Intervista a Wu Ming: «Grillo cresce sulle macerie dei movimenti»

Una struttura verticale, ad albero, cresciuta sulle nostre rovine

Una struttura verticale, ad albero, cresciuta sulle nostre rovine.

[Quest’intervista a cura di Roberto Ciccarelli, che ringraziamo, appare oggi a tutta pagina su «Il manifesto». Più chiari e diretti di così non riusciamo a essere, è la sintesi di tutto quel che pensiamo del M5S e della sua relazione con la crisi/assenza dei movimenti. Non abbiamo il tempo e le energie per tradurla in altre lingue, se ci sono volontari, si facciano avanti senza remore.]

Quella di Grillo è una strategia diversiva. Serve a spingere l’«indignazione», tanto celebrata nelle acampade spagnole o negli occupy americani, lontano dalle piazze italiane. Più la crisi diventa feroce e più le scariche di risentimento vengono fatte confluire in un comodo format, quello del blog del Capo dei Cinque Stelle che solletica il giustizialismo giacobino contro la «casta» e le sue maschere. Per Wu Ming, il collettivo dei cinque scrittori autori di Q, (come Luther Blissett), 54 e Altai, il movimento 5 stelle ha inquadrato le energie potenziali di una rivolta contro l’austerità in una gabbia discorsiva che fa la parodia del conflitto politico, lasciandolo amministrare da «un’organizzazione settario-aziendale» (la Casaleggio&Associati) e dalla guida simbolica di Beppe Grillo. Per loro il radicalismo pentastellato «amministra la mancanza di movimenti radicali in Italia». La tesi esposta con determinazione in un articolo sul sito di Internazionale, è stata ampliata su «Giap», l’influente blog dei Wu Ming, interrompendo il silenzio attonito dei movimenti che hanno attraversato l’ultimo decennio, da Genova alle campagne sui beni comuni.

Voi dite che Grillo non è un incendiario ma un pompiere, perché pratica la sistematica occupazione dello spazio discorsivo dei movimenti: la No-Tav, l’acqua bene comune, la scuola e l’università, il reddito. E lo ricolloca in una cornice che definite di «destra». Potete spiegare che cosa significa?

La nascita del grillismo è una conseguenza della crisi dei movimenti altermondialisti di inizio decennio. Man mano che quel fiume si prosciugava, il grillismo iniziava a scorrere nel vecchio letto. Nei primi anni, i liquidi erano ancora «misti», e questo ha impedito di vedere cosa si agitava nel miscuglio, oltre ad attenuare certe puzze. In seguito, la crescita tumultuosa del M5S è divenuta a sua volta una causa – o almeno una concausa importante – dell’assenza di movimenti radicali in Italia, per via della sistematica «cattura» delle istanze delle lotte territoriali, soprattutto di quelle più «fotogeniche». Non c’è lotta «civica» su cui il M5S non abbia messo il cappello, descrivendosi come suo unico protagonista. Temi, rivendicazioni e parole d’ordine sono stati cooptati e rideclinati in un discorso confusionista e classicamente «né-né», cioè che si presenta come oltre la destra e oltre la sinistra. È un discorso che accumula sempre più contraddizioni, perché mette insieme ultraliberismo e difesa dei beni comuni, retorica della democrazia diretta e grillocentrico «principio del capo», appoggio ai No Tav che fanno disobbedienza civile e legalitarismo spicciolo che confonde l’etica col non avere condanne giudiziarie. Quest’ultimo aspetto era già evidente al primo V Day, quando dal palco Grillo accomunò Daniele Farina del Leoncavallo a gente in odore di mafia, solo perché anche lui aveva «condanne». Già tutto questo tanfa di cultura di destra, ma a essere destrorso è innanzitutto il racconto dell’Italia che fa Grillo.

Ecco, qual è il racconto di Grillo?

C’è un «Popolo onesto» (dato per indiviso al suo interno, niente classi, niente interessi contrapposti) e c’è una «Casta corrotta» descritta come esterna al «Popolo». Per risolvere i problemi dell’Italia, bisogna eleggere «le persone oneste», che non prenderanno «decisioni di destra» o «decisioni di sinistra»: prenderanno le decisioni «giuste». In questo, la retorica del grillismo è affine a quella del tanto odiato governo Monti: le questioni sono tecniche, non politiche. E’ un frame semplicistico e consolatorio, che rimuove le contraddizioni, non tocca le cause della crisi e offre nemici facili da riconoscere.

Ma perché il M5S oggi riscuote un enorme consenso anche presso persone di sinistra e attivisti dei movimenti precedenti?

Se Grillo e Casaleggio sono riusciti a fare questo, è perché i movimenti non hanno saputo trovare vie d’uscita dalla crisi che li ha colpiti una decina d’anni fa, non c’è stato un lavoro riorganizzativo, e i cicli di lotte che si sono susseguiti non hanno radicato senso comune. Grillo personifica il fallimento dei movimenti, è principalmente su questo che dobbiamo interrogarci. Il fatto che molte persone di sinistra anche radicale (addirittura protagonisti dei precedenti cicli di lotte) abbiano scelto Grillo «perché non c’è altro» è comprensibile, non è con loro che ce l’abbiamo, ma siamo convinti che il M5S sia una falsa soluzione, e il «non c’è altro» sia una conseguenza della «cattura» che dicevamo: se a ogni movimento viene sovrapposta la faccia di Grillo, è inevitabile avere l’impressione che si muova solo lui. Va spezzato l’incantesimo e, allo stesso tempo, bisogna avviare un duro lavoro di ricostruzione.

Parlavate dei No Tav. Il 23 marzo tutti i parlamentari M5S andranno in val susa a manifestare contro la tav, un segnale forte, il movimento fa proprie le istanze della valle. E questo si potrebbe ripetere per altri movimenti. Come può essere compatibile questa scelta di organicità ad un movimento reale con il frame di destra di M5S?

Dovrebbero essere loro a spiegare come si concilia l’appoggio a un movimento che non teme di ricorrere all’illegalità e ha praticato anche l’uso della forza, con una concezione di «onestà» che si limita alla fedina penale «pulita». Anche questa è una contraddizione che l’attivismo frenetico e appariscente cerca di tenere occultata: si corre di qua e di là proprio per non affrontare davvero nessun nodo di fondo.

Potete fare un esempio di un «nodo di fondo» che non vogliono affrontare?

Il «reddito di cittadinanza»: lo nominano di continuo, e questo era già un vecchio vizio del movimento «antagonista», soprattutto di certo post-operaismo un po’… «flower power». Ma cosa s’intende per «reddito di cittadinanza»? La questione si divide ulteriormente in due: cosa si intende per «reddito»? E’ un sussidio di disoccupazione? E’ il salario minimo? Sono mille euro a testa? E poi, li reperiamo tassando i ricchi oppure abolendo le pensioni e tagliando tutti gli stipendi pubblici? Certamente l’ultraliberista Casaleggio spinge per la seconda ipotesi, ma son tutti d’accordo? Inoltre, cosa s’intende per «cittadinanza»? E’ il principio universalistico nato dalla Rivoluzione Francese o è la sua declinazione nazionalista di destra? È lo ius soli o lo ius sanguinis ? Il mio vicino di casa dalla pelle scura, i cui figli vanno a scuola con i miei, è incluso o no? A giudicare da certe esternazioni razziste provenienti da esponenti M5S e da Grillo in persona, diremmo che non è incluso, e che il «reddito di cittadinanza» sarebbe erogato secondo criteri sciovinisti.

«Tifate» per la rivolta della base del movimento contro il vertice di M5S e la base. Ma di quale base stiamo parlando, visto che in M5S c’è il precario e la partita Iva, ma anche il piccolo imprenditore in crisi o il pensionato?

Su questo punto si è generato un equivoco. Per «tifare rivolta dentro il M5S» noi intendiamo l’auspicio che le contraddizioni si acuiscano ed esplodano. Questo non va confuso con un discorso perbenista sulla «base» che «è buona»: nella base ci sono parecchi fascisti e gente che fino a ieri si esaltava per Bossi o per Berlusconi, c’è anche quel tizio del M5S Pontedera che ha diramato un comunicato razzista raccapricciante, c’è quel grillino sardo che ha paragonato il matrimonio gay all’accoppiamento con animali… La «base» non è «buona», anche questo sarebbe un frame di destra, un far rientrare surrettiziamente il discorso del «Popolo» contro la «Casta», laddove in questo caso la casta sono Grillo e Casaleggio. No, noi ci auguriamo spaccature verticali e orizzontali, e su questioni concrete. Saranno le battaglie specifiche a mettere i grillini «di sinistra» di fronte a scelte che ormai non sono procrastinabili.

Pensate che Grillo accetterà l’offerta di «governare» per non «finire come in grecia»?

Casaleggio, che certamente si è divorato manuali di marketing come Prosperare sul caos di Tom Peters, si sta interrogando su come mantenere l’immagine del M5S come «grande scompigliatore» anche in una fase come questa, dove qualche decisione concreta andrà pur presa, e a qualunque decisione concreta andrà sacrificato qualcosa (e qualcuno). In ogni caso, qualunque strada scelgano, le contraddizioni di cui sopra non potranno restare occultate a lungo.

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403 commenti su “Intervista a Wu Ming: «Grillo cresce sulle macerie dei movimenti»

  1. L’intervista è una riproposizione, in forma ancor più chiara e se possibile più intellegibile di prima, di quanto scritto nei post precedenti.
    Quindi, per ampliare il discorso ed introdurre un elemento nuovo, mi chiedo (e vi chiedo): cosa dovrebbero fare secondo voi i movimenti?
    Intesi non quali movimenti futuri, progetti ancora sul nascere, bensì i movimenti che oggi vivono, lottano e crescono sul territorio.
    Dai No-Tav ai No-Muos, dai No-Inc di Albano Laziale ai cittadini dei Tamburi di Taranto: come comportarsi dinanzi a questa minaccia?
    Perché il M5S è di per sé una minaccia alla loro stessa esistenza. Mi spiego meglio.
    Nel momento in cui Grillo cerca di cooptare le istanze delle varie lotte, di farle sue, rivendica lo spazio politico tradizionalmente occupato da una sinistra istituzionale ad oggi scomparsa dal panorama nazionale. Rivendica tutta via questo spazio in nome di un’alterità, di un non-schierarsi (mentalità le cui falle avete a fondo esaminato), che trae in inganno gli attivisti dei movimenti locali che arrivano ad identificarsi con il M5S, applicando inconsciamente il frame noi/loro ponendo il M5S in quel “noi” opposto al “loro” del mondo istituzionale che in questi anni è stato sordo alle loro lotte.
    Ma i pericoli di una palese adesione sono innumerevoli: dinanzi al probabile sbando/rivolta a cui andrà incontro il M5S, ed alla quale non solo voi auspicate, non rischiano di frammentarsi anch’essi? Di venir trascinati giù, nella melma, così da spazzar via anche l’ultimo germe di resistenza italiana?
    Forse lotte radicate come i No-Tav ammortizzerebbero la botta, ma altri scenari vi riuscirebbero?
    Quindi cosa fare: lasciarsi sedurre dalla possibilità di vincere una battaglia con un cavallo di per sé gravemente malato e pieno di contraddizioni o marcare le distanze ed attirare le ire di gran parte della base che, invece, non ha saputo legarsi al palo e resistere al canto delle sirene?

    • Guarda, volenti o nolenti, bisognerà avere a che fare con gli eletti e i militanti del M5S. E a me non viene in mente niente di più realistico se non incalzarli proprio sulle loro cinque stelle, per andare a sciogliere certi nodi. Incalzarli sulle lotte concrete, ovviamente, caso per caso.

      Un esempio lo faceva Girolamo De Michele in un thread precedente qui su Giap: la scuola pubblica.
      A Bologna i grillini sono tra i promotori del referendum sui finanziamenti alle scuole paritarie private (di cui ci siamo occupati). Una delle loro stelle è proprio l’abolizione dei finanziamenti alle scuole private e il risarcimento dei fondi tagliati dai governi precedenti. Noi crediamo che una qualunque forza politica che si dica di sinistra dovrebbe appoggiare questa istanza e in questo senso è imprescindibile che si coordini con il M5S.

      Qualora però questa battaglia locale venisse fatta seguire da una battaglia parlamentare per applicare il secondo punto del programma grillino sulla scuola, allora la faccenda cambierebbe per forza aspetto.
      Infatti l’abolizione del valore legale del titolo di studio equivale alla liberalizzazione dell’istruzione. Si tratta cioè di passare al modello anglosassone, dove chi ha più soldi si paga la scuola per ricchi con gli insegnanti migliori. Marchionne o Lega Coop potrebbero aprire e finanziare le loro scuole come parrebbe e piacerebbe a loro senza dover rendere conto a nessuno e con il titolo di studio equivalente a quello di ogni altra scuola. In uno scenario del genere, lo Stato riserverebbe sì tutti i propri magri fondi alla scuola pubblica, ma facilmente questa diventerebbe la scuola per i poveri, come in America. Su questo punto riteniamo che qualunque forza che si dica di sinistra dovrebbe invece essere contraria :-)

      Contraddizioni come questa, inevitabilmente si presenteranno nei prossimi mesi e gli attivisti “dal basso”, così come le forze più organizzate dovranno lavorare perché esse esplodano e il conflitto si ridefinisca in termini concreti e non feticizzati.

      • Questo secondo me è l’unica vera risposta, spingere perché realizzino le cose sensate e, nel farlo, portare alla luce le assurdità.

        Fare muro “a prescindere” porta invece a compattare il M5S, impedendo agli aderenti una chiara visione delle criticità interne, nascoste dalla “lotta contro gli altri”.

        E’ unicamente iniziando a realizzare le cose sensate, che si esce dall’impasse.

        • Concordo in pieno. E ri-segnalo un altro punto critico a breve: l’appoggio al movimento notav e il giustizialismo. Nei prossimi mesi mi aspetto che in Valsusa si chiederà ai deputati M5S di partecipare a qualche gesto di disubbidienza civile. A quel punto la contraddizione dovrebbe diventare evidente anche a chi è disposto a chiudere un occhio per non doversi ricredere.

          • Roberto, però a dirla tutta facce note del m5s io in valle le ho viste anche in momenti tesi che tracimavano dall’alveo della legalità. Così, a memoria: il 27 giugno allo sgombero della Maddalena, l’8 dicembre 2011 quando molti furono i feriti da lacrimogeno, in quei concitati giorni di un anno fa, quando Luca lottava in ospedale e noi occupavamo l’autostrada e le statali al Vernetto, con scontri e quant’altro. E non mi sembra che nei coordinamenti o nelle assemblee abbiano mai sollevato questioni su pratiche extra legali come il taglio delle reti. Magari a breve il punto critico che segnali salterà fuori, ma finora non è stato così, e non mi pare di vederlo profilarsi all’orizzonte da queste parti. Forse le pratiche che il movimento no tav si è dato hanno influenzato i ragazzi del moVimento che vi partecipavano. E se così è, oltre che tifare rivolta nel m5s, sarebbe vitale giocare rivolta nella scuola, nel lavoro, nei territori.

            • Penso però che Roberto intendesse dire: adesso che sono deputati, vediamo che succede. Perché per il M5S se uno ha condanne non può stare in parlamento. Se un deputato o senatore M5S partecipa a un atto illegale in valle e viene processato per direttissima, come ultimamente si usa, diventa un condannato e allora che fa? Si dimette dal parlamento? Se non poteva stare in parlamento Farina perché aveva infranto la legge occupando il Leonka o resistendo a pubblico ufficiale, perché dovrebbe poter stare in parlamento il grillino che fa le stesse cose insieme ai No Tav? Farina era un pregiudicato da additare all’odio delle masse e il Bertola di turno invece no?

            • Non dicevo questo.
              Se un parlamentare M5S viene condannato per una manifestazione notav che fa, si dimette? Se si, rinuncia a difendere il notav, e quindi dovrebbe perdere l’appoggio della base, se no viola il non-statuto. In ogni caso viene meno ad una promessa.

              • Ci siamo incrociati :-)

              • Ho capito, scusa ma avevo male interpretato, volevo sostenere che il problema che sollevavi a proposito del deputato fosse già presente, nel passato, per i consiglieri regionali o comunali i quali, nonostante questo, partecipavano alle iniziative. Credo, ma non sono esperto di 5s, che la regola dei condannati valga per tutti gli eletti e non solo per i parlamentari.
                Non capisco però quando dici che se un parlamentare viene condannato e si dimette rinuncia a difenderci, venendo meno a una promessa. Da una parte ci sono le loro regole, dall’altra l’impegno nella lotta no tav, se ti sei dimesso perchè condannato ma porti avanti la lotta partecipando, non vedo il problema nè la promessa infranta.
                Detto questo, io non condivido nulla del furore legalitario che risulta da regole come questa e da alcune prese di posizione, e penso che un condannato per resistenza (durante una iniziativa antifascista se ben ricordo) come Daniele Farina non dovrebbe essere additato ma portato sul palmo di mano. Però se mi trovo i grillini e i loro eletti al nostro fianco anche nelle situazioni non legali (blocchi e così via), magari non in prima fila ma un po’ defilati, beh, prima di pretendere che i loro nodi vengano immediatamente al pettine o smadonnare per le evidenti contraddizioni, sono contento che abbiano scelto di camminare con noi (come per i sindaci).
                Ancora una cosa, wm1 mi chiedi cosa farà un 5s eletto nel caso di condanna per motivi di ordine pubblico. Non ne ho idea. Credo che dimettersi o non dimettersi sia una questione formale, mi interessa che rivendichi ciò che ha fatto.

              • Dài, che ci si metta a questionare sulle beghe interne dei grillini nel bel mezzo di un’azione No Tav non lo auspicherebbe nemmeno il Cappellaio matto :-) Qui non si sta riflettendo su quel che dovrebbero fare i No Tav, ma sulle contraddizioni del grillismo, ed è da quel versante che si affronta il discorso.
                [Per inciso, il trattamento fascista riservato a Daniele Farina da Grillo e della piazza galvanizzata del V Day grida ancora vendetta. Anche tra i compagni, all’epoca di solidarietà ne ricevette ben poca (ne parlammo solo noi e Carmilla).]

              • Bell’esempio, tra l’altro penso che lo Stato non si farà sfuggire a lungo questa occasione di mettere alla prova i grillini dal punto di vista opposto al nostro.

                Un caso simile, e già successo, è Parma. Sulla questione dell’inceneritore e del ripagamento del debito con le banche, la giunta 5 Stelle è stata messa di fronte a un aut-aut legale: o continui a fare quel che faceva la giunta precedente o vai nelle grane (penali da pagare, default ecc.). Hanno scelto la continuità, quindi oggi è stato acceso l’inceneritore e le banche sono state ripagate.

                La tendenza politica a cui appartengo si è trovata di fronte a un problema simile quando governava Liverpool negli anni Ottanta (ebbene sì, Liverpool ebbe una giunta trotskista per qualche anno). La Thatcher ci mise di fronte alla scelta se accettare i tagli ai trasferimenti agli enti locali e quindi tagliare i servizi alla povera gente, oppure tenere duro. Tenemmo duro e i 47 consiglieri marxisti vennero messi sotto processo.

                Alla fine vinse la Thatcher, anche per qualche casino che abbiamo combinato noi, ma fu una vittoria di Pirro perché poco dopo la mettemmo all’angolo con una lotta di massa, pure quella con aspetti di disobbedienza civile, ad una nuova tassa regressiva, la Poll Tax.

                Il rapporto tra lotte sul territorio e linea nazionale è da sempre il tallone d’Achille di qualsiasi movimento che voglia mostrarsi intransigente. Non credo che il M5S abbia una chiarezza di princìpi e un’omogeneità di obiettivi che gli possa permettere di sciogliere facilmente questo nodo al momento di entrare nelle stanze del potere politico.

        • Valentino, mi fa piacere che siamo d’accordo. Ad ogni modo, questa risposta è quella che avevamo già dato nei post precedenti. “Tifare rivolta” significa questo, e quel che ha scritto WM4 era già espresso nel paragrafo 7 del post dell’altroieri (“You can’t have it both ways, comrades”). E’ incalzandoli a scegliere una linea chiara per realizzare gli obiettivi concreti “di sinistra” che si portano alla luce le assurdità e le contraddizioni dell’impostazione “di destra” reiterata da Grillo e Casaleggio.

      • Non mi è chiaro perché l’abolizione del valore legale del titolo di studio equivalga alla liberalizzazione dell’istruzione.

        «Si tratta cioè di passare al modello anglosassone, dove chi ha più soldi si paga la scuola per ricchi con gli insegnanti migliori.»

        Chi ha i soldi a prescindere dal valore legale del titolo può scegliere (e di fatto già lo fa) di studiare in scuole private, presumibilmente perché le ritiene migliori, il che si suppone (e sottolineo “si suppone”) voglia dire migliori insegnanti. Si fanno dunque due assunzioni (o una o l’altra o entrambe): che i buoni insegnanti abbiano titoli di studio con valore legale e che i buoni insegnanti prediligano la scuola privata (forse perché meglio pagati).
        Solo la prima crea un collegamento con la proposta del M5S e francamente mi è oscuro ciò che vi rende tanto sicuri della relazione migliori insegnanti = titolo di studio legalmente riconosciuto.

        Del resto supponiamo che una scuola privata abbia i migliori insegnanti possibili, ma dia ai suoi studenti un attestato di studio che non sia riconosciuto legalmente e che per questo gli studenti di tale scuola abbiano difficoltà ad accedere a certi lavori, pur essendo brillanti e i migliori ad ambire a quella determinata posizione. Vorrebbe dire addio alla meritocrazia, tanto decantata (e credo giustamente) ben prima del boom grillino.

        L’intenzione della proposta è proprio quella di favorire la meritocrazia, credo.

        Si può dire che sia ingenuo pensare che possa funzionare/bastare. Ma la presunta contraddizione non mi pare che si basi su una solida analisi.

        • Provo a risponderti.
          L’attuale sistema scolastico italiano (teniamo presente questo punto: non si possono imitare con un cut&copy sistemi scolastici altrui come fossero pezzi di ricambio) stabilisce alcuni requisiti di base (uso un linguaggio volutamente non tecnico). Numero minimo di ore, un certo numero di contenuti, soprattutto un certo elenco di cose che lo studente dovrebbe saper fare al termine degli studi. E ancora, a cosa serve la scuola (se ci fai caso, nel programma del M5S questa cosa non viene detta): scuola democratica, o costituzionale (sono le formule più usate) significa formare all’esercizio attivo della cittadinanza.
          Il valore legale del titolo di studio è la garanzia che il percorso scolastico sia all’interno di questi parametri. Se fai una scuola non parificata (ce ne sono), devi sottoporti a una verifica (ad es. andare a fare l’esame finale in una scuola pubblica). È una garanzia del cittadino, perché tutto questo costa molto di più di un corso di formazione; così come insegnare davvero l’informatica costa molto di più dell’insegnare l’uso di pacchetti di programmi predefiniti: la prima cosa è cittadinanz aattiv,a la seconda acquisizione di nozioni (e magari di una patente ECDL).
          Abolire il valore legale del titolo di studio significa in primo luogo abolire l’obbligo, per la scuola “pubblica”, di fare quel tot di cose che ti descrivevo: e, con i chiari di luna che corrono, significa sottoporre l’insegnamento alla mannaia dei tagli. In secondo luogo, significa dare mano libera a chi crea scuole nelle quali non si forma la cittadinanza attiva (ad es. scuole confessionali nelle quali non è prevista la formazione di una mente critica: che ci sono già, ma almeno oggi sono costrette entro certi vincoli, per quanto tenui siano): una scuola aziendale (il modello in nuce c’è già, sono gli ITS creati in joint venture con Finmeccanica) che prometta l’inserimento nell’azienda, e se ne freghi della formazione del futuro cittadino.
          Il modello inglese, che viene citato a sproposito tanto da Grillo quanto da Giorgio Vittadini (consigliere di Gelmini, dirigente della Fondazione per la Sussidiarietà/Compagnia delel Opere/CL, la più grossa lobby di scuole “parificate” in Italia) è oggi sottoposto a critiche radicali perché ha portato alla formazione di poche scuole d’élite e alla catastrofe delle scuole pubbliche (non a caso la Gran Bretagna è il paese col più alto numero di casi di bullismo, laddove l’Italia è al disotto della media europea), soprattutto di quelle che non sono nel centro cittadino ma nelle periferie, nei quartieri di immigrati, ecc. E lo stesso accade in Francia, negl iUSA, ecc.
          Quello che dici delel scuole private è errato: in Italia (uno dei soli 4 paesi dell’area OCSE in cui ciò accade) le scuole private sono ben più scadenti di quella pubblica, che invece prima che entrassero in vigore i provvedimenti di Gelmini aveva recuperato diverse posizioni (sono dati OCSE, puoi vedere una sintesi qui e qui, io ho letto i rapporti per intero). Chi sceglie una scuola privata lo fa quasi sempre perché cerca un diplomificio (qui ti parla il docente che più volte è stato mandato a esaminare gli studenti delle parificate, e sa di cosa parla). Questo è un altro problema italiano, di cui non possiamo non tenere conto nei rapporti tra scuole pubbliche e scuole private.
          Infine, e non è considerazione da poco: che l’abolizion edel valore legale del titolo di studio sia un punto programmatico che accomuna la loggia P2 di Licio Gelli, Comunione e Liberazione, e quantomeno la corte dei miracoli che circondava l’ex ministro Gelmini, non ti dovrebbe far riflettere?

        • “L’intenzione della proposta è proprio quella di favorire la meritocrazia, credo.”
          La parola “meritocrazia” è comunque molto ambigua. Ai “blocchi di partenza” non siamo tutti uguali, c’è sempre qualcuno che parte svantaggiato. Qualche giorno fa, Christian Raimo ha scritto un interessante post dove, tra le altre cose, ha affrontato proprio le contraddizioni insite nel vocabolo “meritocrazia”. Nel testo in questione Raimo suggeriva di accantonare la suddetta parola e di ripartire dal termine “uguaglianza”.
          Riporto qui sotto, tra virgolette, un passaggio di quel post.

          “Per questo sarebbe interessante tentare di partire da un’altra parola-chiave che spesso la sinistra dimentica per raccattare dei succedanei poco fruibili: parliamo dell’uguaglianza. E per parlare di uguaglianza bisogna a mio avviso sempre partire da sé.
          Dunque eccomi. M’immagino su quel palco del Pd, e mi chiedo che discorso avrei fatto. Avrei preferito essere più teorico, ma se fossi stato costretto a raccontare la mia storia, avrei detto: buongiorno compagne e compagni, sono un privilegiato. Ho avuto una famiglia che mi ha permesso di studiare, ho fatto una scuola pubblica ottima e un’università pubblica altrettanto formativa. Questo è stato possibile grazie al potere d’acquisto dei redditi medio buoni dei miei genitori (un’insegnante e un professionista, negli anni ’80 quando ancora i salari valevano più delle rendite) che mi hanno consentito di proseguire gli studi fin dove volevo. Se penso ai figli della donna di servizio che veniva a casa dei miei quando ero piccolo, mi sento appunto un privilegiato. I redditi bassi della madre non gli consentirono di fare il liceo né l’università.
          Lo Stato, direi, avrebbe il compito di ridurre queste disuguaglianze, che negli ultimi anni ho visto invece aumentare a dismisura. La riforma dell’università ha di fatto creato un’involuzione classista: ci sono università di serie a e di serie b, le lauree brevi non danno quasi nessuna qualifica professionale, l’accesso al mondo del lavoro o meglio l’avvicinamento al mondo del lavoro avviene quasi sempre attraverso master molto costosi che spesso funzionano da selezione per censo dei laureati.
          Il tanto citato Don Milani, diventato negli anni recenti un santino della sinistra, aveva ben presente qual era il compito dello Stato, e rideclinava così la lotta di classe tra persone che hanno conoscenze diverse: il padrone sa 100 parole, l’operaio 10: il padrone è padrone per questo motivo – semplificava e giustamente.”

          • “Meritocrazia” è una parola vuota, che lascia intendere significati diversi. Cosa vuol dire “meritocrazia” a scuola? In una scuola democratica lo scopo è consentire al maggior numero possibile di arrivare al più ampio bagaglio di conoscenze, ma soprattutto di competenze (non solo quel che sai, ma soprattutto quello che sai fare). E questo è prioritario rispetto allo stilare una classifica e privilegiare i “migliori”: è prioritario perché, dal punto di vista della pratica didattica, le due cose si escludono.
            Tradotto in termini concreti, vuol dire che ilmomento in cui dal più ampio numero degli istruiti si passa alla selezione, all’imbuto (per, la dico con una frase fatta, “selezionare la classe dirigente di domani”) non è nella scuola secondaria, ma più avanti. Chi invece sbandiera la meritocrazia ha spesso per fine quello di riportare il momento in cui selezioni, ed escludi dal percorso scolastico, ai 15, o addirittura ai 13 anni, come nel passato.

        • Sul falso mito della meritocrazia segnalo anche questo articolo di Alessandro Robecchi: http://temi.repubblica.it/micromega-online/merito-eguaglianza/

  2. Mi sembra – scusate se sbaglio – che ci sia una gran voglia di sistemare etichette, tante, a destra e a manca [tipo “flower power”].

    Attenzione perché ogni volta che viene usata un etichetta [cosa che il M5S fa in maniera estesa e costante, come da voi ricordato], si sistema un pensiero, giusto o sbagliato che sia, dentro una scatola: da quel punto in poi non si entra più nel merito di quello che c’è o non c’è nella scatola, ma ci si limita a considerare l’involucro.

    Tornando a noi, che si tratti di un gran calderone è più che evidente; al posto vostro avrei però sottolineato di più la similitudine tra l’uso dei media tradizionali da parte di Berlusconi [e non solo] e quella del web da parte di Grillo/Casaleggio, utile per introdurre una “democrazia condizionata”.

    Mi ricordava infatti una scena da “il mio grosso grasso matrimonio greco”, in cui la madre della sposa, rivolta alla figlia in angustie, per non aver ricevuto la benedizione dal padre, dice: “ricordati, l’uomo è la testa, è lui che decide, ma la donna è come il collo ed è lei che decide cosa far guardare alla testa”.

    Mi sembra una buona metafora del rapporto tra le consultazioni degli elettori ed una piattaforma web opinabilmente controllata: facile indirizzare i pensieri dei votanti.

    Un’altra cosa: assieme alla critica, possibilmente concentrata nel merito, come del resto è proposta nella parte centrale dell’articolo e con meno etichettature possibili – che invece finiscono per indebolire l’effetto comunicativo della critica stessa – occorre un’analisi più approfondita di quello che bisogna cambiare nelle metodologie di confronto dei movimenti; dire <> potrebbe essere tristemente simile al vecchio detto “sono ore che sto bollendo quest’uovo ed è ancora duro”.

    Io vedo la necessità non di un lavoro riorganizzativo, ovvero “fare le cose nel modo in cui le abbiamo fatte fin’ora ma meglio, con più accuratezza e attenzione alla comunicazione”, ma invece di un interrogarsi strutturale.

    Forse, fermo restando i principi essenziali, è il caso di interrogarsi sulla struttura di relazione dei movimenti con un mondo che è in continuo cambiamento: esiste la possibilità di fare-agire in modi che non sono mai stati agiti prima?.

    P.S. visto il tenore dei ‘commenti ai commenti’ del post precedenti, mi unisco al blog per chiedere risposte in merito a quanto scritto, senza partire per la tangente, grazie.

    • Più che un’etichetta, era una battuta en passant – che chi doveva capire ha capito :-)) – su certa retorica con cui abbiamo avuto molto a che fare.

      La “similitudine tra l’uso dei media tradizionali da parte di Berlusconi [e non solo] e quella del web da parte di Grillo/Casaleggio” effettivamente non siamo riusciti a infilarla, erano cento righe e già abbiamo dato risposte densissime. Questa similitudine è importante, infatti è la pietra angolare del libro di Giuliano Santoro, che abbiamo commentato diffusamente, con lui e tante altre persone. Non mancherà occasione di tornarci sopra.

      • @WM1

        Be’, comunque mi pare che molti dei flower power in fissa col reddito di cittadinanza oggi stiano tenendo una linea morbida con Grillo, al confine col salto di barricata. Chi bazzica i siti di movimento se ne sarà accorto.

        Forse qualche errore di fondo nella loro impostazione c’è.

    • Tieni presente che quando usi la virgoletta caporale singola, wordpress interpreta quello che c’è dentro come comando html.

      • @WM1

        Virgoletta capitana, worldpress, htlm?

        Parla come mangi, intellettuale radical-chic! Mentre tu cazzeggiavi col pendolo di Fucò c’è chi ha tirato su quattro bambini.

        Questi fratelli Ming sono proprio degli snob.

  3. Liquidano la questione un po’ in fretta, ma direi che quelli di SanPrecario condividono le nostre preoccupazioni
    “Sulla questione delle elezioni e sul parlamento noi la pensiamo un po’ come sulla religione: chi ha voglia di votare lo fa in coscienza, come chi ha voglia di pregare. L’importante è che il tutto non cancelli la vera sfera pubblica, la politica che conta, ovvero la partecipazione diretta delle persone.”
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/01/reddito-garantito-il-m5s-sara-coerente-con-le-proprie-promesse/516736/

  4. Intervista esplicativa (se ce n’era bisogno). Continuo a sostenere la natura sovversiva del M5S (e in questo caso non tifo sovversione) e non mi sento di fare la distinzione tra grillini buoni o cattivi: i loro parlamentari contano uno (Grillo e Casaleggio non sono preoccupati di eventuali voltagabbana, la “gente” come la chiamano, non è altro che una massa informe sostituibile o sputtanabile all’abbisogna) e contando uno non non contano un cazzo e tutti insieme fanno contare solo grillo.
    Una loro maggioranza (e con l’attuale legge elettorale è prossima) darebbe finalmente fiato ai fascismi non più latenti nella società, una sorta di peronismo all’amatriciana nel quale, attraverso lo strumento del referendum propositivo, tanto decantato da Grillo, lo sfogo dei più bassi istinti sarà libero di esprimersi: dalla pena di morte, alla possibilità di istituire “stati” di polizia, all’uscita dall’euro e dall’Europa, tanto decantata dai movimenti ultra nazionalisti e nazisti e che attecchisce naturalmente anche a sinistra senza pensare alle ripercussioni economiche, sociali e politiche che il ritorno agli stati nazione causerebbe (a partire dalla speculazione finanziaria- http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/Con-l-euro-senza-l-euro-contro-l-euro-14448).
    Una finta democrazia avviata con l’eliminazione (naturalmente una grande mano gli è stata data) di qualsiasi opposizione di una sinistra radicale e con l’ingabbiamento e la futura eliminazione, attraverso una sorta di istituzionalizzazione, dei movimenti di lotta (pensate che oggi, alla luce del risultato elettorale, qualcuno sarebbe in grado di avviare una campagna referendaria su un qualsiasi tema che riguarda il bene comune o un tema etico. Secondo me no, “aspettiamo, tanto c’è già Grillo”). Huntington docet e quello che sono riusciti a fare solo a metà Delors, Giscard d’Estaing, Chirac, Prodi, Monti e Dalema , un comico rischia di portalo a compimento (i primo erano troppo legati all’idea che un’Europa unita solo economicamente e finanziariamente potesse bastare).

  5. Riscrivo il mio commento qui, visto che nell’altro post sono stati eliminati quelli pendenti, e spero di non essere fuori argomento.

    Sollevavo una questione su un punto del discorso, cioè sul paragone con altri movimenti come quello di #Occupy. Io non riesco ad accettare totalmente i movimenti Occupy (Wall Street, Indignados, Rivoluzioni colorate e altri) come l’esempio “buono”, visto che su di oro pendeno accuse di essere pilotati dal governo americano, o chi per loro. A tal proposito, consiglio come spunto questo servizio di pochi minuti: http://vimeo.com/33491383

    Questo ovviamente non rende il movimento 5 stelle più difendibile di Occupy. Ci sono evidenti interrogativi sulla sua gestione (che a mio parere trascendono il problema di catalogazione tra destra e sinistra); ma non mi si presenti come lindo e “naturale” il movimento Occupy.

    Se avete letture e spunti a riguardo, sono ben accette!

    • Sì, sei fuori argomento, abbiamo chiesto espressamente di commentare nel merito del post. Ad ogni modo, poiché pare che abbiamo cancellato il tuo commento per sbaglio, stavolta lo pubblichiamo e rispondiamo.
      “Lindo” e “naturale” sono metafore tipiche del frame di destra, che sulla “natura” e la “pulizia” costruisce interi edifici di esclusione, quindi mi domando dove mai ce le avresti viste utilizzare. Al contrario, insieme a Giuliano Santoro abbiamo messo in guardia dalla malignità tumorale dell’immagine della “pulizia”, e abbiamo sempre detto che la realtà è spuria e contraddittoria.
      Detto ciò, le teorie sociopatiche sugli Indignados pilotati dalla CIA sono miserande cazzate già smontate nei dettagli due anni fa, ma sappiamo che il debunking razionale non può nulla contro le psicosi, e che la viralizzazione della cultura inquisitoria (ne è un esempio, forse involontario, la tua frase “non è un esempio buono perché su di loro pendono accuse…”) è più facile di quella della cultura solidale.
      Non si possono mettere nello stesso fascio le ambigue rivoluzioni “arancione” dei paesi dell’est (filo-USA, liberiste, e al tempo stesso con evidenti connotati nazionalistici) con movimenti anti-liberisti realmente di massa che individuano nella logica del capitale il nemico principale, e tentano prassi conseguenti. Che poi ci sia qualcuno che strumentalizza o cerca di infiltrare, quello avviene per ogni lotta su qualunque tema in qualunque nodo storico.
      Tra l’altro, se in Italia c’è una cosa che somiglia a una rivoluzione “colorata” che sotto l’apparente disordine riequilibra il sistema, quella è proprio l’avanzata del M5S. Ma i complottismi lasciano il tempo che trovano, è molto più produttivo descrivere i fenomeni.

      • “Lindo” e “naturale” li ho scritti io, e le virgolette all’ultimo aggettivo ce le ho messe sempre io per mitigare il concetto di spontaneità.
        E perdonami se non riesco ad accettare il tuo mettere nello stesso fascio tutte le teorie sociopatiche sugli Indignados pilotati e complottismi.

        • Tu sei libero di seguire quella che più ti aggrada, ci scusiamo in anticipo se non condivideremo questo tuo percorso.

      • A proposito di ingerenze USA e complottismi, segnalo questo “articolo”

        http://www.ilfarosulmondo.it/wp/?p=10699

        in cui il M5S viene iscritto alla lista dei movimenti pilotati dagli americani. Il giornale, se così si può chiamare, ha malcelate tendenze destrorse. Questo non fa che confermare il frame del “nemico esterno” vs. “il nostro popolo” caratteristico della destra.

  6. Scusate il commento che esula dalla discussione, ma forse vi saranno utili le informazioni che sto per darvi. Lavoro a Parigi come insegnante di italiano per stranieri e ieri ho fatto una lezione su Beppe Grillo a studenti francesi adulti basandomi principalmente sui vostri ultimi articoli e sulla presentazione del libro di Santoro. La lezione mi è stata chiesta esplicitamente dagli studenti che erano un po’ confusi su quello che sta accadendo in Italia (io mi sentivo peggio di loro, ma tant’è…). Ebbene è stato un successo. Non conosco la storia personale di ciascuno, né come siano abituati ad informarsi, ma il loro stupore di fronte ad un approccio critico e complesso al “fenomeno Grillo” mi ha dimostrato che le informazioni che ho dato loro non girano da nessuna parte. Mi hanno detto che pure radio France Culture ha affrontato l’argomento con leggerezza, come se Grillo fosse l’ennesima “moda” divertente italiana. Un personaggio un po’ matto e burlone, espressione di un estro politico, ancora una volta, tutto italiano e quindi da non prendere troppo sul serio. Ecco, purtroppo il mio livello di francese è ancora troppo basso per tradurre i vostri materiali (direi principalmente quest’ultima intervista “riassuntiva”), ma credo che ci sarebbe davvero bisogno di farlo al più presto, ed anche in altre lingue, se possibile, prima che si ci venga cucita addosso una nuova veste di ridicolo che nessuno crede valga la pena approfondire. Un’analisi seria come è la vostra, volta a complicare i tratti di questa (presunta) peculiarità italiana, credo sarebbe di gran lunga utile anche al di fuori dei nostri confini.

    • Anche a me capita di girare ad amici oltre manica o oltre oceano gli scritti di questi giorni che vengono fuori anche in inglese, e ne approfitto per ringraziarvi. L’immagine del clown (o dei 2 clown) va per la maggiore, ed è quasi impossibile trovare spiegazioni così chiare al loro pragmatissimo ‘perchè?’, sia in italiano che nella loro lingua.

      • Eh, questa cosa dei clown l’avevamo ampiamente prevista, mica per niente avevamo illustrato il post su destra e sinistra con l’immagine di Pennywise :-/

    • Penso Olinda abbia ragione, per quello nel caso questa intervista e l’articolo prima non siano ancora stati tradotti allo spognolo io mi offro per farlo. Son madrelingu spagnola e abito da quasi 6 anni in Italia, diciamo per dire che sono alla altezza del compito. Non sono inserito in nessuna rete per poterlo distribuire, ma penso quello possiate farlo voi.

      Complimenti ancora per l’accutezza del vostro analisi.

      • Finora non sappiamo di traduzioni spagnole in corso, quindi va benissimo, grazie!

        • Perfetto, sono giá al lavoro su questo stesso articolo. Parto di qua perche sintetizza tutto quello detto prima. Appena finito, fra oggi e domani vi lo faccio arrivare. Dove?

    • We published an english version of this interview (https://strugglesinitaly.wordpress.com/2013/03/02/entranslation-wu-mings-interview-beppe-grillo-lives-on-the-ruins-of-the-movements/) and we also have a huge dossier about Grillo and the M5s (https://strugglesinitaly.wordpress.com/info-on-italian-politics/en-grillo-and-movimento-5-stelle-updated-version/). Feel free to share both.
      If anyone wants to join our effort we are already producing lot of material (reports, analysis, dossier) about italy, escpecially struggles, but we’re always looking for new people. Its very hard to cover everything we would like to. Not only english but spanish, french and portoguese are our focus now. Write us please at strugglesinitaly [at] gmail.com

  7. scusate se vado leggermente fuori tema, ma volevo postarlo nell’altro thread prima della sua chiusura.

    metto il link a un testo elaborato dal Partido X (o Partido del Futuro) sul successo del M5S. il Partito X è un esperimento spagnolo di wikipolitica che ha una delle sue radici nel variegato movimento 15M. vorrebbe essere diverso da un semplice trasferimento delle istanze del movimento nella politica parlamentare, ma questo si vedrà… per il momento mi pare un esperimento assai ambiguo, ma conoscendo chi c’è dietro so che non è un’operazione di bieco sciacallaggio.

    http://partidodelfuturo.net/movimiento-5-stelle-demuestra-que-es-posible/

    PS: un aneddoto dalle discussioni di questi giorni: filo dei commenti di un post di FB, pubblico il link del post di WM, un grillino a me ignoto inveisce contro i comunisti in cachemere, gli rispondo che per dire una castronata simile dev’essere per forza un idiota o un troll (di quelli tossici). La sua risposta-minaccia mi è piaciuta: “idiota, vieni a Ravenna questo weekend e vedrai se sono un troll”. insomma, finalmente una risposta che ci porta fuori da Facebook e di nuovo nel mondo reale… :-P

  8. Son rimasto colpito dalla descrizione del racconto che fa Grillo della realtà. E’ una descrizione perfetta della semplificazione della realtà che il M5S propaganda. Ed è per questo che secondo me ha successo in argomenti al di là delle “storie della casta”.
    A me fa tanto paura la loro azione di trasformare (e scambiare) la controinformazione in disinformazione.
    Su tutto ciò che è scientifico hanno posizioni dalle più progressiste alle più retrograde, semplicemente perché non sanno (o non vogliono) distinguere scienza e “magia”.
    Scie chimiche, vaccini “che fanno male”, sperimentazione animale assassina, biowashball etc…
    Su tutto hanno la posizione più facile da “condividere” sui social network, ma mai una posizione ragionata. Tant’é che quando gli fu chiesto di dare risposte a domande precise su temi di amministrazione della ricerca successe un casino; a proposito vi consiglio questo articolo (e quelli linkati) sulla vicenda:

    http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/11/dieci-domande-cinque-stelle-un-casino/

    Di tutto questo secondo me sono in parte responsabili alcuni movimenti “di sinistra” che hanno distrutto quella differenza che c’è tra complottismo e controinformazione.

    O sono solo io a vedere questa deriva antiscientifica?

    • Credo che il passaggio che ha permesso quel che tu descrivi sia stato accettare come assodato che mandare un messaggio che ‘buchi lo schermo’ sia più importante di mandare un messaggio corretto, o preciso, o appropriato. A mio modo di vedere questo porta ad un effetto palloncino, si cresce in fretta e ci si può contrarre ancor più rapidamente.

      • Son d’accordo: quello che dici tu è il preciso piano dall’alto di Grillo/Casaleggio bucare lo schermo in ogni direzione per aumentare la massa, senza nessuna coerenza interna.
        Ma gli appartenenti al M5S non la vedono così. Pensano realmente che quelle siano verità “scientifiche” nascoste al popolo. In questo entra sempre il framing che i WuMing descrivono, di dividere la realtà in popolo buono che diffonde le informazioni e media e scienziati cattivi che le nascondono, senza nessuna critica.
        Quando invece il principio della controinformazione (e del metodo scientifico) è proprio mettere sotto critica tutto per approfondire la realtà.
        Loro saltano la fase della critica e vanno subito ad accettare per vero il contrario di ciò che è ufficiale. Qualsiasi esso sia.
        Anziché approfondire la realtà la appiattiscono nuovamente, ammantandola di un alone di “davide contro golia”.

        • sono d’accordissimo con voi.
          vengo da due giorni di litigi con alcuni amici in seguito al mio aver postato e commentato, riprendendo lo spunto letto qui su Giap, questo post di Grillo (o chi per lui) http://www.beppegrillo.it/2013/02/gli_italiani_non_votano_mai_a_caso.html
          inutile dire che, pur essendomi limitato ad argomentare la natura totalmente contraddittoria e fumosa del post, sono fioccate polemiche e offese, email e telefonate.
          ci siamo resi conto – se ce n’era bisogno – che non è possibile condurre un ragionamento logico, ma tutto viene rinviato ad una non meglio precisata “percezione” della persona che fa quel ragionamento… purtroppo il mezzo di comunicazione più potente che sia mai stato inventato si è rivelato come l’ennesimo strumento di omologazione e di non-ragionamento, e ne sono sconfortato e preoccupato. e così ad esempio la “cittadinanza digitale” come diritto mi pare un obbligo al pensiero unico eterodiretto dal web-marchettaro di turno.

          • “la “cittadinanza digitale” come diritto mi pare un obbligo al pensiero unico eterodiretto dal web-marchettaro di turno”

            Beh, è *esattamente* l’impressione che si ricava vedendo quel famoso video di Casaleggio, “Gaia: The Future of Politics”. La rete come incubo.

      • Salve a tutti, di solito mi limito a leggere ma stavolta vorrei fare una riflessione.
        Mi sembra che questa confusione tra controinformazione e complottismo non sia un fenomeno che riguarda solo il M5S: rischio di andare veramente OT, ma esistono vari siti, blog, pagine facebook che fanno propri discorsi tipici della sinistra (antifascismo, anticapitalismo ecc…) mischiandoli con le peggiori idiozie: l’esempio principe è sicuramente InformarexResistere, che passa con tutta la tranquillità del mondo da articoli che denunciano lo sfruttamento razzista a Rosarno a deliri complottisti che danno per buoni i protocolli dei Savi di Sion. Questo tipo di informazione, proprio a causa del suo amicare al pensiero di sinistra, ha fatto colpo su una marea di gente che apparteneva a quell’area, sdoganando idee che altrimenti sarebbero state giustamente ignorate e avrebbero interessato solo i fasci. Non sapendo quando è iniziato il complottismo “di sinistra” non ho modo di fare un confronto storico, sarebbe però interessante capire come questo fenomeno abbia influenzato la nascita del M5S o viceversa.

        • Il complottismo, a mio parere, si è alimentato più che altro degli estremismi di alcuni tempi che tradizionalmente (ma secondo me non per forza ideologicamente) sono attribuiti alla sinistra. Ad esempio l’ambientalismo. Dentro può nascere ed è nato l’estremismo antispecista, che una volta sposato ti fa deviare dal tema originale andando a cercare il nemico esterno, quello che ti deresponsabilizza e mette te dalla parte dei buoni e tutti gli altri dalla parte dei cattivi. E così cadi nella trappola di passare a destra pensandoti di sinistra.
          Siti come informarexresistere e in una certa misura il blog di Grillo ti deresponsabilizzano sotto molti aspetti, perfino nel cercarti delle fonti e ragionare su quelle, e finisci per accettare ciò che è scritto in forma fideistica. Ma soprattutto accetti quasi sempre quello che vuoi sentirti dire anche se ti dimostro che è falsa (è stato fatto uno studo recentemente su questo). Io sinceramente su questa caratteristica dell’essere umano non so dare una connotazione destra/sinistra, mi pare più un processo mentale naturale. Forse abbiamo bisogno di credere ogni tanto a cose che ci piacciono anche se una parte del nostro cervello ci dice che si tratta di fantasie. Possiamo limitare questa deriva per evitare di regredire troppo, ma forse eliminarla del tutto sarebbe una perdita. Boh.

          • Serenissima, scusa ma “l’estremismo antispecista” proprio no.

            Sentiti pure in diritto di non condividere l’idea che non ci sia una specie superiore alle altre, per me puoi tranquillamente credere che gli umani devono sfruttare le altre specie solo perché possono, o perché Dio e Adamo e Eva e stronzate varie, pensala come vuoi, ma non venire a dire che l’antispecismo è estremismo complottista, deresponsabilizzante e di destra.

            • Scusa inogniriga, ma esiste antispecismo e antispecismo. Se il discorso antispecista si basa su idee come “gli scienziati potrebbero fare a meno degli animali ma non vogliono perché gli piace torturarli” oppure “Le multinazionali hanno interesse a usare gli animali nella ricerca” allora è estremismo complottista, deresponsabilizzante e di destra. Si può essere antispecisti anche prendendo consapevolezza di come una società antispecista debba strutturarsi, e a cosa dovrebbe rinunciare, ma se ci si racconta favole come quelle dei metodi alternativi allora secondo me si rientra in un tipo di disinformazione che può diventare pericoloso e che ultimamente mi sembra abbastanza diffuso, e lo stesso M5S se ne è avvantaggiato molto.

            • Scusa inogniriga, ma come definisci gli esempi portati da me e zizzux?
              http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/11/dieci-domande-cinque-stelle-un-casino/
              http://www.rivoluzionecivile.it/2013/02/15/aboliamo-la-sperimentazione-sugli-animali/
              http://difesasperimentazioneanimale.wordpress.com/2011/12/11/vi-propongo-un-esperimento/
              Alla luce di questi ed altri articoli, conoscenze dirette, volantini, eccetera… trovo che non esista un esempio migliore di (te lo concedo) un certo antispecismo come estremismo complottista, deresponsabilizzante e di destra.

            • Che ci sia antispecismo e antispecismo è indiscutibile, basta guardare l’esempio osceno degli antispecisti fascisti (ridicoli, si pretendono antispecisti mentre promuovono il razzismo).

              Forse sono troppo suscettibile; sono il primo a incazzarmi (e, francamente, anche a spaventarmi) di fronte a certe derive favolesche, che presentano soluzioni ultrasemplici a problemi maledettamente complessi, indicando nel frattempo un nemico causa di tutti i mali.

              Però io nel commento di Serenissima non ho colto nessun distinguo, ho proprio letto le parole: “Ad esempio l’ambientalismo. Dentro può nascere ed è nato l’estremismo antispecista, che una volta sposato ti fa deviare dal tema originale andando a cercare il nemico esterno, quello che ti deresponsabilizza e mette te dalla parte dei buoni e tutti gli altri dalla parte dei cattivi.”

              • Non posso darti torto, effettivamente è interpretabile sia come “etremisti all’interno dell’antispecismo” sia come una generalizzazione che da a tutti gli antispecisti degli estremisti

          • (OT) In genere trovo l’uso della parola “estremismo” pernicioso. Se ci sono suggestioni e/o semplificazioni destro-newage-complottiste (elementi che per quanto ho osservato possono esprimersi in modo assoluto o miscelate in parti variabili) basta descriverle per quel che sono, appunto fascinazioni, derive, destro-newage-complottiste. No, proprio non userei il termine “estremismo”.

    • In proposito segnalo questo:
      http://www.rivoluzionecivile.it/2013/02/15/aboliamo-la-sperimentazione-sugli-animali/
      Ci si trova di tutto: dalla totale assenza di fonti verificabili alla famigerata falsa citazione di Einstein (http://difesasperimentazioneanimale.wordpress.com/2011/12/11/vi-propongo-un-esperimento/).

      Quello che mi preoccupa è proprio la duttilità del fenomeno: trascende destra e sinistra (Casapau col signoraggio, FN con le scie chimiche), età, classe sociale e, quantomeno spesso, perfino istruzione; non è inquadrabile in un contesto definito se non il proprio.
      Credo che complottismo, controinformazione/disinformazione e “narrazioni tossiche” in generale abbiano le proprie radici in due fattori principali: un mix di ADHD e una buona dose di narcissismo da social network.
      Si seguono i tweet, gli status, poche parole che più sono incisive meglio è. E poi c’è la cara vecchia audience che prima si limitava a flagellare la qualità dei programmi televisivi mentre ora colpisce nel mucchio coi “mi piace” e le condivisioni.
      Pubblico il post di tizio perchè ha preso più “mi piace”, e perchè cazzo devo controllare le fonti proprio io che ce sarebbe ‘n video de na roscetta fresco fresco su youporn e comunque ciò altro da fa’.
      Il meccanismo è facilmente sfruttabile e ha trovato terreno fertile nell’insoddisfazione e nella frustrazione diffuse: qualcuno presenta una soluzione semplice, mi dice in poche parole quello che voglio sentire, mi monda da responsabilità e fatica utilizzando toni e linguaggio da avanspettacolo e, soprattutto, scagliandosi contro un nemico orwelliano e trascendente. Consolazione, catalizzazione della rabbia, euforia.
      Se Grillo fosse stato l’unico a utilizzare questi metodi avrebbe preso il 60%. Il problema è che, meglio o peggio, lo usano tutti.

      • Non credo che l’esplosione del complottismo e in generale del pensiero antiscientifico possa essere imputata semplicemente alla nascita di Internet e a narcisismo da social network: ci sono teorie sono nate nel 1800, e gran parte del materiale a cui attingono molti antispecisti estremisti è degli anni 70. Conoscevo persone che seguivano teorie complottiste da prima della diffusione della rete, e attingevano da una marea di libri scritti apposta sull’argomento: probabilmente internet ha reso più evidente il fenomeno perché aumenta il bombardamento di informazioni a cui siamo sottoposti, mentre prima avremmo scoperto l’esistenza di queste storielle da un amico di fronte al bar, senza avere gli strumenti per giudicarne immediatamente la fondatezza.
        Come detto da robgast69, sono propenso a credere che la diffusione attuale di queste teorie sia dovuta alla situazione sociale, alla necessità di bucare lo schermo/ il foglio con discorsi semplici a causa del vuoto politico e culturale di questi anni: non a caso anche il discorso di Berlusconi sulle “toghe rosse” è un discorso complottista, che semplifica un fenomeno complesso come Mani Pulite per creare una divisione netta, come anche la narrazione della realtà in cui ogni tanto finisce Report (quando da credito a persone che sarebbero in grado di far piovere a comando o a chi denuncia la possibilità che al CERN si formi un buco nero).

