Westworld alla Bolognaise, terza puntata: i gradi di separazione tra #FICO, i paradisi fiscali e… il Titanic

FICO EATALY WORLD

di Wolf Bukowski *

[Tutte le puntate dell’inchiesta su FICO Westworld alla Bolognaise sono qui.]

Tra il 2016 e il 2017 l’autorità irlandese che vigila sugli enti di beneficenza si è occupata di «Medb», «Badb» e «Eurydice», tre charities utilizzate dalla fondazione Matheson.

Le tre organizzazioni erano state iscritte al registro degli enti caritatevoli allo scopo di alleviare «povertà e bisogno», ma da più parti (politiche e giornalistiche) si sospettava fossero usate come «amministratrici fiduciarie» di fondi di investimento statunitensi. E che dunque servissero, in definitiva, per eludere le tasse. L’authority ha quindi indagato per stabilire se i tre enti avessero effettivamente «esclusivo scopo di beneficenza» – come richiede la normativa.

Eurydic e e le altre, da parte loro, hanno sostenuto che i compiti di amministrazione fiduciaria erano «ancillari» rispetto alle attività benefiche. Secondo l’Irish Times, fonte di tutta questa gustosa storia, la loro linea di difesa era che

«se alcune charities raccolgono denaro con “la vendita di torte o coi tornei di poker”, la scelta [di Eurydice, Medb…] è stata invece quella di raccogliere fondi fornendo servizi finanziari.»

Il report finale dell’authority rigetta questo indecente paragone, e quando viene pubblicato Matheson ha già interrotto la discutibile prassi. Quindi Eurydice e le altre non sono più utilizzate in tal modo oggi né lo saranno in futuro.

Ristorantini (e orchestrine) del Titanic Quarter

Ma il passato, guarda un po’, neppure l’alta e numinosa finanza può cambiarlo. Accade così che sbirciando tra le operazioni fatte dalle tre charities per «aiutare i clienti a evitare la tassazione» ne scopriamo una che ci interessa da vicino . È quella legata, sempre secondo l’Irish Times, alla c ostituzione di Burlington Loan Management,

«una compagnia dublinese legata al fondo statunitense Davidson Kempner, che ha rastrellato prestiti immobiliari in Irlanda e in Europa, inclusi i debiti relativi al Titanic Quarter a Belfast.»

Il Titanic Quarter è un progetto di «rigenerazione urbana» che gentrifica, rendendo lo costoso e turistico, un quartiere popolare. E lo fa, spudoratamente, proprio attraverso la retorica del lavoro nei quartieri navali (quelli in cui è stato costruito, appunto, il Titanic). Come scrive Dominique Chevalier su Belgeo,

«Rigenerato, rinnovato, patrimonializzato, museificato, il sito dei vecchi cantieri mantiene, della classe operaia, solo la forza evocativa e immaginaria d’una memoria un po’ canagli a, apprezzata dai gentrificatori proprio perché consente loro di distinguersi dai “borghesi” tradizionali.»

La brochure del titanico progetto, seriale e ripetitivo come solo gli «originalissimi» maxi-progetti di gentrificazione sanno essere: ristorantini, hotel, multisale, parchi commerciali & appartamenti per ricchi.

Ma il «rastrellamento» di Burlington nel grigio mercato del Real Estate non si ferma agli ex cantieri navali di Belfast. La presente stagione, segnata da privatizzazioni e maxi-progetti urbanistici, è propizia alla costituzione di grandi cumuli di foglie d’oro. Così Burlington fonda Lavaredo Spa, e con questo veicolo societario, a fine 2017, si compra Prelios. Tra le foglie rastrellate da Burlington finiscono così quelle del Fico, il cui fondo di investimento (Pai) è gestito appunto da Prelios.

Prelios: piccolo riepilogo

Nella prima puntata di questo reportage scrivevamo :

«Prelios Sgr non è solo un investitore nel fondo Pai come tutti gli altri: è la società che, a seguito di bando di gara pubblica, lo ha istituito e lo gestisce. Secondo il disciplinare di gara il gestore ha diritto a un compenso costituito da commissioni fisse e da commissioni legate alla prestazione del fondo.»

Di seguito, procedendo come salmoni, risalivamo l’assetto proprietario di Prelios: da Prelios Sgr al gruppo Prelios, dal gruppo Prelios al l’azionista di maggioranza ( Pirelli & C. Spa ), e da Pirelli al proprietario di Pirelli, cioè ChemChina, gigante dell’agribusiness mondiale. Di quest’ultima dicevamo:

«l’azienda “registered nearly 5,000 products and over 6,000 trademarks in 120 countries”, e si parla di pesticidi e fertilizzanti chimici. Con il takeover di ChemChina su Syngenta, perfezionatosi nel 2017 dopo la finta opposizione dell’UE, il gruppo di stato cinese finisce per controllare in modo larghissimo il mercato mondiale dei pesticidi, sia brevettati che “generici”. I gradi di separazione tra Fico e ChemChina quanti sono, dunque? Io ne conto tre: Fico→Prelios; Prelios→Pirelli; Pirelli→ChemChina.»

