Un convoglio di esuli istriani dileggiato dai ferrovieri «rossi». Un episodio ambientato nel 1947, ma che non ha riscontro in nessuna fonte dell’epoca e ha preso la sua attuale forma soltanto nel XXI secolo.
di Nicoletta Bourbaki *
di Nicoletta Bourbaki *

Collaborazionismo e Resistenza… Occupazione nazifascista e guerra di Liberazione… Ma sì, dài, commemoriamole assieme. È tutta «memoria», no?
di Nicoletta Bourbaki*
A Gorizia in questi giorni sta andando in scena l’ennesimo episodio della saga «la memoria condivisa».
Il 5 ottobre, nell’anniversario della morte di Norma Cossetto, davanti al Liceo Classico Dante Alighieri verrà inaugurato, per iniziativa dell’ANVGD [Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia], un pannello in cui saranno illustrate le “vite parallele” di due ex allieve della scuola, definite «vittime di opposte ideologie».
La prima è appunto Norma Cossetto, «martire delle foibe»; la seconda è Milojka Štrukelj, antifascista e partigiana goriziana uccisa dai tedeschi durante un attacco a Cerkno nel 1944. Prosegui la lettura ›

Danza macabra dei nazifascisti sulle rovine della Jugoslavia. Affresco nel Memoriale della battaglia della Sutjeska, Tjentište, Bosnia-Erzegovina.
di Nicoletta Bourbaki *
Alla fine della quarta puntata di quest’inchiesta abbiamo osservato che nei documenti presentati dalla famiglia Cossetto all’Università di Padova la data dell’arresto di Norma Cossetto risulta essere il 2 ottobre. Vediamo innanzitutto di descrivere che tipo di documenti sono e che cosa c’è scritto esattamente. Prosegui la lettura ›

Concetto Marchesi (1878 – 1957), latinista, rettore antifascista dell’Università di Padova durante l’occupazione tedesca, deputato del Pci, membro della Costituente. Un’ossessiva diceria lo descrive come mentore di Norma Cossetto e promotore della sua laurea ad honorem postuma. Il collettivo Nicoletta Bourbaki – come avrebbe dovuto fare chiunque abbia scritto di questa vicenda – ha consultato i documenti d’archivio dell’Università di Padova, per vedere se le cose andarono davvero così. La risposta è stata un secco no. Ma quel no era solo l’inizio di una catena di ulteriori scoperte. Perciò, a distanza di cinque anni dalle prime tre puntate di quest’inchiesta, abbiamo deciso di pubblicarne altre due. Buona lettura.
di Nicoletta Bourbaki (*)
Nel 2019 abbiamo pubblicato un trittico di articoli su Norma Cossetto.
Il primo era un’analisi critica storiografica e politica del film Rosso Istria, cofinanziato dalla Regione Veneto.
Il secondo una ricostruzione della genesi della narrazione “consolidata” su Norma Cossetto, una narrazione basata poco sulle fonti e molto su fantasie per niente innocenti.
Il terzo era una recensione del fumetto neofascista Foiba rossa e soprattutto del libro di Frediano Sessi Foibe rosse, per il quale abbiamo proposto la definizione di «oggetto narrativo male identificato». Due opere d’ingegno in teoria distanti sul piano culturale e politico, in realtà più simili tra loro di quanto si potrebbe immaginare.
L’anno successivo, intorno al 10 febbraio, Luca Casarotti – che, oltre a essere uno studioso di diritto romano e un musicista, fa parte del nostro gruppo di lavoro ed è il presidente dell’ANPI di Pavia – è stato attaccato dal giornalista Gian Micalessin per aver criticato la distribuzione istituzionale nelle scuole del fumetto Foiba Rossa. Ne abbiamo parlato su Medium, nella nota I veleni del Giorno del Ricordo (nei media e nella scuola).
Micalessin, prevedibile come può esserlo un giornalista che scrive per un giornale che si chiama «il Giornale», ha utilizzato contro l’Anpi quella che i cossettologi considerano l’arma fine di mondo: la storia della laurea ad honorem concessa a Norma Cossetto dall’Università di Padova nel 1949, per volontà, così dice la vulgata, del prof. Concetto Marchesi, latinista di fama, personalità di spicco dell’antifascismo padovano durante l’occupazione tedesca, e padre costituente nelle file del Partito comunista italiano.
Questa storia – in alcune varianti Marchesi è anche indicato come relatore di tesi di Norma Cossetto – ci è sempre sembrata molto strana, così abbiamo deciso di approfondirla. Prosegui la lettura ›

Tomaso Montanari
In questi giorni gli attacchi delle destre a Tomaso Montanari – che ha tutta la nostra solidarietà – hanno riportato in auge (per una volta fuori stagione, cioè lontani dal 10 febbraio ) la querelle sulle foibe. In rete molte persone hanno linkato le inchieste e ricerche apparse su Giap nel corso degli anni, soprattutto a opera del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki.
A lungo siamo stati davvero in pochi a contrastare – sfidando l’assurda accusa di «negazionismo»* – la narrazione “foibologica”. Narrazione risalente alla propaganda dell’occupante nazista in Istria, poi ripresa e rifinita negli atelier del neofascismo postbellico e divenuta storia di Stato a metà degli anni Zero del XXI secolo, con l’istituzione del Giorno del Ricordo.
Il Giorno del Ricordo, che si celebra dal 2005, è una ricorrenza ideata e imposta dalla destra «post»-fascista in risposta alla Giornata della Memoria.
Lo scopo dei camerati era contrapporre alla Shoah una propria narrazione vittimistica. Una narrazione nella quale il collaborazionismo coi nazisti diventasse «eroismo» e «martirio» – con tanto di medaglie a veri e propri criminali di guerra – e scomparissero i crimini di guerra italiani nei Balcani.
La strategia consisteva nel trasbordare nel mainstream e – forti dello «sdoganamento» politico del vecchio MSI – nell’ufficialità istituzionale un insieme di narrazioni squinternate e odiose, ricostruzioni storiche infondate e vere e proprie leggende metropolitane che fino a quel momento erano rimaste confinate nelle cerchie di estrema destra. Una sorta di sottogenere letterario, la «foibologia», di cui su Giap abbiamo ricostruito le origini. Prosegui la lettura ›

Sede dell’IRSML, marzo 2019: Raoul Pupo afferrato dalla mostruosa accusa di negazionismo/riduzionismo sulle foibe, fabbricata nel suo stesso laboratorio.
Pochi giorni fa, il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una mozione presentata dai consiglieri Piero Camber e Giuseppe Ghersinich (rispettivamente Forza Italia e Lega) con cui si impegna la giunta di destra a non finanziare associazioni culturali che divulghino in qualsiasi forma «tesi negazioniste delle foibe».
Nel calderone di tali presunte tesi finisce, com’era ovvio, chiunque proponga una lettura della storia del «confine orientale» un filino più complessa di quella enunciata da Salvini lo scorso 10 febbraio. La mannaia cala addirittura sull’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione.
Questo sviluppo non era imprevedibile, perché è una logica conseguenza di quella che abbiamo chiamato «ideologia del Giorno del Ricordo». Nondimeno, è uno sviluppo grave. Ne scrive su Medium Nicoletta Bourbaki.
Il gruppo di lavoro focalizza il proprio sguardo su una certa ironia della sorte: il professor Raoul Pupo, storico che ha trascorso gli ultimi vent’anni accusando di «negazionismo» e «riduzionismo sulle foibe» suoi (validissimi) colleghi, si ritrova all’improvviso in loro – e, aggiungiamo, nostra – compagnia nel girone degli «appestati».