Spettri nei boschi ed entità perturbanti. Come raccontare la lotta No Tav in Valsusa (a Berlino)


[WM1:] Ecco il video del keynote speech che ho tenuto a Berlino il 20 settembre 2019, su invito di Tatiana Bazzichelli, in apertura della conferenza «Citizens Of Evidence: Independent Investigations for Change», organizzata dal Disruption Network Lab.

La questione su cui si incentrava la conferenza era: «Nell’attuale contesto di disinformazione e deliberata messa in circolazione di false notizie, ha ancora senso riferirsi ai dati di fatto riscontrabili [evidence] come prove dirette della verità fattuale? Come possono giornalisti, narratori e attivisti generare consapevolezza rendendo pubbliche informazioni nascoste, quando il confine tra i significati di ciò che è falso e ciò che è vero si fa sempre più sfumato?»

Rispetto a tale domanda, il mio intervento è stato, se non fuori fuoco, quantomeno sghembo. Obliquo, per direzione di provenienza, tema svolto e modalità di esposizione, fin dal titolo, che tradotto in italiano suona così: «Spettri nei boschi ed entità perturbanti. Come mi sono ritrovato a raccontare il movimento No Tav».

Qualcuno ha definito il keynote «molto poetico» e «so airy», cosa che in un consesso di giornalisti e ricercatori può essere parsa bizzarra, e che forse alcuni avranno trovato disfunzionale.

L’abstract, dopo una rapida visione a volo d’uccello di quasi trent’anni di lotte No Tav in Valsusa, poneva la domanda: «Com’è potuto accadere tutto ciò?», e da questa ripartiva:

«Wu Ming 1 ha cercato di rispondere nel suo “oggetto narrativo non-identificato” Un viaggio che non promettiamo breve. 25 anni di lotte No Tav (2016). Nel periodo 2013-2016 ha lavorato da storico, gonzo journalist, geografo, scrittore di horror/sci-fi e attivista, senza soluzione di continuità. Il metodo è consistito nel calarsi in profondità nel movimento No Tav, prendendo partecipando a momenti-chiave della lotta, intervistando decine di attivisti, miscelando storia orale e lavoro d’archivio, ibridando fiction e non-fiction, camminando nei boschi e salendo sui monti della valle. Nel suo keynote speech, ci spiegherà il suo metodo e le tecniche utilizzate per fare inchiesta sul movimento e scrivere il libro.»

In realtà, nella quarantina di minuti che avevo a disposizione, sono riuscito a fare molto, molto meno: ho (forse) fatto capire alcune premesse del metodo e delle tecniche utilizzate. Una buona metà del tempo l’ho impiegata per dare a una platea internazionale un’idea non troppo vaga di cosa sia il movimento No Tav, cos’abbia conseguito e perché sia importante studiarlo anche fuori dall’Italia.

A Berlino… va bene, dunque? Boh. Se mi dicessi soddisfatto di com’è andata, non sarei sincero. Nondimeno, nell’intervento qualcosa di buono mi sembra si possa trovare, ed è per questo che ne propongo l’ascolto e la visione.

L’intervento vero e proprio è preceduto dai saluti dell’organizzazione e – la riproduzione del video incorporato inizia a quel punto – da un’introduzione al lavoro di Wu Ming da parte della videomaker e attivista Alexandra Weltz-Rombach. A seguire, una seduta di domande-e-risposte, sempre a cura di Alexandra.

Tutti gli altri interventi e panel di discussione della due-giorni sono sul canale YouTube del Disruption Network Lab.

P.S. L’immagine di sfondo della presentazione è tratta dal videoclip Fantasmi dei Gomma, che ringrazio.

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One commento su “Spettri nei boschi ed entità perturbanti. Come raccontare la lotta No Tav in Valsusa (a Berlino)

  1. Rispondo a Wu Ming 1:

    Mi sento chiamata in causa dal tuo commento sulla conferenza come curatrice dell’evento e mi fa piacere raccontare un po’ più in dettaglio come lavoriamo a Berlino. Definire “obliquo” il tuo intervento, aiuta a descrivere la nostra metodologia nel migliore dei modi. Il punto di vista alla base di ogni conferenza del Disruption Network Lab è portare in connessione una diversità di pratiche e di pensieri, che non necessariamente rappresentano un pensiero univoco. L’idea è creare un cut-up, un montaggio di punti di vista, che connessi in un certo modo possano dare delle risposte a domande “scomode” nel nostro panorama sociale e culturale, oppure generare nuove domande.

    Accade di rado assistere a conferenze in cui giornalisti investigativi, scrittori, whistleblowers, attivisti, artisti, hacker e ricercatori abbiano la possibilità di entrare in dialogo. Se noi avessimo invitato solo giornalisti, si sarebbe perso un punto di vista unico come il vostro, che combina l’esperienza diretta nel territorio e l’arte della scrittura. Di certo il tuo intervento è stato più poetico degli altri, perché invece di parlare della metodologia mediatica che potrebbe applicare un giornalista, oppure un punto di vista tecnico di un hacker, è nato combinando un discorso letterario e le pratiche attiviste del movimento No Tav. Da vario tempo mi cimento nell’attività (poetica?) di creare reti e “networking” (non nel senso commerciale dei social media, ma come pratica di relazioni in divenire).

    La curatela degli eventi del Disruption Network Lab nasce partendo da questo approccio “multiplo”. Se tu avessi raccontato il movimento No Tav in maniera giornalistica, si sarebbero creati altri problemi, relativi alla rappresentazione di una molteplicità da parte di un punto di vista singolo, e altre questioni identitarie. Forse era il solo modo per raccontarlo, in maniera, appunto, poetica (aggettivo che trovo un complimento da parte del pubblico, non una critica!). Sono sicura che questa sia stata anche la tua scelta, ben ragionata.

    Dando un punto di vista multiplo alla tua riflessione qui su Giap, rispondo alla domanda “A Berlino…va bene?” con: non sempre, ma nel tuo caso, il tuo intervento ci ha permesso di esplorare dei temi che non sono mai stati raccontati in un contesto internazionale in Germania, e in lingua inglese, e ha dimostrato come un movimento possa essere raccontato senza “appropriazioni” e lasciandolo libero di essere quello che è. Soprattutto, dimostrando come è possibile generare consapevolezza politica attraverso l’immaginario narrativo, e allo stesso modo, denunciare forme di potere che devono essere svelate e discusse.

    Saluti, Tatiana Bazzichelli