto, non migliore del potere che attaccava etc., ma si trattava di una diminutio auctoris, una diminutio morale, e chiunque abbia un’infarinatura di retorica sa bene che la diminutio è sempre un’augmentatio, è forse il più dichiaratamente insincero strumento in tutto l’insincero armamentario dell’arte di persuadere. Questo stratagemma retorico, nell’utilizzo di Luttazzi, è sempre servito a farlo apparire come più intelligente degli altri, più beffardo e brillante di tutti gli altri, e soprattutto più coerente di tutti gli altri, di una granitica coerenza che si esprimeva in scelte “pure” e “aliene a compromessi”, come andarsene dalla Mondadori etc.

    Ora, in sé non c’è nulla di male, sono strategie persuasive a cui, in un modo o in un altro, con minore o maggiore frequenza, ricorrono tutti gli artisti, compresi noialtri. Il problema è quando poi si scopre una realtà tipo Dorian Gray: il comico-genio-stronzo-paladino appare sempre in forma, in grande spolvero, snocciola battute su battute a un ritmo impressionante, prende sempre la posizione più giusta e più radicale etc… Ma intanto, nel solaio di casa, c’è un vhs di George Carlin che invecchia al posto suo. E’ questo che non si può giustificare né scusare.

  154. Concordo con “puntolino”.

    Né genio, né paladino, ma artista ( con tutte le sue contraddizioni e debolezze. Non è certo una scusante per le menzogne dette).

    Da “La guerra civile fredda”:

    “Al circo Massimo, Veltroni disse: – L’Italia è migliore di chi la governa. –
    NON E’ VERO!L’Italia è un Paese di stronzi! E sono la maggioranza.

    Come lo so? Perché anche io sono uno stronzo. E al governo voglio un figlio di buona donna. Che stia dalla parte giusta, cioè dei più deboli, ma un figlio di buona donna.”

  155. Capisco, Wu Ming.

    Ma in questo modo allora è come se dicessi che Luttazzi avrebbe fatto quelle scelte “radicali” non con totale sincerità, ma in parte anche con l’intento di rafforzare la sua diminutio che poi in realtà, come tu sostieni, era un’ augmentatio.

    O sbaglio?

  156. Inoltre, una domanda:

    cosa deve fare, in questa Italia, un artista “schierato” per non finire nell’immaginario collettivo come un paladino?

  157. @ Malombra,

    se solo quelle contraddizioni e debolezze le avesse fatte trasparire, se la corazza del suo personaggio avesse avuto *davvero* qualche crepa, oggi non saremmo qui a parlarne in questo modo. Invece erano sempre enunciate retoricamente (“sono uno stronzo” etc.) e mai sviluppate. Pensa alla differenza con comici americani come Richard Pryor, che facevano ridere (spesso amaramente) tematizzando la loro autentica sofferenza, i loro traumi e contraddizioni, e così hanno rivoluzionato lo stand-up… Oggi lo vediamo chiuso a riccio, deciso a non ammettere nulla, intento a riproporre per l’ennesima volta il personaggio del saputello che bacchetta gli ignoranti, nascosto dietro una barricata di termini semiotici, e non sembra davvero trapelare nessuna umanità. Per questo ho scritto che, sotto la corazza di Daniele Luttazzi, immagino Daniele Fabbri che invoca aiuto. Perché sotto il personaggio che si è creato c’è comunque un essere umano che sta male, e che noi non riusciamo a raggiungere.

  158. @ Malombra

    “cosa deve fare, in questa Italia, un artista ‘schierato’ per non finire nell’immaginario collettivo come un paladino?”

    Questa è la domanda (e il problema non si presenta solo in Italia, qui è soltanto più acuto che altrove). Intorno a questa precisa domanda ruotano quasi tutte le riflessioni, le strategie e le prassi che noi WM cerchiamo di mettere in campo da oltre dieci anni, tra errori, cambiamenti di rotta, brevi permanenze in fondo a vicoli ciechi, e sempre nuove ripartenze. E’ come se non avessimo mai scritto di altro. E’ il perno del 90% della nostra produzione saggistica. Tutto l’interrogarsi sul “mito tecnicizzato”, sullo stile, sull’etica della narrazione, sulla figura dell’eroe… Certo, il nostro percorso è del tutto peculiare e non è riproponibile tout court da parte di altri artisti. Ma ognuno deve cercare il proprio, deve trovare la propria risposta a quella domanda. La domanda.

  159. Wu ming 1, concordo quando scrivi “Oggi lo vediamo chiuso a riccio, deciso a non ammettere nulla, intento a riproporre per l’ennesima volta il personaggio del saputello che bacchetta gli ignoranti, nascosto dietro una barricata di termini semiotici, e non sembra davvero trapelare nessuna umanità. ”

    ma, prima ( di tutto questa faccenda), nella sua satira c’è stata sempre presente la contraddizione umana ( non l’ha mai negata) in campo politico e in campo esistenziale.

    Secondo me, poi, bisogna distinguere il personaggio ( che si è creato nel tempo sia per volontà sua ma anche per volontà del pubblico) dall’artista con tutte le sue contraddizioni.

    Io, in questo caso, non sto parlando del personaggio ( inteso come paladino, dalla maggioranza dei suoi fan).
    Io mi riferisco all’artista( ripeto con tutte le sue debolezze e contraddizioni).

    Ecco perché questa faccenda non mi sorprende( non lo sto scusando).
    Perché per me non era un paladino, né un genio, ma un artista.

  160. @ Malombra (e tre!)

    “Ma in questo modo allora è come se dicessi che Luttazzi avrebbe fatto quelle scelte ‘radicali’ non con totale sincerità, ma in parte anche con l’intento di rafforzare la sua diminutio che poi in realtà, come tu sostieni, era un’ augmentatio.”

    Tutti adottiamo delle retoriche. Nessuna diminutio è mai sincera, è sempre un’esibizione di falsa modestia. Attenzione, questo non significa che le prese di posizione anti-Berlusconi e anti-regime di Luttazzi non fossero convinte, sentite etc. Però non negherai che oggi risultano un po’ indebolite, dopo che è emerso il suo comportarsi da “furbetto del quartierino”, con tanto di negazione di ogni responsabilità e conseguente auto-assoluzione. In questo è un tipo perfettamente italiota. E’ l’inveramento del suo descriversi come non migliore dei potenti che criticava. Bel corto circuito.

  161. Come raggiungiamo Daniele Fabbri? La cosa più angosciante di questa storia è che ormai me lo immagino (e voi?) un esserino impaurito e schiacciato dal peso della sua armatura. Non posso fare a meno di pensarlo così. Chiuso in casa mentre il suo mondo gli crolla intorno. Che possiamo fare? Ed è nostro dovere fare qualcosa? O sto peccando di paternalismo (o qualche altro brutto -ismo che sia)??

  162. “Io mi riferisco all’artista( ripeto con tutte le sue debolezze e contraddizioni).”

    E io chiedo solo a questo artista di sfondare il personaggio (che a questo punto ha rotto i coglioni) e mostrarsi a noi, finalmente. Debole, contradditorio, disposto a ricominciare. Ridimensionato ma vivo. Sarei davvero felice di assistere a una scena del genere.

  163. Per tentare di rispondere a quella domanda, faccio mia una frase di Sergio Citti:

    “Alla sera, ancora adesso, esco a dare da mangiare ai gatti randagi sotto casa mia”.

    Questo, secondo me, è lo “stato d’animo” che deve avere un artista per non apparire “un paladino”.

  164. @ atuygun,

    sì, stai peccando di qualche -ismo che non riesco a precisare :-)
    Ricordiamoci sempre e comunque che Luttazzi è “finito” ai nostri occhi e a quelli di molti fans, ma c’è sempre il familismo amorale di chi lo difende a prescindere, e c’è il fatto che questo è un paese di paraculi, dove i paraculi hanno sempre chances di cavarsela.

  165. “E io chiedo solo a questo artista di sfondare il personaggio (che a questo punto ha rotto i coglioni) e mostrarsi a noi, finalmente. Debole, contradditorio, disposto a ricominciare. Ridimensionato ma vivo. Sarei davvero felice di assistere a una scena del genere.”

    Anche io sarei davvero felice di assistere a questa scena.

  166. ” E’ l’inveramento del suo descriversi come non migliore dei potenti che criticava”.

    Capisco.
    Io, però, ripeto, secondo il mio parere, Luttazzi nella sua satira aveva fatta sua quella frase ( ok, ok, non solo quella ;) ) di Lenny Bruce:

    “Io non penso mai alla società come a qualcosa di esterno da me, loro di là, e io di qua. Io sono la società. Mi interessano certi aspetti relativi all’ipocrisia dei comportamenti”

    Non a caso questa frase l’ho appresa grazie a Luttazzi.

    Ora, ci starebbe bene un’altra frase di Bruce:

    1961, Lenny Bruce viene arrestato per oscenità dopo il primo spettacolo. Quando torna sul palco, parla del suo arresto.
    Il pubblico non si diverte, e Lenny si scusa:
    “Non sono stato molto buffo stasera. A volte non lo sono.
    Non sono un comico. Sono Lenny Bruce”

  167. @Wu Ming 1, dovremmo cercare di definirlo, questo malefico -ismo che mi infesta..

    Comunque un hip hip hurra all’immagine descritta da Wu Ming 1. Sarebbe un nuovo entusiasmante inizio pieno di sorprese.

  168. “E io chiedo solo a questo artista di sfondare il personaggio (che a questo punto ha rotto i coglioni) e mostrarsi a noi, finalmente. Debole, contradditorio, disposto a ricominciare. Ridimensionato ma vivo. Sarei davvero felice di assistere a una scena del genere.”

    +1

    Sulla questione della retorica non sono del tutto d’accordo: io distinguo il Luttazzi-sul-palco dal Luttazzi-che-critica-Grillo, se la sostanza della critica è “non dovete farvi imporre il pensiero politico da Grillo” è implicito (almeno per me) “non dovete farvi imporre il pensiero politico da Luttazzi”; il suo personaggio sul palco a questo punto diventa in buona parte irrilevante se non come fonte di spunti..

