Tu che straparli di Carlo Giuliani, conosci l’orrore di Piazza Alimonda?

Eligio Paoni massacrato per aver fotografato troppo presto il corpo di Carlo Giuliani

Piazza Alimonda, Genova, h. 17:30 circa del 20 luglio 2001. I tutori dell’ordine hanno appena massacrato di botte il fotografo Eligio Paoni, colpevole di aver fotografato da vicino – e troppo presto – il corpo di Carlo Giuliani, e hanno metodicamente distrutto la sua Leica. Nel cerchio rosso, un agente lo trascina sul corpo e gli preme la faccia su quella insanguinata di Carlo (ancora vivo). Non è difficile immaginare cosa gli stia dicendo. Cosa non si doveva sapere delle condizioni del ragazzo in quel momento? Forse la risposta riguarda un sasso, un sasso bianco come il latte che si muove da un punto all’altro del selciato, scompare e ricompare, e a un certo punto è imbrattato di sangue.

«Partiamo da una verità di base: tutto quello che la maggioranza degli italiani sa della morte di Carlo Giuliani è falso.»

Così cominciava un testo pubblicato su Giap il 19 luglio 2012. Ora si trova soltanto archiviato qui, coi relativi commenti in calce.

Era un testo breve: qualche osservazione su com’erano ricordati i «fatti del G8» a distanza di (allora soltanto) undici anni, seguite dalla segnalazione di alcune controinchieste sulla morte di Carlo Giuliani. Nient’altro.

Per motivi non chiari, nel periodo 2012-2022 quel testo buttato giù in mezz’ora – non si poteva nemmeno definire un articolo, composto com’era quasi solo di link – è stato uno dei nostri post più visitati, con picchi di decine di migliaia di persone al giorno quando arrivava luglio. Il mese dell’uccisione di Carlo.

Nel frattempo i riferimenti risultavano sempre più datati, i link si “rompevano” e toccava sostituirli per quanto possibile (nel corso degli anni interi server sono stati scollegati dalla rete), il documentario non era più disponibile ecc. Questa pagina era diventata un fossile di Internet, visitarla aveva sempre meno senso.

Eppure moltitudini di persone continuavano a linkarla, per ribattere a chi diceva «Se l’è cercata, ha tirato l’estintore». È il più odioso cliché legato a quella vicenda. Ogni 19-20-21 luglio arrivavano migliaia di visite. Quasi tutte, ormai, della durata di pochi secondi: lettura del titolo (indubbiamente “orecchiabile”), forse lettura della didascalia della foto, e via. Nessuno si accorgeva che i link non funzionavano più, perché nessuno li usava.

Forse era diventato una sorta di rituale. Come passare davanti al cippo che commemora un caduto partigiano di cui si sa poco o si ricorda sempre meno.

Fatto sta che la pagina era obsoleta e inutile. Da qui la decisione, prima del 22esimo anniversario, di rimpiazzare il post, mettendo a disposizione solo un link.

Dal 2001 tanta melma contaminata si è accumulata sotto i ponti. La lista degli «abusi in divisa» è un pozzo senza fondo: se fai cadere un sasso non sentirai mai il tonfo. Il livello della repressione poliziesca si è alzato di molte tacche in tutto il mondo: interi movimenti messi fuori legge, uccisioni a freddo che scatenano rivolte… La polizia è sempre più militarizzata e la politica stessa è principalmente polizia. 

Ciononostante, l’orrore di piazza Alimonda permane. Reso ancor più denso dagli insabbiamenti, dall’idiozia della ricostruzione ufficiale, dall’averci messo una pietra – per meglio dire, un sasso – sopra.

Ecco la controinchiesta la cui attenta lettura, pervivacemente, continuiamo a consigliare:

L’orrore in piazza Alimonda

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