Con il nuovo titolo La breve stagione, da oggi è in libreria – con una postfazione, o meglio, un «saggio rapsodico» di Wu Ming 1 – la nuova edizione italiana del romanzo di Serge Quadruppani Colchiques dans les prés. Alla buon’ora.
Pubblicato nel 2003 nei Gialli Mondadori come La breve estate dei colchici, dopo alcune settimane in edicola il libro scomparve, risucchiato dal mitico magazzino dei «numeri arretrati». Sorte rappresentativa di quanto accaduto al corpus delle opere di Quadruppani tradotte in italiano.
Parliamo di tredici titoli usciti per sette diverse case editrici nell’arco di ventun anni. Uno spagliamento, come si dice di un fiume che, anziché raggiungere la foce, esce dall’alveo e si perde qua e là. Una situazione caotica che ha confuso lettrici e lettori, ostacolando la conoscenza di un autore fondamentale.
L’opera di Quadruppani trascende di molto il polar e ogni altra incasellazione di genere. Speriamo che il ritorno di una delle sue storie più tese e poetiche incoraggi una riscoperta, che in molti casi sarà scoperta tout court.
La breve stagione è ordinabile in qualunque libreria, fisica o virtuale, e direttamente dal sito di Alegre. Traduzione dal francese di Maruzza Loria.
Ecco il testo della bandella e la nota biografica di SQ che appare sulla quarta di copertina.
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Con questo romanzo pervaso di colpi di scena, di micro-shock percettivi e di sottili tradimenti delle aspettative, torna nelle librerie italiane uno dei più grandi autori noirs d’Oltralpe.
La breve stagione si svolge nel Sud-est della Francia tra il 1975 e il 1992, su un litorale preso d’assalto da speculatori, cementificatori e racket di varia natura. Qui appare un fantasma del passato, a tormentare l’agiata esistenza borghese di Marie e Michel, ex-rapinatori “rivoluzionari” (un po’ anarchici, un po’ ultragauche, molto hippie) rientrati nei ranghi a spese dell’amico fraterno Simon, che invece è finito in prigione.
Dopo diciassette anni Simon torna libero e va a cercare i compagni. Cosa vuole da loro? Perché dissemina la loro villa di microspie? Chi gli ha dato i soldi per comprare un camper e le tecnologie che ci tiene dentro?
Quel che è certo: Simon prova simpatia per la figlia adolescente di Marie, Nausicaa, che ama le zone umide intorno a casa, le piante e gli animali.
Tra sottotesti che richiamano l’Amleto e l’Odissea e détournements di classici della letteratura francese, Quadruppani narra da un’angolatura inattesa fenomeni come il recupero commerciale dei cambiamenti di costume post-68 e della «rivoluzione sessuale». Nel mentre, come in altri suoi libri, esplora – criticandole, ma comprendendone le ragioni – le alternative individuali alla lotta di classe. Scorciatoie solipsistiche. Vendette disilluse. Uniche vie praticabili da chi non può rifarsi in altro modo delle ingiustizie subite.
A cura e con un saggio critico di Wu Ming 1.
Serge Quadruppani, scrittore e traduttore, è nato nel 1952 nel sud della Francia e ha vissuto a lungo tra Parigi e Roma prima di trasferirsi a Eymoutiers, sull’altopiano di Millevaches. I suoi romanzi sono stati tradotti in italiano tra gli altri da Mondadori, Einaudi e Marsilio. Tra questi ricordiamo Lupi solitari, Saturno e In fondo agli occhi del gatto. È direttore di una collana pubblicata da Metailié dedicata al noir italiano, per cui tra l’altro ha tradotto Massimo Carlotto e Andrea Camilleri.
Di Serge, oltre a questo (bellissimo!) romanzo, letto a suo tempo quando uscì con il titolo “La breve estate dei colchici”, (ricordo che andai a cercare per capire cosa cavolo fossero i colchici!), ricordo anche la sua presenza a Preganziol – comune tutt’altro che noto nelle galassie sia del turismo che delle rivendicazioni politiche! – in occasione di #rogodilibri, quando la destra al potere prtendeva di escludere dalle biblioteche pubbliche gli autori (e additare cittadini) che avevano firmato per la libertà di Cesare Battisti.
Fantastica adunata (in questi posti) e bellissima presenza di “wuminghi”, ANPI e Serge… Mi manca!
Ho acquistato in epub e ho appena letto il saggio introduttivo di Wu Ming 1, che già vale l’acquisto. Mi interessa molto la questione sui giallisti nostrani che sono rimasti intrappolati nel trucchetto “poliziotto buono” e dimenticato la ferocia del sistema. Salvate Carlotto e mi trovo d’accordo; “Mi fido di te” è un suo titolo imprescindibile. Anche Dominque Manotti è necessaria (quanto mi manca… ormai li ho letti tutti), almeno lei non è stata dimenticata dall’editoria italiana. Ho una domanda:a quando risale lo scritto di Quadruppani, citato nel vostro saggio introduttivo, in cui parlando del potere della creazione artistica, parla tra gli altri, di Asger Jorn? Non lo conoscevo… già programmato gitarella ad Albissola eheh. Grazie
Ciao Sara, grazie. Quel testo è riportato (solo un estratto, ma lungo) in Une histoire personnelle de l’ultragauche, ma è dei primi anni Novanta, si intitola «Avant-propos», uscì su La Quinzaine Littéraire e on line si trova ancora solo grazie alla benemerita Wayback Machine, qui.