  169. Forse sbaglierò, ma credo che lo stesso rischio di ‘finire’ (lo dico in senso lato) come fabbri l’abbiano corso anche santoro e travaglio molto di recente, il primo con la storia del contratto/liquidazione, il secondo con quella delle ferie pagate da x.
    Non voglio mettere sullo stesso piano eventuali colpe/responsabilità o quant’altro, ma li accomuno più che altro per il contesto nel quale operano (simbolizzato qui da raiperunanotte), e per dire che il tentativo di affossarli comunque c’è stato, e secondo me c’è stato proprio perché si sa che da quella parte anche un ‘errore minimo’ può far capitare quello che sta succedendo al sig. fabbri…
    (stessa cosa stava per ‘capitare’ recentemente a di pietro con la storia degli immobili in affitto, tra l’altro).

    Trovo comunque un po’ (tanto) paradossale pensare che da una parte, qualsiasi cosa succeda non cambia nulla o quasi (scajola si è dimesso solo perché gli hanno comprato una casa a sua insaputa…), mentre dall’altra, non solo al minimo ‘sgarro’ si perde credibilità, ma ciò accade in un ambito solo parzialmente collegato alla politica in senso stretto… cioè, a fare opposizione alle pseudo-destre sembra non ci sia più una sinistra (e infatti il PD ha perduto definitivamente la S…), ma che ci siano solo giornalisti, conduttori, comici, ex-magistrati… e sono loro a rischiare continuamente di cadere sotto i colpi della ghigliottina che vorrebbero allestitre in piazza per altri…
    Questo per dire che daniele fabbri fa parte, credo, di un fenomeno più ampio.

    La guerra intestinale fredda – ‘fan’-art

  170. @Mirko per me il fenomeno a cui accenni è dovuto al fatto che gli elementi che citi sono gli specchi del fenomeno Berlusconi, il mondo di Bianchi e Neri favorisce lui (ovviamente se potesse decidere tutto la comunicazine sarebbe esclusivamente dei suoi, ed è questo il motivo per cui Annozero gli rompe).

  171. ” il mondo di Bianchi e Neri favorisce lui ”

    Esatto. O bianco o nero.
    L’artista, in questa visione manichea, deve porre una contraddizione, ma non per avvalorare i due aspetti ( bianco o nero) ma per disinnescarli.

  172. “Al circo Massimo, Veltroni disse: – L’Italia è migliore di chi la
    governa. –
    NON E’ VERO!L’Italia è un Paese di stronzi! E sono la maggioranza.
    Come lo so? Perché anche io sono uno stronzo. E al governo voglio un figlio di buona donna. Che stia dalla parte giusta, cioè dei più deboli, ma un figlio di buona donna.”

    ecco, questo è un pensiero stupido, non so se sia una diminutio
    auctoris, però dice che lui non si mette al di sopra degli altri,
    almeno a parole. Trattandosi di retorica è in parte insincero, però lui presentandosi come “uno stronzo” ha detto il vero. Solo che ha mascherato la verità, ancora una volta incapace, comprensibilmente in questo caso, di dirla. In quanto alla sua coerenza poi, il gesto di andarsene da Mondadori che senso ha avuto? Se era uno stronzo, un corrotto tra corrotti, perché cercare all’improvviso la purezza? E’ il paradosso del mentitore fatto persona? Tutto ciò per arrivare alla domanda, quella di Malombra. Travaglio oggi forse è un paladino, Grillo pure, Santoro non credo e Di Pietro può darsi. Nessuno di loro è un
    artista al momento. Voi più o meno si. Quanto potere avete di tirarvi fuori dal rischio, ammesso che lo abbiate mai corso? Beh, intanto è utile il fatto che non siete mai in contatto con le folle, non andate in tv, per conoscervi bisogna essersi inoltrati nel sottobosco culturale, direi che il 90 e più per cento delle persone che conosco io non vi conosce. Poi c’è il tentativo di creare un rapporto il più orizzontale possibile con i lettori, su tutto direi che tanto più vi applicate in una retorica di sottrazione scenica ( qui le sparo alla cazzo :-D ) più vi sbattete per la sostanza. Non vi si può mostrare un minimo di interesse per un qualsiasi argomento a voi prossimo che subito c’avete pronto il materiale di supporto, potreste essere i paladini dei secchioni che però non disdegnano le cose cool.
    Le presunte scelte radicali, su tutte il copyleft, hanno dietro un
    pensiero serio, non stanno lì per fare bella figura. Non c’è un
    immaginario collettivo sui Wu Ming, anche se io non penso che DL sia stato finora visto come un paladino, forse c’è per Saviano. Tipo i Radiohead. Ma voi siete veramente schierati, i tipi di sopra non mi pare, più che altro smerdano a destra e a manca, perché quando la misura è colma è la conseguenza più ovvia. Pure la Lega credo sia nata per questo. Oppure anch’io sono vittima di un plagio. Dunque che può fare un artista schierato per non divenire paladino? Educare chi lo
    segue e si interessa al suo lavoro, credere nelle persone, non farle sentire migliori degli altri ma farle stare meglio rispetto a prima ( vabbè questo no ), non perpetrare l’idea del genio artistico come forma esclusiva ma piuttosto come guizzo umano spesso casuale concesso a tutti se prodotto dal duro lavoro sul materiale e certo anche dal talento. In ogni caso, io c’ho provato poi alla fine ve la vedrete voi.

  173. @ Wuming 2, rispondo su

    “@cosimok: questo caso Luttazzi penso si presti molto a una riflessione sulla rete, la gogna mediatica, l’opinione pubblica, i processi. Penso sarai d’accordo che le questioni sul piatto non sono private, ma di pubblico interesse. Quindi materia di dibattito. Allora ti/mi chiedo: come si fa a discutere un caso di questo tipo, senza che il confronto si trasformi in processo, vendetta, gogna, linciaggio?Come si conciliano i diversi diritti? A me pare che Luttazzi, per quanto pressato, abbia avuto lo spazio per dire la sua e l’abbia fatto in modo altezzoso, insufficiente e maldestro. Poteva avvalersi della facoltà di non rispondere? Certo. Ma una cosa è il cittadino che chiede di non rispondere a un poliziotto, un’altra è l’artista che non vuole rispondere a chi lo segue, lo sostiene, lo ammira e dunque, giustamente, lo interroga.”

    Assistere ad un processo mi da sempre un senso di disagio. Da un lato c’è l’imputato, “il reo” , dall’altro la Legge, che si affida alla Morale, che si affida alla Cultura, che si affida al Potere. In mezzo i funzionari, con i loro ruoli
    ( accusatori, difensori, giudici). Istintivamente, per una forma di identificazione con la specie umana l’imputato ai miei occhi perde i suoi tratti distintivi di chi agisce un crimine e diventa l’Uomo. Il reato si stempera nell’umanità generica del “reo” e si dimentica di sé.

    Assistere ad un processo del popolo, come questo, e lo dico senza gusto per la polemica, mi da un senso di disagio ancora maggiore. L’assenza del Teatro Istituzionale, con le sue regole rituali ed esorcizzanti, accresce, ai miei occhi, l’Umanita del “reo” e mette a nudo la “disumanità” del Potere Giudicante.
    La Sostanza del Giudizio senza la Forma rivela più forte la sua vocazione alla crudeltà.

    In questo la Rete afferma la sua propensione all’impersonale, e cioè al culto e al suo rovescio che è il linciaggio.
    Ne è la prova la conclusione catartica e di sapore religioso che chiude il processo: l’invito alla confessione, da più parti evocato come momento che libera dal male e redime. Viene spontaneo il confronto con il cristianesimo e la sua fase medievale di confessione pubblica e collettiva.

    Quello che dice qui WuMing :
    “Luttazzi poteva fare coming out, aprirsi, rispondere davvero ai dubbi. Avrebbe sofferto, ma meno di quanto soffre ora.”

    o qui Wu MING 1:

    “E io chiedo solo a questo artista di sfondare il personaggio (che a questo punto ha rotto i coglioni) e mostrarsi a noi, finalmente. Debole, contradditorio, disposto a ricominciare. Ridimensionato ma vivo. Sarei davvero felice di assistere a una scena del genere.”

    o ancora qui WU Ming 1:

    “Gli sono arrivati tanti segnali e consigli, molti (a partire da noi, e sappiamo che ci legge) gli hanno detto: – Sforzati, sputa i rospi, liberati da questo peso e mostrati responsabile. Salva quello che può essere salvato.
    E invece un cazzo.”

    lo chiede anche Giovanni nei Vangeli:

    Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:8-9).

    Quello che Wu Ming 1 dice qui,

    “se solo quelle contraddizioni e debolezze le avesse fatte trasparire, se la corazza del suo personaggio avesse avuto *davvero* qualche crepa, oggi non saremmo qui a parlarne in questo modo. Invece erano sempre enunciate retoricamente (“sono uno stronzo” etc.) e mai sviluppate. Pensa alla differenza con comici americani come Richard Pryor, che facevano ridere (spesso amaramente) tematizzando la loro autentica sofferenza, i loro traumi e contraddizioni, e così hanno rivoluzionato lo stand-up”

    lo dice, anche se in altri termini, uno scrittore cattolico come John Fante in Aspetta Primavera Bandini

    “Usciva dal confessionale, diceva la penitenza a denti serrati e pugni stretti, collo rigido, promettendo con l’anima e con il corpo che da quel momento in poi si sarebbe conservato puro. Si sentiva invadere da una gran tenerezza, cullare da una carezza, rinfrescare dalla brezza, accarezzare dalla dolcezza. Usciva dalla chiesa come in un sogno, e camminava come in sogno, e se in giro non c’era nessuno, arrivava perfino a baciare il tronco di un albero, a succhiare un filo d’erba, a mandare baci al cielo, a toccare le pietre fredde della chiesa con dita magiche, con una pace nel cuore paragonabile solo a quella che provava nell’atto di sorbire una tazza di cioccolato, una battuta vincente al baseball, a una vetrina illuminata da mandare in frantumi con una sassata, all’ipnosi tipica degli attimi che precedono immediatamente il sonno”

    Con ciò, invito a riflettere, più che su cio’ che ha spinto Luttazzi a fare ciò che ha fatto, sulle pulsioni profonde che hanno determinato “l’orgia “ accusatoria” ( a torto o a ragione poco importa), sulla dinamica di un processo collettivo fuori dalla forma giuridica, sulla cattolicità inconscia di certe posizioni.
    Lo ripeto: a darmi il senso dell’orrore non è “l’individuo ( in questo caso pubblico e quindi impersonale) che sbaglia” ma la collettività della Rete che accanendosi sull’individuo pubblico massacra quello privato. E la sofferenza privata è tutto un altro carnevale.