        • Mi sono espresso abbastanza male, ma sono fondamentalmente d’accordo: nel senso che quelle che tu e robgast69 individuate sono le cause primarie, alle quali credo si possa facilmente aggiungere il linguaggio creato dalla pubblicità, trapanatrice di schermi per antonomasia.
          Questo ha dato i suoi risultati forse più eclatanti nel 93-94.
          Quello che è cambiato ora è il terreno: senza il web 2.0 (non internet) non credo che avrebbe mai raggiunto queste proporzioni e Grillo è solo uno dei tanti metri di misura, anche se un metro di misura ideale.

  9. Salve a tutti. So che è un po’ abusato come incipit, sopratutto in questi tempi recentissimi, ma vi seguo da anni e questo spazio ha permesso la mia crescita, non solo politica. I toni della discussione, sempre alti su Giap mi han sempre intimorito e non sono mai riuscito a presentarmi o fare un mio commento che aggiungesse qualcosa alla discussione, quindi scusatemi se non riesco a spiegarmi bene.

    Ho seguito molte discussioni dei 5 stelle sul web e quello che mi fa un po’ sorridere ed un po’ rabbrividire è che spesso i militanti si aggrappano al loro programma come un fedele fa con un testo sacro, cercando di cavarne fuori un’interpretazione più che averlo scritto sulla propria pelle. L’esempio lampante si ha sopratutto quando si parla del ” Reddito di Cittadinanza ” che non riescono a definire, non solo perché il movimento è scisso in – almeno – due anime ma anche perché ormai il Pensiero Unico è diffuso in tutta la società. Il lavoratore stipendiato, sopratutto sotto contratto a tempo indeterminato, è sempre più dipinto e visto come un fannullone che starebbe volentieri sul divano, e quando i contratti non vengono rinnovati il precario debba ” reinventarsi ” o ” impegnarsi di più. L’unico modo di essere ” onesti” pare sia l’imprenditoria, equiparando chi vende gelati ai fondi finanziari senza alcuna distinzione. Il 5stelle non fa di questo pensiero una bandiera ben in vista, anzi la nasconde, mentre lancia le sue implicazioni sottobanco, nelle pieghe della propaganda strombazzata sul loro sito. Sempre ritornando all’esempio del Reddito di Cittadinanza, viene infatti sempre chiarito che per ottenerlo al Cittadino verrà lasciata la scelta tra tre offerte di lavoro, e ne dovrà accettare una per continuare a godere di questo privilegio. Come le offerte vengano raccolte e proposte non viene specificato, ma il pregiudizio è bello in vista, con le aziende che provano a dare un’opportunità a tutti quanti e coloro che non lavorano sono solo degli sfaticati. Io questo non riesco ad accettarlo, sopratutto in un momento di crisi del lavoro come quello attuale.

  10. “Questa discussione viene chiusa, per quella nuova verranno prese contromisure.”
    A quanto vedo sono chiarissime le contromisure prese: solo commenti che non escono dal coro!
    E’ scandaloso! Non ci sono parole.
    E’ questa la libertà di espressione? Troppo facile dirvi cosa siete, lo sapete bene…
    Dovreste farvi un attento esame di coscienza, perchè avete una grande responsabilità: influenzare l’opinione pubblica!

  11. L’intervista mi è piaciuto molto: chiara, decisa, senza fronzoli e senza troppi eufemismi.

    Credo che la parte relativa al “perché uno di sinistra, dei movimenti vota M5S” sia un po’ sacrificata, immagino per questioni di spazio.

    Voi dite: “Il fatto che molte persone di sinistra anche radicale (addirittura protagonisti dei precedenti cicli di lotte) abbiano scelto Grillo «perché non c’è altro» è comprensibile, non è con loro che ce l’abbiamo, ma siamo convinti che il M5S sia una falsa soluzione”

    Il problema è che molti di questi votano Grillo convinti che ci sia continuità tra le istanze dei movimenti o della sinistra radicale e il M5S, e questa è una cosa diversa dal votarlo “perché non c’è altro”.

    Credo invece che molti siano affascinati dal miraggio che qualcuno, con una forza comunicativa finalmente alla pari con i meccanismi mediatici mainstream, si faccia carico delle loro istanze per portarle alla ribalta.

    E’ il sogno di chi, frustrato dal lavoro di costruzione quotidiana sui territori, tra la gente, intravvede finalmente la possibilità di saltare tutte le mediazioni, di utilizzare per i propri fini il sistema mediatico sfruttandone i meccanismi, grazie a un leader riconosciuto, che proviene dal mondo della Tv.

    E’ il bisogno di mettere in sordina la coscienza della propria inadeguatezza, tra l’oggi di un mondo devastato e i compiti immani del cambiamento sociale….

    Di ridurre a zero la temporalità – lunga e faticosa – tra la costruzione delle lotte e l’ottenimento di risultati, di vittorie significative…

    In questo senso, sì, il voto a Grillo da sinistra è il risultato della sconfitta del “Movimento dei movimenti”.

    La mobilitazione collettiva e la sua faticosa costruzione vengono sostituite dal sogno, totalmente irreale, di poter finalmente “fare”, di essere maggioranza nel paese, magari di “essere al governo”, metafora sostitutiva per molti (pensate al PCI!) della presa del potere…

    Paradossalmente Grillo risolve con un colpo di spugna una delle accuse più comuni rivolte al movimento e ai partiti di sinistra radicale: la mancanza di unità, la lotta di fazioni per l'”egemonia” (!), gli scazzi infiniti.

    Con Grillo si può provare la sensazione, unica, di essere tutti come un sol uomo lanciati verso una meta condivisa. Basta “social enclaves”, basta discussioni, scazzi, botte tra gruppi.

    E basta discussioni.

    L’M5S, come la New Age (il paragone calzante è stato proposto in alcuni commenti precedenti) in precedenza, è il segno del riflusso.

  12. Concordo in pieno con l’analisi fatta e sulle contraddizioni presenti nella base del M5S, sulla presenza di format sia di destra, sia di sinistra, e aggiungerei qualunquista.
    Questo credo sia l’unico bene all’interno di questo “movimento”, sarà forse questo che riuscirà a far esplodere le contraddizioni e ricollocare le forze secondo un pensiero più articolato, fuori dalla semplificazione di Grillo, che comunque ora c’è e con cui bisogna fare i conti.
    L’aspetto che trovo positivo è l’aver fatto alzare la testa a chi mai prima l’aveva anche lontanamente pensato, è un inizio, (forse l’ennesimo) e credo che chi di politica si è sempre o spesso occupato abbia ora la responsabilità del confronto con i militanti del M5S.
    Personalmente ritengo che molti si collochino perfettamente all’interno del sistema e siano in maggioranza l’espressione della difesa dei pochi privilegi che ancora ci sono riconosciuti da questo strapotere finanziario. Il privilegio di fare parte del “micromondo sviluppato” a scapito e sul resto del mondo.
    Il problema, almeno il mio, è cambiare sistema.
    Vorrei diventasse un problema comune, anche di chi mai se lo è posto e che forse ora, grazie al coinvolgimento e alla mobilitazione personale sarà più vicino al porselo.
    Mi son svegliata più fiduciosa :))

  13. Secondo me la piattaforma del M5S è volutamente ambigua e ambivalente per pescare un po’ dovunque nei consensi e per tenersi aperte più strade possibili. Due esempi per tutti. La questione della lotta all’austerità citata da Bifo come motivazione per il voto a Grillo. In questo caso è evidente come moltissimi anche a sinistra abbiano scelto questo strumento per scardinare il bipolarismo e le grandi alleanze pro-rigore, ma mi sembra altrettanto evidente come sul punto preciso le politiche economiche proposte da Grillo siano assolutamente confuse. Pensiamo che per un periodo sul blog di Casaleggio si è fatta un’apologia dei governi tecnici e mi pare che lo stesso Grillo auspicasse un governo tecninco tipo Montezemolo. Che vie di uscita propone il M5S dalla crisi? Rispetto a un nodo centrale come quello del pagamento del debito mi sembra che il M5S si faccia carico del rigore e del “risanamento”. Insomma sono cose minime su cui si dovrebbe riflettere. Secondo e ultimo esempio. Il reddito di cittadinanza. Anche qui è un bene che i nuovi eletti grillini pongano con forza il tema in Parlamento, ma mi sembra palese come la proposta sia volutamente tenuta molto aleatoria e vaga nei contenuti. Grillo ha urlato nei sui comizi che il reddito proposto sarebbe di mille euro per tre anni e condizionato all’accettazione di un lavoro. Chi lo propone questo lavoro e come si finanzia il reddito per tre anni? Le risposte sono state vaghe e rabbiose quando invece non solo c’è tutta una tradizione a cui attingere scientificamente ma c’è un movimento in campo che da decenni propone leggi di iniziativa popolare e mobilitazioni. Anche qui mi sembra che Grillo non voglia discutere per tenere in piedi l’adesione di tutti, di lavoristi e non, di liberisti e comunitaristi, destra e sinistra etc. Non voglio farla lunga, ma a me questo atteggiamento lascia molto perplesso e il minimo che possiamo fare in questa fase è criticare e pretendere chiarezza continuando a fare il nostro percorso nei movimenti.

  14. Provo a dire qualcosa di sensato sul “reddito di cittadinanza”, mi scuso in partenza se sarò prolisso.
    A. L’uso del “reddito di cittadinanza” da parte grillina è uno degli esempi di uso cosciente di “peste del linguaggio” (Calvino; con riferimento al fetentone shakespeariano, altrove l’ho chiamata “la lingua di Iago”), cioè di confusione voluta degli ambiti per produrre messaggi contraddittori. Premessa (gramsciana): produrre messaggi contraddittori è spesso utile ai “boulangisti” (= quelli che si presentano come esterni al sistema marcio e corrotto per fare pulizia), perché raccoglie consensi in due campi contrapposti (e la contraddizione logica? “In culo alla logica, e anche all’esattezza!”). Altra premessa (gramsciana): per quanto inattuabile si reputi un programma politico, bisogna sempre fare l’esperimento mentale di pensarlo attuato, per vedere a quali strati di elettorato può puntare. Fare dell’ironia è consolante, ma perdente.
    Il “reddito di cittadinanza” è un vecchio cavallo di battaglia di una parte dei movimenti (che voi WM non avete mai cavalcato). Il limite maggiore di questa proposta è stata l’incapacità di elaborare una forma comunicativa che facesse passare non solo il messaggio, ma soprattutto il suo retroterra di critica dell’economia politica: così facendo, la proposta è parsa ad alcuni suoi critici (ad es. quelli sindacalizzati, FIOM o Cobas che fossero) una sorta di sussidio di disoccupazione. Il che suscitava una sensata obiezione: in Italia le tasse le pagano solo i publbici dipendenti, aggiungere un’ulteriore voce di spesa generalista significa farla pagare a quella parte che già paga più tasse di tutti (i dipendentio pubblici).
    B. Il “reddito di cittadinanza” è però, nelle sue formulazioni migliori, ben altra cosa.
    In un’ottica di riformismo radicale (riforme di struttura, si sarebbe detto) significa una radicale riforma della fiscalità che sposti il carico fiscale dai profitti alle rendite, con detassazione delle attività produttive in senso largo e tassazione progressiva sulla “produzione di denaro a mezzo denaro” sul principio della Tobin-Tax (se pensate a quel che dice Dante degli usurai nell’XI dell’Inferno, la si potrebbe chiamare “Tassa-Dante”).
    In un’ottica giuridica radicale significa ridisegnare la carta dei diritti includendone alcuni non individualizzabili. Rodotà riassume così questo background costituente: «Ripristinare l’agibilità democratica nelle fabbriche; difendere il diritto del lavoro dalla privatizzazione strisciante che non è una fissazione della Fiom o di Maurizio Landini; una nuova legge sulla rappresentanza sindacale ma soprattutto ripristinare il diritto all’esistenza che passa attraverso il reddito di cittadinanza. […] Dobbiamo pensare a una trasformazione radicale, proprio come accadde con lo Statuto dei lavoratori».
    Prospettive ancora più radicali inseriscono questo tema in una fuoriuscita dall’attuale stato di cose presente fondato sul lavoro salariato.
    Quale che sia la prospettiva, il reddito minimo di cittadinanza è sempre pensato all’interno di un cambiamento strutturale dell’esistente, non di una riforma dello Stato sociale: non è mai pensabile come un sussidio, men che meno legato alla dimensione dello scambio tra lavoro e salario.
    C. Qui interviene Grillo, in tre step.
    1. Avanza la proposta di un Sussidio di disoccupazione garantito [programma M5S, pag. 10].
    2. Dopo le elezioni, verificato il consenso che ha conquistato nel campo della sinistra, si appropria di una dell’enunciazione “reddito di esistenza”, sganciandola dal suo riferimento materiale e risemiotizzandola, con un effetto retorico attestato da quanti oggi dicono: “ma è quello che chiedevamo noi!”
    3. Aggancia questa enunciazione a un nuovo riferimento materiale: abolizione degli stipendi dei pubblici dipendenti. Il che significa: taglio degli stipendi pubblici del 30-60%. Con buona pace di chi impreca al paragone Mussolini-Grillo, è quello che fece Mussolini: taglio del 22% dei salari per conseguire la “quota 90” rivalutando la lira del 19%, e ulteriore taglio del 20% con la riduzione della giornata lavorativa da 10 a 8 ore (non a parità di salario, ma mantenendo il salario agganciato al tempo di lavoro).
    Spero di essere stato chiaro, non tanto nei confronti della vostra critica, quanto dei “compagni che sbagliano” credendo che Grillo sia un cavallo cavalcabile.

    • Io posso aggiungere qualcosa di ancora più pragmatico, e me ne scuso in anticipo. Quello del reddito di cittadinanza/di disoccupazione è uno slogan e basta. Non è una cosa che realizzi in 12 secondi facendo un sondaggio sul web. Ti faccio un esempio. Io sono andata a cercare lavoro anche in Provincia, perché lì ci sono i centri di impiego / agenzie per il lavoro (non so neanche più come si chiamano) pubblici. Quando la Fornero fece la riforma del lavoro cercò di rivitalizzare quelli privati che erano stati introdotti con la legge Biagi, solo che si è dimenticata (porella) i fondi e i disoccupati/inoccupati sono aumentati. Ora nel programma di Grillo c’è:
      – Abolizione delle Province (e uno oggi m’ha detto che vuol dire tagliare i costi amministrativi, tipo il presidente e il consiglio, però io ci leggo quello che c’è scritto, sarò de coccio a pensare che le province sono citate nella costituzione e anche lì non basta cliccare col mouse…)
      – Abolizione della legge Biagi
      Senza contare che se vuoi realizzare un reddito/sussidio simile a quello nordeuropeo (prendi la Germania, che pure lo tagliò con Schroeder) fare i conti della serva è inutile, ci vogliono almeno 3-4 volte le risorse che dice Grillo, senza contare che cosa togli della legge Biagi? Tutta? Se vuoi il reddito minimo o quel che è le agenzie private per un po’ te le devi tenere e le province pure, altrimenti ora che riorganizziamo l’Italia modello 5 stelle gli elettori sono tutti nella tomba.
      Ecco a me questo fa rabbia di chi fa populismo e di chi corre dietro al populismo, perché basterebbe aver fatto la fila in qualche agenzia, averne riempito i questionari, essersi spesi a cercare lavoro con tutti i mezzi possibili per capire che sono tutte fregnacce elettorali quelle di Grillo, vanno pari pari con l’IMU di Berlusconi.

      • Ma infatti, Serenissima. Il reddito per tutti significa una riscrittura dalle fondamenta dei principi costituzionali, a voler rimanere sul terreno del riformismo nobil edi Rodotà e Ferrajoli. Significa una sociatà radicalmente diversa da quella esistente, nei suoi fondamenti strutturali; significa ripensare gli oggetti cui alludono concetti come vita, lavoro, tempo, valore. Non può essere ridotto a slogan o a un punto entro un elenco: è come dire che l’abolizione dello sfruttamento di classe è una propost asu cui possiamo vincere con un bel referendum popolare che abolisce le classi!
        Quelli che, come me, sostengono l’ipotesi del reddito di cittadinanza ci hanno messo molto, ma molto del loro per banalizzare in uno slogan qualcos ache non è una semplice proposta, ma una visione del mondo. Ma Grillo fa, in modo intenzionale, ciò che la parte da cui ruba le parole ha fatto per goffaggine o sempolicismo: riduce una visione del mondo in slogan.
        Davanti a un agire politico di questo tipo – lo aveva già capito Gramsci analizzando il boulangismo – non importa l’insostenibilità di fatot o la contraddizione logica, importa la forz aperformativa dell’enunciato.

  15. Link a un’altra intervista di Ciccarelli a Marco Rovelli di Cambiare Si Può: un parere diverso, interessante per confronto.
    http://goo.gl/bD2FR

    • Ecco, mi sembra proprio un caso di “compagni che sbagliano” e saltano sul carro dei vincitori, dopo essersi dedicati per tutto il 2012 alla costruzione con materiali di scarto di carri perdenti. Eloquente il fatto che Rovelli consideri Pizzarotti il “grillino buono”, quando è invece proprio un caso estremo di grillismo che si è integrato nel sistema.

      Con questi compagni bisognerà parlare e litigare un po’ perché se sono in troppi a seguire questa strada, finiamo tutti fagocitati e chi non è disposto a farsi mangiare vivo da Casaleggio sarà condannato in eterno alla marginalità. Sarebbe davvero il massimo se Cambiare Si Può, svanito il miraggio di Ingroia, puntasse direttamente alla madre di tutti gli Ingroia. Cambiare approccio si può, anche se è uno sbattimento.

      Vedo poca lucidità a sinistra in questo momento e gente che schizza da tutte le parti in ordine sparso, guardate nei film dell’orrore cosa capita quando si fa così.

    • Ho conosciuto un ormai ex deputato di Forza Italia. Era un liberista, mi diceva che Berlusconi non gli piaceva, ma se si era di destra e si voleva fare qualcosa in Parlamento non c’era altra strada che andare con lui. C’è una differenza nel cercare dei punti di incontro con qualcuno e nell’infilarti da qualche parte così almeno conti qualcosa. Mi sembra che siamo di fronte al secondo caso (simil deputato di Forza Italia che odia Berlusconi), se non altro per tutti i “si però”, “sì ma non è così grave”, quando invece si tratta di punti davvero importanti.

  16. PERCHE’ SI’ (e perché no)

    Preludio: io non ho votato, non per scelta ma per obbligo. Vivo all’estero (per un tempo determinato) e non mi è permesso votare. Ma, se avessi votato, avrei votato il M5S. Ora. Perché? Alcune mie motivazioni sono contenute nelle parole dei Wu Ming, una su tutte: assenza di valide alternative. Ma non solo: banalmente, i discorsi di Grillo mi emozionano. Sì, è capace di trasmettere empaticamente un pensiero. Ciò tocca la superficie, o meglio, l’estetica del linguaggio (sì, sì, ok, con tutti i rischi che sappiamo). Ovviamente, ci sono anche delle idee, delle posizioni che condivido con il movimento. In ordine sparso: l’attenzione all’ambiente, l’aver rinunciato ai rimborsi elettorali, le posizioni sul funzionamento della macchina politica, il reddito di cittadinanza (con tutte le remore e le chiarificazioni che i Wu Ming scrivono), l’atteggiamento nei confronti del debito, l’idea di comunità e partecipazione. Apprezzo che sia un movimento e non un partito, che ci sia il limite di due mandati, che non postuli la politica come professione. Condivido la battaglia per un sistema democratico non-rappresentativo.
    Detto questo, non sono mosso da nessuna ideologia totalitaria che fodera gli occhi e non mi faccia vedere alcune problematiche che attraversano il movimento.

    PERCHE’ NO (perché sì)

    Non mi appassiona il sentimento anti-casta. E questo è un punto fondamentale, perché e stato, a mio avviso, uno degli elementi cardine del successo del movimento. Il collagene, che ha fatto in modo che prendesse voti da destra-destra, da destra, dal centro, da sinistra, da sinistra-sinistra, da su e da giù. Senza questo elemento anti, non sarebbe arrivato ad essere il primo partito.

    Un altro problema è la concentrazione mediatica e discorsiva intorno alla figura di Grillo. E’ impossibile parlare del movimento senza citarlo. Anche la definizione “grillini” è imbarazzante. E’ vero, non è candidato. Ma esiste il movimento senza Grillo? Mi sembra che tale struttura ha dei rischi enormi. Intanto è in linea con la personalizzazione della politica avvenuta in Italia con Berlusconi. Ma non solo, è un atteggiamento velatamente fascista. E’ la macchina dello stato totalitario riprodotta in piccolo. Un movimento che si organizza intorno al buco-nero Grillo, citando Deleuze-Gattari. Viseità-Grillo che irradia ordinatamente le periferie disorganizzate. Grillo (e il deus ex machina Casaleggio) sono i nodi del rizoma 5 Stelle.
    A mio modestissimo avviso, sta qui il problema, la questione del futuro del movimento: esiste senza i nodi Grillo-Casaleggio?

    Ed è per questo che io, pur tifando 5 Stelle, come Wu Ming, “tifo rivolta”.

    • >Ma non solo: banalmente, i discorsi di Grillo mi emozionano.
      Come scriveva Luttazzi riguardo al riso provocato dalle battute che lui definisce “fascistoidi”: spesso è la forma e non la sostanza a provocare delle risposte emotive.
      È una sorta di violenza, in un certo senso: sento i brividi di fronte a un leader carismatico come Mussolini che incita la folla, ma al contempo provo disgusto per i concetti che vengono espressi.

      • Questa caratteristica della comunicazione di Grillo è stato analizzato qui: si mostra prima di tutto che, in assenza di una forte componente ideologica dichiarata, il collante del movimento sia costituito essenzialmente dalla retorica e dal carisma del Capo; inoltre, emerge anche un’altra conclusione interessante, e cioè che è proprio in virtù di questo che, spesso, vengono giustificate e difese a spada tratta dichiarazioni che, fatte da altri, farebbero accapponare la pelle.

        Riporto le parole:
        «Il fatto è che in questo caso show comico e comizio politico sono indistinguibili, e con questa scusa ci si può permettere di lasciarsi andare a considerazioni paurose; l’indistinguibilità e l’assenza di confine tra il Grillo comico e il Grillo politico sono gli strumenti di difesa più utilizzati dai sostenitori: «ma lasciatelo stare, lui stava scherzando, non fatene una tragedia!» ricorda, come fosse ieri, il modo con cui si giustificavano le uscite grottesche di Berlusconi».

        • “vengono giustificate e difese a spada tratta dichiarazioni che, fatte da altri, farebbero accapponare la pelle”
          Non solo lui detta il metro di giudizio. Si è molto offeso per essere stato definito un clown da Steinbrück, che, a onor del vero, non brilla per doti comunicative, tanto da aver detto che Napolitano “questa volta è il mio presidente” dopo averlo definito “salma”.
          Non contento nel suo comunicato/post ha difeso anche gli elettori di Berlusconi, dopo averli definiti insieme a quelli del PD e tutta la baracca “collusi col sistema (o con la casta non ricordo)”.
          Devo riferire il codazzo di commenti accondiscendenti col capo e spesso infarciti di tedeschi=nazisti?

  17. […] tratti dall’introduzione all’intervista; consiglio comunque la lettura dell’articolo completo pubblicato su […]

  18. Credo che nella semplificazione metaforica Grillo vada catalogato non come pompiere di un incendio che non c’è ma come ritardante di fiamma che rende ignifughe le matrici infiammabili.
    Nel dettaglio dellle battaglie locali preesistenti, credo che il cappello mediatico non spenga queste fiamme ma immetta su di esse legna tagliata troppo di recente per poter bruciare.

    Sappiamo che la crisi dei movimenti di Sinistra degli ultimi anni è legata alla repressione fisica, alla paura e alle sconfitte. Troppi ritengono di aver lottato e perso e quindi si arrendono e delegano, anche perché quella generazione è passata dall’essere un insieme di studenti con speranza a un mosaico spezzato di donne e uomini precari. Per non parlare della sindrome dei capponi di Renzo, secondo la quale più si è vicini e più ci si fa del male, che trasforma i confronti con i nostri errori in analisi del colore del sangue di ciascuno di noi (i.e. il mio è più rosso e tu non può camminare con me).

    Al caos va il mio personale elogio poiché ci ha smossi da un minimo relativo putrescente.
    Per tanti anni siamo state piccole fiammiferaie che muoiono cercando di riscandarsi accendendo un fiammifero alla volta. Ora abbiamo tanta legna. Certo non è nostra ed è bagnata, ma credo che qualche ciocco potrà riscaldarci oggi e magari abbacinare il mondo domani.

  19. Se parliamo di spazio sottratto ai movimenti, non riesco a non pensare agli spazi fisici.
    Se parliamo di ‘legalità’ esasperata del m5s, di contraddizioni che nasceranno (lampante il caso No Tav), non posso non pensare agli spazi occupati.
    Ieri è stato sgomberato lo Stella Nera di Modena. Mentre leggevo la notizia mi chiedevo “cosa pensa il m5s degli spazi sociali occupati e autogestiti? sono contro la legalità? sono da sgomberare?”.
    Un mio amico mi ha segnalato l’unica cosa che ha trovato sul blog di Grillo a riguardo, una proposta di un militante nel forum: http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2012/11/possibilita-di-dare-in-uso-edifici-abbandonati-dai-proprietari-a-chiunque-ne-faccia-richiesta-per-fi.html commentandolo così: “Secondo me nel modo di pensare più diffuso nel movimento il posto non lo occupi, vai al meetup fai un progetto e te lo fai assegnare legalmente”.

    Praticamente la visione della realtà che ci sta dietro è che in una società gestita ottimamente, per risorse e distribuzione, non ha senso alcun tipo di conflitto interno, controcultura, associazionismo di parte o antagonismo (e relativi luoghi fisici), come per i sindacati.
    Non esiste, come avete più volte sottolineato, alcuna divisione di classe o interesse contrapposto. una specie di città playmobil ben amalgamata.
    Un altro amico commentava ironizzando: “La rete è il futuro e sostituirà gli spazi sociali occupati e autogestiti”.
    Secondo me ci ha quasi preso.

    • Altro terreno molto scivoloso, specialmente per quei segmenti di movimento che, a quanto mi dicono, hanno votato m5s. Come se non fosse già abbastanza difficile oggi far comprendere la ricchezza, e la complessità, del fenomeno degli spazi occupati, come se ci fosse bisogno ancora, in condizioni di evidente svantaggio, di andare a mettere in gioco anche quei pochi luoghi in cui si fa politica dal basso, sul territorio, pur con tutte le contraddizioni che ogni caso, giocoforza, si porta dietro. E la chiave è proprio questa: la contraddizione. Il m5s non le ammette, pretende di amministrare in maniera illuminata ed efficiente qualsiasi problema possa sorgere. In questo sta il carattere totalizzante di cui si parlava non mi ricordo più in quale post. Ci pensiamo noi. Ghe pensi mi.

      Oltretutto, date le presunte similitudini che il m5s ha con “i movimenti”, cosa che secondo me ha tratto in inganno parecchi compagni/e, ossi la retorica della politica dal basso, dell’orizzontalità e così via, ci vorrà poco perché le varie amministrazioni locali, e ora anche il parlamento, inizino a votare una serie di provvedimenti contro le occupazioni, in quanto, come dice Lalla, “non ce n’è bisogno, vieni al meetup, fai un progetto e te lo assegnamo”.

      Questione irrisolta: della mia esperienza olandese, paese in cui c’è sempre stato uno sguardo ampio da parte delle amministrazioni verso gli spazi occupati, e una tendenza al concederli in assegnazione ad associazioni culturali formate ad hoc in seguito all’occupazione, ho capito quanto questo modello sia teso, alla lunga, allo smorzare qualsiasi conflitto e ragionamento che possa venir portato alla luce in questi spazi. La metà degli edifici occupati in passato sono sale concerto e discoteche da 20 euro a serata, le altre sono sotto sgombero, o servono a dare quel tocco underground ad alcune vie del centro; produzione politica, in senso antagonista (con tutto il rispetto per chi ci prova e si sbatte) ne ho vista poca. D’altronde, esempi di ciò, ce ne sono un po’ anche in Italia.

      C’è poco da fare: o si crea conflitto o si muore, e questo è un punto fermo che chi è abituato a far politica di movimento non dovrebbe mai dimenticare.

  20. Compagni Wu Ming, buongiorno, ho letto alcuni vostri romanzi e conosco da poco il vostro interessante blog. Ultimamente anche io mi sto dando all’analisi dei pentastellati e concordo quasi del tutto con la vostra disamina. Per mettere subito le cose in chiaro ideologicamente afferisco a Lotta Comunista. Devo dire che la vostra analisi pecca però di un concetto basilare, troppo incentrata sulla questione del movimentismo. Ovvero i riferimenti strutturali, il grillismo rappresenta un’istanza di rivalse piccolo borghesi legate principalmente ad un idilliaco ritorno al rurale che si alleano con le nuove borghesie green e web in opposizione alla borghesia industriale, della grande distribuzione e finanziaria. Un’indagine in questo senso, a parte i noti interessi di Grillo e Casaleggio, sarebbe interessante.

    • @Dulcamara

      Che cos’è la “borghesia web”? Se intendi gli azionisti delle grandi aziende di informatica, in Italia hanno un peso marginale e comunque non mi sembrano affatto orientati in direzione di Grillo. Facendo parte di quel mondo, direi semmai che l’orientamento della “borghesia web” sia a cavallo tra Matteo Renzi e Mario Monti, cioè gli antipodi esatti del grillismo.

      Un ideologo in vista di quella frazione di borghesia è Riccardo Luna, ex direttore di “Wired”, che i Wu Ming chiamano Candido l’Innovazione perché quando lo presero in giro perché “candidava Renzi” andando a blaterare di start-up alla stazione Leopolda, lui rispose twittando che non candidava Renzi, perché “io candido l’innovazione”. Su Wired e riviste analoghe si è sempre preso in giro Beppe Grillo e la sua incompetenza tecnologica e scientifica.

      Giusto fare un’analisi di classe del grillismo, ma se non si tira fuori la *piccola* borghesia non si va da nessuna parte. Tutta la Seconda Repubblica, e a quanto pare anche la Terza, sono dominate dal protagonismo politico caciarone e inconcludente dei ceti medi.

      • PS: “Facendo parte di quel mondo” = essendo un lavoratore dipendente del settore informatico. A scanso di equivoci. :-)

        • Ma figurati, anche fossi un grande industriale non avresti bisogno di giustificarti, Engels docet…

      • Non ho detto che Grillo/Casaleggio ne siano gli unici anfitrioni. Chiaramente sto usando espressioni riassuntive, non sono del settore e non saprei definire in maniera precisa, diciamo quella compagine economica legata alle .com, l’insieme delle aziende di serrvizio che furono la causa della bolla speculativa degli anni ’90. Sull’ultima parte non sono d’accordo, al netto della retorica Berlusconi non lo inquadro come piccola borghesia, è un bel miscuglio fra statalismo ed il canto del cigno del familismo della grande borghesia italiana.

        • Sì sì, intendo anch’io quelle aziende. A me non sembrano affatto orientate nella direzione di Grillo, va invece per la maggiore una linea efficientista ultraliberista e antistatalista, Renzi-Passera-Giannino-Brunetta per capirci. Le tematiche “web” tirate fuori ogni tanto da Grillo mi sembra che abbiano un’origine diversa e cioè scimmiottino i “partiti pirata” che sono tutt’altro che ben visti dai giganti dell’informatica (odio ricambiato).

          Neanch’io inquadro Berlusconi come piccola borghesia, anche se ha saputo fare leva molto bene su certi sentimenti della piccola borghesia e soprattutto sulla forza della media borghesia in ascesa dentro la stessa Confindustria (D’Amato), contrapposta ai vecchi circoli dell’aristocrazia capitalista italiana (Agnelli, Montezemolo, De Benedetti) che sono sempre stati schierati altrove. Ma sono d’accordo che il berlusconismo rappresenta comunque essenzialmente la grande borghesia.

          Pensavo piuttosto alla Lega, a Di Pietro, ai vari movimenti piccoloborghesi come i girotondi e tutto sommato anche Se Non Ora Quando ecc. L’esperienza ci mostra però che queste forze al momento decisivo si accodano sempre ai loro fratelli maggiori o di qua o di là. Vediamo cosa capiterà a Grillo che, ricordiamocelo, è entrato in politica come “aspirante candidato scompaginacarte” alle primarie del PD.

      • Candido L’Innovazione! Marò, cosa mi hai ricordato! Quello che voleva dare a Internet il Nobel per la Pace!

  21. “ogni fascismo è testimonianza di una rivoluzione fallita”?

    Direi piuttosto che il “fascismo” è un esito possibile di ogni “rivoluzione”. Per usare concetti più adeguati: la decomposizione dello status quo, volto della Crisi, implica fatalmente l’irruzione delle forze oscure e violente che i dispositivi sociali normalizzano e riducono. Il fascismo deve essere allora inteso come UNA delle forme possibili di questa irruzione, ma l’argine a questa irruzione non può certo essere la “dimensione razionale” che è la vera essenza della sinistra e il cui fallimento, a sessant’anni dalla Critica dell’illuminismo di Adorno e Horkheimer, dovrebbe essere ormai un dato acquisito. La vostra impostazione del problema destra-sinistra resta incollata all’orizzonte della rivoluzione francese che è del tutto interno a questo mondo che implode.
    La scelta di contrapporre a Grillo l’analitica razionale della sinistra come state facendo, soprattutto in questo momento (di fatto portando acqua alla logica del PD, come fa in fondo il Manifesto), è un errore pericolosissimo, proprio perche alimenta il monopolio della pancia da parte di Grillo e insettarisce il popolo grillino …

    • Io ti dico solo una cosa: la critica che ci fai non potrebbe essere più fuori fuoco di così. Davvero. In questo momento avrai fatto sorridere chiunque legga abitualmente questo blog e conosca le nostre riflessioni pluriennali (e le nostre prassi) sulle narrazioni, sul “mito di lotta” e la mitopoiesi, sul framing e le metafore, sul fatto che la “ragione” non è astratta e disincarnata ma incarnata e concreta, sul fatto che i “dati” non bastano se manca la cornice narrativa etc. Quanto all’asserzione che la nostra impostazione su destra-sinistra resti “incollata” all’orizzonte della rivoluzione francese solo perché abbiamo detto che le due *metafore* destra-sinistra sono nate durante la rivoluzione francese, confondi l’atto del ricostruire una genealogia con quello del richiamarsi al passato. Per un buon compendio dei temi trattati negli ultimi tre anni su questo blog, e per capire come li abbiamo trattati, posso consigliarti di scaricare l’ebook “Giap. L’archivio e la strada”? Colonna destra, in alto.

      • si certo… non sono un conoscitore della vostra produzione …ma sulla questione destra /sinistra, a parte la diatriba idiota che per lo più domina sulla cosa, il nodo è serio, e la vostra preoccupazione a mantenere il senso di questa distinzione mi sembra contenga una insufficenza teorica importante… Facciamo così: leggo il testo segnalato e preparo un intervento sulla cosa da piazzare a commento in qualche post…

        Per intenderci su l’orizzonte della mia critica vi consiglio la lettura del testo di G. Battaile sul fascismo e in generale l’analisi del tentativo condotto insieme a Breton on il progetto di Contre_Attaque . A presto

        • Letti e ruminati parecchio tempo fa, comunque grazie :-) A presto anche a te.

          • CONTRE-ATTAQUE
            Appel à l’Action
            – Qu’est-ce qui fait vivre la société capitaliste ?
            – Le travail.
            – Qu’offre la société capitaliste à celui qui lui donne son travail ?
            – Des os à ronger.
            – Qu’offre-t-elle par contre aux détenteurs du capital ?
            – Tout ce qu’ils veulent, plus qu’à satiété, dix, cent, mille dindes par jour, s’ils avaient l’estomac assez grand…
            – Et s’ils n’arrivent pas à manger les dindes ?
            – Le travailleur chôme, crève de faim et plutôt que de les lui donner, on jette les dindes à la mer.
            – Pourquoi ne pas jeter à la mer les capitalistes au lieu des dindes ?
            – Tout le monde se le demande.
            – Que faut-il pour jeter à la mer les capitalistes et non les dindes ?
            – Renverser l’ordre établi.
            – Mais que font les partis organisés ?
            – Le 31 janvier, à la Chambre, Sarraut s’écrie : « Je maintiendrai l’ordre établi dans la rue. »
            Les partis révolutionnaires (!) APPLAUDISSENT.
            – Les partis ont-ils donc perdu la tête ?
            – Ils disent que non mais M. de la Rocque leur fait peur.
            – Qu’est-ce donc que ce M. de la Rocque ?
            – Un capitaliste, un colonel et un comte.
            – Et encore ?
            – Un con.
            – Mais comment le con peut-il faire peur ?
            – Parce que, dans l’abrutissement général, il est le seul qui agisse !
            CAMARADES,
            Un colonel s’agite et crie qu’il faut tout changer. Il est le seul à s’organiser pour la lutte et à prétendre qu’il saura faire que tout change. Il ment, mais il est le seul sur la scène politique qui ne soit pas parlementaire, alors que le dégoût de l’impuissance parlementaire est porté à son comble ! Les foules ont conscience qu’aux événements, il faut savoir commander, et non offrir le spectacle écoeurant du parlementarisme bourgeois : désordre, bavardage et inavouable besogne. Les foules commencent à attendre en dehors du Parlement, un « homme », un maître… Et dans l’aberration générale, un Colonel de la Rocque semble déjà aux yeux d’un grand nombre l’homme attendu.
            L’aberration va jusqu’à voir dans ce personnage le « maître » capable de commander aux événements. Jusqu’à voir un « maître » dans l’« esclave » le plus impuissant : l’esclave du système capitaliste, l’esclave d’un mode de production qui condamne les hommes à un gigantesque effort sans résultat autre que l’épuisement, la faim ou la guerre !
            Nous affirmons que ce n’est pas pour un seul, mais pour TOUS, que le temps vient d’agir en MAITRES. D’individus impuissants, les masses n’ont rien à attendre. Seule, la REVOLUTION qui approche aura la puissance de COMMANDER aux événements, d’imposer la paix, d’ordonner la production et l’abondance.
            TRAVAILLEURS,
            La défensive qu’on vous propose ne signifierait pas seulement le maintien de l’exploitation capitaliste : elle signifierait la défaite assurée, hier en Allemagne et en Italie, demain en France, à tous ceux qui sont devenus incapables d’attaquer.
            Le temps n’est plus aux reculs et aux compromis.
            Pour l’action – ORGANISEZ-VOUS ! Formez les sections DISCIPLINEES qui seront demain le fondement d’une autorité révolutionnaire implacable. A la discipline servile du fascisme, opposez la farouche discipline d’un peuple qui peut faire trembler ceux qui l’oppriment.
            Il n’est plus question, cette fois, d’une lutte sans issue contre nos semblables, aux ordres des aveugles qui conduisent les peuples. La lutte contre tous ceux qui font de l’existence humaine un bagne exigera aussi l’abnégation, le courage héroïque et, s’il le faut, le sacrifice de la vie, mais l’enjeu est la libération des exploités et le désespoir de ceux que nous haïssons.
            Camarades, vous répondrez aux aboiements des chiens de garde du capitalisme par le mot d’ordre brutal de
            CONTRE-ATTAQUE !
            [Février 1936.]

            • Traduco al volo la parte centrale:

              “Un colonnello si agita e grida che bisogna cambiare tutto. E’ il solo ad organizzarsi per la lotta e a pretendere che saprà fare in modo che tutto cambi. Mente, ma è il solo sulla scena politica che non sia parlamentare, mentre il disgusto dell’impotenza parlamentare ha raggiunto il colmo! Le folle hanno coscienza che agli avvenimenti bisogna saper comandare e non offrire lo spettacolo disgustoso del parlamentarismo borghese: disordine, chiacchiericcio e ignobile compito. Le folle cominciano ad attendere fuori dal parlamento un uomo, un capo…
              E nell’aberrazione generale, un Colonnello de la Rocque pare già agli occhi di un gran numero l’uomo atteso.
              L’aberrazione va fino a vedere in questo personaggio il “capo” capace di comandare agli avvenimenti. Fino a vedere un “capo” nello “schiavo” più impotente: lo schiavo del sistema capitalista, lo schiavo di un modo di produzione che condanna gli uomini a un gigantesco sforzo senza altro risultato che lo sfinimento, la fame o la guerra! “

  22. A proposito, leggete questo:
    EMILIO NON ERA CONVINTO
    Un affilato Monsier en Rouge, gran titolo, bell’omaggio a Lussu, prezioso consiglio di lettura, invito ad avere lo sguardo lungo. Non un banale paragone, ma un’allegoria da cogliere.

    • Grazie, non pensavo vi sarebbe piaciuto tanto :-)
      Ovviamente la scelta di dire solo all’ultimo momento che l’Emilio di cui si parla è Lussu e che il movimento di cui si parla è il fascismo non è casuale: mi diverte molto il fatto che iniziano ad arrivare commenti su Grillo…

      • Trappola ben congegnata; ho visto che già un commentatore ha “visto” Grillo nella tua narrazione e s’è affrettato a mitigare la pericolosità del movimento. Non pensare all’elefante! ;-)

  23. In realtà non so se il mio post può essere considerato off-topic, in caso cancellate. Due suggestioni filmiche.

    Si parlava nell’altro topic “del mezzo che cambia i fini”. Ho da poco visto la nuova opera di Pablo Larrain, “No”. Direi che è una visione incredibilmente piena e sfaccettata che ci può permettere di sviluppare strumenti critici sempre situati sull’argomento. Nel film in questione si parla della campagna referendaria contro Pinochet ecc
    Stra-consigliato.

    E marginalmente suggerisco anche questa puntata della serie tv Black Mirror, la 2×03. Ha i soliti difettoni della serie (scrittura affrettata, inganni distopici) ma rende abbastanza bene alcune criticità del “movimento 5 stelle”.
    Itasa commenta così i sottotitoli che ha realizzato,

    “Questa puntata non vi fara’ ne’ caldo ne’ freddo. Non perché sia una brutta puntata, ma perche’ quello che in Inghilterra e’ fantascienza distopica in Italia e’ appena successo.”

    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ZJdJdJUhaIc

  24. Più penso al tema dello spazio sottratto ai movimenti da parte del MoVimento [mi sento ridicolo a scriverlo così, ma mi adeguo all’Ordine Nuovo], più mi sembra che un ruolo centrale lo giochi la connessione fra conflitti/lotte e istituzioni. Provo a spiegarmi.
    I movimenti “extraparlamentari” degli ultimi venti-trenta anni (quelli di cui ho memoria diretta, dalla lotta contro il nucleare alla pantera, dalla rete dei CSOA ai social forum, per arrivare alle lotte contro Tav, ponte, dal Molin etc.) hanno avuto nei confronti della rappresentanza, e più in generale delle istituzioni, un rapporto mai risolto, stretto fra rifiuto/estraneità e tentativi goffi di (e scarsamente condivisi) di “entrismo”.
    Ora, secondo me il M5S è riuscito a far breccia a sinistra, e a mettere il cappello su certe istanze movimentiste, anche perché ha dato una risposta a bisogni di rappresentanza cui la sinistra in tutte le sue forme non ha dato ascolto. E lo ha fatto, mi sembra, grazie a tre mosse principali:

    1) riducendo la complessità dei conflitti a una dicotomia noi/loro, quella che voi ben identificate. Ogni manifestazione di conflittualità è in questa visione l’epifenomeno di una disfunzione generalizzata del sistema, causata da un grumo di poteri politico-economici intento a spartirsi risorse piuttoso che a tutelare l’interesse collettivo;

    2) costruendo un immaginario sistemico, anch’esso semplificato (la casta), e dunque disegnando un nemico sì potente, ma anche attaccabile. Sono tutti corrotti, sono complementari l’uno all’altro, ma noi cittadini, sommando le nostre forze, possiamo scalzarli dalle loro posizioni, e ripristinare l’ordine. In questo modo i nemici hanno un nome e un cognome, volendo possono essere identificati uno a uno, e dunque la responsabilità diventa personale, o di ruolo, mai trascendente. E soprattutto l’istituzione in quanto tale non viene messa in discussione, dunque diventa non solo possibile ma anche auspicabile entrarvi e sostituire gli atuali inefficienti e corrotti padroni del vapore;

    3) riuscendo a costruire un linguaggio paradossalmente rassicurante, e deresponsabilizzante, nel quale l’invettiva mette a tacere il ragionamento articolato, la denuncia del problema puntuale, unita all’identificazione univoca del nemico, sempre lo stesso, solleva dalla necessità di dipanare la matassa.

  25. Non so se avete già dato un’occhiata, ma il buon Bifo scrive che concorda con l’analisi che proponevate avanti ieri su Giap, invita alla lettura di Timira e vi descrive come gli scrittori più interessanti in Europa negli ultimi 15 anni. Chissà se quel tizio che “condivideva in pieno” la nota di Bifo polemica nei vostri confronti, “condivide in pieno” anche la (gratificante) rettifica ;)

    • Già, Wu Ming, cosa ne pensate del fatto che il M5S sia riuscito dove nessun altro è riuscito, “ha rotto, per la prima volta, l’ordine ultraliberista privatista e finazista del ceto governante in Europa”. Secondo Bifo era davvero una priorità: “la dittatura finanziaria è il pericolo più grande per la vita sociale e la pace in Europa. Il capitalismo finanziario sta producendo miseria, fascismo e creando le condizioni per la violenza.”
      Ma il fascismo grillino non è già il figlio di questo capitalismo finanziario e, come avete fatto notare, di alcuni movimenti -spenti- che hanno tentato di combatterlo?

      Mi piace l’auspicio che, dopo aver mandato avanti il M5S a “rompere il vetro” dell’ordine ultraliberista privatista e finanzista, i movimenti sociali (tutti) si occupino di un processo di ricorstruzione sociale che parta davvero dal basso. Insomma, anche lui “tifa rivolta”.

      https://www.facebook.com/teatrovalleoccupato/posts/127703387409965#!/notes/franco-berardi/quello-che-conta/10151351722970369

      • Ho fatto l’errore di cliccare quel link, lo spettacolo è davvero da stretta al cuore. Una plètora di compagni che conosco e stimo, reduci di lotte importanti politiche e sindacali, gente che ha fatto il ’77, gente che, comunque la si voglia mettere, in tutti questi anni non ha mai venduto il culo, e adesso te li ritrovi su Facebook a vaneggiare (per accumulata disperazione) su Grillo che… vincendo le elezioni avrebbe fermato il potere finanziario. Ma dove? Ma quando? Ma ci rendiamo conto? E parlano come se fossero quelli che hanno avuto la gran pensata, stavolta sì che ce la faranno, è finalmente “le grand soir”, l’ora X, la rottura rivoluzionaria… Scherzando, un compagno parla di “denghismo implicito”, ma non è nemmeno tanto implicito, stanno ripetendo verbatim il motto di Deng Xiaoping, “Non importa di che colore sia il gatto, purché catturi i topi”.
        Solo che non è un gatto: è un topo. Forse dovrebbero vedersi il film tratto da La gabbianella e il gatto di Sepulveda, per capire la differenza tra gatti e topi, e da dove vengano fuori i topi.
        Noi Wu Ming, invece, saremmo quelli che stanno perdendo il treno più importante.
        Sì, come no. Il treno piombato.
        Il risultato è che, credendo di attaccarci da sinistra, ci attaccano da destra, c’è chi ci chiama “irriducibili” senza rendersi conto che ci sta facendo un complimento: sì, siamo irriducibili, ovvero non ci ridurremo in quel modo.
        Piuttosto si va alla sparatoria contro il mondo, come nella sequenza di The Wild Bunch che ho postato qualche sera fa.
        No, sul serio, ci sono commenti incredibili, come quello che fa l’apologia dei rave di vent’anni fa dicendo che grazie ai rave persone di ideologie avverse si ritrovarono a ballare insieme.
        Da “Come si cura il nazi” a “Balla coi nazi”.
        Classico caso di “retrospezione rosea”: i rave eran tutti rose e fiori.
        E siccome i rave funzionarono che fu una meraviglia, troviamoci tutti insieme a ballare con Grillo e Casaleggio. Invitiamoli al Primo Maggio!
        GEGNO!!!!!
        Madonna, che amarezza…

        • Sei questi son quelli del ’77, chissà come saranno quelli del 2013…

          Les saint jean bouche d’or qui prêchent le martyre
          Le plus souvent, d’ailleurs, s’attardent ici-bas
          Mourir pour des idées, c’est le cas de le dire
          C’est leur raison de vivre, ils ne s’en privent pas
          Dans presque tous les camps on en voit qui supplantent
          Bientôt Mathusalem dans la longévité
          J’en conclus qu’ils doivent se dire, en aparté
          “Mourrons pour des idées, d’accord, mais de mort lente
          D’accord, mais de mort lente”

          Dedica con bacione ai compagni del pianeta “abbiamo vinto ma non ce ne rendiamo conto”, (forse andava bene anche una meno aulica “tanto ci sarà sempre, lo sapete, un pio, un teorete, un Bertoncelli, un prete a sparare cazzate).

  26. QuestionQuestioniQiestioni

    E non vi sembra che comunque in Italia ci siano organizzazioni e movimenti “antagonisti” validi ed interessanti al pari di #occupy? Senza entrare specificatamente nel merito, penso al Teatro Vallo Occupato e a Macao, ai No-Tav, alle lotte per i beni comuni, a voi…

    Non è il vostro un atteggiamento “massimalista”, ideologicamente-sempre-contro-e-radicale, destinato a restare minoritario, utopico e ininfluente?

    Malgrado tutti i pericoli qui sottolineati, non è un fatto comunque positivo che un movimento sia riuscito a destabilizzare il sistema politico vigente, diventando maggioritario?

    • JN, sposta lo sguardo verso destra, guarda in basso, c’è la finestrella delle parole-chiave. Una delle prime è “TAV”, cliccaci sopra.
      Ancora: nella mascherina del motore di ricerca interno, fai due ricerche: la prima con “Macao”, la seconda con “beni comuni”.

      E no, non trovo di per sé positivo che un movimento diventi maggioritario. Dipende quale movimento, con quale finalità e come farà uso del proprio essere maggioritario. Emilio non era convinto, e nemmeno noi, non tanto. Positivo sarà, forse, l’esplodere delle sue contraddizioni interne.

      Quanto al “destabilizzare”, per noi è pura apparenza. L’effetto profondo finora è stabilizzante, perché non vengono contestate le reali cause della crisi che ha portato all’austerity, viene fatta l’apologia del capitalismo “buono” contro quello “cattivo”, dove il primo sarebbe, parrebbe di capire, quello produttivo (la famosa “economia reale”) mentre il secondo sarebbe quello finanziario, visto come un’escrescenza distorta del primo. Questa lettura, per noi, è semplicistica e porta lontano da qualsivoglia soluzione anche parziale e intermedia dei problemi. Infatti le misure che si ventilano confusamente in questi giorni – tipo abolire le pensioni – sono di carattere liberista, come del resto molte di quelle che si trovano nel programma M5S. Proprio quel “carattere” che, dopo trent’anni di devastazione dei diritti e delle conquiste sociali, ha generato la crisi.

      • non capisco questa frase.
        “E no, non trovo di per sé positivo che un movimento diventi maggioritario”

        se il movimento notav per esempio fosse maggioritario nel paese sarebbe una cattiva cosa?

        è un problema un discorso egemonico di gramsciana memoria?

        • “di per sé”, “comunque”, vuol dire “in ogni caso”, “qualsiasi movimento”

          “Malgrado tutti i pericoli qui sottolineati, non è un fatto comunque positivo che un movimento sia riuscito a destabilizzare il sistema politico vigente, diventando maggioritario?”

          I nazisti, ad esempio, riuscirono a destabilizzare il sistema politico vigente ed ottennero la maggioranza alle elezioni del 32; quindi no, non è un fatto “comunque” positivo.

    • E’ già diventato maggioritario?
      A lunedì l’aveva votato 1 votante su 4, ovvero meno di 1 elettore su 5.

  27. non condivido questa analisi, i movimenti non hanno mai cercato una via parlamentare per cambiare le cose, al massimo qualche “sponda” nei partiti e d’altra parte la maggior parte degli attivisti grillini che ho conosciuto concepiscono la cittadinanza attiva in termini molto meno radicali quindi secondo me è una conquista che si siano spesi in battaglie come il notav . Grillo può aver sottratto voti al pd, al pdl, ai fasci, può aver fatto ritornare al voto qualche disilluso ma come può anche in minima parte aver rappresentato una alternativa alle lotte sui territori?

    • Ai nostri occhi non l’ha rappresentata, dovresti rivolgere la domanda alle numerose persone che, dopo aver attraversato una o più stagioni di movimentismo radicale, sono passate armi e bagagli al M5S (lo stesso Favia era uno di questi, noi ce lo ricordiamo a Praga, alla manifestazione anti-FMI del settembre 2000), o comunque hanno fatto dichiarazione di voto (Bifo), o semplicemente l’hanno votato senza dirlo.

      • Beh, un’alternativa di sistema no di certo, però, fermandoci sul caso Tav, al momento era l’unico mezzo “istituzionale” disponibile per tentare di fermare l’opera. Io li capisco i valsusini che hanno votato in maggioranza M5S, vista la totale assenza di sponde altrove. Avere 100 deputati anti-Tav è diverso che averne un paio. Dopo di ché, è chiaro che questo non significa delegare la lotta.

  28. Grazie WM per Emilio ma grazie soprattutto al signore in rosso.
    Ho partecipato alla discussione al post precedente e continuo sinceramente a credere nell’agire delle singole persone più che nell’indistinto “potere oscuro” del Movimento.
    Probabile che una laurea oggi sia concessa a chiunque ma l’88% di laureati mi fa pensare che sia alto il numero di persone con grado elevato di istruzione all’interno degli stessi attivisti del movimento.
    Grazie al vostro sguardo e quello degli utenti che partecipano riconosco di aver trasceso la questione

    • …[continuo perchè ho inviato senza volerlo]
      Grazie al vostro sguardo e quello degli utenti che partecipano riconosco di aver trasceso la questione rispetto alle mie precedenti convinzioni, e prendo tutti questi contributi come un avvertimento.
      Continuo quindi a credere nell’attivismo all’interno dei 5 stelle e alla partecipazione come spinta al cambiamento.

  29. Intervengo con un grosso carico di perplessità, e un altrettanto enorme carico di preoccupazioni; parecchie riflessioni fatte qui le condivido, altre no, fermo restando che mi pare che M5S si porti dentro una caterva di contraddizioni e posizioni discutibili – a voler essere gentile. Detto ciò, il fatto che abbia portato in Parlamento l’88% di laureati tra i suoi eletti centra esattamente una delle questioni cruciali: questo movimento intercetta una fascia di media acculturazione, fatta salva la polemica contro gli intellettuali radical chic, un ceto medio mediamente scolarizzato, che ha un velo di nozioni sociologiche, sotirche, politologiche, un bigino, un riassunto di quello che le università spacciano per formazione superiore, e di queso velo confuso, abborraciato, fanno uso; attenzione, io credo che la piccola e media “intellettualità” si trovi perfettamente a proprio agio dento il M5S, sapendo all’incirca maneggiare qualche briciola di sapere, e trovandosi in ogni caso marginale rispetto ad ogni mercato possibile. Insomma, l’88% di laureati, di per sè, non mi pare molto come garanzia di analisi complesse, anzi, mi pare garanzia di arroganza spacciata per conoscenza.

