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Edizioni Alegre

«Il sogno di John Ball» in libreria, mentre i corpi tornano a riempire le piazze

Il sogno di John Ball, la copertina

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Dopo decenni di assenza è tornato in libreria il romanzo di William Morris Il sogno di John Ball (Alegre, €15, p. 135), con una nuova traduzione e una lunga prefazione, entrambe firmate da Wu Ming 4.

Torna in libreria mentre un nuovo movimento sorge nel paese e nel mondo, mosso dal rifiuto di assistere impotenti allo sterminio della popolazione palestinese nell’indifferenza – e spesso con la complicità – di troppi governi. Una nuova generazione si è mossa, riempiendo non solo le piazze, ma le città intere. Senza la “rete” di strutture pre-esistenti, o comunque eccedendo qualunque organizzazione politica già in essere.

È l’irrompere sulla scena delle mobilitazioni di massa di persone che per troppo tempo si sono sentite descrivere come alienate, social-dipendenti, apatiche ecc.

Persone che quand’erano adolescenti, durante la pandemia, vennero rinchiuse nelle loro stanze e colpevolizzate perché non si ammalavano, trattate alla stregua di “untori” egoisti e menefreghisti, e i cui corpi vennero confinati e mortificati.

Giovani che oggi hanno vent’anni o poco più e che riscoprono quei corpi e la forza che dà essere fisicamente insieme in un numero incalcolabile, con un sentimento condiviso.

Ogni vera lotta ha questa componente fisica, sensuale, perfino erotica. Ben venga. Prosegui la lettura ›

Dynamite! Un ordigno letterario e politico scagliato novant’anni fa (e non smette di esplodere)

Dynamite! di Louis Adamic è uno dei libri più famosi sulla lotta di classe nel ventesimo secolo. Uscito per la prima volta nel 1931, ampliato e rivisto dall’autore tre anni dopo, negli USA sollevò un polverone che sapeva di cordite e fulmicotone.

Il successo fu tale che dovettero leggerselo anche i padroni, e gli sbirri, talvolta seguendo consigli inattesi. Un’azienda chimica di Pittsburgh, la Federal Laboratories Inc., ne acquistò un centinaio di copie e le spedì a industriali e capi della polizia, accompagnate da una lettera che diceva:

«Leggete questo libro e guardate cosa succede, quanti morti provoca l’utilizzo nello scontro di classe di armi da fuoco e di dinamite. Affidatevi invece alle bombe lacrimogene della Federal Laboratories e rendete gli scioperi selvaggi e le manifestazioni dei disoccupati incruente, indolori, civilizzate!»

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Nella collana Quinto Tipo La vita umana sul pianeta Terra, di Giuseppe Genna. Meditate allucinazioni su Breivik, la strage di Utøya e noi

Copertina di La vita umana sul pianeta Terra

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Ringerike, contea di Buskerud, Norvegia. Lì sorge un carcere. Dal marzo 2022 vi è rinchiuso Anders Behring Breivik. È l’ultima tappa del suo viaggio da detenuto. Regime Shs, Særlig Høy Sikkerhet, alta sicurezza.

A pochi chilometri, la riva occidentale del Tyrifjorden, uno dei più grandi laghi del paese. Verso la riva opposta si erge un’isola boscosa, di proprietà dell’Auf, l’organizzazione giovanile del partito laburista.

Si chiama Utøya.

Su quell’isola Breivik attaccò un campo estivo dell’Auf e uccise con proiettili avvelenati sessantanove persone, in gran parte adolescenti. Era il 22 luglio 2011. Il primo colpo fu sparato alle 17:22.

Meno di due ore prima, a Oslo, Breivik aveva ucciso altre otto persone, piazzando un’autobomba davanti all’ufficio del primo ministro Jens Stoltenberg, uscito illeso dall’attentato.

Nel 2014 Stoltenberg sarebbe diventato segretario generale della Nato. Prosegui la lettura ›

Alcune note su Tute, traumi e traditori di classe, il secondo libro di D. Hunter

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Ci sono coincidenze che hanno l’effetto immediato di schiarirti le idee. Così succede che mentre hai appena finito di leggere il secondo libro di D. Hunter, Tute, traumi e traditori di classe (Alegre, €15), ti capiti sott’occhio l’intervista al direttore del Salone del libro di Torino, lo scrittore Nicola Lagioia, pubblicata sul Corriere il 15 aprile scorso.

La riflessione te la tieni lì a sedimentare, finché scatta la seconda coincidenza: Hunter sarà uno degli ospiti del Salone, cioè in un certo senso ospite del collega Lagioia. E siccome nel frattempo è passata qualche settimana, decidi che quella cosa che hai lasciato lì a macerare, devi buttarla fuori, altrimenti irrancidirà e ti pungerà il fegato.