  174. @ cosimok,

    l’operazione retorica che stai compiendo si potrebbe fare con qualunque discussione critica sull’operato di chiunque. E’ un’allegoria facile, ed è un’operazione paralizzante, che produce un interdetto. L’esito perverso e paradossale (ma non certo imprevedibile) dell’introiezione della “colpa” è di non poter più valutare la responsabilità di nessuno. Per non sentirmi “giudice”, non esprimo più un giudizio su nessuno.
    La critica – cioè il dire e l’agire che separano, distinguono, valutano – diventa impossibile. Non si può nemmeno più stabilire se una qualsivoglia reazione è sproporzionata, perché non è più possibile… fare le proporzioni. Come puoi analizzare quella che chiami “orgia accusatoria” (ma dimentichi l’orgia difensiva, gli insulti rivolti a chiunque critichi Luttazzi, l’apologia acritica del suo operato perché “per me rimane un grande!”, la psicosi del complotto di destra etc.) se non ti interroghi su quello che è successo?
    Attenzione, perché il fatto di vedere “cattolicesimo” e “inquisizioni” anche dove non sono è il trionfo del cattolicesimo.

  175. @Mirko
    “ma credo che lo stesso rischio di ‘finire’ (lo dico in senso lato) come fabbri l’abbiano corso anche santoro e travaglio molto di recente, il primo con la storia del contratto/liquidazione, il secondo con quella delle ferie pagate da x.”

    Aggiungo anche Grillo, per la condanna per omicidio colposo.

    Insomma, non è, come ha detto qualcuno, che a fare i giacobini si trova sempre qualcuno che è più giacobino? Robespierre finì sulla ghigliottina…

    Ma il meccanismo secondo me è più perverso. Questi personaggi non sono partiti con l’idea di essere paladini, ma ci si sono trovati, in qualche modo è loro piaciuto, e si sono fatti trascinare…
    Se penso al Luttazzi dell’inizio non era politicizzato (io lo seguo da allora) ed era parecchio “bipartisan” nella satira politica… l’Editto Bulgaro lo ha trasformato molto, e poi il suo pubblico a contribuito a “spostarlo” politicamente. E fra l’altro ha raccolto molto pubblico di un certo tipo grazie all’Editto. (Un mio giudizio: l’ultimo Luttazzi, quello più politico, quasi ossessivamente politico, mi piaceva molto meno di quello dell’inizio, che era dirompente).
    Se pensiamo a Grillo e Travaglio, non sono anche loro stati “spostati” dal loro pubblico? Per semplificare, Travaglio non nasce di destra, ma finisce a sinistra? Grillo spesso ha derive mooolto di destra…
    Poi però arrivano le delusioni… alcuni massacrano (il giacobino più giacobino), altri difendono a spada tratta (i seguaci del guru), con piroette d’incoerenza vertiginose (i commenti al blog di Grillo sono stupendi in questo).

    Da questo punto di vista apprezzo Saviano, che non sembra lasciarsi “spostare” dal suo pubblico.

  176. Ecco, vedete? Ieri qualcuno mi diceva: “la vostra postilla all’articolo è inutile, su, potevate risparmiarvela. Nessuno è così limitato da aver capito che difendete Luttazzi!” E un altro: “Su Giap si leggono le critiche più pesanti a Luttazzi, chi è il fesso che dice che lo difendete?” E infatti cosimok ha appena scritto che qui da noi è in corso un “processo del popolo”. Ci siamo troppo preoccupati di chiarire, di spiegare?
    No.
    Ragazzi, fidatevi.
    Il nostro articolo aveva un limite che abbiamo spiegato, però va detto che la maggior parte della gente proprio *NON LEGGE*. Non – legge. Ecco un esempio che mi hanno appena segnalato.

    [UPDATE DI QUALCHE ORA DOPO (16/06, h.23:55): Facciamo tendenza! Anche il tipo ha aggiunto una “postilla”, dove s’incazza ma dà conferma di non avere capito. Continua a dire che noi “difendiamo” Luttazzi. Pensa se l’avessimo attaccato! :-D]

  177. Però:

    Nel caso di Luttazzi non si tratta solo di scrittura, ma anche di mimica, di interpretazione. Di tecnica insomma. Mi pare che lui l’abbia detto, è la tecnica che chiude il cerchio, non solo il testo. Se lo leggo io, o lo recito io, non faccio ridere. Uno scrittore, Marco Vichi, l’ha detto: “Il romanzo (si riferisce al giallo ndr) non sta mai nella trama, sta nella scrittura”. Se analizziamo le trame di molti romanzi, troviamo similitudini, perché sono semplici, ripetitive. Se ci fermassimo alle trame avrebbe ragione chi afferma la solenne cazzata: “tutto è già stato detto, scritto, suonato, dipinto”. E’ come viene scritto il libro che risulta vincente. E in questo caso può essere come viene recitato un testo che risulta vincente. Per cui Luttazzi copia testi, li campiona, e ci mette del suo con la recitazione – la tecnica.

    Ora, senza dilungarmi troppo sulla questione del copyright in arte, il rap ha campionato pacchi di riff, di passaggi, di fraseggi, di ritornelli, e non sono citati gli originali. Dove finisca il furto e inizi la ri-contestualizzazione è tutto da studiare. E il blues: ci sono pezzi tutti uguali, proprio le stesse note, gli stessi a-solo di chitarra derivati da B.B. King o John Lee Hooker, ma ogni volta è un’avventura diversa. E Burroughs, mi piacerebbe che qualcuno facesse le pulci a molti dei suoi cut-up. E che dire di Bob Dylan, che rubò una canzone a Phil Ochs, e non lo ringraziò, né lo ammise mai, nonostante la pubblica denuncia del povero Phil? A Dylan, semplicemente, non gliene importava nulla di avere rubato, non gliene importava nulla del copyright né di essere un figlio di puttana. Forse neanche a Luttazzi importa nulla. E’ scorretto, ed è anche, forse, spaventato, perché l’intervista è veramente triste, ma è la reazione difensiva di uno che suda freddo, di uno che si sente solo, e debole, e piccolo, piccolo di età di fronte alle sgridate dei grandi.

    A me del copyright non importa granché. Certo, esiste, è un fulcro di questo sistema, ma ai miei tempi un giovane giornalista di successo – oggi uno dei massimi baroni del giornalismo nostrano – copiò un mio servizio su “Frigidaire” sui punk italiani, il primo mai uscito. Copiò tutte le mie interviste senza citare un bel niente, così era lui, il giornalista d’assalto, ad essersi sbattuto, di fronte ai lettori. Io ricordo le risate che mi feci. Perché era nel sistema il furto, la truffa, il “loro” sistema. Ma in un altro sistema non lo sarebbe, perché la comunicazione artistica è libera, addirittura impersonale. Ma siamo costretti oggi a fare degli ibridi, a firmare dei contratti, perché ci siamo dentro, al sistema. Luttazzi è sgangherato, è falso, è aggressivo e in mala fede, ma se io vado a teatro e rido a un suo spettacolo per la mimica, le battute, ecc., non sono interessato a svenarmi per scoprire se la battuta è sua o se l’ha rubata. Non sono così preoccupato, né lo considero finito, morto artisticamente. Sarà tale solo se smetterà di farmi ridere (e qui il discorso si fa personale). Sono cazzi suoi, questo sì. Ma siamo tutti soli, tutti minacciati. Tutti esposti e mezzi nudi e col futuro incerto.

  178. @ Mauro,

    di questo aspetto si è discusso in cima al thread, o un po’ prima della metà, dài un’occhiata, si è parlato anche di musica. La mia posizione resta quella espressa: un vero nemico delle leggi vigenti sul copyright deve essere *più radicale* nel criticare come ha agito Luttazzi, non meno.
    Quanto alla questione:
    “Luttazzi copia testi, li campiona, e ci mette del suo con la recitazione – la tecnica.”
    Lo credevo anch’io, poi qualche tempo fa ho scoperto il video “Il meglio [non è] di Luttazzi”.
    Luttazzi non è che li “campiona” e “ci mette del suo”: prende interi monologhi, li traduce e li ripropone tali e quali dicendo che sono suoi, spesso impoverendoli, “sotto-connotandoli”, cioè operando una sottrazione di tecnica e di senso. Nel video si vedono alcuni esempi eclatanti, sembra di vedere Papetti che suona “India” di Coltrane…

  179. Robespierre e i giacobini vengono citati spesso a sproposito. Sentiamo che cosa ha da dire l’Incorruttibile a proposito dei processi popolari.
    Avverto che alle orecchie di noi contemporanei le tesi di quell’uomo suonano spesso stridenti, provocatorie.
    “I popoli non giudicano già come le corti di giustizia; non emettono sentenze, essi lanciano il fulmine; non condannano i re, bensì li respingono nel nulla. E questa giustizia vale bene quella dei tribunali”.
    @ cosimok: ho letto e riletto il tuo intervento, che contiene una prospettiva interessante. Il punto per me è questo: è la tua posizione ad essere profondamente religiosa, cristiana prima che cattolica. Non uso il termine religioso in un’accezione per forza negativa. Per te l’uomo e la sofferenza dell’uomo concreto, vivente, viene prima di tutto. Le tue parole vibrano empatia, che è la dote dell’uomo per eccellenza. Rispetto dunque il tuo punto di vista ma devo dire che a quanto ho capito a forza di leggere e vivere non si da Potere senza eccesso di Potere. Il Potere è costituivamente eccessivo: il potere che Luttazzi ha esercitato sul suo pubblico ha un doppio osceno che è ora è perfettamente visibile, e anche l’atteggiamento dei fan che ora lo giudicano segue la stessa logica. La brutalità di certe posizioni è innegabile, ma in somma inevitabile, doverosa.
    Il Potere è sempre abuso di Potere. Il Potere ce l’ha chi sta sul palco, ma anche chi guarda e ascolta. Poichè il potere è una microfisica che impasta ogni nostro gesto e ogni nostra parola, ed è una dinamica dell’uomo in quanto essere sociale, in quanto specie, per esercitare una critica del potere- o del Potere- occorre necessariamente porsi da un punto di vista tendenzialmente “inumano”. Per questo dico che la sofferenza dell’uomo Daniele Luttazzi mi tocca, ma non mi costringe certo a rinunciare al dovere della critica.
    Da buon mediatore culturale dico che la mia opinione è basata su tesi di Lacan, Agamben, Focault, Marx, Nietzsche, Joe Strummer :-)

  180. Perdonami, wu ming1, però hai scoperto l’impoverimento di Luttazzi degli originali dopo avere visto il video “Il meglio [non è] di Luttazzi”? Ovvero, quando non si sapeva granché di tutta questa vicenda, lo consideravi come ora? A me è sembrato che tu, (impressione ricavata dai commenti su lipperatura), abbia fatto un’inversione di tendenza dopo avere letto l’intervista – triste, lo ripeto – cioè dopo una valutazione più globale. Ma ti faceva ridere prima? Come ho detto, sono valutazioni personali, come un libro che ad alcuni piace e ad altri no. Io, per esempio, ho trovato molte sue battuti grevi, quelle sul sesso, per dire, ma insomma, erano quello che erano, grevi appunto, avevano una loro dignità di battute grevi.