    • Condivido il tuo approccio e mi fa venire in mente i dibattiti sulla tendenza eversiva delle classi medie “proletarizzate” (attualizzando: che hanno perso status economico e capitale simbolico…). http://www.treccani.it/enciclopedia/classi-medie_(Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali)/
      Brrrrr…..

    • Il sistema universitario ci ha resi arroganti e lo dico da laureata. Dove non è arrivata la spocchia personale sono arrivate le lauree triennali (per cui a 24-25 anni hai due lauree… va be’) e il titolo di dottore, che ci diamo solo noi senza aver conseguito il dottorato. Qui parliamo solo di titoli, non di cultura vera e propria, ma i titoli più della cultura sono a volte il fulcro delle conversazioni. Il problema della competenze inutilizzate nel M5S è ben più serio di quello che traspare.
      Chi opera a cuore aperto non è uno che ha 2 lauree in comunicazione e un master, è uno che ha (si spera) una laurea in medicina e chirurgia. Il primo però entra nell’immaginario come un qualcosa di molto superiore al secondo, l’arroganza nell’arroganza :)

  30. Un’altra questione estremamente rilevante su cui il M5S fa prevalere un non-detto di fondo riguarda il sistema politico-elettorale. Grillo propone un sistema maggioritario che privilegi la “governabilità” oppure è per una maggiore apertura alla rappresentanza proporzionale? Non mi sembrano questioni di poco conto e tra l’altro a breve se ne avrà un riscontro in Parlamento. Anche in questo caso, come per gli altri due esempi riguardo austerità e reddito, mi pare che in Grillo prevalga un orientamento di fondo di destra più propenso al discorso mainstream maggioritario che tanti danni ha fatto alla democrazia in Italia. Vedremo cosa diranno gli eletti M5S.

  31. A breve penso di farci un post, comunque credo che i nodi verranno al pettine, comunque vada.
    Le magagne sono saltate fuori a livello locale, figuriamoci ora.
    Questo perchè oltre ad essere Grillo a comandare , allo stesso modo non riesce nemmeno a farlo fino in fondo, non sapendo bene che pesci pigliare (vale anche per il riccioluto).
    Il modello setta va bene finchè si devono gestire aspetti organizzativi e strutturali di piccole realtà e quindi si sposava bene con le liste civiche: e mò?
    Certo, per ora gli eletti ripetono a pappagallo qualche parola d’ordine, ma è ovvio che non potrà continuare in questo modo e quindi:
    – o i neoparlamentari prenderanno le loro iniziative con qualche barlume di autonomia e per questo cominceranno lotte intestine e malumori facendo emergere le differenti visioni politiche all’interno del mov (+ probabile);
    -o i neoparlamentari si metteranno zitti e quatti, limitandosi a eseguire gli ordini ed inevitabilmente il loro operato farà (almeno nel lungo termine)schifo a tutti, dato che né il Capo né il riccioluto hanno una qualche idea significativa eccetto alcuni tagli qua e là (- probabile).

    Tertium non datur.

  32. Avete completamente ragione. Mi ricordo di quel periodo di un’annetto e mezzo fa nel quale in tutta Europa c’erano le manifestazioni anti-austerity.
    Io chiedevo ai miei amici di mobilitarsi tutti insieme, ma nessuno aveva voglia.
    Adesso tutti loro votano MoVimento 5 Stelle (tutta gente che si dice di sinistra eh).
    Perchè? Perchè ci vuole cambiamento! (rispondono loro)

    Ma cazzo, abbiamo avuto le peggiori controriforme degli ultimi anni (cosiddette “lacrime e sangue”) e non si è mossa una foglia..o comunque non c’è stata quella grande mobilitazione che ci si aspettava.
    Mio nonno (mio nonno!) parlando al riguardo ha detto: “Ai miei tempi sarebbe successa la rivolusiòn”…lui è uno di quelli che ha fatto il ’68.
    Noi invece (parlo di quelli che conosco io, non in generale) restiamo passivi, per poi votare Grillo, che lui sì che cambia le cose…è l’unico, gli altri si presentano solo per mangiare coi nostri soldi.

    Insomma, il punto al quale voglio arrivare è questo: nella nostra Italia, non so per quali motivi, abbiamo una predilezione ad essere consumatori passivi di merci, di notizie, di intrattenimenti. E guarda caso Grillo e Casaleggio arrivano proprio dall’industria dell’entertainment e da quello del marketing.

    La politica da tempo si è trasformata soltanto in tifoseria e delega.

    Io penso che invece dovremmo tornare ad essere protagonisti delle nostre esistenze, soggetti attivi sulla scena di una politica rigenerata, non fatta di leader ma di persone e collettività…di prospettive.

    Forse sono un velleitario, ma se c’è da andare in piazza a prendersi le manganellate non mi sottraggo per poi delegare ad un salvatore della patria che non è nè-nè…

    • Scusa la nota sciocca ma… tuo *nonno* ha fatto il Sessantotto??

      Mi sento improvvisamente vecchio. Mio nonno ha fatto la *Resistenza*!

      Però mi riempie anche di entusiasmo pensare che possa essere in arrivo una generazione di “nipoti del Sessantotto” che ragionano come te.

      Mal che vada vediamo cosa combineranno i nipoti del G8 (questo si chiama ottimismo!).

  33. La vostra analisi è plausibile, se fosse anche vera però sarebbe ragionevole aspettarsi un rientro del M5S all’interno di un contesto istituzionale più normale che gli consentisca di gestire il potere guadagnato così come il potere va gestito e goduto; anche ammesso che Grillo spinga Pd e Pdl verso un governo condiviso per guadagnare consensi e vincere le successive elezioni rimane il grosso interrogativo del dopo.
    Se lo scopo è inglobare i movimenti, nel momento stesso in cui si diventa maggioranza si perdono i movimenti, o si crea l’humus necessario alla nascita di nuovi.
    Distruggere per distruggere e ridere sulle macerie fumanti non può essere lo scopo programmato di un apparato di marketing che voglia poi godersi i risultati, tra le macerie piangono tutti.
    L’unico altro scopo possibile è instaurare una dittatura facendo piazza pulita e inglobando tutto, è possibile ma francamente talmente difficile da credere che stento.
    Sicuramente Grillo non si aspettava questi numeri, ma nemmeno lui, ora, ha il tempo di rimanere immobile per guadagnare consensi o perderne. Deve agire, e qualunque azione scoprirà un pò di più le sue carte.
    Vi è poi un ultima analisi possibile, ovvero che la piega delle cose non si stata voluta da nessuno, il sistema stesso ha generato i risultati e nessuna mente umana poteva calcolarli, insomma l’universo non è deterministico nè determinabile.
    Chi vivrà vedrà, ma sarebbe forse opportuno tenere una valigia pronta.

    • Siamo pessimisti: dittatura pentastelluta col 25-30% dei voti.
      Siamo pessimisti 2: Grillo-Casaleggio mettono in testa agli elettori quello che Berlusconi cerca di mettergli in testa da anni. Si governa prendendo più della metà dei voti. Dittatura della maggioranza.
      Siamo pessimisti 3: alle prossime Berlusconi sbanca, per un recondito desiderio in una parte di elettorato di governabilità. I grillini sono inetti, il PD perde prima di iniziare e di fatto Berlusconi ha governato più a lungo di tutti da Mussolini in poi (Berlusconi II e IV)
      Non mi spaventa l’ingovernabilità, la legge elettorale è ampiamente migliorabile ma non manca di democrazia più di altre possibili vie. Mi spaventa il modo con cui si garantirà la governabilità.

  34. Chiedo scusa per la rozzezza del mezzo, l’ho trovato così. Spero di non essere OT, temo di no. Chiedo a voi che siete storici: questo testo è autentico?

    https://twitter.com/SiamolaGente/status/307528422526169088/photo/1/large

    • Me lo son chiesto anch’io. Qui c’è il discorso http://www.youtube.com/watch?v=KqBEJweLV5s
      ma non ho ancora avuto tempo di ascoltarlo tutto.
      Quello riportato nel tuo link sembra una rielaborazione dell’orginale…

      • Ascoltato, è una rielaborazione libera ma non eccessivamente “falsa”. Diciamo che ci sono dei pezzetti aggiunti per renderla più consonante con quello che si vuole dire.

        Però sono state tagliate delle cose ancora più interessanti, consiglio la visione.

  35. Ciao, sono un valsusino che ha votato 5 stelle, pur condividendo molte perplessità e pur essendo convinto che ci sono contraddizioni interne (che però penso ormai dovranno necessariamente venire al pettine).

    Esordisco con due pensieri sul rapporto 5 stelle – No Tav espressi prima delle elezioni, la provenienza “ideologica” non è la stessa (Rizzo – CSOA Askatasuna, Perino ex sindacalista cattolico gandhiano) ma le tesi mi sembrano invece equivalenti

    http://www.notav.info/post/due-parole-su-notav-e-movimento-5-stelle/

    http://www.huffingtonpost.it/2013/02/14/con-grillo-veri-compagni-di-viaggio-il-m5s-prendera-percentuali-bulgare-in-val-di-susa_n_2685795.html

    Secondo me nell’analisi che avete fatto in questo e in precedenti post commettete un paio di errori (IMHO, ovviamente… dal mio piccolo mi intimorisce un po’ contraddire gli autori di “una boiata, (proprio come) Q” :D :D

    Primo (qui forse sono troppo ottimista): non penso che Grillo sia in grado di “mettere il cappello” sulle lotte territoriali. Può parteciparvi, ma non credo risulterebbe credibile se dicesse di averle “fondate”… e onestamente non mi pare che ci abbia provato. Per quanto riguarda l’entrismo, vi rimando ai link, ma sinteticamente: nessuno pensa che entrare nelle istituzioni sia sufficiente… casomai che non sia inutile.

    Secondo (qui forse siete troppo ottimisti voi): non penso che il M5S abbia fatto da pompiere, perché nella mia generazione (30enni) vedo piuttosto disinteresse (es. calo della sindacalizzazione, calo della partecipazione) e mi pare che il M5S abbia fatto avvicinare all’ “attivismo” persone che altrimenti non l’avrebbero fatto. C’è la speranza che queste persone, partecipando maturino una coscienza maggiore. Quando è nato il NoTav, se i rossi avessero schifato i verdi, ed entrambi i bianchi (:P), il movimento sarebbe rimasto settario e non avrebbe raggiunto quella diffusione che oggi, in valle, ha. Questo ha significato che ciascuno ha dovuto imparare a sopportare come compagni di viaggio persone di cui non condivideva (alcune, molte) idee e percorsi… poi ha iniziato ad apprezzarle. E ha condiviso metodi di lotta che prima non avrebbe preso in considerazione (cattolici che si comportano da anarchici e anarchici che si comportano da nonviolenti?). Ecco io penso che molti dei “grillini” più “ingenui” o “meno radicali” abbiano in loro il potenziale per diventarlo (chiaramente esistono degli irrecuperabili, da voi citati). E che quindi l’esperienza sia comunque positiva… almeno per ora.
    No, avete ragione, anche su questo secondo punto forse sono sempre io l’ottimista ;)

    • Quando i Wu Ming (o il sign. Ming, come molti commentatori all’articolo su Internazionale vi si sono appellati :D) dicono che Grillo “mette il cappello” sulle lotte civiche e territoriali, non penso si riferiscano tanto all’appropriazione della nascita delle varie lotte, quanto del loro epilogo. O comunque non va necessariamente letta in quel senso.

      Il Grillo che affannato ed ansimante dal lungo tragitto in macchina da Genova si presentò davanti alle telecamere definendo i valsusini impegnati nelle lotte eroi, nei fatti si presentò (o tentò di) come il salvatore accorso per portare i valsusini sotto la sua ala protettiva per assicurarli che da quel momento in poi ci sarebbero stati lui e i suoi fedeli vassalli e che da lì a poco le loro pene sarebbero cessate, perché a sorvegliare la valle e a riportare la giustizia ci avrebbe pensato lui.

      Ed è qui che Grillo insieme posa il suo cappello e si dimostra pompiere, perché si presenta come l’unico interlocutore istituzionale (e vabbé, qua la colpa è sopratutto della sinistra parlamentare), ma sopratutto ribadisce l’importanza della delega come se l’unico posto dove sia possibile ottenere un cambiamento sia l’aula del parlamento e che quindi tutto possa e debba sfociare lì.

      Così facendo impoverisce ed espropria il lungo percorso di lotta degli abitanti della Val di Susa, fatto anche di quell’imparare a convivere tra persone diverse che tu citi, e lo riduce ad una, seppur epica, resistenza in attesa dell’arrivo del cavaliere bianco senza macchia e senza paura che quando avrà spodestato i reggenti della vecchia tirannia, finalmente potrà garantire un mondo di giusti.

      Se (o quando? Faccio fatica a seguire lo scenario politico attuale) la tav verrà bloccata con una votazione unanime da parte dei parlamentari (ops, volevo dire cittadini) dell’ M5S, chi avrà impedito la TAV? I valsusini o Grillo?

      Per me saranno stati ovviamente i valsusini, ma temo che passerà invece un altro messaggio.

      Come si suol chiudere, a mia modestissima (o era umile? Famo entrambe, via) opinione. :)

      p.s.
      Perdonami una pignoleria che c’entra poco e nulla con l’argomento, ma “anarchici che si comportano da non violenti” non si può leggere, sembra quasi intendere che gli anarchici siano per natura violenti e nascano tutti con il passamontagna calato sulla faccia. :)

      • Nulla da perdonare :) Devo essere stato troppo schematico. Non intendevo certo offendere il pensiero anarchico. Ma così come ci sono persone che possono rifiutare la categoria del nemico (vedi commenti sotto) ci sono persone che, al contrario, se gli si propone come vincolante e imprescindibile un approccio gandhiano, possono (anche giustamente) dire che se è un altro a iniziare la violenza, l’autodifesa non lo è. Personalmente rispetto entrambi gli approcci, porgere l’altra guancia non è il mio forte.

        Io penso che giustamente si debba impedire a Grillo (come a chiunque altro) di mettere il cappello sulle lotte (non credo però che nel caso specifico si fosse presentato come un salvatore, perlomeno non è stato percepito così in loco perché per fortuna si è abbastanza vaccinati contro la tentazione di delegare). Penso anche che, più che di una sinistra “istituzionale”, sia un po’ compito dei movimenti stessi evitare di lasciarsi monopolizzare o spodestare o spegnere.

    • “Comunque, ragazzi – disse una volta qualcuno – nun ce sta niente da fa’. In questi tempi meschini, quelli che hanno combattuto per la libertà ti sembrano dei coglioni o degli spostati.” ;)

  36. Leggendo i vari commenti ho seguito il link di un sito, proposto da un’utente di Giap, dove ho letto un’analisi sui metodi comunicativi di Grillo.
    nel leggere mi ha colpito tantissimo questa frase usata da Grillo.

    “se un uomo di 64 anni, anziano e con la pancia, può attraversare lo stretto di Messina a nuoto mettendoci 1 ora e 20[…]ebbene può farcela solo perché si è allenato duramente («mi sono allenato sei mesi!»), ma questo vuol dire semplicemente che «se uno vuol portare a casa un risultato lo porta, cazzo!». Allo stesso modo anche i siciliani – e gli italiani – possono riuscire nell’impresa da tutti considerata impossibile di cambiare politica e classe dirigente, ma si devono impegnare e preparare duramente per farlo, e devono farlo in prima persona con tutti loro stessi…”

    Questa frase mi ha riportato immediatamente ad alcune esperienze che mi sono dovuto “pippare” e che si avvicinano molto alla teoria espressa da Grillo. Teoria spiccatamente di destra. Giusto per provare a dare un supporto all’idea che Grillo E’ di destra.
    Quella frase la si potrebbe leggere in un qualunque libro di Anthony Robbins.
    Tipo: Come ottenere il meglio da sé e dagli altri (che coincidenza è?), oppure Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario.
    Le teorie di Robbins, secondo me, sono tra gli ingredienti fondamentali del brodo culturale neo liberista. Derivano dalla cultura di self-Help (che nulla a che vedere con l’auto aiuto in psicologia) presente, anche se non in modo palese, nella cultura dominante occidentale di influenza statunitense .
    Sempre Anthony Robbins: “Se non puoi, devi. E se devi, puoi”, o “La determinazione è la sveglia del volere umano” e anche “Possiamo cambiare la nostra vita in un attimo. Possiamo essere esattamente ciò che vogliamo”.
    Il falco incravattato, arricchito, piccolo o grande manager “terzializzato”, bello pulito e agiato (esempio e meta di gran parte delle persone che vivono in occidente) usa quei concetti come dottrina, come approccio alla vita.
    La cultura del possiamo essere ciò che vogliamo è di destra perché tendere all’invincibile è di destra («se uno vuol portare a casa un risultato lo porta, cazzo!»). Irriducibili, è l’aggettivo usato sugli striscioni di molte curve naziste negli stadi di calcio.
    L’attitudine al non piegarsi mai, chiaramente militarista e di destra è oggi valore fondante in ottica di carriera e quindi di soddisfazione personale.
    Grillo quindi usa un frame chiaramente di destra, possiamo tutto, che non è molto distante da “me ne frego”
    L’idea che possiamo cambiare la nostra vita in un attimo porta anche a queste cose qui, http://www.youtube.com/watch?v=o4_yQpHmWfU, i balletti degli sfruttati che sentono la loro vita cambiare lavorando 10 ore al giorno, sabati e domeniche compresi per 900 merdosissimi euro.
    Contenti perché la loro determinazione li porterà, forse, tra 15 anni a dirigere il negozio che hanno avuto la possibilità di creare.
    Trovo che la destra oggi si più visibile in queste pratiche che in tante altre. Siamo davanti al nuovo olio di ricino, con la differenza che oggi ci piace, lo vogliamo. Le bastonate diventano possibilità.

    Scusate se sono andato OT.

    • Hmm..commento interessante. Mi ha fatto partire per la tangente su ragionamenti e analogie forse un po’ forzate, ma provo a condividerle.

      Se avete un po’ di familiarità con le palestre saprete benissimo di quanti filo-fasci, ultraliberisti, che non sanno nemmeno loro che idea politica hanno (ma sicuramente sono di destra) sono fissati con il self improvement, con il già citato Sun Tsu, con lo Zen buddhista (senza per altro comprendere quello di cui parlano).
      Se invece avete letto Watchmen, capirete a cosa faccio riferimento pensando al “metodo Veidt” per migliorare sè stessi.

      Roba da yuppie anni ’80.

      Ecco, adesso pensate a tutte le volte che Grillo ha detto “Lo Spread non esiste”, tutte le volte che cita il famigerato “psicodramma”…sempre con quel tono di voce di quello che ha capito come stanno veramente le cose, quello che smaschera gli inganni, toglie il velo di Maya per far vedere la realtà al popolino (che siccome è beota si fa ingannare).
      Oppure pensate a Casaleggio, definito il “guru”..

      Ora pensate a qual’è il simbolo del nazismo e al cosiddetto “misticismo nazista”.

      Un’analogia da far venire i brividi, ma per fortuna sono soltanto delle mie pippe mentali (spero)

  37. Compagni,
    Cerco di entrare anche io in tackle-scivolata nella discussione provando a mettere l’accento su diversi punti.
    La tesi che voglio cercare di dimostrare è che le proposte del 5S non possano essere valutate nel merito, ma debbano essere bocciate constatandone il metodo. Sto riscontrando questo errore in diversi commenti in questa bacheca, in diverse discussioni post-elettorali e ritrovo per esempio lo stesso errore nella posizione presa oggi da Precaria sul Fatto.
    Chi si lascia sedurre dalla possibilità di ottenere delle vittorie come il reddito di cittadinanza o finanziamenti alla scuola pubblica e tutti questi temi sociali, di cui il M5S si è appropriato indebitamente, commette un errore madornale. Io sono convinto di chi diceva prima, il M5S non farà niente di sinistra nemmeno per sbaglio.
    Penso che abbiate già ben eviscerato le contraddizioni delle loro proposte e la voluta superficialità di esse (vedi reddito minimo per immigrati). Io credo che l’importanza che va data al loro programma sia un po’ quella che noi tutti diamo alle proposte di Casafogna come il Mutuo sociale. Solo slogan insomma, come riduciamo gli stipendi, i rimborsi elettorali, il wifi libero. Solo un minestrone di slogan — Il fatto che coincidano con parole d’ordine che i movimenti e che riescano ad avere tanto seguito in termini di consenso non penso poi ci debba sorprendere più di tanto.
    L’analisi del metodo Casaleggio e Grillo è prioritaria rispetto le sue proposte: l’autoritarismo nelle decisioni, le epurazioni e le diffamazioni per mezzo web degne delle migliori purghe sallustiane, lo squadrismo digitale che segue ad ogni contestazione alla parola del leader, il feticismo del web e l’ossimoro della democrazia diretta che nasconde il più nero centralismo decisionale.
    Anche io tifo rivolta ma forse a contrario di molti sono abbastanza scettico che il M5S si spacchi fin quando la figura di grillo è così salda e gode di un potere decisionale così forte ed indiscusso.
    Sono convinto invece che il loro obiettivo sia legittimarsi ancor di più e questo lo possono fare solo portando a casa risultati, a prescindere dal come ma soprattutto a prescindere dal cosa, l’importante è avere quel minimo per poter cantar vittoria e continuare la scalata elettorale.
    Sarò troppo allarmato, ma o si trova un modo per contrastarli, nuove parole d’ordine e nuovi orizzonti per i movimenti sociali per riappiccare il fuoco che i pompieri hanno spento, o la loro ascesa è inevitabile.
    Ragioniamo su come fare, illudersi di ottenere vittorie con loro non porta da nessuna parte.
    redmusa

  38. Ho ritrovato nella riflessione del collettivo, la stessa lettura che ho dato della rivolta di Reggio del ’70, per i più giovani quella del “boia chi molla”.
    In quell’occasione, il mob di piazza capitanato dai caporioni neofascisti trovò uno sbocco “democratico” nell’elezione al senato di Ciccio Franco di fatto spegnendo sia la violenza sulle strade, sia le rivendicazioni che andavano oltre il capoluogo, come le lotte sociali che in riva allo Stretto vennero condotte da un piccolo gruppo anarchico.

  39. Ho diversi amici che sono grillini sfegatati e alcune volte mi ritrovo a parlre e discutere. La cosa che più mi da fastidio, oltre alle proposte destrorse, è la ripetuta quasi ossesionatamente giustificazione “Tu non conosci il M5S, non puoi giudicare”. Faccio un esempio concreto. l’articolo di Giacchè sul programma economico di Grillo analizzava a mio parere il programma politico delle elezioni e ne traeva conclusioni negative. Dopo che la discussione si è evoluta l’argomento è uscito, stavolta declinato sulla mia assenza, e anche quella di Giacchè, ai comizi di Grillo. Ora l’analisi credo che sia visibile agli occhi, nel M5S si crea una Casta opposta, quella dei buoni, ma anche quella dell’elitè che sa, tu non ne fai parte non puoi capire ergo non puoi criticare ergo devi stare zitto. Il frame in cui si colloca questo comportamento credo sia diverso da quello prettamente fascista, in quanto secondo me si ricolloca più in una visione aristocratica del mondo. C’è la gente che sa, che usa il web e quindi è veramente informata (senza magari sapere nulla su chi sia Placanica) e quindi merita di guidare il paese. Tale analisi per il mio vissuto viene confermata dalla reiterata proposta in certi ambienti decisamente vicini a Grillo della “patente di voto” e a mio grande dispiacere anche dopo le ultime elezioni anche da ambienti del centro-sinistra. Esplico nel caso non ne aveste ancora sentito parlare. Molto brevemente sarebbe una sorta di patente che si rinnova periodicamente, che ti permette di avere il diritto di voto, basata su criteri ovviamenti fumosi, quali “essere informati”, “non essere deficenti” e così via. A me sembra che se questioni del genere uscissero seriamente nel dibattito parlamentare saremmo arrivati ad un punto di rottura con i Padri Costituenti, ma ciò che più mi preoccupa è che se si prova a tastare un pò il polso del PD, la vittoria di Berlusconi è colpa dei creduloni che si son fatti prendere in giro, e quindi non degni di votare. Tali sentimenti mi fanno paura, perchè sento odore di pesantissimo regresso, sociale e non solo.
    Ah finalmente ho trovato il coraggio di scrivere e condividere colletivamente su Giap :)

    • Pensa un po’… io invece discutevo con un mio amico dicendogli che intendevo fare un’apertura di fiducia al M5S, ed è stato lui, rispondendomi che Grillo è fascista e tutti quelli che lo votano sono imbecilli, a dirmi che vorrebbe introdurre il patentino di voto per impedire che gli imbecilli ci caschino e votino cinque stelle (o Berlusconi). La tentazione del patentino deriva quindi più dal sentirsi superiori, atteggiamento che personalmente ho visto molto più spesso, per usare un termine che non piace ai Wu Ming, tra i radical chic (se non piace il termine, intendo quegli -pseudo-intellettuali di sinistra che parlano e scrivono ma poi sulle barricate nn si vedono – giusto per chiarezza, non è riferito a nessuno che abbia scritto qui, né tantomeno ai Wu Ming, che anzi ringrazio per le molte sbatte)

  40. Alle elezioni politiche del 2008, nel piccolo comune di Bussoleno (nel cuore della Val di Susa in lotta contro il TAV), la Sinistra Arcobaleno (la Sinistra Arcobaleno!) prende l’11% al Senato e l’11,4% alla Camera (dato nazionale: 3,2-3,1%).
    Sinistra Critica prende circa il 2,5% in entrambe le Camere (dato nazionale: 0,4% circa).
    Il Partito Comunista dei Lavoratori prende circa l’1,2% (dato nazionale: 0,5% circa).

    Nel 2013 la sinistra (al netto di SEL e IDV!) perde il 65% dei voti al Senato rispetto al 2008 e oltre il 69% dei voti alla Camera. Il M5S, invece, è sopra il 45% in entrambe le Camere.

    Non cito queste cifre perché mi piacciono i numeri, né tanto meno perché rimpianga la vecchia sinistra bertinottiana “di lotta e di governo”. Le cito perché registrano un fatto: i settori popolari in lotta contro l’austerità, i tagli, le offensive padronali sui luoghi di lavoro, lo scempio del territorio, le discriminazioni non vedono più nella sinistra “tradizionale” un punto di riferimento politico e preferiscono affidarsi ad una forza politica ambigua, contraddittoria e… ebbene sì, di destra (non per quanto riguarda le singole rivendicazioni, alcune delle quali sono sicuramente “progressiste”, ma appunto per quanto riguarda il frame generale).

    Errori, inadeguatezze, opportunismo e tradimenti si pagano sempre cari, ed è giusto così. Ma stiamo pur sicuri che senza un nuovo soggetto politico, radicato nelle lotte, forte nell’analisi e dotato di una piattaforma radicale di rivendicazioni, la tendenza non la si inverte.

    Grillo e il suo M5S, catalizzando la rabbia genericamente “antisistema” di milioni di persone, hanno riempito un vuoto; vuoto che la sinistra ha lasciato scoperto o perché, da un lato (quello movimentista), ha abbandonato ogni ipotesi di strutturazione “classica”, oppure perché, dall’altro (quello più tradizionale) non è stata in grado di mettere sul piatto analisi e rivendicazioni radicali (lasciandosi andare al peggior opportunismo e abbandonando i suoi terreni classici di intervento per il proverbiale piatto di lenticchie… che prontamente non è arrivato) o di superare le proprie divisioni storiche (lasciandosi così andare al settarismo e accettando l’idea della frammentazione come fatto della vita).

    Ora, possiamo scannarci finché vogliamo sulla natura di classe del M5S, sul suo carattere politico generale, sulle prospettive che gli si pongono adesso che si troverà a misurarsi con le proprie contraddizioni… ma se, quando quelle contraddizioni esploderanno, mancherà l’alternativa da sinistra (perché nel frattempo non si sarà fatto nulla per costruirla seriamente) non è escluso che ci aspetti qualcosa di parecchio (ma parecchio!) peggiore.

    • “i settori popolari in lotta (…) preferiscono affidarsi ad una forza politica ambigua”
      Ti invito a leggere i link che ho postato più sopra. Non ci si “affida” a nessuno, visto che generalmente “si diffida” della politica istituzionale. Consapevoli che la lotta è presenza sul territorio, si tentano tutti gli strumenti a disposizione. Non è Grillo che mette il cappello ai movimenti, sono i movimenti che possono “usare” il grillismo (ad es. per estendere la propria base di consenso pescando anche da chi sarebbe più moderato).
      Ah, si: esistono i No Tav “di destra” ragazzi. I fascisti li respingiamo al mittente, ma di gente che se gli chiedessi di votare a sinistra ti sputerebbe in faccia ne son piene le barricate e i blocchi stradali. Giuro.

      • Il rapporto fra chi “usa” e chi “viene usato” lo stabiliscono i rapporti di forza reali, non i nostri desideri. E, su questo terreno, è un dato di fatto abbastanza incontestabile che il M5S abbia capitalizzato (alla grande e da diversi punti di vista: sia in termini di un consenso perso sia in termini di un consenso potenziale non conquistato) sulla sconfitta *storica* dei movimenti e dei partiti di sinistra. Pensare il contrario, secondo me, significa solo farsi delle illusioni.

        Se poi i fatti mi daranno torto, e con la loro proverbiale testa dura apriranno il mio povero cranio come un melone, sarò il primo a fare autocritica.

        • Ma tu cosa intendi per “usare” ed “essere usati”? Per cosa Grillo avrebbe “usato” il movimento No Tav? Per “farsi bello”… dove? in Valsusa? Fuori valsusa?
          Siamo abbastanza cresciutelli per aver imparato a non farci strumentalizzare.

          Secondo me a voler buttare a mare chiunque non sia di sinistra, si butta il bambino con l’acqua sporca. Ripeto, non significa accettare tutto, ma imparare a tollerare un po’ di più si. In valsusa gente che si definisce di destra ha finito per adottare metodi e contenuti di sinistra. Cosa mi importano le etichette? Mi importa la pratica.
          Non riesco a trasmettervelo, non sto a fare un trattato e non ne sarei capace. Chiaro che non basta essere a Chiomonte per essere di sinistra. Ma cosa me ne frega! ho una persona in più al mio fianco. Per la stessa ragione non va demonizzato troppo l’atteggiamento grillino che è stato definito “tecnico” (ho capito cosa si intendeva, non dubitate): si può arrivare a conclusioni “di sinistra” anche senza partire da ideologie di sinistra. fa schifo? no, perché secondo me è per questo che a sinistra si è rimasti in pochi: perché si è cacciato chiunque non la pensasse esattamente come noi (o lo si è fatto sentire indesiderato, che a volte basta), un ottimo e collaudato modo per ammazzare le lotte sul nascere.

          • Scusa, ma vogliamo smetterla con questo equivoco? Se riesci a portare gente di destra a fare cose di sinistra, tanto meglio! Per di più le persone cambiano e se non lo credessimo possibile non faremmo proprio un bel niente nella vita. Se ci auspichiamo che le contraddizioni scoppino è anche per questo.
            Quello che stiamo criticando è il caposaldo del pensiero di Grillo e del M5S, ovvero: non esiste una visione del mondo di sinistra e una di destra, esistono solo idee/soluzioni giuste e idee/soluzioni sbagliate. Quante volte bisogna ancora ripeterlo perché diventi chiaro per tutti? In questo thread abbiamo dimostrato che proprio i punti di programma del M5S (scuola, reddito di cittadinanza) sono soggetti a diverse possibili interpretazioni. In base a quale interpretazione si sceglierà si può ottenere un risultato oppure un altro, che sarà giusto o sbagliato non già in termini assoluti, ma in relazione a una determinata visione delle cose, aspirazione sociale o politica, impostazione etica, etc. Dire che gli abitanti della Val Susa hanno diritto di decidere cosa ne sarà del luogo in cui vivono a discapito del PIL nazionale, non è un’affermazione neutra. Come non lo è dire che la “democrazia diretta” è votare le proposte via internet, a fronte di un problema epocale come il digital divide.

            • Ohibò Wu Ming 4, d’accordo la smetto, non prima di aggiungere che mi ferisce questo tono (che tra l’altro assomiglia un po’ all’arroganza grillina) in particolare perché lo ricevo da persone che stimo e non capisco che ho fatto per meritarmelo: troppi post in poco tempo?
              Non mi pare di aver equivocato, il vostro thread l’ho compreso e mi pare anche di aver scritto che ne condivido la gran parte. In questa diramazione stavo rispondendo a “usare vs essere usati” e non al post principale. Scusate se mi sento chiamato in causa se mi si dà del pirla, sottintendendo che avrei votato un fascista perché da valligiano ignorante non sono stato in grado di capire che me la stava mettendo in quel posto.

              Quello che sostengo, in base alla mia esperienza, è che la stessa cosa (es. No Tav) se presentata alla stessa persona in un modo (ideologico) o in un altro (“neutro”?) attecchisce in modo diverso. Ovvio che non tutti i temi sono altrettanto facili e ovvio che il modo in cui uno slogan si declina può finire per diventare una cosa o il suo contrario.

              Scusate per il disturbo. Grazie per i vostri libri.
              Addio e grazie per tutto il pesce

              • No scusate. Integro perché hai scritto una cosa sbagliata sul Tav. “gli abitanti della Val Susa hanno diritto di decidere cosa ne sarà del luogo in cui vivono a discapito del PIL nazionale”
                veramente noi sosteniamo che decidendo cosa sarà del luogo in cui viviamo facciamo un favore al PIL nazionale. è importante.

              • Quale “tono”? “Arroganza grillina”? “Addio”?
                Bah… A me pare che qua nessuno ti ha dato del pirla (men che meno Little Commie Craig), e se c’è una cosa su cui in questo blog ci si è sempre trovati tutti d’accordo è che la battaglia No Tav in Val Susa è la lotta più interessante oggi in Italia. Uno dei motivi per cui è così interessante è perché tiene assieme ambiti e persone diverse, al netto di ogni approccio ideologico.
                Aggiungo che non trovo nulla di strano o disdicevole nel fatto che un abitante della Val Susa impegnato in quella battaglia abbia votato per l’unica forza politica che ha voluto dare rappresentanza alla lotta negli ambiti istituzionali. Se fossi di quelle parti probabilmente l’avrei fatto anch’io, chissà.
                Però lascia che ti dica una cosa: non è che avete inventato una roba nuova, anche se per come siamo messi oggi potrebbe anche sembrarlo. Pensi davvero di doverci spiegare che quando la lotta si allarga a persone di provenienze diverse va bene e quando si chiude in un identitarismo ideologico va male?
                Io in Val Susa non sono ancora venuto, ma quando me ne andavo in giro per il mondo a rompere il cazzo alla BM e al FMI, lo facevo con al fianco militanti comunisti, post-comunisti, anarchici, contadini analfabeti, preti, suore laiche, ecologisti, clown, parlamentari, e chi più ne ha più ne metta.
                Criticare l’ambiguità degli enunciati grillini, certe modalità, forme e contenuti, etc. e ribadire la non neutralità delle idee è cosa ben diversa dal negare valore all’incontro tra diversi per perseguire un obbiettivo comune, ti pare? Capirai che dovere spiegare questo dopo una mezza dozzina di post sul M5S e svariate centinaia di commenti, può risultare un po’ snervante.

          • Aspetta, c’è un equivoco, probabilmente causato dall’esempio che ho scelto. Nel mio intervento non volevo limitare il discorso al movimento No Tav, facevo un ragionamento più generale. Il mio punto è semplice: il M5S è cresciuto e ha prosperato là dove la sinistra ha fallito, o ha abbandonato il campo, o si è dimostrata ambigua o inaffidabile. E per me la priorità nr.1, in questo momento, è recuperare il terreno perso. Non per mantenere viva la sinistra ad ogni costo sulla base di una qualche feticismo idolatrico, ma semplicemente perché penso che solo il patrimonio storico di lotta e di analisi del movimento operaio può offrirci una prospettiva di reale cambiamento per il futuro.

            Non c’è nessun ragionamento escludente o schifiltoso in questo, anzi. Si può ricostruire un’egemonia politica e culturale di sinistra solo e soltanto se si sottraggono alla retorica reazionaria e alle derive avventuriere/velleitarie della piccola-borghesia incazzata (perché questo è il senso profondo del “mandiamoli tutti affanculo” di Grillo), quelle fasce popolari che oggi sono pericolosamente attratte su quel terreno. Che non è affatto rivoluzionario, sebbene si ammanti di una retorica para-rivoluzionaria.

            Il Movimento No Tav potrebbe anche riuscire a “usare” il M5S per strappare una vittoria. Non ho abbastanza elementi per dirlo (anche se non sono così ottimista). Tuttavia (1) le questioni fondamentali con cui dobbiamo fare i conti non si fermano al TAV e (2) se anche il Movimento No Tav riuscirà ad “usare” il M5S, rimane comunque il fatto che Grillo ha ampiamente “usato” il terreno preparato dai movimenti di inizio millennio per costruire la sua fortuna politica. Era questo il punto, e qui sono pienamente d’accordo con i WM. Su questo particolare aspetto della diagnosi, quanto meno.

            • @Wu Ming 4
              Rispondo pignolo come un bambino dell’asilo solo per chiarezza (poi proporrei di chiudere l’equivoco, giuro che mi sarebbe piaciuto fare una figura diversa). Il tono che ho percepito era che evidentemente, come dici tu stesso, ti ho “un po’ snervato” (mi scuso ancora), e l’ho percepito da costrutti tipo “ma vogliamo smetterla” e “quante volte dobbiamo ancora ripeterlo”. Quando non mi pareva di aver strepitato come fanno alcuni (grillini).

              Sulla critica alle ambiguità (delle tesi e non solo) grilline, credo di aver detto più o meno in ogni mio reply che ero d’accordo; dunque non ti volevo certo obbligare a ripeterlo.

              Non pretendo di insegnare nulla figuriamoci! Ma di sottolineare l’ovvietà pensavo mi fosse consentito: se gli enunciati grillini sono ambigui non significa che tutti i grillini siano ambigui. Men che meno penso di aver inventato qualcosa!

              @Little Commie Craig: equivoco chiarito, chiedo scusa anche a te.

              PS: non ho scritto “addio”, ma “addio e grazie per tutto il pesce” contavo si cogliesse la citazione.

              • Non hai fatto nessuna figura. L’importante è aver chiarito che qua non si sta cercando di gettare la croce addosso alle singole persone o di demonizzare una fetta di elettorato. Chiunque non ha votato Grillo ha comunque cari amici e parenti che l’hanno fatto.

                Nei tuoi commenti me ne sono risuonati altri, colti in giro per la rete, in reazione ai nostri post di questi giorni. Secondo alcuni staremmo accusando i grillini di essere una massa di deficienti abbindolati dal pifferaio magico. Ecco questa narrazione non ci appartiene, non abbiamo mai affermato né pensato una roba del genere. Sarebbe, tra l’altro, una narrazione ancora una volta consolatoria: “La gente è scema, cosa vuoi farci?”, “Gli italiani sono così…”, etc.

                Io ritengo che le persone votino consapevolmente. Penso ad esempio che chi vota Berlusconi sappia perfetamente ciò che fa e ciò che vuole ottenere tramite quel voto. Non ho mai creduto alla favoletta del Grande Comunicatore.

                Grillo è stato bravo a capitalizzare temi, parole, battaglie, che sono state quelle del “movimento dei movimenti”, mescolandole con enunciati di segno opposto. In questo modo ha riempito un vuoto, quello tra i partiti politici moribondi e la frustrazione delle persone.

                La responsabilità di questa sua affermazione, ovvero del ritorno di quelle parole e quei temi “no global” in una salsa ambigua e nénéista è principalmente NOSTRA. Nostra di chi dieci anni fa non ha saputo trovare le modalità per condizionare l’agenda politica, per dare rappresentanza alle lotte, per farle sopravvivere. Insomma qua se proprio ci sono degli stronzi da cercare non sono mica i grillini… Spero di essere stato molto chiaro anch’io.

                P.S. Pignoleria per pignoleria: lo so che il vostro discorso non è NO TAV = NO PIL, stavo assumendo l’argomento della controparte proprio per sottolineare come… gli assunti non siano mai imparziali, tecnici, super partes, etc.

    • Tra parentesi (per modo di dire): questa debacle – e il rischio che da questa debacle non ci si riprenda – è un dramma per i militanti o per gli intellettuali di area solo nella misura in cui è un dramma per il movimento operaio, per il 37% di giovani senza lavoro, per il quasi 12% (se ci si limita al ridicolo dato ufficiale) dell’insieme dei disoccupati, e per tutti coloro che hanno di fronte un futuro di merda fatto di tagli, sacrifici, iniquità, miseria.

      E sottolineo “solo nella misura in cui” perché, nella stragrande maggioranza dei casi, non è certo il fatto di avere il culo al caldo garantito ad libitum a spingere chi si sbatte in prima persona (in tutte le varie forme possibili che lo sbattimento può assumere, giuste o sbagliate che siano) sul terreno non proprio comodo dell’impegno attivo.

  41. Partiamo dal movimento dei movimenti o altermondialismo.

    Numerose istanze del M5s sono state sintetizzate da quei pensieri e questo indubbiamente ha causato una notevole quantità di persone che a questa tornata lo hanno votato.
    La differenza sostanziale sta però nei metodi e nei meccanismi.
    Nel movimento dei movimenti la discussione partiva dalle istanze locali che si declinavano in una visione globale e internazionalista. Del marxismo però si criticava (almeno in alcune frange) l’ impostazione della lotta di classe che veniva rivisitata in senso attuale, non si trattava più di proletariato e classe operaia contro il padronato, ma si era affinata l’ analisi sulla liquidità di queste classi e sul loro moltiplicarsi. Questo ha fatto emergere non tanto la necessità di una lotta tra classi che sarebbe diventata un ennesima categoria molto simile a un noi/loro, ma piuttosto l’ analisi delle relazioni umane, del rapporto tra gruppi e la fondamentale questione del potere. Per questo abbiamo passato anni a porci la questione se accettare o meno Rifondazione come rappresentanza parlamentare, la critica formale e sotanziale alla cgil e non so se ricordate le discussioni sui portavoce a Genova. Seghe mentali? Forse. Ma sicuramente si stava parlando del problema. Per la prima volta nel discorso di sinistra “mainstream” piombavano anche istanze puramente anarchiche. Ora non sto a fare l’ antologia delle tematiche allora affrontate, le risorse del pianeta, il consumo del territorio, i beni comuni, la finanza ecc. ma la maggior parte di quelle cose, ridotte a slogan o tread di un blog sono diventate parte del copione di Grillo. Se non sbaglio il Blog di Grillo nasce nel 2005. La questione fondamentale è che nel movimento dei movimenti nessuna di queste cose era slogan, in quegli anni si studiava sistematicamente e per un certo tempo si è anche parlata una lingua viva, aperta, le semplificazioni giornalistiche non attecchivano. Il lavoro di emersione delle contraddizioni, le più evidenti erano la questione del potere, i diritti umani, il pacifismo, i beni comuni, il lavoro, il territorio, ha fatto si che la sinistra parlamentare implodesse perchè non pronta a tutto ciò. Forse si votava poco ma si complicava molto.
    Ed è proprio qui che vorrei arrivare.
    Diffido di M5s da sempre perchè l’ ho sempre vissuto come l’ ennesima semplificazione. E la semplificazione porta demagogia e la demagogia ci uccide il neurone (basta farsi un giro nella pagina di Internazionale dove c’è il vostro articolo e leggerne i commenti). Semplificazione vuol dire anche perdere la capacità di esprimersi e parlare una lingua condivisa nella pratica, non tanto universale o universalistica ma condivisa nelle pratiche e nei concetti. Come avete giustamente evidenziato negli 8 punti (almeno io ho capito così) non basta essere a Chiomonte per essere di sinistra.
    Quando qualcuno descrive il M5s come un rizoma mi vien da ridere, perchè rizomatico dovrebbe essere il pensiero, non il contenitore.
    Il mio invito è a porci alcune questioni fondamentali:
    -la lingua condivisa, i vocabolario, la lingua viva.
    -le relazioni (extraparlamentari) locali e globali tra persone “che studiano”.
    -il problema dell’ identità che è lucidamente affrontato da voi nell’ articolo http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=6524. Qui voi spiegate bene perchè se si è così NON si può essere cosà. Io però penso che sia necessario completare questo discorso con quel che io chiamo “categorie”. Essere italiano, extracomunitario, bianco, musulmano… e mai persona. Generalizzazione contro particolare. La sinistra parlamentare in questi anni non è mai stata culturalmente in grado di avere un ottica “acategorica”. Questo anche per dire che l’ ovvietà che la sinistra parlamentare non è mai stata culturalmente all’ altezza, pensiamo solo alla Turco-Napolitano o ai PACS, ai CIE…e tanto altro.

    Grazie Wuming (ma chi cazzo è questo signor Wu, un cinese? :-)) per l’ esistenza di Giap.
    Andrea

    • Andrea, mi sono commosso, davvero per il tuo commento. Abbiamo parlato una lingua viva, piena di scazzi, di “lotte per l’egemonia”, ma una lingua viva, che ora viene balbettata da altri…

      Ma chi sono questi “altri”? Riprendendo alcuni spunti che ho letto nei commenti, direi classi medie “proletarizzate” (aggiornando il termine: che hanno perso status economico e simbolico), incazzate e acculturate con un miscuglio di New Age e teorie del complotto, irregimentate con tecniche da azienda-setta.

      Classi medie, dicevamo. La base di “massa” del fascismo…
      http://www.treccani.it/enciclopedia/classi-medie_(Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali)/

    • @ bustah

      La cosa che un po’ mi colpisce del tuo ragionamento è il nostalgismo che lo pervade. Non pensi che anziché giudicare in termini manichei la capacità del M5S di capitalizzare sulle macerie del “movimento dei movimenti”, dovremmo iniziare accettare questa cosa come un dato di fatto, e capire semmai che cosa, nell’impostazione del M.d.m. ha fatto sì che le cose andassero precisamente in questo modo?

      Vedi, sul fallimento della sinistra tradizionale (partititca e sindacale) le analisi e le recriminazioni si sprecano. Le stesse aree di movimento hanno spinto con insistenza, come ricordi anche tu, sulla strada della liquidazione delle vecchie formule. Ora, però, questa “spinta” si trasforma (dialetticamente… il marxismo ha ancora molto da insegnarci su come funziona il mondo :-)) nel suo opposto: il M.d.m. non c’è più (ammesso e non concesso che sia mai veramente esistito come entità coerente ed unitaria), Grillo capitalizza sulle sue istanze (mentre le aree “movimentiste” perdono terreno o si trincerano nelle rispettive enclave), ma ci troviamo anche drammaticamente scoperti sul lato delle forme più tradizionali di organizzazione della lotta e della presenza politica.

      Non mi è del tutto chiaro cosa proponi in conclusione del tuo ragionamento… ma se non iniziamo a ragionare sui difetti strutturali della logica che muove e ha mosso il movimentismo “duro e puro”, secondo me non faremo altro che perseverare negli errori del passato. E la “gioia” di diverse frange di movimento per il risultato del M5S è parte integrante di questo perseverare…

  42. Premetto di essere un “profano” a WuMing, che non appartiene strettamente all’area politico-culturale che esprime, che vi legge da poco tempo, che non necessariamente condivide tutto quello che dite, ma certamente vi aprezza per la capacità di stimolare un ragionamento critico nel lettore. Di offrire un punto di vista diverso rispetto a quello dei giornale. Mi decido per la prima volta a postare un intervento perché da tempo seguo con apprensione l’ascesa dei grillini. E più imparo a conoscerli, più mi sembrano capaci di tutto. C’è un episodio interessante che forse vale la pena raccontare: la petizione #GrilloDammiLafiducia, proposta da Viola Tesi @gnoma1988, una ventiquattrenne fiorentina ex partito pirata. Va bene, sarà stato un tentativo un po’ puerile, ma sufficiente per rendere visibili le contraddizioni della setta M5S. In meno di tre giorni riceve poco meno di 150.000 sottoscrizioni. All’inizio, solo qualche sfottò e un po’ di nervosismo tra gli adepti alla setta grillina. Una petizione contro che non ce la fa a raggiungere i 5,000 sottoscrittori. Poi i numeri di #GrilloDammiLafiducia crescono, Viola viene invitata a Servizio Pubblico, intervistata dai giornali e i numeri crescono. A questo punto su twitter, ma anche altrove inizia ad essere pubblicato di tutto su gnoma1988. Ed è tutta roba postata da gente chiaramente riconducibile a M5S, spesso con logo del M5S nell’avatar. Ci sono denunce sulle sue precedenti esperienze politiche, insinuazioni calunniose su pagamenti da parte di Santoro e di De Benedetti. Minacce, nemmeno troppo velate, falsi veri e propri (è un copywriter che le ha scritto la petizione). Analisi del sangue di quando aveva 13 anni. Insulti, tanti e gratuiti. Insomma, c’è di tutto. Alcuni militanti di M5S, in nome della lotta alla disinformacjia si sono ironicamente trasformati in tanti piccoli Lavrentij Berija e hanno pubblicato in rete veri e propri dossier sul suo conto, con un unico e chiaro scopo. Screditarla. Chi la difende viene attaccata, i M5S puntano a mettere in dubbio la validità dei numeri. In tre giorni non solo si sono rimangiati i loro ideali di democrazia diretta. Ma si sono rivelati per quello che sono. Fascisti in giallo. E sicuramente già staranno raccogliendo dati su WuMing. Verrà il momento che verranno a cercare voi. E me. E la cosa non mi piace affatto. Sono un movimento eversivo, che è stato lasciato crescere perché prima o poi avrebbe fatto comodo. E ora fa comodo.

  43. Concordo largamente con l’opinione espressa dall’intervista.
    Che nell’elettorato del m5s ci sia una componente sensibile al populismo destrorso è chiaro. Ma è chiaro anche, come l’articolo e molti commenti rimarcano, che questo m5s ha incamerato le istanze dei movimenti che dopo Genova non avevano più la forza della visibilità.
    Con quelle istanze ha ottenuto il 25%. Questa è la buona notizia. Significa che c’è un terreno fertile a sinistra. Forse non è tempo di estinguersi, per la sinistra, è solo tempo di rinnovarsi, raccogliere la lezione e spingere forte a sinistra. Pacificamente, perché la fase richiede responsabilità, ma ossessivamente a sinistra. Rinnovarsi forse significa scrollarsi di dosso qualche apparato organizzativo, d’altronde la rete sollecita un tipo di protagonismo e di partecipazione anarcoide, magari assembleare.
    Lo stallo politico potrebbe stanare la sinistra del pd.
    Faccio due conti puerili ma suggestivi: il 25% del m5s, più la sinistra del pd, più gli astenuti di sinistra, secondo me fa il 40% di potenziale capitale culturale di sinistra. E’ più del miglior risultato del PCI.

    • Scusa, ma non sta in piedi. Adesso non ho sotto mano il pdf, ma l’Istituto Cattaneo spiega che metà dei voti che ha preso il M5S vengono da destra. Qui a Bologna, se non ricordo male, il 12% di chi ha votato Grillo prima votava neofascista (FN, Fiamma Tricolore, La Destra etc.) Questo è assolutamente normale, perché il M5S non ha incamerato solo “le istanze dei movimenti che dopo Genova etc.”, ma anche istanze tipiche dell’estrema destra: pugno di ferro contro gli immigrati, deliri cospirazionisti, impostazione nazionalistica della lotta contro la finanza e quant’altro. E non ha incamerato solo voti e istanze dei fascisti: ha proprio incamerato fascisti. Quindi a quel 40% che dicevi, che comunque è composto da voti e forze non sommabili (e cosa sia la “sinistra del PD” non mi è nemmeno molto chiaro… Il bocconiano Fassina, con trascorsi nel FMI, che poche settimane fa rassicurava i banchieri della City sul fatto che il futuro governo di csx avrebbe rispettato il Fiscal Compact e applicato le misure di Austerity?), andrebbe tolta (perlomeno) la metà dei voti del M5S. Nella migliore delle ipotesi, ottieni poco più del 27%.

      • Ho scritto che i miei erano conti suggestivi e puerili, non volevano essere esatti. E la tua analisi è certamente corretta, mentre la mia voleva sottolineare in modo, appunto, suggestivo la tesi dell’articolo secondo cui argomenti dei movimenti, hanno portato a un successo elettorale una forza politica.
        Il senso del mio commento è che senza perdere il treno ci si deve agganciare a quegli argomenti e rilanciarli a sinistra, dargli eco a sinistra, forse così recuperando più di qualche numero perduto.
        La modalità non sembra poterla indicare un apparato, in questo momento, perché gli apparati di sinistra sono in chiara difficoltà. La modalità deve essere movimentista, cercando col tempo di dar corpo anche a una forza politica. Movimentista vuol dire per primo che c’è una chiamata alla partecipazione, un’arma del m5s.
        I movimenti oggi sono sparsi sul territorio, niente di più propizio, anche secondo l’articolo. Si rendano visibili, lo riscrivo: pacificamente, in forma spiegandosi a quella parte di società che non li ha mai compresi (escluso quel terzo di Italia che è irrimediabilmente di destra).
        L’importante è non lasciare i temi di sinistra in un limbo. E’ importante rilanciarli.
        La metà di elettori di destra del m5s, secondo me, in gran parte potrebbero seguire una bandiera o l’altra.
        Con sinistra del pd mi riferisco alla parte del suo elettorato che continua a votarlo per affezione e per timore del vuoto, ma a cui piacerebbe sentire le famose cose di sinistra.

      • Ho scritto che i miei erano conti suggestivi e puerili, non volevano essere esatti. E la tua analisi è certamente corretta, mentre la mia voleva sottolineare in modo, appunto, suggestivo la tesi dell’articolo secondo cui argomenti dei movimenti, hanno portato a un successo elettorale una forza politica.
        Il senso del mio commento è che senza perdere il treno ci si deve agganciare a quegli argomenti e rilanciarli a sinistra, forse così recuperando più di qualche numero perduto.
        La modalità non sembra poterla indicare un apparato, in questo momento, perché gli apparati di sinistra sono in chiara difficoltà. La modalità deve essere movimentista che vuol dire chiamando alla partecipazione, un’arma del m5s.
        I movimenti oggi sono sparsi sul territorio, niente di più propizio, anche secondo l’articolo. Si rendano visibili, lo riscrivo: pacificamente, spiegandosi a quella parte di società che non li ha mai compresi (escluso quel terzo di Italia che è irrimediabilmente di destra). L’amplificatore che ora è acceso su quei temi potrebbe non essere più raggiungibile a breve. Ora secondo me si.
        Invece con sinistra del pd mi riferisco alla parte del suo elettorato che continua a votarlo per affezione e per timore del vuoto, ma a cui piacerebbe sentire le famose cose di sinistra.

      • 40% o 50%? Concordo sul fatto che la sinistra in Italia non sia morta. E’ vero comunque che è viva e vegeta ma non è rappresentata. Va bene criticare 5 stelle ma sarebbe ora di iniziare una sana e proficua autocritica. l’errore peggiore sarebbe di ritirarsi sull’avventino guardando disgustati questi peones che votano sbagliato (non parlo di Wu Ming ma di quelli di sinistra che si stanno trincerando in questo atteggiamento). In questo momento in Italia si sta spargendo panico a doppie mani tra le gente. Che la sinistra tiri fuori le palle e dia un segnale credibile…

    • Mi sembra un ottimismo del tutto ingiustificato. Sia dal punto di vista dei numeri (le istanze dei movimenti di Genova non hanno mai avuto il 25,5% dei consensi), sia soprattutto dal punto di vista antropologico: nei commenti del blog di Grillo si leggono cose tipo “Vendola è il nulla fatto frocio” e molte altre amenità, anche peggiori, che rimandano senza dubbio ad un’immaginario come minimo autoritario, di certo non di sinistra. Non basta definirli “di sinistra” per farceli diventare. E molti, a sinistra, hanno osservato con orrore profetico l’avanzata dei militanti M5S in ogni spazio rilevante di confronto e dibattito, per proclamare la loro “verità” e distruggere chiunque osasse criticarli. Ma sono rimasti inascoltati. E a quanto leggo, ancora oggi non sono stati capiti.

