Nell’ascoltare gli stralci di conversazione che compongono il documentarioOeconomia di Carmen Losmann (2020) si coglierà il ricorrere del sostantivo Schöpfung, e cioè creazione. Si tratta, qui, della creazione ex nihilo del denaro su conti bancari, effettuata mille e mille volte al giorno negli istituti di credito del globo. Essa è a un tempo atto divino, nel suo costituire realtà sonante a partire dal nulla; e atto liturgico, cultuale, celebrato «senza tregua» nel senso indicato da Benjamin nel frammento con cui abbiamo aperto già la prima parte di questa riflessione. Il suo ripetersi, nelle cattedrali dell’alta finanza firmate da archistar, si riflette e anzi si radica nel riproporsi costante, in ogni recesso della società e del pianeta, delle dinamiche estrattive di accumulazione originaria (come peraltro il film esemplifica assai efficacemente). Queste dinamiche sono a loro volta rese possibili, all’inedita e devastante dimensione attuale, dalla tecnologia sviluppata dal capitalismo stesso. E a questa, appunto, veniamo. Prosegui la lettura ›
Partita a scacchi tra Walter Benjamin (di spalle) e Bertolt Brecht, Svendborg 1934.
di Wolf Bukowski *
Al prossimo capodanno, avvolto nel coprifuoco notturno, s’aprirà il genetliaco secolare, almeno secondo la datazione accettata, del frammentoKapitalismus als Religion di Walter Benjamin. Possiamo certamente confermare oggi, come si legge nel breve testo, che il capitalismo risponde alle «stesse ansie, pene e inquietudini a cui in passato davano risposta le cosiddette religioni». Nondimeno, adesso, quel passato di appartenenza religiosa, almeno per la maggioranza dei cittadini della parte di mondo che abitiamo, è ormai remoto e avvolto nella nebbia dell’indifferenza e, salvo per curiosità personale, dell’oblio. Dunque, qui e ora, la dimensione religiosa del capitalismo si regge da sola, emancipata dalle sue assonanze con le esperienze religiose storiche. In ciò si manifesta l’attualità mordente di Benjamin, che tratta del capitalismo come «fenomeno essenzialmente religioso» in senso pieno, e «non solo, come intende Weber, come […] formazione condizionata dalla religione», e il riferimento è qui ovviamente al Max autore de L’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Prosegui la lettura ›
Con una postilla di Wu Ming sull’indossare la mascherina all’aperto.
INDICE
1. Un’idea paradossale 2. «La cosa più noiosa è già accaduta» 3. «Normalità» è un campo di battaglia 4. Pro tempore? 5. «Dobbiamo abituarci» 6. Procedere per sfoltimento di pubblico 7. Perché il capitalismo ci vorrebbe senza corpo, se guadagna anche sul nostro corpo? 8. Lo stato digitale 9. Di chi è la colpa? Tua! 10. Residuo organico §. Postilla
Edison Carter è il reporter di punta della rete televisiva Network23. Almeno fino a quando non gli viene la pessima idea di indagare sugli effetti letali degli spot messi in onda dalla sua stessa emittente. Il crudele CEO della rete decide allora di eliminarlo, sguinzagliandoli dietro due sgherri. Nel corso dell’inseguimento la moto di Carter si impenna, e il reporter sbatte la testa contro una sbarra che segnala l’altezza massima per i veicoli in transito. A quel punto il corpo agonizzante di Carter viene consegnato al genietto amorale che sviluppa il software di Network23, che ne scansiona il viso e – in modo un po’ grezzo – le sinapsi in modo da poterlo mandare in onda, in simulacro elettronico, nonostante fosse (quasi) morto: Prosegui la lettura ›
Napoli, 11 marzo 2020. Il poliziotto che al Vomero, urlandogli «io sono lo stato», fa alzare l’anziano che si riposava un momento dopo aver fatto la spesa, riassume in sé tutte le guardie, vigili e portatori vari di divisa che in questi anni di «decoro» hanno svegliato, scosso, costretto ad alzarsi, daspato e multato chi si era assopito, perché stanco o senza casa, su una panchina. Video qui. Da notare: ha ragione l’anziano («Lei mi sta dando informazioni sbagliate», dice e ribadisce con calma), ma l’articolo di Fanpage tifa poliziotto. Per correttezza, precisiamo che è stato pubblicato due giorni prima dell’ordinanza di De Luca commentata nel post di Wolf qui sotto, talmente estrema che ha fatto già cambiare approccio a molte persone.
