#Proletkult: prime recensioni e interviste

In memoria di Alessandro Caligaris.

Ecco alcune delle tracce che l’uscita di Proletkult sta lasciando nell’infosfera.

Questa rassegna era già sulla rampa di lancio quando ci è arrivata la terribile, frastornante notizia della morte di Alessandro Caligaris, che tanti disegni ci aveva regalato, tanta transmedialità aveva aggiunto alle nostre narrazioni. Certamente saremmo stati entusiasti delle sue reinterpretazioni di Proletkult, come eravamo stati entusiasti di quelle de L’Armata dei Sonnambuli. In queste giornate convulse, dopo la prima reazione su Twitter, non siamo ancora riusciti a scrivere qualcosa di più compiuto. Inserire Alessandro nel primo post utile ci è parsa l’unica cosa fattibile per non stare in silenzio. Siamo a disposizione per qualunque iniziativa in suo ricordo.

Intervista su Proletkult rilasciata a Linkiesta
«Volevamo superare l’alternativa tra l’archetipo dell’alieno invasore e quello dell’alieno buon esploratore. Volevamo che i nostri alieni fossero più complessi, e fossero portatori di una contraddizione, tanto quanto la società terrestre.»

Proletkult: il comunismo viene dallo spazio
Recensione di Luca Cangianti su Carmilla, 2 novembre 2018. «Terminata la lettura alcuni alzeranno lo sguardo alle stelle con terrore, altri con speranza.»

Intervista a Wu Ming 2 su Radio Città Fujiko di Bologna
Presentazione «per indizi» di Proletkult. A cura di Alessandro Canella.

Intervista a Wu Ming 4 su Radio Onda d’Urto di Brescia
A cura di Andrea Cegna.

Wlodek Goldkorn parla di Proletkult su Repubblica
21 ottobre 2018. «È stata una bella idea, quella dei Wu Ming, di mettere insieme il bolscevismo e la fantascienza».

Lunedì 5 novembre Proletkult sarà il «Libro del giorno» a Fahrenheit di Radio 3.

Nei prossimi giorni presenteremo Proletkult a Bologna e Roma. Il calendario autunnale è qui.

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3 commenti su “#Proletkult: prime recensioni e interviste

