Fino a quando la marea. Materiali dalla discussione su #Genova2001 e la sentenza #10×100

Manifesto per Alberto e gli altri ostaggi di Genova 2001, San Lorenzo, Roma, luglio 2012

Le ultime righe del commento di Wu Ming 4 sulla sentenza 10x100 sono apparse ieri sui muri di Roma, stampate su un enorme manifesto.

La discussione sulla sentenza di qualche giorno fa prosegue ed è talmente densa e affollata che le varie segnalazioni apparse nei commenti (link, video, episodi, analisi, immagini) rischiano, se non di affogare nel marasma, di avere meno attenzione di quella che meritano. Abbiamo deciso di selezionarne alcune e farne un nuovo post.

SULLA NATURA DELLA SENTENZA E L’USO POLITICO DEL REATO DI “DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO”

Girolamo De Michele su Uninomade

Cavallette: Al di là e al di qua delle vetrine

Milano X: Intervista all’avvocato Francesco Romeo

Infoaut: Compagni senza giustificazioni

“La piazza nemica”, articolo del giurista Livio Pepino apparso sul Manifesto (pdf)

Un video – breve ma chiarissimo – che tutti dovrebbero vedere: “Analisi di un reato politico”.

AUDIO E VIDEO

ILMIONOMENONHAIMPORTANZA ha letto e musicato una parte del post di WM4. “Parlano lo stomaco e il cuore”. Non lasciare solo chi è entrato in galera. Siamo tutte devastatori. Libere tutti. Riprendersi gli ostaggi.

Né orizzonti né gloria by ILMIONOMENONHAIMPORTANZA

Nel frattempo, WM4 interveniva a Radio Onda Rossa e commentava la sentenza con @zeropregi.

Sempre nel frattempo, durante il suo concerto di Bologna, Patti Smith dava la parola agli attivisti che contestavano la sentenza e ricordava Carlo Giuliani. Resoconto della serata qui.

TRADUZIONI E TESTI IN ALTRE LINGUE

[es] Génova 2001 y la sentencia 10×100: Horizontes de gloria

[en] Genova, 2001: 11 years later, a bitter sentence

[en] Genoa 2001 and the 10 x 100 Sentence: Paths of Glory

[fr] Gênes 2001: Nous avions raison, nous avons perdu, l’ennemi garde les otages

[ca] Genova 2001 i la sentència 10×100 | Horitzonts de Glòria

[fr] Gênes G8 2001: c’est le capital qui dévaste

[pt] Gênova 2001 e o julgamento 10×100: Horizonte de glória

VARIE ED EVENTUALI

Nella discussione qualcuno ha proposta la stesura e redazione collettiva di un “dizionario enciclopedico” dei peggiori clichés sui movimenti. C’è chi, dopo gli scontri del 15 ottobre 2011, aveva già steso qualche appunto: “Per un vocabolario di regime”.

Nella discussione si è accennato al fatto che serviranno soldi, tanti soldi, per pagare le astronomiche spese processuali dei condannati. Ci vorrà non solo impegno, ma anche fantasia. En passant, abbiamo accennato a come, sei anni fa, utilizzammo eBay per dare qualche soldo al Supporto Legale per Genova e al Comitato “Piazza Carlo Giuliani”.

INFINE, UNA DEDICA AGLI “IRREPERIBILI”

Corri forte, ragazzo, corri
la gente dice sei stato tu
ombre bianche, vecchi poteri
il mondo compran senza pudore
vecchie immagini, santi stupidi
tutto lascian così com’è
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te

Corri forte ragazzo corri
la gente dice sei stato tu
prendi tutto non ti fermare
il fuoco brucia la tua virtù
alza il pugno senza tremare
guarda in viso la tua realtà
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te

Impara a leggere le cose intorno a te
finché non se ne scoprirà la realtà
districar le regole che
non ci funzionan più per spezzar
poi tutto ciò con radicalità.

