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Luigi Lollini

Speciale #Contrattacco! Audio di tutti gli eventi + interviste e fotoracconti

Contrattacco, terza serata, presentazione di Jacobin Italia

Vag61, terza serata di Contrattacco, domenica 11 novembre 2018. Comincia la presentazione del primo numero di Jacobin Italia, intitolato «Vivere in un paese senza sinistra». Clicca per aprire lo speciale di Vag61 con le registrazioni di tutti gli eventi.

Dobbiamo ancora riprenderci dopo la gioiosa fatica dei tre giorni, il frastornante senso di comunità, la nube energizzante di chiacchiere, le riunioni-fiume da mane a sera, l’affollarsi di immagini, le agnizioni sorprendenti, vieni qui un momento, ti presento X, su Twitter la conosci come @Y, e il vorticare di libri e riviste, le musiche, i corpi, il caldo umido durante i pienoni, e la voce che la prima sera era squillante si fa sempre più gutturale e raschiata, e i dischi volanti, Posadas, Kolosimo, Angela Davis, le rimpatriate di senzapatria, cazzo, ancora ti vesti da skin come a vent’anni.

La seconda sera, sabato, al Vag61 non potevano esserci meno di cinquecento persone. La Brigata Cucinieri ha servito più di trecento pasti, la fila era lunghissima e per non farla molti si sono sparpagliati per le pizzerie, trattorie e piadinerie della Cirenaica, che non è la regione della Libia ma il rione di Bologna di cui vi abbiamo parlato tante volte qui su Giap. Molti altri sono arrivati dopo cena. E la sera dopo, domenica, c’era ancora un botto di gente.

Il calo di adrenalina è avvenuto a balzi, come una discesa in corda doppia da una vetta alpina. È uno spleen da alpinista tornato in pianura. Grande stanchezza, ma con le ultime energie si scrive il récit d’ascension.

Siamo stati all’altezza della sfida. «Siamo» chi? Siamo noi. «Noi» chi? Noi Alegre, Jacobin Italia, Vag61, Wu Ming Foundation, la metaradio, insomma: noialtri.

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«La Controfigura» di Luigi Lollini. Romanzo-Inchiesta sul misterioso Eduardo Rózsa-Flores. #QuintoTipo

«La Controfigura», undicesimo titolo della collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1. Clicca sull’immagine per aprire la copertina completa (PDF con quarta e bandelle).

Rózsa. È il cognome di Eduardo, non ancora trentenne dirigente del Partito socialista operaio magiaro, o meglio, della sua organizzazione giovanile. È l’anno 1988, l’Europa è alla vigilia di sconvolgimenti epocali, ma pochi guardano l’orizzonte e capiscono. Eduardo forse è tra questi. Lo incontriamo a Bologna, dove si celebra in pompa magna il IX centenario dell’università. Rappresenta l’Ungheria a un meeting di giovani di mezzo mondo.

Padre magiaro e madre boliviana, Eduardo Rózsa Flores non è il tipico burocrate d’oltrecortina: spigliato poliglotta, anticonformista, recita poesie e canta a piena voce, ammalia gli interlocutori, li attira, li trascina con sé nel suo slancio vitale, nel fervore per questi tempi che stanno per cambiare. La caduta del Muro di Berlino è vicina, la fine dell’Urss dietro l’angolo. Che farà questo giovane comunista, nell’epoca che viene? Prosegui la lettura ›