Gli strange days di Trieste contro il green pass. Il racconto di una lotta sbalorditiva – Seconda puntata

[Dopo la prima puntata del suo reportage ibrido e perturbante – che è stata pubblicata anche in francese su Lundi Matin – con questa seconda (di tre che saranno) Andrea Olivieri si addentra nel vivo delle contraddizioni, raccontando l’incredibile 16 ottobre al varco 4 del porto di Trieste. La giornata dell’iper-spettacolarizzazione, dell’invasione di troupes televisive e ambigui personaggi. Il momento in cui tutto è parso dileguarsi e i caca-sentenze-preventive già esultavano per aver avuto ragione…
E invece no. Citando ancora una volta Alain Badiou: «per impedire questo genere di disastro è necessario che la forza d’esistenza nell’apparire del sito compensi il suo dileguare». È necessario, cioè, che l’evento di una sollevazione popolare inattesa abbia più forza della sua rappresentazione – a colpi di montesani e madonne e leader “carismatici” e ospitate nei tolksciò – in quello che Andrea chiama giustamente «metaverso». Il metaverso esiste già, non è una promessa di Zuckerberg.
Dopo la “ripartenza”, avvenuta soprattutto grazie all’impegno del Coordinamento No Green Pass, Andrea racconta la violenza dello sgombero e l’intera giornata del 18, tra manovre da politicanti nel “salotto buono” della città e scontri e nubi di lacrimogeni nelle vie della Trieste proletaria, tra la gente con cui, inutile girarci intorno, bisogna stare. WM
Aggiornamento 26/11:
la terza puntata è qui.]

di Andrea Olivieri *

9. Prologo al caos

La mattina di sabato 16 ottobre mi presento al varco piuttosto presto, per vedere che aria tira dopo la prima notte, poi dovrò andarmene a lavorare. Ai gate Stefano Puzzer, appena arrivato anche lui, si sta lamentando con alcuni dei presenti per qualche cartaccia e mozziconi di sigaretta rimasti là davanti dalla sera prima. – Muli, qua xe pien de scovaze –, dice sconsolato, – no se pol veder. Poi recupera una scopa e inizia a pulire. Prosegui la lettura ›

A proposito delle tante somiglianze tra L’Uomo Calamita e Freaks Out.

A sinistra, locandina de L’Uomo Calamita, realizzata con un disegno di Marie Cécile per il kamishibai del 2016, a destra un character poster di Mario, il “nano magnetico” di Freaks Out

Da qualche giorno, con cadenza regolare, riceviamo telefonate, messaggi e missive che riguardano Freaks Out, il nuovo film di Gabriele Mainetti.
Al netto di fronzoli e dettagli, queste comunicazioni sono di due specie:

1. Gente che ci domanda se per caso siamo co-autori del soggetto;
2. Gente che vuol sapere come mai ci sono tante somiglianze tra il film e lo spettacolo L’Uomo Calamita, scritto da Giacomo Costantini e Wu Ming 2.

A queste due categorie se ne potrebbe aggiungere presto una terza, ovvero:

3. Gente che ci chiederà se L’Uomo Calamita non sia un adattamento di Freaks Out. Prosegui la lettura ›

Gli strange days di Trieste contro il green pass. Il racconto di una lotta sbalorditiva – Prima puntata