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32 commenti su “Fino a quando la marea. Materiali dalla discussione su #Genova2001 e la sentenza #10×100

  1. In effetti, questo è un lavoro che dovremmo fare per ogni discussione lunga e partecipata. Avremmo già dovuto farlo con quelle sul “potere pappone”, sul feticismo digitale, su “né destra, né sinistra”, sul 15 Ottobre, sul #rogodilibri etc.

    • Esatto! Grazie mille per questo post.. due-tre giorni un po’ più impegnati e il numero dei commenti mi suggerisce che ci metterò altri due-tre giorni per leggerli tutti!

  2. Infatti a volte nel marasma di dati, articoli, commenti ci si perde. Anche qui trovate una raccolta di commenti vari su #genova2001 e la campagna #10×100 http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=19791

  3. […] del 17 luglio: Wu Ming ha accorpato e ordinato in un nuovo post una sintesi dei più significativi fra i numerosi contributi che incessantemente hanno continuato […]

  4. Bella iniziativa.

    Non sono solito pubblicizzare i miei scritti, però Genova ha segnato la mia infanzia: Carlo sanguinante e disteso a terra ha permesso di assumere coscienza politica. Questo è quello che decisi di gettare su carta un anno fa.

    http://trasumanar.files.wordpress.com/2012/07/le-lacrime-di-luglio-dieci-anni-dopo-genova1.pdf

    • anch’io allora avevo 10 anni e anche a me hanno cambiato la vita. pensavo: perché non fare una raccolta di scritti di noi “giovani”, di quelli che erano a 1200 km di distanza o a pochi chilometri da Genova al campo scout… non lo dico per fare il festival della melensaggine ma per dire: non ci stiamo a questa narrazione unica e anche se noi non c’eravamo fisicamente noi eravamo in via tolemaide, in mezzo ai 300000, nel 2001, solo che ancora non sapevamo di esserci.

      Il mio primo ricordo vero e proprio, non formato da fotografie tipo le vacanze durante l’infanzia è la domenica sera, tornando dal campo con gli odiati scout sono le immagini, girate 24 ore prima, della Diaz. Io ti giuro che mi vedo quella scena delle barelle ancora adesso.
      Non so, forse è stato il fatto di essere genovese che mi ha così colpito, forse è il fatto di sapere dov’era quella scuola che mi ha profondamente shoccato, solo che lo sentii “molto forte, incredibilmente vicino” per usare una frase retorica.

      Ti copio-incollo quello che ho scritto qualche mese fa su un diario:
      <>

      • A 10 anni certe cose le vedi ma le capisci davvero solo più tardi, così all’inizio del liceo ho iniziato piano piano a leggere. Prima il libro bianco: saltavo il capitolo su Carlo perché le immagini mi facevano impressione. Poi ho iniziato a vedere i video e piano piano a raccogliere il coraggio di vedere e soprattutto leggere quella pagine terribili sulla morte di un fratello. Un paio d’anni dopo feci per un pomeriggio il traduttore per Mark Covell, il mediattivista finito in coma davanti alla Diaz, e ancora una volta fui shoccato di quello che dovevo tradurre parlando in prima persona. Alla fine mi detti il cambio con un’amica perché mi vergognavo di dire quello che gli avevano fatto.
        E non piangevo, non ce la facevo, mi incazzavo, e basta.