    Invece il discorso centralemi sembra quello del cosiddetto furto di opere, o passi di opere altrui.

  181. @ Mauro,

    non c’è tanto un’inversione di tendenza quanto uno spostamento di accento. Perché che Luttazzi avesse torto lo abbiamo detto e ripetuto anche prima, ma come fai tu ora abbiamo messo sull’altro piatto delle “attenuanti”. Diciamo che abbiamo voluto tendergli una mano, per salvare il salvabile, e lui ci ha scaracchiato sopra.

    Sulla domanda che mi fai:

    – io Luttazzi non l’ho mai seguito molto come stand-up comedian, non ho mai visto una puntata di “Satyricon” e non conosco la maggior parte dei suoi spettacoli. Non sono mai andato a vederlo. L’ho invece seguito molto come polemista/saggista, nonché come “epurato”, e l’ho apprezzato come divulgatore di teorie, traduttore etc.

    – questo spiega come mai io non mi sia mai accorto della maggior parte dei suoi plagi, pur conoscendo molto bene (attenzione perché questo è importante) la produzione di diversi comici da lui saccheggiati. Ho spiegato in un commento sopra come conobbi il lavoro di George Carlin, ma ho anche gli mp3 dei monologhi di Bill Hicks e svariati altri.

    – insomma, prima di vedere il video non avevo mai potuto fare il raffronto. E Luttazzi non ne esce bene. Certe battute e routines che negli spettacoli di Carlin sono ESPLOSIVE, dette da lui risultano piatte, ed è normale: non è stato lui a lavorarci sopra, a comporle e “limarle” in pubblico in decine e decine di serate nei club americani. Lui le ha prese quando già esistevano in blocco, e si è limitato a riproporle. Non le conosce nell’intimo, le dice come uno che le ha sentite a teatro dal suo comico preferito e cerca di ripeterle la mattina dopo ai colleghi di lavoro, sperando di far capire perché lo hanno fatto tanto ridere.

    – di questo me ne sarei accorto molto, molto, molto prima, se avessi seguito la carriera di comico di Luttazzi.

    – fanno ridere quei passaggi? A volte sì, altre no (Gesù tra i dinosauri, nella versione Luttazzi, non fa ridere). Ma il punto non mi sembra (più) quello.

  182. @cosimok 16/06/2010 at 5:09 am
    “Istintivamente, per una forma di identificazione con la specie umana l’imputato ai miei occhi perde i suoi tratti distintivi di chi agisce un crimine e diventa l’Uomo. Il reato si stempera nell’umanità generica del “reo” e si dimentica di sé.”

    Non sono d’accordo.
    Se vogliamo mantenere “la metafora processuale” l’imputato va giudicato; si devono scovare, produrre, ammassare tutte le prove dei crimini commessi, non si può annacquare la forza dell’accusa solo perché l’imputato è una persona, “diventa l’Uomo”, dici (che frase maschilista ;-)

    La questione, per me, si gioca tutta sulla fase del “giudizio”: ora che ho le “prove” quale posizione prendo?
    a) Familismo amorale: chi se ne importa! DL è il mio eroe.
    b) Rabbia: DL mi hai tradito, mi pento d’avere riso per le tue battute (sic!)
    c) Riflessione: Quale rapporto (non ;-) aveva DL con i suoi fan?

    Qui si è scelta l’ipotesi (c).

    “In questo la Rete afferma la sua propensione all’impersonale, e cioè al culto e al suo rovescio che è il linciaggio.
    Ne è la prova la conclusione catartica e di sapore religioso che chiude il processo: l’invito alla confessione, da più parti evocato come momento che libera dal male e redime.”

    Secondo me la rete non è impersonale, è deresponsabilizzante: ti nascondi dietro un nick, e ti costa solo un click. Puoi dar sfogo senza freni inibitori alle tue pulsioni di adorazione (culto) o di delusione (linciaggio).

    E l’invito alla confessione non è una conclusione catartica, è una laicissima assunzione di RESPONSABILITA’.
    Che consente, a chi la fa, di fare i conti con se stesso, con il proprio comportamento, e, soprattutto con il proprio passato!.
    Fare i conti col passato è, in qualche modo, chiuderli e permetterSI di ricominciare.

    Esempio personale:una settimana fa mi sono scordato di timbrare il biglietto in autobus oggi ho obliterato due biglietti . 1-1 palla al centro. Ho pagato il mio “debito” FINE dei rimproveri della mia coscienza per essere stato un ‘portoghese’.

    (“lo chiede anche Giovanni nei Vangeli:”
    Piccola parentesi “per la precisione”. L’evangelista Giovanni ha scritto uno e un solo Evangelo e quella che citi tu -1 Giovanni- è la prima delle tre lettere pastorali.)

    Quanto alla questione dell’empatia, come sottolineava wuming5, credo che debba avere un ruolo solo nella fase “in cui si dà la pena”… (e “Le pene […] devono tendere alla rieducazione del condannato.” caccia al tesoro: da dove viene questa citazione? ;-)
    E questo atteggiamento è stato più volte sottolineato altrove (Dai, DL, dicci:”Ora vi faccio vedere io! Beccatevi questo spettacolo di 2 ore senza routines copiate!!” ), e qui in interventi di Wu Ming 1 (vide supra)

    @wuming5 16/06/2010 at 11:26 am
    “la sofferenza dell’uomo Daniele Luttazzi” sicuramente volevi dire ‘la soffernza dell’uomo Daniele Fabbri‘ ;-)

  183. D’accordo, Roberto, allora la discussione si sposta su una valutazione di qualità degli spettacoli di Luttazzi. E qui non entro molto nel merito, perché io l’ho seguito ancora meno di te, ho solo visto passaggi in tv. Mi spaventa un po’ l’aggressività che traspare da lui, le battute grevi che dicevo e che non ho voglia di recepire su di me.

    Però il punto non mi sembrava questo, ma la sua natura di ladro – diciamo così – recidivo e bugiardo di testi altrui. E qui io non riesco ad accodarmi all’indignazione generale. Non sono attenuanti che gli concedo, ma l’abbiamo fatto, l’abbiamo teorizzato. Prendi quello che vuoi e fanne ciò che vuoi. D’accordo, sono cambiati i tempi, e noi stessi siamo cambiati, ma esiste una storia. E si potrebbe discutere per milioni di gigabytes per decidere dove finisce il furto e dove inizia la ri-contestualizzazione per i campionamenti e gli inglobamenti nella letteratura, nel teatro, nella musica.

  184. @ Wu Ming 5
    Non credo si possa veramente esulare dal cristianesimo (ateo nel mio caso) nelle motivazioni inconsce. Questo credo valga per tutti in Italia.
    Riguardo al Potere che eccede sempre se stesso siamo d’accordo.
    Quello che cercavo di far risaltare qua è la sperequazione tra collettività accusante e individuo pubblico spersonalizzato di cui la collettività dimentica l’umanità specifica. E questo non avviene solo qui ma ogni volta che si da una collettività giudicante.
    Il rischio è inoltre la tendenza prevalentemente conformista della collettività.
    @ Wu Ming 1
    Pensare a operazioni retoriche e a gente che NON LEGGE mi sembra una linea difensiva. In questo caso non regge e non risponde.

  185. @Baldrus 16/06/2010 at 11:45 am

    “Ma ti faceva ridere prima? ”
    Spesso sì.

    “Io, per esempio, ho trovato molte sue battuti grevi, quelle sul sesso, per dire, ma insomma, erano quello che erano, grevi appunto, avevano una loro dignità di battute grevi”.