[Da settimane Andrea Olivieri, ricercatore e scrittore, cammina o si sposta in moto da un luogo all’altro della sua città, di giorno e di sera, attraversa cortei e assemblee di piazza, ascolta le persone più diverse nelle situazioni più diverse, mobilita la propria memoria di ex-lavoratore del porto e di attivista, butta giù appunti su appunti, raccoglie storie. Sta interrogando un Evento, e prima ancora un sito.
Perché Trieste? Perché proprio lì è cresciuta in modo tumultuoso una piazza anti-green pass così diversa dalle altre? Energie si sono accumulate “di nascosto” finché la città dalla «scontrosa grazia» – città poco italiota e molto mitteleurobalcanica, misconosciuta al resto del Paese – non ha prodotto una rottura nell’apparire normato di una società piegata dall’emergenza Covid. Una mobilitazione di massa dai caratteri inediti che ha sorpreso l’Italia – paese regolarmente ignaro o dimentico della “faglia” al proprio confine orientale – e che ci parla dei conflitti futuri, delle lotte post-pandemiche.
È quest’ultimo aspetto a farne un Evento, per chi lo ha vissuto in tutta la sua contraddittorietà e per chi lo ha seguito e cerca di trarne lezioni. Come scrisse di un altro Evento – si parva licet – il filosofo Alain Badiou, «non è solo l’intensità eccezionale del suo sorgere che conta – il fatto che si tratti di un episodio violento e creatore d’apparire – ma il fatto che, nella durata, questo sorgere, benché dileguato, abbia disposto come gloriose e incerte le sue conseguenze. Gli inizi sono misurati dalla loro possibilità di ricominciare».
Questa è la prima puntata del reportage di Andrea. Ce ne saranno due ma forse tre. Diciamo «reportage» perché riporta e fa rapporto (in ogni accezione del termine), non per affibbiargli un genere. È un testo ibrido: cronachistico, saggistico, lirico, psicogeografico, sociologico, teso a quel difficile esercizio che è la storia del presente. Sconsigliamo di ingurgitarlo al volo: merita attenzione, tempo dedicato.
Come sempre avviene con le miniserie di Giap, i commenti saranno attivati solo all’ultimo episodio. Buona lettura. WM
Aggiornamento 17/11/2021:
la seconda puntata è qui.
Aggiornamento 26/11/2021: la terza puntata è qui]

di Andrea Olivieri * – Traduction en français ici.

1. Il varco

Il varco 4 è un nonluogo incastrato tra i gate di accesso al Terminal container del molo VII e l’imbocco della sopraelevata che porta alla frontiera con la Slovenia. Anche nelle giornate in cui sarà invaso di persone non cesserà di sembrare un grande casello autostradale, di un mondo che però ha fatto a meno delle automobili.

Solo i portuali, o i camionisti che a volte devono passarci delle ore, o chi per lavoro ha a che fare col porto, lo riconosce come un luogo familiare. Alla grande maggioranza dei triestini è sconosciuto, e quando iniziano ad affluire la mattina presto di venerdì 15 ottobre restano straniti e sospesi, come se uscissero dalla loro città per entrare in un «altrove» che, per la prima volta, si presenta ai loro occhi.

A nascondere il varco come un effetto ottico è la sopraelevata, che nel suo intrico di rampe di cemento da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude, e del porto lascia intravedere solo le braccia delle gru, tutte alzate e ferme e sovrastanti alcune navi, anch’esse immobili quella mattina. Prosegui la lettura ›

«Ribelli al confino», una graphic novel ambientata a Ventotene, una mostra itinerante e altro ancora

Ribelli al confino

Per richiedere il ibro – e informarti sulla mostra – contatta direttamente l’ANPPIA cliccando sulla copertina.

Ribelli al confino è una graphic novel ambientata a Ventotene, sceneggiata e disegnata dal grande Maurizio Ribichini.

Ribelli al confino è anche una mostra itinerante pensata per le scuole e in generale per le giovani generazioni, «realizzata su sedici roll up dedicati alla storia del confino politico durante il regime fascista e alle diverse forme di opposizione che le vittime elaborarono al tempo».

Il progetto è a cura dell’ANPPIA, l’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti fondata da Umberto Terracini, in collaborazione con il Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione – Isole di Ventotene e di Santo Stefano, che molti conoscono nella persona del suo infaticabile frontman Anthony Santilli.

Proprio ad Anthony si devono la consulenza storica e l’apparato didattico e iconografico che arricchisce e completa il libro, approfondendo ciò che è apparso, perturbante, nelle tavole del Ribichini.

Ma prima di tutto questo – e qui c’entriamo noialtri e in fondo è il motivo per cui ne state leggendo su Giap – appare un antefatto scritto da Wu Ming 1.

Infatti – ecco che alla buon’ora lo diciamo – Ribelli al confino è anche uno spin-off del romanzo di WM1 La macchina del vento (Einaudi, 2019). Prosegui la lettura ›

A Sweepsy (1984 – 2021)

Veronica Siracusano RaffaAbbiamo saputo solo stasera, in ritardo di qualche giorno, della morte di Veronica Siracusano Raffa, ricercatrice e saggista, blogger e compagna. Da poco aveva compiuto 37 anni. Lascia il marito, Marco, e un figlio piccolo, Niccolò, ai quali esprimiamo, per quel che vale, tutta la nostra vicinanza.