Lo scorso 13 marzo Beppe Sala, già maître della più grande spaghettata per il capitalismo italiano, poi sindaco «di sinistra» di Milano, ha annunciato la chiusura dei parchi recintati della città; «ovviamente», ha aggiunto contrito, non è possibile farlo con quelli non recintati. La recinzione dei parchi – che andrà estendendosi a passo di marcia nel prossimo futuro – è ben più di un topos del «decoro»; essa è, in qualche modo, il suo marchio di fabbrica.
Nella New York di fine Ottanta e inizio Novanta, una città che portava ancora i segni della crisi economica del 1975, convergono infatti due movimenti. Uno è quello schiettamente securitario e poliziesco che troverà espressione nella «tolleranza zero» di Rudy Giuliani; l’altro, meno noto, è quello della «quality of life». Si tratta di ciò che da noi è stato chiamato «decoro». Prosegui la lettura ›
Lungomare di Mondello (Palermo), mattina del 15 marzo 2020: in nome del «tornatevene a casa!», poliziotti si assembrano per bloccare e malmenare un cittadino che, da solo, faceva jogging. Attività peraltro consentita – correre, non pestare chi lo fa – anche dai decreti Conte. Video qui. Ecco la situazione che si è creata: chiunque porti una divisa può esclamare, come Luigi XIV, «L’état c’est moi!» e imporre divieti a suo piacimento, col plauso di cittadine e cittadini divenuti delatori. Ma già la propaganda sul «decoro» e contro il «degrado» aveva trasformato molte persone in delatori, nemici della vita sociale altrui, tossicomani di retorica sulla «sicurezza». E proprio le continuità tra crociate sul «decoro» e gestione dell’epidemia di Covid-19 sono al centro di quest’articolo di Wolf Bukowski, che pubblichiamo in due puntate. Buona lettura. P.S. Il libro di Wolf La buona educazione degli oppressi (Alegre, 2019) si conferma, in questi giorni, un imprescindibile strumento di analisi. In alcuni passaggi, basta sostituire «degrado» con «contagio».
Il partire da sé è di certo il paradigma imperante nella narrazione del lockdown che stiamo vivendo. Non mi sottraggo, anche se, in seguito, criticherò questo approccio, diventato ormai una neoplasia dell’ego nel centro di un’epidemia virale. Ma dunque: anche io, come tanti, come quasi chiunque in questi giorni che mai ci saremmo aspettati di vivere, ho cambiato più volte opinione, modificato posizionamenti; mi sono, insomma, incessantemente interrogato. Le persone con cui ho scambiato messaggi e telefonate lo sanno, non ne ho fatto mistero.
La domanda fondamentale che mi sono posto, come tanti e tante, è quella articolata attorno al tema della «responsabilità», ovvero la possibilità di diventare veicolo di contagio verso persone più fragili. La questione non è certo inedita, neppure autobiograficamente: è la stessa che, più o meno, mi ha ispirato cautele nella trasmissione di virus «banali». Ho scoperto, per esempio, di avere già una piccola scorta di mascherine in casa, usate per condividere spazi ristretti quando ero costantemente colpito dalle influenze che portava a casa mia figlia dalle scuole elementari. E quindi: non sono immune da tali preoccupazioni, come non lo sono dai virus.
D’altra parte però mi colpiva e mi interrogava anche la continuità delle strategie del «contenimento del contagio», per come si manifestavano nei provvedimenti delle istituzioni, con le loro ormai classiche esigenze di, diciamo così, contenimento del degrado, e quindi con il securitarismo. Prosegui la lettura ›
Il decoro illustrato, volume 0. Il testo-base dello spettacolo. Foto di copertina scattata da Diego Fulcheri al presidio No Tav di Venaus. Elaborazione grafica e impaginazione: Mariano Tomatis. clicca per ingrandire.