    Pensavo anch’io così e facevo fatica a capirle, poi ho letto questo:
    “Il 7 maggio 2004, alla Fiera del Libro di Torino, Luttazzi tenne una lezione sulle leggi della comicità partendo dal case study di Woody Allen e dei suoi guai coi traduttori italiani.
    SCARICA L’MP3 ZIPPATO (96k, 25 mega, 37’50”)
    http://www.wumingfoundation.com/suoni/Daniele_Luttazzi_lezione_sul_comico_07052004.zip
    Da ascoltare almeno due volte” [o anche più! Nd-GR]
    (Nandropausa #13 – Libri letti, discussi e consigliati da Wu Ming – 13 dicembre 2007)

    Ti consiglio vivamente ascoltarlo, a me si è aperto il bellissimo mondo della satira, un gusto dal sapore forte, come la mostarda (riferimento a DL:”Bollito misto con mostarda” ;-)

  186. @Marcus

    Condivido, e poi se segui fabbri dall’inizio della sua carriera hai sicuramente molti più tituli di me per giudicarne la ‘evoluzione’ (e vorrei ‘approfittarne’).
    Io ho letto nella sua pagina di Wiki (che meriterebbe un discorso a parte, sia per il dettaglio esagerato che per le discussioni che ci sono state dietro…) che inizialmente divenne consigliere comunale tra i dc (per due anni e nella ros(s)issima romagna), e comunque, anche il fatto che, a fenomeno b. iniziato, intervistasse ferrara senza finire a insulti dà qualche indizio sulla ‘non sovversività’ implicita del personaggio e del suo lavoro.
    Secondo me a caratterizzarlo e politicizzarlo sono state fondamentalmente due cose (ma è una mia idea e dato che tu conosci i fatti ti prego di correggermi se dico fesserie): il fatto di rifarsi proprio alla comicità americana, e il fatto di averne, in parte, ‘pagate le conseguenze’. Mi spiego: la stand up comedy alla quale si è rifatto è trabbocante di insulti e parole considerate volgari, sia da noi che da loro, tanto che il lavoro dello stesso Carlin ha fatto nascere il concetto stesso di parole proibite in TV.
    Nei giorni scorsi ho letto molti dire cose simili a “Guardate la libertà che c’è in America! Lì possono dire ciò che vogliono senza essere censurati!”… quando poi si riferiscono in realtà a lavori registrati in locali, non in tv, dove invece scoppia un caso nazionale se appena appena appare un capezzolo. Lo stesso hicks venne esiliato dal letterman a causa dei linguaggio usato e dei temi trattati. Certo, probabilmente noi qui saremo collettivamente più bigotti dei puritani americani (specialmente su alcuni temi…), ma quel che volevo dire è che, se vai in tv e inizi a parlare di fica, cazzo, leccare qui e là, masturbarsi, merda e amenità varie (scusa WM, ma sono tutte ‘citazioni’ dotte dal sig. fabbri), puoi di certo aspettarti di sollevare scalpore e attirare l’attenzione (effetti ricercati), ma non puoi sorprenderti se ottieni un risultato simile a quello ottenuto a suo tempo da hicks (al quale ti ‘rifai’) nella land of the free… Del resto non credo di aver mai sentito chris rock usare nei propri film con jackie chan lo stesso linguaggio uato nei suoi spettacoli di stand up:- “che cazzo dici jackie? ma fammi una sega và… anzi, andiamo a chiedere a quelle due troie quanto vogliono per farci un pompino”, linguaggio che pure usa normalmente nei suoi spettacoli nei locali…
    Quindi, il mio ragionamento è che, avendo usato un linguaggio che francamente non è permesso a nessuno in tv, ed essendosi pure ‘permesso’ di parlare della provenienza oscura dei soldi di b. sulle tv di b., credo fosse inevitabile che ciò accadesse… una delle sue scuse, quella di aver detto di usare battute di altri per difendersi dalle accuse di volgarità non credo che nella realtà dei fatti gli sia mai servita a molto, ad esempio… ma fa capire comunque come lui stesso fosse estremamente cosciente del problema del linguaggio che ha scelto di usare (anche per forza, ‘citando’ quei comedian…) nel contesto italiano…

    Una cosa che dici e che condivido particolarmente è “Questi personaggi non sono partiti con l’idea di essere paladini, ma ci si sono trovati, in qualche modo è loro piaciuto, e si sono fatti trascinare…”. Molti parlano ormai, riferendosi a loro, di capipopolo, e non è che abbiano proprio torto… (pensa a grillo che si fa trasportare dalla massa di fan sul gommone…).
    Anche la collocazione politica di questi personaggi è per me molto poco chiara… specie da quando loro stessi (specie grillo) hanno voluto rigettare le classi concettuali di destra e sinistra. In fondo in Italia non abbiamo mai avuto una vera destra… prima avevamo i fascisti, ora gli ex fascisti asserviti a un populismo protofascista… e secondo me travaglio non è ‘diventato di sinistra’, ha sempre dichiarato di essere di destra (e non faccio nessuna fatica a credergli), solo che oggi è ‘caduto’ anche lui nel meccanismo populista nel quale sguazza (col gommone) grillo e (circum)naviga di pietro. Ma non gliene faccio una colpa… è probabilmente stata una reazione inevitabile di fronte al vuoto lasciato dalla fine della c.d. prima repubblica, all’ascesa di b. e lega, e alla reazione autodistruttiva della sinistra…

  187. @ Mauro,

    no, noi non abbiamo teorizzato di prendere qualcosa ad altri, dire che è una nostra creazione originale, usarla per alimentare la credenza borghese nel “Genio”, metterci sopra un copyright che impedisca ad altri, in futuro, di fare quello che abbiamo appena fatto noi e, dulcis in fundo, minacciare e censurare chiunque faccia notare la contraddizione.
    Luttazzi ha alzato un polverone quando Bonolis ha “rubato” una “sua” battuta, ha minacciato Wikiquote di far intervenire gli avvocati se avessero riportato più di dieci “sue” battute, ha fatto togliere video da YouTube perché violavano “suoi” copyright… Ma la battuta presa da Bonolis era di Carlin, certe battute su Wikiquote erano di Schimmel, le battute nel video che ha fatto rimuovere sono tutte prese da repertori altrui.
    Luttazzi ha agito da teppista del copyright. E’ il più grande difensore del copyright che esista al mondo. Purché non si tratti del copyright altrui. Lui può copiare tutto quel cazzo che vuole, gli altri no.

  188. @ cosimok
    guarda che non esiste una comunicazione scevra da retoriche. Le retoriche sono l’ossatura di qualunque discorso. Addirittura esistono zone del cervello corrispondenti alle diverse figure retoriche di base. Noi pensiamo per “metafore primarie”. Non è questione se le retoriche siano presenti o meno, è questione di *quali* retoriche scegliere e *come* utilizzarle. Ad esempio, dire a chi ti ha risposto che… non ha risposto non porta da nessuna parte. E il “non legge” era riferito a chi crede che stiamo difendendo Luttazzi, e su questo dovresti essere d’accordo, dato che per te gli stiamo facendo un processo del popolo…

  189. @ Giovanni Ridolfi

    “Se vogliamo mantenere “la metafora processuale” l’imputato va giudicato; si devono scovare, produrre, ammassare tutte le prove dei crimini commessi, non si può annacquare la forza dell’accusa solo perché l’imputato è una persona, “diventa l’Uomo”, dici (che frase maschilista ;-)”

    Ma certo che l’imputato va giudicato ma in tribunale. Se qui non c’è nessun tribunale perchè si scovano, producono, ammassano prove?
    Chi è il pubblico accusatore, dove sono gli avvocati difensori?

    “La rete è deresponsabilizzante” suona ancora più losco e non ne diminuisce la “tendenza disumanizzante”.

    Che la confessione sia “un laicissimo atto di responsabilità” avrei seri dubbi. Se ti interessa l’argomento leggi se non l’hai già fatto La confesion come genere leterario di Maria Zambrano. La confessione ha una complessità ben maggiore della semplificazione illuminista.

    Pe r Giovanni grazie della cattolicissima precisazione :)

  190. @Baldrus
    >>Nel caso di Luttazzi non si tratta solo di scrittura, ma anche di mimica, di interpretazione. Di tecnica insomma. Mi pare che lui l’abbia detto, è la tecnica che chiude il cerchio, non solo il testo. Se lo leggo io, o lo recito io, non faccio ridere.

    Premettendo di non essere un esperto/fan nè di Luttazzi nè di Carlin e altri, la sensazione che mi dava Luttazzi quando lo vedevo e che avesse preso un modo yankee di fare comicità. Quindi la mia sensazione di “plagio” era tutta sulla recitazione, sui tempi usati sui modi dire le battute. Niente di male avevo pensato, abbastanza normale. Quando non molto tempo fa ho visto, in rete sottotitolati, per la prima volta alcuni spettacoli di Carlin, Luttazzi mi è venuto subito in mente senza comunque nemmeno accorgermi che non solo battute, ma interi monologhi, li avevo già sentiti da Luttazzi. Sarò un osservatore poco attento, la memoria che non è quella più di un tempo ma non me ne sono accorto, ma ripeto vedendo Carlin mi è venuto subito in mente Luttazzi. Quindi, a mio parere, tutta la sua performance è plagiata dal testo alla recitazione, alla mimica ecc.. e vedendo Carlin direi con risultati peggiori. (Parlo solo di Carlin perchè degli altri non ho mai visto uno spettacolo intero).
    Non sono assolutamente favorevole alla “gogna mediatica” l’avevo anche scritto un centinaio di post fa all’inizio della discussione. Mi dispiace che ORA Luttazzi non si comporti con più trasparenza, ma comunque non avendo paladini antiberlusconiani la cosa non ti tange più di tanto. Mi dispiace di più sapere che Dylan ha plagiato Ochs, non ne sapevo niente indagherò.
    Comunque il bello di queste discussioni è che poi si scoprono cose nuove su argomenti che non sono il vero oggetto della discussione.

  191. @ Wu Ming 1
    Non dico che tu gli stai facendo un processo del popolo ma che “qui” si sta celebrando questo processo. La mia “retorica” allora serve a spostare l’attenzione su argomenti che per me sono più “interessanti”. Capisco che “qui” è casa tua ma non sempre si puo prevedere cosa succederà quando si lasciano le porte aperte. Ora ti saluto perchè vado a lavorare

  192. Roberto:

    “no, noi non abbiamo teorizzato di prendere qualcosa ad altri, dire che è una nostra creazione originale, usarla per alimentare la credenza borghese nel “Genio”, metterci sopra un copyright che impedisca ad altri, in futuro, di fare quello che abbiamo appena fatto noi e, dulcis in fundo, minacciare e censurare chiunque faccia notare la contraddizione.”

    Sì, il “noi” non comprendeva “voi”, ma quello che abbiamo fatto, o visto fare, nei primi anni 70 (sull’onda lunga del decennio precedente), quando si è creduto per certi aspetti di demolire (e non alimentare) quella che definisci credenza borghese del Genio, in nome di una possibile creatività alternativa. Ma qui il discorso si fa lungo. Ovviamente non so se sia il progetto elaborato a tavolino da Luttazzi, però io non ce la faccio a proprio a indignarmi e a fare processi per i cosiddetti furti. E per l’aspetto delle miserie del nostro, mah, sono miserie.

    @Ridolfi, grazie della segnalazione.