La settimana scorso avevamo saputo che Veronica era in ospedale, plausibilmente nella sua Messina. Nessun dettaglio, obliqui accenni a una malattia di cui soffriva da tempo… Avevamo solo capito che la situazione era grave.

L’avevamo incontrata diverse volte. La prima volta a Roma nel 2011, le altre in Sicilia. Di lei ricordiamo il sorriso contagioso, trascinante, un sorriso che si irradiava dagli occhi. L’ultima volta l’ha vista WM1, a Catania, in piazza Federico di Svevia, poco prima di un reading da La macchina del vento. Era il 31 agosto 2019.

Qui su Giap si è sempre firmata «Sweepsy». Stiamo parlando di una delle più affezionate e longeve commentatrici, un pilastro di questa community. Il suo primo intervento è datato 12 aprile 2010, quando il blog era appena nato. L’ultimo è del 16 settembre 2021, nel thread «Ostaggi in Assurdistan». Nel mezzo ci sono quasi duecento interventi, lasciati in prima persona o via pingback dal suo blog. Prosegui la lettura ›

George Orwell strikes back: arriva in libreria «La strada di Wigan Pier», con la prefazione di Wu Ming 4

La strada di Wigan Pier

Puoi ordinare La strada di Wigan Pier anche sul sito delle Edizioni Alegre.

[Esce oggi in libreria, nella collana Working Class curata da Alberto Prunetti per le Edizioni Alegre, la nuova edizione italiana de La strada di Wigan Pier (€16), la celebre indagine sociale e conseguente riflessione politica che George Orwell realizzò e scrisse nel 1936, nei distretti minerari del Nord dell’Inghilterra.
Nonostante i quasi novant’anni che ci separano dall’epoca in cui quel testo fu scritto, le riflessioni di Orwell contengono spunti tutt’ora interessanti. Non soltanto perché la precarietà di vita e la condizione di certo proletariato persistono, e non soltanto fuori dal nostro continente; ma anche perché le riflessioni di Orwell si illuminano oggi di una luce nuova, se è vero, come scriveva il grande storico marxista Christopher Hill, che «la storia deve essere riscritta da ogni nuova generazione, perché, se il passato non cambia, è il presente che muta; ogni generazione rivolge al passato domande diverse, e nel rivivere aspetti diversi delle esperienze dei suoi predecessori, scopre di avere con essi nuovi punti in comune».
Di seguito riportiamo la prefazione scritta da Wu Ming 4.]

Prefazione

«La condizione della classe operaia è la vera base e il punto di partenza di tutti i movimenti sociali del presente poiché essa è la più alta e la più palese vetta della miseria sociale esistente ai nostri giorni.»
Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra

Un celebre aneddoto vuole che nel 1891 il passeggero di un treno fermatosi alla periferia di Wigan per un guasto sulla linea ferroviaria si affacciasse al finestrino e guardandosi attorno pronunciasse la fatidica domanda: «Where the bloody hell are we?». Prosegui la lettura ›

Una nota sul killeraggio e sul cantare in coro. Come le nostre critiche al green pass vengono distorte dai media governativi

«Due minuti di lettura». Rende bene l’idea anche della ricerca fatta per scrivere l’articolo.

Oggi su Repubblica Gianni Riotta – che Glenn Greenwald memorabilmente definì «the opposite of journalism» – ci addita al pubblico odio in un articolo che intende scomunicare e demonizzare chiunque critichi il «green pass» “da sinistra” – ovvero: nel contesto di una critica alle politiche neoliberali del governo Draghi, a una gestione della pandemia disastrosa, a una narrazione della pandemia che ha deviato e scaricato ogni responsabilità verso il basso e su capri espiatori ecc.

Il passaggio che ci riguarda è – come stupirsene? – disinformato, datato e pieno di errori:

1) ci attribuisce un documento non nostro che segnalammo due mesi fa perché lo ritenevamo un passaggio importante ma di cui criticammo diversi punti;
2) estrapola e cuce a modo suo micro-virgolettati da quel post dell’agosto scorso;
3) omologa la nostra critica a quelle, diverse, portate avanti da altri soggetti;
4) piega il tutto in direzione di parallelismi storici balenghi sul rifiuto della scienza, il presunto irrazionalismo ecc.

Il metodo è trasparente, chiaramente ricostruibile in ogni fase: Prosegui la lettura ›