      • Quello che mi sembra rilevante nel non poter considerare il m5s una formazione di sinistra, è la mancanza di una nozione di conflitto di classe. Questo rende m5s chiaramente non di sinistra. Non ho scritto nel commento che il m5s è di sinistra, anzi, ho scritto che dato che con temi portati avanti dalla sinistra ha avuto il 25% la sinistra si deve far sotto a riscuotere (consensi e coraggio). Sono temi che ora sono amplificati, molti li hanno votati, molti potrebbero essere intercettati a sinistra. Detto questo, io non mi sento ottimista. Mi sento piuttosto pessimista, tutto sommato. Ma dal peggio bisogna trarre il meglio. E’ un fatto che argomenti di sinistra minoritaria come il rifiuto delle grandi opere per dirne uno solo, oggi entrano in parlamento col 25%. Non aggiungo altro, perché il mio commento, oltre che con un presunto ottimismo, era nato con un po’ di ironia e forse non merita tanta importanza.

  44. A proposito, ma nessuno ha visto il film ZEITGEIST MOVING FORWARD ?

    Anche il movimento zeitgeist occorre conoscere per capire che tipo di filosofia è alla base del movimento Grillino.

    Wu Ming 4 nel commento sopra dice “non esiste una visione del mondo di sinistra e una di destra, esistono solo idee/soluzioni giuste e idee/soluzioni sbagliate” lo penso anche io e mi ha proprio fatto venire in mente questo film:

    http://www.youtube.com/watch?v=3V5Wk1HPn5c

    Quando iniziai a vedere il film mi sembrò di avere trovato finalmente un documentario eccezionale, stavano dicendo un mucchio di cose giuste, poi qualcosa non mi tornava, manca la storia, hanno una visione scientifica del mondo un poco schizzata, non so bene…….. quando illustrano il progetto della città ideale poi sembra di stare in un romanzo di Ballard, “Il paradiso del diavolo”.

    • In effetti, il legame tra Zeitgeist e pentastellati non è solo una tua impressione. Sul blog La privata repubblica è appena uscito un post che riassume alcune delle posizioni dei parlamentari grillini, tra cui spicca quella di un eletto a Bologna:

      «La politica l’ho scoperta con il documentario Zeitgeist. È il più visto della rete: parla di tutto quello di cui non si scrive mai, la massoneria, l’11 settembre, le religioni. Quando l’ho visto ci sono rimasto male: mi ha fatto vedere la realtà in un altro modo».

      Se è così che scoprono la politica…

  45. “di conseguenza, nella narrazione «di sinistra» si individua il nemico all’interno delle relazioni sociali esistenti, mentre in quella «di destra» si nega di essere inevitabilmente in relazione col nemico e quindi lo si individua in base a una misteriosa «essenza» inassimilabile: il nemico è diverso, è il portatore della perturbazione di cui sopra.”

    Siamo sicuri che la politica necessiti della categoria del nemico? Mi pare che il discorso di Grillo rimanga (come il vostro) all’interno di vecchie categorie del politico che andrebbero ripensate.

    • Mentre tu ripensi la categoria del nemico, un padrone ti sfrutta, un altro licenzia tua moglie, banchieri divenuti ministri tagliano la pensione di tua madre, poi decidono di tagliare i fondi alla scuola dove va tuo figlio e agli enti locali, di conseguenza il comune taglia i trasporti pubblici che ti permettono di portare tuo figlio a scuola e poi di andare al lavoro, intanto la giunta della tua città controllata da lobby di palazzinari decide che il parchetto di fronte a casa (l’unico spazio di verde del quartiere) va piallato e l’area edificata etc. etc.
      Chi saranno mai tutti costoro? Cosa sono per te? Boh. Aspetta, com’era quella parola? Ce l’ho sulla punta della lingua…

  46. Ragazzi, ho un problema nel pubblicare i commenti. Scrivo, invio, ma poi non li pubblica, o forse non riesco a visualizzarli io (spero che non sia così perchè altrimenti avreste tre o quattro commenti pressochè uguali).
    Qualcuno potrebbe spiegarmi il perchè? (sempre se questo me lo pubblica) :)

    • Forse non mi lascia pubblicare commenti contenenti dei link. In questo caso vi invito a cercare l’articolo “il ‘fenomeno’ Beppe Grillo e il lato oscuro della rete, che ho trovato interessante.

      In risposta al commento sopra di erbamate invece volevo linkare il video “Gaia: il futuro della politica”, presente sul sito di Casaleggio.

    • I commenti con tre o più link vanno in coda di moderazione perché potrebbero essere spam, adesso controlliamo e sblocchiamo.

      • No, sono proprio finiti nello spam perché linkavi un sito “malevolo” (e rossobruno). Se ritrovi lo stesso articolo da qualche altra parte del web, usa quel link. Scusa l’intoppo. Il video “Gaia” di Casaleggio, invece, lo abbiamo già proposto diverse volte.

        • Grazie per la spiegazione. Colgo l’occasione anche per ringraziarvi per l’ottimo lavoro che state facendo. Continuate così :)

  47. Ok.
    Far crescere le contraddizioni nel movimento è cosa buona e giusta. Ma si tratta pur sempre di una strategia passiva, come aspettare il classico cadavere del nemico seduti sulla riva del fiume.
    Io penserei a qualcosa di più concreto ed attivo, visto anche che il grillismo ha avuto -al momento- il pregio di rinfocolare un po’ la discussione “di sinistra” sui movimenti.

    Non dico qualcosa necessariamente in contrapposizione col movimento, ma un qualcosa che possa indirizzare o attrarre le anime più radicali dei grillini.

  48. «Se l’Italia fosse un ristorante la situazione sarebbe questa: alcuni clienti particolarmente insoddisfatti del servizio, dopo essersi lamentati per diverso tempo del personale e della cucina, prendono in gestione il locale. Poi vai a guardare e nel menù ci son disegnati i cazzi e alla voce “Lo chef consiglia” campeggia un cubitale “La vecchia gestione faceva pena!”. E se incautamente provi a chiedere cosa ci sia da mangiare ti viene risposto che lì dentro tutti possono decidere cosa prepararti, ma intanto c’è da chiedere allo chef. Che è da qualche parte, là fuori. Gli aiuto cuoco intanto si affettano miseramente le mani e la cucina… Beh lasciamo perdere.»
    (Lao-Tse)
    (no. scherzo, sta girando su Tumblr)

  49. “Numerosi sono i pericoli di richiamarsi a differenze pure, liberate dall’identico, divenute indipendenti dal negativo. Il pericolo più grande è di cadere nelle rappresentazioni dell’anima bella ove, lungi da lotte sanguinose, non convivono che differenze conciliabili e armonizzabili. Afferma l’anima bella che siamo differenti ma non opposti […] contano soltanto i problemi e le domande […] Il problematico e il differenziale determinano lotte e distruzioni rispetto alle quali quelle del negativo non sono che apparenze, e i desideri dell’anima bella, altrettante mistificazioni operate nell’apparenza. Proprio del simulacro [cioè del mondo moderno] è non d’essere una copia, ma di rovesciare tutte le copie, rovesciando anche i modelli: allora ogni pensiero diventa un’aggressione.” D&G, Differenza e ripetizione, 3. Grazie Wu Ming, e al resto della comunità, di perseverare nell’aiutarmi a mantenere viva questa aggressività del pensiero, perché qua i simulacri attaccano di brutto.

    • Vito, mica per niente the day after mettevamo il fotogramma dei guerrieri sugli spalti, sotto la pioggia battente, in attesa della marea di orchi… :-/
      http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12019

      • Hold down the fort, guys. Guarda Wu Ming 4, io sto in Oklahoma (l’unico stato che ha eletto solorepubblicani, alle elezioni del 2012…) da sette mesi, ma se penso che tra due e mezzo torno in Italia, in Lombardia! brutta lögia vaca porca per rimanerci (se nel frattempo non avrò trovato un altro lavoro), questo qua mi sembra un paradiso. Questi pazzi, fanatici delle armi e colmi di contraddizioni (il campus dell’università è smoke-free, but you can carry concealed weapons on it…) se non altro non ti vengono a bussare a casa tua cantando “entra anche tu nel movimento! Non ti piace? Cambialo da dentro!”, un jingle che nemmeno Scientology… Ma cambiatevelo voi, quel ceffo di movimento. Hold down the fort.

  50. risonanze in the deep of the night:

    Dici:
    per noi va male. Il buio
    cresce. Le forze scemano.
    Dopo che si è lavorato tanti anni
    noi siamo ora in una condizione
    più difficile di quando
    si era appena cominciato.

    E il nemico ci sta innanzi
    più potente che mai.
    Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso
    una apparenza invincibile.
    E noi abbiamo commesso degli errori,
    non si può più mentire.
    Siamo sempre di meno. Le nostre
    parole d’ordine sono confuse. *Una parte
    delle nostre parole
    le ha stravolte il nemico fino a renderle
    irriconoscibili.*

    Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto?
    Qualcosa o tutto?
    Su chi contiamo ancora?
    Siamo dei sopravvissuti, respinti
    via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
    comprendere più
    nessuno e da nessuno compresi?
    O dobbiamo sperare soltanto
    in un colpo di fortuna?

    Questo tu chiedi. Non aspettarti
    nessuna risposta
    oltre la tua.

  51. Carissimi, nell’oceano della merda (oggi GSachs ci sta a pprovà con Grillo, e potrebbe anche trovare terreno feritile, e quel minus habens di Veltroni scopre le similitudi con Weimar) siete un’atollo con acqua potabile. Behvabbé fin qui i violini.
    Il punto è: il legalitarismo. Lasciamo da parte le prassi illegali di piazza, che non sono il mio forte perché son fisicamente pavido forse, ma il vero banco di prova del legalitarismo è:
    l’articolo virale della costituzioni che impone il pareggio di bilancio: quello è legge. I grillini lo metteranno sul piatto della bilancia per trattare con gli altri partiti?
    oppure: gli impegni presi. Se va come l’inceneritore a Parma gli impegni di merda presi (tipo anche la TAV?) il MoVimento li rispetterà. Oppure non è legalitario fino in fondo?
    (naturalmente a Parma avrebbe dovuto farsi commissariare piuttosto che accettare l’inceneritore, penso io)
    Legalitarismo emerge nelle scuole (si vedano alcuni licei bolognesi) quando si fa passare un’occupazione pacifica e senza danni per chissà quale strappo alla legalità;
    e legalitarismo sono anche le imposizioni di semi OGM che provengono da una indecoroso sentenza della corte di giustizia europea.
    Questo il banco,.,, hic rhodus hic salta. Confesso di essere assai preoccupato
    Wolf

    • L’endorsment dell’ex presidente di Goldman Sachs Jim O’Neil, attuale presidente di Goldman Sachs Asset Management, è qui. Voci attendibili ritengono imminente una dichiarazione di Tony Soprano dal New Jersey.

      • Io l’ho intesa così: O’Neill considera il MoVimento 5 Stelle come una forza che a sua insaputa (forse) finisce per giovare alla Goldman Sachs.
        Infatti nel programma del M5S non c’è nulla di redistributivo (patrimoniale?) o istanze socialiste/welfariste. Anzi, dalle ultime proposte sembrerebbe che vogliano smantellare lo Stato per poter pagare il reddito di cittadinanza, sul quale i WM hanno già ampiamente fatto notare le contraddizioni.

        Tra l’altro il cavallo di battaglia di Grillo del reddito di cittadinanza se è concepito nella versione liberista (quindi non come un semplice reddito minimo per disoccupati) era presente anche nella reaganomics e nei programmi thatcheriani..

        Insomma nulla di pericoloso per O’Neill..anzi, anche le intenzioni di eliminare i sindacati e i partiti non possono essere visti male dai capi della finanza.

        Ceeerto, poi Grillo insieme a queste cose ne dice altrettante che sembrerebbero “di sinistra”, ma il fatto che O’Neill si dica addirittura “entusiasta” la dice lunga…

  52. La questione è davvero complessa. Che sia necessario andare a ricercare le cause in “noi” (nella sinistra, nei movimenti) le ragioni del successo di Grillo è giusto, ma non può bastare. Perché il non-movimento di Grillo è operazione molto più sofisticata e di quanto si possa immaginare. Quando nel 2010 mi chiesero di fare un pezzo su Micromega (lo trovate qui http://orsattipietro.wordpress.com/2010/09/28/grillo-e-il-suo-spin-doctor-la-casaleggio-associati/ ) andando a verificare le “voci” che già circolavano su Grillo/Casaleggio non ero assolutamente prevenuto nei loro confronti. Ma quando, verificando, trovi conferme a molte di quelle voci, emergono nomi e intrecci aziendali, vedi quali salotti e quali board sono i luoghi di origine e di frequentazione della Casaleggio associati qualche campanello di allarme squilla per forza. Se non hai dismesso senso critico e sana propensione al dubbio.
    E’ la natura di questo non-movimento che mi allarma. Molto più del cyber bullismo a cui si è sottoposti (non siete i primi e non sarete gli ultimi a subire il trattamento) appena si alza il dito e si mette sul tavolo un dubbio, una critica, una visione differente della realtà.
    La sua strategia comincia a diventare sempre più chiara. Qualche teorico dei 5S neanche la camuffa più. Ieri, anche citando questo pezzo, ho buttato giù un post che cercava di mettere assieme un po’ di voci e qualche embrione di ragionamento. (lo trovate qui http://orsattipietro.wordpress.com/2013/03/01/la-via-di-uscita-e-il-movimento-non-questo-movimento-se-mai-lo-e-stato/ ). Credo che sia necessario trovare una risposta al progetto di Grillo/Casaleggio iniziando a ragionare fuori dagli schemi politici tradizionali (i partiti e non solo) e ripartire da quello che rimane di quei movimenti che rischiano di diventare le vittime collaterali della corsa dei 5S al potere.
    Un saluto

  53. ..a proposito di lingue…se volete io ho tradotto l’articolo in portoghese perché un’amica brasiliana voleva leggerlo e già che c’ero ho fatto un po’ di esercizio, insomma…se volete una traduzione in portoghese, anche se piuttosto rozza, c’è…

    • Volentieri, grazie, però quale articolo intendi? L’intervista qui sopra o uno dei post precedenti?

    • We have a portoguese section as well, we’ll be glad to publish it. You can send us an email at strugglesinitaly [at] gmail.com . By the way, we’re also looking for another portoguese writer.

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  54. A questo punto sembra evidente che la estrategia grillina e quella di fare affondare i partiti, cosa verosimile é possibile, l’argomento: loro (la casta) non ha fatto niente, ti fregano i soldi, sveglia, cosa vuoi che cambino Bersani o Berlusconi se finora non hanno fatto niente che non sia il loro interesse personale, é molto convicente. Cosí, alle strette, pretende in uno o un’altro modo che i partiti (quale partito fa lo stesso, l’importante é che non geverni il movimento) facciano un governo delle riforme urgente, che lui proclamerá come le sue riforme, in tanto lui continuerá a sparare merda a raffica e a fare la sua campagna mediatica che ha avuto cosí tanto successo.

    Cosí, alle prossime elezioni, che devono essere presto, i partiti saranno allo sfacello, ancora di piú che in questo momento, mentre il movimento, al meno nella sua testa, avrá conquistato ancora piú elettorato, lo ha detto un grillino su repubblica: puntiamo al 100% dei voti!!! Vogliono governare senza oposizione, ma per quello i tempi devono essere corti, per riuscire ad aproffitare l’onda del recente successo. Per quello é uguale per loro chi governi ora, vogliono che le riforme (le loro riforme!) vengano fatte per poi affondare definitivamente i partiti… ragazzi fa paura, perché mi sembra verosimile… l’unica posibilitá di fermare una cosa del genere e rimandare il voto il piú lontano possibile, cosí che le teste si calmino e l’entusiasmo per Grillo decante nella delusione che nel lungo termine é inevitabile. Ora a testa calda puó averla vinta per davvero. Tutti i no grillisti dovrebbero spingire per un governo stabile. La consequenza seno, potrebbe essere trovarsi il movimento 5 stelle a governare senza oposizione. Cosa pensate? vado troppo di fantasia?… spero sia cosí!

  55. La strategia è: nessuna strategia.
    Neppure una cosa così naif come sembra, c’è del metodo nella loro apparente follia.

    • No, il potere ha orrore del vuoto, una strategia emerge sempre. probabilmente sarà eterodiretta, come visto stopra goldman sachs e alcuni imprenditori (luxottica) stanno suonando i violini al moVimento (quella V maiuscola, che cupa oscena banalità)

      • E’ proprio quello che intendevo, infatti, quando dicevo che non è così naif come sembra e che c’è del metodo.

        La presunta mancanza di strategia e le divisioni della base servono a creare quel tumulto che nasconde la vera strategia.

        Almeno questa è un’ipotesi, se avessi solo certezze avrei votato Grillo.

  56. Una questione, dopo il collettivo sforzo apologico di redenzione movimentista e l’analisi “sinistra”, alcune direttrici inchiodate sono state riconosiute e assorbite.
    La questione in questione, è fisiologica, medica.
    Anticorpi.
    Ci sono anticorpi sufficienti per combattere un’eventuale ricaduta? La deriva cripto-apocrifa revanscista, o mejor dicho- fascista, può essere scongiurata, impedita, bloccata, dalla nostra società, o la malattia non è mai stata curata, e cellule neoplastiche hanno ripreso a moltiplicarsi in maniera ormai incontrollata? L’immunità non è affatto permanente, e ci rimane un margine di vulnerabilità di fronte a nuove e infinite variazioni genetiche?
    Anticorpi intellettuali? Anticorpi movimentisti? Autoimmunità?

    • L’unico vero anticorpo è la Costituzione.
      Solo ora capisco veramente del tentato Vaffa-day contro la Costituzione che provò ad organizzare Grillo, non andò in porto forse grazie ai numerosissimi commenti a sfavore della base.
      Il superamento di TUTTI i partiti, stronzate come la democrazia liquida che sottintendono al voto non segreto e chissà quanto altro è contro la Costituzione.

  57. […] fue publicada el 1 de marzo de 2013 a toda página en el periódico “Il Manifesto” y en el blog Giap de Wu Ming Foundation. La presente traducción al castellano ha sido realizada por @chiara_bf y […]

  58. Invece sono curioso di sapere quale dovrebbe essere (e se dovrebbe esserci), secondo voi, il ruolo di un partito di sinistra (comunista? si può dire?) come opposizione politica, sociale e culturale grillismo.

    Io ho sempre considerato la forma-partito come l’unica capace di convogliare le istanze dei movimenti e della classe lavoratrice in un progetto politico forte e che abbraccia la totalità dell’agire politico (insomma, non voglio fare un wall of text col riassunto del pensiero gramsciano, siamo lì, con le dovute correzioni storiche).
    Pare che anche Grillo/Casaleggio ne siano convinti, visto che la struttura che hanno costruito è più simile a quella di un partito leninista (al posto del centralismo democratico loro hanno il centralismo e basta) con una forte componente da setta politico-religiosa.

  59. Ho visto Grillo a Milano per curiosità, e volevo raccontarvi cosa mi è capitato: mentre Fo parlava dal palco si è fatto avanti dalla calca Oreste Scalzone con un pò di volantini, inizialmente incuriosito dal personaggio avrei voluto scambiarci 2 parole ma poi ho pensato che in questo modo avrei solo alimentato l’ego ipertrofico dell’ arzillo vecchietto, ed ho solo dato una lettura al volantino.
    Non si capiva niente naturalmente, questo mi ha fatto pensare più in generale alla sinistra, ABBIAMO 1 GROSSO PROBBLEMA DI COMUNICAZIONE. I veicoli di trasmissione del futuro sono stati occupati, dai mediattivisti grillini che presidiano i siti di opinione in una guerra cyber.
    La gente è tendenzialmente stufa della crisi e si è ritrovata un nuovo capo carismatico, ed è inutile negare che i capi in generale affascinano, permettono di illudersi di avere una potenza ed uno scopo, poi puntualmente si scopre che gli scopi non eran gli stessi ma è un altra storia. Il punto è che la sinistra non può lamentarsi di essere scippata del proprio programma quando non riesce a comunicare con le masse, pur non facendo parte del movimento ma bazzicando un pò la realtà milanese trovo un certo snobbismo verso la società esterna, e dato che i media non ci fanno pubblicità diventa necessario aprirsi di più al mondo, è difficile perchè questo mette in discussione le certezze di un modo di fare politica ma è necessario dato che immobili, e mi pare che pur lavorando in varie crepe del mostro capitalista non riusciamo a crearci consenso, scompariamo.

  60. @WM

    Mi prendo un po’ di tempo per sollevare una critica al ragionamento che fate. Sia chiaro, su molte questioni, come vostro solito, cogliete il problema con rara lucidità, e la diagnosi generale è condivisibile… è la soluzione (ammesso che di “soluzione” si tratti, e chiarirò subito il perché di questa riserva) che mi lascia molto perplesso.

    Io francamente non attribuirei tutta questa portata risolutiva ad eventuali spaccature dentro il M5S. Guardiamo ai fatti: la base attiva del M5S, in termini numerici, fa ridere rispetto al consenso elettorale che riscuote – se è corretto, come credo, il famoso dato secondo cui alle “parlamentarie” del M5S, in tutta l’Emilia-Romagna, avrebe votato un numero di persone pari più o meno alla metà di quanti hanno votato alle primarie del PD nel solo comune di Cervia.

    E ancora: quanto hanno pesato in termini di consenso, le epurazioni e le spaccature che pure ci sono state nei mesi precedenti le elezioni all’interno del M5S…? Quanti voti ha realmente drenato il dissidente Favia dal M5S a Rivoluzione Civile…? Poco o pochissimo in entrambi i casi.

    E’ vero, adesso il M5S è in Parlamento, ha fatto boom pure a livello nazionale e il contesto quindi è diverso. Ma il dato di fondo rimane: le masse che hanno votato M5S hanno, nei fatti, votato Grillo, hanno espresso un disagio verso l’austerità, si sono affidate all’unica forza che prometteva una rottura netta con il passato e che poteva sembrare in grado di realizzarla. A Bologna, per capirci, quando Grillo ha finito il suo comizio e hanno iniziato a parlare i candidati, la piazza si è svuotata per un terzo abbondante.

    In più, ammesso anche che ci siano spaccature, scissioni, fuoriuscite di attivisti dal M5S… siete convinti che questa eventuale “fronda” (o le molteplici fronde che ne risulteranno) avrà la forza o le prerogative per rilanciare la palla, magari addirittura su un terreno di sinistra (per come lo intendiamo noi), solo sulla spinta delle contraddizioni o a patto che noi li si tenga genericamente “sotto pressione”?

    No, io non lo credo. Sarò felice di essere smentito dai fatti ma questa cosa non mi convince per niente. E se le contraddizioni porteranno addirittura alla fine del M5S, o indurranno un disagio diffuso fra quanti l’hanno votato, pensate davvero che una nuova ondata di sostegno di massa potrà nascere sulla base delle fronde che si staccano qui, si ricompongono con qualcos’altro là, rifondano qualcos’altro lì…? Anche qui, non è questione di essere pessimisti, ma di puro e semplice realismo.

    Il punto è sempre quello. O a sinistra rinasce qualcosa di significativo, oppure, secondo me, negli anni che ci aspettano la rabbia passerà sempre più dall’altro lato dello spettro politico. Non necessariamente, sia chiaro, in un movimento esplicitamente fascista (a meno che il conflitto di classe non si riaccenda in modo drammatico e virulento… perché su questo poi costruisce le sue fortune il fascismo). Ma certo non in qualcosa di piacevole.

    Finché le perorazioni, le analisi, le prese di posizione pro o contro il M5S non sfociano nell’esplicitazione della necessità di un nuovo soggetto politico e nell’avvio di un percorso di reale (ri)costruzione, rimangono solo due facce della stessa moneta. Una moneta che, a quanto pare, i settori popolari disorientati e colpiti dalla crisi hanno da tempo gettato nella fontana.

    • “A meno che il conflitto di classe non si riaccenda in modo drammatico e virulento… perché su questo poi costruisce le sue fortune il fascismo”

      Precisazione, scontata per chi mi conosce, ma doverosa: il fascismo costruisce le sue fortune, ovviamente, sulla *repressione* del conflitto di classe, a tutto vantaggio dei padroni e sulla base del lauto appoggio degli stessi.

    • Lavorare per la costituzione di un nuovo soggetto politico, cioè per una forza politica concretamente di sinistra… Io sarei pure d’accordo, tant’è che avrei preferito che Vendola accettasse la sfida dell’opposizione, cercando di ricostruire uno schieramento stile Syriza che contendesse a Grillo il monopolio della rappresentanza dei movimenti di protesta, invece di abbarbicarsi all’ipotesi di governo con il PD (che abbiamo visto quanto fosse stata conteggiata senza l’oste…).
      Però bisogna dirla tutta: al di là della cosiddetta sinistra con vocazione maggioritaria (PD + SEL), che abbiamo visto quanto può essere maggioritaria in questo momento, partiti di sinistra d’opposizione ne esistono a iosa in Italia, alcuni dei quali si definiscono perfino comunisti. Messi tutti assieme non raggiungono manco lo sbarramento per entrare in Parlamento.

      E’ evidente che se le contraddizioni del M5S scoppieranno, questo non muterà necessariamente la situazione suddetta. Qua nessuno pensa che basti restare alla finestra ad aspettare la fine di Grillo per vedere sorgere il sol dell’avvenire. Così come dopo Berlusconi è arrivato Grillo, dopo Grillo può arrivarne un altro ancora peggiore.
      Quindi, che fare?

      Noi risposte fatte e finite non ne abbiamo.
      Qualche giorno fa rispondevo a un vecchio amico che ha votato M5S, il quale mi accusava di essere uno sconfittista, e gli dicevo che non conosco altro modo per affrontare l’oscurità presente se non cercare di illuminarla con la ragione, con il coraggio delle mie idee, con la buona volontà di un impegno quotidiano in quello che faccio. Orgoglio e disperazione, le due facce della stessa medaglia, sono la patologia bipolare dell’epoca attuale, i mali da cui voglio tenermi lontano, perché non portano a niente. Ce n’è anche un’altra, una nevrosi molto diffusa, quella che risponde alla necessità di avere una linea (o un capo) da seguire, nella certezza che sia quella assolutamente e unicamente giusta. Invece tocca essere pragmatici assai più che dogmatici, e dedicarsi con passione certosina alla ricostruzione di un’area di pensiero critico che possa intercettare le istanze del presente. Andare avanti… in the deep of the night. Entrare a Mordor con la piccola luce che abbiamo in mano. Di più, cosa vuoi che ti dica?

      • La risposta che dai merita delle considerazioni articolate. Non perché introduca elementi di novità rispetto alla tua/vostra posizione sull’argomento, ma proprio perché sono le condizioni generali rispetto a cui va contestualizzata ad essere cambiate (più che cambiate… arrivate ad un punto di svolta importante). Questo intervento non è rivolto specificamente a te, anche se in alcuni punti ti rispondo nel merito; si limita a prendere spunto da quello che dici per una riflessione più generale.

        Parto da lontano. Dalle contraddizioni del M5S che WM ha correttamente evocato ed analizzato. Un’analisi che va però specificata e contestualizzata rispetto a queste condizioni generali.

        La base sociale del consenso al M5S è, come si è detto e ripetuto più volte, quel vastissimo strato di classe media che costituisce un pezzo importante della società italiana, caratterizzata dalla prevalenza della piccola-media impresa, delle piccole attività commerciali (che pure chiudono una dietro l’altra sulla spinta della crisi), dei piccoli artigiani e professionisti, di molti giovani precari istruiti ecc.

        Si tratta di una classe sociale che, per la sua eterogeneità e per la sua tendenza ad attrarre anche le porzioni più benestanti della classe lavoratrice, non svolge un ruolo coerente, omogeneo ed autonomo nella produzione. Per questa ragione, è innervata da interessi diversi e spesso contrastanti e *non può*, di conseguenza, neppure svolgere un ruolo *politicamente* autonomo. A seconda di come tira l’aria, va a traino di chi le sta sopra (la media-alta borghesia) oppure (anche se più raramente, di solito in contesti di crisi) di chi le sta sotto (la classe lavoratrice propriamente detta).

        In Italia, caso più unico che raro nella storia (e questo è un punto sul quale forse ci si sofferma troppo poco), un movimento capitanato da un famoso comico riesce a convogliare la rabbia di questi settori sociali in un quasi-movimento di massa (dico “quasi” perché in questo caso, rispetto ai movimenti propriamente detti, manca l’aspetto del coinvolgimento diretto, e prevalgono invece, per ovvie ragioni, il sostegno elettorale, la generica simpatia politica, la delega). Un movimento che raccoglie un tale consenso da assumere un peso politico determinante, e da invertire le parti: in questo frangente di crisi non è la piccola borghesia ad andare a traino del movimento operaio, ma vicevera.

        Ma qui, appunto, entrano in gioco le contraddizioni. Che si giocano sicuramente a vari livelli ma hanno la loro origine, secondo me, proprio nel carattere sociale del consenso di massa che riscuote il M5S.

        Proprio per l’incapacità della piccola borghesia di svolgere un ruolo politicamente autonomo (incapacità che si riflette, in questo caso, nell’ambiguità del programma politico, nelle pose anti-ideologiche ecc.) un soggetto politico supportato da un consenso di massa fra le classi medie si trova di fronte ad bivio: o vira verso il grande capitale (e gli consegna, mani e piedi legati, quegli stessi settori sociali popolari che lo hanno sostenuto); oppure vira verso le lotte dei ceti popolari, delle classi lavoratrici. In altre parole: o sceglie la via della tanto invocata “responsabilità”; oppure, sulla spinta di una accresciuta conflittualità sociale, sfocia in un modo o nell’altro a sinistra.

        In ciascuno dei due casi la transizione non sarà indolore per quel movimento. Si avvertiranno presto i primi scricchiolii, sorgeranno i primi mal di pancia, le forti eterogeneità (non solo a livello di programma ma, per dire, anche a livello territoriale) inizieranno a tradursi in scissioni, “fronde” e fuoriuscite. Così, mentre il conflitto sociale torna ad intensificarsi (perché, stiamone certi, *tornerà* ad intensificarsi, anche se non possiamo prevedere quando e in quali forme), il grande serbatoio di speranza politica inizia a perdere acqua da tutte le parti; le classi dominanti fanno ritorno sulla scena politica in grande spolvero e colgono l’occasione per vendicarsi, mentre sull’altra barricata del conflitto sociale…

        … ed eccoci finalmente arrivati, dopo questa lunga premessa, al punto fondamentale.

        Perché, se nel frattempo non si sarà fatto qualcosa per recuperare terreno *da sinistra*, non appena le contraddizioni esploderanno, i settori della società in lotta si troveranno, una volta di più, privi di uno sbocco politico.

        Non si tratta qui di avere una vocazione “maggioritaria” o “minoritaria”. Non si tratta di questo perché il punto non è fornire l’alternativa di governo, ma semmai l’alternativa… di opposizione. Più che ad una vocazione maggioritaria, la sinistra dovrebbe aspirare ad una vocazione *di massa*. Che, naturalmente, si produce solo costruendo radicamento.

        In questo senso, la considerazione che fai su SEL mi sembra piuttosto discutibile. Vista la “ragione sociale” di quel partito, visto il modo in cui è nato, sperare che SEL facesse una scelta diversa è un po’ come dire “se mio nonno avesse avuto le ruote…”.

        Poi: avviare un processo di ricostruzione non significa ovviamente lavorare “in vitro” o limitare l’ambito alle cerchie ristrette della militanza. Anzi. Può anche voler dire, come suggerivi tu stesso in altri tuoi interventi, lavorare fianco a fianco con i grillini su battaglie specifiche, soprattutto a livello territoriale.

        C’è poi il problema della frammentazione. Verissimo, a tal punto che anch’io ho stigmatizzato questo aspetto in un intervento precedente. Il dato di fatto è evidente: nessuno dei soggetti a sinistra del centrosinistra (e parlo sia dei partiti sia delle forze movimentiste) ha la forza per fungere, da solo, da punto di riaggregazione, da collante, da catalizzatore. O ci si guarda negli occhi, si superano le menate fra militanti di organizzazioni in concorrenza e si lavora con serietà, lungimiranza e responsabilità (verso la nostra classe, non certo verso i padroni!) ad una piattaforma comune, o non c’è verso di rialzare la testa se non fra… quanto? Cinque-dieci anni, magari?

        Anche perché, come detto sopra, la conflittualità sociale non si arresterà. E quando riesploderà, anche se questo dovesse richiedere delle accelerazioni tattiche, la sinistra dovrà essere preparata. Pena, appunto, una sconfitta sonora delle istanze di cambiamento che arrivano dalle lotte.

        Vengo così al punto conclusivo.

        In una fase come questa, tenere aperti spazi di discussione critica è *necessario* ma *non sufficiente*. All’obiezione classica: “beh, ma io sono uno scrittore, un giornalista, un ricercatore universitario, un mediattivista… questo è il mio modo di portare avanti la lotta”; a questa obiezione io potrei tranquillamente rispondere: “certo, io nella vita faccio l’impiegato e anche il mio modo per portare avanti la lotta è fare bene il mio lavoro”. O qualcun altro potrebbe rispondere, ancora più sensatamente: “io invece sono operaio, e il mio modo di portare avanti la lotta è versare le quote al sindacato, partecipare alle assemblee sindacali e agli scioperi ecc”. Ma è chiaro che così non si va da nessuna parte.

        La bipolarità orgoglio/disperazione non mi appartiene. Quello che invece muove le mie considerazioni (e il mio intervento politico nella realtà, per quanto limitato e ridicolo possa sembrare) è il peso della pura, semplice, banale necessità.

        Ora come ora, di un nuovo soggetto politico a sinistra non esiste neppure l’embrione. Il vecchio, nonostante la batosta subita, è ancora lì; la carcassa deve ancora essere spolpata, e non è da escludersi che il processo sarà più lungo, difficoltoso e articolato di quanto potrebbe sembrare ora, con i lividi ancora freschi. Inoltre il “nuovo finto nuovo”, a quanto pare, non sta commettendo i nostri stessi errori ed è già tornato in sella (basta leggere l’intervista a De Magistris uscita sul Fatto…).

        Quindi non si tratta certo, ora come ora, di lanciarsi di pancia in qualche nuovo, folle progetto che ancora non esiste. Si tratta però di compiere il passo immediatamente precedente: la presa d’atto di una necessità che, come militanti, attivisti, simpatizzanti, intellettuali… di sinistra urla in modo insistente alle nostre orecchie da tempo; e della quale è arrivato il momento di ascoltare, finalmente, la voce.

        Senza questa presa d’atto, compagn* (e preciso che, in tutto quello che ho detto, mi sto rivolgendo a tutt* coloro che avranno avuto la pazienza di leggere), quello che ci aspetta sono anni di buio e di sconfitte ancora peggiori – perché se sembra che abbiamo toccato il fondo, sono sicuro che faremo a tempo a ricrederci.

        Per rispondere in termini tolkeniani alla metafora tolkeninana: se Mordor non si è accorta della piccola luce che superava i suoi confini, è perché era impegnata altrove.

        • Solo per specificare: non ho mai pensato che il mio/nostro modo di portare avanti la lotta da “scrittori” fosse sufficiente. Nel post precedente abbiamo esordito dicendo che non incidiamo su niente e non contiamo un cazzo, figurati…

        • @Little Commie Craig

          Condivido la tua analisi e provo ad aggiungere una riflessione, che è anche un quesito, un bisogno di analisi ulteriore.

          Come altri hanno detto, lo zoccolo duro del movimento di Grillo sono le classi medie.

          Quello che mi colpisce è il fatto che – per la prima volta da un sessantennio sia emersa sulla scena una forza politica portatrice di una costruzione ideologica che riesce a unire (estrema) sinistra e (estrema) destra, basata su una visione individualistica e autoritaria, sincretica e pigliatutto (vedi le riflessioni su Giap sul rapporto con la New Age, in termini di contenuti e di strutturazione ideologica interna…).

          Tutto questo lasciandosi alle spalle nostalgie da ventennio che hanno – di fatto – impedito a gruppi neofascisti di diventare vera forza alternativa in Italia.

          La piccola borghesia ha – di nuovo – la sua ideologia (“anticapitalismo reazionario” come la definiva Guérin nel 1936?) ed è mobilitata come mai lo era stata in precedenza.

          Tutto questo mi ricorda il fascismo e quel famoso programma dei fasci del ’19 tornato alla ribalta in questi giorni.

          Non tanto perché siamo alla vigilia di una presa del potere fascista e non certo perché fascismo e grillismo siano la stessa cosa. Ma per la costruzione di un embrione di blocco sociale reazionario: classi medie+ideologia reazionaria.

          Questo mi fa molta paura, ma forse sto esagerando la portata del fenomeno e i pericoli che comporta.

          Sta di fatto che – essendo vicino a Sinistra Critica – la posizione presa dal partito mi è sembrata largamente sottovalutare questi aspetti. Non so cosa ne pensi.

          PS: Alle classi medie appartengono anche tanti di coloro che hanno dato corpo al movimento (quello vero) negli anni passati; credo che il voto a Grillo da sinistra sia legato anche a questo..

          Molti di loro non lo hanno fatto per protesta, ma pensando il voto per Grillo in continuità con la loro militanza nel movimento.

          Mi sono chiesto qual’è il punto di caduta ideologico che ha potuto dare loro l’impressione di star facendo – in meglio – la stessa cosa che facevano nel movimento.

          Questo sta forse nella presenza, anche nel movimento (quello vero…) accanto alla tensione al cambiamento collettivo di mille rivoli di pensiero “debole”, come la decrescita (inteso come serbatoio largo di mille pratiche “alternative”), accomunate in fondo da una “via individuale” al miglioramento della società (consumo critico, commercio equo, orti biologici, ecc.) che in un momento di riflusso e di depotenziamento dell’iniziativa collettiva prendono il sopravvento e entrano in risonanza con l’ideologia grillina, che pesca a man bassa proprio in questo bacino di idee facendone una sintesi ma nello stesso tempo effettuando una torsione al servizio di un costrutto ideologico di tutt’altro segno.

  61. Vorrei fare alcune brevi osservazioni sulla posizione che, secondo me, il M5S potrebbe assumere nella situazione politica italiana. Il ragionamento che vado a fare è da pompiere, ricerco una possibile soluzione nella situazione emersa dopo le ultime elezioni. Ritengo che questo sia il luogo migliore dove pubblicare la mia opinione. Il M5S vorrebbe cambiare il paese, e questo è un fatto. Se non si sblocca la situazione in parlamento la stasi è più dannosa che in altri momenti, il presidente della repubblica è in scadenza, il momento economico è quello che è………Anche quello appena espresso è un fatto. Il Pdl (leggi Berlusconi) ha ottenuto ciò che voleva: bloccare tutto, questo è indubbiamente( e drammaticamente) un fatto.
    I contendenti in campo sono quindi tre, Monti è decisamente la vittima della tornata elettorale: Pd, Pdl e M5S. La situazione è decisamente simile a quella delineata da un simpatico gioco matematico: il gioco dei tre pistoleri.
    Tre pistoleri che molto freddamente chiamerò A,B e C si sfidano a duello disponendosi ai vertici di un triangolo equilatero. Spareranno uno alla volta fino a che rimarrà un solo sopravvissuto, ognuno di essi può scegliere a chi sparare.
    Non sono tutti altrettanto bravi: A quando spara colpisce il 100% delle volte, B il 75 % delle volte e C solo il 50% delle volte.
    Deve cominciare a sparare il più debole cioè C.
    Che cosa deve fare se vuole ribaltare i pronostici e avere le maggiori probabilità di vincere?
    Per la risposta è necessaria un po’ di pazienza.
    Il Pdl (continua a leggere Berlusconi) rappresenta A, vedremo perchè, il Pd rappresenta B mentre il M5S rappresenta C, solo perchè la storia politica del movimento è breve rispetto agli altri contendenti.
    Perchè il Pdl dovrebbe essere proprio il pistolero infallibile è facile da dimostrare: un partito dato per morto prima di una campagna elettorale brevissima, sospesa dalle dimissioni papali( si dirà così?) peraltro, è riuscito a vincere le elezioni senza aver ottenuto la maggioranza, nemmeno relativa. Come lo abbia fatto non credo debba essere discusso in questa sede. Che il Pd sia B ce lo dimostra il fatto che aveva una maggioranza schiacciante dopo le primarie e non è riuscito a vincere, solo a pareggiare( perfettamente inutile in democrazia).
    Il M5S, ovvero C, se vuole vincere la contesa deve sparare in alto e per primo. Gli altri sono tiratori più precisi, leggi più avvezzi alla giungla politica romana, e tenteranno di ammazzarsi fra loro.
    Infatti B non sparerà certo a C ma ad A e: se lo colpisce toccherà poi a C che allora sparerà a B,
    se non lo colpisce A sparerà a B e lo colpirà al 100% e poi toccando a C sparerà ad A.
    Lasciando da parte sanguinose contese l’occasione per il M5S è indubbiamente ghiotta, se lancia un segnale al Pd può formare un governo con una solida maggioranza e far fuori il Pdl, il pistolero A. Il M5S ha però un’arma che il pistolero C non ha: se i suoi parlamentari(non leggere grillini, sarebbe svilente), documenteranno effettivamente in modo preciso e dettagliato la loro attività ai cittadini, potranno arrivare alla prossima tornata elettorale a giocarsela con un solo contendente, il Pd, avendo dimostrato di aver attuato il loro programma, non al 100% visto che non governavano soli.
    Sicuramente un Pdl fuori dai giochi perderebbe consensi, ci vuole tempo a formare dirigenti che facciano presa sulla gente.
    Rimane un’ipotesi ulteriore, se B spara ad A e lo manca può succedere di tutto…..A potrebbe sparare a C e colpirlo avendo compreso l’intelligenza della prima mossa fatta da C stesso. Questo è il rischio legato alla frase di Grillo su Bersani, “morto che parla”.
    La mia opinione sarebbe quella di prendere il meglio dei due programmi e attuarlo, questa sarebbe la vera rivoluzione per questo paese. Vorrei riportare il fatto che recentemente da quel covo di Bolscevichi che è l’Economist è uscito un articolo veramente interessante sull’Italia, nell’articolo si parla delle grandi possibilità di ripresa e di crescita del paese. Allora, perchè non cogliere l’occasione e, rispettando i propri rispettivi elettori, non arrivare a un governo dei fatti e non dei vaffa?
    In questo commento ho volutamente deciso di trascurare Grillo.

  62. […] This interview by Roberto Ciccarelli appeared on Il manifesto and on Wu Ming Foundation’s blog, Giap. […]

  63. io vorre chiarire un punto: se l’italia è un inferno neoliberista, perchè abbiamo la tassazione più alta d’europa, la burocrazia più perditempo del pianeta, la giustizia più lenta della galassia e gli uffici pubblici letteralmente intasati da lavoratori inutili? il liberismo (l’anarcocapitalismo) dovrebbe essere l’esatto contrario. perchè attaccare chi indica il freno a mano del paese?

    • Prima un paio di precisazioni, scusami:
      Per le tasse, basta guardare i dati per scoprire che, per fortuna, non è poi così vero:
      http://www.primeeconomics.org/?p=1068
      magari tasse inique, ma meno che in altri 12 paesi.
      Negli uffici pubblici ormai i lavoratori che dipendono dalla pubblica amministrazione e non sono in cooperativa sono ben pochi. Ma poi prima di dire queste cose, sarebbe carino capire a cosa servono gli impiegati del pubblico di questo paese.

      Ma poi “il freno a mano” come lo tiri? Cacciando via gli impiegati pubblici? Per quello ci bastava Brunetta, anzi avanzava. Ma leggere i commenti per scoprire che qui si parlava d’altro era troppo difficile? Io sto leggendo da 180 commenti e non mi sono intromesso, perché avevo poco di intelligente da dire, l’unica intromissione è questa: qui si legge, e si commenta. Se ti va bene, sennò c’è youtube.

      • innanzitutto potresti evitare le tue considerazioni sulla natura del mio commento. se non ti va bene, c’è youtube (quasicit.).
        entrando nella questione, il mio intervento nasce da ciò che leggo nel post del blog. la pressione fiscale che hai citato è falsa, visto che non tiene conto dell’evasione pizza & mandolino. numeri più realistici li trovi sugli studi della PwC http://i.imgur.com/vCHd8AT.png
        altra questione è quella che riguarda l’index of economic freedom: http://www.heritage.org/index/country/italy
        l’italia non è nella morsa del neoliberismo, mi dispiace. è solo un punto di vista mondialista che poco ha a che fare con le PMI che, da firenze in su, rappresentano la nostra forza lavoro. il freno a mano è rappresentato da un mondo del lavoro che protegge chi è riuscito a firmare un pezzo di carta e se ne frega di chi non riesce ad inserirsi (e ai sindacati dei precari frega meno di zero). se su dieci lavoratori, 9 son brave persone e 1 è una sanguisuga che dovrebbe andare a casa in modo da assumere un giovane più valido, perchè non cambiare? o meglio, perchè evocare il demone del liberismo se è solo una questione di buon senso?

  64. C’è da dire che anche il marxismo ha dovuto la sua efficacia storica a delle semplificazioni narratologiche: determinismo nella dialettica storica, dicotomizzazione struttura-sovrastruttura, operaio-padrone ecc. Il fatto è che quando si parla di movimenti di massa la semplificazione è necessaria nell’ottica che sia funzionale all’assorbimento del massimo dei consensi. Non mi preoccuperei tanto di questo ,quanto di come questa coesione straordinaria possa essere utilizzata. Rispetto all’egemonizzazione dei movimenti minori da parte del m5S a me pare che si parli a livello eccessivamente speculativo: i soggetti di fatto si muovono in paesaggi si partecipazione politica multifocale, ed il fatto che piccoli movimenti possano essere rappresentati da una dimensione rappresentazionale macropolitica ed istituzionale non vuol dire che vi deleghino interamente le istanze…anzi…mi pare si possa parlare più di una fluidificazione del continuum istituzionalizzazione-movimento. Che poi si debba tifare ad un’implosione della natura verticistica del M5s siamo d’accordo…la storia della democrazia liquida nella retorica di Grillo rimane ad oggi una favoletta retorica ad integrazione del suo celodurismo cyberpopulista.

    • Non sono d’accordo. Prima di tutto parlerei di “marxismi” e poi eviterei di sovrapporre il marxismo positivista a marx. Il marxismo ha portato milioni di persone a pensare in termini dialettici, questionando la società e le sue strutture. Che poi sia stato “scippato” in una narrazione unilineare e fondamentalmente positivista, questa è un’altra storia.
      Un ragionamento come il tuo stabilisce un’equivalenza pericolosa, perché disgiunge i mezzi e i fini: il fine del marxismo è la rivoluzione attraverso la conoscenza. Grillo fa il contrario: propone la rivoluzione senza conoscenza, che è il contrario della rivoluzione.

      • Le teorie a mio parere vanno misurate in buona parte nel loro molecolarizzarsi concreto. Il marxismo è nei marxismi, nel ragionamento dialettico e nelle sue concretizzazioni formali, meglio o peggio riuscite. Questo livello di efficacia è dovuto anche dalle banalizzazioni dicotomiche, teleologiche, che se non fossero state possibili avrebbero reso la dimensione teorica completamente inefficace. La rareficazione tematica della narrativa di Grillo, che ha a che fare con un qualcosa di destra, è quella che gli permette di incapsulare un’eterogeneità di istanze che comunque non vi si estinguono necessariamente, ma possono idealmente utilizzare questa posizione come un cavallo di troia situato nel cuore delle istituzioni. Il problema consiste nel comprendere se stiamo parlando esclusivamente di retorica o meno.

        • @ruticions
          Credo che i messaggi debbano essere efficaci, ma quello che tu dici è che per essere efficaci essi devono derivare da una teoria semplice, o da una teoria complessa che si banalizza per essere comprensibile. Non sono d’accordo: credo che si tratti di avere teorie dialettiche e che rendono conto della complessità del reale e che proprio per questo riescono a spiegarlo meglio, e dunque ad essere più efficaci.

          “Il marxismo è nei marxismi, nel ragionamento dialettico e nelle sue concretizzazioni formali, meglio o peggio riuscite.”

          Stai dicendo, insomma, che – per dire – lo stalinismo, con la sua “efficace” semplificazione non è che una forma di esemplificazione nel concreto del marxismo?

          In questo caso non sono proprio d’accordo.

          Non capisco bene cosa intendi quando scrivi:

          “Il marxismo è nei marxismi, nel ragionamento dialettico e nelle sue concretizzazioni formali, meglio o peggio riuscite.”

          • Una teoria come il marxismo ha dovuto, a mio parere, la sua efficacia e popolarità sia al pragmatismo intrinseco, sia alla facilità con cui poteva essere letta come un testo a più strati, in cui la forza intuitiva e narratologica poteva fare da compendio alla dimensione speculativa, senza tradire il nucleo ideologico di base. Per quanto riguarda la seconda affermazione intendo proprio questo: com’è difficile scindere l’idea della chiesa da quella della santa inquisizione per ricollegarla interamente alle sacre scritture, lo stesso problema si pone in relazione alle dottrine politiche. Non per dire che Marx o Cristo avessero in testa quello che poi è accaduto, ma semplicemente per sancire il fatto che l’applicazione storica di un’idea è il dato più concreto che abbiamo per misurarla. E’ ovvio dire che qualsiasi splendida idea si logori quando implicata in una struttura perversa di potere. Al momento non mi è ancora ben chiaro il livello di perversione del progetto m5s: quindi aspetto di osservare la dimensione applicativa per giudicare. La retorica in sè non la giudico dal momento che la valuto semplicemente in relazione all’efficacia. Il fatto che implichi a livello comunicativo, un populismo di destra lo vedo come una forma di pragmatismo, considerato il tessuto sociale su cui doveva attecchire. Il fatto che abbia contenuti di sinistra, allo stesso modo, mi sembra utile nell’idea che il progetto dovesse avere una natura trasversale, e la gente che si proclama di sinistra, in genere sembra concentrarsi più sulla retorica dei contenuti.
            retorica comunicativa di destra+retorica dei contenuti di sinistra=massima efficacia. Continuo ad osservare…

  65. A proposito di complottismi di ogni sorta, paranoie, narrazioni sincretiche e in generale della loro proliferazione sempre più massiccia colgo l’occasione di segnalare un libro davvero utilissimo: ‘A Culture Of Conspiracy’ di Michael Barkun (http://books.google.it/books/about/A_Culture_of_Conspiracy.html?id=-0wFZRWKdfoC&redir_esc=y). Il fenomeno dei complottismi non è per niente secondario e l’analisi di Barkun ne traccia una dettagliata genealogia e indica i nodi salienti: il rapporto tra soggetti, sapere, crisi delle autorità e mezzi di comunicazione.

  66. Ho letto con attenzione la vostra tesi sul Cinquestelle. Prima di leggerlo ero già abbastanza sicuro che avrei condiviso più o meno tutto. Ed è proprio questo che non mi convince. Così, ho provato a darmi un’altra lettura, che vi giro.
    Mi sono fatto una semplice domanda. Come si fa a dire facciamo un partito, un’organizzazione politica, a una generazione, a un intervallo di generazioni che, antropologicamente, è portato a saltare qualsiasi intermediazione, ogni mediazione. Per loro ogni mediatore se non è indispensabile diventa inutile, perché puoi fare da te. Libri, agenzie di viaggio, compagnie telefoniche, a che servono? Il succo del discorso è la crisi della mediazione sociale, culturale, economica, politica. Noi come facciamo, onestamente, a dire facciamo un partito?!?!
    Poi per carità, gli otto e passa milioni di voti di grillo dipendono da tante cose, ma il punto è che di grillo ne spunteranno a bizzeffe in tutto il mondo nei prossimi anni, e il punto è che lo stesso grillo non è che passa da 0 a 25, come si usa dire in questi giorni. Grillo esiste da anni, ha migliaia di seguaci, basta girovagare un pò per blog. Migliaia di seguaci per i quali noi rappresentiamo, più o meno, la nobiltà e il clero contrapposti al terzo stato.
    E Grillo, invece sembra la rivoluzione. Sta lì, da anni, spaccia per imminente un mondo che nemmeno sappiamo se esisterà mai. Un mondo ipertecnologico, in cui il cittadino detiene in se il capitale (ormai immateriale) e il lavoro, in cui non servono quindi organizzazioni politiche o sociali in cui a rappresentare le stratificazioni e contraddizioni sociale. Di fronte alla crisi salariale lui racconta un mondo in cui i soldi nemmeno esistono più (il video della casaleggio, Gaia, è emblematico).
    Grillo piace a sinistra (e a destra, ovvio, ci mancherebbe..), e ci mancherebbe, ha fatto proprie 20 anni di analisi e posizioni della sinistra da seattle in poi. E nel suo c’è la protesta, c’è l’antipolitica più spicciola, ma in fondo Grillo è riuscito a costruire negli anni un archetipo che ha saldato tutte questo cose, spesso tutto il contrario di tutto. Un’ideologia più o meno del futuribile, magari una versione tecnologica del villaggio gallico che lotta contro l’impero romano o del villaggio degli hobbit che lotta contro una modernità vuota e distruttiva, ma pur sempre una grande “narrazione”? Poi non è dato a sapersi che tipo di economia Grillo prospetta quando dice spara contro l’economia di mercato, ma in qualche modo intercetta la consapevolezza popolare che l’economia di mercato non funziona. Grillo interpreta la contemporaneità, e gli da una prospettiva dai contorni magari sfuggenti, o del tutto inesistenti e irrealistici, ma nella cui rappresentazione si ritrova sia il giovane flessibile squattrinato iperconnesso che fa la differenziata in città, sia l’operaio del villaggio sulcis, sia il contadino alla fame, sia l’incazzados con i partiti. Grillo è un sogno. Il centrosinistra, forse con più onestà, ma forse anche con poco coraggio, si è candidato a fare una manutenzione più o meno equa di un sistema non equo, non efficace, ecc.. cosa che in tempo di crisi, sfiducia nei partiti e nelle istituzioni, evidentemente non è bastata.
    E’ un sogno che però sta dentro l’andare della storia. Ha una sua coerenza interna. Quando Grillo entra in una libreria e dice “tra qualche anno tutto questo non esisterà più” fa politica e la fa pure bene. Traccia una via, un percorso, e non importa quanto sia là dal venire perché in fondo, quando niente si può fare (questo è ciò che si pensa tutti di fronte all’attuale stato delle cose), allora tanto vale pensare che i problemi anziché essere risolti possano essere eliminati alla radice. Così come quando parla dei partiti, non dice solo fanno schifo, dice vanno aboliti, superati. Poi, realisticamente, l’Italia non un comune di 80 abitanti, ed è difficile immaginare un paese di 60 milioni di abitanti senza una democrazia rappresentativa, siamo d’accordo, ma intanto, da un punto di vista semantico e semiotico, il suo racconto del mondo funziona, è credibilissimo, convincente. Insomma, quello che voglio dire, ammesso che la mia interpretazione del fenomeno sia corretta, è che i partiti e i movimenti hanno smesso di pensare il mondo, il futuro, non proviamo nemmeno più a dare un senso e una prospettiva all’effimera vita delle persone, non riflettiamo sulla modernità e le sue sfide. Mentre Vendola racconta la propria intimità e la propria voglia di avere un figlio, grillo racconta l”uomo nuovo”, l’uomo del futuro, il cittadino glocale del 21 secolo (al di là ripeto, dei caratteri realistici o meno di questo racconto)..

