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critica dell’emergenza pandemica

«Va bene tutto». Come un messaggio in bottiglia sulla «seconda ondata»

Bologna. Piazza San Francesco in queste sere.

«Finché possiamo dire: “quest’è il peggio”, vuol dir che il peggio può ancora venire».
W. Shakespeare, Re Lear

La desolazione di Piazza San Francesco ti sorprende una sera di fine luglio, mentre attraversi in bicicletta il centro di Bologna, per andare da tua madre a riparare un rubinetto.
Lo spazio di fronte alla facciata gotica della chiesa è serrato da un recinto di transenne. Vuoto, ad eccezione di un’auto dei vigili urbani parcheggiata proprio al centro.
Avevi letto sui giornali dell’ultimo provvedimento «contro la movida». Sapevi che con la scusa della pandemia il sindaco aveva colpito un luogo di ritrovo indecoroso, perché i ragazzini prendono a pallonate la porta della chiesa e i giovani bevono le birre fredde dagli ambulanti abusivi, seduti per terra. L’avevi sentito dire, eppure pensavi che «piazza chiusa» fosse una metafora, un modo di dire, non un’altra voce nella lista di ordinanze e sparate per le quali Virginio Merola lascerà ai Bolognesi un ricordo sgradevole. In questo caso quello dell’inquilino del Palazzo che dà la colpa alla Piazza, perfettamente in linea con gli altri amministratori di vario colore e grado. Prosegui la lettura ›

A scuola di rabbia. Sulla riapertura scolastica, la colpevolizzazione dei giovani e molto altro

La Dead Poets Society a distanza di sicurezza e con mascherina.

[Ospitiamo una riflessione del nostro compagno Plv – insegnante in quel di Bologna e membro della Rete Bessa – sulla débacle organizzativa e comunicativa a cui stiamo assistendo alla vigilia della riapertura/richiusura della scuola pubblica. Questo articolo è la prosecuzione ideale di quello che la Rete Bessa ha scritto per Giap il 20 aprile scorso. Tra l’altro quell’articolo aveva un postilla scritta da noi Wu Ming che oggi, alla luce dell’immobilismo del governo nei mesi appena trascorsi, suona terribilmente premonitrice. WM]

di Plv

17 agosto 2020. Estratto da una conversazione realmente avvenuta.

– Oh, poi mi spieghi la faccenda di come si torna a scuola?
– Oggi i giornali titolavano che si ritornerà a scuola in sicurezza.
– Ah, quindi?
– Nessuno aveva mai messo in dubbio che si ritornava a scuola in sicurezza, non c’era motivo per ribadirlo. Se lo fanno è perché stanno insinuando il dubbio.

Il lunedì dopo Ferragosto il Governo ha gradualmente esplicitato il suo piano per la scuola. Repubblica ha dedicato la prima pagina alla riapertura della scuola per 6 giorni di fila. Un’attenzione inesistente quando, poco più di un mese prima, le proteste per chiedere una riapertura della scuola in sicurezza erano nelle piazze e non sui social. Ma da Ferragosto in poi, ciò che fino a quel momento non era mai stato messo in dubbio è diventato prima discutibile, poi problematico, infine quasi impossibile. Prosegui la lettura ›

Il lavoro fatto su Giap durante l’emergenza coronavirus. Un bilancio – e un glossario – mentre si «smarmella tutto»

[Per tutto il periodo febbraio-maggio non abbiamo rilasciato interviste sull’emergenza coronavirus. Finché durava la buriana, abbiamo valutato fosse meglio esprimerci solo per iscritto e solamente su Giap. Abbiamo declinato ogni invito di radio, giornali e riviste. Unica eccezione, l’intervista che esce oggi, a cura di Jakub Hornacek, sulla rivista politico-culturale ceca A2. Il titolo, tradotto dal ceco, suona così: «Invece delle fabbriche hanno chiuso i parchi». Le risposte le abbiamo spedite il 19 maggio scorso e le rendiamo disponibili anche in italiano, qui il pdf.

Rileggendole pochi giorni fa, ne abbiamo ricevuto un pungolo: era tempo di ricapitolare il lavoro fatto su questo blog, insieme alla comunità che qui ha discusso. Non solo per capire come siamo arrivati qui, ma per comprendere cosa ci attende dopo la fase “acuta” dell’emergenza. L’intervista, dunque, ha fatto da “trampolino” a un testo nuovo, dove aggiorniamo e approfondiamo varie questioni emerse su Giap fino a oggi, proponendo anche un “glossario” dell’emergenza. Appunti e spunti per chi, in futuro, dovrà storicizzare questo 2020. Buona lettura. WM]

INDICE
0. Le destre in piazza, ma che sorpresa!
1. «Riaperturismo» di destra e di “sinistra”
2. L’aperto e il chiuso
3. Lo scaricabarile psicopatogeno (per dirla con Bifo)
4. «Lockdown»
5. «Casa»
6. «Distanziamento sociale»
7. «Mascherina» e «Guanti»
8. «Minorenni» (scomparsa dei)
9. «Morti» (rispetto per i)
10. «Reddito» (di quarantena)
11. «Ripartenza» (tutto in nome della)

12. Un «canto di Natale» a primavera Prosegui la lettura ›

Dopoguerra e dopoquarantena. Torna in libreria «La luna e i falò», un classico per la fase che stiamo vivendo

La luna e i falò

Nel 70esimo anniversario della morte dell’autore, l’Einaudi ripubblica sette libri di Cesare Pavese, con introduzioni scritte da autori italiani contemporanei e copertine disegnate da Manuele Fior.
Tra i titoli che tornano in libreria nella nuova veste c’è La luna e i falò, massimo risultato narrativo di Pavese, romanzo-summa uscito pochi mesi prima del suo suicidio. Un doppio settantennale, dunque.

