Speciale #Proletkult | Incontri ravvicinati e crossover, da Senigallia alla Finlandia.

V. S. Pšeničnikov, URSS. Unione di lavoratori di tutte le nazionalità , Manifesto per il decennale della rivoluzione d’ottobre, 1927

Continuiamo a segnalare, perché continuano a uscirne, le recensioni di Proletkult più interessanti delle ultime settimane.
Per chi se li fosse persi, ricordiamo che sul sito della casa editrice Einaudi sono stati pubblicati i titoli di coda del romanzo, nonché un articolo che indaga i rapporti tra Antonio Gramsci, Stella Rossa, il Proeltkul’t sovietico e Aleksandr Bogdanov.

Iniziamo con Claudia Mizzotti, su laletteraturaenoi.
Proletkult: il romanzo russo come non lo avreste mai immaginato

«il marchio di fabbrica resta quello: raccontare da un punto di vista inedito una vicenda che si pensa di conoscere (in questo caso la Rivoluzione russa) con un’operazione di mitopoiesi che sfida spesso le leggi del buonsenso, nel caso specifico vince anche la forza di gravità e varca i confini planetari, ma che riesce a ottenere nel lettore la sospensione dell’incredulità, nonostante la «termodinamica» di questa narrazione misceli ingredienti apparentemente assurdi: fino a qualche mese fa il crossover fra storia e fantascienza sembrava poco convincente, ora invece…»

Giulia De Florio, su L’Indice.
Crossover tra cosmo e rivoluzione

«Sulla scacchiera preparata dai Wu Ming si muovono diversi generi e sollecitazioni: storia e scienza, romanzo filosofico e detective story, in un intricato gioco di scatole cinesi dove si potrebbe facilmente perdere la bussola senza la – qui vale proprio la pena di dirlo – tectologica organizzazione del libro: 3 parti di 11 capitoli ciascuna, 333 pagine. L’ossessione per il modo in cui si organizza un sistema, politico o umano che sia, si fa qui struttura narrativa che scandisce i movimenti dei tre personaggi intorno a cui ruota la vicenda»

Copertina della prima edizione tedesca di «Stella Rossa» (1923), tradotta da Hermynia zur Mühlen

Alessandro Chiometti, su Civiltà Laica.
Era solo il preludio, compagni!

«I primi capitoli di un romanzo wuminghiano ci lasciano sempre spiazzati. Anche se conosciamo bene i loro lavori precedenti non abbiamo mai quella sensazione del “Che bello sono ritornato a casa!” come ci capita in genere con i nostri (altri) autori preferiti come Nick Hornby o Stephen King; ci capita invece di pensare “Ma dove vogliono andare a parare questa volta?”»

Daniele Colombi, su Una poltrona per tre.

«Chiuso il libro, resta la voglia di sapere di più, di tornare sui dialoghi serrati tra Lenin e Bogdanov, di approfondire i pensieri che hanno spinto i protagonisti a fare la Rivoluzione, non tanto per sé, quanto per la collettività.»

Martina Mencarini & Maristella Petzalis, su Global Project.
La mossa eretica

«Attraverso gli eventi e il vissuto dei tanti personaggi descritti ci viene presentato o esemplificato un fermento culturale e rivolgimenti storici costitutivi della cultura e del costume. Le riflessioni e le discussioni di Bogdanov nel romanzo affrontano temi che ancora dibattiamo: cambiare il sistema dall’interno o fare opposizione totale, legittimare l’autofinanziamento con le rapine, il ruolo del partito, ma anche quello del sapere, della scienza e dell’arte.»

Eetu Viren, su Kumu.
Oleminen organisaationa” (in finlandese, ma con Gugol Traduttore a s capéss incôssa.)

Concludiamo proponendo la registrazione dell’incontro su Proletkult che si è tenuto allo spazio autogestito Arvultùra di Senigallia. Grazie soprattutto alle domande di Alessandro Natalucci si sono toccati diversi aspetti interessanti, che non avevamo ancora trattato in altre presentazioni, in particolare rispetto al punto di vista alieno di Denni e alla sua capacità di dire “verità inverosimili”. Buon ascolto!

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