    • beh, nella distopia di casaleggio, l’ “l’uomo nuovo” si affermera’ previa scomparsa di 4/5 del genere umano. inoltre: in quel mondo in cui gli “uomini nuovi” vivranno coltivando i loro orti in idilliache comunita’ rurali connesse attraverso internet, si intuisce che ci saranno degli uomini meno nuovi degli altri che assembleranno tablet sottoterra.

      Rattle Big Black Bones
      in the Danger zone
      there’s a rumblin’ groan
      down below
      there’s a big dark town
      it’s a place I’ve found
      there’s a world going on
      UNDERGROUND
      they’re alive, they’re awake
      while the rest of the world is asleep
      below the mine shaft roads
      it will all unfold
      there’s a world going on
      UNDERGROUND
      all the roots hang down
      swing from town to town
      they are marching around
      down under your boots
      all the trucks unload
      beyond the gopher holes
      there’s a world going on
      UNDERGROUND

      http://www.youtube.com/watch?v=el9NNR4w9Ks

    • «Insomma, quello che voglio dire, ammesso che la mia interpretazione del fenomeno sia corretta, è che i partiti e i movimenti hanno smesso di pensare il mondo, il futuro, non proviamo nemmeno più a dare un senso e una prospettiva all’effimera vita delle persone, non riflettiamo sulla modernità e le sue sfide»

      A me sembra che quello che vuoi dire non aggiunge nulla all’intervista che stiamo commentando, anzi la conferma. Quindi perché tutto questo discorso?

  67. si va bene ma intanto questa distopia di grillo, questo archetipo, nella testa delle persone, funziona, eccome, ha una logica interna, ecc. Grillo ai più sembra un precursore non un residuato degli anni 20 del 900. Questa ideale terra in un cui un’intelligenza collettiva risolverà i problemi del mondo lo sanno bene che è, semmai, molto in là dall’arrivare, ma intanto sembra una direzione da prendere, di cui grillo è avvertito come un formidabile acceleratore storico. Che è sempre meglio di niente evidentemente per tante persone, visto che i problemi dell’attuale società sembrano irrisolvibili.

    • ma sono solo io che provo orrore per un mondo di quel tipo? qua si e’ parlato molto di “futuro anteriore”, di utopia, e argomenti correlati. sarebbe interessante, forse, ripartire (anche) da li’, e dagli scritti di caronia sulla fantascienza.

      (anche se penso che i 10 milioni di voti presi da grillo siano molto piu’ legati alla contingenza)

  68. Salve,

    Propongo qui sotto un versione francese sull’editor di testo collaborativo on line Framapad:

    http://lite.framapad.org/p/SttNQubaB9

    Tutte le suggestioni/correzioni sono benvenute!

  69. Non vorrei andare OT, ma trovo questo su Facebook:

    “Molti penseranno che queste parole sono dettate da una persona che di politica ne capisce meno di zero e che tali parole nascono da una necessità di cambiamento legata solo ed esclusivamente a difficoltà economiche, lavorative ecc..
    E invece no amici cari, queste parole nascono dopo essermi documentata, dopo essermi iscritta al movimento e dopo aver partecipato ieri sera 1 marzo alla riunione del Movimento 5 Stelle di Palermo.
    Una riunione, semplice ma allo stesso tempo piena di contenuti ed accessibile a tutti, dal laurato presente in sala al più piccolo dei giovani appena usciti dal liceo. Un clima familiare ma soprattuto ospitale, dove la sensazione tangibile è stata quella di esserci ritrovati senza ordine di età, ceto sociale e senza vantarsi delle rispettive posizioni professionali.
    Una stanza stracolma di gente, un’emozione incredibile nel vedere tanta gente contenta di essere lì e di poter condividere i propri pensieri.
    Cercherò di accennarvi brevemente sulla riunione e il perchè al termine della stessa, abbiamo deciso,anche se già era in progetto, io ed altri bolognettesi di metterci in gioco, di diventare attivisti e di formare un gruppo 5 Stelle nel nostro paese. Bolognetta.
    All’inizio è stato trasmesso un video e una presentazione del movimento, all’interno del quale un Assistant Organizer Coordinatore d’Eventi ci ha spiegato passo passo il meccanismo di funzionamento dei gruppi e infine rispondendo alle nostre domande.
    Questa frase, che apre appunto la riunione:
    “Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta” Buckminster Fuller
    rende l’idea di ciò che il movimento è e vuole essere per tutti gli italiani. Un movimento fatto di gente semplice che vuole costruire un nuovo modo di pensare e di vivere, un nuovo modo di far politica,un nuovo modo di gustare ed esercitare davvero la propria sovranità popolare. E mentre coloro che ci attaccano ci chiamano populisti e protestatori, noi, proponiamo e cerchiamo attivarci per dar voce e chi da sempre non ne ha….IL POPOLO!
    Quello che mi è piaciuto e che rende questo Movimento, unico e accessibile a chiunque voglia veramente rendersi parte attiva di questa società è il non- statuto.
    Un non-statuto nel quale si specifica che il Movimento non è un partito politico, che vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico e soprattutto senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi.
    E riconoscendo altresì alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo.”

    Un Assistant Organizer Coordinatore d’Eventi? Il post completo è molto più lungo, con tanti altri passaggi inquietanti, (se volete, lo posto per intero) ma questa terminologia e questa organizzazione (che non ci sono sempre state, sono una novità non so quanto recente e anche questo mi preoccupa non poco) cosa ci suggeriscono? Altro che battute sul self-help e sui life coach, qui siamo al franchising con tecniche di motivazione così manipolatorie da sembrare finte.

    • Questi sembrano usciti da messa, entrati nei gruppi parrocchiali del dopo-messa, e poi una gazzosa tutti insieme nel cortile dell’oratorio.
      Non risulta che abbiano ancora il libretto con i canti numerati, ma penso che ci arriveranno: sarà fisiologico.

    • Tecnicamente, l’Assistant Organizer è una figura della struttura del Meetup, la piattaforma a pagamento sulla quale sono nati i primi nuclei e che pare sia ancora oggi utilizzata, anche se da anni si chiacchiera (evidentemente a vuoto) di piattaforme miglior/open source/gratuite.

      Comunque sì, è inquietante. Io che ho contribuito a fondare il Meetup nella mia città più ci penso più inorridisco anche di me. E non vorrei trovare scusanti, ma all’inizio sembrava tutto naturale, nuovo, alternativo e per nulla eterodiretto. Dubito che quello che accade oggi fosse già pianificato allora. Un’accelerazione forse gliel’abbiamo data proprio noi siciliani spingendo la proposta di un candidato alla regione (Sonia Alfano). Era davvero un’iniziativa dal basso, e Grillo lo abbiamo coinvolto noi all’epoca. Oggi è tutto diverso, e si nota la differenza.

  70. Insomma,
    oggi movimento unico,
    domani partito unico.

    Scusate l’estrema banalizzazione.

    ——————————————-

  71. L’errore, a mio avviso, è di considerare i grillini culturalmente e antropologicamente affini ai movimenti di sinistra. Non lo sono. La linfa culturale e politica del M5S non sono i No-Tav né i movimenti altermondisti del post-Genova. E’ un particolare segmento della piccola borghesia che si è incazzata perché ha perso qualcosa o più probabilmente crede di averla persa. E perché si sentono derubati dalla politica. Sono gli orfani delle certezze della piccola borghesia, che passano la domenica nei grandi centri commerciali, all’Ikea perché fuori piove, o fa freddo. Quelli che si fanno crescere i capelli lunghi per darsi un’aria anticonformista senza esserlo. Quelli che non vogliono gli inceneritori non perché fanno male, o perché costano miliardi, ma perché temono che qualcuno ne costruisca uno vicino casa loro. Quelli che non vogliono la No-Tav ma a Milano ci vanno col frecciarossa. Temo che attribuire loro un’anima di sinistra, anche se in passato possono aver votato a sinistra sia quello che a Roma si dice “consolamose con l’ajetti”. Un palliativo, una consolazione comoda, la tentazione di poter dire che sono “compagni che sbagliano”. Ma la realtà non è così dolce. E lo sa bene chi ha assistito alla colonizzazione da parte del M5S di ogni spazio di dibattito aperto (e rilevante) in nome della sacra “verità” del MoVimento. Forum dei giornali, blog, twitter. La loro matrice è inequivocabile.

  72. Alcune considerazioni sparse, ad oggi.
    Peppino Grillobaldi, liberatore dello stivale, e il fido (vedremo) Gianroberto ‘bixio’ Casaleggio hanno avuto sfortuna.
    Hanno preso 2-3 punti in più di quanto sognavano e speravano. Insieme al megaflop annunciato dei tecnici e di quell’orrenda accozzaglia, il dato migliore del responso elettorale, i numeri li rendono indispensabili per qualsiasi soluzione o non soluzione dell’impasse che ne consegue.
    C’è solo un’ipotesi a loro favorevole, e cioè il governo pd-pdl.Infatti è quella che spingono forsennatamente.
    Da giorni peppe e gianroby, tra il megalomane e il terrorizzato, provano a giocare d’anticipo e rilasciano interviste a ogni testata dell’orbe terraqueo non italica.
    Gianroby, che non ha mai parlato due minuti alla RAI, l’altro giorno intimava dalla BBC che giammai avrebbero votato un governo, alludendo poi che forse, chi lo sa, potevano anche continuare per un po’ i tecnici in carica. Hmmm….
    Sanno di avere circa dieci giorni a disposizione, da quando il loro pattuglione entrerà, fisicamente in parlamento, le cose, giorno dopo giorno, cambieranno in fretta.
    Dunque stanno subendo un’accelerazione per loro inattesa.
    Quei 2-3 punti in più presi al pd impediscono il quadro da tutti auspicato, pd+monti, che faceva contenti tutti.
    La realtà è sempre più efficace di come te l’aspetti.
    La paralisi durerà settimane. E andrà a collidere con l’elezione del Capo dello Stato (tutta da ridere) e con l’ovvio assalto dei ‘mercati’ entro un massimo di una quindicina di giorni.
    Ergo, se bersani non si suicida formando una maggioranza con zu silvio, cosa per cui giorgione I insisterà, m5s sarebbe in un angolo. Comunque dover decidere, sì o no non importa. E per il duo questo adesso non va bene.
    Faranno tutto il possibile per mantenere lo statu quo.
    Però c’è un problema, Gianroby non ha gli stessi soldi di silvione, e mica li può assumere tutti alla associati, no. E allora come sempre, diventa fondamentale il vecchio
    Follow The Money, a partire dai primi 42milioni di euro che sono la prima tranche che gli spetta, subito.
    Vediamo un po’, come i siciliani dicono. E cioè?
    Ah già, fanno un ‘fondo’ per il microcredito. Ottimo.
    Dunque li prendono. E poi fanno il microcredito.
    Ho capito. Non dimentichiamo di chiedere subito le coordinate per potervi accedere. che di microcredito c’è molto bisogno. Sarà di un privato il ‘fondo’, finanziato con denaro pubblico? vedremo.
    Ho la sensazione che gli Assistant Coach che devono ‘allenare’ il popolo alla partecipazione coatta dureranno un battito di ciglia.
    Siamo ancora all’inizio, sorelle fratelli e compagn*, molte cose cambieranno sotto i nostri occhi, e la strada conterà molto più di quello che immaginiamo adesso, penso temo e spero. C’è da lottare, fashism is coming e non è m5s, ma quello che viene dopo. Come si fa qui sopra, oltre alla pentola e al coperchio, bisogna analizzare il contenuto del minestrone. Gli ingredienti ci sono tutti. Inoltre i 5s, o le sue evoluzioni, d’ora in poi possono crescere solo a destra. di qua hanno fatto il pieno, possono solo regredire.
    Andiamo incontro a mesi durissimi, per fortuna sta finendo l’inverno.
    L.

  73. @Luca e @WuMing. Qui sul Megafono l’analisi del m5s al governo e le opportunità che si aprono: http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/la-breccia-aperta-dai-cinque-stelle
    tanto l’ottimismo della volontà da parte dei miei compagni di Sinistra Critica che stavolta mi sento poco di condividere. Comunque continueremo a stare nelle lotte, anche se non mi è ben chiaro in questa fase se e come ciò sposterà l’asse grillino a sinistra sulle posizioni dei movimenti sociali. Il punto principale di divergenza con molti compagni è che loro non condividono il fatto che il #m5s abbia tendenze, pulsioni e composizione di destra così accentuate come invece penso io (e pure voi mi pare).
    Spero che abbiano ragione loro, voi che ne pensate di questo articolo?

    • A me sembra che l’analisi fatta nell’articolo linkato non si discosti poi tanto dalla nostra. Forse gli autori sono un po’ più possibilisti di noi su un punto: si aspettano un po’ troppo dal fatto che tanta gente di sinistra ha votato M5S.

      Ecco a me pare che questo di per sé non determini necessariamente una contraddizione. La contraddizione, dicevamo, scoppia sulle battaglie concrete, sulle leggi da fare, etc. Non sottovalutiamo il fatto che oltre all’endemico biconcettualismo di cui spesso ci siamo trovati a discutere qui su Giap, nel corso del tempo certe percezioni e idee hanno sfondato tra la gente di sinistra. Se così non fosse non si spiegherebbe ad esempio perché le posizioni espresse da Grillo e dai grillini su immigrazione e rom non abbiano avuto su tanti di sinistra lo stesso effetto che hanno avuto su di noi. Evidentemente le si considera questioni secondarie, su cui è possibile soprassedere (perché si reputano “secondari” quei soggetti, e questo appunto la dice lunga…).

      Allo stesso modo non hanno acceso campanelli d’allarme le epurazioni dei dissidenti, sotto forma di ritiro del franchising, diffida a utilizzare il marchio, da parte di Grillo e Casaleggio. E nemmeno le posizioni espresse sui sindacati.
      Ancora: non ha spinto a rigettare quella proposta nemmeno l’evidenza che due privati cittadini non eletti controllano attraverso il proprio sito internet e il monopolio del marchio, il 25% degli eletti in Parlamento (ex post, come fa giustamente notare Luca WM3, i soldi pubblici dei rimborsi elettorali ai quali i deputati grillini rinunceranno verranno gestiti da una società privata).

      Se queste remore decadono è perché, come diceva qualcuno nel thread, prevale l’opportunità di vendicarsi, di avere finalmente il leader carismatico che la sinistra non ha più da decenni, avere finalmente il movimento di massa che bastona i burocrati, o anche solo fermare l’offensiva “finazista”, come la chiama Bifo (ma Goldman Sachs la pensa diversamente, chissà chi ha la vista più lunga…).

      Insomma a me pare che le concessioni fatte siano un bel po’. E viene da chiedersi se appunto non si sia consumata ormai una mutazione culturale e, direi, antropologica tale che soltanto un evento di grosse dimensioni potrebbe farla regredire. Perché secondo me WM3 ha ragione anche su un altro punto: i veri cazzi verranno dopo, quando gli animi saranno passati dal soprassedere su certe questioni al condividerle. Di solito è così che funziona, no? Ecco perché certi compagni dovrebbero essere un po’ più cauti nel loro entusiasmo per quello che sta succedendo.

      Dopodiché, sul fare, io ho già detto che sono d’accordo a incalzare i grillini. Abbiamo fatto alcuni esempi, ne aggiungo un altro: se “uno vale uno”, che ne direbbero di fare votare i contratti nazionali ai lavoratori? Ma mentre lo scrivo già mi sorge un’altra domanda: i grillini sono favorevoli all’esistenza dei contratti nazionali?
      La lucha sigue.

      • WM4: “E viene da chiedersi se appunto non si sia consumata ormai una mutazione culturale e, direi, antropologica tale che soltanto un evento di grosse dimensioni potrebbe farla regredire. Perché secondo me WM3 ha ragione anche su un altro punto: i veri cazzi verranno dopo
        (…)
        Dopodiché, sul fare, io ho già detto che sono d’accordo a incalzare i grillini. ”

        cito una parte del ragionamento per avere uno spunto su cui agganciare delle riflessioni mattutine, evitando elogi e considerazioni su quanto già scritto e che mi trova d’accordo.

        la questione della “mutazione culturale” secondo me è da approfondire, e va di pari passo con la questione, fin’ora non posta, del “quinto quarto” cioè del pensiero di testa, di cuore, di pancia.

        è bastato un ventennio per questa modificazione culturale (magari una cultura in embrione, ma pur sempre di embrione di cultura si tratta). è bastato un solo ventennio per modificare “bravo” in “furbo”, ” personale ” in “popolare”, contenitore” in “contenuto” e così via (e perdonate gli esempi, scrivo di getto e sono le prime parole venute in mente). Le parole sono state stravolte, capovolte, svuotate e riempite di nuovo. La scala dei valori è stata rovesciata. La percezione è diventata realtà.
        “Cultura” è l’esempio migliore di parola, di concetto su cui ragionare.

        semplificando è bastato buttarla in caciara sempre, comunque, dovunque. Mentire anche di fronte alla lampante verità, perchè prima o poi anche di quanto di più lampante, se ne può cambiare la percezione. Evitare il vero confronto denigrando, offendendo, ironizzando. Lavare i pensieri e sostituirli quando possibile con spot. Fare le pulci alle pulci per togliere l’attenzione dagli elefanti. ma questo ce lo siamo detto un miliardo di volte riferendoci ad altri soggetti. Il contesto culturale, però, è ormai questo.

        si è puntato sull’emotività evitando di dare tempo per la lettura critica, più profonda. banalmente sostituire un “disgusto” con un altro, in rapida successione, senza tregua. E alla fine non c’è più niente che disgusta veramente. Rimane solo un assopimento della mente e un’ipertrofia dell’indignazione. Rabbia allo stato puro che non può essere placata perchè non ha un motivo, una radice, identificabile. si tratta di un movimento (no, non il M5S, la parola “movimento” non è stata ancora registrata) all’interno del quale si muovono gli altri movimenti tra cui M5S.
        lo chiamerei il movimento del “cogito interruptus” (se avessi studiato il latino o se avessi ancora un po’ di ironia): quello a scadenza breve. Quello che si ferma allo slogan, alla frase d’effetto, al fascino dell’ammaliatore. Quello che non si pone domande perchè non ha voglia di comprendere le risposte. Quello del “mi piace” d’impulso, del retwitt. Quello che legge solo le notizie in breve e non si preoccupa di verificare le fonti, perchè tanto qualcuno lo ha fatto per te. Quello che delega per poter criticare, del “tanto le cose stanno così”. Quello che si crede migliore perchè cazzo, “io sono meglio degli altri”.
        Servono anni di rieducazione. Ce li dobbiamo permettere mentre si tenta di fare qualcosa.

        Questo mi porta al pensiero del “quinto quarto”.
        è necessario trovare una lingua comune per poter comunicare (in questo caso con M5S ma il discorso è veramente più ampio) a meno di non volersi isolare e finire di morire. di più. è necessario trovare una frattaglia comune!
        leggo sempre più spesso l’espressione “parlare di pancia” in tutte le sue possibili declinazioni. ma la pancia, se si intende come istinto, è prima o poi, sottomessa alle leggi della mente. il problema è che questi nuovi leader puntano al cuore (e ‘ndo voi puntà se devì esse sicuro de fa’n cappotto de legno?), alla sede del non razionale, dell’amore, della fede, dell’odio, della rabbia. e se uno ti dice “io amo tizio” non è che gli puoi rispondere “sì vabbè, ma te corca de botte, rifletti, pensa”. nella migliore delle ipotesi, in un attimo di lucidità ci si sente rispondere che “la testa ci arriva ma il cuore no”. Ecco parlando con molti grillini (oggi, ma l’esempio calza per molti appartenenti di molteplici gruppi, ivi compresi alcuni compagni) io ho avuto la stessa impressione, quella di non avere una via per comunicare, per capirsi. ed è, secondo me, una questione da sciogliere.

        ovvio che sono solo questioni che pongo, magari anche inutili, troppo personali e fuori tema. In caso me ne scuso, e che la ghigliottina compia il suo sporco lavoro

    • @ Detta Lalla

      Anch’io, come te, milito in quell’area della sinistra anticapitalista che ha le sue radici nella IV Internazionale, e condivido molte delle perplessità che sollevi. Queste sono, finora, le considerazioni più articolate che mi sono venute rispetto alle questioni che poni e che l’articolo che linki cerca di affrontare:
      http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104&cpage=1#comment-18570

      A prescindere da come ci poniamo rispetto al M5S nell’immediato (e penso anch’io che la questione vada gestita in modo flessibile ma intelligente) non dobbiamo mai mettere da parte i presupposti della nostra analisi (uno dei pochi punti di forza che ci restano), e trarne le dovute conseguenze; sia rispetto alla lettura complessiva degli eventi, sia rispetto al nostro ruolo e ai compiti che ci si pongono davanti.

      Per quello che può contare il contatto in rete fra due militanti di base (immagino) di due diverse organizzazioni, l’augurio è che, su alcune questioni, nascano delle convergenze, e che queste convergenze siano la base affinché qualcosa, dalle nostre parti, cambi finalmente in meglio: nell’ottica, ovviamente, di quella piattaforma comune e condivisa che, per varie ragioni, finora non si è sviluppata come avrebbe dovuto.

    • Chiedo scusa per la stretta successione dei commenti. Ho linkato la roba sbagliata. Volevo linkare questo: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104&cpage=1#comment-18663

  74. Ciao, una domanda mi sorge spontanea: se la sinistra che ha votato M5S ha fatto una cazzata a fidarsi di grillo, oltre alle critiche voi avreste anche dei suggerimenti su chi avrebbero dovuto votare?

    • Sono giorni (a dire il vero, sono anni) che spieghiamo che è proprio la bancarotta della sinistra e dei movimenti ad aver fatto apparire Grillo come un’alternativa. “Oltre alle critiche” è sempre una premessa pericolosa, di solito rivela un modo di pensare fintamente “pratico” che vede il ragionamento come un fastidio, un intoppo. Di solito, quando uno avverte un pericolo e cerca di avvisare argomentando, *prima* gli si dice: basta, non c’è tempo, bisogna fare fare fare, qualcosa bisogna pur fare, ecco, bisogna fare questo, non c’è altro da fare, dobbiamo fare! *Dopo* gli si dice: facile parlare adesso, ma ormai è tardi, quel che è fatto è fatto, adesso possiamo solo continuare a fare fare fare. E’ chiaro che se uno spiega: “Fare non basta, bisogna anche evitare di fare la cosa sbagliata e peggiorare la situazione”, si rende antipatico. No, mi spiace, ma “oltre alle critiche” è una premessa inaccettabile, e anche di destra. Il pensiero critico non può essere messo da parte. Fare è importante, ma è importante anche non fare la prima stronzata che ti capita a tiro.

      • confesso che la tua puntualizzazione mi fa notare che la mia pro[posta|vocazione] rientra in maniera imbarazzante nella casistica… però può essere migliorata eh!?
        :-)

    • Urko, ti parti dal presupposto che il punto d’inizio di questa storia sia la lista dei partiti/movimenti/fattiapposta da votare, che è come dire (dalle mie parti così si dice, e conosco un vecchio compagno ex deputato che l’ha davvero detto): questi sono i pupazzi, con questi dobbiamo fare il presepe.
      Un pensiero critico deve chiedersi di più: ad esempio, perché l’alternativa al M5S era ridotta a Vendola e Ingroia (o a Bersani, per qualcuno tappandosi il naso), o a liste di pura testimonianza? Perché non s’è formata, come qualcuno (mi pare WM4) ha evocato, una Syriza italiana? Perché i movimenti non sono starti in grado (tranne in val di Susa, non per caso) di alzare la voce con le proprie parole d’ordine mentre davano un voto di convenienza? Perché dopo il Natate tacciono precari (tranne quelli della logistica, tra Bologna e Piacenza), scuola, Ilva, movimenti e forum dei beni comuni, ecc.? Interrogarsi su queste questioni significa ripartire da ciò che ha impedito un’alternativa alla situazione che si è venuta a creare. E cercare di realizzarla. La domanda non è sulla scelta di una delle due alternative che la trappola logica in cui la sinistra s’è fatta infilare presenta, ma come uscire dalla trappola, se possibile senza infilarsi nella trappola accanto.

  75. confesso d’essere un dendy feticista, un po’ snob e luddista, un ozioso artigiano del sè con tendenze spirituali antiscientiste e un’attrazione morbosa verso la natura… un bamboccione, insomma, quindi piuttosto lontano, anche se profondamente vicino, alla militanza che qui si esprime, però provo comunque a postare qualche mia considerazione, per amore dell’alterità e tifo rivolta insieme a voi.
    cercando di star nel merito, una cosa che mi stride è la diretta relazione che mi sembra venga attribuita alla mobilitazione notav e all’aderenza a forme di lotta che per forza di cose si esprimono nell’illegalità.
    quello che mi sembra da mettere in dubbio è questa coerenza, voglio dire che magari possono esserci diversi gradi di adesione alle lotte, diverse forme di lotta che ognun può caratterialmente scegliere per sè.
    e poi direi pure che ci sono varie sfumature di illegalità che vanno dal taglio di recinzioni a, che sò, la lotta partigiana armata; a seconda della questione sul tappeto e dei soggetti coinvolti possono presentarsi situazioni differenti.
    forse posso essere contro l’alta velocità stando a sedere sul divano con le pantofole ai piedi e tu te ne stai sulle barricate. son tutte sfumature che degradano verso il nulla della passività, che non per questo tende a destra e non per questo denota contraddizione; sono stili , caratteri , atteggiamento nei confronti della vita diversi, ma relazionabili.
    ad esempio, azzardo l’ipotesi che dentro la protesta notav possa esserci molta gente che ha intravisto grandi potenzialità nella bicicletta dopo che critical mass e le ciclofficine hanno squarciato un varco nell’immaginario; sono esperienze che sono nate parallelamente al movimento, mobilitando una massa indefinita, apportando contagi in varie direzioni, dapprima sotto gli occhi diffidenti della classica militanza politica.
    dentro il m5s c’è quella melassa li, “nì nì”, ma che ha voglia di attivarsi, però, lì dentro i gradi di sinistra sono degradanti e ci si dovrebbe sbizzarrire a creare situazioni che possano esserne attrattive (in quanto creatrici di senso e sensibilità), non certo aspettarle al varco dello scontro diretto con l’attivismo estremo, quella c’è e ci sarà sempre, magari con intorno più o meno innocente mediocrità che “tifa rivolta” insieme a lei, magari stimolata ad essere sempre più attivamente critica.
    però se noi la prendiamo a schiaffi è facile che si trasformi in un mostro.
    potrebbe essere non che grillo ha fagocitato le istanze di movimento bensì che le parole d’ordine sono state massificate (non solo da grillo), diluendosi; secondo me non ha nessun senso fare questioni di ambiguità, è ovvio che ci sono e che si scioglieranno solo di volta in volta e le soluzioni verranno trovate in base al tipo di partecipazione libera (ammesso che ce ne sia) e di chi si mette in gioco, magari non dal di dentro, dall’esterno, ma con un atteggiamento di stimolo, piuttosto che di critica conflittuale.
    il problema da risolvere è. . . grillo;
    lui dice di volerlo,
    ma sembra essere più forte di lui,
    non ce la fa,
    sembra non rendersi conto che il primo e fondamentale obiettivo del m5s
    è necessario che sia la sparizione dei grillini

  76. scopro oggi che tra i sostenitori di grillo c’e’ anche ida magli., che in un post sul blog del suddetto, parla di italianita’ uccisa dai banchieri:

    http://www.beppegrillo.it/magazine/archivio/lasettimana2013-03-03.pdf

    e mi sono ricordato di questo:

    http://www.stranieriinitalia.it/il_tirassegno-ida_magli_vietiamo_agli_immigrati_di_comprare_case_e_terreni_3673.html

    • ida magli su “il giornale” nel 2008:

      “Nessuna «sicurezza» è possibile a un popolo che non possieda un territorio ben delimitato e chiuso, così come ogni individuo si sente al sicuro soltanto se possiede una casa nella quale nessuno possa entrare. L’Italia è diventata negli ultimi anni terra di approdo per chiunque. Ma un popolo è tale appunto perché possiede un territorio. I «confini» esistono e sono sempre esistiti, in ogni tempo e in ogni luogo, perché delimitano la sacralità dello spazio nel quale vive un determinato gruppo di uomini. Chi non sa che si deve mettere i piedi in un solco d’acqua per attraversare il confine di alcuni stati? L’acqua segnala appunto la necessità di una purificazione per entrare nel territorio altrui. Ma anche il «tappetino» davanti alla porta di casa segnala, sotto la debole razionalizzazione del pulirsi le scarpe, la sacralità del nostro territorio.”

      beppe grillo sul suo blog nel 2007:

      “Un Paese non può SCARICARE SUI SUOI CITTADINI i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia. L’obiezione di Valium [Romano Prodi, N.d.R.] è sempre la stessa: la Romania è in Europa. Ma cosa vuol dire Europa? MIGRAZIONI SELVAGGE di persone senza lavoro da un Paese all’altro? Senza la conoscenza della lingua, senza possibilità di accoglienza? Ricevo ogni giorno centinaia di lettere sui rom. E’ un vulcano, una BOMBA A TEMPO. Va disinnescata. Si poteva fare una MORATORIA per la Romania, è stata applicata in altri Paesi europei. Si poteva fare un serio controllo degli ingressi. Ma non è stato fatto nulla. Un governo che non garantisce la sicurezza dei suoi cittadini a cosa serve, cosa governa? CHI PAGA per questa insicurezza sono i più deboli, gli anziani, chi vive nelle periferie, nelle case popolari.
      Una volta i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati.”

    • (cancellate pure questo commento’, che’ l’avevo messo nel posto sbagliato, ora l’ho ripostato al posto giusto)

  77. Condivido la sostanza del vostro ragionamento, pur con qualche nota critica. Se avete voglia sulla questione delle contraddizioni esplosive del M5S ho scritto un pezzo per ilcorsaro.info: http://www.ilcorsaro.info/Dibattito-a-sinistra/lo-stallo-a-5-stelle.html

  78. aggiungo una pro[posta|vocazione] al cosa fare:
    dei “meetup” a piacere sparsi nella rete (ovviamente con simboli noC ecc ecc), utilizzando piattaforme e spazi liberi dove portare avanti quella partecipazione diffusa sbandierata… fare strabordare orizzontalmente la verticalità

    • Liberiamo il MoVimento 5 Stelle! http://www.deputati5stelle.it/

      Questa iniziativa propone ai senatori e deputati eletti di Liberare il MoVimento 5 Stelle dal controllo
      esercitato da Grillo e Casaleggio, per creare una identità politica realmente indipendente: ”I cittadini
      del MoVimento 5 Stelle!”.

  79. Bene! Meglio!
    Tutto ciò che si dice sul M5S e il suo/suoi leader è corretto. Ma come più volte da voi sostenuto, la maggior parte delle persone che a questa tornata elettorale hanno votato “Grillo” sono elettori storici e meno storici della sinistra, dal Pd ai Verdi, da Sel a Rc, da Marx agli Odp.
    Quel che vorrei sottolineare è che il voto non ha espresso un’anomalia ideologica/partitica/perposizioniprese. Piuttosto l’anomalia è sorta nell’elettorato di sinistra che ha vissuto queste elezioni come il carnevale, il carnevale inteso come quella settimana e mezzo prima della quaresima: il giovedì grasso è il giorno in cui è andato a vedere Grillo in piazza o l’ha seguito in streaming. Poi il martedì grasso è uscito nella piazza dei social network con indosso la maschera di V spammando messaggi del Guru e discutendo con chiunque dall’alto in basso. E infine il giorno di Carnevalone (la domenica dopo mercoledì delle ceneri) è uscito (questa volta in borghese, ma coperto dall’anonimato della cabina) per andare a votare il M5S e amazzare Re Giorgio (Zorzi, non so se è un’usanza italiana, in Sardegna l’ultimo giorno del carnevale si porta in giro un carro con un fantoccio vestito di stracci ma con la corona e lo scettro, da dove solitamente è distribuito il vino, e a fine si sfilata si brucia, come simbolo della fine della festa e la ripresa della normalità).
    Ora il carnevale è più che terminato, inizia il periodo della penitenza silenziosa (quest anno coincide tutto).
    Per quanto riguarda l’elettorato di destra, essi non hanno avuto problemi di sorta perchè da 20 anni vivono campagna elettorale e elezioni come una festa carnevalesca, quindi nessun pentimento, tra le due feste non ci sono state considerazioni politiche o ideologiche, ma solo di divertimento ( e a quanto pare Berlusconi sembra essere sempre il più divertente ).
    Come è arrivato il carnevale è finito, ora sia i parlamentari che gli elettori dovranno fare i conti con la realtà, e secondo le mie previsioni (ed essendo abbastanza esperto sul fenomeno Giannini-UomoQualunque degli anni 40) dopo la vittoria in qualche comune nel 2013, nel 2014 il M5S sarà in uno stato di caduta libera.

  80. Condivido l’analisi, ma temo che stiamo agendo nel modo sbagliato per risolvere il problema.
    Di certo c’è una grossa quantità di gente di sinistra che è ‘andata a vedere’ cosa c’è nell’M5S, e che rischia di vedere il suo voto e la sua partecipazione usati in direzioni che di sinistra non hanno niente, però se noi alziamo una barricata, come mi sembra si stia facendo, vista la quantità di interventi sull’argomento, rischiamo di chiudere fuori non solo Grillo ma anche chi è ‘andato a vedere’, e probabilmente dopo un tempo relativamente breve se ne andrà deluso.
    Più che a dire che Grillo non va bene (come dicevo penso provvederanno i fatti a dimostrarlo, a Parma hanno già iniziato) dovremmo cercare di costruire proposte alternative che siano un po’ più accettabili di Rivoluzione Civile. Se qualcosa del genere ci fosse stato a questo turno credo che non saremmo nemmeno qui a parlare del boom grillino

  81. del vostro intervento su Internazionale si parla anche qui e il commento mi sembra interessante:

    http://www.officinarebelde.org/forum/viewtopic.php?f=9&t=132&p=272#p272

    • Apprezzabile intervento, soprattutto quando si sottolinea la finzione della “società senza classi” del M5S.

  82. La composizione elettorale del MoVimento 5 Stelle è variegata: l’analisi coglie certamente un aspetto, quello dei movimenti altermondialisti, pacifisti, ambientalisti genericamente definibili “di sinistra”, ma occorre considerare che una fetta significativa dell’elettorato grillino proviene da destra (secondo l’Istituto Cattaneo, qualcosa come il 42% fra ex elettori leghisti ed ex elettori berlusconiani). D’altra parte non si capirebbe altrimenti dove siano andati a finire circa 6 milioni di voti che mancano all’appello della destra. Questa eterogeneità Grillo e Casaleggio l’hanno ben presente: gli ex elettori di Lega e PDL tornerebbero immediatamente all’ovile del centrodestra se il M5S dovesse orientarsi verso gli aspetti di sinistra del suo programma. Chi proviene da destra ha votato M5S in odio alla “partitocrazia” e allo Stato, convinto che l’origine di ogni male italiano stia nel finanziamento pubblico ai partiti e che il motivo principale dei conti pubblici in rovina siano gli stipendi dei parlamentari e le auto blu. Secondo uno schema classicamente qualunquista, gli slogan sono “andate tutti a casa”, “andate a lavorare”, “politici ladri”, etc. etc. Un repertorio lessicale e concettuale di destra, con forte accentuazione antiparlamentarista secondo la persuasione autoritaria che meno gente c’è in Parlamento, meno partiti ci sono nel Paese, meno “chiacchiere inutili” si sprecano, più cresceranno ordine e prosperità. L’elettorato proveniente da destra apprezza in Grillo proprio gli accenti machisti e i vaffanculo ai partiti, non certo le posizioni espresse sulla TAV e gli inceneritori. Il problema è che una fetta tutt’altro che trascurabile dell’elettorato di sinistra è rimasto affascinato dalla “narrazione” grillina. Oggi anche di fronte ad una platea di sinistra “fa fico” dire che bisogna abolire i finanziamenti pubblici ai giornali, ai partiti, tagliare “i costi della politica”, e urlare “devono andare tutti a casa” strappa l’applauso. E’ ovvio che suscitano irritazione e rabbia le cene luculliane, le auto blu a sirene spiegate, e così via. Ma pensare che il problema dell’Italia siano i rimborsi elettorali ai partiti è ridicolo. Sembra invece che questa convinzione si sia impossessata di una fascia vastissima degli italiani, fungendo da ottimo diversivo rispetto al cuore del problema, cioè il fatto che le disuguglianze nella distribuzione della ricchezza continuano ad ampliarsi, una piccola percentuale di straricchi continua a prosperare mentre il ceto medio si impoverisce. Ma grazie all’appello al “Popolo” e al facile bersaglio “politici ladri”, è possibile ancora una volta occultare le contraddizioni e dirigere l’attenzione verso un problema del tutto secondario, se non falso.

    • E’ un sunto perfetto, del tutto consonante con quello che stiamo cercando di dire. Il problema è che molti non vogliono sentire questi argomenti, si chiudono a riccio. Questa stronzata della “casta” e dei “costi della politica” ha fatto danni enormi.

      • Tutto giusto, ma ad onor del vero manca un’osservazione: nessun altro pone una narrazione o un discorso alternativo perlomeno convincente e fondato. La Casta non è il vero problema, ma è un (minuscolo) problema. Se nessuno, men che meno la sinistra radicale propongono una qualsivoglia analisi della crisi né ad identificare problemi, è abbastanza comprensibile che si voti Grillo.
        Piùtost’ che nient l’è mei un tost dicono dalle mie parti :-)

  83. Un punto di vista molto interessante. Se volete una traduzione in spagnolo dell’articolo fatevi pure avanti, contattateme senza problemi.

  84. Forse sono andato fuori tema con il mio precedente intervento, ma mi piacerebbe molto se si squarciasse la nebbia aprendo un dibattito dal titolo :

    Dove sono andati a macerare le macerie dei movimenti?
    Quali sono le nuove forme partecipate di movimento per la lotta sociale?
    Quali sono i sindacati rivoluzionari su base assembleare?
    Come agiscono questi soggetti collettivi di parte?
    Quel è la resistenza naturale dei lavoratori precari alla crisi?
    Esiste o è solo un miraggio, siamo davvero condannati alla solitudine personale ed istituzionale dal mercato?

  85. Forse sono andato fuori tema con il mio precedente intervento, ma mi piacerebbe molto se si squarciasse la nebbia aprendo un dibattito dal titolo :

    Dove sono andati a macerare le macerie dei movimenti? XD
    Quali sono le nuove forme partecipate di movimento per la lotta sociale?
    Quali sono i sindacati rivoluzionari su base assembleare?
    Come agiscono questi soggetti collettivi di parte?
    Quel è la resistenza naturale dei lavoratori precari alla crisi?
    Esiste o è solo un miraggio, siamo davvero condannati alla solitudine personale ed istituzionale dal mercato?

  86. “Quando un movimento di tipo boulangista si produce, l’analisi dovrebbe realisticamente essere condotta secondo questa linea:
    1) contenuto sociale della massa che aderisce al movimento;
    2) questa massa che funzione aveva nell’equilibrio di forze che va trasformandosi come il nuovo movimento dimostra col suo stesso nascere?
    3) le rivendicazioni che i dirigenti presentano e che trovano consenso quale significato hanno politicamente e socialmente? a quali esigenze effettive corrispondono?
    4) esame della conformità dei mezzi al fine proposto; 5) solo in ultima analisi e presentata in forma politica e non moralistica si prospetta l’ipotesi che tale movimento necessariamente verrà snaturato e servirà a ben altri fini da quelli che le moltitudini seguaci se ne attendono.”

    “Un elemento da aggiungere al paragrafo dell’economismo, come esemplificazione delle teorie cosí dette dell’intransigenza, è quello della rigida avversione di principio ai cosí detti compromessi, che ha come manifestazione subordinata quella che si può chiamare la «paura dei pericoli».”

    “La distruzione viene concepita meccanicamente non come distruzione-ricostruzione. In tali modi di pensare non si tiene conto del fattore «tempo» e non si tiene conto, in ultima analisi, della stessa «economia» nel senso che non si capisce come i fatti ideologici di massa sono sempre in arretrato sui fenomeni economici di massa e come pertanto in certi momenti la spinta automatica dovuta al fattore economico è rallentata, impastoiata o anche spezzata momentaneamente da elementi ideologici tradizionali, che perciò deve esserci lotta cosciente e predisposta per far «comprendere» le esigenze della posizione economica di massa che possono essere in contrasto con le direttive dei capi tradizionali. Una iniziativa politica appropriata è sempre necessaria per liberare la spinta economica dalle pastoie della politica tradizionale, per mutare cioè la direzione politica di certe forze che è necessario assorbire per realizzare un nuovo, omogeneo, senza contraddizioni interne, blocco storico economico-politico, e poiché due forze «simili» non possono fondersi in organismo nuovo che attraverso una serie di compromessi o con la forza delle armi, alleandole su un piano di alleanza o subordinando l’una all’altra con la coercizione, la quistione è se si ha questa forza e se sia «produttivo» impiegarla. Se l’unione di due forze è necessaria per vincere una terza, il ricorso alle armi e alla coercizione (dato che se ne abbia la disponibilità) è una pura ipotesi metodica e l’unica possibilità concreta è il compromesso, poiché la forza può essere impiegata contro i nemici, non contro una parte di se stessi che si vuole rapidamente assimilare e di cui occorre la «buona volontà» e l’entusiasmo.”

    tratto da:
    Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno
    Antonio Gramsci

    • Scusa, El3kim, ma secondo me non è chiaro cosa intendi dire con queste tre citazioni da Gramsci buttate là come fossero oracoli della Sibilla.

      O meglio: si capisce il primo brano; qui Gramsci parla di come impostare un’analisi del fascismo che sia anche politicamente efficace, e i criteri che enuncia si possono applicare all’analisi del grillismo.

      Ma non capisco il senso degli altri due brani; in essi Gramsci polemizza contro la concezione soreliana ed “estremista” dello “sciopero generale” e della rivoluzione intesa semplicisticamente come scoppio immediato di energie distruttive. Cosa c’entra con la situazione attuale?

      • Mi sono trovato a parlare con degli elettori m5s e mi è parsa interessante le seconda citazione per l’intransigenza assoluta.
        La terza invece pone dei dubbi sulla relazione con un movimento di questo tipo.

  87. Piu che liberismo il movimento 2 stelle(Grillo-Casaleggio) è espressione del peggior qualunquismo destrorso e inquietante;sono d’accordo sull’emersione delle loro contraddizioni.Dovranno prima o poi dire qualcosa su alcune questioni dirimenti:
    democrazia interna ed esterna;dissenso interno….questi vanno oltre persino la teoria di robert michels sulla legge ferrea dell’oligarchia dei partiti;il sociologo teorizzava che la struttura dei partiti si evolveva da una situazione democratica e aperta a una oligarchica;ebbene,questi sono nati subito oligarchici!
    come fanno a tenere insieme l’imprenditore e il commerciante evasore col lavoratore del sulcis dell’ilva o di un call center?
    cosa hanno da dire sull’immigrazione e diritti di cittadinanza per gli immigrati a parte le boiate di Grillo sulle botte ai marocchini e ai rom?
    e sulla loro omofobia?
    Grillo è arrivato persino a contestare l’articolo 67 della costituzione riguardante il vincolo di mandato dei parlamentari;norma che esiste in tutte le democrazie rappresentative;no mi spiace mi fanno schifo e m’inquietano assai
    ciao

  88. NON ESISTE IL “BENE DI TUTTI” NELLA CRISI:
    I PADRONI SFRUTTANO I LAVORATORI PRECARI,
    E I MOVIMENTI DI LOTTA SOCIALE, OVVERO DI AUTO DIFESA, DEVONO RINASCERE
    Non esiste il “il bene di tutti” in una società suddivisa in classi sociali a diverse fasce di reddito che sta crollando rovinosamente. La gestione della crisi del capitalismo finanziario sta schiacciando il ceto medio dei servizi pubblici e privati su quello operaio ma questo non significa che la popolazione si ritrovi tutta nella stessa condizione, nella stessa classe sociale. Si è infatti creata una nuova drammatica realtà, che guarda gli operai come privilegiati a causa del posto fisso e dei diritti conquistati in anni di lotte. La difesa degli operai fu condotta dai movimenti e dai sindacati che combatterono quali organizzazioni di lotta e creazione di reti sociali di solidarietà tra i lavoratori; allora xò agivano in un rosso clima politico, difatti le conquiste ottenute con il sangue erano sempre sostenute e confermate, nonostante diverse impostazioni, dal Partito Comunista Italiano in parlamento. Oggi i lavoratori precari, la classe sociale sfruttata su cui vogliono ricostruire i brandelli della nostra economia non ha la rappresentanza di parte nella stipulazione del contratto di vendita del lavoro con i padroni neanche nel sindacato che ha venduto il culo, la CGIL, e se ce l’avesse, non avrebbe importanza. Oggi tu, lavoratore precario, (giovane o vecchio che sia) sei scaraventato in completo isolamento nel mondo del mercato del lavoro, vittima di persone che attraverso il capitale speculano sulla tua vita per un determinato periodo di tempo, per poi gettarti quando urge una minimizzazione dei costi e una massimizzazione della produttività. Il mercato ti stritola come un tritacarne e getta tuoi resti quando ha finito il suo macabro lavoro. Come si fa a ricostruire un’organizzazione per la difesa dei diritti dei lavoratori? Bisogna partire da un nucleo nuovo, o quanto meno da un sindacato di base. Parafrasando Einstein “Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo”. Quindi bisogna realmente cambiare tutto il modo di gestire la politica ed i sindacati? Guardando alla CGIL e al PD degli ultimi anni verrebbe da dichiarare: buttiamoli tutti nel cesso questi vecchi e grigi stronzi, “morti che camminano”! Ma non non dimentichiamoci che CGIL e PD non sono stati TUTTA l’Italia di sinistra dei 10 anni passati come vorrebbe farci credere Grillo nel suo qualunquismo mediatico. Non è vero che Grillo ha creato la lotta al Tav o agli inceneritori. Piuttosto si è appropriato delle lotte dei movimenti e della sinistra comunista per metterci il cappello! Ha così infiammato e rassicurato i suoi elettori: la crisi, le brutte questioni, le risolviamo noi, tu puoi stare comodo, puoi partecipare, certo, noi te lo chiediamo, se sei un giovane attivo che vuole combattere per il futuro unitario del “popolo italiano”, ma stando comodamente a casa tua, cliccando 100 “like”, votandomi e delegandomi la difesa dei tuoi diritti in una dimensione parlamentare. Sembra partecipato dal basso, tanto da formare un identità collettiva che gli iscritti vogliono difendere, ma la partecipazione si limita alla delega e il campo di lotta, al di fuori della azione spettacolare e spettacolarizzata (taglio delle reti in val susa) da campagna elettorale, rimane il parlamento. (Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista dal 2008 è stato più volte in val Susa di Grillo, ma non ha fatto campagna elettorale o di iscritti su questo, e Nicoletta Dosio sarebbe stata la candidata più rappresentativa del Movimento No Tav, dato che ne fa parte) Identificando come unico responsabile della crisi la gestione della politica secondo il bipolarismo centro-destra centro-centro-sinistra imposto in Italia da Pd e Pdl dal ’94, Grillo si presenta come una soluzione nata da un pensiero nuovo, che tra origine da un “movimento”, e pertanto logica secondo il paradigma di Einstein (Saint Just ci scampi dalla logica degli italiani XD). Legge di Herman : “un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione” (valida anche per Mussolini e Hitler, Saint Just ci scampi anche da loro). Individuando nella corruzione e cattiva gestione della politica la causa di tutti i mali del mondo, (e bisogna dire che i parlamentari italiani di centro-destra e centro-centro-sinistra si sono messi d’impegno a fornirgli buoni esempi) Grillo fornisce al volgo un facile bersaglio, un capro espiatorio, e chiama il suo movimento “LA CURA” del male che affligge la nazione tutta intera. Il “movimento” 5 stelle ha così spostato in Italia il conflitto sociale di classe tra i lavoratori, costretti a beccarsi le supposte Monti targate Austerity in fatto di riduzioni del reddito indiretto attraversi il taglio dei servizi (istruzione, sanità e pensioni) e l’alleggerimento di quello diretto attraverso l’aumento delle tasse non graduate dal reddito (IVA, benzina, sigarette che fanno male, pubblicità al lotto che fa ancora più male, etc), e proprietari di grandi aziende e banchieri privilegiati, ovvero i detentori dei mezzi di produzione. Mentre Monti si inseriva e rappresentava gli interessi di una classe sociale precisa, quella dei banchieri e dei grandi imprenditori, la base dei voti di Grillo viene da destra e da sinistra, ed è interclassista: troviamo piccola borghesia schiacciata dal giro di vite di Monti, dipendenti pubblici abbandonati dal Pd, operai stanchi della Lega a cui avevano dato fiducia negli anni ’90, in maniera molto simile a cui la danno ora a Grillo, e giovani e vecchi precari disperati, studenti non ancora disperati ma colmi di belle speranze e vuoti di aspettative per il futuro. Massima di Bacon: La verita’ viene piu’ facilmente dall’errore che dalla confusione. Gridando e sbraitando Grillo si impone sopra i movimenti come una forza propulsiva di cambiamento giovane e fresca, travolgente, capace di ispirare le più profonde passioni sia libertarie sia di giustizia sociale e di spegnerle con una secchiata di acqua gelida. Questa secchiata d’acqua è Casaleggio. è la gestione del partito come un’azienda regolata dalla sterile rete sociale del social network, idealizzato non quale strumento ma quale fine, a cui deve approdare tutta l’umanità per una piatta partecipazione alla vita politica. Casaleggio riuscirà a imporre una politica di destra del tipo giovani precari contro vecchi (taglio alle pensioni per il reddito minimo di cittadinanza) e aprire questa nuova frattura di lotta per distogliere l’attenzione dalla vecchia faglia di attrito e conflitto da secoli aperta tra lavoratori stipendiati che vogliono avere potere sul prodotto del loro lavoro, delle loro mani, vs il capitale che controlla i mezzi di produzione? Qual è l’alternativa? L’alternativa è non rassegnarsi al modello di capitalismo liberista americano, che controlla il lavoratore isolandolo, alienandolo dagli altri e dal suo lavoro e dal prodotto del suo lavoro, e che colpevolizza il singolo in situazionioni di crisi struttutale. L’alternativa è la rete di solidarietà organizzata tra i lavoratori precari, destinati ad aumentare di numero esponenzialmente, quale forma di resistenza alla crisi economica! L’auto gestione, l’auto organizzazione, la solidarietà tra i lavoratori sono la via maestra per la diffusione della coscienza di classe! Oggi, Apriamo gli occhi! Cerchiamo i movimenti di lotta sociale! Esistono ma sono soli in città senza volto, intrappolati dentro le isole meccaniche del capitalismo. Creiamo una rete di solidarietà reale e organizzata tra i movimenti di lotta sociale a livello nazionale: per i diritti, che oggi vengono comprati in una logica meritocratica distorta! Dal momento che il reddito diretto è tassato in maniera indiscriminata e quello indiretto amputato dalla scure Monti, noi vogliamo l’istruzione gratuita, la snità gratuita, la casa a ciascuno, e un lavoro non “dignitoso”, ma che sviluppi i talenti e le capacità di ognuno! Vogliamo infine che la condizione sociale di una famiglia non scriva la vita di un uomo! Se abbiamo in tutta Italia lo stesso obiettivo, perché non unire le esperienze? Worker of All World, Join! La costruzione di una rete di contatti reale organizzata tra le varie esperienze di lotta sociale e auto organizzazione di: sindacati rivoluzionari, movimenti e centri sociali, parcellizate e frammentate in tutta Italia, potrà sembrare un’opera titanica, ma non è impossibile. L’altro punto fermo è l’organizzazione del sindacato nazionale su base assembleare dei precari, e che a spingere verso la costruzione di questa organizzazione sia il il Partito Comunista, o che in alternativa questa organizzazione dialoghi con il Partito Comunista sul piano delle lotte. Perchè è chiaro che la vera sinistra ha perso contatto con la sua classe sociale di riferimento, gli operai, dalla discesa in campo della Lega. Bisogna ricostiruire una sinistra proletaria dentro cui la divisione tra lotta politica e lotta sindacale o di movimento si faccia più sfumata in modo che in questo crogiolo ribollente di correnti, di idee e fazioni non si sciolga la sinistra disorganica che conosciamo ma si crei un coordinamento molto più “organizzato” rispetto alle paludi e agli arcipelaghi dei movimenti attuali. Un eclatante modello sono le accoglienti, agrreganti, quasi plenarie acampadas del movimento 15 M, all’interno delle quali l’organizzazione collettiva si trasforma in confronto con la gente, trasmettendo voglia di partecipare e solidarietà tra i lavoratori precari quale resistenza naturale alla crisi… Ovvero coscienza della classe dei precari. Ricordiamoci che la forza dei comunisti è l’organizzazione della rabbia delle classi sfruttate contro la classe dirigente. Riscopriamo la realtà della lotta, il mezzo della lotta come unico valido per la conquista dei diritti, partendo da questo: “chiamiamo comunismo il MOVIMENTO REALE che abolisce lo stato di cose presente” Karl Marx

    • Questo è palesemente un articolo che hai scritto a prescindere e sei venuto a incollare qui, senza preoccuparti di metterti in relazione con nessuno di quelli che stanno discutendo. Questo modo di fare su Giap è visto molto male. Non farlo più, grazie.

      • Ciao in realtà “l’articolo” l’ho scritto subito dopo aver letto “Perché tifiamo rivolta all’interno del movimento 5 stelle”, su diretta ispirazione e rielaborazione del vostro pezzo. Chiaramente l’ho declinato secondo la mia esperienza all’interno del sindacato gestito su base assembleare “unione inquilini Bergamo”. Non avevo altro da aggiungere alla discussione, forse perché non sono un animale da blog, ma da assemblea. Capisco l’irritazione dovuta a un inserimento improprio nel discorso, come quando qualcuno si inserisce nella discussione di altri con metafore relative agli organi genitali femminili o battute/commenti a sproposito; forse il mio errore è che: -non considero i blog conversazioni reali ma piattaforme dove recuperare informazioni e visioni o analisi della realtà da vari punti di vista-. Questo è chiaramente uno sbaglio. Quindi chiedo umilmente perdono perché nella mia ingenuità ed arroganza ho desiderato un commento dall’olimpo degli scrittori, quelli ke il mio professore di 3 liceo avrebbe voluto farmi ingoiare a forza partendo da Q.
        Sì, sono giovane ed inesperto. Se invece il vostro rimprovero era dovuto al fatto che volessi squarciare una discussione per aprirne mille altre in rivoli informatici svolazzanti, beh non l’ho pensato e avrei quindi potuto farlo meglio, ma le discussioni progressive mi piacciono. In ogni caso “intellettuali radical chic” al vostro caso si applica con la definizione: – il popolo lavoratore è intelligente perché materializza l’analisi politico-sociale della realtà in soluzioni pratiche di lotta reale, inoltre la deduzione riflessiva del popolo è così interconnessa con la lotta per i propri interessi di classe da non costituire quasi un momento separato, invece gli intellettuali si fermano solamente al primo stadio di intuizione virtuale, pertanto la loro capacità di comprendere la realtà è limitata dall’accesso alle esperienze di altri e dalla loro estremamente limitata esperienza la quale limita la loro intelligenza intesa come capacità di risolvere i problemi- In sostanza, materialmente, eccetto il caso del fulgido rivoluzionario, gli intellettuali non condividono la lotta di classe del proletariato, perché non è la loro lotta, pertanto i loro scritti sono da considerarsi beneficenza benevolente per le masse. A meno che non siano intellettuali precari o Che Guevara, El Sub Comandante Marcos o chi segue anche inconsciamente questo modello di abnegazione e dedizione alla causa, spinto puramente da compassione e amore per l’umanità. “Come si può essere nini e felici se non lo possono essere tutti?” Ernesto Guevara. Fatemi sapere se condividete questa definizione di radical chic e se fa parte di voi. Dopo questo commento da mammoletta piagnucolosa vi posso solo dire: Adios, Amigos!

