Colonialismo italiano 2.0: Il caso dell’Etiopia.

Mattarella saluta i partigiani etiopi, dopo aver deposto una corona sul monumento alla Vittoria contro il fascismo, in piazza Arat Kilo ad Addis Abeba (Foto Quirinale)

Mattarella saluta i partigiani etiopi, dopo aver deposto una corona sul monumento alla Vittoria contro il fascismo, in piazza Arat Kilo ad Addis Abeba (Foto Quirinale)

[All’incrocio tra Colonialismo e Grandi Opere – due temi ai quali abbiamo dedicato libri, serate e approfondimenti – l’associazione ReCommon pubblica oggi un lungo reportage di 50 pagine: Cosa c’è da nascondere nella Valle dell’Omo? Le mille ombre del Sistema Italia in Etiopia. Lo hanno scritto, dopo varie peripezie, Giulia Franchi e Luca Manes e lo si può scaricare gratuitamente cliccando sul titolo qui sopra. L’articolo che segue è stato scritto per Giap come presentazione dell’intero lavoro di indagine e ricerca. Buona lettura.]

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Addis Abeba è una città affetta dal male apparentemente inguaribile della bulimia edilizia. Non esiste un vero e proprio centro, il filo rosso che lega tutte le aree della megalopoli etiopica sono gli incessanti lavori in corso che, secondo le mire dell’élite al potere, dovrebbero fare della capitale uno degli avamposti più importanti per l’economia del Continente Nero. Prosegui la lettura ›

Speciale #WM1ViaggioNoTav: #maxiprocesso, reazioni pavloviane, una riffa di solidarietà, recensioni e altro sui #notav

Un viaggio che non promettiamo breve, foto di Simona Vinci

Foto di Simona Vinci, pubblicata su Twitter.

In Un viaggio che non promettiamo breve, tra le numerose storie raccontate, c’è quella del cosiddetto «maxiprocesso» contro i No Tav: com’è nato e per volontà di chi; dove si è svolto e secondo quali logiche; cos’è accaduto in carcere ad alcuni dei 53 imputati; come ha risposto la popolazione valsusina; cos’hanno detto i PM nelle loro requisitorie… Fino alla sentenza di primo grado.

Proprio mentre usciva il libro è iniziato il processo d’appello, che è giunto a sentenza in tempi record… ma in quei tempi ne abbiamo sentite di tutti i colori. Le condanne sono 38, nove in meno rispetto al primo grado, ma comunque un esito grave. Un sunto si trova su notav.info.
Del tutto ovvia la nostra massima solidarietà a tutte le condannate e i condannati.

Nel commentare con gioia la sentenza, il senatore del PD Stefano Esposito e il vicepresidente del PD torinese Raffaele Bianco, dichiarati arcinemici dei No Tav, hanno subito pensato di tirarci in ballo, con chiarissime allusioni a Un viaggio che non promettiamo breve. Un riflesso condizionato rivelatore, che si aggiunge a segnali raccolti nei giorni scorsi, nel sottobosco del cronismo sìTav embedded. A quanto pare, il libro di Wu Ming 1 non è per tutti gli apparati digerenti. Forse contiene troppa capsaicina (C18H27NO3)?  Prosegui la lettura ›

Il ritorno dei #Cantalamappa. In libreria dal 15 novembre 2016.

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Ormai lo sapete, ve lo abbiamo annunciato qui con la copertina, qua con il prologo e costà con l’indice dei racconti.

Ci sono le illustrazioni di Daniele Castellano.

C’è un Tumblr tutto dedicato a loro, con le mappe e altri materiali.

C’è una raccolta su Pinterest con uno sparverso di fotografie.

E ci sono già fissate diverse presentazioni: a Melegnano, Palermo, Roma, Milano…

I Cantalamappa sono tornati davvero. Da oggi anche in libreria.