        Il 20 ci ho messo tanto, tantissimo, a capirlo, non conoscevo abbastanza bene i nomi delle vie e non riuscivo a collegare gli eventi. Ci ho messo degli anni ma alla fine ci sono arrivato anche se quelle immagini, senza che me ne rendessi conto, m’hanno cambiato la vita. E’ stato vedendole che ho scelto che avrei fatto medicina: rivedendo più e più volte, quasi per un intero inverno quelle immagini ho in mente la scena di un ragazzo il corso Torino con un grosso taglio sul cranio e il sanitario che gli dice “stai tranquillo, abbiamo finito il filo da cucitura ma ti mettiamo dei punti metallici”. “Vorrei saper fare qualcosa in queste situazioni”, ho pensato. Mi hanno anche e soprattutto cambiato in termini di visione del mondo.
        C’è voluto un mio amico che allora era in piazza per capire cosa fosse davvero successo, per sentire su di me l’ansia. E quando ho iniziato a vedere quelle scene di blindati a folle velocità e i filmati dei minuti prima dell’assassinio e me li sono immaginati per la prima volta da protagonista ho pianto.
        Solo allora. Non m’era mai successo prima davanti a quelle scene. Avevo provato rabbia, paura, smarrimento, vergogna, senso di colpa, volontà di prendere a pugni e di urlare. Ma non di piangere. E mi sento nelle orecchie anche in questo momento quelle urla dei video. Quel “NO” disperato…

        [scusate il doppio commento ma ho fatto un casino con le virgolette]

        • Si potrebbe fare un brain-storming senza però costituire un diario delle memorie, di quanto fosse bello il mondo prima di noi. Una critica sul perchè il movimento è stato affossato e sull’attualità di quelle parole d’ordine.

  5. Aggiunto il link al post di Serge Quadruppani “Gênes 2001: Nous avions raison, nous avons perdu, l’ennemi garde les otages”
    http://quadruppani.blogspot.fr/2012/07/genes-2001-nous-avions-raison-nous.html

  6. Ciao,
    grazie per il lavoro di diffusione e raccolta che state facendo e scusate se abbiamo saccheggiato questo post (http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/07/17/memoriecollettive-genova-la-sentenza-il-reato-gli-ostaggi/).
    Abbiamo messo in circolo la nostra mail fikasicula@grrlz.net per chi vuole uno spazio per pubblicare un pezzo di memoria, che è collettiva, così come abbiamo fatto per il #15ottobre.
    Non è molto – ne siamo consapevoli – anzi non è niente ma se si può usare un altro, ulteriore, canale di diffusione e di partecipazione collettiva, anche minimo, noi lo condividiamo con i compagni e le compagne che ne vorranno fruire. Come sempre.
    Per la campagna di raccolta fondi per pagare le spese legali noi, ovviamente, ci siamo.
    Il 28/29/30 settembre a Livorno, all’ex caserma occupata, si farà il secondo FemBlogCamp (http://feministblogcamp.noblogs.org) e chiunque abbia voglia di venire a dire/fare qualunque cosa per questo è assolutamente il/la benvenut@.
    Nel frattempo diteci che altro si può fare, a distanza, e con i mezzi autogestiti di comunicazione di cui disponiamo.
    Grazie mille!
    FS

  7. Vorrei segnalare un articolo bello e doloroso del Guardian https://apps.facebook.com/theguardian/world/2008/jul/17/italy.g8
    e relativa traduzione in italiano apparsa su Internazionale
    http://www.internazionale.it/davies/

  8. Dopo aver passato mezza giornata a leggere i commenti e gli interessanti collegamenti esterni del post-riflessione (in entrambi i sensi) su Genova, dilagato in un significativo stream of consciousness collettivo, mi è sembrato bello aggiungere questo piccolo tassello al mosaico.

    Ieri sera ho visto per la prima volta il film di Luigi Magni “In nome del papa re”. Ho scelto di riportarne un frammento, quasi un siparietto nella forma, tra Cesare Costa (figlio rivoluzionario della contessa Flaminia. Entrambi personaggi di fantasia) e Monsignor Colombo da Priverno (Nino Manfredi), giudice della sacra consulta.

    Piccolo prologo per chi non conoscesse il film:
    sta contessa Flaminia si rivolge all’alto prelato nel tentativo di salvare suo figlio, incarcerato e praticamente condannato a morte insieme ai compagni Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, con l’accusa di aver fatto saltare in aria una caserma di Zuavi, a Roma. Monti e Tognetti, personaggi storici, furono effettivamente le ultime vittime per condanna a morte “classica” della Chiesa cattolica, ovvero sentenziata e vergata nero su bianco dal Tribunale ecclesiastico e seguita da decapitazione per ghigliottina. Era il 1868.

