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Lavorare con lentezza

«Radio Alice è senz’altro anche il nome di una pizzeria»: il capitale & il settantasette, 1a parte

di Wolf Bukowski *

Menù di Radio Alice, dettaglio, aprile 2018. Non manca la chiocciolina Slow Food.

«Il pericolo sovrasta tanto il patrimonio della tradizione quanto coloro che lo ricevono. Esso è lo stesso per entrambi: di ridursi a strumento della classe dominante. In ogni epoca bisogna tentare di strappare nuovamente la trasmissione del passato al conformismo che è sul punto di soggiogarla.»

Walter Benjamin, Sul concetto di storia (1940)


Nel dicembre del 2016 viene inaugurata in Hoxton Square la pizzeria Radio Alice, «avventura» e «progetto londinese dei fratelli Matteo e Salvatore Aloe, creatori di Berberè». La zona del locale veniva descritta dal sito di Berberè come «uno dei poli più vivaci e dinamici della città grazie alla presenza di artisti e design». Lo definirei invece, molto più brevemente: hipster e gentrificato. Sei mesi dopo è la volta di una seconda apertura con la stessa insegna, «nel bellissimo villaggio/quartiere di Clapham», luogo di gentrificazione più recente.

Radio Alice, quella vera, trasmette per tredici mesi tra 1976 e 1977 da un sottotetto di via del Pratello 41, a Bologna. Su Alice, nel corso degli ultimi quarant’anni, si è detto, scritto e girato tantissimo: un elenco, necessariamente incompleto, di libri, tesi, documentari, film, trasmissioni radiofoniche… si trova qui. Su Giap uno dei protagonisti di allora, Valerio Minnella, scrive:

«Di solito la gente ci dice “Voi avete cambiato la storia della comunicazione” (vero), ma poi l’unica cosa che conoscono è che la radio fu chiusa dalla polizia e noi arrestati (un po’ riduttivo). Non sanno quasi nulla della realtà della radio […] L’unico aspetto noto a tutti resta quello eroico della chiusura, ma la percezione che dichiarano è che abbiamo cambiato la storia della comunicazione, come se essere arrestati fosse una metodologia di mediatica. Debbo dire che è un corto circuito che mi sconcerta: nonostante il riconoscimento e la stima che ci vengono attribuiti, anche dalle persone più improbabili, la vera essenza di Radio Alice è spesso sconosciuta. Però resta il mito.»

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Un mito di stamattina. A 40 anni dalla prima trasmissione, perché vi interessa ancora #RadioAlice?

Non ucciderete Radio Alice

di Valerio Minnella

Pochi giorni fa è venuto ad intervistarmi un giornalista-scrittore, Luca Rota, che sta lavorando ad un piccolo nuovo libro su Radio Alice, che sarà presto nelle librerie. Luca, fra l’altro, mi ha domandato «Cosa resta oggi di Radio Alice, dopo quasi 40 anni? In tema di retaggio mediatico ma, ancor più, tematico, filosofico, “spirituale”…»

Lì per lì gli ho risposto «Questa domanda dovrei sottoporla io a te, non viceversa. A te come ai tanti altri, che da tanti anni mi chiedete informazioni sulla radio in quanto state scrivendo articoli, tesi universitarie e altri testi di vario genere… Credo vi sia in circolazione più materiale su Radio Alice che su qualsiasi altra realtà mediatica, eppure dopo quarant’anni, evidentemente, c’è ancora da scrivere e da disquisire sulla radio. Ma io sono troppo coinvolto per capire perché siate ancora in tanti a voler parlare di quello che abbiamo fatto.»

In questi giorni con Nino, uno dei compagni di un tempo, abbiamo cominciato la ristrutturazione del sito www.radioalice.org, che mettemmo in piedi alla fine degli anni ’90 e che dal 2002 era lì abbandonato; Quando sono andato ad integrare la pagina che raccoglie tutti i libri che parlano di Alice, fra quelli specifici sulla Radio, che ne parlano a fondo, e quelli che la citano solo, ne ho contati più di venti e so che qualcuno ancora manca.

Allora la domanda di Luca mi è tornata in testa. Prosegui la lettura ›