54 - commenti dei lettori - seconda metà di marzo 2002

Bao Dai, imperatore


Ciao,
mi sto molto divertendo a leggere 54 (sono a pag. 160), nella mia testa le varie vicende vengono collegate ad un nome: Leo Joseph Pagnotta. Lo conoscete ? Vi ha ispirato ? Non lo avete mai sentito ?
Io aspetto di vedermelo saltar fuori da un momento all'altro, nel caso invece non lo conosciate magari vi torna utile per le presentazioni.
Ecco, comunque, una sua breve scheda:
LEO JOSEPH PAGNOTTA, nato a Brokton (U.S.A.) il 29.1.1915, era responsabile, negli anni cinquanta, del Counter Intelligence Corp di Trieste, il servizio di sicurezza militare americano affiancato all'Esercito degli Stati Uniti e già operante nel nostro territorio sin dal momento dello sbarco degli Alleati in Sicilia, agiva in posizione non ufficiale sotto la copertura di rappresentante di prodotti importati dagli U.S.A. ed era interessato alla ditta AVIPA di Trieste. Sposatosi con una donna italiana, era divenuto socio e gestore di fatto della ditta DETROIT (formalmente di proprietà dello zio della moglie) che si occupava dell'importazione di elettrodometici. Per conto del C.I.C., aveva avuto l'incarico di costituire a Milano, nella metà degli anni '50, un centro informativo destinato a lavorare sulla situazione jugoslava. Sempre utilizzando come copertura la sua attività commerciale, si occupava di aerei militari e pezzi di ricambio destinati al Medio-Oriente e comunque ad alleati degli americani. Aveva inoltre svolto servizio di 'riciclaggio' degli ufficiali tedeschi che attivi in Italia durante la seconda guerra mondiale.

Non mi dilungo, se vi interessa saperne di più fatemelo sapere, ciao

M.B., 9 marzo 2002


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Ciao,
ecco alcune notizie in più su Pagnotta. Come vi dicevo avevo pensato a lui dopo aver letto la prima parte di "54" , perchè utilizzava una ditta di import export di elettrodomestici per i suoi traffici, (anche di armi);
perchè svolgeva attività di informazioni per il Cic negli anni cinquanta e perchè aveva avuto l'incarico di costituire a Milano, nella metà degli anni '50, un centro informativo destinato a lavorare sulla situazione jugoslava.
Ha avuto un ruolo importante soprattutto nel reclutamento degli ex nazisti da utilizzare in chiave anticomunista e nella costituzione del "noto servizio".  Un cronista dell'Unità, per poter incontrare in incognito Eugen Dollmann (uomo di Himmler a Roma, colonnello delle SS che ha avuto un ruolo
fondamentale nell'Operazione Sunrise, quella che portò alla resa dei tedeschi in Italia vedi: http://www.nara.gov/iwg/declass/rg263.html ) utilizzò proprio il nome  di Pagnotta (fece il suo nome come garanzia. La vicenda è raccontata sull'Unità del 10, 12, 15, 20 e 22 settembre 1950, ho
le copie)
Per il resto, invece di dilungarmi, rischiando anche di dirti cose che non posso dire, ti do un link ove reperire info su di lui:
http://www.fondazionecipriani.it/Salvini/Salvini_5.htm .

Ciao M.B., 16 marzo 2002

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Ciao
Ho finito di leggere 54 qualche giorno fa'ci sto ragionando su'ecco le prime considerazioni.

Ottimo libro, si legge con estremo piacere, sopratutto la seconda parte dove si entra più nel vivo della storia.
Rispetto ad Asce di Guerra, però l'ho trovato un po' più prevedibile (in particolare il filone S. Pagano-S. 'Cemento'-McGuffin), toccando però in altri punti picchi comico-ironici notevoli (Vladimiro ed Estragone i monologhi in dialetto di Lucky Luciano, ecc.).
Continuo ad apprezzare in maniera invece sempre più marcata'goduriosa (se mi passate il termine) la vostra abilità di ricerca storica e di costruzione-ricostruzione-recupero del mito (inteso sia come personaggi che come eventi storici).
Altro valore aggiunto del romanzo è sicuramente la capacità di presentare le storie con molteplici sfaccettature. Ogni lettore, credo, ritrova la sua storia, le sue idee, i sui miti: stessi oggetti, diverse interpretazioni; oggetti diversi, altrettante diverse interpretazioni. Leggendo i 'ringraziamenti' ho scoperto riferimenti che durante la lettura non sono stato in grado di cogliere ed altri invece che subito mi si sono presentati agli occhi.