    La scena si svolge in casa del monsignore, tra un lato e l’altro di una feritoia in una porta di legno dietro la quale Cesare è stato rinchiuso per sicurezza, dopo esser stato prelevato dal carcere su richiesta della contessa Flaminia.

    – C) Monsignò, ma che andate cercando?
    – M) No dico…tu adesso piglia quell’amico tuo, quel Gaetano…tutto biondo, pare ‘n sant’Arcisio…e invece è n’satanasso che fa saltà le caserme!!!
    – C) Eh…
    – M) E pure te, si, sei arrogante, ma non c’hai na faccia de…
    – C) La faccia da che?
    – M) Ma come po’ esse tutta sta cattiveria che ve portate dentro…e de fori non se vede? Ma che c’avete?
    – C) Ve posso risponde co’ na domanda?
    – M) Prego…
    – C) Voi chi siete?
    – M) In che senso?
    – C) Chi siete voi davanti alla Storia?! Voi, i preti, il papa re…che rappresentate?
    – M) Diciamo, il potere?
    – C) Si! Ma un potere che non esiste più. Voi farete pure questo processo per l’attentato alla caserma ma…in nome di quale legalità? In nome de che?
    – M) In nome del papa re!
    – C) Appunto! Per cui sapete che succederà in aula?
    – M) No non lo so, dimmelo te!
    – C) Che l’accusati diventeranno accusatori, e se rovesceranno le carte sul tavolino della Storia!
    – M) Ebbè interessante…però non hai calcolato una cosa: er mazzo…’o famo noi, c’avemo tutti l’assi, e quanno nun ce l’avemo…baramo pure! Hai perso.

    E intanto si va avanti,
    e l’esercito di animali di Don Durito va avanti,
    e nessuna sconfitta è definitiva,
    e i cuori continuano a battere.

    • spero tanto che le cose possano cambiare, che un’altra marea possa montare, che la gente si svegli, ma intanto abbiamo compagni che stanno in carcere e che pagheranno per tutti. fuori possiamo aspettare e lottare per cambiare le cose ma dentro intanto ci sono loro.

      non so. io da quando han messo dentro i compagni per il 3 luglio in val di susa ho ripensato a un sacco di cose. e, nonostante le carceri non mi fossero mai piaciute, oggi mi chiedo se veramente abbiano un senso o siano solo un mezzo di imposizione. non lo so, vorrei capirne di più, leggere ed elaborare ma per adesso non riesco a dire nulla. So solo che non vorrei condannare nessuno e non vorrei che ci fosse nessuno in galera. Nello stesso tempo mi chiedo se io non stia sbagliando…

      La sconfitta non è definitiva per noi che siamo fuori ma lo è, almeno parzialmente, per chi oggi è in gabbia. La cosa terribile è che in questo momento c’è il carcere e contro il carcere non puoi fare nulla. Sarà che è un periodo di merda in generale e per me personalmente ma questa cosa mi ha e mi sta deprimendo molto, soprattutto perché sono consapevole che non possiamo fare nulla per chi è dall’altro lato delle sbarre…

      Ditemi voi se sbaglio

  9. […] da Wu Ming: Fino a quando la marea. Mate­ri­ali dalla dis­cus­sione su #Genova2001 e la sen­ten… […]

  10. […] Tra poco arriva un altro anniversario. Passato quello a cifra tonda, dell’anno scorso, questo poteva passare inosservato: e invece no, ci si sono messe le sentenze definitive, a illuminarlo a giorno come un incidente stradale. Con il morto insanguinato sempre lì […]

