#Cantalamappa | Intervista su Repubblica – Bologna

Intervista a Repubblica su Cantalamappa

di Paola Naldi
[27 marzo 2015]

CI HANNO fatto viaggiare lungo antichi sentieri dell’Appennino e attraverso la storia, hanno narrato rivolte di contadini e battaglie di partigiani. Ma mai, prima d’ora, il collettivo Wu Ming s’era rivolto espressamente ai piccoli. Eccoli invece arrivare con “un libro per sovversive e sovversivi dagli 8 ai 108 anni”, intitolato Cantalamappa. Atlante bizzarro di luoghi e storie curiose. Edito da Electakids, sarà presentato alla Sala Stabat Mater dell’Archiginnasio, martedì 31 alle 9.30. L’idea era nata dentro i laboratori per bambini condotti da Wu Ming 2 ma poi, come di consueto, tutto è stato scritto dai cinque [quattro, N.d.R.], inventando la storia di due viaggiatori, Guido e Adele, che hanno visitato il Monte Scrocchiazeppi o le Repubbliche dell’ex Rastovja, hanno incontrato il “Verme mongolo della morte” e l’albero di Bottego.

Cosa vi ha spinto a scrivere un libro per ragazzi?

In questa fase della vita del collettivo vogliamo sperimentare modalità e tipologie narrative diverse da quelle praticate finora. La narrativa per ragazzi ci è parsa un terreno interessante su cui cimentarsi. E non ci siamo preoccupati troppo di come porci nei confronti di lettori giovanissimi: i primi destinatari di Cantalamappa sono bambini dell’età dei nostri figli.

Il libro parla di mappe cartacee. Sono ancora accattivanti per bambini abituati alla realtà digitale?

Poche cose stimolano la fantasia più di una mappa. La rappresentazione grafica di un luogo rimanda subito alle storie che vi si possono ambientare. Molte opere letterarie sono nate così, una fra tutte L’isola del tesoro. Prima fu disegnata la mappa, poi Stevenson immaginò le storie che le avrebbero dato un senso. Noi ci siamo divertiti a scrivere un seguito della storia di Stevenson utilizzando la sua stessa mappa. Il nome dei due protagonisti, Cantalamappa, rimanda proprio al fatto che le mappe sono materia per cantastorie: disegnarne una è raccontare la storia di un luogo e, viceversa, raccontando una storia si illustra lo spazio in cui si svolge. Ai bambini servono poi meno giri di parole: ci arrivano immediatamente.

Qual è la vostra idea di viaggio?

Guido e Adele hanno trascorso la vita intera viaggiando e ancora non ne hanno abbastanza. Vanno e vengono, partono, tornano, ripartono. Perché un viaggio è sempre di andata e ritorno. E si torna sempre un po’ cambiati. Viaggiare è un’interruzione della routine, uno spostamento della prospettiva, dell’angolazione da cui guardi il mondo. Probabilmente, quando si fermeranno, i Cantalamappa moriranno. Ecco, se riuscissimo a comunicare questa visione del viaggiare come trasformazione e come apertura mentale, sarebbe una grande soddisfazione.

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