Quando la casa editrice ci ha chiesto quale romanzo volessimo introdurre, abbiamo subito scelto questo. Dopo avere riletto – e in certi casi letto per la prima volta – l’opera omnia di Pavese negli ultimi mesi del 2019, abbiamo scritto il testo da dicembre a gennaio. L’abbiamo consegnato a febbraio… poi c’è stato quel che sappiamo.

Durante la fase più cupa dell’emergenza coronavirus – che nessuno chiamava ancora «Fase 1» – ai nostri occhi il romanzo si è acceso di nuova luce e ci è parso ancora più attuale. Per questo l’abbiamo incluso tra i testi del reading itinerante del 21 aprile, anniversario della Liberazione di Bologna.

Ora giunge in libreria e – che dire? – il tempismo è perfetto. Prosegui la lettura ›

矛盾 (máo dùn). In quali trappole cadiamo nel discutere di «emergenza coronavirus»

di Wu Ming
[Deutsche Übersetzung hier.]

Ormai più di due mesi fa, nella terza puntata del nostro Diario virale, cercammo di chiarire cosa intendessimo per «emergenza». Parlammo di «un equivoco di fondo, un malinteso concettuale che ci vedeva reciprocamente lost in translation», e spiegammo:

«C’era chi per “emergenza” intendeva il pericolo da cui l’emergenza prendeva le mosse, cioè l’epidemia.

Invece, noi e pochi altri – in nettissima minoranza ma in continuità con un dibattito almeno quarantennale – chiamavamo “emergenza” quel che veniva costruito sul pericolo: il clima che si instaurava, la legislazione speciale, le deroghe a diritti altrimenti ritenuti intoccabili, la riconfigurazione dei poteri…

Chi, ogni volta che si parlava di tutto ciò, voleva subito tornare a parlare sempre e solo del virus in sé, della sua eziologia, della sua letalità, delle sue differenze con l’influenza ecc., a nostro parere sottovalutava la situazioneProsegui la lettura ›

Un ruzzolone, le nostre scuse a chi ci legge, un memento per il futuro

Clicca per leggere l’articolo che ci ha fatto scivolare.

di Wu Ming

Il 13 maggio scorso abbiamo pubblicato un articolo intitolato «Cos’ha lasciato in ombra il Covid-19? Epidemologia e insensatezze dell’emergenza coronavirus», firmato dall’epidemiologa Sara Gandini e dal matematico ed epistemologo Marco Mamone Capria. Un contributo esterno, con passaggi condivisibili di critica alla gestione dell’emergenza e alla gestione dei dati scientifici. Come sempre, quando ospitiamo articoli scritti per Giap, questo non significa che fossimo d’accordo al 100% con ogni singola frase, ma che il pezzo meritava di essere discusso.

Ora, all’indirizzo di quell’articolo, trovate queste parole, mentre il pezzo in questione, con tutta la discussione che ne è seguita, si trova qui, a futura memoria e per chiunque voglia leggerlo e farsene un’opinione.

Cos’è accaduto? Prosegui la lettura ›

«Io non ho il minimo dubbio». Il fallimento comunicativo di scienziati ed «esperti» nei giorni del Covid-19



di Roberto Salerno *
[Traducción en castellano aquí.]

INDICE
1. Medici, virologi, immunologi: poca roba, è un’ecatombe, pfui, moriremo tutti
2. Scenari epidemiologici: un report vi seppellirà (vivi)
3. Da «potrebbe succedere» a «succederà» per arrivare ad «Aaargh!»
4. Le ali di cera degli scienziati, il calore dei riflettori
5. Capire quando un esperto non parla più “da esperto”
6. Possibilità, probabilità, democrazia

Sembra semplice: un virus ha fatto il salto di specie e da un animale si è trasferito all’essere umano. Appartiene alla famiglia dei coronavirus, diversa da quella dei virus influenzali. Per attaccare gli organi umani deve usare una delle tante cavità presenti nel nostro corpo: bocca, occhi, naso, ecc. Nel nostro organismo può entrare in due modi: o direttamente, grazie a un soggetto infetto che parlando emette goccioline che finiscono in una delle nostre cavità; oppure indirettamente, attraverso le nostre mani, se toccano prima una superficie infetta e poi una delle nostre cavità.

Su queste semplici affermazioni non esistono pareri discordi. Meglio segnarsele, perché sono le uniche. Prosegui la lettura ›