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Europa

Su cosa debba significare «Europa» per i rivoluzionari. Riflessione a partire da alcune critiche europeiste a La macchina del vento

A sinistra, Europa rapita da Zeus trasformato in toro (statua in bronzo di Bartolomeo Bellano, 1470). A destra, l’immagine-simbolo di Occupy Wall Street, con la ballerina in equilibrio sul «toro di Bowling Green» (intervento del 2011 su statua in bronzo di Arturo Di Modica, 1989).

di Tommaso Baldo *

Nel corso degli ultimi mesi il romanzo di Wu Ming 1 La macchina del vento ha suscitato un interessante dibattito a proposito di uno dei temi trattati nell’opera, ovvero le prime reazioni al Manifesto di Ventotene – il cui titolo «vero» era Per un’Europa libera e unita –, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi mentre erano relegati al confino fascista sull’isola di Ventotene.

Il protagonista e principale voce narrante del libro, il giovane socialista ferrarese Erminio Squarzanti, anch’egli confinato, rifiuta di sottoscrivere il Manifesto ed espone in una lettera agli autori le sue critiche. Squarzanti non contesta l’idea dell’unità europea e condivide la dura critica dello stato-nazione contenuta nel testo, ma a respingerlo è quello che considera un approccio elitario e tendenzialmente autoritario che intravede alla base della proposta:

«Tutto il manifesto è intriso di sfiducia nelle masse popolari, che da sole non saprebbero mai quel che vogliono e sarebbero sempre bisognose di capi che glielo spieghino. Non solo: ogni volta che parlate del proletariato voi lo associate a piccolezze, particolarismi e vedute anguste».

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It’s Not Fair. Note su #Dunkirk di Christopher Nolan e su dove siamo adesso

L'Europa sulla spiaggia di Dunkirk

L’Europa sulla spiaggia di Dunkirk.

di Wu Ming 4

Christopher Nolan non ha bisogno che si esalti per l’ennesima volta la sua straordinaria capacità di rileggere i generi – in questo caso il war movie sul secondo conflitto mondiale. Non ha bisogno che si parli ancora della sua maestria nel raccontare storie sfasando i piani temporali, blindandone la tenuta narrativa con meccanismi a orologeria. Tanto meno ha bisogno che si esaltino le sue doti puramente registiche, capaci di rendere claustrofobico un film che si svolge su tre livelli – terra, mare, aria – raccontandoti la stessa storia dalle tre angolazioni con un andamento diacronico, e con un uso dirompente del contrasto tra silenzio e rumore, tra gesto e parola.

Sotto questi aspetti Dunkirk è l’ennesimo film di Nolan indimenticabile, nel senso letterale di impossibile da dimenticare, che resta impresso a fuoco nell’immaginario cinematografico, e costringe i successori a un confronto diretto.

Ma c’è dell’altro che colpisce, e spinge a una riflessione su quello che accade oggi in Europa e perfino quaggiù nella sua propaggine meridionale. Prosegui la lettura ›

Una donna, Europa. La voce e il corpo di Furio Jesi

[Stasera (venerdì 18 febbraio) al laboratorio Bartleby di Bologna, via S. Petronio Vecchio 30/a (qui la locandina), Enrico Manera e Wu Ming 1 presenteranno il numero monografico della rivista Riga, interamente dedicato a Furio Jesi, mitologo e scrittore, 1941-1980. Per l’occasione, offriamo ai lettori un reperto finora difficilmente reperibile.]

Furio Jesi, “Sul mito di Europa”, in L’uomo europeo, vol. 8, 1978, di Folco Quilici

In questo raro documento video Jesi compare in qualità di esperto all’interno di un documentario sull’identità europea, nei primi minuti del film.
Ne “L’Uomo europeo” (1976/1980) Quilici si è avvalso della collaborazione di Fernand Braudel, Claude Lévi Strauss, André Leroi-Gourhan, oltre che Jesi. Prosegui la lettura ›