  11. nella mia lunga rossa militanza ho sempre pensato ai rischi di questa finta democrazia. La perdita del lavoro, l’estromissione dal lavoro, le botte, la galera, anche la morte. E ho sempre pensato di non dover piangere se poteva riguardare me. Perché l’ho sempre dato per scontato, o meglio, per pericolo cosciente e reale, ovvero: Io lo so ma lo faccio ugualmente. Non ne ho paura. Quello che non mi va giù è quando riguarda gli altri, i miei fratelli di lotta, soprattutto così giovani. Per il semplice senso di giustizia dovremmo decidere di farci arrestare tutti. Autodenunciamoci in 100mila. Se non sarà sufficiente facciamo ogni cosa per essere denunciati anche noi per devastazione e saccheggio. Non è difficile, usciamo per le strade. Fino a quando non toglieranno questo tipo di reato politico, fino a quando libereranno gli arrestati. Cominciamo a decidere un giorno. Prima che finisca luglio.

    • Ci pensavo l’altro giorno. Organizziamoci tutti, in tanti e autodenunciamoci tutti. Me compreso che avevo 10 anni ed ero a chilometri di distanza.
      Bisognerebbe capire se possa effettivamente essere un’iniziativa efficace.

      D’altronde bisognerebbe fare la stessa cosa per i compagni arrestati per la Val Susa.

  12. […] Abbiamo dovuto modificare il programma della serata del 20 luglio nell’ambito della campagna 10×100. Questo il programma definitivo. In luogo di Diaz proietteremo Black Block di Carlo A. Bachschmidt. La serata e’ benefit per le spese processuali. […]

  13. Un saluto a tutti i i WM e tutti i compagni. Un ringraziamento particolare per il lavoro che state svolgendo qui su Giap, crediamo sia necessario allargare la discussione e sviscerarla sotto molteplici punti di vista…e soprattutto nelle molteplici agorà pubbliche (e meno pubbliche) che stanno riflettendo sulla nostra sconfitta.

    Oggi a Roma si terrà una sorta di riflessione (ancora non si è capito se più o meno pubblica) dopo la sentenza dell’altro giorno; dal canto nostro tenteremo di capire, in queste giornate di cesura estiva, quali sono gli obiettivi minimi e pratici che si tenterà di mettere in campo dopo la batosta che ancora stentiamo a metabolizzare.

    Vi lasciamo con il nostro contributo alla discussione… una riflessione più che mai collettiva, e proprio per questo pubblicata solo oggi, quando anche tra di noi – come nelle chiacchierate e discussioni tra amici e compagni – si è raggiunta una vera intesa e la tranquillità di tuffarsi nelle riflessioni che tutti da giorni facciamo.

    http://www.militant-blog.org/?p=7340

    Un saluto a tutti e tutte,
    vento in poppa ai fuggiaschi!!

    Collettivo Militant – Roma

  14. per la raccolta materiali, ecco la versione del’articolo in catalano: Genova 2001 i la sentència 10×100 | Horitzonts de Glòria.

    http://enfocant.net/noticia/genova-2001-i-la-sent-ncia-10×100-horitzonts-de-gl-ria

  15. I PORCI : Genova fucking bloody vergogna
    Questa canzone l’ho scritta in varie fasi dal 22 luglio 2001 al 2003

    Dedicato a chi c’era, a chi c’era da prima e a chi solo dopo si è dato uno scopo.

    Anni tumultuosi, si è arrivati a quei giorni dopo anni di movimento, certo seattle può essere stata una sorta di scintilla globale, ma il movimento italiano già c’era, c’è sempre stato, ma in quegli anni è riuscito ad uscire allo scoperto.
    Mi sembrava di dover dare un allarme, ci sembrava che si fosse arrivati ad un punto storico epocale, e avevamo ragione, chi si ricorda gli ultimi anni del secolo non può non affermare che il mondo è irrimediabilmente cambiato e che avevamo fottutamente ragione. C’è stata la guerra globale al terrorismo, l’azzeramento dei diritti e la rincorsa verso quella che oggi viviamo con il nome di crisi. Io già c’ero da prima, molti arrivarono in quei giorni altri capirono la lezione e da quel momento ci furono per sempre.