        • Sarebbe interessante farci due chiacchiere, col tuo prof di terza liceo.

        • Spero anche che non sia dovuto allo stalinismo accentratore di Saint Just, ovvero: -gli articoli li scrivo noi e la discussione la dirigo noi -. Oppure allo stalinismo burocratico: -non è corretto il modo di porsi…- scusate la mia naturale arroganza XD

          • Semplicemente, non sei venuto qui a discutere, ma ad *accentrare* l’attenzione su un tuo articolo. Un articolo che avresti potuto incollare in qualunque altro spazio commenti della rete. Con la differenza che altrove nessuno ti avrebbe detto nulla, qui invece ci teniamo che si venga a discutere. Se uno si limita a depositare qui quello che produce o trova all’esterno, non solo a noi non piace, ma puoi star sicuro che nessuno ti leggerà né ti darà un parere.

            • va bene, allora vi prego di eliminarlo, xkè ultimamente sono troppo impregnato per partecipare davvero a questa discussione, ovvero rielaborare non solo il vostro, ma anche quello di tutti gli altri utenti. mi dispiace tantissimo, non voglio far sembrare questo scambio di battute una conversazione privata. L’autografo ve lo chiederò un’alta volta. Eliminatemi, per favore

              • e cmq non è un articolo. non è nemmeno diviso in paragrafi! fa venire il mal di testa a guardarlo.

                se riuscite eliminatelo per favore perché non ho il tempo per partecipare davvero insieme a tutti gli altri

                il professore è Mauro Arnoldi, dello scientifico Edoardo Amaldi, se la cosa vi interessa dal punto di vista professionale

        • ho invertito le parole “intuizione” e “deduzione” nella fretta, rendendo così incomprensibile il ragionamento.
          Il popolo lavoratore, quando acquisisce coscienza di sé e del suo ruolo nel processo produttivo, ragiona in maniera induttiva, gli intellettuali estranei al precariato deduttiva

          • ma cosa devo fare per fare cancellare il mio intervento? ho affermato egoisticamente che non posso partecipare alla discussione, di quali altre ragioni avete bisogno per cancellare il mio commento? guarda che non mi arrabbio mica. anzi la smetto di fare il troll o come cavolo si dice

            • Lupo, noi non cancelliamo parti di conversazione pubblicata. Se cancelliamo il tuo contributo, seghiamo una parte di thread che è stata letta, linkata nel feed etc. Su, non è successo nulla, ci siamo chiariti, che questi commenti rimangano qui non è un problema. Vai sereno.

  89. English translation (nota per Wu Ming> inviata via email, any edits welcome)

    Grillo thrives on movements’ ruins.

    Grillo’s strategy is distracting. It is functional in pushing people’s indignation away from Italian squares -the same indignation celebrated by the Spanish “acampade” or the American Occupy movement-. The harsher the crisis gets, the more the indignation is proposed in a comfortable format on the blog of the 5 Star Movement’s leader. The leader proposes the Jacobin politicization of the judiciary to be used against the “casta” [the caste represented by life-long politicians who have collected privileges over time] and its masks. According to Wu Ming’s view –a 5 writer collective author of Q (as Luther Blissett), 54 and Altai- the 5 Star Movement captured the potential energy of a riot against austerity [Monti’s economic reform] in a caged discourse, and translated it into a parody of the political conflict. The parody is then managed by a “sectarian-business” organization (Casaleggio&Associati) and by the symbolic leadership of Beppe Grillo. Wu Ming thinks that the radicalism of the 5 Star Movement “managed the lack of other radical movements in Italy”. This thesis, strongly affirmed in an article in the Internazionale’s website was upgraded on “Giap” -the influential blog run by Wu Ming- and broke into the thunderstruck silence of the radical movements in the past decade, from Genova to the campaign on communal assets.

    You affirm that Grillo is not an arsonist but rather a firefighter because he occupies the space otherwise used by other movements to dialogue about topics such as: No-Tav; water as a public asset; public higher education; salaries. Then, according to your point of you, he relocates that space into a right-wing frame. What does it mean exactly?

    The Grillo-ism movement is a result of the crisis of the anti-globalism movements at the beginning of the 2000s. Step by step the river bed of the movements went dry and Grillo-ism started to fill it in again. At the beginning the two waters blended making the mix murky and difficult to see what was in it and to sense the smell. Later, the growth of the M5S became the cause -or one of the causes- of the lack of other radical movements in Italy because it embraced the fights of specific territories, in particular the most popular ones. There is no grassroots civil fight that the M5S has not claimed as its own. Themes, claims of responsibilities and language have been co-opted and re-conjugated in a confuse “nor-nor” discourse which presents itself as trans-left and trans-right wing. That discourse is getting more and more contradictory because it proposes ultra-liberalism while it defends public assets; it proposes the direct democracy and the Grillo-centered “leader principle”; while it supports the No-Tav which practices civil disobedience, it advocates for a strict concept of legality which identify ethics with not having been convicted. The latter thought already emerged in occasion of the V Day, when from the stage Grillo compared Daniele Farina from the Leoncavallo to people involved with mafia only because he received a conviction. All this reflects a right wing culture, but what is right wing oriented is the tale of Italy that Grillo tells.

    What is Grillo’s tale of Italy you mention?

    There is the “honest People” (given as united, class and interest-free) and there is a “corrupted caste” described as alien to the “People”. To solve Italy’s problems we need to elect the “honest people” which will not make “right wing decisions” or “left wing decision”: they will just make the “right” decision. In this, the rhetoric of Grillo-ism is the same as Monti’s: issues are technical not political. It is a simplistic and comforting frame which removes the contradictions, does not touch the causes of the crisis and offers enemies easy to identify.

    So why is it that the M5S is so popular even among left wing electoral and activists of other radical movements?

    If Grillo and Casaleggio succeeded in doing so (reaching out to left wing electoral and activists) it is because radical movements were unable to find a solution to the crisis that involved them about a decade ago, and riot cycles that emerged later on did not settle into common sense. Grillo personifies the failure of these movements and this is what we have to wonder about. The fact that many people, even from the radical left wing (protagonists of those riot cycles) choose Grillo “because there is no alternative” is understandable and we do not blame them, but we believe that M5S is a false solution, and saying “there is no alternative” is a consequence of that “claim” we mentioned: if at any movement we superimpose Grillo’s face, it is obvious to think that he is the only one doing something. We have to break the spell and, at the same time, we have to start working hard for reconstruction.
    You were talking about No-Tav. On March 23 all the M5S parliamentarians will protest in Val Susa against Tav: a strong message, the 5 Star Movement takes on the valley’s petition against the high speed train. How is this choice compatible with what you affirm to be a right wing frame of the M5S?
    They should tell us. They are supporting a movement which does not hide its intention to use violence if necessary. They are the ones who should explain how this is compatible with their idea of “honesty” which is intended only as having no criminal records. This is a contradiction that their chaotic and flashy activism tries to keep concealed: they are all over the place so as not to face any problem in depth.

    Can you give an example of one of the problem that should be addressed more “in depth”?

    The “government subsidy to citizens”: they name it constantly, which is a tactic of the old antagonist movement, in particular of the post-workerism and it relates to the “flower power”. But what does it really mean “government subsidy to citizens”? The question leads to two more questions: what do they mean by subsidy? Is it being on welfare? Is it a minimum subsidy? Is it of 1000 euros each person? Then, where does the money come from? By taxing the wealthier or by abolishing pensions and salary of the public sector? Surely, the ultra-liberal Casaleggio would support the latter, but does everyone in the movement agree? Furthermore, what do they mean by “citizens”? Is it the universal principle coming from the French Revolution or is it the principle carried by the nationalist right wing? Is it the ius solis or the ius sanguinis? Is my dark skinned neighbor whose children go to school with mine included or not? Considering some racist statement coming from some representative of the M5S and by Grillo himself, we might say my neighbor is not included and the “government subsidy to citizens” will be distributed using chauvinist criteria.

    You “support” a riot of the grassroots part of the movement against both the leadership of the M5S and part of the same grassroots. The grassroots part of the movement is made of the temporary employed and the freelancer as well as the business man who faces the crisis and the retiree. But who do you refer to exactly?

    Regarding this particular issue there has been a misunderstanding. By “supporting a riot within the M5S” we mean that we wish the contradictions to emerge and explode. This is not to be intended as prig discourse about the “grassroots” which is “good”: in the grassroots of the M5S there are many fascists and people that were excited about Bossi and Berlusconi, there is also a guy from Pontedera that issued an atrocious racist statement and a man from Sardinia who compared gay marriage to animal copulation… Therefore “grassroots” is not necessarily ”good”, that is a right wing frame for it which surreptitiously includes the concept of the “People” against the “Caste” where Grillo and Casaleggio actually would represent the caste. No, we wish the movement to be shaken horizontally and vertically by concrete issues. The specific topics will force the left-wing activist of the M5S to make choices they can’t procrastinate.

    Do you think Grillo will accept the offer to “govern” not to “end up like Greece”?

    Casaleggio, who certainly read many marketing books like Thriving on caos by Tom Peters- is wondering how to keep the image of M5S as that of the “big agitator” even in a moment like this one where some tangible decisions must be made and by making them something (or somebody) might be sacrificed. Regardless what path they will choose, the contradictions mentioned above cannot be hidden for long.

  90. Analisi corretta sotto moltissimi punti: lo dico perché fui per tre anni e mezzo in un MeetUp. Avete colto anche un punto caratterizzante come questo: “l’attivismo frenetico e appariscente cerca di tenere occultata [ogni contraddizione]: si corre di qua e di là proprio per non affrontare davvero nessun nodo di fondo”. E’ verissimo, Soltanto all”inizio, prima dei V-day, si visse una fase che fu insieme di riflessione e di grande spensieratezza, in cui gli attivisti sceglievano abbastanza liberamente i temi cui dedicarsi (pur seguendo le proposte lanciate dal blog di BG). Allora i gruppi volevano soltanto fare cittadinanza attiva, risvegliare altre coscienze alla partecipazione (o inconsapevolmente attirare altre incoscienze all’indottrinamento) e questo era anche ciò che diceva allora Grillo, dissuadendo chi chiedeva che si candidasse o che fondasse un partito: che i palazzi tanto erano marci e che la cosa giusta da fare era partecipare, tenere il fiato sul collo eccetera.
    Dal primo V-day in poi, invece, tutto è stato calato dall’alto: date, tempi, modalità, entrata in politica, con un ritmo mozzafiato. Invariabilmente, quando emergevano problemi o contraddizioni, coloro che erano disposti a dibatterne erano sempre un’esigua minoranza: prevaleva, proprio come nel “nemico”, che all’epoca era Berlusconi, la logica del fare: non adesso, c’è un’emergenza; più avanti, poi. Uguale mai.
    Ritengo, tuttavia, sbagliato sostenere che Grillo ha spinto l’indignazione fuori dalle piazze italiane. Le ha, invece, occupate: erano spazi lasciati assolutamente deserti dalla sinistra e anche dall’ambientalismo. Quando un comitato arriva a dover raccogliere firme prima contro un governo di centrodestra e immediatamente dopo contro un governo di centrosinistra per la medesima ragione, ossia che entrambi premono con decreti per privatizzare il servizio idrico e gli altri servizi pubblici, è abbastanza logico che il movimento accetti il sostegno (anche in termini fisici, di mani e gambe), di chi si dice né di destra né di sinistra ma si spende a favore dell’acqua pubblica senza se e senza ma.
    Non solo i partiti, ma anche certe associazioni avevano scoraggiato la partecipazione: penso alle “parrocchie” di cementificatori che sono diventate certe associazioni come Legambiente, alla delusione che hanno rappresentato i Verdi italiani.
    Insomma, con un’iperbole si può dire che le generazioni che non erano anagraficamente e politicamente mature negli anni Settanta o prima, in Italia la sinistra non l’hanno mai vista o quasi. Il vuoto di questi ultimi decenni, con i “voti utili” concessi dalla sinistra “radicale” suicida al sedicente centrosinistra, è assoluto, tale da consentire quasi il negazionismo: “in Italia una vera sinistra non c’è mai stata”, “chi l’ha vista?”.
    E per queste generazioni è naturale guardare ai problemi in una prospettiva diversa, che io non credo sia corretto scartare subito come superficiale o erronea perché non è marxista o comunque inquadrata nelle categorie filosofiche tradizionali. E’ diversa, ha delle connotazioni anche spirituali (derivanti anche da un altro vuoto che proprio in questi giorni ha una traduzione concreta) che, di nuovo, è poco intelligente trascurare, perché sono agganciate a bisogni reali.
    La maggior parte dei temi affrontati dal M5S corrispondono a istanze che effettivamente non sono ristrette ad una classe (e probabilmente lasciano indifferenti i più bisognosi), ma che toccano il comune cittadino e sono state assolutamente inascoltate e talora calpestate dalla “casta” politica (che era fino al 24 febbraio innegabilmente tale), né hanno trovato voce presso la “casta” giornalistica (altra definizione difficile da contestare), che spesso anzi le ha descritte in maniera fuorviante, asservita com’è al potere o, se preferite, al capitale. Ma, in effetti, è più con il potere che si scontra o sente di scontrarsi in questo momento il cittadino medio (ad esempio in Val di Susa) che con il capitale.
    Ciò detto, l’interrogativo che personalmente mi pongo è: dove, esattamente, vuole andare a parare chi guida il M5S? (E chi è che veramente lo guida?)
    Perché è difficile pensare che si riesca a condurre molto in là nel tempo la direzione occulta di un partito formato da persone senza esperienza, che non si conoscono nemmeno tra di loro (avviene oggi un loro primo raduno a Roma) e devono legiferare, in teoria, su qualsiasi tema. Anche se la regia conta sulla freneticità e sulla logica del fare di cui dicevo inizialmente, sulla tendenza a rimettersi alle decisioni del capo, in contrasto con la dichiarata autonomia, ecc., gestire questi dilettanti allo sbaraglio – molti dei quali hanno la mia compassione, nel senso proprio del termine – pare un gioco difficile da portare avanti a lungo.
    Per questo io mi chiedo se il fine ultimo non sia, semplicemente, la destabilizzazione del Paese e l’uccisione della speranza. Perché se il M5S dovesse deflagrare, ci sarà un’ancora minor fiducia nella possibilità di cambiamento attarverso la partecipazione (avendo per di più il M5S perpetuato – e qui sta un’altra contraddizione – la definizione di “democrazia dal basso”, quindi lo status subalterno e non sovrano del cittadino).

  91. Non sono felice di segnalare questa triste notizia, che purtroppo conferma la gravità di uno dei punti in discussione
    “Nella notte di sabato, un ignoto provocatore ha imbrattato il monumento in bronzo dedicato a Guido Picelli, nell’omonimo piazzale di Parma, scrivendoci sopra: ‘Sei solo un comunista come Bersani. W Grillo'”

    http://www.huffingtonpost.it/2013/03/03/parma-imbrattato-monumento-antifascista-basta-comunisti-viva-beppe-grillo_n_2802396.html?utm_hp_ref=italy

  92. Ciao a tutti. Intervengo per la prima volta su Giap, avendovi scoperto da poco. Grazie per questo spazio di riflessione, penso unico in lingua italiana.

    Ho letto molti dei commenti lasciati e mi pare che Wu Ming ed altri concordino sul fatto che M5S abbia capitalizzato, soprattutto in quest ultimo turno elettorale, sul disgusto suscitato nell’elettorato dalle indagini sullo sperpero di denaro pubblico di cui molti politici, a tutti i livelli, si sono resi complici o responsabili negli ultimi mesi (ricordiamo che il tutto incomincia l’anno scorso con Bossi Jr e la benzina pagata con i soldi del comune per finire, forse incongruamente, con Monte dei Paschi, due casi che spiegano la fuoriuscita di almeno una parte voti dai bacini Lega e PD).

    Quello che mi stupisce e che sembrate sottovalutare la portata di tale sperpero sia dal punto di vista simbolico che da quello pratico. “Non sono questi i veri problemi” è stato detto da più di un commentatore sul blog. Eppure, il “modello sicilia”, sbandierato da M5S, è stata l’idea chiave che ha saputo mobilitare una base così variegata: la capacità di trasformare l’immagine simbolica della KASTA ladra in un aiuto reale alle Piccole e Medie Imprese (l’espressione economica di quella la piccola borghesia che avete credo giustamente identificato come l’audience elettiva della rivoluzione di Grillo/Casaleggio). Il M5S ha saputo congiungere l’orizzonte ideale del movimento in azione diretta e facilmente comprensibile a qualsiasi cittadino italiano, senza gradualismi, senza assunzioni di responabilità, senza distinguo. Da una parte Monti, l’austerity e i very serious people per dirla alla Krugman, dall’altra l’onesta commonsensical del M5S. Questa è una rivoluzione che fa pratiche di resistenza che mi sembra vengano percepite dalla base come simili ai movimenti di decolonizzazione nel Sud del Mondo. Le pratiche del M5S “catturano” perché alla marginalità di certe pratiche dei movimenti sostituiscono l’azione liberatrice di una “restituzione” percepita come inequivocabilmente “giusta”. Cattura perché appare liberatrice come forse sono apparse le riforme agrarie in sud america o la cacciata del FMI in Ecuador. In una economia in stagflazione da almeno vent’anni come quella italiana, non sottovalutate mai gli spicci, è su quello che si fanno le rivoluzioni insegna Tocqueville.

    • Anch’io concordo con la tua visione, tanto che l’effetto di smarrimento che mi ha provocato leggere la critica dei WuMing e successivamente il commento di “antonio.calapai” nel post precedente, che ha risposto sul punto ed in modo deciso, credo sia dovuto proprio al fatto che effettivamente percepisco in modo istintivo questo movimento come una sorta di CLN.
      Proprio per la questione debito pubblico.
      Sono di sinistra, appassionato di economia ed apprezzo sempre molto le analisi di Krugman.
      Come quelle di Stiglitz del resto.
      Ora, Grillo ieri ha detto che vuole ricontrattare il debito pubblico. Ovvero provare ad attuare una cosa che potrebbe somigliare a quanto fatto da Correa in Equador.
      Azzardando una visione “alla Casaleggio”, vien da dire che, forse e purtroppo, l’unica alternativa concreta in questo momento sia aspirare ad un capitalismo meno violento: forse Grillo&Casaleggio incarnano una borghesia “nuova” disposta ad imbarcarsi in una impresa di questa portata, ovviamente rivendicando per se, al solito, il ruolo di mazziere, assegnando a ciascuno il proprio ruolo utile ad un diverso (e si spera meno violento) modello di sviluppo basato comunque sull’accumulazione del capitale.
      Io sono abbastanza rassegnato al fatto che possa essere così, non di meno credo che in questo momento credo che sia utile appoggiare il movimento, sperando che se si iniziano mettere in moto energie positive, poi l’esito non è detto che sia proprio quello che hanno in testa e magari ci si porta a casa qualcosa di più… troppo ottimistico?

    • Anch’io concordo con la tua visione, tanto che l’effetto di smarrimento che mi ha provocato leggere la critica dei WuMing e successivamente il commento di “antonio.calapai” nel post precedente, che ha risposto sul punto ed in modo deciso, credo sia dovuto proprio al fatto che effettivamente percepisco in modo istintivo questo movimento come una sorta di CLN.
      Proprio per la questione debito pubblico.
      Sono di sinistra, appassionato di economia ed apprezzo sempre molto le analisi di Krugman.
      Come quelle di Stiglitz del resto.
      Ora, Grillo ieri ha detto che vuole ricontrattare il debito pubblico. Ovvero provare ad attuare una cosa che potrebbe somigliare a quanto fatto da Correa in Equador.
      Azzardando una visione “alla Casaleggio”, vien da dire che, forse e purtroppo, l’unica alternativa concreta in questo momento sia aspirare ad un capitalismo meno violento: forse Grillo&Casaleggio incarnano una borghesia “nuova” disposta ad imbarcarsi in una impresa di questa portata, ovviamente rivendicando per se, al solito, il ruolo di mazziere, assegnando a ciascuno il proprio ruolo utile ad un diverso (e si spera meno violento) modello di sviluppo basato comunque sull’accumulazione del capitale.
      Io sono abbastanza rassegnato al fatto che possa essere così, non di meno credo che in questo momento sia utile appoggiare il movimento, sperando che se si iniziano mettere in moto energie positive, poi l’esito non è detto che sia proprio quello che hanno in testa e magari ci si porta a casa qualcosa di più… troppo ottimistico?

    • Anch’io concordo con la tua visione, tanto che l’effetto di smarrimento che mi ha provocato leggere la critica dei WuMing e successivamente il commento di “antonio.calapai” nel post precedente, che ha risposto sul punto ed in modo deciso, credo sia dovuto proprio al fatto che effettivamente percepisco in modo istintivo questo movimento come una sorta di CLN.
      Proprio per la questione debito pubblico.
      Sono di sinistra, appassionato di economia ed apprezzo sempre le analisi di Krugman. Come quelle di Stiglitz del resto.
      Grillo ieri ha detto che vuole ricontrattare il debito pubblico. Ovvero provare ad attuare una cosa che potrebbe somigliare a quanto fatto da Correa in Equador.
      Azzardando una visione “alla Casaleggio”, vien da dire che, forse e purtroppo, l’unica alternativa concreta in questo momento sia aspirare ad un capitalismo meno violento: forse Grillo&Casaleggio incarnano una borghesia “nuova” disposta ad imbarcarsi in una impresa di questa portata, ovviamente rivendicando per se, al solito, il ruolo di mazziere, assegnando a ciascuno il proprio ruolo utile ad un diverso (e si spera meno violento) modello di sviluppo basato comunque sull’accumulazione del capitale.
      Io sono abbastanza rassegnato al fatto che possa essere così (lo lasciava intendere Vattimo in questa intervista http://temi.repubblica.it/micromega-online/vattimo-un-voto-di-resistenza-antimontiana/), non di meno credo che in questo momento sia utile appoggiare il movimento, sperando nel fatto che se si iniziano mettere in moto energie positive, poi l’esito non è detto che sia proprio tutto quello che hanno in testa…troppo ottimistico?

      • ERRATA CORRIGE:
        però il fatto che abbiate un filtro per il numero minimo di parole/caratteri che devono essere inseriti in un commento perché questo possa essere pubblicato, mi limita nel poter fare una errata corrige riguardo gli strafalcioni/lapsus che, ahime, ogni tanto mi accadono…..

        “Ecuador”. ecco, così è meglio ;-)

  93. Da come alzano le mani in assemblea, non mi sembrano fascisti…
    http://images2.corriereobjects.it/Media/Foto/2013/03/03/mani_big.jpg?v=201303032030

    • Questi sì sono argomenti!

      • Ahahahahahah, è molto probabile che anche gli squadristi di Roberto Farinacci da piccoli abbiano servito Messa. E anche l’etichetta di fascisti tout court è fuorviante perché riporta a qualcosa di noto mentre il M5S lo è soltanto in parte. Non a caso Wu Ming dice “di destra” perché lo sono nelle pratiche prima che nell’utilizzo di simboli esteriori (il littorio, la celtica, le polo nere), sono di destra per un fatto di mimesi, anzitutto.

        • Veramente la pratica pacifica della democrazia diretta mi sembra un po’ difficile da assimilare al fascismo…

          • Non so se sia miglior cosa che tu sia al soldo di chi sappiamo, o che faccia di queste cose aggratis. Son le due di mattina in Italia, nottetempo, blog per blog si aggirano le lunghe mani degli influencers, come spiegato qui e ripreso qui. Sì, direi che probabilmente ti pagano, ed è una consolazione pensare che stanno buttando soldi nel cesso, se è così. Se invece non ti pagano, I am very sorry.

            • No, lunobi lo conosciamo, posso assicurare che non è uno dello “sciame”. Più che altro, è uno che si ferma alle apparenze più appariscenti del movimento, prende per buono quel framing e trova “vecchia” l’idea che si debba scavare più a fondo. Ogni esempio concreto che turbi la sua visione “floreale” del M5S viene subito rimosso perché se lo facciamo noi che “siamo prevenuti” vuol dire che non conta.

              • Grazie della, ehm, difesa WM, ma io non credo di fermarmi alle apparenze, né trovo “vecchio” scavare a fondo. Lo ritengo anzi, in genere, fondamentale. Ma scavare a fondo non significa necessariamente dire il contrario dell’evidenza. Anzi, l’evidenza è sempre parte della verità, e necessita di essere compresa tanto quanto il non-evidente. La realtà è fatta di gradazioni e complessità, e io cerco solo di reintrodurre sfumature e colori in discorsi che mi sembrano improntati a un bianco e nero semplificante. Quindi qui da voi contesto caricature del tipo “M5S = fasci di combattimento”, meltre altrove contesto caricature del tipo “i politici sono tutti uguali”. Il mio scopo è solo cercare di ridurre la falsità totale circolante.

              • “M5S = fasci di combattimento” è la fesseria che ti sei inventato per non dover fare la fatica di smontare (o almeno provare a farlo) un’analisi ben diversa e molto più articolata.

                Dire che sulle battaglie concrete gli attivisti di M5S che mantengono mentalità, sensibilità e convinzioni di sinistra dovranno per forza differenziarsi da pseudo-soluzioni chiaramente di destra e smarcarsi dal vertice, perché reiterare la formuletta “né destra né sinistra” non potrà tenere occultate a lungo la contraddizione e l’intima natura destrorsa dei frame del M5S, beh, questo discorso mi sembra ben diverso dalla caricatura cialtrona che continui a proporre.

                Ma forse la tua non è nemmeno disonestà intellettuale, è proprio che sei concettualmente disarmato, tanto di fronte al M5S, quanto di fronte a un’analisi come la nostra.
                Oppure le due cose vanno insieme: il tuo essere concettualmente disarmato ti costringe a essere disonesto. O anche il contrario: il tuo essere disonesto ti rende concettualmente disarmato.

                Sia quel che sia, fai davvero una figura meschina.

              • madonna che rispostina, effettivamente pure io mi sento disarmato rispetto al vostro livello di analisi ed un po’, in fondo, mi spaventa la mia inadeguatezza, tant’è, pure io mi sento solo in grado di “sfarfalleggiamenti para-psicanalitici ed estetizzazioni a cazzo di cane” però, in particolare queste ultime reazioni, mi portano a proseguire nelle mie arruffate approssimazioni, perché penso anch’io che dentro al movimentismo ci sia molto arroccamento.
                ciò che mi da da pensare è la “formuletta “né destra né sinistra”” e un precedente riferimento alle vicende bolognesi.
                da un po’ di anni mi sto nuovamente rivolgendo alla “bassa” e devo dire che mi crea molta confusione il fatto che le amministrazioni di sinistra fanno pressapoco lo stesso che la destra propone all’intero stivale; non solo, la reazione a queste politiche, tutte le lotte che partono dal basso (in particolare sulle varie centrali energetiche, sulla cementificazione, sull’inquinamento, sulla scuola), vengono accompagnate dalle forze di destra. cioè, in romagna c’è un rovesciamento completo delle dinamiche, a me è sempre parso pazzesco, oh, uguali uguali, solo rovesciate di segno.
                a parte le considerazioni da fare sulle reali forze che determinano l’agire politico, immagino che quello che in fondo può risultare, dico para-psicanaliticamente nell’immaginario, è che si giunga, forse, almeno superficialmente, senza tanto sbagliare, ad equiparare la sinistra alla destra; di li alla formuletta “né né” direi che, sempre para-psicanaliticamente, il passo è brevissimo.
                in sostanza mi chiedo, se il “né né” sta alla base di un pensiero di destra, ma ‘sto pensiero, in fondo, scaturisce da una constatazione, ancorché banale, del reale, un pensiero di sinistra dovrebbe avere molta forza per inquadrare in un frame diverso l’equiparazione popolare e la sua conseguente reazione (né né).

                più incartato di così non potevo essere eh?
                mi sento decisamente intellettualmente disarmato, molto prossimo ad una figura meschina :-)

            • E questo sarebbe un livello di discussione più intelligente di quello del blog di Grillo? Siete alla paranoia complottistica e accusate gli altri di essere manipolati? Ma guarda che considerare infiltrati tutti quelli che ti propongono argomenti diversi da quelli della tua tribù (o del tuo capo tribù) non porta da nessuna parte! La verità non si raggiunge barricandosi dietro opinioni parziali e mal digerite, ma nel cercare di comprendere le opinioni degli altri (che sono le parti rimosse di te stesso).

              • Luca, io capisco la comodità di appigliarti a un unico commento, quello esasperato di vito66, per cercare di sopperire alla tua totale mancanza di argomenti ed esempi concreti. Lo capisco. Ma non funzionerà. Da quando hai iniziato a intervenire su Giap, a fronte di decine e decine di esempi da parte nostra, tu non hai proposto nulla a parte sfarfalleggiamenti para-psicanalitici ed estetizzazioni a cazzo di cane. Mi sembra paradigmatico questo scambio sulla democrazia diretta: tu feticizzi le mani alzate, noi ti parliamo di epurazioni di dissidenti decise dal vertice scavalcando i risultati di assemblee. La differenza tra te e noi, appunto, è che noi non ci fermiamo alle opinioni e alle rappresentazioni parziali, ma cerchiamo di indagare il fenomeno al di là delle sue appariscenze.

              • 1) Non sono tutti, nell’articolo di Detector era ben chiaro.
                2) Opinioni parziali e mal digerite, cosa significa? A cosa esattamente ti riferisci?
                3) Comprendere cosa vuol dire? Non criticare? Accettare? Mi sembra che in Giap non ci siano fortini, poi se il livello della tua logica è similare a questo “Chi dice che sono omofobo sta facendo razzismo al contrario”, mi dispiace, ma non si può ragionare molto
                4) Il livello della discussione a me pare molto alto. Di sicuro più alto che postare due immagini con gente in circolo, loro non erano molto democratici mi sa:
                http://wa3.www.artehistoria.jcyl.es/v2/jpg/CDR13585.jpg;pv880accd1ef36303b

              • Ti chiedo scusa, lunobi. In effetti, non ho argomentato il mio dissenso.

                Però.

                Però devi deciderti: o le parole servono, oppure no. Tu hai postato una foto, con una didascalia: ti aspettavi che, dopo dieci giorni in cui prospettive, opinioni critiche e articolate from every walks of life su quel movimento sono state accumulate, ci si fermasse tutt* di colpo: “Contrordine, sono compagn*. Votano per alzata di mano!” Davvero? Davvero davvero? Allora le parole servono o no? Perché, solo in questi dieci giorni, ne sono state offerte parecchie. Se un’istantanea come quella che hai postato tu aveva il potere di fermare ogni ragionamento, nel tuo modo di vedere le cose, mi spiace deluderti (parlo per me): ancora la luce non la vedo.

                E se invece fosse stato chiesto, a quell’assemblea, “Chi di voi è nostalgico del ventennio?”, “Era da rosso diretto la gomitata di Cavani?”, “Chi si è fatto schifo dopo aver votato M5S?” Sarebbe ancora una prova di democrazia?

              • Roberto non capisco il senso dei tuoi insulti: mi sembra un modo piuttosto inadeguato di discutere. Fanno scivolare la discussione su un piano emotivo, non razionale, dove contano solo i sentimenti di appartenenza, gli automatismi di clan (paura dell’esclusione / sicurezza del gruppo), anziché il fatto di avere tutti individui pensanti di una stessa specie. In questo, scusa, ma temo di scorgere spiacevoli analogie con i bersagli della tua critica.

                Ciò detto, non ho difficoltà ad ammettere che ho letto solo una parte dei post e tread sulla questione Grillo e me ne scuso. Ho un lavoro e non posso passare la giornata a studiare quello che dite. Né d’altra parte mi sembra di aver avuto la pretesa di dire la cosa definitiva. Ho solo postato un’immagine che mi ha fatto riflettere, e volevo parlarne. Ma non sono più sicuro che questo sia il posto più adatto.

              • “non ho difficoltà ad ammettere che ho letto solo una parte dei post e tread sulla questione Grillo e me ne scuso.”

                “Ho un lavoro e non posso passare la giornata a studiare quello che dite.”

                “Ho solo postato un’immagine che mi ha fatto riflettere, e volevo parlarne.”

                Quindi tu, senza aver letto bene e compreso quel che stiamo dicendo da giorni, hai pensato comunque di trarre conclusioni trancianti e caricaturali (“M5S = fasci di combattimento”) e intervenire irridendo la nostra posizione. Dopodiché, hai fatto l’offeso, tirando in ballo il fatto che lavori e quindi non hai tempo per queste cose. Bene, se non hai tempo potevi evitare di intervenire in modo (nella migliore delle ipotesi) maldestro.

                “non sono più sicuro che questo sia il posto più adatto.”

                E hai ragione. Per chi si comporta come hai fatto tu, questo non sarà mai il posto adatto. O cambi atteggiamento, o evita proprio di farti rivedere.

      • Altroché, ma solo per chi sa leggere le immagini! In questa si vede, se non erro, gente seduta in cerchio, che ha tenuto cioè a non formalizzare una presidenza della riunione, e che pratica il voto per alzata di mano, cioè una procedura decisionale democratica. Te ne mando un’altra copia dove si vede meglio: http://www.repubblica.it/politica/2013/03/03/foto/eletti_m56_in_circolo_la_foto_da_twitter-53789631/1/?ref=HREA-1#5

        • Non sarò un esperto di comunicazione, ma per me l’alzata di mano può pure voler dire che il caffè dopo pranzo lo volevano tutti…

        • Il problema è che tu scrivi situato altrove (in senso letterale e metaforico) e pontifichi in modo astratto e – prendi l’epiteto alla lettera – ignorante.
          Noi che abbiamo seguito da vicino, giorno dopo giorno, l’ondata di epurazioni in Emilia-Romagna, sappiamo bene che immagini come quelle possono al massimo essere rappresentazioni di wishful thinking. E’ sui territori che si vedono davvero le pratiche. Qui dalle nostre parti, affollatissime assemblee di attivisti hanno più volte riconfermato fiducia a persone che erano entrate in contrasto con Grillo e Casaleggio (o meglio, Grillo e Casaleggio erano entrati in tackle su di loro). I risultati di quelle assemblee sono stati rovesciati con due righe su beppegrillo.it, e quelle persone espulse lo stesso. Intere sezioni cittadine sono state spazzate via da decisioni prese in camera caritatis, da un giorno all’altro. Le conversazioni on line seguite a questi episodi sono state rese impossibili da una fitta, sistematica opera di cammellaggio trollesco. Del resto, lo diceva l’altro giorno De Franceschi su Repubblica-Bologna: “Se qualcuno tradirà il movimento, ci penserà la rete a linciarlo” (testuale, ha usato con accezione positiva il verbo “linciare”). Normale: il logo e il nome del M5S sono proprietà di un singolo milionario, e non c’è decisione che non debba passare al vaglio suo e del suo sodale guru del marketing. Il M5S è molto più affine a una corporation che a un movimento orizzontale. La “democrazia diretta” è un feticcio, esiste solo nell’esteriorità di certe forme e nella lista di parole d’ordine mai concretizzate. Grillo e Casaleggio ne hanno una concezione tele-plebiscitaria, parte della base ne ha una concezione da raduno notturno del Ku Klux Klan. Anche questi deputati e senatori – en passant, ricordo che *almeno* due di loro sono neofascisti di provata fede -, non potranno decidere nulla in modo indipendente, dovranno sempre fingere di consultare “il movimento”, quando invece consulteranno Grillo e Casaleggio.

          • Non posso nemmeno scrivere “chapeau!” perché già qualcuno si è appropriato politicamente di questo complimento, come successe per lo slogan calcistico “Forza Italia” circa venti anni fa. Questa considerazione rimanda ad una più profonda attenzione che è indispensabile per capire quanto sia insidioso l’apparato simbolico usato per “dire” il M5S. La mano alzata è una facile e rassicurante metafora della democrazia che dicono di interpretare ma che non praticano. Le loro pratiche, a iniziare dal trollaggio cammellato, sono pratiche autoritarie. Dicono di essere nati come risposta dal basso a Berlusconi, ma di fatto gli stanno consegnando le chiavi del paese pur di concretizzare fino in fondo il “tant pis, tant mieux”: è necessario portare l’Italia alla rovina per la presa definitiva del potere. Si tratta di un progetto perseguito lucidamente, altro che “non sanno che fare” o “attendono la linea da Casaleggio”. Qualcuno ieri su twitter scriveva con sufficienza e superficialità che “stanno seduti in cerchio come al fuoco degli scout”. Stiamo attenti: l’ingenuità politica sta per diventare un lusso, molto ma molto costoso.

          • Grazie di queste informazioni, in effetti ne ero al corrente solo parzialmente. Ho trovato anch’io che le espulsioni fossero estremamente ingiuste e ho solidarizzato con gli espulsi. Neanch’io ho molta fiducia in Grillo e Casaleggio. Quando però sento parlare gli eletti ai comuni e alle regioni non ho la stessa impressione e mi sembrano persone sinceramente democratiche. Quindi mi sembra che la situazione sia troppo fluida per emettere giudizi univoci e definitivi. Staremo a vedere.

            PS. Proveresti a scrivere almeno un messaggio cercando di non insultarmi né offendermi? Grazie.

            • Anche quelli che hanno fatto mobbing contro i dissidenti erano “eletti ai comuni e alle regioni”. A Bologna si chiamano Bugani, Piazza e Defranceschi.
              I primi due sono consiglieri comunali, il terzo è consigliere regionale.
              Quest’ultimo è quello che usa con accezione positiva il verbo “linciare”.

              Cerca di scrivere almeno un commento senza atteggiarti da offeso o da persona che dopo anni di ascolto interiore ha raggiunto un più elevato stato di coscienza e adesso dall’alto si rende conto di quanto odio etc etc.

              Qui siamo tutti plebe.

              • Che polemica inutile. Io non mi atteggio da offeso: mi offendo. E non mi atteggio da persona “cha ha raggiunto un più elevato stato di coscienza”: magari!!! Ho solo un mio punto di vista sulle cose, che a volte ritengo utile far presente agli altri. Un po’ come tu ritieni utile far presente il tuo. Devo pensare perciò che tu ti atteggi a fare lo scrittore della sinistra radicale? O sarebbe una polemica inutile?

                La plebe è l’impazzimento della maionese proletaria.

              • Per evitare polemiche inutili, basta leggere prima di commentare.

                Ad ogni modo, tu e altri ci rimproverate di aver citato il “programma di San Sepolcro”. Bene, lo ha appena citato anche la capogruppo M5S alla Camera:
                http://www.unita.it/italia/filofascista-fascismo-blog-lombardi-post-mussolini-camera-m5s-capogruppo-parlaconme-programma-elett-1.486794

                Ma in fondo che importa? Quello che conta è che si siedano in cerchio e votino per alzata di mano.

                Quanto alla plebe, preferiamo la definizione di Foucault: “La plebe è ciò che risponde ad ogni avanzata del potere attraverso un movimento per svincolarsene”.

    • Ma secondo me il punto è anche questo. Chiunque abbia fatto movimento in questi anni capisce quale sia il punto con il m5s. Conoscono le pratiche democratiche di movimento, ma il punto qui non è la pratica: è il principio del capo, unito a una visione di società falsamente orizzontale e un classico principio liberale di uguaglianza. Uno non vale uno, soprattutto se ha una agenzia di pubblicità enorme (pubblitalia 80 ieri, casaleggio associates oggi), o magari è proprietario di una azienda: il mio datore di lavoro non vale solo uno, altrimenti non dovrei fare lotte sindacali.
      Inoltre il punto di vista simbolico è controverso.
      Qui su giap si è discusso molto di come, fin dal principio, il fascismo traesse simbologia e gestualità anche dai movimenti di estrema sinistra che osteggiava. Il differenziale è sempre statala visione di classe, non l’alzata di mano. Se si continua a guardare le pratiche, non si guarda alla sostanza. Poi potrebbero anche essere educatissimi fra loro, ma non è proprio questo il punto. Anche i fascisti nei campi Hobbit alzavano la mano per parlare, ma questo non li rendeva meno fascisti. A renderli fascisti era una visione del mondo. A guardare bene, parlavano di cose che sembravano vicine ai movimenti di allora. Il fatto che lo sembrassero non significava che lo fossero davvero, ma semplicemente che copiavano delle pratiche che altrove funzionavano e le riciclavano in salza nazionalista, condite con un po’ di complottismo e di condanna del signoraggio bancario, che nasconde sempre, al fondo, un ebreo che si sfrega le mani. Ecco, il motivo per cui grillo aprì a casapau è proprio quello: un humus simile. Quelli di casapau regalano i pacchi di pasta ai disperati, ma questo non li rende meno pericolosi, anzi al massimo si devono drizzare le antenne. Alzare la mano non significa non dichiarare che i sindacati vanno soppressi, per esempio, e questo è tipicamente fascista, o ultraliberista perlomeno. Poco democratico, senza dubbio. Anche se detto dopo aver alzato la mano.

  94. Un parere dalla Perfida Albione:
    http://www.spectator.co.uk/features/8854261/italys-new-duce/
    (trovato ora su twitter via @melamelablu)

  95. Intanto qualcuno ha ben pensato a imbrattare un monumento a Picelli: http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/1/176546/Picelli_senza_pace%3A_imbrattato_il_busto_delle_polemiche.html

    quando wm2 e antar mohamed siete venuti a presentare timira a parma, lo scorso novembre mi sembra, era il periodo del monumento di graziani ad affile (o meglio era il periodo del gemellaggio coi pisciatoi di bologna :D) è uscito anche il discorso su alcuni monumenti e piazze di parma, barricadera e colonialista a un tempo, ora al povero picelli dicono che è come bersani!

  96. Non saprei come ringraziarvi per la boccata di ossigeno che il vostro lavoro sulla rete ci fornisce, in questo deserto intellettuale in cui ci troviamo a soffocare. Solo non credo che il grillismo sia “un albero che cresce sulle macerie dei movimenti”, perché l’immagine dell’albero è troppo bella per essere paragonata a questo fenomeno così inquietante. Un albero è un’immagine di vita! qualcosa di forte, che dà legno, foglie, fiori, frutti e ossigeno, e che soprattutto si radica nella terra tanto più si staglia verso il cielo…. no dai concedere al grillismo questo simbolo è davvero concedergli troppo. Troverei più appropriata un’immagine di morte: un virus, che uccide e prospera sulla mancanza di anticorpi adeguati nella società in cui gli è dato vivere, non solo quella dei movimenti (che ne sono comunque uno specchio). Non si tratta di movimenti ridotti in macerie, ma piuttosto di macerie che si sono credute movimenti antagonisti. La mia immagine mentale è quella di tutta, o quasi, una maceria dove davvero c’è bisogno di buttare dei semi affinché un albero possa crescere: questi semi mi sembra che siano stati piantati e innaffiati, semmai, dalle poche persone che stanno tentando di fare un lavoro come il vostro. Quindi continuate così! diamoci da fare sul serio, nel confronto/scontro quotidiano e inarrestabile con un’oppressione di cui non vogliamo essere vittime passive (e quindi potenziali complici), e nemmeno intellettuali da salotto come gli stolti vorrebbero dipingervi, cioè portiamo le nostre idee sempre al confronto con chiunque ci capiti di intercettare, non solo i vari Bifo, e neanche solo i destri militanti 5stelle, ma proprio con chiunque a cui ci capiti di dover “rispondere” o di poter “chiedere”, dal panettiere al calzolaio al vicino di casa all’operaio frustrato al finanziere frustrante……. sto divagando? non vorrei proprio.

    Ho letto tante interessanti osservazioni fatte dai commentatori di questo blog (e non solo) per smascherare il carattere inconsciamente destro del movimento grillesco, e vorrei accodarmi: come è possibile che chi parla di “decrescita felice”, possa riconoscersi in un miliardario che ha una villa (o più) la cui sola esistenza (con relativo mantenimento) è un insulto a qualsiasi concetto di decrescita? come è possibile che i fautori della “vera democrazia”, la democrazia partecipata, abbiano il loro modello ideale nel modello svizzero senza porsi a quanto pare nessuna domanda su che cosa rappresenti la Svizzera nel sistema-mondo che vorrebbero cambiare? la mia risposta ovviamente è che questo è possibile perché la decrescita di cui parlano è la decrescita di solo qualcosa che non sanno neanche loro, e la democrazia di cui si vantano è qualcosa che confondono sia con la dittatura della maggioranza sia con la gioia infantile di alzare una mano per dire sì o no senza che i sì e i no e i vaffanculo siano costantemente approfonditi e posti di fronte a diversi punti di vista: perché, come avete mirabilmente fatto notare voi, i “punti di vista” per loro non esistono. Quindi altro che Bifo, altro che Dario Fo, altro che CARC, altro che Fulvio Grimaldi: il no del grillismo alle banche, il no del grillismo all’austerity e a Monti, il vaffanculo del grillismo ai parassiti della politica, è sempre, da un punto di vista di classe, un sì sotto altre forme, anche se ingenuamente inconsapevoli. Tipico di ogni fascismo.

  97. http://internacional.elpais.com/internacional/2013/03/03/actualidad/1362267619_184222.html
    Ecco di cosa si parla all’estero, sintetizzando vengono presentati i nuovi deputati in una veste di nuovi genuini e veramente cittadini, l’esperimento di Parma viene presentato senza nessuna citazione all’inceneritore, insomma bisogna incominciare a diffondere questa analisi anche in Europa, altrimenti si finisce che Grillo, come dice un mio coinquilino, alla fine è il meno peggio ed è per tutti, chiede un cambiamento e le sue liste sono aperte. Fine, niente casaleggio, niente espulsioni, niente sui procedimenti democratici all’interno del movimento.

  98. Segnalo che nel dibattito interno di Rifondazione Comunista in questi giorni è improvvisamente diventato molto di moda citare le analisi fatte su Giap a proposito del Movimento 5 Stelle. La cosa che reputo al confine tra l’incredibile e l’oltraggioso è che chi dice di condividere questa analisi non riesca ad applicarla al proprio cortile, per cui abbiamo il paradosso di dirigenti che nello stesso articolo o intervento citano i Wu Ming su Grillo e poi difendono la propria scelta fallimentare di accodarsi a Ingroia o addirittura propongono di fare un nuovo minestrone tirando dentro anche SEL. Perché, credetemi, è quello che sta succedendo ed è quello che stiamo sentendo.

    A me pare chiaro come il sole che Rivoluzione Civile fosse un’operazione succube al tempo stesso del centrosinistra e degli aspetti più deteriori del grillismo. Ovvero: copiamo Grillo sulle cose sbagliate, ma non lo copiamo sulla carica anti-sistema che ne ha determinato il successo e lo sfondamento a sinistra. Se questo dibattito ha senso, non è per dar contro ai grillini o semplificare la vita a chi dovrebbe costruire un’alternativa al M5S (e che ora può limitarsi a mettere un link a Giap e sentirsi la coscienza pulita), ma per capire *noi* – noi sinistra, noi movimenti, noi lavoratori salariati, noi compagni – cosa fare.

    A chi serve un elenco delle malefatte dei grillini basterà fare un giro su Repubblica.it o su Facebook, troverà una lista interminabile da cui pescare le più divertenti per sentirsi superiore. Con questa astuta modalità di critica politica ci siamo tenuti Berlusconi per vent’anni.

    • Caro Mauro, hai ragione da vendere. Penso però anche che si debba lavorare per riaprire al più presto uno spazio di discussione, con l’obiettivo di gettare le basi per un processo di ricomposizione a sinistra che, dopo questa batosta, ci sarà inevitabilmente. Partendo, magari, dalle forze che in questi anni – dentro o fuori Rifonda ormai conta poco – hanno tenuto la barra a dritta su un’analisi e un programma anticapitalista.
      Se le direzioni di partito hanno commesso scelte sbagliate, va anche detto – e con estrema onestà – che la frammentazione fra le organizzazioni sinceramente anticapitaliste non solo non aiuta, ma non è neppure capita all’esterno, e finisce per rappresentare un serio ostacolo ai nostri margini di intervento nella realtà.
      Io penso che si debba tornare a lavorare in un’ottica di fronte comune, e che se non iniziamo a farlo noi, difficilmente lo farà qualcun altro al nostro posto (su basi “sane”, quanto meno). Tu come la vedi?

      Link anche a te alcune considerazioni che ho buttato giù qui in un commento e che ho già linkato anche a Detta Lalla, compagna di Sinistra Critica: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104&cpage=1#comment-18663
      Mi farebbe piacere sentire una tua opinione sull’argomento.

      • @Little Commie Craig

        Ciao carissimo, la questione è obiettivamente spinosa. Se c’è una cosa che è stata ben dimostrata dalle piroette della sinistra in questi anni è che in politica 2 + 2 + 2 + 2 + 2 non è detto che faccia 10, può anche fare 5, può anche fare 2, può addirittura fare (è il caso di Ingroia) 1. Se questo vale per le acrobazie che hanno portato a costituire SEL o la FdS o Rivoluzione Civile, dobbiamo avere l’onestà intellettuale di riconoscere che potrebbe valere anche per i gruppi dell’area più coerentemente anticapitalista (della quale un parte sta dentro organizzazioni come il PRC o la FIOM, una parte sta fuori).

        Per capirci: non credo che un appello a costruire un partito formato dai sei o sette principali gruppi che si professano trotskisti, dalla diaspora neostalinista, dalla diaspora operaista, dalla diaspora bordighista, dai centri sociali più vicini all’idea di organizzazione leninista (qualcuno ce n’è), da Cremaschi-Bellavita e da qualche gruppo che fa sindacato-partito (che so, il Si.Cobas), potrebbe (a) essere raccolto da più di un paio di questa quarantina di organizzazioni e (b) portare a qualcosa di duraturo e capace di incidere sulle dinamiche di ricomposizione politica dell’avanguardia rivoluzionaria.

        Lo dico senza il minimo spirito sarcastico, perché penso che questi gruppi abbiano un ruolo nella società, fosse anche solo quello di contribuire a far conoscere il marxismo (più o meno adulterato) a centinaia di giovani ogni anno. Ma spesso hanno anche un peso nelle mobilitazioni sociali: andate a vedere chi ha acceso la miccia nelle principali vertenze sindacali o sociali “dure” che ci sono state in Italia negli ultimi cinque anni, e spesso ci troverete loro/noi. Il problema è che questi gruppi sono insufficienti, da soli non riescono ad essere decisivi *e per ora non possono esserlo*. Lo dico con la morte nel cuore perché… io sto lì dentro, e penso di far bene a starci. :-)

        Il fatto è che più due gruppi organizzati sono piccoli, meno gli conviene unificarsi. Questo è controintuitivo ma chi sa un po’ di matematica potrà spiegare che è proprio da un comportamento di questo tipo che deriva la “distribuzione di potenza” delle forze della sinistra (in soldoni: più i gruppi sono piccoli, più ce ne sono). Perché non gli conviene unificarsi? perché annacquerebbero le proprie idee o passerebbero il tempo a litigare; fanno prima a competere fianco e fianco cercando di reclutare gente nuova e unire le forze solo su obiettivi precisi. C’è anche un meccanismo di selezione darwiniana: lasciamo che i gruppi con le idee e l’organizzazione migliori si rafforzino grazie alla loro superiorità finché non diventano abbastanza grandi da conquistare l’egemonia a sinistra. Questo non funziona molto bene perché i gruppi grandi e burocratizzati, con militanti meno attenti a finezze di linea politica, ostacolano la crescita dei gruppi più piccoli; ma spesso non funziona anche perché i gruppi più piccoli sviluppano quasi sempre un autocompiacimento che gli impedisce di crescere o attraversano crisi di crescita. Per questo penso che i gruppi piccoli debbano combattere ogni tendenza al settarismo: per non tarparsi le ali da soli.

        I gruppi più grossi hanno più facilità a unificarsi, sia su basi opportunistiche (come abbiamo visto ultimamente in Italia) sia su basi “sane” come dici tu. I vantaggi dell’unità per loro scavalcano i vantaggi della divisione.

        Per questo motivo credo che, per quanto possa sembrare paradossale ed essere giudicato in modo moralistico da chi non fa parte di queste dinamiche, il compito dei militanti più consapevoli non sia quello di spingere all’unificazione inconcludente dei piccoli gruppi, bensì all’unificazione complessiva della sinistra anti-austerity purché su basi sane. Non dobbiamo fare la Grande Lega di Tutti i Trotskisti bensì il partito di classe oggi possibile, che anche su basi sane potrebbe assomigliare più a Syriza (cioè a un partito riformista anche se molto radicale) che al partito bolscevico. I piccoli gruppi dovrebbero marciare separati verso questo obiettivo comune, preparare il terreno per questo processo unitario ma senza fare fughe in avanti.

        Ne parlavo oggi con un compagno molto più moderato di me che bazzica spesso Giap. Provocatoriamente ci dicevamo che alla fine della fiera basterebbe costruire un’organizzazione politica di massa che avesse queste tre regole d’oro:
        – Siamo di sinistra.
        – Mai col PD.
        – Una testa un voto.
        Sembra incredibile ma queste almeno una di queste tre regole semplicissime è stata negata da qualsiasi tentativo di unificazione a sinistra che ci sia stato negli ultimi anni. Sinistra Arcobaleno, FdS: non funzionavano una testa un voto (usavano il furbissimo sistema dei veti incrociati) ed erano ambigue sul PD (3 componenti su 4 della FdS hanno partecipato alle primarie). SEL: alleata di ferro del PD, proprietà personale di Nichi Vendola. Rivoluzione Civile: non era neppure chiaro se fosse una cosa di sinistra, corteggiava Bersani a giorni alterni, funzionava con la stessa trasparenza e democrazia dal basso dell’Impero Romano d’Oriente.

        Credo che se si facesse una cosa basata sulle tre regole d’oro, lì dentro ci ritroveremmo quasi tutti (per poi scannarci alle riunioni, ma quello è il bello di non essere grillini). Qualcuno resterebbe fuori ma avrebbe comunque giovamento dal miglioramento del quadro politico (molti anarchici in Grecia hanno votato Syriza… e conosco molti autonomi in Italia che voterebbero criticamente una Syriza italiana). Condividere un obiettivo del genere e lavorare ciascuno a modo suo per questo, senza bisogno di unificare a forza piccole organizzazioni che giustamente difendono i propri confini, ma costruendo ponti tra chi di noi capisce almeno questo, penso che sarebbe già un bel passo avanti. Se poi si verificano convergenze puntuali su qualche obiettivo intermedio, dobbiamo andarci con la mente sgombra e volontà di fare massa critica; questo lo abbiamo visto con Occupy Piazza Affari, o con la mozione comune che noi e voi abbiamo fatto al congresso 2011 di Rifondazione, o con la battaglia comune nella sinistra sindacale che fanno molte sigle dell’estrema sinistra.

        Dopodiché, al di là di tutte le altre considerazioni, una cosa che va favorita è la partecipazione alla lotta politica organizzata. I collettivi locali, la militanza individuale sono una gran cosa, ma si rischia di essere spettatori di quanto avviene nel quadro politico nazionale (e internazionale!) se non si fa parte di realtà più strutturate. Io lo dico sempre: entrate. Non necessariamente nel mio gruppo, entrate in quello che la pensa più o meno come la pensate voi. Ma fatelo.

