Intervista a Wu Ming: «Grillo cresce sulle macerie dei movimenti»

Una struttura verticale, ad albero, cresciuta sulle nostre rovine

Una struttura verticale, ad albero, cresciuta sulle nostre rovine.

[Quest’intervista a cura di Roberto Ciccarelli, che ringraziamo, appare oggi a tutta pagina su «Il manifesto». Più chiari e diretti di così non riusciamo a essere, è la sintesi di tutto quel che pensiamo del M5S e della sua relazione con la crisi/assenza dei movimenti. Non abbiamo il tempo e le energie per tradurla in altre lingue, se ci sono volontari, si facciano avanti senza remore.]

Quella di Grillo è una strategia diversiva. Serve a spingere l’«indignazione», tanto celebrata nelle acampade spagnole o negli occupy americani, lontano dalle piazze italiane. Più la crisi diventa feroce e più le scariche di risentimento vengono fatte confluire in un comodo format, quello del blog del Capo dei Cinque Stelle che solletica il giustizialismo giacobino contro la «casta» e le sue maschere. Per Wu Ming, il collettivo dei cinque scrittori autori di Q, (come Luther Blissett), 54 e Altai, il movimento 5 stelle ha inquadrato le energie potenziali di una rivolta contro l’austerità in una gabbia discorsiva che fa la parodia del conflitto politico, lasciandolo amministrare da «un’organizzazione settario-aziendale» (la Casaleggio&Associati) e dalla guida simbolica di Beppe Grillo. Per loro il radicalismo pentastellato «amministra la mancanza di movimenti radicali in Italia». La tesi esposta con determinazione in un articolo sul sito di Internazionale, è stata ampliata su «Giap», l’influente blog dei Wu Ming, interrompendo il silenzio attonito dei movimenti che hanno attraversato l’ultimo decennio, da Genova alle campagne sui beni comuni.

Voi dite che Grillo non è un incendiario ma un pompiere, perché pratica la sistematica occupazione dello spazio discorsivo dei movimenti: la No-Tav, l’acqua bene comune, la scuola e l’università, il reddito. E lo ricolloca in una cornice che definite di «destra». Potete spiegare che cosa significa? Prosegui la lettura ›

Perché «tifiamo rivolta» nel Movimento 5 Stelle – di Wu Ming

Zattera della Medusa

Mettetevi comodi, vi raccontiamo una storia.
Due giorni fa, durante il pomeriggio dello spoglio elettorale, la rivista Internazionale ci ha chiesto uno o più brevi testi da inserire nel «flusso» della sua diretta web dedicata al voto.
– Volentieri!
– Grazie!
Abbiamo scritto un rapido, sintetico intervento intitolato «Il Movimento 5 Stelle ha difeso il sistema», dove ricapitolavamo e ribadivamo posizioni che i lettori di questo blog conoscono bene. Posizioni che si sono sempre più definite nell’ultimo anno e mezzo, discutendo animatamente con molte persone – compresi gli attivisti del M5S capitati qui sopra – e/o commentando il libro di Giuliano Santoro Un Grillo qualunque. Il Movimento 5 Stelle e il populismo digitale nella crisi dei partiti italiani (Castelvecchi, 2012). Prosegui la lettura ›

Consigli per riconoscere la destra sotto qualunque maschera

Attenti ai clown
[Un montaggio di cose scritte (non solo da noi WM) in diversi post e interviste, utile a riprendere e mostrare il filo della questione. Prendetelo come il nostro contributo alla fine della campagna elettorale più brutta e angosciante dal 1946 a oggi. I link alle fonti sono nei “cancelletti”.]