  193. @ cosimok,

    scusami, ma mi sembra che di commento in commento tu stia dimostrando sempre più suscettibilità. Il modo in cui argomenti, che tu lo voglia o no, ricorda abbastanza quello che scrivevo su Lipperatura qualche giorno fa: uno si butta in una discussione continuando a ripetere: – Questa discussione non s’ha da fare! – e gli altri gli chiedono: – Se non s’ha da fare, perché sei qui? (e lui risponde: – Volete cacciarmi via!, e così non se ne esce)
    Fuori di parabola: potevi introdurre diverse chiavi di lettura (ma, te lo devo dire, quello che proponevi, cioè di ragionare sull’orgia accusatoria, lo stiamo facendo da più di una settimana) senza accusare nel contempo gli altri di essere giudici, inquisitori, preti, stalinisti etc. Perché la tua continua allegoria del “processo” suonava così. Magari non era tua intenzione, ma suonava così.

    @ Tutti,

    ci stiamo un po’ arrotolando. Non parlo del botta e risposta con Cosimo, che sarebbe potuto avvenire a qualunque altezza del dibattito. Parlo in generale: intorno al duecentesimo commento, le discussioni si fanno ripetitive. In diversi stanno scrivendo: “Come dicevo all’inizio”, “Come scrivevo cento post fa”, “Dai un’occhiata a metà del thread”. E ciascuno di noi ha già ripetuto almeno sette-otto volte le stesse cose. Non si può pretendere che chi arriva qui per la prima volta si legga *tutta* la discussione, e per forza di cosa vengono poste questioni già dibattute, così si torna indietro per spiegare etc. Poco fa parlavo al telefono con WM4, constatavamo che la discussione si sta facendo sempre meno seguibile. Ci avviciniamo al punto in cui, entropicamente, si dissiperà. Almeno cerchiamo di evitare lo svacco :-)

    Dimenticavo:

    @ cosimok
    “Se qui non c’è nessun tribunale perchè si scovano, producono, ammassano prove?”
    Si chiama critica, o analisi, o inchiesta, o in tanti altri modi. E, francamente, è uno scenario distopico, da incubo sociale, quello in cui il tribunale diventa l’unico spazio legittimo dove occuparsi di fatti, prove, cause, conseguenze, motivazioni etc.

  194. @ Mauro,

    davvero, mi toccherebbe ripetere pari pari cose che abbiamo già scritto, e dopo una settimana non ne posso più. Non è colpa tua.

  195. Okay! Cmq sono tornato ieri sera dall’Inghilterra e ho trovato tutto questo po’ po’ di roba, è stato molto interessante e ringrazio tutti.

  196. sono d’accordo con wuming1. mi chiedo solo se alla fine ci sarà un bell’articolo di sintesi :D ah, la sintesi!!

  197. @Wu Ming 1

    Sono nuovo del blog e apprezzo come si stia dibattendo dell’argomento Luttazzi in questo thread.
    Vorrei capire cosa intende Wu Ming 1 col scrivere che Luttazzi, con la sua opera di imitazione, abbia voluto farsi attribuire la credenza borghese nel Genio.
    Io reputavo geniale Luttazzi per alcune battute che nel campo della satira raggiungevano lidi inesplorati.
    Ora, grazie al lavoro di nit-picking di alcuni più esperti di me in satira, si è scoperto che questi limiti in altre nazioni si erano già raggiunti.
    Proprio le battute che mi avevano portato a caratterizzare il comico Luttazzi come geniale sono copiate da altri artisti.
    Ora se io trasferisco l’aggettivo geniale a Bill Hicks e al suo straordinario pezzo su Rush Limbaugh, in cui riesce a trasformare il suo sentimento di odio e alienazione in un pezzo di satira devastante, devo essere catalogato come borghese?Perchè?

  198. @ Cactus Jack,

    purtroppo non posso riassumere qui anni (decenni!) di dibattito, teoria sociale dell’arte etc. Provo a tagliare con l’accetta, e per forza di cose devo semplificare: non è “borghese” questa o quella persona che apprezza la creatività di un’altra, è *storicamente* borghese (cioè si afferma negli ultimi tre secoli, insieme al capitalismo e alla civiltà borghese) l’idea che Arte e Autore abbiano la “A” maiuscola, maiuscolissima, reverenziale, e che l’Artista/Autore sia un “genio”, cioè un individuo eccezionale, superiore alla media, dotato di percezioni superiori, e che sia visitato da una cosa che si chiama Ispirazione, e per alcuni sia il tramite tra questo mondo e qualcosa che lo trascende. Questo è ovviamente un “mito”, cioè una narrazione condivisa che magari non è presa alla lettera, ma serve come base ideologica per le leggi sulla proprietà intellettuale. Se fai un giro per il nostro sito troverai un sacco di materiale (articoli, saggi, interviste) su questa tematica.

  199. @WM1
    Il pezzo sui dinosauri, hai ragione, fatto da Luttazzi non rende. Se non sbaglio lo mette come “bis” in Satyricon ma non ne sono sicuro. Quando l’ho sentito per la prima volta ho pensato “boh, non mi suona”.

    Non per fare la bella gioia di turno, ma a me sta storia di Luttazzi ha permesso di scoprire, su youtube, i video sottotitolati di Hicks, Carlin e Pryor [purtroppo per Pryor solo in inglese] e devo dire che sono esplosivi!
    Inoltre, posso anche fare il figo parlando di “routine”, cazzeggiando di semiotica, ecc.
    Grazie Daniele!

  200. @Wu Ming 1 sull’ anomali italiana in cui il comico trascende il suo mero ruolo ritrovandosi carico di responsabilità politca e/o idolo, eroe, feticcio hai qualcosa da consigliarmi per approfondire? Hai anche detto che in Italia il fenomeno è amplificato ma non è meno comune all’estero, infatti Bill Hicks (che prima del caso Luttazzi lo ignoravo come comico) aveva na faccia già vista, scavando nella memoria mi sono ricordato che i Tool nell booklet di Aenema gli hanno dedicato un ritratto sotto cui figura la didascalia “Another dead hero” :)
    http://1.bp.blogspot.com/_1ZaBdpFkMuo/SUv8yMybnzI/AAAAAAAACtI/Zuye_Gvk8xc/s400/Bill_Hicks,_%27Tool%27_album_cover_-_%27another_dead_hero%27.jpg

  201. Grazie per la risposta.
    Mi leggerò il materiale su questo argomento che trovo particolarmente interessante

  202. Ma infatti io, almeno, continuo a pensare che l’aspetto più utile di tutta questa vicenda sia l’analisi di un solo concetto: il bisogno manifesto di una figura di riferimento, di un “paladino”. Al fondo di tutto c’è un problema non di poco conto, cioè la sovrabbondanza informativa, il mare magnum di item che ci raggiungono quotidianamente: chiaro che si tenda a far emergere determinati aggregatori di senso, catalizzatori di campi semantici che hanno il grosso pregio (apparente) di fungere da “sintesi” di un certo modo di sentire.
    In questo senso l’errore di Luttazzi è sconveniente perché da un’iconologia “ispirata” e dal “genio” (come dice WM1) bisognerebbe prendere la massima distanza. Dire: sono riuscito a fare questo e quest’altro perché ho fatto esperienza di questo e quest’altro, ho letto Tizio ho studiato Caio, ho assimilato Sempronio. Cioè fornendo i propri estimatori degli stessi strumenti che si sono utilizzati per arrivare a determinati successi. Altrimenti si alimenta strumentalmente un’immagine –per capirci- “divinizzata”. Quando invece la chiave è spiegarsi, raccontarsi, far capire che non c’è nulla di trascendentale in ciò che si fa. La letteratura antropologica è piena di esploratori dilaniati (dai nativi) proprio per aver avallato la credenza di incarnare un’essenza divina o semidivina. E’ un carattere “universale” dell’umanità tutta.
    Ma, d’altra parte, questi stessi esploratori erano ben consapevoli e soddisfatti di alimentare un mito. Si stavano approfittando di un bisogno che li prevedeva concettualmente.
    La stessa cosa sta succedendo oggi. Il comico ha probabilmente un talento comunicativo più spendibile per il registro odierno del linguaggio mediatico. Per questo, se ha anche qualche idea, tende ad emergere come “idolo”. Non a caso chi “comunica” se e quando può non disdegna qualche scivolata “simpatica”.
    Spero di non aver ridetto cose dette nel resto dei commenti, vi prego di essere indulgenti, non li ho letti tutti tutti (sono davvero troppi), ho saltabeccato qua e là cercando di cogliere spunti.

  203. ci stiamo un po’ arrotolando. Non parlo del botta e risposta con Cosimo, che sarebbe potuto avvenire a qualunque altezza del dibattito. Parlo in generale: intorno al duecentesimo commento, le discussioni si fanno ripetitive. In diversi stanno scrivendo: “Come dicevo all’inizio”, “Come scrivevo cento post fa”, “Dai un’occhiata a metà del thread”. E ciascuno di noi ha già ripetuto almeno sette-otto volte le stesse cose. Non si può pretendere che chi arriva qui per la prima volta si legga *tutta* la discussione, e per forza di cosa vengono poste questioni già dibattute, così si torna indietro per spiegare etc. Poco fa parlavo al telefono con WM4, constatavamo che la discussione si sta facendo sempre meno seguibile. Ci avviciniamo al punto in cui, entropicamente, si dissiperà. Almeno cerchiamo di evitare lo svacco :-)

    Verissimo!!! Insomma la vera morale è che dovete aggiornare il tema di wordpress per i commenti threaded :-P

    Veramente grazie della discussione, mi avete fatto vedere aspetti della vicenda che non mi sarebbe venuto in mente di considerare.

  204. Mi affaccio a questo dibattito (dopo aver fatto i compiti: l’ho letto tutto…) con un sottile raggio di sole. Oggi nell’home page del blog di DL, tra le battute postate dai lettori nella palestra, una, l’ultima, vibrante, sintetica, perfetta (e foriera di una comunicazione meno patologica, almeno spero) si offre così: Sapete come si fa a capire quando scoreggia Luttazzi? Cazzo ne so, Carlin è morto! (fabio bellacicco)

  205. Vedo che c’è aria di smobilitazione in questo 3d…
    C’è però un aspetto di questa discussione che mi è sembrato pieno di potenzialità e che non è stato sviluppato.
    Mi riferisco alla figura dell’artista schierato politicamente che diventa idolo/paladino/educatore (paperinoramone – 16/06/2010 at 4:26 am).

    Immagino che vista la natura di Wu Ming il tema dell’identità dell’artista/autore sia già stata affrontato in altri termini, ma io arrivo oggi e, nonostante l’impegno, il mio ripasso si è dovuto limitare a questa discussione.

