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Esternazioni

La mostra di Sangiuliano e il Tolkien “né-né” de noantri

Ancora a proposito della mostra romana «Tolkien: uomo, professore, autore», voluta dal ministro Sangiuliano e inaugurata lo scorso 15 novembre alla Galleria Nazionale, in questi giorni tocca sorbirsi il coro di lamentazioni perché in Italia si ricade sempre nelle stesse diatribe rispetto alla collocazione culturale di questo autore. E allora giù con il refrain «Tolkien è di tutti, non può essere rivendicato né da destra né da sinistra», eccetera eccetera. 

Ma se si deve ribadire una cosa che parrebbe ovvia, quasi lapalissiana – e cioè che l’opera letteraria di un autore può essere apprezzata da angolazioni diverse, per motivi differenti, a seconda di chi la legge – è perché in questo caso ovvia non è. Nessun altro autore del Novecento oggi sarebbe costretto a subire un dibattito del genere. E allora forse, invece di lamentarsi, bisognerebbe arrendersi all’evidenza: Tolkien fa eccezione, in effetti. Questo perché la letteratura non vive in una dimensione astorica, è sempre calata in un contesto, e si sa qual è stata la storia editoriale e “politica” di Tolkien in Italia: da fornitore suo malgrado di un’ispirazione letteraria per la destra neofascista degli anni Settanta, a fornitore di “valori universali” per Fratelli d’Italia, affinché possano ancora raccontarsi di non essere completamente sottomessi al realismo capitalista. Prosegui la lettura ›

Questi anni a Bologna: le balle «green» della giunta Lepore-Clancy. Seconda puntata (di due tre)

Scarezzo, pagliacci e balle green

Sergio Chakotino, «Scarezzo bolognese», 2023.

[La prima puntata dell’inchiesta è qui.]

1. Scherzi della sorte: l’assemblea cittadina per il clima

A Bologna, come abbiamo più volte raccontato, c’è una lunga consuetudine di «percorsi partecipativi» posticci, incanalati in procedure tecnocratiche, il cui esito è determinato in partenza. Il fatto che nello statuto del Comune figurino le «assemblee cittadine per il clima» – inserite nel luglio 2021 – va letto in questa luce. Le assemblee erano anche nell’accordo tra PD e Coalizione Civica, fra i contentini, le foglie di fico e le compensazioni simboliche per aver ceduto sul Passante.

Ma l’assemblea cittadina per il clima era anche una richiesta di Extinction Rebellion.

L’amministrazione, in crisi di idee su come lavare-in-verde le proprie politiche, ha pensato di poterne fare l’ennesimo momento di smorzamento e cooptazione. Del resto, quando nel 2019 sempre Extinction Rebellion aveva chiesto al Comune di «dichiarare l’emergenza climatica», l’allora giunta Merola l’aveva subito dichiarata. Non le costava nulla, anzi, era ottimo greenwashing.

Stavolta hanno sottovalutato il contesto, l’umore diffuso in città. Prosegui la lettura ›

Questi anni a Bologna: le balle «green» della giunta Lepore-Clancy. Prima puntata (di due tre)

Due balle green... tra le tante

Asfalto e pagliacci che fan paura.

1. Memorie del decennio scorso

Facciamo mente locale. Guardandoci intorno, in cosa riconosciamo l’eredità delle due giunte guidate da Virginio Merola? Cosa ha lasciato a Bologna quel decennio, che grossomodo coincide con gli anni Dieci?

Poiché se ne è parlato di recente, qualcuno ricorderà subito la consegna «chiavi in mano» e gratis di una vasta area pubblica a Oscar Natale Farinetti. In quel periodo l’amministrazione fece uno spropositato, scriteriato investimento su FICO, confermatosi poi il progetto demenziale che a noi era sempre sembrato.

FICO è stato la parte più visibile – solo in senso figurato, perché ben poca gente è andata a vederlo – di un processo più ampio. Altre consegne chiavi in mano hanno riguardato l’intera città, proprio in quegli anni offerta in pasto al modello «RyanAirBnB», ovvero: traffico aereo forsennato con relative emissioni climalteranti, inquinamento, rumore infernale tutto il giorno (chiedere a qualunque abitante del Navile); turismo mordi-e-fuggi, con sempre più aree del centro ingurgitate dal «food» (ogni due numeri civici as magna, roba da diventare anoressici per protesta); sregolata crescita di AirBnB, con sottrazione di migliaia di appartamenti al mercato degli affitti e conseguente, devastante crisi abitativa. Prosegui la lettura ›

Tolkien, i mostri e la mostra di Sangiuliano

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mostra Tolkien

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando uno sparuto drappello di giovani del Movimento Sociale Italiano organizzò i famosi Campi Hobbit. Era la fine degli anni Settanta e il panorama politico-culturale italiano era completamente diverso da oggi. Il paese era saldamente governato dalla Democrazia Cristiana, e all’opposizione c’era il partito comunista più grande dell’Europa occidentale, a sua volta incalzato dalla generazione della Nuova Sinistra nata dal Sessantotto.

