Una donna, Europa. La voce e il corpo di Furio Jesi

[Stasera (venerdì 18 febbraio) al laboratorio Bartleby di Bologna, via S. Petronio Vecchio 30/a (qui la locandina), Enrico Manera e Wu Ming 1 presenteranno il numero monografico della rivista Riga, interamente dedicato a Furio Jesi, mitologo e scrittore, 1941-1980. Per l’occasione, offriamo ai lettori un reperto finora difficilmente reperibile.]

Furio Jesi, “Sul mito di Europa”, in L’uomo europeo, vol. 8, 1978, di Folco Quilici

In questo raro documento video Jesi compare in qualità di esperto all’interno di un documentario sull’identità europea, nei primi minuti del film.
Ne “L’Uomo europeo” (1976/1980) Quilici si è avvalso della collaborazione di Fernand Braudel, Claude Lévi Strauss, André Leroi-Gourhan, oltre che Jesi.

L’immagine è poco definita e irreale: lo studioso cammina ieratico lungo una strada innevata delimitata da boschi. Indossa un ampio cappotto bianco, ha barba e lunghi capelli neri, il viso è sormontato da grandi occhiali dalla spessa montatura. Parla con voce precisa e abilità da narratore, servendosi di molte pause espressive e toniche: campi lunghi e primi piani si alternano, contrastati con immagini di mare, rovine mediterranee e icononografia classica di statue e pitture. Il suono dei suoi passi si mescola con inserti di musica di flauti arcana e insinuante. Lo schermo è completamente inondato di luce, il bianco lattiginoso si alterna all’azzurro, rami neri si stagliano netti sull’obiettivo. La camera si muove con lui; il regista ne ha fatto uno specialista del silenzio e dell’interiorità: calpestando una terra fredda si muove con dolcezza in vasti spazi psichici. A un certo punto guarda in camera e parla con noi, il volto seminascosto dai rami e gli occhi hanno lo stesso punto di nero del paesaggio che oppone resistenza alla luce abbacinante. In questi pochi minuti quello che vediamo è il suo sguardo, le immagini che affiorano alla nostra visione sono epifanie di un tempo azzerato che sta nella sua mente.
Di seguito la trascrizione letterale del testo.

[voce narrante]

«Il ratto d’Europa; di questa favola così densa di significati simbolici abbiamo avuto la fortunata opportunità di parlare con un famoso mitologo, Furio Jesi, che abbiamo avvicinato non lontano dalla sua casa, in quella campagna in cui egli si era ritirato a vivere, in odio all’appiattimento e alla affollata solitudine della vita cittadina.»

[L’intervento di Jesi:]

«Siamo nelle neve, siamo nella nebbia, in una campagna padana e quindi paradossalmente le circostanze sono adeguate ad evocare un mito che è partito da una tradizione solare, da un’immagine solare come quella del mare della Fenicia, come quella di Creta; ma che ha come protagonista una figura, Europa, che, a ben guardare, è una figura lunare, anziché solare, quindi una figura molto più ambigua, una figura in cui la luce non è la luce dura del sole ma è una luce che può avvicinarsi, può diventare la luce delle regioni settentrionali, può diventare la nebbia delle regioni settentrionali.
Mito dell’Europa ma prima di tutto di Europa, quindi storia molto antica di un personaggio femminile, che si ritrova secondo la tradizione a cogliere fiori sulla riva della Fenicia, viene affascinata dalla figura di Zeus in forma di toro che esce dalle acque, lo segue, viene trasportata fino all’isola di Creta e là avvengono, avvengono le nozze fra Zeus ed Europa.
C’è da chiedersi però, e il punto più oscuro rimane questo, quale forza si sia concretata abbia assunto forme in questo mito, tanto da permettergli di rimanere poi in una tradizione storica che arriva fino a noi. Il figlio di Europa e di Zeus, Minosse, è rimasto nella tradizione come il legislatore, quindi ha impersonato la tradizione della prima cultura organizzata, ordinata, secondo modelli che poi si riproporrano attraverso la cultura greca, si riproporranno fino a tradizioni europee più recenti; e il nome stesso Europa e quanto gli restava di mito si è riempito di altri contenuti diversissimi fra loro che arrivano fino ad oggi e che si trasformano continuamente».

Scheda a cura di Enrico Manera

Vedi anche:
Estratto da Trommeln in Genua

(il contributo al volume di WM1)

***

Ricordiamo che domani sera (19 febbraio), a ROMA, Wu Ming 4 e Roberto Arduini presenteranno il libro di J.R.R. Tolkien Il ritorno di Beorhtnoth, figlio di Bearhthelm.  H.18, Magazzini Popolari Casalbertone, via Orero 61, a cura di Avanguardia / RASH (Red & Anarchist Skinheads). Diretta audio in streaming su Trapped In Society Web Radio, ascoltabile a questi due indirizzi:
http://www.trappedinsociety.it/tisplayerbeta.html

www.inventati.org/rashroma

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4 commenti su “Una donna, Europa. La voce e il corpo di Furio Jesi

  1. […] This post was mentioned on Twitter by ji and doktorsavoia, Wu Ming Foundation. Wu Ming Foundation said: Una donna, Europa. La voce e il corpo di Furio Jesi: [Stasera, al laboratorio Bartleby di… http://goo.gl/fb/yjuL1 […]

  2. Grazie come sempre per il prezioso supporto visivo e, piú in generale, per tutto il vostro impegno “jesiano”. Vorrei chiedervi però se fosse da qualche parte disponibile in podcast la cronaca della presentazione tolkieniana avvenuta a Roma, dal momento che sono curiosissimo e che me la sono perso, non vivendo nella capitale. In alternativa, magari sareste così gentili da scriverne qualche impressione?

  3. @ Gabriele
    stiamo aspettando che i compagni della RASH di Roma ci mandino la registrazione. Noi ne abbiamo una versione monca, priva dell’intervento di apertura e delle prime frasi del discorso di WM4. Male che vada, possiamo mettere a disposizione quello, ma sarebbe meglio attendere l’integrale.

  4. Mi sa che ancora non è stato segnalato e quindi lo faccio io, sperando sia cosa gradita: sul numero di marzo di Alfabeta2 – come si può vedere dal sommario (http://www.alfabeta2.it/2011/03/03/sommario-del-n%C2%B0-7-marzo-2011/) – ci sarà un “Dossier Furio Jesi” con articoli vari.
    Dovrebbe già essere in edicola/libreria…