[Da alcuni mesi la nostra complice di lungo corso Filomena «Filo» Sottile – romanziera e cantautora, militante No Tav e stand-up comedian transfemminista, nonché alpinista molotov e storica pilastra della Wu Ming Foundation – sta portando in giro per l’Italia Il decoro illustrato, monologo ispirato a La buona educazione degli oppressi, dirompente libro dell’altro nostro complice Wolf Bukowski. Il decoro illustrato è stato il primissimo spettacolo messo in scena – seppure in forma ridotta e very low-fi – all’ex-caserma Sani di Bologna. Era il 16 novembre 2019, la sera dopo l’occupazione. Al Vag61 si svolgeva il festival Contrattacco, e per solidarietà si spostarono alcuni eventi, tra i quali IDI, nel gigantesco eppure affollatissimo nuovo spazio. Proprio ieri, 16 gennaio 2020, la Sani è stata sgomberata. Per i poteri cittadini e non solo, questi due mesi di autogestione sono stati un affronto intollerabile. Un approfondimento sullo sgombero lo ha già fornito Wolf in questo commento che vale un post. Avevamo già deciso di presentare su Giap lo spettacolo. Il testo di Filo inizia proprio da quella serata di novembre, e a leggerlo oggi è ancora più ricco di significati. Buona lettura. WM ]
di Filo Sottile *
Entro e ci sono centinaia di persone. Meno di un’ora dopo Wolf mi dirà: – È bellissimo! Socialità pura, autogestita, spontanea, il solo gusto di condividere il tempo insieme. Verissimo. Ma non è quello che ho pensato alle undici di sera di sabato 16 novembre, quando sono entrata alla ex caserma Sani, occupata il giorno precedente dalle persone di XM24.
Cerco di farmi largo nello stanzone enorme che si apre a sinistra. C’è un tizio che rappa laggiù in fondo, lo so perché le sue rime escono ovattate dall’impianto – insufficiente per l’ampiezza del locale – e perché ogni tanto, piccolissimo, appare, quando la folla che gli salta intorno prende il tempo giusto e si abbassa tutta insieme.
Stefano di Vag61 è un poco più avanti, regge il mio leggio e mi fa cenno di seguirlo. Nella mia testa esplode la sfiducia: Cazzo, questa è la mia Waterloo. Tanta sfiducia spesso è il contraltare della megalomania. Prosegui la lettura ›
L’assemblea del 15 novembre nella «Cattedrale» della Caserma Sani, sotto lo sguardo benedicente di quella che è stata subito battezzata come «Madonna Trans»
Jacques Pantaleón, da pochi mesi papa Urbano IV, il 23 dicembre del 1261 apponeva il suo sigillo alla bolla Sol ille verus. Poco dopo, una copia del documento veniva consegnata a un messo e questi lasciava il Palazzo dei Papi, attraversava al trotto le strade della provvisoria sede pontificia di Viterbo.
Oggi su quel centro medievale spira un alito di gentrificazione, fatto di offerta gastronomica pervasiva, di retorica del «bello» e della candidatura a diventare parte del patrimonio Unesco. All’epoca, tutto ciò era non solo lontano, ma inimmaginabile. Tanto per il papa, quanto per il messo, che veloce si allontanava e puntava verso nord.
In pochi giorni, l’attesa notizia del riconoscimento dell’ordine religioso-militare della beata Maria Vergine Gloriosa giungeva a destinazione. In questa seconda città – vi fosse arrivato oggi – il cavaliere avrebbe trovato non un alito come a Viterbo, ma una tempesta di gentrificazione, fatta di nauseante sovraofferta gastronomica, crescita insostenibile dei valori immobiliari, Grandi Eventi e Opere e, di nuovo, la nefasta candidatura a diventare patrimonio Unesco. «Unescocide», lo chiama Marco d’Eramo sulla New Left Review: omicidio urbano per mezzo dell’inserimento nelle liste Unesco.
È, la città d’arrivo, Bologna; e la sede dell’Ordo Militiae beatae Mariae Virginis Gloriosae si raccoglieva attorno alla chiesa di «S. Mariae de Caxaraltola». Prosegui la lettura ›
Stiamo lavorando per ripulire questo sito da ogni «cookie tecnico e di profilazione» non strettamente necessario al nostro lavoro. Il blog è degooglizzato, non incorporiamo video di YouTube, non pubblichiamo link a social network, non abbiamo pulsanti per la condivisione sui social, tuteliamo la privacy degli utenti e cerchiamo di contrastare ogni sorta di "data mining" Toccava mettere il pecione in ottemperanza al GDPR ecc. ecc. Ne abbiamo approfittato per dire 'ste cose. Grazie dell'attenzione. OkUso un mirror del sitoInfo legali, uff...
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.