    A chi aveva settanta anni e a chi ne aveva venti e gli sembravano tanti, come corrono gli anni,
    e rimangono impuniti, come correvamo quei giorni, determinati e impauriti
    faccia a faccia con migliaia di potenziali assassini.

    Avevo quasi 23 anni, un pischello. E già avevo avuto molto esperienze di abuso poliziesco, dalle panchine al parchetto, dal “tagliate i capelli zecca”, mitra puntato “scendete dalla macchina mani in alto” “aò ma mica semo armati” “ io di roma non mi fido…”, pistola puntata a un metro “aò ma che voi ammazzà?”, guardie e fascisti che ti caricano insieme a braccietto etc etc.
    Quindi già a 20 anni un idea precisa sui vari corpi di polizia me l’ero fatta: “non ci credo a stò lavoro per la disoccupazione,a lavorare con la pistola ci vuole la vocazione”.
    Sapevo di andare allo scontro, sapevo che sarebbe stato duro, sapevo che non era una questione di coraggio, ma di determinazione e controllo della paura. Andavamo contro migliaia di persone armate ed erano arrivati i sacchi neri per i cadaveri.

    A chi si addormentò con un presagio cattivo, a chi si è sentito per la prima volta vivo
    A chi ha assaggiato i sadismo dello stato a chi è stato picchiato insultato e torturato
    A chi pensava non sarebbe mai successo e a chi la usata come un utile pretesto
    Tanto il mondo non cambia e rimane lo stesso, prendono i diritti e li buttano nel cesso.

    Arrivo al carlini la mattina del venerdì verso le 6, mi salvo dalla pioggia della notte e dall’ allagamento.
    Quando arrivo dormono tutti o quasi, montiamo la tenda, finalmente ci siamo, sono mesi che aspettiamo questo giorno, i pensieri si invorticano nella mia mente che cerca di addormentarsi ma c’è un pensiero reale e spaventoso che non mi lascia, è la prima volta che lo sento così veritiero “Domani potrei morire”. Al risveglio il carlini era tutto un fermento.
    Il corteo arriva in via tolemaide, colonne di fumo nero si alzano da vari punti della città “inizia lo show” infatti da li a poco i carabinieri occupano la via e gasano tutto il corteo, si prova a resistere il corteo arretra , ci si riprova ma niente. Nella mia mente questo tira e molla era un copione già scritto, magari anticipato sui tempi, ma già scritto, faceva parte dello show, si sapeva che in un punto o in un altro della città il corteo del carlini avrebbe cozzato contro le guardie. Poi però la situazione cambia quando dal camion dicono una cosa tipo: “ognuno si prenda le sue responsabilità” è come se degli spettatori di uno spettacolo teatrale si alzassero e occupassero il palco mandando in scena la realtà. Il sipario è crollato, le luci spente, il palco è crollato, non c’è più pantomima, non c’è più il copione ognuno è padrone di se stesso e delle sue azioni, della sua esistenza. E’ la realtà, ed è fatta di sangue e dolore, di rivalsa e determinazione, di violenza fascista e odio, di solidarietà e riscossa, di parole vuote e poesia.

    Polizia e omertà democratica infamità, Genova violata, sangue nella strada
    Sangue nelle scuole e nelle caserme gente inerme torturata dai boia della legge.

    Qualcuno invece il copione lo aveva scritto, il titolo era “ IMPUNITA’ ” e gli attori di questo copione potevano dare sfogo ai peggio impulsi umani ,anche con l’aiuto di droghe, chi ne ha avuto a che fare sa che ne un film, ne un documentario possono ridare al cuore quelle emozioni di panico e ingiustizia che abbiamo provato. Sangue ovunque, teste rotte, gambe braccia costole, torture, umiliazioni.
    Eccolo qui lo stato, finalmente lo si può vedere nella sua vera veste, ha tolto il doppio petto e ha preso pistola e manganello, per alcune menti è stato così forte che non sono riuscite neanche a crederci anche avendolo sotto gli occhi.
    “Rompetegli il culo a ‘ste zecche de merda” l’ordine deve essere stato suppergiù questo, quindi gli sbirri hanno eseguito gli ordini.
    “eseguivamo solo degli ordini” era la difesa dei nazisti a Norimberga.