Un feticcio di «working class», ovvero: il mito razzista dei «proletari che votano Trump»

Donald Trump a pugno chiuso

[Chi ripete la narrazione tossica su Donald Trump che ha avuto, tout court, «il voto della working class», ha una minima idea di cosa sia la classe lavoratrice americana, di come abbia votato o non votato, e perché?
Plausibilmente no.
Quanti sanno che Trump è stato votato da una netta – anche più netta che in passato – minoranza della società americana, e la fascia di reddito dove ha ottenuto il miglior risultato è quella dai 250.000 dollari all’anno in su?
A quanto pare, pochissimi.
Ecco perché pubblichiamo un contributo che ci è appena arrivato dagli Usa e ci sembra contenere importanti spunti.
N.B. Il titolo è nostro, quello di Valentina era «Benvenuti a Trumplandia».
Buona lettura. WM]

di Valentina Fulginiti

1.

Lavoro in un’università della Ivy League nel nord-est degli USA: una piccola isola felice di politica liberale e di privilegio economico. I miei studenti sono gentili, miti, studiosi. Forse sarà perché insegno nel collegio delle arti liberali, ma i giovani che incontro quotidianamente sono idealisti—anche se rispettosi delle regole fino all’ossequio—attenti a riciclare, aperti alla diversità sessuale e di genere, educati, sensibili, colti. Molti di loro sono privilegiati dalla nascita (come chiunque in questo paese possa permettersi di sborsare fino a 50.000 dollari annui tra retta e spese di vitto e alloggio). Anche i conservatori (pochi, per la verità) sono gentili, civili — ragazzi che sembrano usciti da un film dei primi anni ’50, con le loro cravatte regimental, i pantaloni beige, i blazer blu, la riga tra i capelli. Tutto è ovattato, quasi irreale. Anche nelle discussioni politiche (rare, perché tra persone beneducate non si parla di politica a meno che non si sia già tutti d’accordo), si avverte la costante preoccupazione a non urtare le altrui sensibilità, a non emettere alcuna nota dissonante.

È la mattina del 9 novembre, e il campus è avvolto in una calma innaturale. Nell’ultimo anno e mezzo la nostra comunità è stata segnata da diverse tragedie. Prosegui la lettura ›

I #Cantalamappa a Mantova e l’indice del loro nuovo libro

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Lo scorso 28 ottobre, come preannunciato, nell’ambito del Festival Segni d’Infanzia, abbiamo presentato Cantalamappa nel pittoresco Teatro del Bibiena di Mantova. Qui c’è una bella recensione della serata (a cura di Emanuele Bellintani) durante la quale abbiamo raccontato due storie dal primo volume e una dal nuovo, in uscita il 15 novembre.
A latere della presentazione ci ha intervistato il blog del festival. Ecco l’intervista, a cura di Chiara Marsili, che trovate anche sul sito del festival:

IN VIAGGIO CON WU MING

– In passato la figura del “cantastorie” era molto importante per la trasmissione non solo delle tradizioni ma anche dei saperi. In cosa vi siete ispirati a questi individui per creare i personaggi di Guido e Adele Cantalamappa?

WM: Guido e Adele Cantalamappa sono prima di tutto due viaggiatori. Viaggiatori, non turisti. Sono due vecchi freakettoni che non hanno mai perso la curiosità di scoprire il mondo. Ogni viaggio diventa una storia. E ogni storia vuole essere raccontata. Il momento ideale per farlo, fin da quando l’umanità viveva nelle grotte, è attorno al fuoco, cioè in un momento conviviale e di quiete. I nostri Guido e Adele fanno così, aiutandosi con mezzi analogici. Non hanno fotografie digitali sui telefonini, né video. Hanno fotografie stampate, mappe cartacee, ritagli, appunti, souvenir, che raccolgono durante i loro viaggi e che riportano dentro un librone. Il Librone dei Viaggi, appunto, che diventa il libro della loro vita, un incrocio tra il diario di Charles Darwin, Sulla strada di Jack Kerouac e i graffiti di Lascaux.

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