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Esternazioni

Un’alta marea di asfalto. Con il Passante, Bologna avanguardia dell’ingiustizia climatica.

También en castellano (euskarazko premisarekin)

Marzo 2023. Alberi abbattuti al Giardino Eugenio Montale di Bologna. Foto tratta dal blog di Gianni Tugnoli Tgcoop.

INDICE
0. Introduzione
1. Due aggressioni emblematiche
2. Reti arancione, comincia l’invasione
3. Arboricidio (la somma non fa il totale)
4. Offensiva d’asfalto
5. La «guerra alle emissioni» non avrà luogo
6. Medaglia di platino al valore
7. No Passante Trek – Parte seconda

«Ogni albero ha il suo nemico, pochi hanno un avvocato.»
J.R.R. Tolkien

Nei primi mesi di quest’anno, Bologna e l’Emilia-Romagna sono state spesso sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, per via del duello tra il presidente della Regione Stefano Bonaccini e la vicepresidente Elly Schlein. In gioco, la carica di segretario del Partito Democratico. Molto inchiostro s’è versato per rimarcare le differenze tra i due, e la vittoria della candidata più giovane ha rinfocolato le speranze in una svolta ambientalista del PD.

Come abbiamo già scritto altre volte, si tratta di una fiducia mal riposta.

L’Emilia-Romagna e il suo capoluogo sono terra di industrie e di interessi economici che marciano compatti in direzione opposta rispetto alla tutela degli ecosistemi, alla riduzione del riscaldamento globale, al tentativo di fermare lo stravolgimento del clima.
Si va dalla Motor valley di Lamborghini, Ferrari, Maserati e Ducati alla Packaging valley degli imballaggi di plastica (centinaia di aziende tra Bologna e Reggio Emilia), fino alle innumerevoli death valley degli allevamenti concentrazionari di polli, vacche e maiali.

Il PIL della Regione dipende dagli hub della logistica che divorano suolo da Piacenza a Rimini, dalle cooperative di muratori trasformate in enormi finanziarie del cemento, dalla grande distribuzione di Coop Adriatica, dall’agritortura intensiva del piano padano, dal turismo insostenibile della Riviera e da quello energivoro dello sci d’Appennino.

La classe dirigente emiliano-romagnola viene selezionata per difendere quest’economia. Possono cambiare le retoriche, possono colorarsi di verde le parole, ma non si vedono eccezioni alla regola, comprese le nuove leve, i pesci piccoli, i «civici» coalizzati con la maggioranza, gli antagonisti convertiti al leporismo. Prosegui la lettura ›

La storia in (nero) fumo. Su una pessima campagna di comunicazione dell’Istituto Parri di Bologna

Il manifesto che l’Istituto Parri di Bologna dedica agli anni dal 1973 al 1983.

di Wu Ming

L’Istituto storico Parri – Bologna Metropolitana, dal giugno 2020 presieduto dall’ex-sindaco di Bologna Virginio Merola*, compie sessant’anni. La settimana scorsa si è tenuto l’evento inaugurale delle celebrazioni, ospiti Lodo Guenzi e Bebo Guidetti de Lo Stato Sociale.

Nei giorni successivi sui muri di Bologna è apparsa una serie di manifesti dedicati alle sei decadi vissute dall’Istituto.

A ogni decennio corrisponde un’immagine corredata di titolo e slogan. Un paio di esempi: «1983-1993. Muri & Pupe. Reganismi [sic, col refuso], comunismi, edonismi»; «2003 – 2013. Social/ismi. Viva Marx, Viva Lenin, Viva Zuckerberg!». Prosegui la lettura ›

Ottanta giorni di sciopero della fame. Il caso Alfredo Cospito e «i buoni»

Milano, 29 dicembre 2022, manifestazione in solidarietà ad Alfredo Cospito.

Dopo decenni di «scioperi della fame» per modo di dire – all’acqua di rose, meramente simbolici, spesso solo mediatici, annunciati anche per questioni di dubbia rilevanza – non ci impressiona più sentire che una persona è in sciopero della fame. Almeno dalle nostre parti, il concetto è inflazionato, e una pessima informazione fa il resto.

La maggior parte di noi non si immagina com’è, un vero sciopero della fame.

E allora bisogna farlo capire. Prosegui la lettura ›

Per Alfredo Cospito, al 60esimo giorno di sciopero della fame, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo

Cagliari, teatro Nanni Loy, 16 dicembre 2022. Lo striscione in solidarietà ad Alfredo Cospito esposto prima della presentazione di Ufo 78.

Cagliari, teatro Nanni Loy, 16 dicembre 2022. Lo striscione in solidarietà ad Alfredo Cospito esposto prima della presentazione di Ufo 78.

