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Transmedia

Nervi #saldi in Val di Sherwood: cronaca di una giornata #noTAV

Lo studioso di cinema e media Flavio Pintarelli, grazie a storify.com, ci offre una cronistoria critica in tempo reale – suddivisa in blocchi tematici – del modo in cui manifestanti in loco e mediattivisti sparsi in tutta Italia stanno usando Twitter per commentare la manifestazione nazionale No Tav in Val di Susa, aggirare la disinformazione “bipartisan” sul suo reale svolgimento e mostrare la brutale repressione messa in campo dal ministro di Nottingham e dai suoi rinoceronti.

Integrazione: una cronistoria più specifica, incentrata sul “dirottamento” dell’hashtag “#saldi” su Twitter, la mette a disposizione @akaOnir.

N.B. Giunti al fondo della schermata di Storify, cliccare ogni volta su “Load more” per proseguire la lettura.

Siamo tutti il febbraio del 1917, ovvero: A che somiglia una rivoluzione?

[Comincia la pubblicazione su Giap degli interventi fatti da WM1 e WM2 alla UNC (University of North Carolina) di Chapel Hill, il 5 aprile scorso.
Il giorno prima abbiamo fatto gli stessi interventi alla Duke University, Durham, NC. Una sorta di “prova generale”: dalla sessione di domande e risposte, grazie soprattutto a Michael Hardt e Federico Luisetti, sono emersi elementi che ci hanno permesso di migliorare l’esposizione. La versione che state per leggere/ascoltare è quella “2.0”.
Per quest’esperienza siamo grati a molte persone. In particolare, ringraziamo: Mimmo Cangiano, Roberto Dainotto e Federico Luisetti, per l’invito, per aver organizzato tutto l’ambaradan e per la scanzonata compagnia; Laura Moure Cecchini, che ci ha lasciato per cinque giorni il suo appartamento, con licenza di messa a soqquadro; le compagne e i compagni del centro sociale El Kilombo Intergalactico, per un illuminante pomeriggio di  “contro-turismo”; Michael Hardt, che si dimostra sempre un gentiluomo; Fredric Jameson, per l’appoggio all’iniziativa e la chiacchierata; Michal Osterweil, con cui abbiamo in comune preziosi ricordi della penultima ondata.
Qui sotto, l’intervento di WM1. La prossima settimana toccherà a quello di WM2, intitolato: “Come distinguere una rivoluzione da tutto il resto”.
Entrambe le versioni inglesi sono già disponibili in pdf ed entrambi gli mp3 ascoltabili/scaricabili in calce a questo post.]
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Qualche settimana fa, sul Guardian è uscito un articolo di Antonio Negri e Michael Hardt intitolato «Arabs are democracy’s new pioneers». In esso, i due autori cercavano di fornire una cornice per interpretare le recenti sollevazioni popolari in Nordafrica e nel Medio Oriente. A un certo punto scrivevano che:

«chiamare “rivoluzioni” queste lotte sembra aver depistato i commentatori, che danno per scontata una progressione degli eventi che obbedisca alla logica del 1789, o del 1917, o di qualche altra ribellione europea del passato, contro re o zar.» [1]

Nel preparare questa conferenza, l’interrogativo è stato: è possibile descrivere una sollevazione odierna come “rivoluzione” senza essere depistati in quel modo? E come possiamo raccontare una rivoluzione oggi? Prosegui la lettura ›

Una sera a Bologna e tre tabù: la vecchiaia, il morire, le classi sociali

Sabato 11 dicembre abbiamo presentato al Modo Infoshop di Bologna, insieme all’autrice e alla semiologa Giovanna Cosenza, il libro di Loredana Lipperini Non è un paese per vecchie (Feltrinelli, 2010).
La discussione, durata un paio d’ore, ha collegato fra loro tre tabù, tre interdizioni, tre rimozioni che oggi orientano il discorso pubblico. Tre cose di cui si deve parlare il meno possibile: la vecchiaia, il morire e la divisione della società in classi. Per questa “griglia” sono passati molti argomenti: l’omologazione dei corpi e delle facce, l’obbligo sociale a fingersi giovani e a essere stronzi, la demitizzazione dei “fantastici anni ’60”, la raffigurazione (o l’assenza) delle donne anziane nella letteratura, la necessità di ritrovare rituali del morire e del lutto etc. Numerosi i riferimenti, diretti e indiretti, alle lotte in corso, a cominciare – com’è ovvio – da quella degli studenti. Prosegui la lettura ›

