54 - commenti dei lettori - maggio-giugno 2002

 

Nel romanzo postmoderno vanno distinte due generazioni diverse. La prima generazione è quella di Eco, di Vassalli di Malerba, di Tabucchi ed è una generazione in cui il recupero della storia avviene su uno scenario ontologico cioè la storia insegna che la storia non può insegnare nulla, perché il comportamento umano dipende da una condizione esistenziale eterna. Quindi scenario ontologico e filosofico. C'è poi un recupero della tradizione letteraria come quella dei promessi sposi. Nella seconda generazione, dei giovani, viene meno sia l'elemento ontologico e filosofico, sia il recupero della tradizione. Se prendiamo anche 54 di Wu Ming non c'è tradizione letteraria. C'è soltanto una serie di stereotipi filmici, fumettistici, presi da film western, film giallo, gangster e così via. Semmai questi Wu Ming somigliano ai cannibali dai quali però prendono le distanze. Loro prendono le distanze dai cannibali perché si impegnano sulla storia, si impegnano sulla politica cosa che i cannibali invece non farebbero. Però a me sembra che la politica sia per oro solo un argomento e non una passione. Un tema come potrebbe essere l'horror, non c'è molta differenza. Sono uniti ai cannibali da uno scopo sostanzialmente edonistico, cioè loro si divertono e vogliono far divertire i lettori. E la maggior apertura ai temi politici e alle tematiche storiche, sembra soprattutto un modo per conquistare un posto sul mercato, una novità, cioè un marchio. Come dire noi ci distinguiamo per questo. Ma non è una vera passione né politica né storica; con questo '54' manca del tutto l'intento di capire cosa è stato davvero questo '54. Cioè manca l'intento di capire e individuare un senso delle vicende e degli avvenimenti raccontati. Quello che conta è la pura avventura, quello che conta è far seguire fatti a fatti, incastrare i fatti tra di loro, riuscire in qualche modo a far tornare il bandolo della matassa narrativa, riunendo i diversi fili che magari all'inizio sembravano non aver nessun legame. Quindi puro divertimento. Il ricorso alla storia quindi da questo punto di vista è sostanzialmente strumentale, serve semplicemente per essere un ingrediente in più. Questo '54' è fatto di pezzi cuciti insieme più o meno abilmente. Si direbbe che gli autori abbiano voluto strafare. Stipano un fumo non verosimile di personaggi storici, quasi volessero raggiungere con la quantità, quello che evidentemente non sanno raggiungere con la qualità. E quindi abbiamo sulla scena Tito e Cary Grant, Serov capo del KGB, l'imperatore del Vietnam, le sezioni emiliane del PCI, e i mafiosi italo-americani, partigiani e narcotrafficanti, Hollywood e i bassifondi marsigliesi e così via con un effetto continuo del dejà vu dello stipato dell'accumulato, di sovrabbondanza, un po' come è tipico del postmoderno che è caratterizzato dalla sovrabbondanza della merce. Il mondo tragico della storia e quello della cronaca bassa hanno lo stesso tipo di trattamento desublimato con ovvio effetto di appiattimento. I personaggi sono stereotipati, monocordi, privi di qualsiasi profondità psicologica e umana. L'unico personaggio che ha un briciolo di risalto è quello di Pierre e quello del padre, ma anche qui poi, pur costituendo l'incontro tra i due, l'episodio più efficace del romanzo, tuttavia anche questo episodio è introdotto da colpi di fucile con cui il padre diffidente accoglie il figlio sconosciuto come accade in troppi film di cowboy. Insomma, troppa grazia Sant'Antonio direi eh?

Romano Luperini, 8 maggio 2002

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...questo è il romanzo "maturo" di Wu Ming. Meno epico di "Q", ma più capace nell''intreccio e nella descrizione dei personaggi. In 'Q' c'erano delle ingenuità. I personaggi apparivano più come proiezioni mentali degli autori (soprattutto le donne, essendo i Wu Ming tutti maschi) che come esseri in carne ed ossa. Qui invece compaiono esseri umani, di carne. Anche quando si sceglie il tono ironico o grottesco, il personaggio 'si sente'. Inoltre, l'utilizzo così sottile dell'intreccio colloca il romanzo nel filone di quei 'grandi' contemporanei che abbracciano la complessità del vivere, le sfaccettature della storia. Intreccio ricco, come nel migliore Ellroy e in Taibo; con una vena di ironia. E poi basta con questa polemica sulla presenza dell'elemento politico nella letteratura; basta con il tentativo di espellere questo elemento dalla vita reale, quasi fosse l'innominabile. Siamo immersi nella dimensione del conflitto, del politico, della storia. Senza di quello rimangono solo ambienti artefatti (come quelli in cui cercano di farci lavorare ogni giorno). Non si può scrivere una critica a Wu Ming nascondendosi dietro alla foglia di fico per cui il politico non è letteratura. Allora, potremmo dire a seconda dei nostri gusti, neanche il sesso, l'amore, il sociale,etc. E poi che cosa rimane?