  1. Alcune indicazioni erano già nell’Armata dei Sonnambuli, ad esempio: “Ma siccome che dello sgobbo di Domineddio durante la Creazione non se ne voleva più sentire parlare ecco che il giorno del riposo – domenica o decadì la ciccia è sempre quella – arrivava dopo nove giorni di travaglio, tre volte in un mese anziché quattro…”.
    Nella prefazione alla prima edizione della Dialettica dell’Illuminismo del 1944 sulla duplice natura dell’Illuminismo T. Adorno e M. Horkheimer scrivono “Non abbiamo il minimo dubbio – ed è la nostra petizione di principio – che la libertà nella società è inseparabile dal pensiero illuministico. Crediamo tuttavia di aver percepito con uguale chiarezza, che lo stesso concetto di quel pensiero, non meno che le forme storiche concrete, le istituzioni della società con cui è legato, già contengono i germi della regressione che oggi si sta verificando ovunque. […] Lasciando la riflessione sull’aspetto distruttivo del progresso ai suoi nemici, il pensiero nella sua corsa a capofitto verso il pragmatismo sta perdendo il suo carattere di discernimento e quindi la sua relazione con la realtà”.
    La vicenda di Bogdanov, di Proletkult si inserice all’interno di questa dicotomia che ha ereditato dal 1789 come già la società socialista di Nacun/Marte aveva fatto dai suoi precedenti assetti borghesi; sono evidenti le analogie tra alcuni tratti del pensiero razionale-scientifico rilevati da Adorno e Horkheimer: “La società borghese è dominata dall’equivalenza. Essa rende comparabile l’eterogeneo riducendolo a grandezze astratte…unità rimane la parola d’ordine da Parmenide a Russel…La Logica formale è stata la grande scuola dell’unificazione. Essa offriva agli illuministi lo schema della calcolabilità dell’universo…” e i presupposti da cui parte la Tectologia:
    “Il punto di partenza è la progressiva universalizzazione dei metodi che si è sviluppata nella tecnologia scientifica e nella scienza dall’apparire della produzione attraverso le macchine. Il metodo della produzione basato sulle macchine è fondamentalmente ovunque lo stesso: è l’utilizzo delle energie attraverso la trasformazione programmata di alcune delle loro forme inoltre – e questo è vero non solo per le energie naturali, ma anche per il lavoro umano…- questa trasformazione di energia ha fornito una visione metodologica universale per la fisica e la chimica…le scienze biologiche sono state fermamente su questa strada e le scienze sociali che sono meno sviluppate e precise… nondimeno cominciano a seguire questa strada…” (Prefazione dell’autore all’edizione del 1923 di Tectologia)
    D’altra parte, Hobsbawm (Il secolo breve) ricorda l’utilizzo dell’espressione “accumulazione primitiva socialista” da parte di un seguace di Trockij per definire la fase iniziale dell’economia socialista e Bordiga in Programma comunista settembre, agosto 1955: “Lenin aveva definito sciocchezza la ‘costruzione del socialismo’. Stalin parla di edificare non il socialismo, ma le sue basi economiche. La formula era ancora accettabile. Perché in che consiste la base economica del socialismo? semplice: nel capitalismo industriale”; lo stesso Bordiga nel 1922 in un articolo su Ordine Nuovo confermava a rivoluzione avvenuta i timori espressi quindici anni prima da Sterni nel seguito del suo discorso citato all’inizio del capitolo 7 di Proletkult:”Non solo il comunismo, ma nemmeno un altro qualunque sistema di economia può vivere in Russia senza rapporti con gli altri paesi…questa condizione di cose forma il terreno di un evidente ricatto dei poteri capitalistici contro lo Stato proletario…”
    Ma il procedere della ragione strumentale genera reazioni e resistenze che in alcuni casi si rivolgono a forme e assetti precedenti; Marco Revelli in Oltre il Novecento (pag 58) richiama Bataille che definisce il medioevo cristiano: “l’ultima epoca in cui fu codificata la sottrazione sistematica della ricchezza eccedente all’uso utile – dunque all’accumulazione – per riservarla, attraverso ‘uno spreco gigantesco’, una dilapidazione su larga scala fatta di oziosità contemplativa, lusso ostentatorio e pratiche di carità, all’improduttività del sacro [in corsivo]”, che viene così ad essere accostata ai comportamenti e alle lotte degli operai “nella loro azione collettiva volta ad accrescere il salario e a limitare, per questa via, la quota destinata all’accumulazione” confermando “la sopravvivenza di un ‘movimento generoso e di un gusto di vivere senza scadenze’ “[La Part maudite (1949)]
    D’altra parte questo “gusto di vivere senza scadenze” traspare nelle descrizioni dei modi di vita primitivi in Sahlins (Stone Age Economics-1972 p.56), che dovremmo assumere più prossimi allo stato naturale: “Il processo lavorativo è sensibile a interferenze di vario genere, vulnerabile a sospensioni in favore di altre attività della serietà del rituale o della frivolezza del riposo. La tradizionale giornata lavorativa è spesso corta; se si prolunga, è frequentemente interrotta…Secondo le norme della società, non parliamo di quelle dello stacanovista [in corsivo nel testo] una notevole parte di forza lavoro rimane inutilizzata”
    A Nacun troviamo entrambe le posizioni: razionalità strumentale e reazione, rispettivamente nei discorsi di Netti (un antenato di quel Menni che nel 1907 porterà Leonid su Nacun preferendolo al vecchio della montagna/ Vladimir Il’ič Ul’janov) che trecento anni prima chiede:”Potete voi onestamente dire che poche migliaia di vite oggi valgono più di milioni domani?”(in L’ingegner Menni 1912)
    e in quelli di un’altra Netti (il nome appartiene qui a una donna, la mamma di Danni) che si oppone a chi propone di sacrificare secondo la stessa logica i pochi socialisti terrestri in La Stella Rossa del 1908.
    Indipendentemente dal contesto (l’accumulazione primitiva socialista o l’iperliberismo contemporaneo) la reazione può assumere il carattere di un ritorno a forme precedenti quali quelle enumerate da T. Veblen nella Teoria dell’impresa affaristica (p.23):”antiche norme diverse dalla norma moderna data dalla macchina in quanto basate su fondamenta convenzionali, in conclusione sentimentali… Tali sono per esempio i principi delle relazioni di sangue (primitive), la solidarietà di clan, la discendenza patriarcale, la pulizia Levitica, la guida divina, la fedeltà, la nazionalità…”; si potrebbe aggiungere a questo elenco lo “spirito eroico nordico” citato da T. Shippey nel saggio pubblicato in Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beohthelm – 1991 a cura di Wu Ming 4 come concausa (assieme all’ofermod del capo) del sacrificio dei soldati della guardia del corpo di Beorhnoth.
    Al di là delle valutazioni sulla necessità che “gli operai si dotassero di una nuova ideologia” e sul ruolo della “cultura nella nuova società” (nella Tectologia, la tartaruga che si ritira nel suo guscio in caso di pericolo risponde a un principio generale di selezione della struttura più favorevole alla conservazione, più che all’osservanza di una ideologia corretta o sbagliata che sia), è difficile sfuggire alle considerazioni che chiudono il capitolo 27 di Prolekult: “Se poteva dedicarsi alla cultura della nuova società, era perché quella società era finalmente possibile.”

  2. […] Qui di seguito, la rassegna di quel che è uscito finora, dopo le primissime recensioni e interviste che già segnalammo ai primi di novembre. […]

  3. […] sua terza edizione in meno di due mesi, e continuano ad arrivare recensioni. Dopo lo speciale del 3 novembre, del 16 novembre e del 4 dicembre scorsi, ecco la quarta ondata. Buona […]