Live in Pavia, 2010 (preceduto da alcune note sul “frattempo”)

Premessa: alcune cose che ci frullano in capo

Abbiamo parlato più volte, qui su Giap, della necessità di un “frattempo”, un tempo nostro, sfasato e autonomo rispetto alle aggressioni della cronaca, dell’opinionismo, delle storie tossiche, delle voghe culturali. Un tempo non ansiogeno, che accolga in sé e rallenti pressioni e sollecitazioni, e ne smorzi l’impeto per rielaborarle. Lavorare con lentezza. Questo per non ridurci, come dice Alain Badiou, a topi:
«Topo è chi, tutto all’interno della temporalità dell’opinione, non può sopportare d’attendere […] Topo è chi ha bisogno di precipitarsi nella temporalità che gli viene offerta, senza essere affatto in grado di stabilire una durata propria.»
L’aria è piena del suonar di pifferi che ci richiamano in quanto topi.  Topo è anche il “tuttologo”, chi si precipita a farsi un’opinione su qualunque fatto, per gettarla subito in pasto al mondo. Topi sono certi “attivisti da click” che aprono gruppi su Facebook su qualunque cosa accada e montano campagne immaginarie su pseudo-eventi. La rete è piena dei “fossili” di cose fatte in fretta e poi abbandonate. Topo è lo scrittore che risponde a domande su qualunque argomento, a prescindere dalla conoscenza che ne ha. Topo è chi non si prende il tempo di elaborare e riflettere.
La “tentazione-topo” si presenta tutti i giorni, quando hai un blog molto seguito. Alla vigilia di ogni post che non sia “di attualità” (a pensarci bene, che espressione insensata!), noi ci chiediamo: “Ma possiamo davvero non parlare della tal altra cosa?”, oppure: “Che impressione diamo se, mentre succede la cosa X e tutti se ne occupano, noi pubblichiamo un post su tutt’altro?”
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Basta uno sparo

Sabato 18 settembre, al festival Marina Café Noir di Cagliari, Wu Ming 2 ha presentato in anteprima Basta uno sparo – storia di un partigiano italo somalo nella Resistenza italiana, pubblicato dalla collana Inaudita delle edizioni Transeuropa. Si tratta di un libro + CD, contenente i testi del reading Razza Partigiana e l’audio dello spettacolo registrato in studio insieme a Egle Sommacal (chitarre), Paul Pieretto (basso, tastiere ed elettronica), Federico Oppi (batteria e percussioni) e Stefano Pilia (chitarra). Il CD che accompagna il libro è lo stesso che prima dell’estate uscì in allegato con la rivista Loop.

Il tutto sarà nelle librerie a partire da questa settimana, e speriamo possa restituire anche a chi non c’era la grande emozione della serata di Cagliari, dentro una piazza San Sepolcro stracolma di gente, in un silenzio inedito per quello che in fondo è un concerto rock, ancorché parlato: solo gli applausi rompevano il filo tra una lettura e l’altra.

Di seguito riportiamo due brani dal testo di WM2 che introduce il volume, subito dopo la prefazione di Carlo Costa e Lorenzo Teodonio, autori del saggio Razza Partigiana – storia di Giorgio Marincola, senza il quale questo spettacolo non avrebbe mai visto la luce. Prosegui la lettura ›

La Grande Galleria


Alcuni già se lo immaginavano, altri ci speravano e basta:  il secondo Notturno tratto da  Il sentiero degli dei che proponiamo in forma di audioracconto è  il numero 2, ribattezzato per l’occasione “La Grande Galleria”. Dura diciotto minuti, quasi la metà del precedente, e tutta la parte musicale è affidata alla sola chitarra elettrica di Stefano Pilia. La registrazione, come sentirete, è più casalinga, con l’obiettivo di ottenere un suono più scarno rispetto a Mille Miglia, dove i Frida X suonavano almeno una decina di strumenti.

Anche in questo caso, non serve aver letto il libro per seguire il filo delle parole. Basta sapere che Gerolamo, il camminatore protagonista, si trova di notte, sulla strada, a fissare il profilo di una collina di fronte a sé.

Buon ascolto.

Wu Ming 2, Notturno 2 (La grande galleria), da Il sentiero degli dei (17’57”)
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Per scaricare l’mp3, qui.
Per scaricare Notturno 4 (Mille Miglia), qui.

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