        • Mauro, ti ringrazio per la risposta articolata e dettagliatissima, ma se rileggi un secondo quello che ho scritto, vedrai che non ho affatto detto che gruppi come i nostri dovrebbero sciogliersi tutti allegramente in una sigla unitaria forzando i tempi…! :-D

          Ho detto un’altra cosa, che ho espresso precisamente in questi termini: (1) riaprire uno spazio di discussione per favorire quel processo di ricomposizione a sinistra che prima o poi diventerà inevitabile; (2) lavorare in un’ottica di fronte comune (su campagne o piattaforme di lotta specifiche, era sottinteso).

          Quando affermo la necessità di un nuovo soggetto politico, parlo appunto di una “necessità” che alcune di queste organizzazioni iniziano oggi a malapena a realizzare (per non parlare di quelle che, forse, non la realizzeranno mai…). Figurati se posso credere, anche solo per un istante, alla praticabilità di un percorso di fusione accelerata “a caldo” fra le varie organizzazioni politiche e sindacali che tu stesso citi. Da materialista dialettico, non sono autorizzato a credere ai miracoli. :-D

          Anche secondo me l’obiettivo più ragionevole, per ora, potrebbe essere una piattaforma di unificazione della sinistra anti-austerity. E non è che sul quel fronte non si sia fatto nulla, come probabilmente ben sai… semmai possiamo dire che non si è fatto abbastanza e, forse, che non lo si è fatto nel modo giusto; ma il tentativo non è nuovo, e non è neppure detto che debba essere condotto ripartendo da zero.

          Ora, su questo tema la sinistra anticapitalista secondo me non può permettersi di andare a traino, ma deve recuperare un po’ di iniziativa, sforzandosi anche di superare, se non la frammentazione (che, anche sulla base di quello che dici, possiamo pure accettare come dato oggettivo ineludibile), almeno il settarismo e la logica del “mi basto” (che invece sono problemi di natura soggettiva purtroppo molto comuni).

          Se, al contrario, affidiamo tutte le speranze della sinistra anticapitalista e del movimento operaio alla mano invisibile del libero mercato delle piccole organizzazioni marxiste o dei vari ed assortiti collettivi di movimento, affidandoci alla logica del “vinca il migliore” (come sembri suggerire tu in alcuni punti)… beh… non mi sembra il caso di aggiungere altro, visto che stiamo parlando di organizzazioni in media piuttosto piccole e poco note al di fuori di una cerchia relativamente ristretta di militanti.

  99. Posso capire che il mio commento non fosse di livello adeguato alla discussione, poco allineato, in poche parole disturbatore, “altro” rispetto al vostro mondo. Epperò ho due dubbi: ma non è che come BersaniBerluscaMonti anche voi siete distanti dal paese reale? Ma non è che anche voi, sinistri e titolari dell’unico pensiero valido, siete un po’ fascisti? Risolto, siete solo s……!

    • Lo vedi che avevamo fatto bene a bannarti? Dove vogliono andare a parare quelli come te si capisce lontano un miglio.

  100. Avevo solo regalato qualche vostro libro… non vi ho mai letto, ho 25 euro che avevo destinato ad altri acquisti, ma ora (o al più tardi stasera) uscirò a comprare uno o due (dipende dal costo) vostri libri…

  101. Se il M5s cresce sulle macerie dei movimenti vuol dire che questi movimenti hanno in qualche modo fallito, probabilmente perché nessuna forza di carattere più ampio ed istituzionale è riuscita, o ha voluto assimilarle ed incapsularle. L’impianto retorico di Grillo, imperniato su dicotomie e teleologie è riuscito in quest’operazione proprio perché semplificatorio ed accessibile. Che questa istituzionalizzazione sia da leggere tout court come una egemonizzazione è tutto da vedere…intanto, a livello potenziale è una leva incastrata al cuore dello Stato…poi è da capire chi manovra questa leva. L’ideale, in coerenza ai principi del movimento, sarebbe raccordarla direttamente ad una meccanismo di democrazia liquida, in modo da avere un cavallo di troia all’interno del parlamento direttamente gestito da una moltitudine di persone: un meccanismo che andrebbe oltre quello della classica delega quinquennale. Il fatto è che le cose sembra si stiano muovendo in direzione opposta, che il movimento stia assumendo un carattere verticistico(come gli altri partiti l’alternativa sembra essere una scilipotizzazione regressiva), che la componente di destra non sia semplicemente un elemento funzionale e retorico, ma una caratteristica strategica integrale nella dimensione inter ed extra partito.

  102. Ecco un altro aspetto della questione. Il file frasifatte.txt distribuito tra gli adepti del M5S, da cui ciascuno può attingere materiale da copiare e incollare nel più caratteristico stile “a cazzo di cane” per attaccare l’avversario o meglio il nemico del momento. Espressioni come “paese reale”; “dov’eravate”; “siete a libro paga di…”; “non sapete nulla di M5S”; “i giornalisti manipolano la realtà”; “volete solo inciuci”; “XYZ non è una M5S, faceva parte del partito W”; “votiamo solo quello che è nel programma”; “non faccio parte di M5S, ho solo votato per loro” possono essere messe insieme in un numero infinito di combinazioni per produrre discorsi plausivili ma completamente privi di senso, al solo scopo di silenziare l’avversario. Se avete qualche dubbio in merito, guardatevi l’intervista al Cappellaio Matto andata in onda su La7 .

  103. Sarei felice di tradurre quest’intervista in inglese.

    Vi lascio un esempio del mio lavoro: se giudicato adeguato, contattatemi senza problemi!

    Beppe Grillo’s strategy is a diversionary one. Its purpose is to push «indignation», so much celebrated in Spanish encampments and American «Occupy» movements, away from Italian squares. The more ferocious the crisis becomes, the more bursting resentment is made flow into a comfortable format, that is, the blog of «Movimento 5 Stelle»’s Boss, who titillates Jacobin cries for justice against the «Caste» and its impersonations. According to Wu Ming, the writing collective of the authors of Q (as Luther Blisset), 54 and Altai, the «5 Stars Movement» has framed the potential energies of a revolt against austerity into a dialectic cage that but parodies political conflict, and lets it be managed by a «sect-businesslike organization» (Casaleggio&Co.), as well as by Beppe Grillo’s symbolic leadership. They state M5S’s radicalism «administrates the lack of radical movements in Italy». Their thesis, resolutely displayed in an article on the Internazionale website, has been further expanded on «Giap», Wu Ming’s influential blog, breaking the stunned silence of the movements that encompassed the last ten years, from the 2001 Genoa protests to the campaigns on common goods.

    • Ciao, grazie mille, nel frattempo si è creata una strana situazione, per cui due persone hanno già tradotto l’intervista in inglese all’insaputa l’una dell’altra, e credo sia successo anche con lo spagnolo! Bisognerà trovare un modo di coordinare questo volontariato, che è prezioso e non può risolversi in una moltiplicazione di sforzi uguali. Ad ogni modo, noi ci annotiamo ogni offerta di disponibilità, ce ne sarà bisogno anche in futuro.

      • Non c’è di che!
        Sapevo di arrivare con qualche giorno di ritardo rispetto alla pubblicazione dell’intervista, e in effetti avevo brevemente cercato tra i commenti un’offerta simile prima di mettermi al lavoro: forse non ho semplicemente controllato abbastanza bene.
        In ogni modo non esitate a contattarmi, se in futuro potrò dare il mio contributo alla causa : )

  104. Scusate per l’OT. Un piccolo intermezzo commerciale. Chiedo venia. Riguardo alla vostra attivita’ principale di storytellers: avete una data piu o meno uffciale per l’uscita del nuovo libro? Inoltre ho notato che Altai in inglese puo’ essere prenotato, uscira’ in Marzo che voi sappiate? It’s my personal f***ing spending review. Devo scegliere i libri per Marzo.
    Ancora scuse per la poca pertinenza col topic.

    • Il nuovo libro in uscita è “Point Lenana” di Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, un’opera che ha richiesto quattro anni di lavoro, svariati viaggi e lunghe ricerche d’archivio. Dovrebbe essere in libreria il 23 aprile.
      L’edizione inglese di “Altai” uscirà il 13 maggio.
      Il prossimo romanzo del collettivo al completo, anche questo in cantiere da diversi anni, si chiamerà “L’armata dei sonnambuli” e speriamo di farlo uscire a fine 2013.

  105. Salve a tutti! E’ la prima volta che vengo su questo blog e quindi non so se il discorso che sto per fare è già stato fatto e fa parte del dibattito che tipicamente si svolge qui sopra. D’altra parte la mole dei commenti è enorme e non ne ho potuto che leggere qualcuno.

    Per capire il perchè della debolezza e della frammentarietà dei movimenti in Italia, specialmente di quella parte che si fa portatrice di istanze di rinnovamento sociale più spinte è indispensabile secondo me una valutazione socioeconomica almeno a livello qualitativo delle condizioni del paese. Per ragioni lunghe e complesse in Italia il capitalismo ha avuto uno sviluppo incompleto. Dimostrazione ne è il fatto di quanto ancora pesi la piccola manifattura o la relativa scarsità e debolezza dei grandi gruppi finanziari e industriali rispetto agli altri paesi dal capitalismo avanzato. Proprio le concentrazioni capitaliste, che in altri paesi hanno influenzato i governi su un certo tipo di politica economica che portava a non tutelare la piccola impresa e contenere per quanto è possibile il parassitismo sociale (che proprio nella fase del capitalismo avanzato tende a dilagare) in Italia non sono state in grado di fare altrettanto. Ciò ha portato a una politica protezionistica e di spesa pubblica che è durata in tutta la sua forza fino alla crisi del 92 e che ha subito un brusco taglio (ma non è affatto cessata) solo dall’ingresso nell’euro in poi. Questo ha portato a un parassitismo sociale mostruoso rispetto ad altri paesi e alla diffusione di una psicologia conservatrice a livello di becero accattonaggio al di là delle forme politiche e delle vesti ideologiche in cui si manifestava. La grande spesa pubblica degli anni 80 ha anche permesso l’accumulo del più grande patrimonio privato tra i paesi occidentali. L’italia ad esempio è di gran lunga il paese con la percentuale più alta di case di proprietà e tra quelli con minor indebitamento privato, a testimonianza di quello che è stato il recente passato. Questo non fa che alimentare ulteriormente la mentalità conservatrice. La differenza tra l’italia e altri paesi dove ci sono state lotte più convinte e più estese è che qui la famiglia in generale è ancora un efficacissimo ammortizzatore sociale, anche se sempre con maggior difficoltà. Ovvio che questo sia un discorso generale e che ci siano numerosissimi casi specifici in cui questo non è vero, ma è un dato di fatto, guardando le statistiche, che la situazione in Italia sia ben diversa. In questi anni il patrimonio privato sta venendo intaccato in maniera sempre più significativa, quindi questa è una situazione non destinata a durare, ma per il momento i movimenti non hanno alle spalle un sostrato sociale abbastanza grande da alimentarli in maniera significativa. D’altra parte un fenomeno come il M5s riesce invece in questo momento ad intercettare bene, proprio grazie alla sua mancanza di rivendicazioni sociali definite e al suo apperente non schierarsi politicamente, quel vaga paura e malcontento sociale, filtrati da una psicologia di fondo qualunquista e di bassa lega, che cominciano a crescere di fronte al venir meno delle condizioni che hanno alimentato proprio il parassitismo sociale per anni.

  106. se serve ancora una trad. verso l’inglese dell’intervista curata da Ciccarelli, potrei occuparmene.
    i_barbera@yahoo.it

  107. Riprendo dal mio post precedente:
    http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12038&cpage=1#comments
    @Wu Ming 4
    Non metterti sulla difensiva, non ne vedo il motivo. Non sono un troll, un grillino e nemmeno una losca figura.
    Sono semplicemente una persona che approda qui, con un certo desiderio di leggere, imparare e capire, che semplicemente chiede delucidazioni. Se non ti va di darle, o comunque di provare ad essere d’aiuto, basta dirlo.
    Non sono analfabeta, e non mi faccio certo spaventare dalla lunghezza di un post, quando per gli esami devo leggere libri di 1000 pagine.
    A volte, però, credo capiti a tutti di non capire. E non credo che ammetterlo sia un male.
    @togg
    Grazie dell’intervento. Rileggendo con la mente più lucida, ed utilizzando Google quando non non mi trovavo, sono riuscito a realizzare molto più di prima. La mole d’informazioni non è piccola e credo che perdersi sia ammissibile.

    • A me sembri soltanto un@ con tanto tempo da perdere e da far perdere agli altri. Nel thread precedente scrivevi questo:

      “Ciao a tutti.
      Cercando informazioni sul M5S approdo qui con gran piacere. Sarà la mia mente ristretta, il mal di testa delle ore di organica, la giovane età ma…pur avendo letto tutti e quanti gli articoli con una certa calma, credo di non aver ancora afferrato il nocciolo della questione.
      Mi rendo conto di aver in mano un gran bagaglio di articoli e di discussioni nei commenti, ma credo proprio di non riuscire ad afferrare la maggior parte di quello che viene espresso, e la maggior parte di ciò che vorrebbe venire comunicato mi scivola via senza che io lo veda.
      Mi manca qualche passaggio o non mi resta che ritentare con la menta più lucida?”

      Tante parole per NON dire cosa non hai capito… Qual è il nocciolo della questione che non hai afferrato? E non solo il nocciolo, ma addirittura “la maggior parte di quello che viene espresso”, che ti scivola via senza che tu lo veda.
      Ripeto quello che ti ho scritto di là: qui scriviamo in italiano e in un italiano senz’altro accessibile a chi studia libri di mille pagine. Dunque o ci fai delle domande specifiche su cosa non ti è chiaro, altrimenti, come dicevo, hai tempo da perdere e da far perdere.

      • La giornata è fatta di 24 ore per tutti, ed io, con 5 rientri pomeridiani a scuola, ho ben poco tempo da gettare alle ortiche. Se ti fidi di quello che scrivo, bene. Altrimenti non posso dimostrarti con certezza di non essere un troll o una fatina imbufalita di Casaleggio. Posso però dirti chi sono. Ecco, sono un normalissimo ragazzo che studia Chimica & Tecnologie Farmaceutiche, in grado di studiare un tomo di 1000 pagine di Biologia per riuscire a superare l’esame.
        Non ho mai detto che l’italiano con cui scrivete non sia accessibile. Ho solo detto che, al momento, molto di quello che avevate scritto non lo avevo capito. Il linguaggio può essere chiaro e lineare ma una persona può non capire lo stesso, per via dell’elevata mole d’informazioni o per le difficoltà del contenuto.
        Visto che sono io a non aver capito, è normale che non sappia spiegarti con esattezza le motivazioni che mi hanno portato a questo risultato. Allo stesso tempo, se ti dico che non ho afferrato il nocciolo della questione, è inutile chiedermi che cosa non ho capito nello specifico, perchè più di così non mi posso addentrare. Tutto quello che potevo dirti in quel momento l’ho detto.
        Ad ogni modo, rileggendo i vari articoli col supporto di Google, sono riuscito a comprenderli, perlomeno nelle loro linee essenziali. A mio giudizio, però, rimangono comunque articoli complicati, non tanto per il loro linguaggio, quanto piuttosto per l’articolazione del contenuto. A voi che siete esperti in materia possono apparire di immediata comprensione, a chi è inesperto ed alle prime armi come me, niente affatto. E non trovo molto corretto replicare con una certa stizza ad una persona che chiede semplicemente un pò d’aiuto.
        Tornando in argomento, una domanda pertinente agli articoli vorrei farla. A fronte della difficile situazione italiana, voi come interverreste? Non fraintendere, non voglio affatto polemizzare, la mia è soltanto voglia di imparare. L’Italia, non è certo un segreto, sta attraversando un periodo difficile. Prendendo come riferimento i partiti delle ultime elezioni, molte persone, tra commenti ed articoli, hanno criticato in modo analitico la loro credibilità e la loro capacità di risolvere effettivamente i problemi italiani. In questa difficile situazione, cosa può fare il cittadino che deve andare alle urne? Considerato che il M5S non è una vera alternativa (sopratutto per chi non è di destra), le opzioni restanti deludono sotto altri aspetti, ed in un analisi globale credo siano offuscate da molte ombre.
        Ecco, queste sono le domande che mi pongo e a cui non so dare risposta. Spero tu possa darmi, al merito, un qualche spunto di riflessione. (Chiaro che non pretendo nessuna soluzione, anche perchè qui scendiamo abissalmente nel personale).

        • Orazio, sinceramente, in amicizia, non ce la puoi fare.

          Tutti quelli che leggiamo abbiamo altre occupazioni. Non è prerogativa tua, purtroppo.

          Se comunque rimane difficile per te abituato ad altri argomenti, ben più corposi a quanto sembra, allora significa che la scuola italiana non sta facendo un buon lavoro, ovvero ti sta insegnando a studiare testi senza sviluppare un metodo di studio.

          Te lo hanno spiegato in tutte le lingue qua, forse Google di per sé non è detto che sia un buon maestro; quelli che mitizzano la rete pensano che la sola connessione (alias, oggi, Google) basti per fare di una persona un alfabetizzato informatico. Si sbagliano di grosso. Capacità di analisi, di discernimento. Ogni giorno mentre faccio ricerche su Internet mi imbatto in migliaia di documenti, uno o due sono quelli che uso.

          Non credo sia il luogo giusto per parlare di ‘esperti in materia’. Infatti se vai a vedere altre discussioni, il tono dei raziocini è sempre stato quello di semplificare per renderne possibile la comprensione e, soprattutto, la partecipazione, a tutti.

          L’obiezione ‘oltre alle critiche cosa si fa’ è stata già contestata in maniera calma, due giorni fa almeno, su questo stesso post. È chiaro che se tu insisti in domande già fatte e che hanno avuto già risposta…Cosa pretendi?

          Un magister sapientone, ‘esperto dell’argomento’può essere la miglior maniera di informarsi, ma non è quella giusta per pensare autonomamente. Anche perché così facendo riceverai delle risposte nette e non puoi prenderle per buone, così come ognuno dei 50000 risultati di Google va verificato.

          Le altre tue domande sono state già sviscerate, da tempo. Tutti vorrebbero che qualcuno gli dicesse, “tale partito non va bene perché XXX , allora vota XX perché…”. Ma ciò non gioverebbe a nessuno, credimi. Perché al prossimo ‘mago’ ci cascheresti di nuovo.

          Vinicio

        • Vinicio ti risponde con un’aplomb invidiabile.
          Aggiungo soltanto che non sei l’unico che lavora, le giornate sono di 24 ore per tutti e c’è qualcuno che sceglie di dedicarne alcune (non retribuite) alla gestione di questo sito, per riempirlo di contenuti e per consentire alla discussione sui medesimi di procedere in maniera comprensibile. Non ti ho accusato di essere un troll a libro paga di Casaleggio. Ti ho fatto notare che non ha senso venire qui a lamentarsi genericamente di non avere capito nulla di quello che c’è scritto. Che ci possiamo fare noi? Che ti dobbiamo rispondere? La tua replica è che vorresti avere da noi qualche spunto di riflessione su cosa può fare il cittadino che deve andare alle urne e ci chiedi come interverremmo noi nell’attuale situazione italiana. Ma per chi ci hai preso? Per dei farmacisti? Dottore, ho questi sintomi, può darmi qualcosa? Se hai voglia di leggere questo blog, leggi, altrimenti sono certo che puoi impiegare il tuo poco tempo libero in mille altri modi più proficui. E con questo passo e chiudo, ché la quotidianità chiama.

          • So bene che questo blog nasce dal tempo libero, così come non vi è alcuna retribuzione per chi vi lavora. Per questa ragione credo sia corretto ringraziarvi: nessuno, dopotutto, vi obbliga a considerarmi.
            @Vinicio
            So di non “potercela fare”. O meglio, so di non essere portato per questo genere di discussioni.
            E’ facile essere bravi in ciò che ci riesce bene (la chimica, nel mio caso); lo è molto meno in quello che, ahimè, ci riesce male. Ecco, io non sono per nulla portato per questi problemi. Condivido pienamente la tua osservazione sul metodo di studio: alla scuola italiana insegnano soltanto a livello mnemonico, senza preoccuparsi di andare oltre.
            In quanto a me, e forse qui pecco di presunzione, non ho mai studiato nessun argomento in questo modo. Ho scelto una scuola superiore dove il ragionamento fosse il cardine dello studio, e ne sono stato felicissimo. All’università continuo a mantenere lo stesso metodo d’approccio: prima capire, poi studiare. Odio le materie e gli insegnamenti a memoria. Al contrario, sono affascinato da tutto ciò su cui si può ragionare, almeno per quanto riguarda l’ambito scientifico. La chimica è una materie di queste, almeno secondo me: se non ragioni, prima o poi sei a piedi.
            Il mio “esperti in materia”, che forse ti è parso utilizzato con tono offensivo, ti giuro non voleva esserlo.
            Sul tema “oltre le critiche cosa si fa” riconosco una mia mancanza. Ho scritto prima di leggere i commenti. Errore mio.
            Ho un minimo di conoscenza della rete, e so che di essa non ci si può fidare ciecamente. So anche che sarebbe più dannosa che utile una soluzione dritta e sparata in faccia, per questo non è nemmeno ciò che avrei voluto.
            Io non voglio un “vota XXX”. Detto sinceramente mi sentirei da schifo, sarebbe un insulto a me stesso per alcuni versi. Però voglio informarmi, e fin dove posso arrivare a capire. Ok, so di non essere portato all’argomento, ma il mio voto è comunque un voto. Non voglio buttarlo via al primo che urla o che passa come fanno molti miei amici, conoscenti e parenti. So di non essere una cima, ma credo che l’impegno andrebbe comunque apprezzato.
            @Wu Ming4
            Non volevo fare delle critiche, volevo soltanto…cercare di capire, ecco cosa!
            Non ti ho certamento confuso col farmacista o col dottore. Credo però che di fronte a simili articoli, le mie ultime domande siano comunque proponibili. Non sto chiedendo la panacea di tutti i problemi. Sto chiedendo un punto di vista. Personale, difficile, questo sì.
            Però, davvero, non riesco proprio a capire perchè credi tanto inadatte le domande che ti ho fatto. E ti sarei grato se me lo spiegassi, probabilmente mi aiuterà anche solo questo.

            • boh, infinitejest@email.it
              se vuoi mi puoi scrivere qua. Non sono esperto e magari già ne sai più di me, vedi tu.

              • Grazie della proposta, jackie.brown.
                Dubito di saperne più di te, è molto improbabile :-)
                Al momento, però, non avrei molte domande da poterti fare. Alcune domande le ho risolte di per me, su di altre devo potere riflettere con calma prima di dire fesserie.
                Spero, ad ogni modo, di poter “riciclare” la tua offerta per un eventuale futuro.

            • Ora, Orazio, sta diventando divertente lo scambio, sembri il figlio che non ho.

              Primo: stiamo uscendo fuori tema, e forse Jackie Brown fa la cosa giusta (visto che mischio Tarantino e Lee che di recente hanno litigato, chiariamo perché non rimangano Gestalts aperte o cose non dette).

              Secondo: stai mettendo la cosa su un piano differente da quello a cui la discussione puntava, non che non sia valevole, ma forse non è il luogo. Forse per questo ci sono critiche; la stai mettendo quasi sul personale. Il che non è che non vada bene, solo non è il posto giusto.

              Terzo: non sono neanche io così ferrato, se proprio lo vuoi sapere. In circa 6 (sei) anni di letture abbastanza assidue, ho lasciato su Giap cinque o sei commenti; vedi tu. A volte ci sono spazi didattici e pedagogici, dove vai per chiederne di più; altre volte non sono luoghi dove puoi andare a dire: Non ho capito un cazzo di quello che è stato detto. Perché (a) significa che ti (si tratta di una 2a persona impersonale, a scanso di equivoci) mancano le basi, e se lo spazio in cui ti trovi dà per scontate alcune cose, allora quelle cose devi andare a vedertele. Ti faccio un esempio: venerdì ho seguito un seminario, della mia area, ma il titolo era ingannevole e dopo pochi minuti ho scoperto che del tema della ricerca che la professoressa/ricercatrice esponeva ne sapevo poco o niente. Ho ascoltato attentamente, tra mille dubbi, visto che ero l’unico che aveva frainteso il tema dell’incontro. Ho riflettuto a lunghissimo prima di porre la mia domanda; per farla mi sono basato sulle cose che io sapevo e sulle supposizioni che avevo fatto. Non sapevo se fossero giuste o meno, ma alla fine ho elaborato qualcosa, riflettendo su quanto avevo capito e ho chiesto. Ho rischiato. Ma ho chiesto qualcosa di tangibile e preciso. Se avessi detto “non ho capito un fico secco di quello che lei ha detto, dove vuole andare a parare?” oltre farci un figuraccia, la professoressa probabilmente non avrebbe saputo che dirmi.

              Altra ipotesi, (b) significa che non ci hai dedicato abbastanza tempo, e pretendi di lasciare un commento (cosa non obbligatoria) senza prima avere visto che quel tuo dubbio è stato già commentato, magari con altre parole. Questo potrebbe sembrare un insulto a quanti invece si sono sbattuti a leggere, riflettere e cercare di capire.

              L”esperti in materia” non mi è sembrato assolutamente offensivo. Era solo una riflessione su quello che mi sembra sia l’atteggiamento dei Wu Ming. Può anche darsi che siano esperti (ben venga, così come ben venga il tuo essere esperto in chimica), ma sicuramente qui si fa di tutto per far partecipare tutti.

              Quando uno studia a lungo un tema è difficile non dare alcune cose per scontate, in termini linguistici o di contenuto. Per me è una spinta all’azione intellettuale. Cioè, se il tema m’intriga, ricerco e, ti assicuro, dedicandoci del tempo, alcune cose si chiariscono. Cerco di mettermi al passo.

              Coraggio dai, magari ce la fai. Io, francamente, lo spero.

              • Una sola parola: (sei stato) illuminante!
                1: Hai ragione, stiamo uscendo fuori tema e non è giusto continuare qui. Se può essere utile: orazio19@gmail.com
                2: Sì!
                3: Colpito e affondato. Ho commesso l’errore di utilizzare Giap come strumento didattico e pedagogico. Esattamente come hai detto, non avevo (e non ho) le basi necessarie a comprendere a fondo ciò che è scritto. E’ come se, al tuo seminario, mi fossi alzato a dire: non ho capito un cazzo. Parziale giustifica? Non è facile informarsi e, sopratutto, formarsi su determinati argomenti. La maggior parte delle persone che conosco ragionano a compartinenti stagni in politica, non sanno vedere oltre la punta del loro naso. Votano Grillo per protesta, Bersani perchè è sinistra, Monti perchè è centro o Berlusconi perchè è destra. Fine, il cerchio si chiude. E’ difficile instaurare una discussione costruttiva con queste premesse.
                Anche l’ipotesi b è parzialmente vera. La gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Purtroppo, in questo periodo ho davvero poco, pochissimo tempo da dedicare al mio tempo libero. D’altro canto le elezioni politiche sono argomento attuale; il voto è importante e comprendere la politica del paese in cui si vive non è un qualcosa che si può facilmente rimandare. Ho cercato di fare il possibile per amalgare curiosità personale ed impegni. Non dico di aver fatto un buon lavoro, ma non avrei saputo come fare di meglio.

                Ti ringrazio di cuore per l’incoraggiamento e per tutto quello che hai scritto. Sei riuscito a far centro al primo colpo senza che io me ne accorgessi.

            • prego. sentiti libero di ogni fesseria.
              c’è un capitolo del libro “la velocità dell’ombra” di Lévy-Leblond, professore di fisica e filosofia che si intitola “la condivisione dell’ignoranza” :-), libro che forse può interessarti.

              magari quest’altro può risollevarti, oppure confonderti ancora:
              http://abbattoimuri.wordpress.com/2013/03/01/io-non-ho-votato/

  108. Non è una proposta ma solo un osservazione:
    Una possibile ed efficacie azione di contrasto credo che potrebbe essere l’emergere a livello nazionale (proprio sui media nazionali, tradizionali e non) di una figura che faccia un po’ da “antidoto al virus”. Mi spiego meglio…dovrebbe essere qualcuno che venga recepito come “sullo stesso piano” da punto di vista “professionale” di Casaleggio, ovvero percepito come (accidenti lo sto per dire) guru della comunicazione. Ma di segno opposto, che concentri la propria presenza sui media esclusivamente sullo smontare punto per punto tutte le contraddizioni che emergono, interne ed esterne al M5s, dal punto di vista della comunicazione (la pericolosità del viral marketing innalzato a ideologia politica per esempio).
    Naturalmente dovrebbe avere un’abilità tattica impressionante, perché il suo obiettivo sarebbe quello di intercettare la stessa massa informe che intercetta il M5s. Dovrebbe usare lo stesso linguaggio? Le stesse armi comunicative? Non lo so. Forse si.
    Qui si tratta di considerare l’ipotesi di dover scendere a dei compromessi drastici, e di usarli.
    Sto parlando di usare il viral marketing contro il viral marketing? Si, se non vediamo questo come una contraddizione ma come una strategia per creare antidoti efficaci contro questo schifoso populismo digitale che sta marciando. E che prima o poi diventerà molto pericoloso.
    Dico una cosa molto forte: questa è una guerra semiotica. La prima mossa l’ha fatta il M5s.
    Forse dico castronerie ma la mia impressione è questa.
    Vi seguo con stima e attenzione.

    • Vi sono diversi punti su cui non concordo con te:
      1- Il guru: sarebbe ora che ci liberassimo dell’ansia da Messia, sarebbe ora che per l’appunto smettessimo di desiderare che arrivi qualcuno a risolverci i problemi, i problemi li risolviamo anche noi. E tale comportamento è proprio quello di chi dice, i politici non fanno nulla, il mondo va male, e poi continuano a fare quello che fanno sempre, evitando di impegnarsi per fare qualcosa, e chiudendo gli occhi.
      2- Le armi: il ragionamento che fai è da tornasole all’egemonia culturale che ha su una parte della popolazione la favola di Internet. Ora perchè io devo fare mie le armi del nemico? Per sconfiggerlo dici tu, ma chi mi dice che il problema non sia il nemico, quanto piuttosto le armi? In fondo non voglio un Grillismo dopo il Berlusconismo! I suoi metodi non sono i miei, come se i partigiani per sconfiggere i fascisti si fossero messi a fucilare ebrei, omosessuali e comunisti!
      3- Cosa intendi per guerra semiotica?

      • Ammetto che questo mio commento rispecchi un possibile punto di vista talmente estremo e che riassuma una serie talmente personale di ragionamenti che può dare adito ad interpretazioni come la tua, che ci sta e che anzi condivido nella sostanza (!). Due principi in particolare condivido con la tua obiezione:
        – Bisogna liberarsi dall’ansia da Messia, da Guru, da Guida forte e carismatica.
        – Anche io non voglio e temo come la peste un Grillismo dopo il Berlusconismo.
        Ora prendo i tuoi tre punti non per controbattere o tentare un’ottusa dimostrazione delle mie ragioni ma per sfruttare il tuo elenco come traccia per tentare di chiarirti cosa intendevo dire nel commento:
        1- Il Guru che intendevo è un contro-Guru, un Guru d’emergenza se vuoi, che funga momentaneamente e strumentalmente almeno un po’ da antidoto dall’azione pericolosa che hanno intrapreso Grillo e Casaleggio: raccogliere la narrazione della favola di internet, che già agisce da tempo, e tentare di farla diventare ideologia politica dominante. Perché è anche questo che stan facendo. Questo ipotetico contro-Guru, naturalmente, una volta intrapresa un’azione efficace, dovrebbe tornarsene a casa, in silenzio. Facendo un parallelo metaforico con la scena dal min. 19-20 in poi di Tempi moderni (tralasciando l’intervento della polizia e immaginando che non avvenga) la sua azione potrebbe essere questa: cercare di dare una spallata a Chaplin (Grillo) per mettersi lui alla guida del movimento e successivamente defilarsi per “liberare” il movimento stesso.
        2- Io stesso non so se sarebbe giusto usare le stesse armi del nemico ma so che un conto è concludere che non sarebbe coerente, un altro che non sarebbe efficace, un altro ancora che sarebbe altrettanto pericoloso. Non lo so. Per quello che vedo, purtroppo, mi sembra che un tale livello di esposizione non lo potresti raggiungere senza usare almeno in parte le stesse armi del M5s, perché alla fine sono un po’ tutte quelle “disponibili” e di larga diffusione (parlo di media).
        Noi stessi stiamo usando la rete per comunicare…e il qualunquismo (lo ammetto) insito in quest’ultima affermazione non è più tale se pensiamo che una delle più importanti sfide culturali che ci aspettano nel futuro sarà proprio quella, liberatrice, di scardinare il più grave meccanismo di stupro che il populismo digitale perpetua sulla cultura, sulla comunicazione, sulle parole, sui contenuti, sulla storia stessa: la distorta confusione tra mezzo e messaggio, tra linguaggi e contenuti, tra i gesti e il senso dei gesti stessi, tra significante e significato.
        Di questo dovremo liberarci (a mio avviso) perché è in questa dimensione che la società è diventata pericolosa a se stessa. Se con queste finalità il ragionamento che facevo è da tornasole all’egemonia culturale non lo so, davvero non lo so.
        3- Non tutti i ragionamenti sulla comunicazione implicano la semiotica e non tutti i ragionamenti semiotici implicano la comunicazione. Questo è vero. Ma a me sembra che l’operazione di cortocircuito permanente sul sistema mediatico che il M5s mette in pratica da sempre sia quantomeno semioticamente rilevante eccome. E se anche con questo sono arrivati dove sono allora si tratta di una battaglia (anche) semiotica.
        4- Visto che ci sono aggiungo un punto.
        Non è detto che “siano” dei “nemici”. Ma dove vogliono arrivare, di preciso? Lo sappiamo? No. E allora sono inquietanti.

  109. Ho seguito un pezzo della presentazione in streaming degli eletti del M5S a Camera e Senato. Butto lì, un po’ di getto, alcuni elementi che mi sembrano interessanti.

    Il primo: quello che sarà il capogruppo in Senato, Vito Crimi, si è espresso in questi termini rispetto alla possibilità o meno di una fiducia al governo: “non daremo la fiducia ad un governo *politico*, *dei partiti*”. La specificazione, secondo me, non è né causale, né irrilevante, perché lascia qualche margine ad uno scenario che in parte era già stato previsto: il possibile sostegno del M5S ad un governo tecnico “super partes”.

    Il secondo: gli eletti, in media, sono giovani (trenta-quarantenni), istruiti, e si collocano a tutti gli effetti nella cosiddetta “classe media”. Ci sono ricercatori, ingegneri, professionisti, informatici, piccoli imprenditori, alcuni insegnanti, qualche operaio (un paio, fra i pochi che ho potuto ascoltare). Insomma: gente comune, orgogliosa della propria competenza professionale e del proprio attivismo civico. L’idea che hanno ribadito più o meno tutti è stata: mettiamo le nostre competenze al servizio della causa.

    Il terzo: fra gli interventi che ho sentito, una larghissima fetta si concentrava sulle questioni ambientali – perché un certo numero di loro viene da lotte territoriali di quel tipo. Fra gli eletti ci sono diversi biologi, ingegneri, ricercatori ecc. attivi nel settore delle energie rinnovabili o in quello ambientale. Qualcuno ha invocato come tema centrale l’equità sociale, altri la necessità di riformare la giustizia ed ammodernare la macchina amministrativa; qualcun altro, infine, ha infilato il punto più spiccatamente ideologico fra quelli citati: salvaguardare il lavoro difendendo la piccola e media impresa.

    Potrei sembrare frettoloso a voler trarre a tutti i costi delle conclusioni da questo, ma penso sia importante mettere sul piatto alcuni ulteriori elementi di analisi, alla luce della “autopresentazione” degli eletti del M5S.

    A me sembra più evidente la necessità di operare una chiara e netta distinzione. Da un lato, infatti, la retorica finto-estremista e para-rivoluzionaria di Grillo ha sicuramente riempito le piazze e ha sicuramente valso al M5S un pezzo importante di consensi, in uscita sia da sinistra che da destra. Ma, dall’altro, non si scorge nulla di estremo, rivoluzionario, o anche solo “sopra le righe” nel modo in cui si sono presentati questi “volti nuovi”. Anzi: quello che io personalmente ho visto nella diretta streaming, è un pezzo di società italiana che, in altre condizioni o in un altro contesto, avrebbe potuto tranquillamente rappresentarsi attraverso una forza politica di centrosinistra, di carattere vagamente “liberal”.

    Mi sembra sia sempre più chiaro, alla luce di questo, che anche la categoria dell'”ur-fascismo”, evocata in precedenti interventi, sia abbastanza inadeguata per descrivere questo genere di fenomeno. Gli eletti (gli elettori sono un’altra storia, ovviamente…) non sembrano esibire nessun genere di radicalizzazione, né verso destra, né verso sinistra. Al massimo, una forma di radicalismo borghese/liberale che si esprime nella sincera convinzione di poter ammodernare l’apparato istituzionale dall’interno, in forma essenzialmente *tecnica* e grazie a *competenze specifiche*.

    Ora, se questa diagnosi è corretta, la conclusione che ne deriva è che il rischio è persino più insidioso che se gli eletti se ne fossero usciti difendendo le boutade xenofobe e populiste del loro “leader politico”, o rivendicando i punti più controversi del “non-programma”. Perché, a prescindere dalla buona fede di molti di questi neoeletti al Parlamento, il risultato della loro azione politica potrebbe essere semplicemente quello di favorire una netta continuità con le famose “riforme” (in realtà attacchi a mani basse allo stato sociale, ai diritti, ai salari) portate avanti dal governo tecnico; continuità che, però, potrebbe reggersi su un consenso popolare diffuso reso possibile dalla retorica radicale dell’apparato comunicativo di vertice (quello, per intenderci, che gestisce il blog e le comparsate pubbliche di Grillo).

    Questo fatto (che non è per niente una novità, visto che questi aspetti erano già stati abbondantemente rilevati anche qui) non rimuove affatto le contraddizioni, ma le specifica e le riorienta. E, di conseguenza, specifica ulteriormente anche la risposta che le forze di sinistra, oggi allo sbando, sono chiamate a mettere in campo, mettendo all’ordine del giorno con urgenza ancora maggiore la necessità di dar vita ad un nuovo fronte politico comune che riesca ad intercettare la conflittualità sociale che, inevitabilmente, riesploderà presto.

    Un’ultima specificazione, che mi è venuta in mente in questi giorni. Alcuni compagni indicano le rivendicazioni sulla “nazionalizzazione delle banche” come un possibile elemento “di sinistra” della retorica grillina. Bene, io dico: attenzione. Mi pare che il M5S chieda, di base, la nazionalizzazione temporanea *di MPS*… per poi rivenderla al miglior offerente. E’ questo, d’altra parte, l’unico modo in cui si può armonizzare questa rivendicazione con l’altra, apparentemente contraddittoria, che riguarda la vendita sul libero mercato di diversi “assets” pubblici (prime fra tutti le due reti televisive). E in tutto questo – ossia nel socializzare le perdite privatizzando i profitti – non c’è assolutamente nulla “di sinistra”. Non c’è neppure nulla di “fascista” (o di “ur-fascista”) a dire la verità; soltanto del piano liberalismo, ammantato di una patina radicale per solleticare gli umori delle masse colpite dalla crisi.

  110. […] pouf. Passa una settimana e l’Italia è Mars Attacks. Alieni, setta, strategia diversiva di matrice neoliberista o forza di occupazione che dir si voglia: fatto sta che la prima parte del tanto sbandierato piano […]

  111. Condivido in gran parte i contenuti dell’intervista di cui sopra, e devo dire che è la prima volta che leggo qualcosa di critico, originale e coraggioso su un movimento che sta seducendo anche le più frigide menti. Io, per mancata fiducia in ogni forma di “movimento” di popolo, determinata certo dalla mia storia personale, rifletto.

    Mi domando intanto: Ma questi numeri – un elettore su quattro ha espresso la sua preferenza a M5S – dove li prendono? Se osservo le differenze tra le ultime politiche vedo un grosso calo di Lega, di Italia dei Valori, di PDL e anche PD. Ne deduco che i sostenitori attuali del M5S “prima” erano schierati nelle file di coloro che oggi vogliono cacciare via. E qui per riuscire a spiegare bene quello che penso faccio un salto indietro nel tempo. Di qualche decennio.

    Mio nonno, antifascista con storie “spesse” da raccontare, me ne ha raccontate tante sulle due guerre, ma una di queste non amava raccontarla. Me l’hanno raccontata altri vecchi del paese.

    “Nel 24 ci furono le elezioni nel nostro paese, il regime fascista si era già insediato, ma dopo una riforma elettorale ad hoc, puntava ad un potere “consensuale”. Nel nostro paese si votava nelle scuole elementari ed in questo luogo cominciarono a venire i “volontari” fascisti a “tener compagnia” agli elettori quando si recavano alle urne. Erano una decina di ragazzi e uomini militanti, erano arrivati da paesi vicini. Alcuni, ma pochi, dello stesso paese di mio nonno. Avevano con loro pintoni di vino. Offrivano un bicchiere a coloro che entravano nei seggi, cantavano e si abbracciavano. Il vino ai tempi era cosa molto rara. Spesso si beveva quello di terza spremitura, o si bevevano anche i risciacqui delle botti, dalle mie parti. Offrirne di buono così a gratis oggi sarebbe stato più che da rimborso elettorale! Mio nonno, un ex combattente che era conosciuto come un oppositore del regime appena insediato, aveva ventiquattro anni ed aveva fatto l’Isonzo. Era tornato dalla guerra ed era conosciuto come il “socialista testa calda”. Arrivò al seggio e capì subito la situazione. All’offerta del bicchiere di vino prima di entrare nel seggio oppose un’educato ma fermo rifiuto e lì cominciò a crearsi una certa tensione con i giovani fascisti. Uno di questi alla fine gli disse che vino o non vino, tanto lo sapeva per chi “bisognava” votare. Lui non disse niente. Entrò nella scuola. Espresse il suo voto e intanto anche i fascisti lo avevano seguito dentro all’edificio. Ai tempi, la scheda elettorale bisognava infilarla dentro ad una busta prima di consegnarla. Mio nonno dopo aver votato arrivò al banchetto per consegnarla, ma aveva lasciata aperta la busta. La cosa sorprese tutti, non sapevano come prendere quel gesto. Uno dei fascisti a quel punto gli chiese come mai non l’aveva chiusa per bene. Mio nonno rispose: ” Se sapete per chi bisogna votare, allora leccatela voi la busta per chiuderla”. Si scatenò un parapiglia nel seggio con schede che volavano e banchi e sedie per aria. Per non invalidare tutti i voti e non creare problemi il capo della banda di fascisti ordinò che si lasciasse uscire mio nonno, il quale si ricompose ed uscì fuori tra due ali di sguardi d’odio. Arrivò a casa e disse a mia nonna di prendere il bambino di due anni (mio zio), e di andare subito da sua sorella. Le disse di tornare a casa solo quando fosse venuto lui a prenderla. Lei non chiese niente, prese il bambino e uscì subito. Mio nonno si levò la giacca e la piegò in due, poi prese degli stracci, ci mise una padella dentro e si legò quella specie di giubba antiproiettile sul petto. Andò in camera e prese il moschetto con baionetta, tornò in cucina e rovesciò il tavolo di legno a creare un bunker nell’angolo della stanza. Vi si sistemò seduto dentro. Dopo pochi minuti sentì urla nel cortile della cascina, come aveva perfettamente previsto. Si sentì chiamare dal cortile: ” V ! Ven fora! Ven che l’uma da parlete!” “Cò voli!” urlò mio nonno da dentro. “Voluma fè la bandiera de l’Italia ma ‘n manca el Ros!” (Traduzione per chi non capisce il nostro dialetto: “vogliamo fare la bandiera dell’Italia ma ci manca il Rosso”. Era un modo duplice per dire che serviva sangue e possibilmente di un comunista/socialista). Non rispose. Dopo breve sentì battere alla porta e non rispose di nuovo. Poi la sentì schiantarsi sotto i colpi di un’ascia. I fascisti erano entrati in casa ed i primi due erano arrivati in cucina dove videro mio nonno dietro al tavolo che gli puntava il moschetto addosso. Urlarono che era armato e scapparono tutti fuori. Poi sentirono la voce di mio nonno: “Prima ‘d fè la bandiera col mè sang, la fasu mì col vost!” In quel frangente arrivarono alla cascina altri giovani del paese e persino donne che avevano sentito del fatto capitato alle urne e trovarono nel cortile i fascisti che si organizzavano sul da farsi. Questi, vista la mobilitazione accorsa ad aiutare mio nonno lanciarono ancora qualche minaccia ma poi se ne andarono. Qualcuno disse che furono anche parecchio sollevati per l’arrivo dei “rinforzi” a loro contrari. Se uno di loro fosse entrato di nuovo in quella cucina lo sapevano tutti che ne sarebbe uscito coi piedi in avanti. Andarono via in silenzio pieni di rancore. Con mio nonno avrebbero regolato i loro conti anni più tardi. E qui invece arriva l’unica nota “divertente” di tutta la storia: uno degli accorsi in aiuto di mio nonno, quando i fascisti se ne erano già andati gli urlò di uscire che erano andati via. Lui in tutta risposta rispose: “tant lo savìa che co tì et ieri un de lur! Merdùn!” (trad. tanto io lo sapevo che anche tu eri uno di loro, stronzone!) Mio nonno era convinto che stessero usando un suo amico per stanarlo. Questi offeso entrò deciso in cucina per spiegare bene a mio nonno il granchio che stava prendendo. Il colpo gli arrivò a venti centimetri sopra la testa e lo fece scappar fuori di corsa. La palla di piombo si era piantata nel muro facendo cadere un bel pezzo di calce per terra. Dopo un pò riuscirono a spiegare a mio nonno che era vero che i fascisti se ne erano andati, ma quel suo amico non gli parlò insieme per vent’anni. Tornò a parlargli solo quando mia nonna gli nascose il figlio nel nostro fienile per salvarlo dalle retate del ’44, per evitare che fosse deportato in Germania. Ma questa è tutta un’altra storia.”

    Anni dopo, nel ’76 mio nonno morì. Per tutta la sua vita non ha amato raccontare questa storia perchè gli ricordava tanti dispiaceri, i “sagrìn”, come diceva lui. E’ stato uno che ha sofferto tanto per colpa del fascismo. Lo ha vissuto tutto, dall’alba alla fine, e sempre, sempre, ha avuto problemi con quel regime. Ha perso amici, parenti. Ha visto scene brutte prima, durante e dopo la caduta del regime. Ha rifiutato l’arruolamento nella seconda guerra, è scappato in Francia, è tornato, è riscappato in Veneto e poi in Yugoslavia, poi è tornato per la Resistenza. Una vita, una vita. Tante storie brutte, alcune belle, poche. Le ha raccontate, alcune in aule pubbliche, da anziano, con me seduto vicino che ero piccolo e lo ascoltavo e avevo quella manona sulla testa. Ne ha viste anche altre, come gente ex camicie nere indossare fazzoletti rossi, e quelle ce le ha raccontate solo a noi. Per spiegarci come funzionava l’Italia, diceva. Ma per tutta la sua vita, parlando delle guerre e dell’Italia, aveva sempre detto che gli italiani erano come le bandiere: “i colori son sempre gli stessi e vanno dietro al vento”. Oggi, quando vedo che uno su quattro ha aderito ad un movimento nuovo che gli offre la possibilità di cambiarsi d’abito capisco ancora di più le parole di uno che piuttosto di baciare una bandiera che non lo rappresentava più si sarebbe fatto ammazzare dentro la cucina di casa sua. Dopo la seconda guerra, negli anni cinquanta mi raccontano che commentava i risultati delle elezioni e diceva: “ma tutte quelle folle di fascisti, dove son finite?”

    Io lo capisco che i grillini vogliano cambiare il mondo come nella canzone di Paoli, e che oggi al bar siano molti di più di quattro, ma si ricordino bene che tra loro ci sono anche quelli che prima – finchè avevano le pance piene e i posti sicuri al caldo, e magari si facevano assumere dallo Stato in cambio di un voto, per mettersi in mutua subito dopo… – votavano altri, e partecipavano alle manifestazioni di altri, e sostenevano quel mondo che oggi disprezzano.

    Che lo guardino bene il loro vicino al corteo o al comizio, provino ad immaginarselo quando sfilava per quelli contro cui oggi urlano insieme. Sono tanti, sono troppi per esser tutti dei puri di cuore! Ed il grave è che si spacciano per esserlo! Non parlano con i “contaminati”, non negoziano le poltrone, non fanno parte della casta, vogliono fare la rivoluzione! Il giorno in cui avranno il 51% come si comporteranno con chi potrà avere dei dissensi? Lo tacceranno di ignorante che non ha capito “il verbo”? Io temo molto chi vuole governare solo avendo una maggioranza assoluta. Mi sa di elezioni del 24. Capisco che ce l’abbiano con delle persone esponenti di un mondo complesso e corrotto, ma si ricordino bene di levarsi il cappello quando si troveranno dentro ad un Parlamento, perchè un Parlamento è un posto che è stato conquistato con fiumi di sangue umano. Non è arrivato per caso, il Parlamento. Guai, guai, a chi insulterà la democrazia evitando di confrontarsi, anche con quelli che non sopporti, che vorresti vedere rovinati e dimenticati. Persino quelli che l’hanno minata nel profondo li devi ascoltare, se sei stato eletto con questo mandato. La legge elettorale migliore è quella che costringe al confronto ed al dialogo, se questo è portato avanti da persone responsabili! Oggi i tempi son stretti per colpa dei mercati! I mercati! In uno Stato dignitoso i mercati aspettano che la democrazia si esprima, non che il mercato vuole un governo in fretta! Per colpa di questi “mercati” non voglio mica esser io stesso mercanzia! Non voglio trovarmi un giorno un banchetto davanti alle urne dove mi offrano vino prima di votare. Vorrei evitare di rinchiudermi asserragliato a difendere la mia libertà di pensiero e di esistenza con un moschetto in mano con tanto di baionetta per vendere cara la pelle fino all’ultimo. E se verrà il giorno in cui dovesse insediarsi un sistema totalitario fatto solo di persone correttissime e super intelligenti e che faranno solo cose giustissime, beh allora sarà arrivato il momento per me di dire qualcosa di stupido, di essere scorretto, e di fare cose molto sbagliate.

    Io oggi quel moschetto ce l’ho ancora. E’ avvolto dentro ad una bandiera dell’Italia, in fondo ad un baule pieno di cimeli bellici, scarponi, calzettoni, casacche e mutandoni dell’esercito regio e non… Ci sono libri e libercoli vecchi, fogli di giornale, pallottole arrugginite. Ci sono coperte e sacchi ripiegati. Lettere. Tantissime lettere che io aprii solo una volta anni fa per trascriverle e poi mai più. Sono i simboli di un uomo dei tempi passati che ha vissuto con le armi in mano per metà della sua vita e lo ha fatto per restare libero.

    E’ la prima e l’unica volta che scrivo quello penso sul fenomeno M5S. L’ho fatto raccontando una storia qui, perchè mi sa di luogo libero. Spero e mi auguro che il mio pensiero sia arrivato limpido.

    Un saluto a tutti voi.

    Guido Laremi. (scusate, è uno pseudonimo, è il personaggio di un libro che mi era piaciuto molto).

    • Grazie per il tuo racconto.
      Più andavo avanti a leggere e più mi tornavano in mente ragionamenti e racconti fatti qui sul phylum (che però è una treccia, talvolta slabbrata) che percorre (e descrive e tiene legata e rende riconoscibile) la “razza partigiana”. Partigiano, come poeta, parola assoluta, diceva Fenoglio.
      Sono questi i racconti che dobbiamo continuamente ridirci, non le favole, le fandonie, le emozioni di un istante, che il secondo dopo sono già fumo all’orizzonte, sostituite da altre favole, altre fandonie, altre emozioni.
      Grazie anche perché il tuo lungo racconto mi ha fatto stare ferma un bel po’, anche a immaginare quelle lettere che hai trascritto (e che sarebbe bello leggere…)

    • Bellissima storia. Anche da me i contadini bevevano sostanzialmente la “vinella” che si faceva bagnando con un secchio d’acqua le vinacce strizzate nel torchio vinario: le prime due torchiature andavano a padrone e fattore e l’ultima, bagnata nel vino, era la vinella dei contadini. In alternativa si beveva tranquillamente un vino acetato, “girato”.
      Su vino e fascismo ho raccolto una storia, una sorta di “leggenda popolare”: http://www.carmillaonline.com/archives/2011/04/003884.html

    • Grazie Guido. Limpido.
      Io la prego, racconti di nuovo questa storia. Anche se costa impegno, anche se scarseggiano i luoghi liberi, anche se tanti non capiscono e non rispettano. Dare voce alle storie è l’unico modo per alimentare la coscienza della Storia (e ricordare quindi che nessuno se ne può astrarre, che non esiste l’uomo “puro”). Io sto leggendo la raccolta Giap! di Wu Ming e De Lorenzi e non potrebbe essermi più chiaro.
      Perché non tutti hanno storie simili da raccontare, non tutti hanno toccato con mano, sul viso di un nonno, l’indignazione e la passione che brucia dentro chi ha combattuto il fascismo. Altri queste storie le hanno, ma la necessità (adolescenziale!) di “disconoscere i padri” gliele fa soffocare. Mostri loro che è bello riconoscere con orgoglio di appartenere a quelle storie. Riconoscere di appartenervi insieme. Mio nonno c’ha rimesso salute e svariati lavori per costruire l’Italia del dopoguerra, da sindacalista CGIL e attivista PCI; suo fratello la vita, fucilato a 19 anni dai fascisti, insieme a tanti compagni partigiani. Anche nei miei bauli ci sono lettere. La sua storia Guido mi ha fatto ribollire il sangue perché ho sentito quel sentimento, che in me è un miscuglio di rabbia angoscia vergogna … di fronte alla situazione politica di oggi. E non so perché, di tradimento.

    • Grazie Guido Laremi anche da parte mia e di cuore. Storia preziosissima. Ne vorrei leggere ancora e ancora, come quella di Alberto Prunetti che già conoscevo (inciso: “Potassa” è introvabile caro Alberto, sono andato a cercarlo in biblioteca e non c’era, ma forse potrebbero mandarlo dalla Chelliana o da Scarlino, in compenso sono parecchio a parte dei recenti malanni ella regina Elisabetta) Mi chiedo: qualcuno si è preso la briga di raccogliere storie come queste sparse in giro per la rete? Se sì: dove? Se no…

      • @Sir Robin: non si trova neanche quello? Sono l’autore dei libri introvabili. Risolta la situazione di “Amianto” scompare “Potassa”. (PS: non dovrei dirlo proprio io, ma forse se provi a cercare Potassa su Emule…).

        Nel mio post antecedente c’è un errore: ovviamente la vinella dei contadini si faceva bagnando il castello dei vinaccioli strizzati ma ancora impregnati d’un residuo di mosto. Poi si ritorchiava (la grappa non si faceva in Toscana).

        Infine cambio discorso: su grillismo e scuola – o sui disastri dall’applicazione di alcune proposte grilline al mondo della scuola – esce stanotte un articolo di Girolamo De Michele su Carmilla. Cercatelo, poi comunque lo linko appena esce.