    Se ritenete che valga la pena di affrontare questo argomento qui o altrove nel sito, battete un colpo, sarò felice di dare il mio contributo – anche sulla base di un’esperienza ventennale fatta nel mondo dell’arte contemporanea con strategie non troppo dissimili dalle vostre (e alcune interessanti coincidenze).

  206. Ho la forte percezione che il suo pubblico iconoclasta continuerà a seguirlo, come traduttore/interprete di battute altrui. Sono disposti a perdonarlo, oppure sorvolarlo, pur di mantenere in vita il “feroce” paladino. Altro non hanno, qui sta una delle tristezze dei nostri tempi.
    Grazie per il post e, quasi, tutti i commenti che ho letto con crescente interesse.
    Fine

  207. Mi pare curioso che alcune cose che Luttazzi ha “programmaticamente” rifiutato a parole – passatemi la semplificazione, il rifiuto della “superiorità del comico”, il rifiuto del Genio quando diceva grossomodo “il comico in fondo è un artigiano” (curiosamente sempre nella famosa battuta bonolis! :) – sono proprio quelle che nella pratica emergono da molti commenti. Forse sbagliava mira?
    “millemila” post fa qualcuno (credo mimmo) parlava, e risemplifico, del rapporto luttazzi/fans alludendo a un rapporto S/M. Mi pare che da un po’ di tempo in diversi hanno cominciato prima a sussurrare e poi a urlare la “safe word” (rabarbaro? o forse “e piantala!”), senza successo.
    E il famoso “topolino nel labirinto” è diventato una pantegana incazzosa.

    leggero OT: @ chi fa il paragone con l’hip-hop (e a parte che è un po’ che nei lefleats dei cd rap ci sono i credits agli artisti campionati, e parte che lì il sampling musicale è l’essenza stessa del genere: nessuno pensa che 2Pac abbia scritto e suonato il riff di piano di “Changes”), una curiosità: come pensa che reagirebbe Jay-Z se io gli “campiono” una rima, anzi magari tre o quattro o cinque strofe, già che ci sono? Bene, no? :-)

  208. vorrei riprendere, magari questa mia aggiunta è utile, quello che dice norma. oltre alla battuta citata da lei

    <>

    eccone un’altra di qualche giorno fa (11 giugno)

    <>

    ho seguito la palestra dalla sua nascita, e conosco abbastanza bene il meccanismo. faccio un tentativo di analisi rispetto alla mia conoscenza della questione:

    luttazzi ammette alla pubblicazione solo battute che fanno ridere a suo insindacabile giudizio (uno degli errori che “noi” comunità abbiamo fatto è stato appunto come si è detto di permettergli di trattarci come alunni dal professore)
    E ammette solo le battute con una premessa vera (il suo post mentana ad elm street lo spiega abbastanza bene).

    Considerando questo, e analizzando le due battute, potrei azzardare che DL ammette sia di aver copiato in maniera abbondante (il ragazzo che apre un’edicola) sia di aver copiato Carlin direttamente. Niente di più e niente di meno. Niente di nuovo, sopratutto, dato che lui stesso lo ammette candidamente. Quasi mi dimentico: queste due battute gli piacciono (considerando le “regole” della palestra). Quindi riconosce in loro una qualche forma di verità. Ma fino a che punto?

    Volendo essere ottimisti, questo è l’inizio del best case scenario (DL che chiede scusa e DFabbri che si fa vivo e rinizia da capo). Volendo essere più realisti, DL cerca solo di far rientrare l’incidente, con l’appoggio diretto e indiretto di chi gli invia le battute, e di farlo diventare solo un altro capitolo della saga di Daniele Luttazzi, anzi danieleluttazzi (per riprendere la sua scelta di chiamare Fazio “fabiofazio”).

    Bon, termina qui il pippone! :D

  209. non ho capito come mai ma non sono venute le battute.. erano queste:

    – 11 giugno: Dopo il chiarimento di Luttazzi sulla “Caccia al tesoro”, che regala suoi libri e dvd, un attentissimo ragazzo è riuscito a coronare il sogno della sua vita: aprire un edicola. (vicidomini pasquale)

    – 14 giugno: Sapete come si fa a capire quando scoreggia Luttazzi? Cazzo ne so, Carlin è morto! (fabio bellacicco)

    PS mi sono reso conto adesso che la battuta dell’11 non ha senso. La caccia al tesoro era già finita prima del suo chiarimento. o sto sbarellando?

  210. @ Norma,

    noi siamo sempre disposti a parlare di questo, e periodicamente torniamo a farlo, quindi aspettati nuovi input anche su questo blog. Questo thread ormai è in esaurimento, comunque se vuoi leggere qualcosa che abbiamo scritto prima:
    – l’anno scorso ci fu uno scambio pubblico tra me e Tiziano Scarpa, e verteva principalmente su questi aspetti del nostro (inteso di noi, ehm, artisti) lavoro. Ti consiglio senz’altro la lettura del mio testo “Wu Ming / Tiziano Scarpa: Face Off”, perché mi sembra quello dove la questione (figura pubblica dell’autore, sue tattiche e strategie di comunicazione, rifiuto di certi canali e contesti) è riassunta con maggiore sforzo di sintesi. E’ in pdf qui:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/Wu_Ming_Tiziano_Scarpa_Face_Off.pdf
    In apertura è linkato anche il testo di Scarpa a cui risponde.
    – Invece, su quello che dev’essere secondo noi il narratore (ergo: su cosa si basa filosoficamente tutto quello che scrivevo nel pdf?), il testo più importante scritto da uno di noi (la nostra vera e propria dichiarazione di poetica) è “La salvezza di Euridice” di Wu Ming 2. Non è ancora on line, per ritardi nostri, ma ho appena caricato sul server il pdf del libro in cui è incluso (è l’ultimo scritto):
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/NIE3_Euridice.pdf

    @ Johnny Grass,
    sinceramente, io non so se qualcuno abbia già scritto qualcosa di compiuto su questa faccenda dei comici/paladini. Anzi, rilancio la tua domanda: se qualcuno ha dei testi da segnalare…

  211. @ Atuygun,

    non usare mai la virgoletta caporale singola, tutto quello che ci finisce dentro viene interpretato come comando html. Questo non vale solo per questo blog, succede ovunque.

  212. @ Wu Ming 1
    uno dei Watchmen è appunto The Comedian.. può servire a qualcosa?

    “He believes that humans are savage in nature, and that civilization can never be more than an idea. He therefore chooses to become a mockery of society, fighting and killing without reservation.” (http://en.wikipedia.org/wiki/The_Comedian_(comics)#The_Comedian)

  213. @atuygun
    a quelle battute credo che luttazzi riconosca (o possa riconoscere) la verità di «esiste il caso mediatico ‘luttazzi copia”», che non necessariamente implica che sia vero che copia. cfr. sul sito di luttazzi il trafiletto “la ‘verità’ di una battuta satirica”. non so quindi se è “foriera” di una auspicabile presa di posizione chiara/utile.

  214. @WM1 grazie per la dritta, sono nuovo dell’ambiente e ogni consiglio è ben accetto.

    @drazen, mi sa che hai ragione tu. peccato però :) sarebbe stato bello..

  215. A me la vicenda Luttazzi dal punto di vista umano della sua gestione della crisi una volta scoppiato il bubbone ricorda molto come Marrazzo ( ex Gov. Lazio) ha cercato di negare l’evidenza.
    E in quel caso non credo che il problema principale fosse il sesso.
    Non voglio fare gossip, ma usando parole grosse, psicopatologia del disastro personale, tema che conosco personalmente.

  216. Dastardly Italian joke thief nabbed by long arm of the LOL
    http://www.boingboing.net/2010/06/16/dastardly-italian-jo.html
    Comedian Emo Phillips shares word of international outrage over allegations of systematic, decades-long joke thievery by Italian comedian Daniele Luttazzi, shown above making a frowny face.

  217. Boing Boing poteva decisamente fare di meglio. Questa vicenda tocca molte delle questioni di cui si occupano un giorno sì e l’altro pure…

  218. La TV americana si occupa del caso. Keith Olbermann ieri:
    http://www.youtube.com/watch?v=AzlNEv8CJjM

  219. @Wu Ming. Io gradirei mi fosse spiegato qual è, al di là della reazione egocentrica ed infantile di Luttazzi – che sinceramente mi interessa poco, perché a me non interessa l’autore, ma permettetemi, l’opera – la differenza fra un suo testo satirico e La terra desolata, e le altre infinite opere in cui sono presenti citazioni, rifacimenti, calchi. Ne fate un problema quantitativo? Perché Eliot (Plauto, Allen, Hicks) sì e Luttazzi no? A quando un bel “nitpicking” su Joyce? Non vedo l’ora che l’autore del blog dove è nato tutto questo hype o qualche altro “nitpickers” si metta farlo; sempreché ci riescano, naturalmente. Ne vedremo delle belle: “Joyce copia” seguito da “Manzoni ladro”. Nel mio modo di vedere, è lo stesso pressapochismo da cui escono le classiche perle “Piove, governo ladro” o “gli immigrati sono la maggioranza della popolazione carceraria, quindi delinquono di più”: si prende un dato, e lo si interpreta senza pensare, dando sfogo agli appetiti più bassi (cannibalismo?). Vi ringrazio.

  220. @ pussyveronique85,

    se non l’hai ancora capito da sola dopo tutta questa discussione (ammesso che tu l’abbia seguita), temo non vi sia speranza che possiamo fartelo capire. E’ l’ultima volta che ripeto l’ABC, d’ora in avanti questo genere di domande non avrà seguito.