    A chi ha tirato sassi e innalzato barricate, a quei volti nascosti dietro maschere e bandane
    Che respiravano il veleno ma liberavano le strade un occhio verso il cielo, uno verso il mare.
    A quelli che insieme cacciavano la celere a chi non scappava mai di fronte alle cariche
    A chi dava soccorso, a chi dava conforto a chi per troppo dolore avevo già visto troppo.

    Quello che so è che se molti manifestanti non fossero stati consci di quello stava accadendo, quei giorni sarebbero potuti essere peggio di quello che sono stati. Il sabato sul lungomare poteva essere una carneficina, la consapevolezza e la solidarietà dei manifestanti ha evitato una strage. Lacrimogeni sparati sulla folla dal tetto dei palazzi,dal mare e dal cordone ad altezza uomo, un bombardamento contro cui solo il vento potè fare qualcosa.
    Ero solo avevo perso tutti. Stavo davanti, aspetto la carica e quando arriva riesco solo a scappare verso il mare, ad un certo punto mi trovo in linea con il cordone e un solerte spara lacrimogeni comincia a usarmi per giocare al tiro a segno, scavalco vari scogli e mi ricompatto al corteo, aspettando la seconda carica. Quando arriva ci troviamo, ammassati, stritolati,il cs è ovunque,il panico è generale. Io mi tolgo la maglia la imbevo di limone e cerco di non svenire, mi trovo schiacciato contro una signora di settant’anni con attacchi di panico, cerco di fargli spazio, gli metto la maglietta imbevuta di limone sulla faccia, intanto la ressa mi fa male, sono a petto nudo e il cs comincia a bruciarmi la pelle i conati che ti bloccano la gola,i polmoni,gli occhi lo stomaco, quel sapore acre e tossico che ti infiamma gola e narici, la ressa comincia diradarsi la signora riesce ad avere spazio mi da un occhiata affettuosa e se ne va. Rimango nelle prime file a cercare di rallentare l’avanzata delle guardie siamo tanti, il corteo indietreggia, indietreggia , indietreggerà per sempre.
    C’è un ricordo insorgente che mi fa ancora sorridere, sono i carabinieri che scappano scomposti a gambe levate da via tolemaide il venerdì, ma il sorriso si spegne quando penso che poco dopo quella contro-carica hanno sparato a carlo.

    E adesso dopo 2 (11) anni pare che il mondo sia cambiato
    Stò delirio onnipotente un nuovo ordine frustrato
    Il regime si infittisce e non si smentisce
    Va per la sua strada e non ci stranisce
    Che fratelli e sorelle pagheranno sta pazzia
    Poche taste salteranno dalle poltrone della polizia
    E’ un assurda follia parlare di legge e di diritto in questa democrazia.

    Tornare al carlini il venerdì, stanco, confuso e poi la notizia “c’è stato il morto” e il segno della pistola.
    Eccola la realtà servita (forse) da un giovane carabiniere calabrese. Le notizie si rincorrono, ognuno cerca amici e compagni.
    Poi l’assemblea e le lacrime e io pensavo: “ Ma che facciamo tutti chiusi qua dentro, usciamo” immaginavo un corteo notturno,
    immaginavo una determinazione mai vista, immaginavo una battaglia campale, immaginavo di entrare dentro la zona rossa, immaginavo di occupare la città, ma avevo vent’anni.
    Il mondo poi è cambiato alla velocità di un boeing 747. Sono cominciate le guerre. È cominciata la caccia ai terroristi. È cominciato lo scontro fra culture. E poi sono cominciati i processi, stupidi processi, dove la polizia si copriva di omertà mafiosa e i manifestanti inquisiti vedevano pian piano il movimento disgregarsi nella dicotomia buoni e cattivi. Compagni un cazzo.
    Ora i processi finiscono in farsa, 5 teste salteranno per cinque miseri anni, e la giustizia si sente appagata.
    10 persone rischiano 100 anni.

