Zerocalcare e Wu Ming 1: nuove frontiere del reportage narrativo. Video dell’incontro all’#IJF17 di #Perugia

Kobane Calling e Un viaggio che non promettiamo breve

Doppia intervista, due libri a confronto. Dal Kurdistan alla Val di Susa. Clicca sull’immagine qui sopra per vedere il video della chiacchierata. Durata: 65 minuti.
N.B. Per qualche motivo, manca l’audio da 6’25” a 8’30”, i due minuti iniziali del primo intervento di WM1. Il resto è ok.

Ieri, domenica 9 aprile 2017, Zerocalcare Wu Ming 1 si sono incontrati al Festival del giornalismo di Perugia e, in una grande sala gremita, hanno risposto alle domande del giornalista di Vice Italia Leonardo Bianchi.
Si è discusso di reportage “ibridi”, non-fiction creativa, informazione e narrazione, storie e territori.
Cosa vuol dire «raccontare una storia con ogni mezzo necessario»?
In cosa si stanno trasformando il «romanzo di non-fiction» e il reportage narrativo?

Si è cercato di rispondere a queste domande partendo da due esempi concreti, due libri usciti nel 2016: Kobane Calling e Un viaggio che non promettiamo breve.

Kobane Calling racconta una rivoluzione sui generis in una regione martoriata da guerra e terrorismo; Un viaggio che non promettiamo breve racconta una mobilitazione di massa lunga un quarto di secolo in una valle alpina sui generis.

In entrambi i casi si parla di lotte, di esperimenti di autogestione e autogoverno, di terre di confine un tempo ritenute “marginali” che oggi, grazie alla lotta, si ritrovano al centro di mappe, discorsi, strategie e immaginari.

Leonardo Bianchi ha fatto le domande ma non è stato “solo” un intervistatore: i suoi articoli sono molto utili per capire come si sta evolvendo la forma-reportage, dunque è stato un confronto a tre. Riportiamo qui sotto stralci di una mail spedita da Wu Ming 1 ai due interlocutori, nei giorni in cui si discuteva su come impostare l’incontro.

«[…] Tratti comuni, dicevo: secondo me un reportage ibrido come In the Audi gialla, too fast for polizia, che Leonardo ha scritto l’anno scorso, un reportage a fumetti inclassificabile come Kobane Calling e un romanzo-inchiesta ibridato con l’horror come Un viaggio che non promettiamo breve, usciti tutti nel 2016, hanno in comune almeno due cose.

La prima è che […] non ci siamo posti alcun limite preventivo su quali tecniche, retoriche, linguaggi e registri espressivi utilizzare, non ci siamo posti problemi di “genere”, né ci siamo chiesti se qualcuno avesse già fatto qualcosa di simile, ma abbiamo fatto liberamente ricorso a tutto quello che sentivamo l’urgenza di usare, fatto le scelte narrative e di materiali che ci sembravano migliori in quel momento.

I reportage di Leo su Internazionale sono ottimi però hanno un taglio più “classico” […] Su Vice invece ha la briglia sciolta, nel flusso inserisce davvero di tutto – screenshot, memi, tweet, video, mappe -, e al tempo stesso è sempre chiaro perché lo fa, ogni scelta ha il suo perché e ti accende nuove possibili connessioni […]
Nel reportage sull’Audi gialla, proviamo a separare ciò che avviene on line da ciò che avviene off line. Risulta impossibile, perché è tutto un continuum, come nella vita reale. La psicosi che monta on line ha ripercussioni su come vengono vissuti gli spazi fisici, in un Nordest che per dieci giorni si immerge in una paranoia densissima, con falsi avvistamenti, rumori fraintesi, inseguimenti a cazzo, cartelli minacciosi o sconfortati che invadono i giardini […] Leonardo ci mostra sempre il risvolto brutalmente concreto (spesso insanguinato) di quel che accade on line.

Kobane Calling dà l’impressione di contenere ogni possibile scelta espressiva, davvero Michele non si è risparmiato, anzi, si è speso a fondo, si è praticamente sperperato. Di fronte a temi così grandi – la questione curda, la guerra in Siria, il ginepraio del Medio Oriente, il terrorismo internazionale – e ai rompicapi che generano, ha messo in campo una tale varietà di soluzioni creative e figure retoriche che se uno si mettesse a catalogarle scriverebbe un intero libro:
■ ci sono i personaggi allegorici dei suoi lavori precedenti: l’Armadillo, il mammut..;
■ ce ne sono di nuovi che poi escono brutalmente dall’allegoria, come quando alla fine del volume si scopre che uno dei compagni rappresentato come “oliva piccante” è morto, e compare con le sue fattezze avvolto da un suo ricordo trascritto da una chat;
■ c’è quell’espediente fantastico di mostrare un dialogo a due e poi far vedere come si è svolto davvero (il gruppo dei visitatori che fa la domanda al compagno curdo che sa l’italiano, il quale la traduce al combattente di Kobane ecc.);
■ ci sono le schede biografiche dei personaggi, con il loro racconto in prima persona;
■ ci sono i “pipponi” con tanto di mappe;
■ ci sono le infografiche demenziali (la mente dell’autore divisa “a torta”, in ogni settore una delle motivazioni che lo spingono al viaggio);
■ ci sono i tormentoni: la crema di lenticchie, il ci-andresti-a-vivere-a-Kobane…

Ecco, tutto quanto ho appena detto di In The Audi gialla… e Kobane Calling, lo sento molto vicino all’approccio che ho tenuto in Un viaggio che non promettiamo breve. Anzi, se non avessi lavorato a lungo su quel libro, probabilmente non mi sarei accorto di diverse caratteristiche di altri testi, non solo dei due presi in esame sopra.

La seconda caratteristica che mi sembra accomuni i tre lavori è che tutte queste scelte, tutto il senso della narrazione è ancorato a un territorio. Raccontiamo un territorio, è quello a darci la spinta. Leo racconta il Nordest, Michele il Kurdistan (i Kurdistan: quello turco, quello iracheno, quello siriano…), io la Val di Susa.

Ecco, secondo me carne al fuoco ce n’è un bel po’. La cuoceremo raccontando :-)»


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P.S. Dal 20 aprile 2017 questi temi saranno dibattuti anche su Quinto Tipo, blog che nasce dall’omonima collana diretta da Wu Ming 1 e Tommaso De Lorenzis per le Edizioni Alegre.

P.S.2 «Questa era l’ultima trasferta del tour di Un viaggio che non promettiamo breve. Le prossime presentazioni saranno solo a Bologna e dintorni (vedi calendario). Un piccolo addendum al tour verrà fatto in autunno. Grazie a tutte e tutti.» (WM1)

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2 commenti su “Zerocalcare e Wu Ming 1: nuove frontiere del reportage narrativo. Video dell’incontro all’#IJF17 di #Perugia

  1. C’era un problema tecnico al momento di scaricare/ascoltare il solo audio. Risolto, tutto funziona.

  2. Aggiunto anche a Radio Giap Rebelde.