Archives for 

Luca Casarotti

Monte Manfrei. Un “crimine partigiano” inventato di sana pianta. Seconda e ultima puntata

Esempio di False Memory Syndrome: ricordare un eccidio mai avvenuto. Monte Manfrei, commemorazione del 26 giugno 2015. Nella foto, la bandiera della Repubblica Sociale Italiana (stato-fantoccio collaborazionista impiantato da Hitler nell’Italia settentrionale), quella dell’Unione Nazionale Caduti della RSI e quella dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia (ANPdI), sez. prov. di Genova «Dario Pirlone».

di Nicoletta Bourbaki * – La prima puntata si trova qui

INDICE DELLA SECONDA PUNTATA

5. Urbe e Sassello, primavera 1945: gli eventi
6. Nomi, cifre, fosse, luoghi, salme
7. Spostamenti supersonici di partigiani
8. I fantaelenchi dei caduti repubblichini
9. Cui prodest?
10. Appendice: visita a Monte Manfrei

Prosegui la lettura ›

#RadioGiap Rebelde | Yo Yo Mundi, Wu Ming 1, Luca Casarotti, Live in #Pavia, 04/02/2018

54 degli Yo Yo Mundi

Il 4 febbraio scorso, una domenica sera, allo Spaziomusica di Pavia si è rinnovato un sodalizio, quello tra Wu Ming e i nostri “cugini” Yo Yo Mundi. Sodalizio che nel 2004 diede vita all’album 54, tratto dal nostro romanzo di due anni prima.

Abbiamo riproposto dal vivo un brano di quell’album, Ettore (Stella Rossa vince), per la prima volta con Wu Ming 1 alla voce recitante. Un ritorno, e un ricordo del collega (collega di tutti noi: scrittore e musicista), compagno e amico Stefano Tassinari, che nel 2002 fece conoscere le due band. Prosegui la lettura ›

#Predappio Toxic Waste Blues. Prima puntata (di 3)

La Casa del Fascio di Predappio

Predappio. La Casa del Fascio (e «dell’Ospitalità», welcome!). Fotografia di Jadel Andreetto. Clicca per ingrandire.

Note su Predappio, il progetto di museo nell’ex-Casa del Fascio, i monumenti, la violenza neofascista, la Legge Fiano e altro

di Wu Ming 1

INDICE DELLA PRIMA PUNTATA

1. Bennywise (20 settembre 2017, mercoledì)
2. Come si è arrivati a questo?
3. La Legge Fiano a Predappio, ovvero: l’«acqua passata» e lo stupor
X. Una nota giuridica sull’apologia di fascismo – di Luca Casarotti

«Predappio è Mussolini»
Giorgio Frassineti
, sindaco di Predappio *

«Sono andato avanti, e ora sono al traguardo. So già che ci saranno polemiche. Ma so già anche che la storia un giorno dirà che avevo ragione.»
Giorgio Frassineti
, sindaco di Predappio **

«Se rischio di far danno, sono il primo a tirarmi indietro.»
Giorgio Frassineti
, sindaco di Predappio ***

«A me, ormai, il termine “antifascista”, considerando anche chi lo usa con più forza e frequenza, fa venire subito in mente la DDR.»
Marcello Flores
, storico, presidente del Comitato scientifico del progetto per l’ex-Casa del Fascio di Predappio ****

Prosegui la lettura ›

Cinque volte Turi Vaccaro, un reading musicale tratto da Un viaggio che non promettiamo breve #WM1ViaggioNoTav

Turi Vaccaro in una foto di Michele Lapini, settembre 2015.

[WM1:] Come preannunciato nello scorso speciale dedicato al libro, il tour di Un viaggio che non promettiamo breve finirà a marzo anziché a giugno, per causa di forze minori. A malincuore, ho dovuto disdire tutti gli impegni fuori Bologna-e-dintorni da aprile all’estate inoltrata.

Quasi tutti: l’8 aprile sarò al Festival del giornalismo di Perugia, a parlare di nuove frontiere del reportage narrativo con Zerocalcare e Leonardo Bianchi… e ho mantenuto due eventi di quelli che mi mozzerei il dito medio della mano destra piuttosto che non esserci: la prima festa di Alpinismo Molotov (Avigliana, Valsusa, primo weekend di giugno, dettagli a seguire) e la seconda edizione del festival Alta Felicità (Venaus, Valsusa, dal 27 al 30 luglio).

Nel frattempo, però, il tour continua. Colgo dunque l’occasione del doppio impegno romano del 3 marzo – h.18 a Casetta Rossa, quartiere Garbatella; h. 21 al Teatro del Lido di Ostia, via delle sirene 22 – per dire qualche parola in più sul reading/concerto che sto portando in giro insieme a Luca Casarotti, avvocato e pianista, nonché “lettore di prova” e consulente legale durante la stesura di Un viaggio che non promettiamo breve. Prosegui la lettura ›

«Non cedere all’adesso». Un viaggio che non promettiamo breve prosegue il suo viaggio #WM1viaggioNoTav

Un viaggio che non promettiamo breve

Si avvicina la terza edizione di Un viaggio che non promettiamo breve. Clicca sull’immagine per aprire la copertina completa con un nuovo testo sull’aletta (PDF).

Mentre Un viaggio che non promettiamo breve procede verso la nuova ristampa, ecco un nuovo speciale, lungo il filo delle recensioni apparse e delle riflessioni fatte, pescate, condivise in quest’inizio di 2017.

Il tour di presentazione oggi a Bolzano tocca la ventiduesima data e domani a Trento la ventitreesima, e la strada è ancora lunga e impegnativa.