Da un po’ di tempo approfittiamo del tour del nostro ultimo libro per attirare l’attenzione sul caso del compagno anarchico Alfredo Cospito, detenuto in regime 41 bis nel carcere sassarese di Bancali e dal 20 ottobre impegnato in un drammatico sciopero della fame. Uno sciopero della fame vero, come quello di Holger Meins nel 1974, quello di Bobby Sands nel 1981, quelli nelle prigioni turche di Buca e Diyarbakir nel 2016-2017. Prosegui la lettura ›

Black Elf Power: il lato chiaro e quello oscuro degli Anelli del Potere

di Wu Ming 4

1.  «Io odio l’elfo nero»

La serie tv Amazon Gli Anelli del Potere, tratta dalle appendici del Signore degli Anelli, ha deluso parecchi fan tolkieniani e non solo loro. Pur mostrando il suo punto di forza nella resa immaginifica di panorami e skyline, nelle prove di alcuni attori e nella ricerca per così dire etnografica sui popoli della Terra di Mezzo, è parsa incredibilmente carente sul piano della scrittura, cioè per quanto riguarda la costruzione della trama e dei personaggi. [Qui un’estesa recensione/riflessione con spoiler]

Prima ancora dei giudizi trancianti sulle falle narrative però, la serie tv ha suscitato una quantità di polemiche e dibattiti sulla canonicità della rappresentazione, e sulle intenzioni politiche della produzione stessa. Amazon Prime è stata accusata di strumentalizzare le storie di Tolkien, reclutando un cast multietnico e presentando personaggi femminili clamorosamente più forti rispetto a quelli maschili, in ossequio ai dettami del politicamente corretto made in USA. Nei mesi scorsi, in giro per la rete e per i social media, sono state lanciate invettive per la presenza di un elfo, una regina numenoreana, una principessa nanica e alcuni hobbit interpretati da attori e attrici nere. La loro presenza non sarebbe filologicamente corretta – ha protestato certo fandom -, perché nelle storie di Tolkien le suddette razze non comprendono individui non bianchi, dunque inserirli sarebbe una forzatura strumentale, un «fare politica usando Tolkien» (in Italia ne sappiamo qualcosa, anche se più spesso si è trattato di una politica di segno opposto, ma tant’è).  Prosegui la lettura ›

La morte, la fanciulla e l’orco rosso, di Nicoletta Bourbaki. Finalmente in libreria l’inchiesta storica sul “caso Giuseppina Ghersi”

Copertina di La morte, la fanciulla e l'orco rosso

Clicca per vedere la copertina completa, con quarta e bandelle (pdf).

Arriva oggi in libreria il saggio d’inchiesta storica del collettivo Nicoletta Bourbaki La morte, la fanciulla e l’orco rosso. Il caso Ghersi: come si inventa una leggenda antipartigiana (Edizioni Alegre).

Il testo che segue non è una recensione, ma è più di una semplice segnalazione. Potremmo definirlo un «invito ragionato alla lettura».

Nel settembre 2017 l’improvviso clamore mediatico-politico suscitato dalla storia “riemersa” della giovane Giuseppina Ghersi – uccisa a Savona nell’aprile 1945 – lasciò perplessi noi Wu Ming e soprattutto insospettì Nicoletta Bourbaki, il gruppo di lavoro sulle falsificazioni e manipolazioni storiche nato su Giap.

Da allora Nicoletta ha condotto ricerche approfondite, ricostruendo la genesi – o per meglio dire, la fabbricazione – di quella storia.

La morte, la fanciulla e l’orco rosso è il risultato di un’inchiesta durata cinque anni. Con questo libro, Nicoletta sottrae un episodio della guerra di liberazione allo sciacallaggio, restituendolo alla storiografia.

Il libro ha due citazioni in esergo. Una ve la lasciamo scoprire; l’altra è di Primo Levi, tratta dal racconto «Ferro», in Il sistema periodico (Einaudi, 1975):

«Fu ucciso, con una scarica di mitra alla nuca, da un mostruoso carnefice‑bambino, uno di quegli sciagurati sgherri di quindici anni che la repubblica di Salò aveva arruolato nei riformatori.»

Qui Levi ricorda la morte dell’amico Sandro Delmastro, partigiano di Giustizia e Libertà in Val Pellice e nel cuneese.

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Quattro passi contro il Passante. Un rituale apotropaico per incontrare I sollevamenti della Terra.

Clicca sull’immagine per navigare la mappa provvisoria del percorso

Bologna si è affacciata sugli anni Venti del Duemila dichiarando per bocca del suo sindaco di essere «la città più progressista d’Italia».

Il primo frutto di questo suo progresso, l’opera più importante dell’immediato futuro, sarà l’allargamento del nastro d’asfalto che l’attraversa, da oriente a occidente. L’infrastruttura formata dall’A14 e dalla tangenziale raggiungerà in alcuni tratti le diciotto corsie. Per chi non la conoscesse, si tratta di un’autostrada urbana, che corre a circa tre chilometri dal centro storico, nel ventre di quartieri popolosi, e dunque a ridosso di case, condominii, campi coltivati, parchi e scuole.

Nell’ormai diffusa e solida consapevolezza che occorre ridurre l’uso dell’automobile, un progetto del genere ha l’aspetto di un mostro riemerso dal passato. È quanto di più retrogrado, inutile e ingiusto si potesse immaginare per contenere l’inquinamento, l’impatto sul clima, gli ingorghi. Prosegui la lettura ›