Ben lungi dal sostenere che ChemChina controllasse o gestisse il Fico, avevamo però smontato la bucolica immagine di un Fico «buono, pulito e giusto» per riportarlo alla sua realtà di parco tematico finanziarizzato (e non certo solo per il ruolo di Prelios, ma molto di più per quello dei fondi pensionistici privatizzati).

Ciao sementi brevettate, benvenuto hedge fund

Dal 28 dicembre 2017 il padrone di Prelios è però Lavaredo Spa, a sua volta di proprietà di Burlington Loan Management. Il solito Irish Times riferisce, nell’agosto del 2016, che Burlington Loan Management ha pagato 125 (centoventicinque!) dollari di tasse aziendali allo stato irlandese, a fronte di un patrimonio gestito di 8 miliardi ( sempre di dollari. I riferimenti sono all’anno fiscale 2015 ). Il suo indirizzo legale, nel quartiere degli affari di Dublino, è condiviso da altre 472 aziende, e lo staff irlandese risulta essere di 2 persone. In effetti forse di più non ne servono, visto che già nell’aprile del 2016 Burlington ha trasferito la propria amministrazione a una società con sede nelle Cayman. Proprietario (o gestore: le fonti oscillano sul punto ) d ella parsimoniosa Burlington Loan Management è Davidson Kempner, il tredicesimo fondo d’investimento al mondo.

Lo confessiamo: un po’ ci dispiace di aver perso quegli allegri spanditori di pesticidi e sementi brevettate che sono ChemChina e Syngenta. Quell’ingombrante compagnia, taciuta o ipocritamente ignorata dagli alti papaveri del Fico, era assai divertente da sventolare. Ma coraggio: nonostante tutto possiamo ancora divertirci, e il gioco dei «gradi di separazione » può ripartire. Pronti? Via…

  • Quanti gradi di separazione tra il Fico, che sorge ai margini di un quartiere popolare e ne accompagna la «valorizzazione», e il progetto di gentrificazione del Titanic Quarter, che mette in scena il lavoro operaio del passato per espellere le classi popolari di oggi?

I tassi di sopravvivenza dei passeggeri del Titanic, divisi per classi (dal report del governo britannico, 1912). Gli eredi della miseria dei viaggiatori di terza classe – libanesi, fiamminghi, bulgari, italiani… che avevano in tasca un biglietto di sola andata per gli Stati Uniti – sono i migranti che oggi muoiono attraversando il Mediterraneo.
Altri poveri, di certo più fortunati, sono solo espulsi dai quartieri dove vivono in occasione dei processi di «rigenerazione urbana», proprio come quello del Titanic Quarter.

  • Quanti gradi tra il Fico, che punta tanto all’aspetto educativo e alle gite scolastiche, e il «fondo avvoltoio» Davidson Kempner che a Puerto Rico suggerisce al governo locale di praticare tagli di bilancio licenziando insegnanti?
  • Quanti gradi di separazione tra il Fico e le manovre finanziarie di Davidson Kempner sulle piantagioni di sandalo, manovre che gettano sul lastrico piccoli risparmiatori australiani che, per la particolarità dell’investimento (legato alla crescita dell’albero per 15 anni), vi avevano riposto le proprie speranze di pensionamento?
  • Quanti gradi di separazione con chi spende 125 dollari di tasse, e quanti verso una società di ragionieri delle Cayman, seri professionisti che amano il sole caraibico (o avranno sede in quelle isole per altri motivi)?
  • E infine: quanti gradi tra il Fico e tre chiacchierate charities irlandesi, enti di beneficenza che invece di vendere torte di mele impacchettano sofisticati servizi finanziari? E dire che al Fico, di mele, ne avrebbero trovato un muro intero proprio all’ingresso, come raccontiamo nella seconda puntata

(Grazie a F. per l’aiuto nel corporate-watching)

All’ingresso di Fico, in un angolino discreto, una targa afferma in similvetro che «questo edificio appartiene al fondo Pai – Prelios sgr». Proprio il contrario di quanto dichiarato da Merola alla conferenza stampa inaugurale: «questo posto è di proprietà del comune di Bologna e resterà tale».

* Wolf Bukowski
È nato in Germania nel 1971, ma è un bolognese dell’Appennino. Scrive di politiche agroalimentari, feticismo del cibo, classe e ideologia del «decoro» su Giap e su Internazionale. È autore dei libri Il grano e la malerba (Ortica Editrice, 2012), La danza delle mozzarelle. Slow Food, Eataly, Coop e la loro narrazione (Alegre, 2015) e La santa crociata del porco (Quinto Tipo, Alegre, 2017). È su Twitter.

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