L’immagine del libro che ci consegnano i primi tre mesi on the road sembra proprio quella – oltremodo foucaultiana – della «boite à outils», la cassetta degli attrezzi. Questa l’espressione usata più volte durante la presentazione al centro sociale Sisma di Macerata. In quella serata si è usato il libro per illustrare il rapporto tra il sistema delle grandi opere e la «strategia dell’abbandono» che stanno subendo le zone montane del centro-est colpite dal terremoto.

Quasi a ogni tappa del tour, la presentazione di Un viaggio che non promettiamo breve è diventata l’occasione per ragionare sui conflitti locali e il futuro dei movimenti contro le grandi opere e/o per il «diritto alla città». Nelle ultime settimane è successo a Vicenza – qui l’audio della serata, con introduzione di Nicoletta Dosio – e a Firenze; in questi giorni accadrà nel Trentino-Alto Adige dove si lotta contro il Tunnel di base del Brennero (BBT); la prossima settimana avverrà a Verona, dove va crescendo un movimento No Tav, poi a GenovaArquata Scrivia, nelle terre dei No Tav Terzo Valico.

Più in generale, presentare il libro diventa l’occasione per fare il punto sulla centralità della cementificazione nella fase attuale del capitalismo italiano, com’è avvenuto in quest’intervista rilasciata a Ernesto Milanesi in quel di Padova. Prosegui la lettura ›

Contro la politica della paura, «rovesciare passando da sotto»! #WM1ViaggioNoTav

Nicoletta Dosio e la sua tartaruga. Prendersi il proprio tempo.

a cura di Wu Ming 1

«Fuori dagli Stati maggiori dei partiti come dai cervelli dei Clausewitz radicali, può nascere una nuova intelligenza sociale, attraverso l’elaborazione spontanea e brancolante di una strategia sovversiva che eviti le vecchie trappole […] Se la sovversione aggira, “passa sotto” la violenza dello stato, non è soltanto per necessità tattica. È perché è innanzitutto, fin dai primi balbettii, il contrario di una guerra nella quale il nemico, l’altro, non esiste. L’arma principale della sovversione è la trasformazione sociale. Trasformazione che si rivolge tanto a coloro che la mettono in atto quanto a quelli con i quali essi si confrontano. Perché è immediatamente affermazione di un rapporto sociale diverso dal rapporto capitalista.»

Serge Quadruppani

Così scrive Serge Quadruppani nel suo La politica della paura (Lantana, Roma 2013).
Con l’espressione che dà il titolo al libro, il nostro compagno d’Oltralpe descrive l’uso strumentale dell’emergenza-terrorismo, la costruzione di sempre nuovi «nemici pubblici», lo spaccio all’ingrosso e al dettaglio di un immaginario securitario sempre più pervasivo, il tutto allo scopo di normare, sorvegliare e controllare meglio la nostra società.
Una società mai così sondata, interrogata, misurata, scansionata, eppure mai così incomprensibile ai poteri costituiti, mai così misteriosa e incline a divenire riottosaingovernabile.

La paura di cui scrive Serge, infatti, non è solo quella che viene iniettata nei governati – paura di attentati, paura del «degrado», degli zingari, dei migranti, dell’«invasione», di questo o quel complotto… – ma anche quella che hanno in corpo i governanti, sempre più ritirati nelle loro cerchie, a frequentarsi tra simili, “scollati” dal mondo, estranei alla realtà e dunque privi di ogni immaginazione.
Lo stiamo vedendo nella parabola del renzismo. I governanti sono autoreferenziali, e quindi pavidi di fronte alle contraddizioni, ai conflitti. Perché nei conflitti, anche quelli più modesti, l’Uno autoreferente è costretto a diventare (almeno) Due. Prosegui la lettura ›

«Mesmer. Lezioni di mentalismo»

Mesmer2di Mariano Tomatis

«Prenda la matita e scelga liberamente uno di questi simboli.» Siamo a teatro o in cabina elettorale? A parlare è un illusionista o uno scrutatore? La differenza potrebbe essere solo superficiale. Come documenta l’enciclopedia magica di Edmé-Gilles Guyot del 1769, da secoli i prestigiatori sanno come pilotare le scelte del pubblico; quando invitano a pescare un biglietto dal mucchio, la scelta è effettivamente libera, ma tra foglietti che – in segreto – riportano tutti la stessa parola. Quanto sono altrettanto ingannevoli le opzioni sulla scheda elettorale? Esiste una vera alternativa, o ai tempi del Partito della Nazione le diverse proposte convergono tutte verso lo stesso indistinto (e indigesto) pappone?

È stato L’armata dei sonnambuli ad accompagnarmi alle origini storiche di questo strano intreccio; magnetismo animale e politica, suggestioni ipnotiche e storytelling emancipatorio, usi e abusi della manipolazione del linguaggio: il dibattito su questi temi muove i primi passi nel Settecento ed esplode letteralmente all’arrivo di Franz Anton Mesmer a Parigi. Proposte in ambito medico, le sue idee non avranno solo sviluppi terapeutici: se Robert Darnton ne sottolinea i risvolti politico-rivoluzionari, il mio sguardo da illusionista vi scorge importanti ripercussioni sulla magia dei prestigiatori.

Per documentare genesi e sviluppo di queste influenze, da un anno vivo nel Settecento: divoro libri dell’epoca, consulto quotidiani pre-rivoluzionari, mi oriento tra i pettegolezzi, a caccia di polemiche, attacchi spietati e recensioni al vetriolo. Muovendomi tra i ciarlatani del Pont Neuf e gli illusionisti cui Philippe Égalité chiede lezioni al Palais Royal, avverto un continuo senso di dejà-vu: i sotterfugi e le retoriche sono gli stessi degli imbonitori odierni, abili ieri come oggi a confondere l’opinione pubblica e manipolare i piani di realtà come si farebbe con un mazzo di carte. Prosegui la lettura ›