    Eliot ricontestualizzò le citazioni, ci fece un lavoro poetico sopra, non ne scelse nessuna a caso e creò un nuovo contesto in cui ogni elemento acquisiva un nuovo senso e al contempo gettava nell’opera riverberi di quello vecchio.
    Inoltre, citò tutte le fonti a cui aveva attinto, e quelle che non citò erano semplicemente troppo note al lettore-modello perché vi fosse bisogno di esplicitare. E quasi tutto il materiale che utilizzò era “in the public domain”, parte del patrimonio culturale acquisito e condiviso.
    La stessa identica cosa si può dire per Joyce, che cita la sua fonte principale (il canovaccio per le sue sperimentazioni) fin dal titolo “Ulisse”, e nel suo magnum opus usa le citazioni in modo che siano riconoscibili dai lettori colti a lui coevi. Ovvio, perché se le citazioni non fossero riconoscibili, non si capirebbe qual è l’apporto specifico dato da chi cita. Cos’ha aggiunto Joyce? Come ha alterato il contesto? La grandezza dell’autore che cita risalta se la citazione è nota a chi legge.
    E i grandi autori hanno sempre reso omaggio in vario modo ai grandi autori venuti prima di loro, a coloro che li avevano ispirati. Un grande autore ammette sempre di stare “sulle spalle dei giganti”.

    Luttazzi invece ha preso monologhi di comici americani del tutto sconosciuti in Italia e ha fatto in modo che tali rimanessero (cioè sconosciuti), non esplicitando mai alcun debito. Si è limitato a tradurre e riproporre in italiano il loro materiale (e non si parla di singole battute, ma di monologhi lunghi diversi minuti), spesso indebolendolo e quasi mai operando vere ricontestualizzazioni, e intanto si vantava di averlo scritto lui (almeno finché non lo hanno sgamato e ha cominciato a dire di aver sempre copiato). Ci ha fatto i soldi sopra coi dvd e i libri, dove figura un bel “(c) Daniele Luttazzi”. Non contento, ha messo in campo un’ossessione proprietaria a difesa del “suo” materiale e accusato altri di volerglielo rubare! Si è spacciato per ciò che non era, cioè un prolificissimo genio della comicità, e ha dimostrato disprezzo per le persone a cui doveva gran parte della sua reputazione. Quando ha citato Carlin, Hicks o Philips, lo ha sempre fatto per dirsi migliore di loro. E invece il raffronto è impietoso, proprio al livello dell’opera. Fine.

    Se uno non riconosce da solo la differenza tra questi due modi di operare, amen. Io mica devo convincere tutti quanti, sai che mi frega…

  221. @wm1 ottimo riassunto, mi hai (ri)convinto :)

  222. Ti ringrazio per questa tua gentilissima risposta, in cui mi ripeti “L’ABC”: un insieme di assiomi che mi pare tu non sia disposto a mettere in discussione. Fa niente, perderò del tempo.

    1) Tu imputi a Luttazzi l’ignoranza del suo pubblico. Non è colpa sua se tu non conoscevi il materiale americano: io lo conoscevo e me la sono goduta. A me le citazioni sono sempre state chiare, e l’alterazione del contesto pure. I temi e il tono di Hicks o di Carlin sono completamente diversi da quelli di Luttazzi, così come il sottotesto delle battute citate. Gli esempi che Luttazzi fa sul suo blog sono illuminanti a proposito, ma se ne potrebbero fare altri.

    2) (segue) Trovo particolarmente buffo che tu citi l’espressione “sulle spalle dei giganti”, visto che eseguendo una semplicissima ricerca su google avresti scoperto che è esattamente l’espressione che usa Luttazzi per descrivere il suo lavoro. La trovi, tra l’altro, qui: “http://www.digital-sat.it/new.php?id=11931”

    3) Il resto delle tue obiezioni si rivolge alla persona Luttazzi. “Ha fatto i soldi”, “ha sviluppato un’ossessione proprietaria”. Non mi risulta che quando Picasso rifece Braque regalò il quadro, e via dicendo. Anche alla fine dei vostri libri c’è il fantomatico simbolino, anche voi siete citazionisti: ma le citazioni che mettete voi sono “riconoscibili”. Anche secondo Luttazzi le sue citazioni sono riconoscibili. Ma riconoscibili da chi? Qual è il metro con il quale si misura la riconoscibilità? Quello dei “nitpickers”? (Gente che ti ha costretto ad una postilla per spiegare un post). Il lettore medio? Il vostro lettore medio? Il lettore medio nazionale? Perchè se è questo il metro, guardate che i prossimi ad essere accusati di plagio sarete voi. Buona fortuna.

    4) (segue) Luttazzi sarà ipocrita e contradditorio, ma questo cosa c’entra? Prima poni l’accento sul meccanismo autocannibalistico del fan che prima divinizza l’oggetto delle sue attenzioni e poi lo sbrana e poi ti metti sullo stesso piano? In che modo l’infantilismo di Luttazzi inficia il valore dell’opera? La risposta è semplice, in nessuno.

  223. @pussyveronique85

    il post in cui wm1 ha fatto il ‘riassunto’ è il risultato di tutta una serie di cose emerse da discussioni che durano da giorni. E’ a tuo beneficio, e sappi che la discussione c’è gia stata! Non è un caso che si sia detto che questo thread stia iniziando a ruotare su se stesso. Se avrai voglia e pazienza potrai rileggere tutto dall’inizio e vedere il perché delle conclusioni a cui si è giunti. :-)

  224. A parte che io il materiale americano lo conoscevo e anche abbastanza bene (erano gli spettacoli di Luttazzi che non conoscevo bene, in particolare “Satyricon”, il suo trampolino di lancio, che ho visto solo ieri sera e ho trovato un brutto e banalizzante collage di routines altrui), la tua è una difesa d’ufficio di Luttazzi piuttosto comune, in questi giorni. “Che colpa ne ha lui se la gente è ignorante?” Con l’aggiunta: “Io non sono ignorante, avevo capito tutto”. E il fatto che *tu* avessi capito tutto (ma evidentemente facendoti zero domande) dovrebbe persuaderci a esaurire l’argomento con un’alzata di spalle, un “Embèh?” e un italicissimo “Così fan tutti”.
    Ora, dubito che se tu fossi stata l’unica fan di Luttazzi lui sarebbe assurto all’empireo dei comici geniali, quindi credo che l’esperienza (e anche l’ignoranza) di *tutti gli altri* spettatori abbia un certo rilievo in questa faccenda.

    Un artista che ritenga i suoi spettatori/lettori “ignoranti” dovrebbe essere il primo a sbattersi per far loro conoscere ciò che ignorano. Luttazzi si è impegnato in tal senso?
    No. Perché su quell’ignoranza ci ha campato.
    Ritenere il pubblico “ignorante” e sfruttare tale ignoranza non è un rapporto sano tra artista e audience. E’ circonvenzione.

    Riguardo all’ipocrisia di Luttazzi, tu mi chiedi: “Questo cosa c’entra?” (eh già, i veri problemi son sempre altri). Bene, è la domanda più stolta che si possa fare.
    Proprio perché stiamo parlando tra persone che riconoscono la genesi sociale di ogni sapere e di ogni opera d’arte, e quindi non demonizzano il “plagio” in sé, dobbiamo essere I PRIMI a distinguere tra un ricorso al “plagio” che libera energie e crea qualcosa di nuovo, aprendo lo scenario, e un ricorso al “plagio” che recinta il terreno dello scibile, rafforza l’ideologia della proprietà e alimenta la credenza superstiziosa nel “genio”, e dobbiamo fare questa distinzione con più radicalità degli altri.

    Sì, perché altrimenti tutto diventa indifferenziato, scompare ogni specificità di una prassi rispetto all’altra, si affossa ogni *etica* della riappropriazione e della socializzazione. I Negativland diventano uguali a Disney che usò gratis e come gli parve le favole dei F.lli Grimm ma fa copyright-terrorismo contro chiunque utilizzi Topolino e Paperino, anche non a scopo di lucro. La prassi di Luttazzi è come quella di Disney, non come quella dei Negativland.

    Troppo comodo affermare genericamente, in astratto, di “stare sulle spalle di giganti” – la metafora è di Bernardo di Chartres, XII secolo, e in latino è “nanos gigantium humeris insidentes” – e poi, nel concreto, mostrare disprezzo per questi giganti, evitando come la peste ogni riconoscimento vero, non citandoli mai come veri autori del tuo materiale etc. Luttazzi ha menzionato Emo Philips solo dopo che i nitpickers hanno scoperto i suoi plagi. Del resto, aveva fatto lo stesso anche con Bill Hicks.

    Ecco la differenza tra te e noi: tu pensi che “l’opera” esca intatta da tutto questo, noi no. Ma non siamo noi in contraddizione, sei tu. Perché qualunque confronto tra “Back in Town”, “Unprotected” e “Satyricon” è impietoso agli occhi di chiunque non ignori i primi due e conosca solo il secondo.

    Comunque, tu continua pure a darti da sola le risposte. Ma allora non fare domande a noi. Il tuo prossimo commento rimarrà senza risposta, c’è già molto (troppo) da leggere, e chi ha voluto capire ha capito. “Non chiedere mai l’ultima parola: potresti averla” (Robert A. Heinlein)

  225. @ pussyveronique85

    Ciao, provo a dirti alcune cose, anche se potrebbe non essere il caso: è più o meno una settimana che si discute dello scibile umano, prima su Lipperatura poi qua. In particolare WM1 avrà consumato le tastiere, ma anche uno che si firmava filippo dd ( su Lipperatura ) scriveva pochi post ma intensi forte, per cui perdi tempo se ti leggi tutto tutto e poi riparti con i tuoi punti. La questione è abbastanza conclusa sul piano delle responsabilità, per il futuro c’interrogheremo su fan culture, atteggiamento dell’artista, varie ed eventuali. Comunque io ho letto l’Ulisse di Joyce, mi è piaciuto un sacco, non sono in grado di coglierne né l’essenza né le citazioni, insomma la sua grandezza è incommensurabile pour moi, però l’ho potuto apprezzare ugualmente perché sotto la ciliegina c’è una torta, e questa torta l’ha fatta lui, Joyce I mean. Invece dalle recenti, recenti fino a un certo punto, causa anche i reticenti atteggiamenti del Nostro, a molti è sembrato mangiare un insieme di ciliegie con panna. Poi se tu cerchi un metro, a questo punto va bene anche un maitre, beh allora la fortuna servirà a te.

  226. Stiamo ripetendo da due giorni sempre le stesse cose, a beneficio di chi arriva per ultimo. Abbiamo già sviscerato tutto, e così non si può andare avanti. Abbiamo deciso la chiusura del thread, bloccando i commenti da questo momento. Questo blog ha la vitale necessità di passare ad altro. Se in futuro ci saranno novità significative su questo tema, faremo un nuovo post.