    Dicono che il problema sia di ordine politico
    A me pare morale ed etico che:
    una vetrina sfasciata
    una banca bruciata
    una galera assaltata
    la merce espropriata
    una barricata
    una boccia lanciata
    e una camionetta incendiata
    niente sono in confronto
    ad una vita spezzata
    e ad un’altra vita sognata.

    Si parlò tanto di violenza, se ne parla ancora a sproposito, ma tanto non se ne esce, finchè la proprietà privata e il capitale saranno concepiti come il sistema che và salvaguardato con le armi, la polizia e gli eserciti, il sangue varrà sempre meno della merce.
    Genova non è più finita, nella mia vita è stato un punto di passaggio, dopo c’è stato attivismo, militanza, denunce e ancora cortei, lacrimogeni, manganellate e altri morti: Davide, Renato, Federico, Stefano, Giuseppe, Gabriele, Aldo , Marcello, Abba, Nicola e gli altri che non ricordo e gli altri di cui non sappiamo niente. Polizia e fascisti ancora a braccetto come li vidi più di 10 anni fa e i morti siamo noi.

    Genova non si dimentica, non è stata le prima volta e non sarà neanche l’ultima.

    Enk aka PZ de I PORCI

    http://www.youtube.com/watch?v=DKHoiHyOxCU

    https://italy.indymedia.org/n/7064/11-07-12/10×100-porci-genova-fucking-bloody-vergogna

  16. […] riscontriamo da anni, e lo abbiamo visto con maggiore intensità nei giorni scorsi, dopo le ultime sentenze della Cassazione sui giorni del G8. La “camionetta isolata e bloccata”, un estintore (vuoto) trasformato in […]

  17. Serge ha tradotto in francese il testo de “L’elefante bianco” degli Area: “Cours vite, mon gars, cours / Les gens disent que c’était toi…”
    http://quadruppani.blogspot.it/2012/07/eloge-de-la-fuite.html

  18. […] riscontriamo da anni, e lo abbiamo visto con maggiore intensità nei giorni scorsi, dopo le ultime sentenze della Cassazione sui giorni del G8. La “camionetta isolata e bloccata”, un estintore (vuoto) trasformato in […]

  19. […] riscontriamo da anni, e lo abbiamo visto con maggiore intensità nei giorni scorsi, dopo le ultime sentenze della Cassazione sui giorni del G8. La “camionetta isolata e bloccata”, un estintore (vuoto) trasformato in […]

  20. Sempre per la questione raccolta di materiale, un contributo in francese sulla sentenza e le questioni aperte sin da Genova 2001. Molti interventi sono presi in prestito dalle discussioni di Giap.
    http://paris.indymedia.org/spip.php?article11328
    Grazie per essere uno dei pochi spazi di discussione collettiva.

  21. Devastazione e saccheggio: analisi di un reato politico (versione integrale)

  22. Alberto è stato tradotto a Perugia #10×100 #Genova2001
    E’ giunta poco fa la notizia che Alberto Funaro, in carcere da 10 giorni a scontare la condanna per devastazione e saccheggio, è stato trasferito da Rebibbia a Perugia, nella Casa Circondariale di Capanne. Nessuno era stato informato, solo a cose fatte è arrivato un telegramma da parte sua, che annunciava dell’avvenuto trasferimento.
    Lo allontanano dalla sua città, dalla sua famiglia,
    dal poter ascoltare Radio Onda Rossa, la sua radio.
    Per scrivergli ora l’indirizzo è:

    Alberto Funaro
    Casa Circondariale Capanne
    Via Pievaiola 252
    06132 Perugia

    Fonti: 10×100.it, baruda.net

  23. Aggiunta nella sezione “Altre lingue” la traduzione in inglese del post di WM4.

  24. Aggiunta nella sezione “Altre lingue” la traduzione in portoghese del post di WM4.