# Le categorie di «destra» e «sinistra», nate durante la Rivoluzione francese, furono date per morte già sotto il Direttorio, nel periodo 1795-1799. Non si contano le volte in cui si è detto che i due concetti erano superati, eppure, nonostante queste litanie, si sono sempre riaffermati come polarità dei discorsi e del pensiero politico. Con maggior foga li si nega e rimuove, con maggiore violenza ritornano. Tra i movimenti che si sono dichiarati «né di destra, né di sinistra» non ce n’è uno che non si sia rivelato di destra o di sinistra (più spesso di destra, va detto). Prosegui la lettura ›

Beppe Fenoglio 50 anni dopo. «Appunti orali» tratti da un’intervista

Beppe Fenoglio

[Mezzo secolo fa, nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 1963, moriva poco più che quarantenne lo scrittore e partigiano Beppe Fenoglio. Ieri Mario Baudino, giornalista de “La Stampa”, ha contattato telefonicamente WM1 e gli ha fatto alcune domande sull’eredità di Fenoglio oggi. Ha chiamato uno di noi perché, a quanto pare, siamo tra i pochi scrittori contemporanei ad aver esplicitamente e più volte citato tra le loro influenze l’autore de I ventitre giorni della città di Alba, il più grande cantore della guerra di liberazione contro i nazifascisti. Qui sotto proponiamo il testo integrale delle risposte di WM1, dalle quali si possono ricostruire le domande. Di seguito, proponiamo il documentario di Guido Chiesa Una questione privata. Vita di Beppe Fenoglio (1996)]

Più che «un maestro» (non credo volesse esserlo), sicuramente un esempio. E’ uno degli scrittori che abbiamo amato di più, una delle letture che abbiamo in comune, addirittura in 54 abbiamo ripreso il personaggio di Ettore e lo abbiamo spostato a Bologna… Io ho scritto molte parti di New Thing prima in inglese… Un esempio, un esempio di lavoro sulla lingua e sulla riscrittura. Questa coincidenza tra spinta alla sperimentazione formale e spinta etica, questa cosa – prima ancora che potessimo capirla bene ed elabolarla – ci ha colpito molto. La libertà espressiva che Fenoglio cerca attingendo a un inglese tutto suo, al dialetto piemontese, al latino, tutto per avere la briglia più sciolta, ottenere una lingua più mobile, più fluida, coincide con il contenuto, con la ricerca di libertà che racconta nei suoi libri, con la spinta che porta Johnny a fare il partigiano. L’amore di Fenoglio per l’inglese è l’amore per una «lingua dell’utopia», per qualcosa che lo porta fuori dalla grettezza del provincialismo, della provincia fascistizzata. Questa coincidenza tra contenuto ed espressione ci è stata d’esempio. Prosegui la lettura ›

Ecco l’ebook: «Giap. L’archivio e la strada», da oggi in tutte le librerie on line

Ecco l’esperimento che in tanti ci avete chiesto di fare. «Sì, il giorno che licenziano il papa!», abbiamo risposto una volta a un lettore, tanto per buttarla in ridere, ma intanto riflettevamo. Sempre più lettori ci hanno consigliato di esser meno rigidi sulla questione ebook. Morale della favola: per la prima volta da quando esiste Wu Ming, facciamo un passo indietro rispetto a uno dei nostri comandamenti, ovvero: «Non chiederai soldi per il download di un libro digitale». Per questo qui ve li chiediamo: costa quattro euro (vabbe’, meno un centesimo). Prosegui la lettura ›

Rasta Notes. Rivelazione, rivoluzione e reggae (dal cazzo-di-posto-in-cui-stiamo)

Potenza della Trinità I, Leone della Tribù di Giuda

di Wu Ming 5

Nell’estate del 1982 avevo diciassette anni, uno dei punk dell’entourage dei RAF punk divenne mio amico. I dischi erano preziosi e li si prestava solo ai fratelli, e malvolentieri. Anni prima avevo prestato i dischi di krautrock a mio fratello. Lui li aveva lasciati in macchina, al caldo, e si erano imbarcati, alcuni quasi disciolti. Quindi, ero segnato. Ma ad Andy volevo bene. Volevo così bene a quel punk allampanato, altissimo e nervoso che finii per prestargli i dischi di reggae. Veniva da una famiglia operaia. Stava in un cortile simile a un piccolo ghetto per bolognesi poveri. I problemi che viveva erano seri, più seri dei miei. Prosegui la lettura ›