Un'ultima considerazione.
Una figura (autore/romanzo) mi ha accompagnato nella lettura del libro. Nello scorrere i 'ringraziamenti' mi sono meravigliato di non trovarvi alcun riferimento sia pur fugace. Mi riferisco a Don DeLillo e al suo Underworld.
Questa presenza, come potete immaginare, si è fatta sentire, particolarmente, nella seconda parte di 54, la relazione tra McGuffin e la palla da baseball di Underworld è stata pressocchè immediata. Ma ovviamente non è stato solo questo, anzi..probabilmente è, fatte le dovute distinzioni, il continuo intreccio tra reale ed immaginario tra mito-storico e mito-fantastico presente in entrambe i romanzi che mi ha proposto tale relazione (oltre anche al parziale contesto storico comune).

Uncle Zorro, 24 marzo 2002

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Emi, 24 marzo 2002

ragazzi che dire...
ho appena finito 54. bel pastone, mi piacciono i tempi della narrazione, la precisione con cui le storie si vanno a incastrare come neanche i pezzi dei ravensburger... l'ho letto perchè me l'hanno regalato. con tutta onestà, di mia iniziativa probabilmente non l'avrei mai acquistato. perchè? non lo so sinceramente, senza sapere praticamente nulla di voi (e si che lavoro in una libreria...) vi avevo considerati un pò troppo "sboroni" (per usare un termine che è molto in voga). mi devo ricredere, siete una ricchezza importante nell'asfitica narrativa italiana. comprerò Q quanto prima.
un ultimo dubbio. so che è altamente improbabile vista l'attenzione al particolare storico e alla precisione che permea tutto il libro... ma sai mai che ne avete sbagliata una!
in una delle schedine compilate dal bar aurora c'è una partita in cui compare la triestina, gloriosa compagine del passato (ora credo stia in C2). la domanda è: nel '54 con trieste non ancora italiana, ma semplicemente "territorio libero", poteva la suddetta squadra giocare nel campionato italiano? a voi, che ne sapete più di me, la risposta...
complimenti ancora,
end zone


E.M., 25 marzo 2002


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Ciao a tutti.
Come molti altri giapsters recensori, ho voluto/dovuto aspettare alcuni giorni di digestione mentale per provare a scrivere un primo parere su 54. Butto lì qualche pensiero in ordine sparso.
In primis, complimenti perché il libro è bello, denso di storie, di suggestioni e, come al solito, di stimoli alla conoscenza e all'approfondimento.
I passaggi dedicati a Fefe, Angela e il terribile (e muto') Odoacre Montroni sono splendidi, pura essenza tragica: Fefe vittima, capro espiatorio e strumento di liberazione. Commovente nel senso più profondo e antico della parola.
Il lavoro sulla lingua deve essere stato certosino, ma ha sicuramente dato dei risultati ottimi: la tensione non cala mai, vorresti quasi che tutti i personaggi si parlassero simultaneamente. Personalmente alla fine di ogni capitolo avevo quasi nostalgia per il punto di vista 'abbandonato' .
È sicuramente un libro cinematografico: alzi la mano chi non ha provato a immaginare una sceneggiatura, vedere gli attori passare dalle pagine allo schermo, immaginare i dialoghi.
Le voci. Quando entrava in scena Cary nel mio cervello le sue parole erano pronunciate dal suo doppiatore. Lo stesso dicasi per gli altri personaggi 'famosi'.

Aggiungo anche un commento dell'ultimo minuto sulla Carcajada: complimenti a repubblica che mi ha fatto quasi litigare con mia madre, ma soprattutto complimenti (e questi sono veri) a wm1: ancora una volta leggendovi mi viene in mente 'una risata vi seppellirà'' e comunque la chiave del racconto è secondo me nella parola tirella.
Se la 'ggente' (aaaaargh) non lo capisce affari suoi.

Continuate così.
Ciao
G., 25 marzo 2002




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