Dirupo di Sabbiuno, 31 ottobre 2020. A noi rimane il mondo. Clicca per ingrandire.
di Armin Ferrari
[La prima puntata è qui. A Noi Rimane il Mondo è un documentario diretto da Armin Ferrari con la partecipazione di Wu Ming & Wu Ming Foundation. Fotografia: Harald Erschbaumer. Presa diretta: Maurizio Vescovi. Montaggio: Marina Baldo. Musiche: Simonluca Laitempergher. Prodotto da Roberto Cavallini per Altrove Films, in associazione con Albolina Film e Kinè, con il sostegno e il supporto di IDM Film Funding e di Emilia Romagna Film Commission.]
21 – 23 ottobre 2020
Antar Mohamed arriva una sera di ottobre. Provo una sensazione strana quando lo incontro a cena e associo un viso ed un corpo a quello che fino a poco tempo fa era il nome di un autore sulla copertina di un libro, oltre che un personaggio contenuto al suo interno.
Buoni viaggi alle navi che salvano vite. Lusingati per la citazione, ringraziamo Mediterranea e salutiamo la Mare Jonio che il 10 giugno ha ripreso il mare.
INDICE
0. Introduzione
1. Libri già scritti che continuano a viaggiare 1a. Speciale L’Armata dei Sonnambuli in Germania 1b. Altai e Proletkult nello Stato Spagnolo 1c. Messico: cinque uscite future, grazie a Paco Ignacio Taibo II 1d. Le voci di Cantalamappa: due diverse letture (Yamunin e Leggere : Forte!)
2. Scritture in corso, nuove uscite e altri progetti 2a. Il romanzo che stiamo scrivendo insieme: La grande ondata del ’78 2b. La battaglia della merda, di WM2 e Giuseppe Palumbo 2c. Un libro di WM1 sulle teorie del complotto 2d. Il progetto di WM1 sul clima: Blues per le terre nuove 2e. Tolkien e dintorni: i Quaderni di Arda e un convegno a Trento 2f. Il sentiero degli dei, un’extended version in uscita da Feltrinelli 2g. Ritorna Quinto Tipo: Stradario Hip-Hop di Giuseppe Nexus Gatti
3. On The Road Again? Non è così semplice…
4. Wu Ming Foundation e dintorni 4a. Le inchieste di Nicoletta Bourbaki: Montanelli e il caso Giuseppina Ghersi 4b. I monumenti e la guerriglia odonomastica 4c. Alpinismo/Appenninismo Molotov
[WM:] Quella delle ordinanze è un’epidemia che escresce su un’epidemia. Lo abbiamo scritto nel Diario virale settimane fa, e non è mai stato tanto vero come nelle ultime 48 ore. Regioni e comuni hanno rigurgitato decine, forse centinaia di ordinanze finalizzate a spaventare chi ancora esce a fare un’attività motoria o, semplicemente, a prendere una boccata d’aria, anche nel rispetto delle regole finora vigenti e senza assembrarsi con nessuno.
Qui sotto ospitiamo un’analisi dell’ordinanza della regione Emilia-Romagna, scritta da Luca Casarotti, giurista, membro del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki e coordinatore del Legal Team della Wu Ming Foundation. Analisi che tornerà utile a tutte e tutti: è altamente probabile che nelle prossime ore l’ennesimo decreto del premier recepisca quelle istanze.
Dell’incredibile demonizzazione del jogging, dei risvolti più moralistici che sanitari di questo sbrocco generale, si è discusso molto in calce all’ultimo post di Wolf Bukowski. Sembra quasi che il problema del Paese non sia il disastroso sovraccarico del sistema sanitario, no, il problema è… il jogging. Chi fa jogging è un irresponsabile, «non fa la sua parte», «è un provocatore», per il semplice fatto di mostrarsi fuori di casa «svilisce lo sforzo» (manca solo «bellico») di chi ha accolto l’invito a stare in casa col maggior zelo possibile e spara dalle finestre l’Inno di Mameli.Prosegui la lettura ›
Spedizione di Italian Limes sul ghiacciaio del Similaun, quota 3330, 2 aprile 2016. Foto: Studio Folder.