Dejan, s.d., primavera 2002

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Stanotte penso di aver terminato la lettura di 54. forse e' stato un sogno ma ho pensato di scrivervi per un po' di osservazioni. 54 e' il romanzo che mi e' piaciuto meno. Asce di guerra e' stato quello del cuore, Q quello della mente. questo non riesco a definirlo. ma chi se ne frega delle definizioni. ovviamente non e' una stroncatura. il libro mi e' piaciuto pero' hoi trovato alcune parti poco coerenti. sinceramente di ferruccio, il fratello di angela, non me ne e' importato un granche', e cosi' pure di alcuni gangster e di lucky luciano. l'unica cosa dalla quale non mi staccherei mai e' il bar aurora. forse e' anche colpa dell'anno: il 54 e' difficilmente indentificabile sfuggente, forse per me troppo lontano. infine il finale: l'incontro con castro l'ho trovato una caduta di stile. non era affatto necessario, l'ho sentito come un fumetto tutto qui. io spero tanto che veniate a padova prima o poi. ho la mia tesi di laurea sul 7 aprile da girarvi.
ciao, lub, 4 giugno 2002

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Ho finito di leggere 54. Che dire: S P E T T A C O L A R E. Mi è piaciuto da morire. Bello bello bello. Ora ho un solo dubbio: lo presto prima a mia madre (e non oso immaginare la faccia che farà sul cameo finale ;) o a Gerge Kaplan??? (in realtà pensavo pure di farlo leggere a mia nonna, ma quello con + calma ;)
L.G., 5 giugno 2002

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Cara carta accolta all´imbrunire, accanto fiume risacca paziente l´attenzione rimastagli. Il mentre accelera, contorce spazio allungando il tempo eppoi lucentissimo buio e respiri e grida e carezze. Eccelso e´ il vostro distillato, assenzio che incanta, dritto dritto, fino al mattino. E poi inquieto sonno, col finale negli occhi, in albico cielo. Tocamenti sdruccioli, inchino.
M., 9 giugno 2002

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Sono ormai un paio di mesi che ho finito di leggere 54 (divorato in 10 giornate circa), ma solo ora mi sono deciso a comunicarvi le mie impressioni: bellissimo! Avevo già letto ed apprezzato Q, meno Asce di Guerra (comunque notevole) ed ho atteso con anzia 54 (sono sincero: la spinta finale all'acquisto è stata dovuta alla presenza di Cary Grant). L'attesa è stata ampiamente ripagata e considero questo romanzo uno dei più belli che abbia mai letto (per quel che può contare il mio giudizio: dopotutto non leggo tantissimo). I personaggi, le atmosfere ed i vari intrighi sono resi benissimo e la lettura scorre piacevole per tutte le 600 pagine e passa. La presenza di Cary Grant e del vecchio Hitch è una genialata: troppo forte! Cary Grant è un mito!!! Non leggerò molto ma i film di Hitchcock me li so visti tutti e il mio preferito è Intrigo Internazionale (però anche Vertigo è gajardo anche se non c'è Cary Grant). Che dire poi di Lucky Luciano? Mi è venuta 'na voglia di fare il mafioso che neanche dopo aver visto il Padrino! A parte questo: scrivete "da paura", come si dice dalle mie parti, e il livello di dettaglio "storico" con cui infarcite il tutto è straordinario (per tacere del fatto che per un ignorantone come me è anche un bel modo di venire a conoscenza di certi fatti e di essere stimolato ad informarsi di più su certe vicende storiche..). Insomma, che dirvi? A quando il prossimo parto? Che ne dite di un romanzo ambientato a Washington primi anni '80 tra intrighi politici e concerti hardcore?
A.O., 14 giugno 2002

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