Cos’aveva dichiarato Lagioia? È presto detto: che nel dibattito sulla guerra in corso in Ucraina manca «un ragionamento sul fallimento del genere umano». Secondo Lagioia sarebbe necessario riflettere sul fatto che se l’umanità, dopo millenni, non ha ancora trovato un modo di risolvere le controversie senza usare la violenza, allora è davvero fottuta. Una considerazione questa che, ti sovviene, gareggia per profondità con quella che era solita ripetere tua nonna: «Più conosco gli uomini, più amo gli animali». Prosegui la lettura ›

Nuovo speciale «La Q di Qomplotto»: la puntata 9 del podqast, interviste, altri podcast, notizie dall’estero

La Q di Podqast

Clicca per ascoltare «Forme», la nona puntata de La Q di Podqast.

Dopo le feste, con ogni probabilità, La Q di Qomplotto andrà in ristampa per la quarta volta. Cinque tirature in dieci mesi, per un totale che tra non molto toccherà le ventimila copie. Cioè il doppio di quel che contavamo di vendere nella migliore ipotesi.

È evidente che questo «romanzo di un’inchiesta» ha toccato punti sensibili, ha intercettat… No, no. «This is clumsy bullshit», direbbe Dylan. Sono formule a rischio cliché. È ancora presto per capire. Tempo al tempo.

Con questo speciale riprendiamo i fili del dibattito innescato dal libro e soprattutto riprendiamo la serie La Q di Podqast, dopo una pausa non breve. L’ultimo episodio – l’ottavo, intitolato «Lumi» e con ospite Gad Lerner – risaliva all’estate.

Anche questa nona puntata, come la precedente, è stata registrata live, di fronte a un pubblico.

Nelle scorse settimane alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma 2 di Tor Vergata si è svolto, suddiviso in quattro incontri, un seminario sul cospirazionismo. Prosegui la lettura ›

Poteva forse non accadere? Senza titolo di viaggio. Filo Sottile nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1

cover Senza titolo di viaggio

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Rombi di tuono e lampi: entrano in scena tre streghe. Così comincia il Macbeth.

Le streghe le vediamo anche qui, ma non compaiono all’inizio, né leggono il futuro a un condottiero scozzese. Queste streghe accolgono l’autrice – sorella nella buona e nella cattiva sorte – nella sterpaglia che costeggia il Sangone, torrente che dà il nome a una valle piemontese. È a loro che Filo racconta la sua storia, la storia che avete tra le mani, una battaglia partita per cinque lettere.

OMENA

«Battaglia che forse, chissà, non ci sarebbe stata senza la lotta No Tav».

«Come? C’entra pure quella?»

«Manco te l’immagini, quanto c’entra».

Le streghe ascoltano, commentano, consolano, preparano a Filo un brodo di erbe selvatiche. Anche loro hanno una storia, e a modo loro la raccontano. L’unica cosa che non fanno è leggere il futuro. Perché, come diceva un fratello maggiore, the future is unwritten. Prosegui la lettura ›

George Orwell strikes back: arriva in libreria «La strada di Wigan Pier», con la prefazione di Wu Ming 4

La strada di Wigan Pier

Puoi ordinare La strada di Wigan Pier anche sul sito delle Edizioni Alegre.

[Esce oggi in libreria, nella collana Working Class curata da Alberto Prunetti per le Edizioni Alegre, la nuova edizione italiana de La strada di Wigan Pier (€16), la celebre indagine sociale e conseguente riflessione politica che George Orwell realizzò e scrisse nel 1936, nei distretti minerari del Nord dell’Inghilterra.
Nonostante i quasi novant’anni che ci separano dall’epoca in cui quel testo fu scritto, le riflessioni di Orwell contengono spunti tutt’ora interessanti. Non soltanto perché la precarietà di vita e la condizione di certo proletariato persistono, e non soltanto fuori dal nostro continente; ma anche perché le riflessioni di Orwell si illuminano oggi di una luce nuova, se è vero, come scriveva il grande storico marxista Christopher Hill, che «la storia deve essere riscritta da ogni nuova generazione, perché, se il passato non cambia, è il presente che muta; ogni generazione rivolge al passato domande diverse, e nel rivivere aspetti diversi delle esperienze dei suoi predecessori, scopre di avere con essi nuovi punti in comune».
Di seguito riportiamo la prefazione scritta da Wu Ming 4.]

Prefazione

«La condizione della classe operaia è la vera base e il punto di partenza di tutti i movimenti sociali del presente poiché essa è la più alta e la più palese vetta della miseria sociale esistente ai nostri giorni.»
Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra

Un celebre aneddoto vuole che nel 1891 il passeggero di un treno fermatosi alla periferia di Wigan per un guasto sulla linea ferroviaria si affacciasse al finestrino e guardandosi attorno pronunciasse la fatidica domanda: «Where the bloody hell are we?». Prosegui la lettura ›