[Italian Limes è un collettivo di architetti, designer e scienziati che lavora sui rapporti tra storia, geografia e cambiamento climatico. Se ne è parlato sul blog di Alpinismo Molotov e alla seconda edizione di Diverso il suo rilievo, la festa galattica di AM (altopiano di Macereto, Monti Sibillini, giugno 2018). Il progetto eponimo Italian Limes ha gettato luce su una conseguenza del climate change a cui pochissimi pensano: sciogliendo i ghiacciai e spostando gli spartiacque alpini, il riscaldamento globale sta spostando gli stessi confini d’Italia. A conclusione e documentazione di oltre cinque anni di lavoro, è uscito da pochi giorni un libro bellissimo e di grande impatto: A Moving Border: Alpine Cartographies of Climate Change. Ricorrendo a un’ampia selezione di documenti provenienti dagli archivi dell’Istituto Geografico Militare e qui pubblicati per la prima volta, gli autori di A Moving Border tracciano una storia visiva dei confini alpini d’Italia, raccontandoli attraverso mappe, architetture, numeri, paesaggi ed ecologie precarie. Il volume si apre con una prefazione del sociologo e filosofo francese Bruno Latour e include contributi del geografo Stuart Elden , dell’antropologa e storica del territorio Mia Fuller – che nel suo saggio affronta il retaggio dell’imperialismo italiano – e dell’architetta Francesca Hughes. Pagina dopo pagina, constatiamo che l’idea di «confine naturale» è in realtà il prodotto di una precisa narrazione storica, politica e geografica, e ci si apre davanti agli occhi una verità più ampia: il cambiamento climatico mette in discussione dalle fondamenta l’idea stessa di sovranità territoriale. A chiudere il libro, una conversazione con Wu Ming 1 dove si riflette sul rapporto tra scrittura ed esplorazione del territorio, tramite una “carrellata” sul lavoro fatto da Point Lenana in poi. Quella che pubblichiamo è la versione originale in italiano. Ricordiamo che su questi argomenti – cambiamento climatico, viandanza, oggetti narrativi non-identificati ecc. – proprio stasera Wu Ming 1 terrà una conferenza-performance al Làbas di Bologna: Blues per le terre nuove. Come raccontare il cambiamento climatico: il caso del basso ferrarese / Delta del Po. Evento Facebook qui. Intanto, buona lettura.]
I confini italiani sono stati demarcati tra la metà dell’ottocento e la metà del novecento. Essi coincidono con lo spartiacque alpino per buona parte della loro lunghezza. Lo spartiacque attraversa ghiacciai perenni, molti dei quali si stanno sciogliendo a causa del cambiamento climatico prodotto dall’uomo. Quando i ghiacciai cambiano morfologia lo spartiacque si sposta, e con esso si spostano i confini, che in molti casi non coincidono più con le loro rappresentazioni sulla cartografia ufficiale. Per affrontare il problema, l’Italia, l’Austria e la Svizzera hanno introdotto il concetto di «confine mobile», riconoscendo implicitamente l’instabilità di elementi topografici, come lo spartiacque, che si pensava fossero permanenti. Prosegui la lettura ›
Ormai ci siamo. Tra pochi giorni, venerdì 1 giugno, ci ritroveremo nelle Marche, in pieno «cratere» del terremoto, ovvero sull’altopiano di Macereto, al confine del Parco nazionale dei Monti Sibillini. Ci ritroveremo per inaugurare Diverso il suo rilievo 2018, la seconda festa galattica — «nazionale» lo abbiamo scritto prima e comunque, a pensarci, non è affatto una bella parola — di Alpinismo Molotov.
Per chi ancora non lo sapesse, la festa si svolgerà nell’azienda agricola di Marco Scolastici. Quella di Marco è una delle storie più note di resistenza al terremoto e alla «strategia dell’abbandono», cioè la strategia che lo stato sembra aver scelto per le Marche negli ultimi due anni. Un territorio meno abitato dà meno grattacapi. Un territorio meno abitato è un territorio meno presidiato, e puoi farci e farci passare quel che ti pare senza fastidiose opposizioni (almeno così sperano). Prosegui la lettura ›
Dopo il successo del crowdfunding, si passa alla logistica. Sul blog di Alpinismo Molotov troverete tutto quel che è necessario sapere per partecipare a «Diverso il suo rilievo 2018». Come arrivare, dove dormire, pasti (autorganizzazione celiaca! ✊), convivenza con l’azienda agricola che ci ospiterà (non disturbare gli asini!). Importante: manda una mail ad AM per confermare la tua presenza. Clicca sull’immagine e leggi tutte le info e i consigli. Ci si vede l’1 giugno.
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