  112. Che dire. Grazie per aver voluto condividere con noi tutti una storia personale così emblematica e profonda. Il tuo intervento, questo sì, è passione civile. Le storie di due, tre generazioni fa sono le nostre, ma nell’ansia di disconoscere i padri troppo spesso lo dimentichiamo. Abbiamo davvero creduto (e qui parlo come parte del popolo, non come uomo di fazione) che in un mondo ancora diviso in sfruttati e sfruttatori potesse esserci “un nuovo che avanza”che non metteva in discussione proprio quel punto, centrale?
    Marcus Garvey si riferiva ai neri, ma le sue parole sono universali, proprio perchè partivano da un’angolazione precisa. Cito a memoria: “Un popolo privo della conoscenza della propria storia è come un albero senza radici”.

  113. “L’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia”. Compagni e compagne, ecco a voi Roberta Lombardi, neocapogruppo alla Camera del M5s. Qui il suo testo integrale http://robertalombardi.wordpress.com/2013/01/21/italia-sotto-formaldeide/

  114. Ciao,
    vorrei proporre un “Off Topic” perché penso che in realtà sia un argomento che sarebbe interessante approfondire, e non penso di avere gli strumenti per farlo.
    In sintesi: la “democrazia diretta” propugnata dal M5S è “fattibile”? E’ possibile, al di sopra di una certa dimensione, fare in modo che “uno conti uno”? Ma anche “tra pochi” (piccole comunità, assemblee) è mai stato vero?

    (ma prima mi si conceda un altro OT velocissimo: grazie a Little Commie Craig per le riflessioni post riunione degli eletti a Roma e grazie infinite a “Guido Laremi” per la storia toccante – tra l’altro ti intuisco Piemontese come me, e m’immagino mio nonno al posto del tuo, anche se lui era troppo giovane per essere partigiano e lo era stato suo fratello maggiore).

    Dunque, “democrazia diretta” dicevo. Son capitato a leggere i commenti ad alcuni post di Bracconi su repubblica, e due mi hanno colpito:

    1) “chi ha studiato storia sa bene che [la democrazia diretta] è sempre stata soltanto l’anticamera delle dittature, la luna di miele prima dell’occupazione violenta e stabile del potere… fin dai tempi della RIVOLUZIONE FRANCESE”

    2) “[anche nel 68] “uno valeva uno”, non erano riconosciute competenze, meriti, capacità, … uno valeva proprio uno. Ma i comunicati venivano stilati da uno che era un po’ più uno di tutti gli altri sulla base di un ciclostilato portato in bici da uno che l’aveva ricevuto da uno ancora più “uno” di tutti gli altri. Il comunicato era discusso in assemblea e se qualc-uno diceva di non essere d’accordo su qualcosa, […] ti urlavano […] faccia da culo, democristiano di m, sporco imperialista”

    Io la storia non la conosco bene come vorrei, e mi piacerebbe che qualcuno mi aiutasse ad approfondire, magari anche voi, Wu Ming, potreste sviluppare un po’ questo tema in un post apposito. “La democrazia rappresentativa crea delle caste, quella diretta dei totalitarismi”. Ora, io sono molto combattuto. Al di là del fatto che non penso sia così “matematica” la questione. Cosa accadeva davvero “nella vita quotidiana” durante la rivoluzione francese? Il Terrore sarà sicuramente stato gravissimo, ma è pur dalla rivoluzione francese che nasce la moderna democrazia, la separazione dei poteri (financo la diffusione dell’illuminismo)… o no? Per gli Offlaga Disco Pax, alla fine, anche un bambino di seconda elementare può rispondere alla maestra “che i Giacobini avevano ragione, e, Terrore o no, la Rivoluzione Francese era stata una cosa giusta”.

    Il secondo commento, invece, mi pare “ridimensioni” un po’ il paragone grillismo-fascismo: l’argomentazione “in linea di principio” si basa su un discorso di “metodo”… ma se siamo pragmatici e non ci nascondiamo dietro una foglia di fico, non possiamo negare che spesso in molti contesti di partecipazione diretta si fanno forzature “antidemocratiche” e l’assemblea “camuffa” una decisione di un “direttorio”.

    C’è una differenza qualitativa sostanziale tra una “piccola distorsione fisiologica” di un momento di alta politica e un “principio totalitario”? Io, lo dico senza provocazione, non la vedo mica tanto. Ma se è solo “quantitativa”, allora il discorso di principio cade.

    Cosa differenzia un fascismo da combattere da una rivoluzione nata con le migliori intenzioni che però potrebbe avere risvolti totalitari? O da un movimento che pratica una democrazia non tanto partecipata? Le buone intenzioni?

    Troppe domande a cui non so dare risposta.
    Grazie se mi vorrete aiutare nella riflessione.

  115. “Grillo, come il Chaplin di Tempi Moderni, ha raccolto da terra una bandiera abbandonata e si è trovato alla testa di una mobilitazione di cui è più ripetitore o amplificatore che demiurgo”, questa frase presente in un articolo di salvatore cominu http://www.uninomade.org/note-sulle-elezioni/ mi sembra la metafora perfetta per spiegare il fenomeno grillino. min 19 di tempi moderni. http://www.youtube.com/watch?v=Ybhz5Dpet_0

  116. l’orrore, l’orrore…

    http://www.dailymotion.com/video/xp8ipi_passaparola-occupazione-tedesca-ida-magli_news#.UTT1S1dNGIk

    (da ascoltare tutto, fino in fondo, cercando di trattenere i conati di vomito)

    chi ha messo l’LSD negli acquedotti, chi? come e’ stato possibile trovare bifo e ida magli sotto la stessa bandiera?

  117. Giusto per approfondire un po’ sul personaggio Casaleggio
    Casaleggio: cos’è, con chi ha rapporti, come funziona
    http://neuroneproteso.wordpress.com/2012/06/02/casaleggio-cose-con-chi-ha-rapporti-come-funziona/

  118. Non è che per caso che Grillo prospera perchè oltre ai movimenti hanno fallito anche gli istituti?
    Non esiste più una tutela per i cittadini…

    Associazioni di consumatori non funzionano, I garanti della Privacy si occupano di cose astratte che riguardan forse pochi eletti.
    L’Inps è fallita e già sappiamo che nessuno di noi avrà una pensione…
    I maggiori sindacati sono espressione di una voce di partito e non sanno nulla dei lavoratori…Non c’e’ un settore in cui ci si possa rifugiare per difendere uno straccio di diritto… C’e’ solo il dovere di pagare!
    Non voglio parlare della classe politica che mi pare superfluo. In Italia è tanto se la gente ancora non sta sparando…
    Quello lì populista o no campa di una situazione creata da qualcuno… o vogliamo far finta di non vedere, ancora?

  119. Bellissimo articolo! Complimenti, siete sempre fonte di nuovi spunti che, poi, persone preparate e cortesi ampliano con commenti intelligenti ed interessanti. E’ proprio leggendo articolo e commenti che mi allaccio al tema della discussione, forse prendendola un po’ larga. Non ho obiezioni valide nei confronti dei metodi comunicativi del movimento e dei controsensi che questi generano, ma se è per questo mi domando anche quali possano mai essere dei metodi adatti!

    Prendo però ad esempio il citatissimo “controsenso” della legalità: come affiancare sensatamente una protesta fatta con occupazioni, sabotaggi e manganelli con una linea che (ironizzava qualcuno giustamente) prevede un “meet-up che faccia un progetto e poi tenti di farsi assegnare lo spazio legalmente” ???

    La risposta può essere “è un controsenso! E’ solo un modo per acchiappare un po’ tutti”

    La risposta può essere “forse bisogna ri-inventarsi il significato della parola protesta”

    E’ normale arrivare al punto di dover superare una certa posizione, metterla in discussione e riuscire ad evolverla, credo sia successo sempre ed ogni trasformazione ha lasciato dietro di sé le sue vittime. Capisco la pars destruens dei ragionamenti che proponete, ma il suo contraltare? Qui ed ora su questo sito la legalità (continuo sulla legalità per comodità) grillina è intesa solo come una semplice legalità “in breve”, strumentale, come fosse una parolina buttata lì, a pesca. Potrebbe invece nascondere, e secondo me nasconde, l’esigenza di una ristrutturazione almeno parziale di questo concetto, esigenza che, forse, le folle oceaniche e PENSANTI che hanno votato l’m5s provano e magari condividono. Ma, ancora forse, avete ragione voi, si è sempre e solo vittime decervellate di una trappola mediatica, tanto basta. Aggiungo che sono esigenze che da sempre (spesso pentendosi col “senno del poi”) vengono spartite tra i vari soggetti politici o ideologici di qualsiasi colore o parte, ma questo perché il “controsenso” è implicito nel concetto stesso di superamento! Attraverso una fase di “stallo” nella quale le due condizioni co-esistono, la percezione di quel senso si trasforma fino alla fusione, più o meno influenzata, dei suoi opposti, ovvero la sconfitta della più debole (o instabile).
    Una soluzione guadagnata, in mancanza di un “controsenso”, è solo una mezza verità, e se essa non arriva ATTRAVERSO il problema che la esige, sarà, a mio avviso, una soluzione a breve termine! Pensare che non si possa trovare il superamento nel conflitto “legalità” ed (non vs) “illegalità” è come dire che non dovrai più usare macchina, pc, treni, grattacieli, campi coltivati ecc. per dormire sogni tranquilli… io voglio costruire per mantenermi e mantenere la mobilità, la comunicazione, un senso sociale condiviso ecc che mirino sempre a danneggiare il meno possibile. Cioè non significa un mondo “pulito” o “giusto” o “unito” (che, pare, siano frame di destra… anche se io mi domando quali siano i sensi di una protesta se non questi), ma un mondo che cambia spontaneamente, in un riciclo continuo di significati.

  120. […] dicono nell’intervista al “manifesto” del 1 marzo i Wu Ming (che hanno dato vita sul proprio blog a un imprescindibile dibattito), «i movimenti non hanno […]

  121. Se non sbaglio non c’è ancora una traduzione in francese dell’intervista…se me lo confermate posso lavorarci io! Dove la potrei inviare poi?

    • Ciao, confessiamo che non ci capiamo più niente con le traduzioni, e fatichiamo anche a seguire la discussione (che comunque si gestisce bene!). Comunque in francese no, non mi sembra che ci sia già.

      • Immagino la fatica a seguire il tutto! Allora inizio a cimentarmi nell’impresa…so che Q in Francia è stato pubblicato con un altro titolo, immagino sia bene “francesizzarlo” nella traduzione, no?

        • L’oeil de Carafa. Uscì nel 2000 per Seuil. Più che tradurlo, lo hanno parafrasato :-P “Figlio di puttana”, per dire, diventava “rusé comme un renard”. Hanno tolto tutte le parolacce. Frasi paratattiche sono diventate ipotattiche. Una merda. La Francia è l’unico paese europeo dove Q è andato male e si è inabissato per non riemergere più.

          • mammamia “rusé comme un renard” non si può tollerare proprio! perché non citarli in giudizio per violazione del diritto morale al rispetto dell’integrità dell’opera (cit. l’auteur peut s’opposer à toute modification, déformation ou mutilation de son œuvre)? :-) sarebbe fighissimo…non si può affossare così un capolavoro come Q

  122. Roberta Lombardi è la nuova capogruppo pentastrale alla Camera. Il post pubblicato sul suo blog il 21 gennaio scorso ha suscitato una grande polemica: http://robertalombardi.wordpress.com/2013/01/21/italia-sotto-formaldeide/

    Ovviamente il PD e il suo apparato mediatico stanno banalizzando la questione trasformandola nel solito meme antigrillino che non porta da nessuna parte, dipingendo la Lombardi essenzialmente come un’ignorante. Mi sembra invece che la faccenda sia molto più seria: Roberta Lombardi è una che ha capito meglio di molti altri grillini l’ideologia di Casaleggio.

    La Lombardi *critica* CasaPound dicendo che ha tenuto del fascismo solo la parte cattiva: “folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola”. E commenta: “Casapound non è il fascismo ma una parte del fascismo”. Nella sua replica di oggi, dove nega di essere filofascista, peggiora la situazione dicendo: “Mi riferivo, facendo una analisi, al primo programma del 1919, basato su voto alle donne, elezioni e altre riforme sociali che sembravano prettamente socialiste rivoluzionarie e non certamente il preludio di una futura dittatura. Tutte proposte che poi Mussolini smentì già dall’anno seguente, in quello che fu un continuo delirio di contraddizioni”.

    A quanto pare, il sansepolcrismo (cioè il programma fascista del ’19) non è una *nostra* fissazione sul M5S. Da come la leggo io, la Lombardi vede il M5S come un modo per realizzare il sansepolcrismo senza la successiva “degenerazione”: nel primo post ha scritto appunto che “prima che degenerasse” il fascismo era socialista, responsabile, difensore della comunità, della famiglia e dello Stato. Chi conosce l’estrema destra italiana sa che il tema di “recuperare il fascismo delle origini” è da sempre il suo leitmotiv, usato già durante la Repubblica Sociale. In effetti, è la stessa identica cosa che dice CasaPound, che infatti ha rifiutato la definizione di essere nostalgici folcloristici, razzisti e “sprangaioli”.

    Questi fanno a gara a chi è più diciannovista!

    In fondo al primo post la Lombardi spiega anche in positivo la sua concezione: bisogna abolire i sindacati (tutti, alla faccia della “interpretazione autentica” del pensiero grillino che qualcuno ha voluto dare, dicendo che intendeva solo i sindacati collaborazionisti); bisogna abolire gli ordini professionali, le associazioni di categoria, i partiti e tutti i corpi intermedi della società: “ogni filtro o intermediario posto tra cittadino e cittadino nel tempo si è trasformato in una barriera allo sviluppo di rapporti sociali, economici, lavorativi”. Questo è il liberismo fascista delle origini, di cui avevamo già parlato qua sopra: deregulation autoritaria.

    Poi, ecco la democrazia organica teorizzata dal franchismo spagnolo: “Passiamo dalla società delle divisioni alla società delle connessioni”. Tutti connessi come quelli di Avatar, per diventare un meta-organismo senza contraddizioni interne.

    E poi, arriva l’inquietante utopia di Casaleggio: “Una società fluida ed interconnessa permette uno scambio paritario e la creazione dinamica di reti che si compongono intorno ad idee. Questo è il salto nel vuoto di cambiare il proprio modo di pensare in modo radicale e nuovo”.

    Fate ciao ciao con la manina a chi fa il salto nel vuoto. Lo ritroveremo in fondo al canyon come Wile E. Coyote. Io preferisco costruire ponti.

    • Dimentichi il colpo di grazia finale: “ora che non abbiamo più nulla da perdere”.
      Ora che non abbiamo più nulla da perdere?

      Ma coraggio, leggete anche i commenti. La stanno ovvimente distruggendo. Come ha detto qualcuno: “é la rete, bellezza”.

    • In realtà, per riallacciarsi ai dubbi di E.Talpa, l’eliminazione di ogni corpo intermedio della società fu già uno degli scopi della Rivoluzione Francese, in modo da non lasciare nessun ostacolo nel rapporto tra Stato e cittadino (mi pare ci sia un passaggio molto efficace su questo nel Novantatre di Hugo)

      • A questo proposito segnalo “L’Ancien Régime et la Révolution” di Tocqueville. Con la tradizione giacobina nata dalla Rivoluzione, la Francia avrebbe assunto dei caratteri fortemente singolari per il ruolo preminente accordato alla potenza pubblica nell’organizzazione della vita collettiva. Tocqueville ha così stigmatizzato un potere centrale « parvenu à détruire tous les pouvoirs intermédiaires (giunto a distruggere tutti i poteri intermedi) », apparendo « comme le seul ressort de la machine sociale, l’agent unique et nécessaire de la vie publique (come la sola sorgente della macchina sociale, l’agente unico e necessario della vita pubblica) », avendo fatto in modo « qu’entre lui et les particuliers, il n’existe plus rien qu’un espace immense et vide (che tra lui e gli individui non esistesse più nulla che uno spazio immenso e vuoto) ».

        Per info. La libertà d’associazione in Francia è stata reintrodotta nel 1901

      • Dovremmo chiederci però quali erano prima della Rivoluzione Francese i corpi intermedi della società. Dubito che si riferisca ai sindacati, che ancora non esistevano, o ai partiti politici di massa, di cui i circoli giacobini furono invece il primo esempio.

        Le rivoluzioni borghesi cercarono di spazzare via quei corpi intermedi di origine *feudale* (ordini, gilde, organizzazioni religiose) che frenavano il libero sviluppo della società capitalistica. La parte più radicale e “sanculotta” di queste rivoluzioni condivideva questo obiettivo, che perseguiva anzi con maggiore convinzione (soprattutto per quanto riguarda la lotta alla sovrastruttura ecclesiastica), ma al tempo stesso gettò le basi della formazione di nuovi corpi intermedi che in qualche modo esprimevano il peso sociale del popolo minuto (se usciamo dalla Francia, cito il New Model Army di Cromwell).

        Oggi i corpi intermedi esistenti nella società capitalistica sono di molti tipi, in alcuni casi si tratta di formazioni che rappresentano, in forma più o meno distorta, il peso sociale dei ceti popolari. C’è una certa differenza tra il sostenere la necessità di togliere i ceppi che fermavano lo sviluppo del capitalismo nel Settecento e sostenere la necessità di togliere oggi i nuovi ceppi che ne ostacolano lo strapotere. All’epoca era un’affermazione progressista, oggi è un’affermazione reazionaria.

        Faccio notare, già che ci siamo, che anche il fascismo storico faceva improprie analogie tra i sovversivi del Biennio Rosso e le forze reazionarie che avevano ostacolato il Risorgimento, rappresentando la propria opera di “pulizia sociale” come la prosecuzione della rivoluzione borghese (e la Prima Guerra Mondiale come la prosecuzione delle guerre d’indipendenza).

        Storicizzare sempre.

        • In più oserei dire che l’opposizione ai corpi intermedi conteneva già allora contraddizioni che contribuirono al termidoro.
          La legge Le Chapelier del 1791, che sostanzialmente proibiva scioperi e sindacati, mentre mai fu applicata contro analoghe associazioni padronali, non era certo nel cuore dei sanculotti.

    • Bravo Mauro, lo volevo linkare anch’io. Questo è corporativismo e non fa altro che confermare la tesi dei Wu Ming, perchè in sostanza ci dicono che imprenditori, artigiani, operai, contadini ecc..hanno interessi comuni (segno di una visione di una società potenzialmente senza attriti interni e armoniosa) e che quindi i sindacati non sono necessari.

      Ma io dico, ma la gente che si diceva di sinistra (se non addirittura comunista) che ha votato Grillo, sa di queste esternazioni..o meglio campanelli di allarme?

  123. […] è quello strategicamente determinante. Circolano in questo momento interessanti analisi, ricordo quella di Wu Ming, secondo le quali la vittoria del Movimento 5 Stelle assume per molti versi un ruolo di supplenza e […]

  124. Linko un articolo di Carlo Formenti…abbastanza positivo vs M5S

    http://www.alfabeta2.it/2013/03/05/il-dilemma-post-elettorale/

    • “Se sommiamo astensioni, voti per Berlusconi e voti per Grillo, vediamo che i tre quarti degli italiani hanno detto di no alle politiche di austerità imposte dalla Comunità Europea.”

      Alla faccia del paralogismo!
      Ma che modo di ragionare è?

      • Empiricissimo, per cui colpevolmente ininfluente, ma io conosco proletari o piccoli lavoratori autonomi (imprenditori) che han votato grillo perché estenuati dalla crisi han veduto Monti come il rappresentante di un governo della pauperizzazione sovradiretto dall’europa finanziaria.

        • Sì, ne ho ascoltati anch’io. Quello che contesto è che tutti i voti M5S possano automaticamente considerarsi voti anti-austerity.

          • Quella è una semplificazione debole se non già erronea da parte di Formenti, sono d’accordo con te.
            Però per fortuna C.F. parla anche di “collante ideologico [che] è dato dal disprezzo per la “casta” politica”.
            E’ chiaro che risulti più verosimile una generalizzazione di questo tipo.

    • Molto interessante l’articolo di Formenti, ragiona nel merito del programma di Grillo e della composizione sociale del suo elettorato.Come dovrebbero fare i marxisti.
      Giusto anche lo stop alla lagna su Occupy, fenomeno interessante ma sopravvalutato. Noi abbiamo fatto decisamente di meglio negli anni scorsi.
      Mi sembra decisamente più interessante quello che avviene in Grecia, Spagna , Portogallo..
      Sarà un caso che in questi paesi esiste ancora una sinistra degna di questo nome?

      • Ma tu hai sentito nei movimenti italiani qualche “lagna su Occupy” posteriore al dicembre 2011, massimo gennaio 2012? Io no.
        Anche nel nostro pezzo su Internazionale, il riferimento a Occupy riguardava principalmente lo slogan “Noi siamo il 99%”, per il resto abbiamo sempre fatto l’esempio di Grecia, Spagna e ora Portogallo.
        Ecco, io ho sentito molti più interrogativi sul perché in Italia “non si faceva come in Grecia”. Mi sembra un po’ troppo comodo riassumere tutto questo in una “lagna su Occupy” per poi fare il gol a porta vuota. Diciamo che, almeno secondo me, Formenti ha scritto cose molto più lucide, e certamente ne scriverà. Questa è un po’ troppo pressata dall’urgenza di dire qualcosa di post-elettorale, e di farlo sulla scia di Bifo, che del resto mi è parso ancor meno lucido.

        [In ogni caso, Formenti parla solo dell’Occupy statunitense (e nemmeno tutta, perchè a Oakland c’è stata un’interessante alleanza tra Occupy e movimento operaio), mentre di Occupy è interessante il contributo che ha dato all’immaginario transnazionale delle lotte, anche se per me resta più importante quello dato dagli spagnoli.]

        • Un pezzo di Negri in Uninomade tre,mesi fa si intitolava, proprio Perchè in Italia non c’è stato Occupy..e dava risposte deliranti.
          Secondo me quello che succede in Grecia, Spagna, Portogallo con Occupy, per fortuna , c’entra poco.
          Rimango convinto che questo sia un articolo lucido, non a caso, scritto da un intellettuale che i limiti del postoperaismo li segnala da tempo.
          Pardafrasando i classici occorre un’analisi della “composizione tecnica e politica” di questo fenomeno.

          • Ah, ma se era una polemica con Negri potevate dirmelo prima! :-)
            Anche a me le risposte che dava in quell’articolo erano parse improponibili. Solo che… E’ l’unico articolo del genere che io ricordi nell’ultimo anno, ed è ormai di svariati mesi fa, mi sembra un po’ poco per lamentarsi della “lagna su Occupy”.
            Non solo: la domanda di Negri mi è parsa più che legittima, nel senso che mi sembrava usasse “Occupy” come sineddoche, intendendo i movimenti transnazionali contro il capitalismo partiti dopo l’innesco della crisi.

            Alcune parti dell’articolo di Formenti sono interessanti (mica stiamo parlando di uno scemo, stiamo parlando di un compagno coi controcazzi!), ma è il discorso in cui le incornicia che non mi convince, secondo me prende per buone alcune premesse fallate. Una delle quali è quella che ho citato. Ma tant’è.

            Sul fatto che vada studiata la composizione di classe del grillismo non ci piove, alcuni spunti interessanti sono volati anche qui dentro. Va fatto discernendo, com’è d’uopo, la composizione di classe del movimento da quella dell’elettorale. Il rischio che vedo in giro, se vuoi, è di esagerare la rilevanza di certe componenti sociali più appariscenti ma non necessariamente sostanziose e nemmeno in grado di indirizzare le retoriche e le pratiche del movimento. Tra queste, il precario cognitivo che lavora sul web, e altre consimili generalizzazioni. Per dire, l’uso della rete da parte del M5S è molto primitivo, ben poco “orizzontale”, pochissimo elastico, zero innovativo. Quella soggettività non sembra avere molta incidenza, è molto evocata, c’è tutta una prosopopea ritagliata su sua misura, ma poi è molto “compressa”, si esprime poco e male e poco autonomamente.

            • Sì, ho spesso notato questa narrazione fantascientifica dei grillini che scambiano la presenza capillare su Internet con una presuntuosa pretesa di rappresentare la Rete stessa.

              Secondo me non stanno facendo molto di più che ricreare specularmente meccanismi presenziali di cui il marketing digitale (quindi il capitalismo) s’è appropriato negli ultimi 5 anni.

            • Su questo sono assolutamente d’accordo.
              Sostenere che Grillo sia l’espressione del lavoro cognitivo è l’ennesima sciocchezza che leggo dal 1994 in poi…
              L’articolo di Formenti mi sembrava invece più articolato , e proprio per questo interessante.
              La domanda era interessante, ma aveva in mente proprio l’occupy americano e per questo dava risposte demenziali.
              Non è un caso che in Spagna , Portogallo, ruolo importante sia rivestito nelle proteste dal lavoro dipendente e da parte delle organizzazioni sindacali.

  125. Non ho mai militato nel M5S proprio per molte delle contraddizioni che vengono segnalate da tempo da Giap, anche se, un po’ perché sono genovese, un po’ perché sono cresciuto con mia madre che si sbellicava e tifava per il GrilloContro, che fu cacciato dalla Rai per dire quello che tutti sapevano, ma come lo dice lui, e un po’ perché il suo carisma e il suo umorismo mi hanno sempre coinvolto, ho seguito prima il blog e poi il M5S con tanta attenzione e anche con slanci appassionati. Lo ammetto.
    Il capitalismo, “buono”, è ciò su cui non si transige. Mi sono sempre espresso in questo modo, anche quando ho sostenuto che il M5S andava votato, ho sempre aggiunto che appena avesse preso il potere bisognava mettersi “all’opposizione”.
    L’aggiunta alle critiche del punto “Tifiamo rivolta” mi ha fatto piacere, perché sembra che si prenda atto del fatto che qua c’è un movimento dal quale potrebbe anche scaturire qualcosa di utile, se le pulsioni di “sinistra” riescono a prendere il sopravvento. Per quanto riguarda le critiche, riassumerei, dal lavoro e in modo un po’ grossolano(invidio chi può dedicare tante ore del suo tempo a rielaborare e a rispondere via web), dicendo che accusare il M5S o Grillo, di razzismo o di essere contro i sindacati è un analisi un po’ semplicistica, basata su affermazioni estemporanee del logorroico comico. Ci si rifà a un post sui rumeni per dare incontrovertibilità alle proprie affermazioni. Ma di post ce ne sono stati a migliaia, anche che ammiccavano a Marx…
    Il problema è un altro, è un problema strategico. In Italia la cultura proletaria ormai è residuale, perfino la gran parte dei precari e i proletari, disgrazia, hanno aspirazioni e paure borghesi, quindi sono soggetti a una cultura borghese, che a mio avviso è la cultura di almeno il 90% della popolazione. Se si vuole “cambiare le cose” o si fa i conti con questo o si fa la dittatura delle élite intellettuali. Ma senza armi… la vedo dura.
    Allora, come gli stessi autori ammettono, con l’impatto residuale dei discorsi di “sinistra”, che fin’ora ci hanno portato fin qui, non si può realisticamente credere di poter spostare di una virgola le masse soggette a una cultura borghese, o almeno fin’ora non ci si è riusciti. La disparità di mezzi e di forza tra il capitale e il proletariato è, nel 2013, tale da affossare qualsiasi sogno di rivolta reale. Se un Movimento qualsiasi, vedi G8enova, si pone in palese contrasto con le regole del capitale viene affossato con la violenza e il logoramento e le conseguenze non sono la sua moltiplicazione ma la sua scomparsa. Ammiccare all’elettorato della Lega Nord fa parte di una strategia elettorale. Fa schifo? Sì, ma se l’obiettivo è prendere più voti degli altri…
    Ci può essere uno scarto tra le mille sparate del Grillo Parlante e quello che poi verrà realmente attuato dal M5S al potere? Se se si attuasse alla lettera il programma(o la lista di intenzioni, più che il programma) del movimento, si verrebbe a creare una sorta di società Tecno/Libertaria, bisogna vedere se con derive anarco/capitaliste oppure con soluzioni più kropotkiniane. E qui ritorna il discorso della rivolta interna al M5S.
    Il Chavismo, o rivoluzione bolivariana che dir si voglia, per la quale ho lavorato per due anni, a parole è socialista ma nei fatti i mezzi che utilizza per raggiungere i suoi fini(cattolicesimo, capitalismo di stato, assistenzialismo, autoritarismo opprimente) non sono meno contraddittori e stridenti delle enunciazioni del M5S, mentre i mezzi che stanno usando Beppe Grillo & Co. per raggiungere consenso e costruire un movimento(rete, comizi in piazza, meet-up completamente autonomi) mi sembrano straordinari.
    Un linguaggio e una retorica semplice, diretta, a volte qualunquista, com’è quella del comico Grillo, è l’arma che ha portato il consenso del M5S a questi livelli. Con un discorso tipo quello sui “frame”, purtroppo, si arriva a pochissimi.
    Per quel che riguarda “Los indignados” in Spagna, li conosco molto bene, 10 anni ho vissuto lì e la mia frequentazione è ancora continua, e affermare che ci siano grandi differenze tra il M5S e loro mi sembra un po’ azzardato. “Ni de izquierda ni de derecha” è una frase che risuona con frequenza anche tra di loro, per dirne una. E il Movimento spagnolo non è meno borghese di quello italiano. I gruppi di sinistra che si organizzano in assemblee invece non sono distanti dai meet-up del M5S, che sono dal mio punto di vista più simili a dei soviet moderni che a dei fasci del XXI secolo. Insomma se si vuole consenso trasversale la via non può che essere un po’ qualunquista, che poi la via non sia quella parlamentare… quello è un altro discorso.
    Le contraddizioni ci sono, e sono palesi, ma credo nell’onestà dei personaggi che portano avanti questo progetto. Grillo è da 30 anni sulle stesse posizioni, e il M5S mi sembra consequenziale a tutto ciò che ha detto e fatto in tutto questo tempo. Hanno messo su una cosa pazzesca, noi non ci siamo mai riusciti. Forse se i Wu Ming avessero avuto loro l’idea di coinvolgere un personaggio come Beppe Grillo in un progetto di presa del potere, piuttosto che un Casaleggio qualsiasi, ora saremmo a un passo dalla rivoluzione…
    Preferisco lottare contro una dittatura con Grillo despota e i grillini suoi scagnozzi che contro gli infami governi imperialisti… sperando che ci sia una differenza e che questo movimento di Indignati all’italiana dia spazio ad un dissenso e a una cultura più amplia che ponga le basi per un ritorno alla nostra cultura popolare e alla comunità. Forse sono un inguaribile ottimista, un sorta di “Gert Dal Pozzo” che si butta in ogni avventura pur di non rimanere rinchiuso nella propria trincea troppo a lungo. Alle brutte ci si dà un’altra facciata e si rinizia… tanto più danni di così non se ne possono fare.

    • “Tanto più danni di così non se ne possono fare.”

      Ecco, è proprio questo il problema: questa mentalità. Come se non ci fosse nulla da difendere, nessuna resistenza da opporre per tutelare i deboli, nessuna conquista da continuare a far vivere. Questi (i grillini) parlano di decine di migliaia di licenziamenti nel settore pubblico, di abolire i sindacati (e quindi il contratto nazionale, il diritto di sciopero, la possibilità di far causa al padrone anche senza avere i soldi, la possibilità di fare la dichiarazione dei redditi senza dover pagare la parcella a un commercialista etc.), di tagliare le pensioni, hanno proposte nettamente peggiorative sulla scuola etc. etc.
      Si possono fare MOLTI più danni di così.

      “Forse se i Wu Ming avessero avuto loro l’idea di coinvolgere un personaggio come Beppe Grillo in un progetto di presa del potere…”

      …oggi sputeremmo alla nostra immagine riflessa dallo specchio maledicendo il giorno in cui ci è venuta in mente una stronzata del genere.
      Qui cito Girolamo:

      “Stupisce (o forse no) che taluni poco fini analisti politici (absit invidia verbo) dicano oggi che «Grillo è riuscito a fare quello che non siamo riusciti a fare noi»: quello che Grillo ha fatto noi non siamo riusciti a farlo perché quello che volevamo, e non siamo riusciti a fare finora, era cosa ben diversa da quella che Grillo ha fatto e fa.”

      Sul “discorso dei frame”: guarda che il “framing” è precisamente la strategia di Grillo e Casaleggio. Su cosa sia il “framing” in politica, qui:
      http://en.wikipedia.org/wiki/Framing_%28social_sciences%29#Politics

      • La mia analisi era ben + complessa che la battuta finale… il framing so benissimo cos’è dico solo che non è un discorso molto “appetibile” per creare consenso. Ci si attacca alla forma + che alla sostanza, sembra, ovvio che voi non avreste fatto quello che ha fatto Casaleggio, ma per creare un forte consenso cosa bisogna fare nella società globale del 2013? A questo poche idee e poco chiare. E poi ci si lamenta che non si posta sui punti che sciornate voi e quando uno risponde nel concreto fate lo stesso di cui vi lamentate, comunque…
        Nell’articolo qui sopra non si risponde alla domanda fondamentale che ci pone la prima mossa concreta intrapresa dal M5S da quando a vinto le elezioni: “Il 23 marzo tutti i parlamentari M5S andranno in val susa a manifestare contro la tav, un segnale forte, il movimento fa proprie le istanze della valle. E questo si potrebbe ripetere per altri movimenti. Come può essere compatibile questa scelta di organicità ad un movimento reale con il frame di destra di M5S?”
        Non c’è risposta. Ci si nasconde dietro: “sono loro che devono spiegare le loro contraddizioni…”
        Invece sarebbe interessante sapere come un mezzo del genere potrebbe determinare un finale sbagliato.

        • l’acca, maledizione. Ha vinto… sto lavorando da 11 ore e non ho molto tempo di rileggere quello che scrivo.. :)

        • Nelle discussioni di questi giorni su Giap è stato affrontato più volte il nodo del rapporto No Tav – Grillo, sono intervenuti valsusini e persone che conoscono bene quella lotta. Con un po’ di pazienza puoi ritrovare quei commenti, ma se rileggi l’intervista, la risposta c’è eccome, solo che non è confinata nella replica specifica alla domande sul 23 marzo: è in tutta l’intervista, perché l’intervista – come scrive Ciccarelli nella premessa – era plasmata da quello che avevamo scritto in “Tifiamo rivolta”. Noi pensiamo che le battaglie specifiche porteranno per forza a spaccature: spaccature in seno al M5S e tra una parte del M5S e altri soggetti che partecipano alla lotta.
          Onestamente, dopo tutto questo discutere e sviscerare e confrontarci, che sullo specifico del M5S dura (almeno) da un anno e mezzo, e non solo in rete ma mettendoci il corpo e la faccia, presentando il libro di Giuliano etc., dire che “ci nascondiamo” è una stronzata offensiva.
          “Creare un forte consenso”, di per sé, non vuol dire nulla. Dipende chi lo fa, da chi ottiene il consenso e per cosa.
          Dici che sai cos’è un “frame” ma poi dici che riguarda la forma e non la sostanza. Ecco, non sai cos’è un frame. Consigliamo i libri divulgativi di George Lakoff, sono comprensibilissimi, e proprio su questo punto insiste molto: non c’è differenza tra contenuto ed espressione, quelli che dobbiamo muovere sono i frame “profondi” che abbiamo nella mente, e che sono la base della nostra moralità (lui usa questa parola, ma non la intende in modo angusto, è qualcosa che coinvolge etica e visione del mondo).

    • “Forse se i Wu Ming avessero avuto loro l’idea di coinvolgere un personaggio come Beppe Grillo in un progetto di presa del potere…”

      Mi hai fatto andare di traverso il caffè, potevo morire… :-|

  126. ..ho solo linkato…neanch’io condivido questo articolo …mi sembra l’ennesima corsa in soccorso del vincitore…

    • Sì, era chiaro che avevi solo linkato, il mio commento scorato era per quel ragionamento fallace di Bifo e Formenti.

  127. Salve,
    ho riflettuto e riletto quanto avete scritto e ritengo che ci sia un’errore di partenza: la contrapposizione dx e sx viene svolta in chiave ultra-storica e questo stravolge la comprensione del fenomeno. Mi spiego meglio: è vero che i movimenti a cavallo del 2000 si richiamavano alla sinistra extra-parlamentare e che grillo si è insediato nel “letto del fiume” ma è anche vero che -nel tempo- i temi che venivano sollevati non appartenevano più ad uno schema riconducibile all’appartenenza parlamentare-partitica, bensì a una contrapposizione tra dimensione locale e sovrannazionale. I no-tav, i no-dal molin, i comitati cittadini, tutto questo riferimento specifico ad un singolo problema identifica delle soggettività che non hanno come riferimento uno schema nazionale di risoluzione dei conflitti ma problemi circoscritti, che si riportano ad un piano sovrannazionale. La chiamiamo moltitudine? forse. E fin qui anche i wu ming sono d’accordo. Questo fatto però rappresenta una nuova serie di divisioni che superano la distinzione tradizionale tra dx e sx,: infatti, come spieghare una cosa come la lega nord in italia e il suo successo elettorale a partire dal 2008? Evidentemente il campo da gioco è stato ridefinito e i criteri dx/sx non sono più storicamente adeguati per descrivere i fenomeni. La lega infatti è un partito di tipo “leninista” che tiene insieme degli aspetti che sono certamente contradditori se riferiti alla tradizionale distinzione dx/sx ma che sono coerenti se li inquadri all’interno di uno schema locale/globale. Ora, se questo schema non permette la distinzione (classica e netta) tra dx e sx non permette neanche la tradizionale critica alle pratiche che connotano queste categorie politiche. La domanda che wu-ming pone ( perchè non c’è stato nessun movimento di massa in italia come invece è avvenuto in altri paesi) è equivalente a questa: perchè in italia non c’è stata la rivoluzione e ci troviamo beppe grillo?. La risposta di wu ming è che grillo è “fascista” cioè è reazione e non rivoluzione. Questa risposta però dipende da delle categorie che non corrispondo più alla realtà politica che si vive in un contrapposizione locale/globale. Infatti, con contro chi fai la rivoluzione se il potere non è più nei palazzi ma nei mercati? se è immateriale e non ha un centro? questa è la questione che wu-ming eludono e risolvono dicendo che è fascismo, cioè apparenza di discontinuità. Ora facciamo un passo ulteriore: potremmo dire che la parola “rivoluzione” si adatta poco sia alla pratica politica di m5s che al contesto in cui avviene. Infatti, quello che grillo propone non è di abbattere il sistema ma di aspettare il suo collasso: in una contrapposizione locale/globale non si fa la rivoluzione, si aspetta l’apocalisse. M5S non si definisce all’interno della partizione dx e sx perchè ritiene che l’unica soluzione sia un’uscita da questo sistema e in questo senso propone una rivoluzione culturale, di prospettiva: la prospettiva della fine (“E’ finita, arrendetevi”). E’ un movimento apocalittico (come gli anabattisti di Q nell’assedia di Munster) che non aspetta altro che “venga il regno di dio in terra” in cui la classe politica collasserà sotto il peso dei suoi scandali e lo stesso avvenga all’economia finanziaria. Per questo ci sono dei richiami alla “comunità” e al “popolo degli onesti”. Per questo le dichiarazioni di grillo sul “tempo che rimane” alla classe politica e la prospettiva temporale breve (6 mesi 1 anno) prima della fine, a cui corrispondo anche la fine della sua azione politica. Questo, per ora, è ciò che penso essere una spiegazione di questo fenomeno al di là della categorie classiche.

    Che ne pensate?
    Saluti

    • A parte le considerazioni su destra e sinistra, che non ho la minima voglia di ripetere, faccio notare solo due cose:

      – E’ l’esatto contrario di quello che dici tu: come ben sa chi ci ha seguiti nel corso degli anni, è proprio dalla consapevolezza che nel cosiddetto “Palazzo” non c’è più niente che negli anni abbiamo articolato una critica molto dura all’idea di “assediare i palazzi del potere” e in generale alla metafora stessa dell’assedio.
      Vedi qui:
      http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap6_IXa.htm
      E qui:
      http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5832
      A feticizzare l’entrata nel “Palazzo” sono invece i grillini, ed è una delle cose che più abbiamo criticato e decostruito da un anno e mezzo a questa parte.

      – A Munster finì molto, ma molto, ma molto molto male. Q era una *critica* al millenarismo e allo spirito da “fine dei tempi” che spinge alla Battaglia definitiva e all’Assedio. Oggi dire di un movimento che è “apocalittico”, che vuole “il regno di Dio in terra” etc. significa soltanto dire che è un movimento fanatico, e quindi potenzialmente totalitario. E infatti l’idea del futuro che ha Casaleggio è fanatica e totalitaria, per lui è utopia quella che per noi è un’orribile distopia anarcocapitalista, come abbiamo già detto in molti commentando il video “Gaia: il futuro della politica”.

      • (Hey, vi ringrazio molto per la risposta. Purtroppo ho poco tempo e ora non posso scrivere altre considerazioni che mi vengono in mente su questo tema…spero di poter continuare a discuterne fra qualche giorno perchè l’argomento è interessante. Cancellate pure questo mio commento e complimenti per i vostri libri. A presto)

  128. Nel dibattito su #M5S e movimenti il punto di vista di Formenti @cformenti che se la prende con il parallelo con OWS, senza citare apertamente la discussione su Giap, quando in realtà i riferimenti principali erano alla cosiddetta “primavera araba” e gli indignados http://www.alfabeta2.it/2013/03/05/il-dilemma-post-elettorale/

    • “2051 un referendum mondiale è tenuto in rete per abolire la pena di morte”; inquietante il solo pensarlo

  129. Vorrei solo aggiungere che il “non c’è altro” è figlio del “turandoci il naso” di Montanelliana memoria. Gli italiani vogliono una democrazia più partecipata. La legge elettorale, le strutture dei partiti e le idee della loro classe dirigente e politica li vogliono invece tenere fuori dalle decisioni. La “casta” o l’elite servono a questo. Ricordiamo Monti: tenere le decisioni “al riparo del processo elettorale”. Al riparo?

  130. Interessante questa analisi del poltilogo bielorusso (di cui ignoravo l’esistenza…) Evgeny Morozov: http://www.repubblica.it/politica/2013/03/05/news/intervista_morozov-53835572/

  131. Innanzitutto vi saluto, è il mio primo commento da queste parti.
    Visto che condivido in toto quello che il collettivo WM e gli ottimi commentatori hanno fin qui asserito riguardo al grillismo, vi aggiungo una piccola postilla a proposito di frame di destra. Ecco come viene inteso lo sciopero qui a Genova: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/03/05/APJ2hYvE-spaccano_autisti_sindacale.shtml

    • Molto interessante questa notizia.
      Il discorso sembra essere: i sindacati fanno schifo, quindi noi non partecipiamo agli scioperi indetti da loro. Però non è che ne indiciamo altri, altrimenti danneggeremmo i cittadini, bensì continuiamo a lavorare esponendo un volantino.
      Mi ricorda quei lavoratori giapponesi che per scioperare… continuano a lavorare con una fascia al braccio.
      Questa è una retorica figlia dello spirito dei tempi e per nulla in controtendenza rispetto al leit motiv antisindacale degli ultimi anni. Chissà cosa ne pensa Bifo… :-)

      • A proposito di sindacati e parti sociali, secondo me basta questa infografica de Linkiesta a smentire la tesi dell’inutilità dei sindacati, almeno per i lavoratori dipendenti e atipici, i più esposti al prosciugamento salariale. http://www.linkiesta.it/sindacati-confindustria-elezioni

      • Io non la metterei giù così, suona un po’ troppo semplicistica. Effettivamente quando stavo in Italia ricordo che gli scioperi dei mezzi pubblici erano sempre di un macchinoso imbarazzante e molto spesso ci sembravano (a me, ai compagni e molti lavoratori con cui parlavamo) piuttosto controproducenti. Perché non erano approfonditamente (ma nemmeno sufficientemente) raccontati, né all’utenza, né tantomeno alla base dei sindacati. Sarà che io sono un poco situazionista però è vero che le lente macchine burocratiche sindacali non ce la fanno, mi sembra che nemmeno ci provino a mettere in campo dinamiche conflittuali più attuali, più efficaci.
        Ora: è certo che la grillata lì si trasforma, effettualmente, in puro crumiraggio, ma secondo me non possiamo non notare un paio di spunti che, secondo me, i compagni a Genova dovrebbero inchiestare.

        «Abbiamo condiviso le motivazioni dello sciopero – spiega Domenico Muscarà, uno dei fondatori del Meetup – e rispettiamo chi ci crede. Ma, da tempo ormai, non ci riconosciamo più con le sigle sindacali. Siamo convinti che ognuno possa decidere di non scioperare, oppure di manifestare in altra maniera il proprio disagio. Non abbiamo colori politici e non vogliamo fare la guerra a nessuno».

        Certo il commento spaventa nel suo suonare pericolosamente a-conflittuale in quell'”Abbiamo” (ora è tutto okay?), “siamo convinti che ognuno possa decidere di non scioperare” (sacrosanto diritto, ma un diritto che si dà assumendo un nome preciso: crumiraggio. Muscarà ne prenda atto) e vabbé il solito frame schifosamente collocato a destra de “Non abbiamo colori politici”.
        Allo stesso momento il commento PUO’ aprire a spazi di esplorazione di dinamiche di lotta quando afferma: “oppure di manifestare in altra maniera il proprio disagio”

        Inoltre a quanto pare il volantino dice:
        “è stato un modo per contestare «non le motivazioni ma le modalità dello sciopero, in quanto vanno sempre a colpire voi utenti e noi lavoratori»”
        E per quanto mi suoni ingenuamente dannoso il lamentarsi dei sacrifici che la lotta comporta, la critica alle modalità la accetto e anzi, non mi è difficile farle mie. Secondo me è da qui che il movimento di cui lamentiamo la mancanza e i compagni di Genova dovrebbero ripartire, rilanciare l’inchiesta come primo approccio per la determinazione ed esplorazione di forme conflittuali diverse e magari più “engaging”.

  132. Scusate ma il dibattito con le alzate di scudi generali sulle uscite apologetiche della neoeletta capogruppo 5stelle mi ha spinto ad approfondire alcune riflessioni che mi frullavano già da diverso tempo su che cosa sia il “fascismo”, e che vorrei provare a mettere in discussione in questo luogo, che è quello a cui ormai faccio riferimento costante.
    Io non sono affatto convinto che la caratteristica principale, la più… caratteristica, del fascismo sia la sua istituzionalizzazione, bensì proprio quella che viene romanticamente inquadrata “nelle sue origini”, come qualcosa di bello e “rivoluzionario”. Lasciamo stare “l’altissimo senso dello Stato”, che dovrebbero spiegarci almeno in cosa lo hanno visto e trovato, nei loro approfonditi studi. Io personalmente, da quello che ho potuto capire dalle testimonianze e dalle letture che ho fatto al riguardo (poche ma preziose, non essendo io un intellettuale…. faccio il precario panettiere falegname massaggiatore facchino e chissà cos’altro), ho capito nella mia ignoranza che la pericolosità del fascismo, la sua stupefacente novità e carica esplosiva nella storia sia proprio quella delle sue origini, vedendolo proprio nell’Italia pre-fascista e ancora di più nella Germania pre-nazista.
    Io sono cresciuto come molti con i “valori dell’antifascismo”, nel senso che mio nonno fin dalla culla mi ha insegnato ad odiare i fascisti, ma devo ammettere che solo molti anni dopo ho avuto modo di riflettere su questi valori e di sospettare che non sapessi esattamente cosa fossero. Nel senso: il fascismo, ho sempre pensato, è stato il ventennio della feroce dittatura, che si è concluso con la guerra di Liberazione combattuta dai partigiani, eroi per questo. Ma nel corso dei miei anni ho sempre cercato anche di guardarmi intorno e per quanto possibile guardare dietro: ho visto con sconcerto tante cose, ma quello che qui interessa è che ho visto dittature di ogni tipo e di ogni grado di oppressione della libertà, nella storia e nel mondo contemporaneo. Tanto da chiedermi: ma cosa è questo antifascismo che si rivolge solo a QUELLA dittatura, a QUEL periodo storico? Allora tutte le altre dittature sono meno cattive? Oppure “dittatura”, “violenza”, “oppressione” sono sinonimi di “fascismo”, come l’uso popolare del concetto farebbe pensare? (E’ un classico che ognuno di noi ha provato spessissimo: non appena si ha a che fare con un atteggiamento arrogante o violento o repressivo, c’è qualcuno pronto a dargli del fascista). Già questi sono due usi molto diversi del concetto di fascismo, che implicano conseguentemente due diversissimi tipi di “antifascismo”. Dove stà la verità? Certo non nel mezzo, ma da tutt’altra parte, secondo quello cui sono giunto a concludere: fermo restando che io posso (e cerco di) essere contro qualsiasi tipo di dittatura, e di sicuro, grazie a mio nonno, lo sono visceralmente contro quella degli storici regimi mussoliniani e hitleriani, però non sarò mai antifascista se non comprendo appieno la differenza del fascismo da tutte le altre forme di oppressione. Bè io credo che questa differenza stia proprio nelle sue origini, e che consista tra le altre cose, nella sua caratteristica di “movimento di massa”: un movimento che fà proprie, interiorizza, le lotte popolari e con spregiudicatezza quasi sempre ingenua le mette insieme all’indignazione nei confronti della classe politica che “ha tradito il popolo” e della cricca di truffatori grandi capitalisti e banchieri che fanno solo il loro interesse a discapito della nazione. Il fascismo è fare un minestrone acritico della rabbia diffusa in tutte le classi, non più contrapposte tra loro ma contro dei cattivi che non fanno parte di nessuna classe, perché le classi (è sempre il passaggio successivo) sono un’astuta invenzione degli intellettuali al soldo dei cattivi per dividere la vera nazione, che è la nazione degli onesti lavoratori. Il fascismo, la sua carica dirompente, è portare le masse degli oppressi a combattere mano nella mano con i loro oppressori, tutti insieme contro un nemico degli uni e degli altri. Per questo il fascismo è sempre attrattivo per qualsiasi lotta contro l’oppressione, perché sfrutta (pure democraticamente, anzi sempre, agli inizi) le sue ingenuità, ma proprio per questo il fascismo rende la lotta di classe una parodia. Che poi, quando riesce a prendere il potere, esso si trasformi in una feroce dittatura che di interessi può solo fare quelli di una classe sulle altre, la storia ce lo ha mostrato…. ma se anche così non fosse mi chiedo, e sono inquietantemente curioso di vederlo prossimamente, a cosa altro potrà mai portare!

  133. Salve, vorrei segnalare l’articolo di ieri di “El pais”, che riprende anche i Wu ming.

    http://elpais.com/elpais/2013/03/04/opinion/1362436770_249756.html

  134. Robecchi @AlRobecchi risolte da par suo il problema del trolling #M5S. Come dire: fatevi una risata.
    http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201303/gli-eredi-di-un-comico-che-non-sanno-ridere/

  135. Alla luce di tutto quanto detto sinora circa m5s e la setta Casaleggio e associati secondo voi si faranno “ingabbiare” e ricondurre nell’alveo istituzionale magari già votando in qualche modo la fiducia agli 8 punti programmatici del PD oppure perseguiranno fino in fondo il fine supremo di questa specie di cyber dittatura cominciando dall’abbattimento di partiti istituzioni ecc come preconizzato nel video di Gaia?
    E visto e considerato che in ogni periodo storico dal dopoguerra ad oggi la nascita di ogni movimento è stata bloccata in Italia dalla reazione (vedi strategia della tensione e servizi segreti) quale sarà il ruolo dei servizi segreti italiani ed esteri in tutto ciò?
    Sì lo so sono dietrologo e complottista chiedo scusa in anticipo ma grazie a chi vorrà rispondere

  136. […] de leur suggérer la lecture des textes de nos camarades du collectif Militant et de la fondation Wu Ming, dont les analyses se recoupent d’ailleurs sur de nombreux […]

  137. Per un problema tecnico segnalato da molte persone, questa discussione non si riesce più a seguire dal feed (cioè anche da Twitter, via email etc.): non funzionano né i link ai commenti della seconda schermata, né quelli ai commenti “nidificati”. Dev’essere una conseguenza dell’aggiornamento di WordPress. Finché non capiamo cos’è successo e non riusciamo a risolvere il problema, questo thread rimarrà non-navigabile e molti commenti restranno irraggiungibili.
    Chiudiamo temporaneamente i commenti e invitiamo a proseguire sotto il post successivo, quello sul Portogallo, sempre se i vostri commenti hanno qualche attinenza, cioè riguardano i movimenti europei e la differenza tra quello che succede qui e quello che succede negli altri PIIGS. Là i commenti sono ancora pochi e su un’unica schermata, quindi il problema tecnico si presenta in forma più attenuata.

  138. […] prende ispirazione da una discussione fatta su giap, blog degli scrittori bolognesi WU MING. Intervista a Wu Ming: "Beppe Grillo cresce sulle macerie dei movimenti"*|*Giap Ci sono, a mio avviso, molti punti che dimostrano quanto i metodi "5S" siano di destra, […]

  139. […] che inseriscono queste paure nella categoria analitica della scemenza. Ci sono intellettuali come Wu Ming, che addirittura considerano Grillo sia uno stabilizzatore di destra di istanze di sinistra. E poi […]

  140. […] dalla partecipazione all’importante dibattito sul successo elettorale del M5S sviluppatosi su Giap, il blog di Wu Ming. Nel cercare in uno sforzo collettivo di capire le origini e le ragioni di […]

  141. […] Il secondo polo può essere ben rappresentato dall’analisi di Wu Ming, in particolare dall’intervista rilasciata al Manifesto il 1 marzo. Secondo loro, “la nascita del grillismo è una conseguenza della crisi dei movimenti […]

  142. […] parola d’ordine “di sinistra”, peraltro confusa e contraddittoria. Io invece, come tanti altri, sento una terribile puzza di destra. E non mi tappo il naso perché il “popolo” ha […]

  143. […] se e com'è uscita, questa è la versione che abbiamo approvato. Dopo Internazionale, il Guardian, Il manifesto, Radio 3, il New Statesman e l'intervista data a Gad Lerner, con Repubblica si conclude il nostro […]

  144. […] in Beppe Grillo e nel suo blog. Riguardo al rapporto tra movimenti e Movimento 5 Stelle rimando alla lucida e interessante riflessione del collettivo Wu Ming (non certo persone assimilate al “sistema”, come potrebbe obiettare un attivista 5 Stelle nel […]

  145. […] http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104: non ci sono movimenti perché c’è Grillo o c’è Grillo perché sono in atto dinamiche, e […]

  146. […] esposta della questione é sicuramente quella presente in una serie di articoli di Wu Ming: 1 2 3 4 5 6 7 8 in cui si analizza la natura del movimento definendola criptofascista. Se ne evince che […]

  147. […] più portato alla prosa che alla poesia, ha detto ragionevolmente che siamo di fronte a una sconfitta dei movimenti. Siamo d’accordo e ribadiamo che molti dei commenti che stanno girando finiscono inesorabilmente […]

  148. […] radicate e dinamiche come quelle dei collettivi è senza dubbio più complesso. Ciò confermerebbe quella lettura dei Wu Ming secondo cui il M5S «cresce sulle macerie dei movimenti»: dove i movimenti non stanno crollando e/o non sono in crisi (ed è il caso dei collettivi qui a […]

  149. […] L’esperienza del “grillismo”, quindi, almeno per ora non avrà emuli “legittimi” nel resto dell’Europa mediterranea, dove invece la rabbia e lo scontento della popolazione si sono tradotti in forti movimenti radicali partiti dal basso, chiaramente anti-austerity e non populisti (a questo proposito, ci sembra opportuno riproporvi la riflessione dei Wu Ming sul Movimento 5 Stelle in Italia). […]