In quello scenario qualche giovane neofascista intraprendente tentò di importare dalla Francia le posizioni della cosiddetta Nouvelle Droite, e di tradurle nel tentativo di superare il vecchio «Dio, patria, famiglia» dei nostalgici, accettando la sfida dell’odiata modernità. Prosegui la lettura ›

La fine di FICO, ovvero: dieci anni di negazione dell’evidenza

Viva la iena!

Ormai se lo aspettavano anche i sassi. L’unico dubbio era sui tempi dell’agonia terminale. Eppure, in meno di ventiquattr’ore, l’annuncio si è già trasformato in una notizia bomba: Oscar Natale Farinetti ha deciso di chiudere FICO, l’inquietante Fabbrica Italiana COntadina, figlia della sua Eataly e del «modello Expo 2015», nata sei anni fa nell’area dei mercati generali (CAAB), alla periferia nord-est di Bologna, su un terreno di proprietà del Comune, del valore di 55 milioni di euro, ceduto gratis per quarant’anni e senza bando di gara al presunto “uomo della Provvidenza”, un imprenditore amico di Matteo Renzi (quand’era in auge).

Gli amministratori bolognesi sono rimasti folgorati da questo progetto, lo hanno appoggiato in tutti i modi possibili, ripetendo come un mantra che avrebbe portato a Bologna tra i 5 e i 10 milioni di visitatori all’anno. L’urgenza di completare, nelle sue vicinanze, una strada a quattro corsie è stata più volte giustificata con la necessità di portare le masse alle porte di quest’osceno parco giochi del «food». Lo stesso si è detto per la navetta, sempre deserta, in partenza dalla stazione centrale. Infine, pure la Linea Rossa del nuovo tram porterà lì, come promesso fin dai giorni dell’inaugurazione. Porterà lì, ma intanto FICO chiude. Prosegui la lettura ›

Fanghi velenosi e narrazioni tossiche: sulle alluvioni in Emilia-Romagna

Provincia di Ravenna, 2 maggio 2023. In un punto tra Conselice e Massa Lombarda, il Sillaro rompe l’argine. In tutte le immagini, quest’ultimo appare pulitissimo, disboscato e sfalciato (cfr. il paragrafo 4 di questo articolo).

di Wu Ming

INDICE

1. Cementificazione: negare l’evidenza
2. Dare la colpa ad «ambientalisti» e «animalisti»
3. Vivere su una terra di cui non si sa niente
4. Denudare gli argini: l’eccidio della flora ripariale in Emilia-Romagna
5. Paradosso di una «ciclovia»: eliminare il verde per essere green
6. Le trappole dell’eccezionalismo
7. Bona lé tirare in ballo il terremoto del 2012
8. Il suprematismo emiliano-romagnolo ha rotto i maroni
9. Der Kommissar

«Le acque stan via anni e mesi, poi tornano ai loro paesi.»
«L’acqua rosica anche il ferro.»
(Proverbi delle terre del Delta padano)

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Non è «maltempo», è malterritorio. Le colpe del disastro in Emilia-Romagna

También en castellanoEn français aussi


malterritorio romagnolo

La narrazione che imperversa sulle alluvioni in Emilia-Romagna è  tossica e nasconde le responsabilità reali. Responsabilità che non sono del «meteo». E nemmeno, genericamente, del «clima», termine usato da amministratori e giornalisti più o meno come sinonimo di «sfiga».

Le piogge di questi giorni stupiscono, sembrano più eccezionali di quanto non siano, perché arrivano dopo un inverno e un inizio di primavera segnati da una protratta, inquietante siccità. E di per sé non sarebbero affatto «maltempo», concetto fuorviante, deresponsabilizzante e dannoso. Come diceva John Ruskin, «non esiste maltempo, solo diversi tipi di buontempo». A essere mala è la situazione che il tempo trova.

Veniamo da lunghi mesi a becco asciutto: montagne senza neve, torrenti e fiumi tragicamente in secca, vegetazione e fauna in grave sofferenza, contadini disperati, prospettive cupe per l’estate prossima ventura (già quella scorsa è stata durissima)… In teoria, le piogge dovremmo accoglierle con giubilo. Prosegui la lettura ›